Angelo Ortisi
ARAVA: IL FARMACO PER L’ARTRITE CHE CAUSO’ LA MORTE DI UNA 18ENNE.
11-07-2019
Morire a 18 anni a causa di un farmaco. È questo il destino di Manuela, una giovane ragazza veneziana, morta nel 2002 per una necrosi al fegato. Arava è un farmaco utilizzato per la cura di una particolare patologia: l’artrite reumatoide e psoriasica. Il principio attivo di questo medicinale si chiama leflunomide, un immunosoppressore che ha il compito di tenere basso il numero di globuli bianchi nei soggetti che sono malati appunto di infiammazioni dolorose delle articolazioni, con o senza aggiunta di chiazze rosse e di desquamazione della pelle (artrite psoriasica). Il problema di questo farmaco sono i suoi effetti collaterali che, secondo molti, danneggerebbero lo stato di salute del fegato. Per questo, in America, il sistema sanitario l’ha bandito dal mercato, per i suoi “seri danni tossici ai pazienti”. Un pò come succede per l’Aulin per intenderci, solo che gli effetti gravi dovuti all’uso del farmaco, nel caso di quest’ultimo, si manifestano dopo averne assunte grandi quantità. All’età di 18 anni, Manuela inizia a essere sottoposta a una terapia farmacologica, perché soggetta ad artrite reumatoide che le causa dolori ossei, soprattutto alle piccole articolazioni. Il medico che l’ha in cura decide così di sottoporla a un trattamento con Arava, un farmaco americano che aveva avuto il via libero della CUF, la Commissione unica del farmaco. La sua terapia dura 10 mesi. In tutto quel tempo, a quanto riportano i giornali, la ragazza non migliora, ma il trattamento continua, fino al tragico epilogo: Manuela muore in ospedale per necrosi al fegato.
Così, una ragazza di 18 anni, in cura per una malattia invalidante, ma non mortale, cessa di vivere. I genitori della ragazza, però, non si arrendono e chiedono giustizia, rivolgendosi a un avvocato, Mauro Zenatto, fiduciario del Tribunale dei Diritti del Malato di Piove di Sacco (Padova), e al medico legale Alessandro Marcolin. Devono passare diversi anni dal decesso della diciottenne per riuscire ad arrivare a un punto, ed esattamente nel 2011, i genitori vincono la causa: l’Asl di Dolo (Venezia) deve versare alla famiglia 500 mila euro di risarcimento. Il medico legale Marcolin spiega: “Il referto medico accerta che Manuela è morta per necrosi al fegato. Sono gli stessi sanitari dell’Asl 13 che relazionano al ministero della Sanità l’uso del farmaco collegandolo al decesso della giovane”. L’Arava è un farmaco che può produrre, in alcuni pazienti, effetti collaterali con complicazioni al fegato. Nonostante prima di somministrare questo medicinale i medici sottopongano le persone a numerosi controlli, possono verificarsi casi gravi come quello accaduto a Manuela.
In tutta questa storia, però, la cosa che fa ancora più rabbia è che sembra che Manuela, cercando su internet, avesse scoperto che quel farmaco poteva provocare problemi gravi. Spiega il legale della famiglia: “Manuela ha iniziato ad assumere il farmaco a 18 anni e lei stessa aveva scoperto grazie a una ricerca su internet che negli Stati Uniti il suo utilizzo era stato sospeso perché giudicato troppo pericoloso. La ragazza aveva anche riferito la sua preoccupazione al medico curante che tuttavia ha proseguito la cura. Dopo dieci mesi la ragazza è deceduta per necrosi epatica acuta. Il tribunale di Dolo ha riconosciuto la responsabilità dell’Asl per la colpa del suo medico”.
TRATTAMENTI NATURALI PER IL VISO DA FARE A CASA.
11-07-2019
Sei in costante movimento, sei impegnata tutto il giorno, ma una volta arrivata a casa prendi un pò di tempo anche per te. Alcuni trattamenti facciali ti aiuteranno ad avere una bella pelle, con meno problemi. Hai una pelle grassa? Queste maschere possono aiutarti. Ci sono molte miscele che puoi provare per trattare la tua pelle grassa. Alcune di queste sono:
- succo di limone, polpa d’uva e un albume d’uovo;
- un albume d’uovo e avena;
- cetriolo, un cucchiaino di succo di limone;
- un cucchiaino di miele, 3 cucchiai di farina, un albume d’uovo, un pomodoro fatto a purè.
Tranne l’ultima miscela, che dovrebbe essere lasciata ad agire per circa un’ora, le prime due sono efficaci se si lasciano sul viso per 20 minuti, dopodiché si rimuovono con acqua tiepida.
Le banane sono invece ideali per la pelle secca. Per un trattamento facciale molto semplice, hai bisogno di una banana schiacciata, con due cucchiaini di miele. Se la miscela è troppo densa, aggiungi un pò d’acqua. La pasta ottenuta si spalma sul viso, si lascia agire 10-20 minuti, poi si rimuove con acqua tiepida.
Il succo di limone e tuorlo d’uovo sono buoni per la pelle spenta. Si trita finemente la scorza di mezzo limone. Poi, sbatti il tuorlo d’uovo in una ciotola e aggiungi il limone tritato e il suo succo. Lascia la maschera al freddo 2 ore, poi spalmala su viso e collo e lasciala agire per circa 20 minuti, dopodiché rimuovila con acqua tiepida.
La pelle irritata del viso può essere trattata con la zucca, perché contiene vitamina A, che la rivitalizza e ha un’azione riparatoria. Hai bisogno di due cucchiaini di purè di zucca, mezzo cucchiaino di miele e mezzo cucchiaino di panna montata. La pasta ottenuta si applica sul viso e si lascia agire 10-15 minuti.
POLLI CON SORPRESA.
11-07-2019
Mike Adams di ”Natural news” ha eseguito delle analisi su alcuni campioni di carne bianca: l’esito è stato sbalorditivo…Abbiamo condotto la prima indagine presso il “Natural news gastronomic forensic laboratory”, il nuovo strumento di ricerca di “Natural news”, volto a mettere in senso letterale sotto il microscopio gli alimenti. Proprio oggi ho acquistato una confezione da dieci bocconcini di polli McNuggets da un ristorante McDonald ad Austin, Texas. Ho esaminato al microscopio digitale ad alta potenza in condizioni controllate dei campioni di pollo, aspettandomi di vedere solo carne ed un rivestimento esterno fritto. Quello che ho trovato, però, mi ha sconvolto. Ho visto un sacco di cose strane in tanti anni, occupandomi di alimenti e di nutrizione, ma non mi aspettavo di trovare questo...strane fibre all'interno dei polli McNuggets. Come mostrano le fotografie, sono stati reperiti filamenti sovrapponibili a quelli trovati nei malati di Morgellons. Abbiamo individuato strutture simili a capelli neri scuri e strutture blu a forma di uovo con annesse altre fibre. I campioni sono stati congelati per essere conservati come prove forensi.
Abbiamo anche trovato macchie rosse ed un oggetto sferico che ricorda le alghe verdi. Non affermiamo che ciò implica che queste fibre rendono i polli Mc Nuggets poco sicuri per i consumatori. Riteniamo tuttavia che si ravvisino le condizioni per giustificare un'indagine della Food and Drug Administration. In particolare da dove provengono questi "capelli"? È in atto una contaminazione incrociata nella lavorazione dei polli McNuggets? Bisogna trovare delle risposte a tali domande.
15 ALIMENTI CHE AIUTANO A DEPURARE IL FEGATO.
11-07-2019
Il fegato è l'organo principale a cui il nostro organismo deve i processi necessari al metabolismo non soltanto degli alimenti, ma anche di tossine e farmaci. Un'alimentazione ricca di frutta e verdura può contribuire ad alleggerire il lavoro del fegato, in quanto alcuni frutti e ortaggi contengono sostanze in grado di favorire l'attività del fegato e di migliorare i processi di eliminazione delle tossine. Ecco 15 tra gli alimenti più adatti alla depurazione del fegato.
1. AGLIO
Piccole quantità di aglio sono in grado di attivare quegli enzimi che a livello del fegato aiutano il corpo a liberarsi delle tossine. L'aglio presenta inoltre elevati quantitativi di selenio e allicina, due sostanze naturali che contribuiscono alla depurazione del fegato.
2. POMPELMO
Ricco sia di vitamina C che di antiossidanti, il pompelmo è in grado di migliorare i naturali processi di depurazione del fegato. Un bicchiere di succo di pompelmo appena spremuto contribuisce ad incrementare la produzione di enzimi che favoriscono la disintossicazione del fegato e l'eliminazione delle tossine.
3. BARBABIETOLE E CAROTE
Entrambe estremamente ricche di flavonoidi e di beta-carotene, le barbabietole e le carote aiutano a migliorare e a stimolare globalmente tutte le funzioni dell'organismo che contribuiscono alla depurazione del fegato.
4. TÈ VERDE
Il tè verde rappresenta una delle bevande amiche del fegato, in quanto ricco di antiossidanti e di catechina, un componente noto per la propria capacità di contribuire al funzionamento generale del fegato.
5. RUCOLA E SPINACI
Rucola e spinaci, ma anche cicoria e tarassaco e l'insieme degli ortaggi a foglia verde scuro, sono ricchi di clorofilla e contribuiscono a purificare il sangue dalle tossine, neutralizzando metalli pesanti e pesticidi e svolgendo allo stesso tempo un'azione di tipo protettivo nei confronti del fegato.
6. AVOCADO
L'avocado aiuta l'organismo a produrre il glutatione, un aminoacido solforato con funzione antiossidante utile per contrastare i danni provocati dai radicali liberi e necessario al fegato al fine di liberare l'organismo da pericolose tossine. Recenti studi hanno mostrato come un consumo regolare di avocado possa contribuire a migliorare la salute del fegato.
7. MELE
Ricche di pectina, le mele contengono i componenti chimici necessari al nostro organismo per purificarsi e favorire l'eliminazione delle tossine dal tratto digestivo. Ciò rende più semplice per il fegato occuparsi del carico di tossine durante il processo di purificazione del nostro corpo.
8. OLIO EXTRA VERGINE D'OLIVA
Oli spremuti a freddo come l'olio extra vergine d'oliva, l'olio di semi di canapa e l'olio di semi di lino sono considerati benefici per il fegato, se utilizzati con moderazione, in quanto possono apportare una base lipidica in grado di incorporare una parte delle tossine presenti nell'organismo, alleggerendo il carico delle stesse sul fegato.
9. CEREALI INTEGRALI
I cereali integrali, con particolare riferimento al riso integrale, sono ricchi di vitamine del gruppo B, nutrienti noti per essere in grado di migliorare sia il metabolismo dei grassi che il funzionamento del fegato. Dal medesimo punto di vista, è preferibile scegliere prodotti e alimenti preparati con farine integrali, piuttosto che con farine raffinate.
10. BROCCOLI E CAVOLFIORI
Il consumo di broccoli e cavolfiori può contribuire all'incremento della presenza di glucosinolati, degli enzimi naturali considerati in grado di contribuire all'eliminazione da parte dell'organismo di tossine, anche cancerogene, diminuendo il nostro rischio di esposizione a malattie tumorali.
11. LIMONI
I limoni presentano un contenuto elevato di vitamina C, che aiuta l'organismo a sintetizzare i materiali tossici in sostanze che possano essere assorbite dall'acqua ed in seguito eliminate dall'organismo. Bere del succo fresco di limone al mattino aiuta a stimolare il fegato.
12. NOCI
Le noci sono ricche di un aminoacido denominato arginina, che contribuisce ad aiutare il fegato a depurarsi e disintossicarsi, in particolare per quanto riguarda sostanze come l'ammoniaca. È consigliabile masticare molto bene le noci prima di inghiottirle, in modo da favorire la loro digestione.
13. CAVOLI
Come avviene nel caso dei broccoli e dei cavolfiori, il consumo di cavoli permette di stimolare l'attivazione degli enzimi più cruciali nella depurazione del fegato e nell'eliminazione delle tossine.
14. CURCUMA
La curcuma rappresenta la spezia da favorire per la depurazione del fegato. Essa può essere aggiunta per il condimento di pietanze a base di verdure o di legumi, per amplificarne gli effetti benefici. La curcuma assiste l'attività degli enzimi che contribuiscono attivamente all'eliminazione delle tossine, con particolare riferimento a sostanze dal potere cancerogeno.
15. ASPARAGI
Studi recenti hanno rilevato come gli asparagi siano da considerare un alimento utile alla protezione del fegato, con particolare riferimento al consumo eccessivo di alcol e al loro prezioso contenuto di amminoacidi e sali minerali. Il consumo di asparagi può offrire un ottimo contributo nel facilitare la depurazione del fegato.
L'EFFICACIA DELLA VITAMINA E È COLLEGATA ALLA PRESENZA DI SELENIO.
10-07-2019
Perchè considero questo fatto tanto importante? In primo luogo, noi sappiamo che la vitamina E e il selenio agiscono sinergicamente nella produzione di anticorpi. Lo abbiamo appreso da un esperimento in cui animali da laboratorio ricevettero un vaccino: ad alcuni di essi fu somministrato selenio, ad altri vitamina E, ad altri ancora entrambe le sostanze. Il gruppo della vitamina E registrò la stessa produzione di anticorpi del gruppo di controllo che aveva avuto soltanto il vaccino. Negli animali trattati con selenio, vi fu il 12% circa di aumento nella produzione di anticorpi. Ma il gruppo che aveva ricevuto vitamina E e selenio insieme registrò una produzione di anticorpi più che doppia rispetto agli altri gruppi.
Questa potente sinergia è stata confermata da alcuni esperimenti condotti da ricercatori diversi. Per ciò che riguarda la salute del cuore, la mia convinzione che il selenio sia importante è notevolmente influenzata da esperimenti clinici con una combinazione di vitamina E e selenio messa a punto nel Messico. Secondo il Wall Street Journal, simili sperimentazioni cliniche sono in corso negli Stati Uniti. I test messicani rilevarono una diminuzione dell'angina pectoris grazie alla combinazione di vitamina E e selenio. Lo credereste che questa stessa formula per l'angina pectoris è usata con successo, da più di vent'anni, nella pratica veterinaria? In effetti, alcuni scienziati nordamericani hanno adottato la stessa formula. È sconsigliabile però che chiunque intraprenda personalmente questo trattamento fino a quando non ne sarà stata confermata l'innocuità e l'efficienza, particolarmente perchè il selenio in forti dosi può riuscire estremamente tossico. Esso è tuttavia assolutamente innocuo e salutare negli alimenti: si raccomanda perciò di consumare una dieta equilibrata e variata, ricca sia di vitamina E che di selenio. Quest'ultima sostanza si trova in molti alimenti, specialmente nel lievito di birra, nelle uova e nel tonno.
I CIBI RICCHI DI COLINA POSSONO AIUTARE A MANTENERE LA MEMORIA.
10-07-2019
Di questi tempi, tra lo stress e la vita frenetica a cui dobbiamo sottoporci quotidianamente, è facile che vi siano casi di calo della memoria, anche tra le persone più giovani. Secondo un nuovo studio spagnolo condotto dall’Università di Granada e dalla Simon Bolivar University (Venezuela), la colina potrebbe aiutare a risolvere il problema. Il consiglio è quello di utilizzare alimenti che contengano questa preziosa sostanza, spesso definita vitamina ma che vitamina non è. Si tratta piuttosto di un coenzima essenziale che mantiene integra la struttura cellulare e le funzionalità del sistema nervoso. Tra gli alimenti più ricchi di colina ricordiamo il fegato, la soia, il germe di grano e le uova. Cibi che, a detta dei ricercatori, quando consumati costantemente possono migliorare non solo la memoria a lungo termine ma anche la capacità di attenzione e partecipazione.
Lo studio, condotto su modello animale, ha potuto dimostrare gli effetti di alcuni integratori alimentari con vitamine del gruppo B sia durante la gravidanza che, in seguito, nei nascituri e fino in età adulta. I topolini sono stati suddivisi in tre gruppi; alcuni dei quali assumevano colina. I figli dei ratti alimentati con dosi abbastanza elevate di colina mostravano di ricordare molto bene gli oggetti visti fino a quarantotto ore prima, considerando tali oggetti familiari. Notevole differenza, invece, con quelli che avevano seguito un’alimentazione povera di colina i quali non erano assolutamente in grado di riconoscere ciò che avevano visto precedentemente. Dall’esperimento, quindi, si evince che i figli delle persone che seguono una dieta ricca di colina possono godere di una memoria a lungo termine, migliore di chi segue una dieta carente di alimenti che contengono questa sostanza. Stessa cosa dicasi per i topi che assumevano buone quantità di colina in età adulta per circa tre mesi: la loro attenzione era decisamente migliorata.
Lo studio, pubblicato su Nutritional Neuroscience e Behavioural Brain Research, conferma l’azione positiva della colina che sembra migliorare lo sviluppo cerebrale del feto. Bisogna altresì ricordare che alcune sostanze ne inibiscono le proprietà, tra queste vi sono la caffeina, la nicotina, la pillola anticoncezionale e gli alcolici. Alcuni studi ipotizzano un ruolo preventivo nella malattia dell’Alzheimer. Molte ricerche in merito alle sue virtù, tuttavia, devono essere comprovate e testate più volte prima di poter essere considerate attendibili e di conseguenza realmente efficaci, ma i risultati ottenuti a oggi ne suggeriscono l’efficacia.
https://www.sciencedaily.com/releases/2013/07/130711103239.htm
UNIVERSITA' DI HARVARD: CONFERMATO IL RISCHIO DI CANCRO NEI CONSUMATORI DI LATTICINI.
10-07-2019
L’Università di Harvard, la più antica degli Stati Uniti e una delle più importanti istituzioni educative del mondo, ha presentato i risultati di una indagine nutrizionale condotta da un gruppo di ricercatori. I risultati mostrati da questo studio non danno scampo ai dubbi: secondo i ricercatori di Harvard, l’elevato consumo di latticini aumenta il rischio di gravi malattie come il cancro. Il gruppo di ricercatori statunitensi specializzato in nutrizione ha sviluppato una guida nutrizionale per gli alimenti, elaborata durante il corso degli anni sfuggendo alle pressioni delle lobby politiche o dell’industria alimentare. In questa guida prodotta dalla prestigiosa università, e in particolare dalla Harvard School of Public Health, oggi si nota la notevole diminuzione di tutti i tipi di prodotti lattiero-caseari come latte, yogurt o formaggio. La ragione di ciò, secondo questo gruppo di nutrizionisti, è che il latte e suoi derivati possono causare il cancro ovarico o della prostata. Un’altra delle conclusioni raggiunte dai ricercatori di Harvard è che il latte e i suoi derivati contengono alti livelli di grassi saturi e componenti chimici, anche a causa della sua produzione e trasformazione. Questo fatto ci dice che i latticini potrebbero anche scomparire in una dieta sana ed equilibrata.
La guida di nutrizione di Harvard dice che questo tipo di cibo potrebbe essere sostituito da principalmente acqua, con l’aiuto di verdure come il cavolfiore, lattuga, broccoli o cavoli; tra gli altri, l’obiettivo è quello di ottenere attraverso questi percorsi alternativi, il calcio di qualità di cui il corpo ha bisogno. Con la loro ricerca, gli esperti hanno di fatto modificato la famosa piramide del mangiare sano di Harvard, privilegiando una dieta sana che si basa principalmente sul consumo di verdura, frutta e legumi. Pesce, carne e pollame, noci o l’uso di oli vegetali, come l’olio d’oliva, sono consigliati anche nella nuova guida nutrizionale pubblicata dalla più antica università negli Stati Uniti.
LA RUCOLA FA BENE AL CUORE E COMBATTE LA PRESSIONE ALTA.
10-07-2019
Non a tutti piace, per via del suo sapore pungente, ma la rucola è davvero ricca di proprietà e sembra proprio che sia il suo caratteristico retrogusto a regalarle un’importante vantaggio in più: quello di essere un’arma efficace contro la pressione alta e le malattie cardiovascolari. A scoprire i benefici per il cuore della rucola è stato un gruppo di farmacologi dell’Università di Pisa, guidato da Vincenzo Calderone, che ha realizzato uno studio, in vitro e in vivo, con la collaborazione del Crea e delle università di Firenze e Federico II di Napoli. In sostanza si è visto che la rucola ha proprietà vasorilascianti e antipertensive. Queste sono dovute in particolare alla presenza in questo ortaggio dell’isotiocianato erucina, principio attivo che la pianta produce per difendersi.
Come ha spiegato la ricercatrice Alma Martelli, parte del team: “Le foglie di rucola tagliate o masticate fanno sì che i glucosinolati e l’enzima mirosinasi entrino in contatto generando l’isotiocianato erucina, che per l’uomo è un principio attivo naturale in grado di rilassare la muscolatura dei vasi e di abbassare la pressione arteriosa attraverso il rilascio di un gas-trasmettitore, il solfuro d’idrogeno”. I risultati ottenuti da questo team italiano, pubblicati sul British Journal of Pharmacology, potrebbero permettere in futuro la realizzazione, dal principio attivo della rucola purificato, di specifici integratori da assumere in caso di problemi a cuore e pressione. Ma come ha spiegato la stessa Martelli: “Almeno in parte, possiamo ottenere gli stessi effetti anche attraverso l’alimentazione, visto che la rucola si può mangiare cruda così da non degradare l’enzima con la cottura”.
https://bpspubs.onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1111/bph.14645
MEDICINA: UN PARADIGMA ERRATO.
09-07-2019
La medicina moderna non funziona perché il paradigma stesso su cui si basa è errato, ossia che i germi o i geni da soli siano responsabili delle malattie e che i nostri corpi siano simili a macchine complicate. La medicina è basata ampiamente sulla “teoria del germe”, che sostiene che la maggior parte delle malattie dipende interamente dall’invasione di batteri e virus. Secondo questa teoria, la malattia è un’entità casuale e furtiva che può colpire chiunque in qualsiasi momento, indipendentemente dalla sua condizione nutritiva, fisica, emozionale e ambientale. Questo significa che un bambino malnutrito di un ghetto ha le stesse probabilità di morire, ad esempio di morbillo, di un bambino ben nutrito di una classe media. Questa eredità di Louis Pasteur persiste anche se gli scienziati sono ben consci che molti chili di batteri esistono in un corpo sano e fanno o un servizio positivo o sono il risultato, piuttosto che la causa, delle malattie. Ci sono inoltre sempre più prove che la suscettibilità del corpo alla malattia, le sue emozioni, il suo stato fisico e la risposta al suo ambiente, determinano se un paziente soccomberà o no alle malattie. Dare la colpa agli agenti esterni per ogni malattia moderna incoraggia un approccio cieco, che tende a giustificare le soluzioni più basilari. Quando i ricercatori scoprirono che i bambini che frequentavano la scuola materna avevano più probabilità di sviluppare il male alle orecchie e malattie respiratorie rispetto a quelli che venivano allattati e stavano a casa con le loro madri, s’inventarono un medicinale con otto specie di estratti batterici per prevenire queste infezioni respiratorie ricorrenti. I ricercatori si sono concentrati sul fatto che i batteri lavoravano in isolamento. Non hanno considerato fattori possibili quali la mancanza di allattamento o della prossimità con la loro mamma o gli effetti dell’inserimento troppo precoce all’interno di un’istituzione. Non è sorprendente che la vaccinazione dei bambini contro l’istituzionalizzazione non abbia funzionato. Bisogna tenere a mente che quella che consideriamo una lunga e distinta tradizione nella medicina ha solo 80 anni. Il fiorire delle terapie a base di farmaci, così come le conosciamo oggi, si è verificata fondamentalmente in seguito alle grandi scoperte degli anni ’40. Anche se dà l’impressione di essere una scienza medica dell’età spaziale, è l’unica tra le altre discipline scientifiche ad essere indietro di circa 400 anni. Nella fisica per esempio, la visione cartesiana che tutto funzioni in modo prevedibile, affidabile e di conseguenza misurabile, concetto che è ancora alla base della medicina moderna, è stata accantonata da tempo in favore della relatività e, più recentemente, a favore della teoria dei quanti, che sostiene che l’universo e il modo in cui funziona non sono così meccanici come pensavamo. Tuttavia la scienza medica aderisce ancora alla nozione di un universo statico che funziona come un orologio, con gli esseri umani osservati essenzialmente come fossero delle macchine e come se la loro mente operasse come entità separata dal corpo.
La terapia genetica è ora parte della nuova frontiera della medicina. Gli scienziati di tutto il mondo che hanno lavorato sul Progetto del Genoma Umano, avevano calcolato che entro l’anno 2005 sarebbero stati in grado di scoprire il codice composto da tre miliardi di lettere che costituisce la nostra formazione genetica, credendo in questo modo di poter sconfiggere più facilmente molte malattie, ma purtroppo ciò, non è avvenuto. Tutt’oggi la tendenza della medicina è di attribuire la colpa della maggioranza delle malattie ai nostri geni, e l’idea è che un giorno i dottori saranno in grado di tagliare il DNA “cattivo” ed appiccicargliene un pò di quello buono con istruzioni genetiche migliori. I ricercatori stanno studiando da diversi anni, interventi che altererebbero il DNA del nostro corpo per diagnosticare, prevenire o trattare disordini genetici. Questo procedimento viene testato al momento per il morbo di Parkinson utilizzando una soluzione improbabile: il virus dell’herpes. Dato che l’herpes vive nel corpo delle sue vittime per sempre, spesso ibernato silenziosamente nelle cellule nervose, alcuni scienziati del King’s College hanno pensato che se potessero aggiustare il codice genetico del virus e fare in modo che produca la dopamina, forse potrebbe portare questo messaggio genetico alle cellule cerebrali del suo ospite. Tutto quello che devono fare è tagliare qualche pezzetto del DNA cattivo del virus, che ha a che fare con effetti dannosi tipo la riproduzione e l’infezione, inserire qualche nuovo pezzetto che porti le istruzioni genetiche per produrre la dopamina e a quel punto è fatta: il mostro di Frankenstein è in grado di trasformarsi nel principe di Biancaneve. Nella realtà gli scienziati sono dovuti tornare ai loro laboratori dopo aver scoperto che il virus creato era potenzialmente fatale. L’intenzione della medicina di riuscire ingegneristicamente a cacciare via tutte le malattie fuori dal nostro corpo, si è rivelata elusiva.
La debolezza maggiore della teoria medica moderna è che dà per scontato che tutti ci ammaliamo nello stesso modo, che tutte le malattie derivino dalla stessa causa, che le malattie si comportano nello stesso modo e che c’è un unico metodo per curarle tutte. Questa teoria che tutte le malattie (e perciò tutti i pazienti) siano uguali richiede allora che anche tutte le malattie abbiano un nome. Per nascondere la loro ignoranza (e conseguente paura), i dottori hanno bisogno di trasformare quello che non capiscono in una “sindrome”, che fa sembrare che sia qualcosa che sono in grado di controllare. Recentemente, un fenomeno ovviamente dovuto a problemi intestinali è divenuto “la sindrome dei pantaloni stretti”, i bambini che non vengono nutriti accuratamente dai loro genitori soffrono della “sindrome da bevande liofilizzate”, e anche i pruriti la cui causa non è stata ancora identificata si chiamano “sindrome prude-gratta”. Per qualsiasi cosa che non si collochi in uno schema riconoscibile si dice invece “è tutto nella mente del paziente”.
CAROTE E PREVENZIONE DEI TUMORI.
09-07-2019
Il fatto che siano facilmente reperibili e a basso costo non significa che siano meno utili per mantenersi in salute. Anzi. Ricordiamo alcune notizie riguardanti la prevenzione dei tumori.
TUMORE AL POLMONE
Nei fumatori, uno studio suggerisce che mangiare carote almeno più di una volta alla settimana abbatte di tre volte il rischio di sviluppare un tumore polmonare rispetto a chi non le mangia mai. Lo studio era italiano, con la partecipazione di Franco Berrino.
TUMORE COLORETTALE
Un recente studio giapponese segnala che il consumo regolare di carote (e zucche) abbatte il rischio di polipi colorettali nei maschi, e di polipi e tumori colorettali nelle donne.
TUMORE DELLA PROSTATA
Un importante studio di Harvard rilevava come una dieta ricca in beta-carotene, presente nelle carote, possa avere un ruolo protettivo contro alcune forme di cancro prostatico. Non solo il licopene presente per esempio nei pomodori.
LEUCEMIA
Uno studio dell’Università di Sheffield dimostrava come gli estratti di carota siano in grado di arrestare la proliferazione delle cellule leucemiche. Gli autori scrivevano: «Questi risultati suggeriscono che le carote possono essere un’eccellente fonte di sostanze bioattive per il trattamento della leucemia».
Questi risultati non si estendono automaticamente alla supplementazione con alte dosi di beta-carotene. Al contrario, diverse ricerche segnalano un maggior rischio tumorale con la supplementazione. Come mai?
In genere, i ricercatori spiegano questo fenomeno affermando che è l’insieme di tutte le sostanze naturali presenti nelle carote (e nei vegetali) a produrre l’effetto protettivo. Isolare un singolo composto e magari assumerlo ad alte dosi può persino interferire sull’assorbimento delle altre sostanze protettive. Alla fine si avrebbe un risultato negativo, nocivo per la salute. E in effetti, nelle carote oltre al beta-carotene sono state identificate altre sostanze con una potenziale attività preventiva sui tumori. In particolare, l’interesse si concentra sul falcarinolo, e composti correlati: queste sostanze sono prodotte naturalmente dalle carote per difendersi dai funghi. Di recente, i derivati del falcarinolo sono allo studio presso l’Università di Auckland perché sembrano in grado di rendere le cellule dei tumori mammari più vulnerabili alla chemio.