Angelo Ortisi

Angelo Ortisi

09-07-2019

Senza dubbio è il rimedio naturale per il cervello più antico, più efficace e più studiato. Citato nell'antichissima Materia medica cinese (i testi in cui si spiega l'utilizzo delle erbe in medicina), il ginkgo veniva usato per il cervello nella medicina cinese già nel 2800 a.C. Gli effetti delle sue foglie sono davvero straordinari: aumentano l'afflusso di sangue al cervello, migliorano le funzioni dei neuroni proteggendo il cervello dalle neurotossine e dagli effetti nocivi di una cattiva irrorazione. Oltre che nella cura di molte malattie neurologiche legate all'età, il ginkgo è efficace anche per migliorare le funzioni mentali dei giovani adulti apparentemente sani. La forma più studiata è l'estratto standardizzato. Molti studi dimostrano che l'estratto di ginkgo biloba aumenta notevolmente l'afflusso di sangue al cervello, con conseguente regressione dell'insufficienza vascolare cerebrale che spesso si riscontra negli anziani. Pare che aumentando l'irrorazione sanguigna e quindi l'impiego di ossigeno e glucosio a livello cerebrale, l'estratto di ginkgo biloba attenui gli effetti collaterali dell'età e forse ne prevenga addirittura lo sviluppo. Inoltre il suo effetto antiaggregante offre un'ulteriore protezione contro la trombosi, una delle principali cause di ictus. Di particolare interesse è la capacità dell'estratto di ginkgo di normalizzare la circolazione nell'ippocampo e nel corpo striato, le due aree del cervello più soggette a trombosi. L'estratto di ginkgo biloba previene inoltre i disturbi metabolici e neuronali che si verificano durante l'ischemia (basso afflusso di sangue) e l'ipossia (basso apporto di ossigeno) cerebrale, migliorando l'utilizzo dell'ossigeno e aumentando l'assorbimento cellulare di glucosio in modo da ristabilire la normale produzione di energia. Più specificamente, l'estratto di ginkgo migliora la respirazione mitocondriale, diminuisce l'edema cerebrale, migliora la funzionalità delle membrane cellulari, stabilizza le membrane lisosomiali in maniera che non rilascino gli enzimi digestivi che distruggono le cellule durante l'ipossia e inibisce l'azione di enzimi eventualmente rilasciati dai lisosomi.
Un altro problema legato all'età è la perdita dei recettori cerebrali dei neurotrasmettitori. I ratti, per esempio, invecchiando perdono il 22% dei recettori. Fortunatamente l'estratto di ginkgo inverte questa tendenza, anche se per ottenere tale effetto probabilmente sono necessarie terapie molto lunghe. Questi miglioramenti dell'afflusso di sangue al cervello e delle funzioni neuronali sono estremamente positivi per chi soffre di malattie cerebrali e degenerazione neurologica. È dimostrato che il ginkgo migliora le prestazioni mentali degli anziani e il senso dell'equilibrio, la memoria a breve termine, le vertigini, le cefalee, gli acufeni, la mancanza di attenzione e la depressione; inoltre influisce positivamente sul morbo di Alzheimer. Sembra che il ginkgo faccia bene anche ai giovani apparentemente sani. In uno studio in doppio cieco condotto su giovani donne sane, dopo una cura a base di estratto di ginkgo i tempi di reazione e le prove di memoria sono risultati significativamente migliorati.

09-07-2019

Il microonde può essere considerato uno strumento sicuro per cucinare o dovrebbe essere evitato per proteggere la nostra salute? Risultano al momento numerosi e differenti i pareri e le teorie in proposito. Da una parte il microonde potrebbe essere considerato uno strumento utile ed innocuo, dall'altra parte esso altererebbe il sapore e le caratteristiche degli alimenti, con possibili danni per la nostra salute. Proviamo dunque ad approfondire l'argomento in dieci punti, tenendo conto di come, rispetto alla progressiva diffusione dell'uso dell'elettrodomestico, gli studi riguardanti i suoi effetti sui cibi sarebbero relativamente poco numerosi.

1. ENERGIA ELETTROMAGNETICA E MOLECOLE

Le microonde vengono definite, secondo quanto riportato da Progetto Caduceo (un sito web dedicato alla ricerca delle cause profonde delle malattie) come una forma di energia elettromagnetica, in grado di cambiare polarità, dal positivo al negativo, per un determinato numero di volte nel corso di ogni ciclo. Le radiazioni emesse dal forno a microonde interagirebbero con le molecole dei cibi, "bombardando" gli alimenti dall'interno verso l'esterno. Ciò sarebbe in grado di deformare e di danneggiare la struttura delle molecole, tanto da portare alcuni ad affermare che il cibo cotto al microonde conservi soltanto il proprio aspetto esterno, ma non potrebbe più essere considerato "cibo" dal punto di vista del proprio contenuto.

2. SOSTANZE CANCEROGENE

In Russia sono stati condotti studi approfonditi riguardo l'impiego del microonde, che hanno ricevuto la propria pubblicazione ufficiale tra le pagine della rivista Atlantis Raising Educational Center di Portland (Oregon). Da tali studi sarebbe emerso come in numerosi alimenti sia possibile la formazione di sostanze cancerogene a seguito dell'impiego del microonde. Tali alimenti sono costituiti in particolar modo da: carne, latte e cereali, verdure (crude, cotte o surgelate, per cui anche una breve esposizione trasformerebbe i loro alcaloidi in sostanze cancerogene), frutta scongelata al microonde. In barbabietole e rape cotte al microonde si formerebbero radicali liberi cancerogeni. Nel 1976 la Russia mise al bando i forni a microonde, poi riabilitati con la Perestroika.

3. VALORE NUTRITIVO DEGLI ALIMENTI

Il valore nutritivo degli alimenti, ancora una volta secondo gli studi russi, subirebbe una drastica diminuzione a causa dell'esposizione alle radiazioni emesse da parte del microonde. Il valore nutritivo di tutti gli alimenti testati verrebbe ridotto dal 60 al 90%. Ad essere interessate sarebbero in particolar modo le vitamine, con riferimento alle vitamine del gruppo B, alla vitamina C ed alla vitamina E. Sarebbero inoltre interessati da un calo del valore nutritivo i minerali essenziali ed i fattori lipotropi (sostanze in grado di modificare il metabolismo dei grassi) presenti negli alimenti.

4. EFFETTI SUL SANGUE

Dal sito web Disinformazione.it si legge come uno dei maggiori studi riguardanti l'effetto del microonde sul sangue sia da attribuire al professor Bernard Blanc, dell'Università di Losanna, il quale, insieme ad un altro esperto, di nome Hans U. Hertel, propose al Swiss National Fund una ricerca riguardante gli effetti sulla salute umana del cibo cotto con il microonde. La proposta fu rifiutata e la ricerca venne dunque condotta su piccola scala e con fondi privati. Otto volontari furono coinvolti nello studio, senza che fossero a conoscenza dei metodi di cottura del proprio cibo. A parere degli esperti, secondo quanto riportato all'interno dello studio in questione: "I cibi cotti con microonde, paragonati a quelli non irradiati, causano cambiamenti nel sangue delle persone testate, tali da indicare l'inizio di un processo patologico, proprio come nel caso di un iniziale processo canceroso". Dalle analisi del sangue condotte sui volontari emerse come a seguito di assunzione di cibi cotti al microonde si verificassero una riduzione dell'emoglobina ed un aumento dell'ematocrito, dei leucociti e del colesterolo.

5. LE MICROONDE SONO TOSSICHE?

Il sito web Disinformazione.it riporta un'intervista rivolta al dottor Hans U. Hertel, nella quale le microonde vengono definite in contraddizione con la natura e quindi tossiche, principalmente poiché nel caso del microonde ci troviamo di fronte ad un'energia basata sulla corrente alternata, mentre le energie naturali si basano sulla corrente continua, a impulsi. Gli alimenti verrebbero resi tossici proprio dall'azione delle microonde, con effetti a lungo termine pericolosi per la salute dell'uomo, compreso il cancro.

6. INVOLUCRI PER MICROONDE

Un'ulteriore situazione di dubbio è legata all'impiego di involucri per il confezionamento di alimenti destinati alla cottura in microonde. Nell'anno 2000 l’University of California ha posto in luce la migrazione dagli involucri per microonde verso gli alimenti in essi contenuti di una sostanza cancerogena denominata dietilexiladepate, in una quantità compresa tra le 200 e le 500 parti per milione. Tra le sostanze in grado di migrare dagli involucri agli alimenti vennero inoltre individuate gli xenoestrogeni, correlate al tumore al seno ed alla diminuzione degli spermatozoi.

7. ESPOSIZIONE ALLE MICROONDE

La nostra esposizione agli effetti della cottura al microonde non avverrebbe unicamente attraverso l'assunzione di cibo preparato utilizzando tali metodi, ma anche a causa di una eccessiva vicinanza all'elettrodomestico durante il suo funzionamento. Sarebbe dunque necessario mantenere una distanza di almeno 90 centimetri dal forno a microonde funzionante per non esporsi agli effetti cumulativi delle sue onde. La parte del corpo a maggior rischio di esposizione alle microonde sarebbe il cristallino degli occhi, in quanto non avrebbe modo di disperdere l'energia termica.

8. STRUTTURA CELLULARE DEGLI ALIMENTI.

L'invenzione del forno a microonde sarebbe avvenuta durante la seconda guerra mondiale, in Germania, al fine di facilitare la preparazione dei cibi all'interno dei sottomarini oppure per facilitare i soldati nel corso delle manovre di invasione dell'Unione Sovietica. La tecnologia venne in seguito esportata negli Stati Uniti ed il primo forno a microonde venne posto in commercio da parte di Rayethon nel 1952. Soltanto negli anni Settanta iniziarono però a comparire i primi studi che apparivano porre in dubbio la sicurezza del microonde. Studi condotti su broccoli e carote cotti al microonde avrebbero evidenziato come la struttura molecolare degli alimenti si deformasse al punto tale da distruggere le pareti cellulari. Nella cottura tradizionale, invece, le strutture cellulari rimarrebbero intatte (Journal of Food Science, 1975).

9. BIBERON E LATTE PER L'INFANZIA

L'Università del Minnesota, tramite un annuncio trasmesso via radio, avrebbe indicato come il microonde non sia raccomandato per riscaldare il biberon dei bambini. Il contenitore potrebbe apparire freddo all'esterno, ma il liquido contenuto al suo interno potrebbe risultare bollente e causare ustione. Inoltre il riscaldamento al microonde potrebbe provocare alcuni cambiamenti all'interno del latte stesso con perdita di vitamine nel latte formulato e con la distruzione di alcune proprietà protettive nel caso del latte materno. L'Università consigliava dunque di riscaldare il biberon immergendolo in una ciotola contenente acqua calda in sostituzione del microonde.

10. OBESITA'

La complessa questione della cottura al microonde è stata infine posta in correlazione con la diffusione di una vera e propria epidemia di obesità nel corso degli ultimi decenni. Il microonde ha contribuito alla diffusione dell'obesità? Secondo un articolo pubblicato nel 2007 da parte di BBC News, dal titolo "Did microwaves spark obesity?", la diffusione del microonde dovrebbe essere valutata tra le possibili cause dell'epidemia dell'obesità. L'inizio dell'epidemia di obesità è stato datato da parte degli esperti tra il 1884 ed il 1987, periodo in cui ebbe inizio un'ampia diffusione dell'impiego del microonde, che avrebbe dunque reso più rapida la preparazione degli alimenti, accompagnato dalla comparsa nei supermercati di cibi pronti da cuocere in poco tempo. Ciò potrebbe aver condotto ad una minore qualità dei cibi introdotti nella propria alimentazione, ad un incremento delle quantità di cibi di scarsa qualità consumati e ad un conseguente aumento incontrollato del peso corporeo.

08-07-2019

L’acidosi metabolica si manifesta quando il pH del sangue a dei liquidi extracellulari tende all'acidità e scende sotto il valore di 7,35. L'organismo funziona correttamente quando il pH del sangue oscilla tra il 7,35 e il 7,45, cioè quando è lievemente alcalino o basico. Dal punto di vista puramente chimico, il valore neutro del pH è pari a 7: più di 7 il valore è alcalino (basico) e meno di 7, acido. Questa diminuzione può essere provocata da un'alimentazione eccessivamente ricca di carne o da altri disturbi, come: peggioramento del diabete, diarrea intensa, digiuno prolungato o insufficienza renale. In genere, gli alimenti vegetali sono alcalinizzanti e aiutano l'organismo a combattere l'acidosi metabolica. Gli alimenti indicati qui di seguito sono quelli con il maggior effetto alcalinizzante.

ALIMENTI DA PREFERIRE

- SEDANO: è ricchissimo di sali minerali alcalini. Neutralizza l'eccesso di acidi nel sangue e inoltre ne facilita l'eliminazione con l'urina.

- LIMONE: contiene vari acidi, come quello citrico, che gli conferiscono il caratteristico sapore. Tuttavia, quando vengono metabolizzati o elaborati dall'organismo, questi acidi si trasformano in sostanze alcaline (o basiche). L'azione del limone sull'organismo è quindi alcalinizzante e combatte l'acidosi metabolica.

- CASTAGNA: è ricca di sali minerali (potassio, magnesio, calcio) dall'azione alcalinizzante.

- PATATA: esercita la sua azione antiacida e alcalinizzante nello stomaco, nel sangue e nell'urina.

- BANANA: è ricca di potassio, minerale che forma sali alcalini, perciò evita l'eccesso di acidità nel sangue e facilita l'eliminazione dell'acido urico per via urinaria.

- BARBABIETOLA: esercita un effetto alcalinizzante sul sangue grazie al suo alto contenuto di sali minerali.

- MELOGRANO: la sua azione alcalinizzante interessa sia lo stomaco, poichè neutralizza l'eccesso di acido, che il sangue, perchè favorisce l'eliminazione delle sostanze acide con l'urina.

- POMODORO: nonostante contenga acidi organici, come quello malico e quello ossalico, che gli conferiscono un sapore acidulo, esercita un effetto alcalinizzante sul sangue, perchè questi acidi si trasformano in sostanze alcaline nell'organismo. Inoltre, apporta moltissimi sali minerali alcalinizzanti come il potassio. Lo stesso effetto paradossale si registra negli agrumi, come il limone.

- INDIVIA: sia l'indivia che la scarola forniscono vari sali minerali, che esercitano azione alcalinizzante o basica nel sangue.

Domenica, 07 Luglio 2019 09:30

7 ALIMENTI PER NON RIMPIANGERE IL CAFFE'.

08-07-2019

Amavate molto il caffè per il suo gusto inconfondibile e per la carica che riusciva a darvi, ma per motivi di salute siete stati costretti ad abbandonarlo? Se avete dovuto rinunciare alla bevanda più amata del mondo, come sostituirla egregiamente? Ecco alcuni suggerimenti utili per andare alla ricerca di alternative che non vi faranno rimpiangere la classica tazzina del mattino. C'è chi sostiene che per sostituire il caffè basti un bicchiere d'acqua fresca. A voi la scelta.

1. CAFFE' VERDE

Il caffè verde è una bevanda ricavata dai comuni chicchi di caffè, che vengono però utilizzati ancora verdi e dunque non sottoposti a tostatura. Se ne ricava un estratto molto ricco di antiossidanti. Contiene una dose minore di caffeina, che viene rilasciata in modo lento e continuo. Così l'organismo la può assorbire in maniera graduale. Ha un pH meno acido rispetto al normale caffè. Lo si trova in bustine, in polvere o in capsule, in erboristeria o online. In alternativa al caffè verde, potrete scegliere il più comune tè verde.

2. ERBA MATE

L'erba mate è una bevanda energizzante molto diffusa in Sudamerica. È adatta sia per ritrovare un senso di relax, sia per recuperare le forze. Viene venduta in bustine nelle erboristerie e nei negozi di alimenti biologici. La potrete preparare come una normale tisana. È utile per ritrovare la concentrazione e per ricaricarsi di nuove energie sia al mattino che nel corso della giornata. Dopo i pasti sostituisce molto bene il caffè, poiché ha proprietà digestive.

3. MACA

La maca, conosciuta anche come ginseng peruviano, è un ottimo energizzante naturale. Questo alimento viene venduto in polvere. Al mattino potrete aggiungere un cucchiaino di maca ai vostri frullati di frutta, per ridarvi la carica al meglio. La maca aiuta a combattere lo stress e a sciogliere le tensioni. Inoltre, se assunta regolarmente come integratore, favorisce la fertilità. Potete acquistare la maca in polvere in erboristeria o nei negozi di alimenti biologici.

4. CACAO

Sostituire il caffè con una bevanda al cacao vi sembra una buona alternativa? La raccomandazione è di scegliere cacao in polvere biologico, ancora meglio se non sottoposto ad alte temperature. Ciò permette che il cacao conservi tutta la propria ricchezza di sostanze stimolanti. Anche il cacao può aiutarvi a recuperare le energie e a sentirvi più attivi, proprio come il caffè. Sostituitelo al caffè per la preparazione di un cappuccino, oppure, di tanto in tanto, regalatevi una buona tazza di cioccolata fatta in casa (sia il cappuccino che la cioccolata possono essere preparati anche con le bevande vegetali).

5. ZENZERO

Il decotto allo zenzero è un'ottima bevanda energizzante. Potrete prepararlo puro, portando ad ebollizione una fettina di zenzero fresco per ogni tazza da 200 millilitri d'acqua, lasciando sobbollire per 10 minuti ed intiepidire prima di filtrare. Altrimenti potrete aggiungere dei pezzettini di zenzero fresco alla normale preparazione del tè nero o del tè verde, ma anche alla preparazione di un frullato. Lo zenzero migliora la circolazione, riscalda e protegge da mal di gola e raffreddore. Insomma, ha molte più virtù del caffè.

6. GINSENG

Il ginseng aiuta a ridurre il senso di affaticamento e facilita il recupero delle energie. Potete provare a sostituire il caffè con un integratore naturale al ginseng, che vi aiuterà anche a stimolare il sistema immunitario e a depurare il fegato. Inoltre, in erboristeria, è possibile acquistare del ginseng adatto alla preparazione di infusi. Ha anche proprietà antidepressive e afrodisiache.

7. CICORIA

La radice della cicoria viene raccolta in autunno per poi essere ripulita, essiccata e preparata in polvere con lo scopo di essere trasformata in una bevanda da preparare simile al caffè. Infatti, la radice di cicoria ha un sapore molto amaro e con l’essiccazione e una leggera tostatura prende un sapore molto simile al caffè. Il caffè di cicoria è una bevanda che è stata molto utilizzata soprattutto nei momenti di scarsa economia, durante la guerra quando il caffè era introvabile e molto costoso oppure ancora prima quando il caffè non era stato importato nel nostro paese. Ancora l’ultima generazione di anziani e i nonni possono ricordare il profumo di tostatura delle radici di cicoria e il bollitore sulla stufa a legna con cui si preparava questa bevanda calda che sostituiva il caffè. Col tempo questa bevanda sta ritornando in auge proprio al grazie al suo gradevole gusto e ai suoi benefici effetti sul corpo. In Italia è possibile acquistarlo in internet o anche nella grande distribuzione cercandolo come “caffè di cicoria”. La cicoria è uno stimolante per la digestione ed è capace di regolare la funzionalità intestinale. Queste 2 proprietà sono essenziali proprio per farla diventare un'ottima bevanda dopo i pasti soprattutto se abbondanti. Le sostanze presenti nel caffè di cicoria aiutano la produzione della bile e facilitano così la digestione in particolare dei grassi. In generale, la cicoria è considerata una pianta amica del fegato proprio per il suo sapore amaro che sollecita la funzionalità epatica e depura il sangue. La radice in particolare ha sostanze amare che sono molto efficaci e che svolgono un’azione stimolante del fegato, rallentando lo stress ossidativo e riducendo gli eventuali danni epatici presenti. Infatti, sono presenti sostanze detossificanti che oltre a far funzionare meglio il fegato, sono capaci di regolarizzare le funzioni dell’intestino e dei reni. La radice di cicoria è ricca di polifenoli che sono forti antiossidanti che contrastano i radicali liberi con effetto antinvecchiamento e inoltre hanno un’azione protettiva sul sistema cardiovascolare. Nella radice di cicoria è presente l’inulina che è una fibra solubile ad azione riequilibrante della flora batterica intestinale e che inoltre riequilibra i livelli di zucchero nel sangue. Questa sostanza è capace di nutrire la microflora intestinale buona che si trova nel nostro intestino e permette in questo modo di fortificare e rendere più attiva proprio la nostra flora intestinale che è uno strumento anche di difesa contro invece eventuali attacchi di batteri patogeni all’uomo. In particolare un ultimo studio ha dimostrato che la radice di cicoria è utile contro gli attacchi di malattie fungine e in caso di salmonella. Il caffè di cicoria è stato persino testato per la sua efficacia a combattere gli inestetismi della pelle e per diminuire l’arrossamento cutaneo. Un ultimo vantaggio del caffè di cicoria è sicuramente l’assenza di caffeina che lo rende così un'ottima alternativa al caffè classico.

08-07-2019

I libri di medicina o dietologia che trattano delle vitamine, menzionano normalmente gli importanti effetti che ha sulla pelle la vitamina A. Composta di tessuti epiteliali, la pelle reagisce presto a una leggera carenza di vitamina A. Le cellule della superficie (strato corneo) e di alcuni strati inferiori si raggrinzano e muoiono. Questo tessuto morto ottura i pori e le ghiandole sebacee, impedendo al sebo di raggiungere la superficie della pelle. I pori otturati (punti neri e comedoni) rendono brutta e più ruvida la pelle, che diviene secca e rugosa, in particolare sui gomiti, le ginocchia, le natiche e la parte posteriore del braccio. Qualche volta si avverte prurito per tutto il corpo. Aumenta anche la vulnerabilità a infezioni della pelle quali impetigine, vescicole e pustole. Hermann Pinkus e Rose Hunter dimostrarono l’efficacia della vitamina A per mantenere l’integrità della pelle, misurando e comparando l’accumulazione delle cellule dure, secche e morte con e senza i supplementi di vitamina A. Il metodo di questi ricercatori, descritto sul Journal of Investigative Dermatology, comportava ripetuti prelievi di cellule morte dalla pelle del dorso di dieci adulti sani, mediante strappo con nastri adesivi di cellophane. Hermann Pinkus e Rose Hunter raschiavano poi le cellule dai nastri e contavano il numero di quelle secche e indurite. I volontari ricevettero quindi una dose di 150.000 microgrammi di vitamina A per la durata di un mese. Alla fine di questo periodo, il numero delle cellule indurite staccate da una singola area era diminuito in tutti i soggetti. I ricercatori conclusero che la vitamina A ritardava il processo d’indurimento delle cellule. “La vitamina A ha un effetto anticheratinizzante”, essi affermarono, “e ciò si deve al fatto che le cellule rimangono giovani più a lungo”.
La vitamina A, così importante per la salute delle membrane mucose e della pelle, è altrettanto importante per le cellule ameloblaste che contribuiscono alla formazione dello smalto dei denti. In effetti, dove c’è una carenza di vitamina A si formano qualche volta concrezioni calcificate (tumori) nella polpa dei denti. Dove c’è carenza di vitamina A, la crescita delle ossa è ritardata. “Questi effetti sulla crescita delle ossa nella carenza di vitamina A sono di potenziale interesse nel campo dell’odontoiatria e ortodonzia infantile”, scrive il dottor James Shaw della Harvard School of Dental Medicine, in Modern Nutrition in Health and Disease. “Poiché la carenza di vitamina A influenza così profondamente lo sviluppo osseo, qualche caso di ipotrofia che può dar luogo a problemi ortodontici può aver avuto origine in prolungati periodi di carenza subclinica di vitamina A durante il periodo evolutivo”, osserva il dottor Shaw. Naturalmente, denti sani richiedono gengive sane. Quando le gengive sono affette da infiammazione, chiamata gengivite, esse tendono a ritirarsi dai denti, favorendo la formazione di sacche in cui possono fermarsi residui di cibo, provocando quindi uno stato infiammatorio più grave e un allentamento della dentatura. Il dottor Karl Rinne scrive su Zahnarztl Rundschau, una rivista dentistica tedesca, che la vitamina A è necessaria alla salute delle gengive, in quanto aumenta la resistenza delle mucose alle infezioni. In quattro casi di grave gengivite egli usò la vitamina A unita alla vitamina E (la vitamina E accelera la circolazione del sangue e stabilizza la vitamina A). Tre dei pazienti erano donne in menopausa e soffrivano di gengivite grave e di considerevoli perdite di tessuto epiteliale. Il dosaggio usato era alto: per sei giorni, iniezioni intramuscolari giornaliere di 500.000 UI di vitamina A e 30 mg di vitamina E. Per le successive tre settimane, il programma era il seguente: tre volte al giorno 50.000 UI di vitamina A e due volte al giorno una sola capsula da 200 mg di vitamina E. I pazienti guarirono completamente. Non ci furono ricadute; un caso rimase sotto osservazione per più di due anni, gli altri tre dai cinque ai sette mesi.
La vitamina A ha un ruolo importante nel riassorbimento osseo. Benchè duro e non flessibile, l’osso è un tessuto vivente come la pelle e, come succede per questa, le cellule vecchie muoiono e cadono per essere rimpiazzate dalle nuove. Il dottor Asger Frandsen descrive sulla rivista Oral Surgery quella che definisce “la profonda influenza della vitamina A sulle ossa”. Quando si verifica una carenza di vitamina A, egli osserva, accadono due cose: in primo luogo c’è una leggera riduzione dell’attività osteoblastica, il processo per cui certe cellule, gli osteoblasti, creano nuovo materiale osseo; in secondo luogo, l’attività osteoclastica (gli osteoclasti sono responsabili del dissolvimento del vecchio tessuto osseo) si riduce o cessa del tutto. Se la pelle di una certa parte del braccio cessasse di desquamarsi, come il resto della pelle del corpo, e tuttavia le cellule sottostanti continuassero a ricostruire nuova pelle, certamente il risultato sarebbe un notevole accumulo di pelle vecchia e secca. Esattamente lo stesso accade nelle ossa carenti di vitamina A. Gli osteoclasti non dissolvono il vecchio tessuto osseo e tuttavia il processo di produzione di nuovo tessuto continua. Il risultato può essere grave. Il dottor Frandsen parla di “mutamenti degenerativi nel cervello e nei nervi periferici e cranici di cani carenti di vitamina A”. La continua crescita dell’osso cranico aveva finito per comprimere il cervello. Simili formazioni abnormi del cranio furono osservate, in animali da laboratorio carenti di vitamina A, da Kagan e Goodhart. Avendo compiuto esperimenti su larga scala sulle conseguenze di una carenza di vitamina A nella crescita delle ossa, riferiscono di aver osservato nei ratti malformazioni delle cartilagini e un’eccessiva compattezza di certe zone ossee, oltre a una notevole difficoltà di guarire da fratture ossee.

Domenica, 07 Luglio 2019 09:25

EVITATE L’USO DI STEROIDI NEI BAMBINI.

08-07-2019

L’uso di steroidi nei bambini è difficile da giustificare. Da 40 anni sappiamo che l’uso prolungato per l’asma e gli eczemi provoca il rallentamento della crescita dei bambini e ritarda la pubertà. Molti studi su bambini con artrite giovanile cronica a cui vengono dati gli steroidi indicano un conseguente ritardo nella crescita. I bambini a cui vengono dati steroidi topici e da inalare sono passibili dei medesimi effetti collaterali, come la crescita rallentata e la soppressione surrenale. Gli steroidi possono inoltre influenzare la performance cognitiva dei bambini. Uno studio, in cui i bambini che assumono steroidi in combinazione erano stati sottoposti a test di ritenzione visiva e di associazione, ha dimostrato che le loro capacità (da sei a otto ore dopo aver assunto lo steroide) erano significativamente peggiori di quelli che non l’avevano assunto. Nonostante queste differenze scomparissero un giorno o poco più dopo la medicazione, potrebbero comunque essere costanti per i bambini che assumono questi medicinali per un periodo di tempo prolungato. Le prove suggeriscono inoltre che gli steroidi topici e inalati, possono provocare cataratta e il glaucoma che di solito sono associati solo agli steroidi orali. La densità minerale delle masse diminuisce anch’essa nei bambini, proporzionalmente al periodo di assunzione degli steroidi. E si è scoperto che medicinali che vengono inalati per malattie come l’asma hanno effetti avversi sul metabolismo delle ossa e sulla funzione surrenale ad alti dosaggi (più di 1.000 mcg al giorno). Gli steroidi possono inoltre provocare la morte della massa ossea (osteonecrosi), nel qual caso si rende necessaria la sostituzione dell’articolazione. Anche per quanto riguarda l’artrite reumatoide, nuove ricerche dimostrano che gli effetti antinfiammatori degli steroidi appaiono svanire nel tempo, lasciando le persone in situazioni peggiori di quelle in cui si trovavano prima. I pazienti presso il Royal University Hospital di Saskatchewan, in Canada, che prendevano il prednisolone da 1 a 23 mg per una media di 6,9 anni, avevano dopo cinque anni sintomi di artrite reumatoide simili a quelli di coloro che non avevano mai assunto il medicinale (gonfiore dei legamenti, mobilità ridotta). Dopo 10 anni, la condizione del gruppo che assumeva il prednisolone rivelava un numero maggiore di fratture e cataratta ed era peggiore di quella del gruppo che non prendeva niente. La medicina ha anche trasformato questa situazione in una sindrome, detta “asma resistente agli steroidi”, che include i pazienti che non rispondono a dosi normali di cortisone e nei quali la medicina, in alcuni casi, peggiora l’asma. Molte infezioni altrimenti benigne divengono mortali nei bambini che prendono gli steroidi.
Nell’estate del 1992, a Lexie McConnel, era stata diagnosticata la toxoplasmosi. L’infezione stava invadendo un’area vicino alla retina di Lexie e, secondo il suo dottore, era necessario intervenire nonostante non ci fosse alcun pericolo per la sua vista. Il padre, Art, spiega: “Dopo 24 ore dall’inizio del trattamento con gli steroidi, Lexie stava malissimo per colpa degli effetti collaterali; immediatamente la sua faccia si gonfiò come un pallone. Ci fu detto che doveva condurre una vita normale, allora la mandammo a scuola, a nuotare, nonostante spesso stesse troppo male per rimanere fuori casa. Entro novembre era aumentata enormemente di peso e aveva dolori terribili, buchi nella lingua e feci nere, che in seguito scoprimmo essere la prova di una emorragia interna. Alla fine quando i dolori divennero insopportabili, la portammo all’ospedale. Dopo molte ore, scoprirono che aveva la varicella. I dottori menzionarono inoltre che poteva avere anche un’infezione da herpes simplex diffusa”. È stato solo a quel punto che marito e moglie scoprirono che quei farmaci avevano praticamente distrutto il sistema immunitario di Lexie e che poteva morire anche per una banale infezione come il raffreddore. “Entro la sera era già in terapia intensiva e perse conoscenza”, dice il padre. “Un’ora più tardi era morta”.

06-07-2019

È quello che accade sempre più spesso e che è stato ben individuato e chiarito anche da uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Plos Medicine. I ricercatori che hanno condotto la revisione degli studi esistenti hanno concluso che la maggior parte dei gruppi che si è occupato delle revisioni delle definizioni di malattia ha agito in modo da aumentare il numero di individui da considerare malati. È stato anche verificato che tali modifiche non sono mai accompagnate da spiegazioni precise e rigorose sui possibili danni che le modifiche stesse possono comportare. Inoltre, la maggior parte dei membri dei gruppi di lavoro, i cosiddetti panel, ha legami con le industrie farmaceutiche. Nella tabella che segue, alcuni esempi di modifiche introdotte e il conseguente ampliamento delle possibili diagnosi.


https://journals.plos.org/plosmedicine/article?id=10.1371/journal.pmed.1001500

 

 

Venerdì, 05 Luglio 2019 06:46

TUTTI GLI USI DELLO ZAFFERANO.

06-07-2019

Lo zafferano è una spezia ottenuta dagli stimmi rossi dei fiori del Crocus sativus, una pianta che nasce in Asia minore e la cui coltivazione tocca anche alcune regioni della nostra bella Italia (tra cui Toscana, Umbria, Marche, Sardegna e Abruzzo). A far sì che lo zafferano tinga di giallo gli alimenti è la presenza di un carotenoide, la crocina, un composto solubile nei grassi che, insieme ad altri componenti, rende tale spezia particolarmente benefica. Lo zafferano, infatti, è ricco anche di beta-carotene, di licopene e di zeaxantina, un insieme prezioso di antiossidanti in grado di proteggere l'organismo dalle infezioni e da gravi malattie come il cancro, agendo come modulatore delle difese immunitarie. Lo zafferano contiene minerali (calcio, fosforo, potassio, ferro), carboidrati e proteine ed è ricco di vitamina A e C e in parte di vitamina B. I suoi componenti attivi trovano la propria applicazione terapeutica in molte medicine tradizionali, ma anche in campo estetico.

ZAFFERANO PER I CAPELLI

Sapevate che lo zafferano è un toccasana per la vostra chioma? Rinforza le radici e dona volume e luminosità ai capelli con poche semplici mosse:

- per una maschera riflessante versate in una ciotola del succo di limone, una bustina di zafferano e tre cucchiai di olio di oliva. Applicate sui capelli e copriteli con una pellicola trasparente e lasciate agire per circa un'ora;

- contro la caduta dei capelli serve anche della liquirizia: mettetene alcuni pezzetti in ammollo nel latte per poi ridurli in pasta oppure macinateli. Ad essi aggiungerete poi un pizzico di zafferano e siete pronti per applicare il composto sul cuoio capelluto per almeno tre volte la settimana.

ZAFFERANO PER LA PELLE

- esfoliante: le donne indiane insegnano che per una pelle senza macchie, liscia e levigata, bisogna mescolare un pò di zafferano con della farina di ceci e applicare tutto il corpo prima di fare la doccia. Vedrete i risultati!

- iperpigmentazione del viso: mescolate zafferano e succo di limone o cetriolo e spalmate sul viso. Lasciate agire per qualche minuto e togliete via con l'acqua;

- contro le smagliature e per una pelle più elastica: miscelate zafferano e yogurt, spalmate sull'addome e risciacquate dopo 5 minuti;

- acne: per una miscela magica contro i brufoletti serve zafferano miscelato con polvere di legno di sandalo (che trovate in una buona erboristeria) e poca acqua. Applicandolo sul viso, dovreste avere buoni risultati e prevenire il problema;

- contusioni e graffi: lo zafferano riduce il gonfiore e accelera il processo di guarigione. In caso di scottature accidentali, unite un cucchiaino da the di zafferano a del gel all’aloe e applicate sulla zona interessata.

Lo zafferano è eccellente anche se assunto come un alimento. Le sue incontrastate proprietà antiossidanti ne fanno una spezia "salvavita".

- Depressione e sindrome premestruale. Secondo diverse ricerche, lo zafferano influenzerebbe l'azione della serotonina, il neurotrasmettitore cerebrale coinvolto nello sviluppo della depressione. È per questo che la famosa spezie sarebbe in grado di prevenire e alleviare i sintomi della depressione e di altri disturbi dell'umore. Per lo stesso motivo, tutte le seccature legate alla sindrome premestruale (crampi, gonfiore addominale, meteorismo, irritabilità, affaticamento) potrebbero essere alleviate proprio dallo zafferano;

- Ipertensione. Lo zafferano, inoltre, contiene proteine, amminoacidi essenziali e lipidi, tra cui spiccano l'acido oleico e l'acido linoleico, che svolge un importante ruolo nel controllo della pressione arteriosa;

- Antitumorale. I flavonoidi e gli antociani in esso contenuti sono fondamentali alleati nella lotta contro la formazione dei radicali liberi e del cancro;

- Tosse. Lo zafferano è un ottimo rimedio naturale contro la tosse. Immergete un cucchiaio di zafferano in un bicchiere di latte caldo e bevete. Aiuterà a combattere l'infezione;

- Diarrea e debolezza. Provate a bere un pò di acqua con della polvere di zafferano se siete afflitti dalla diarrea. Mentre se vi sentite stanchi e spossati, un buon rimedio è un cucchiaino da the di zafferano miscelato con del miele ogni giorno;

- Infezioni gengivali. Applicate una miscela di zafferano, salgemma e senape sulla zona infiammata, due o tre volte al giorno. Sciacquate poi la bocca con un pò di acqua calda;

- Insonnia. La notte non dormite? Beh, sappiate che lo zafferano è considerato un sedativo naturale;

- Digestione. La moderna medicina riconosce allo zafferano proprietà eupeptiche (digestive).

E non tutti sanno che lo zafferano è anche un potente afrodisiaco. Assumere regolarmente zafferano (e ginseng) migliorerebbe la qualità delle prestazioni sessuali, sebbene non siano ancora del tutto chiare le dinamiche di funzionamento delle sostanze afrodisiache.

DOVE COMPRARE LO ZAFFERANO

Innanzitutto, sappiate che lo zafferano italiano è un prodotto di eccellenza diverso a seconda dell'area di produzione: ogni zona, infatti, offre uno zafferano con caratteristiche organolettiche diverse a seconda del terreno, del clima e del metodo con cui è stato trattato. Presso qualsiasi supermercato trovate la classica bustina di polvere di zafferano. Comprate sempre quello biologico e italiano! Si vende anche in stimmi o in fili. Gli stimmi possono essere usati così aggiungendoli a zuppe o a salse, oppure li potete tostare. Avvolgeteli in un foglietto di carta da forno da mettere su una pentola calda. Il vapore in eccesso ridurrà gli stimmi in polvere.

PERCHE’ COSTA COSI’ TANTO?

Lo zafferano costa tra i 15 e i 35 euro al grammo, con una media intorno ai 20 euro. Per ottenere un grammo di "polvere d'oro" bisogna seminare, in un metro quadrato di terreno, un chilogrammo di bulbi (30 o 40 a seconda della grandezza, per circa 15 euro di costo). Per un kg di spezia, invece, bisogna raccogliere dai 150mila ai 200mila fiori (fonte Coldiretti Lombardia). È chiaro quindi che il costo di questa spezia è strettamente collegato ai metodi di coltivazione e di raccolta, che avviene nelle prime ore del mattino, prima che i fiori si aprano. Per mantenere invariate tutte le loro proprietà, infatti, gli stimmi non devono essere esposti ai raggi del sole. Una volta raccolti i fiori, gli stimmi dello zafferano vengono prima rimossi manualmente dal fiore e poi messi ad essiccare ad una temperatura di 45 gradi nello stesso giorno in cui viene raccolto e tolto dal fiore. Per conservare la loro purezza, gli stimmi vengono confezionati in vasetti di vetro sigillato. Tra le coltivazioni DOP più famose del nostro Paese ci sono quella de L'Aquila e quella sarda del medio campidano, ma si ricorda anche lo zafferano di Cori, un comune dell'Agro Pontino, in provincia di Latina. Diffidate, infine, dei prodotti che costano poco o che hanno tinte troppo vivaci: il cartamo per esempio, detto anche zafferanone o zafferano bastardo, assomiglia allo zafferano ma è pieno di coloranti.

CONTROINDICAZIONI

Usare impropriamente lo zafferano può provocare intossicazioni e contrazioni uterine. Alcuni studi hanno verificato che effetti collaterali gravi si possono avere già con l'assunzione di 5 grammi di zafferano, mentre se si arriva a 20 grammi si rischia addirittura la morte. Da sempre, infine, lo zafferano è conosciuto come rimedio naturale abortivo, pertanto se ne sconsiglia l'uso nei nove mesi di gravidanza.

06-07-2019

Questa disfunzione si presenta quando i reni non riescono a svolgere la loro funzione (produrre urina), cioè l'eliminazione delle sostanze di rifiuto prodotte dall'organismo. L'insufficienza renale può essere di due tipi:

1. Acuta, da curarsi in una struttura specializzata.
2. Cronica, che si evolve progressivamente durante tutta la vita e nei casi gravi richiede il ricorso alla dialisi, per depurare il sangue dalle sostanze tossiche che i reni non possono espellere con l'urina.

Gli alimenti, qui di seguito consigliati, possono contribuire significativamente a migliorare il decorso di questa patologia.

ALIMENTI DA PREFERIRE

- CARCIOFO: aumenta la produzione di urina e anche l'eliminazione di urea, una delle sostanze che si accumulano nel sangue in caso di insufficienza renale. Perciò, il consumo regolare di carciofi è molto salutare quando i reni non funzionano più regolarmente.

- ZUCCA: la sua polpa è un blando diuretico, che favorisce la funzionalità renale. E' povera di sodio, fosforo e proteine, perciò è molto indicata in caso di insufficienza renale.

- CASTAGNA: è alcalinizzante e quindi compensa almeno parzialmente l'acidificazione del sangue che si presenta in caso di insufficienza renale. Fornisce poche proteine in rapporto al suo contenuto calorico ed è povera di sodio e di fosforo, tutti fattori importanti quando i reni non riescono a compiere la loro funzione in maniera soddisfacente.

- DATTERI: fornisce pochissime proteine in rapporto alla sua ricchezza energetica, perciò è molto indicato in caso di insufficienza renale.

- PATATA: neutralizza l'acidità provocata dall'insufficienza renale, perchè alcalinizza il sangue. Inoltre, favorisce l'eliminazione delle sostanze di rifiuto e fornisce relativamente poche proteine, niente sodio e poco fosforo, tutti fattori importanti per migliorare questa malattia. Le patate sono però ricche di potassio, perciò si devono evitare quando l'insufficienza renale è in fase avanzata.

- OLIO DI PESCE: è stato dimostrato che la somministrazione, per almeno due anni, di integratori di olio di pesce, ricchi di acidi grassi omega-3, ritarda la perdita della funzionalità renale nei pazienti che già soffrono di insufficienza renale cronica.

ALIMENTI DA ELIMINARE

- PROTEINE: quando l'organismo metabolizza le proteine, genera sostanze tossiche come l'acido urico, l'urea, la creatina e vari acidi, che devono essere eliminati dai reni con l'urina. In caso di insufficienza renale, le tossine si accumulano e costituiscono un grave pericolo per l'organismo. Si devono quindi assumere solo le proteine strettamente indispensabili per mantenere l'equilibrio di azoto. La riduzione delle proteine giova anche al miglioramento generale dell'insufficienza.

- SODIO: quando i reni diminuiscono la loro funzionalità, eliminano meno sodio, componente principale del sale comune. La ritenzione di sodio provoca la formazione di edemi nei tessuti. Si consiglia di non superare i 500 mg al giorno, equivalenti a 1,25 g di sale comune. Gli alimenti elaborati e quelli di origine animale sono in genere più ricchi di sodio.

- FRUTTI DI MARE: contengono spesso varie tossine che, non potendo essere eliminate dai reni, possono provocare intossicazioni molto gravi in caso di insufficienza renale.

- CARNE: contiene proteine, che aggravano il carico di lavoro dei reni. Inoltre, la carne (come i frutti di mare e, in proporzione minore, il pesce) contiene sostanze azotate non proteiche, quali la creatina, l'urea e varie purine, che devono essere eliminate dall'organismo grazie ai reni, per mezzo dell'urina. Se i reni non funzionano correttamente, il consumo di carne intossica l'organismo e peggiora il decorso della malattia.

- FOSFORO: man mano che i reni perdono la loro funzionalità, il livello di fosforo nel sangue aumenta, provocando acidosi metabolica e decalcificazione ossea. I cereali, la frutta secca e tutti gli alimenti di origine animale sono quelli che apportano più fosforo.

- POTASSIO: nei casi leggeri o moderati di insufficienza renale, non è necessario ridurre il potassio; ma nei casi gravi, in caso di oliguria (urina scarsa), i reni perdono la capacità di eliminarlo con l'urina e provocano nel sangue un aumento del suo livello, che può alterare la funzionalità cardiaca. Il potassio si trova principalmente negli alimenti vegetali.

- INTEGRATORI VITAMINICI: la disfunzione dei reni può provocare l'accumulo di vitamine e minerali fino a raggiungere livelli tossici per l'organismo. Bisogna quindi evitarli, specialmente gli integratori di vitamina A, una vitamina che comporta seri rischi di intossicazione quando il suo livello nel sangue aumenta. Questo rischio non sussiste se si ingerisce la sua provitamina, il beta-carotene di origine vegetale.

Venerdì, 05 Luglio 2019 06:43

MASCHERE FAI DA TE PER LA COUPEROSE.

06-07-2019

Diverse persone soffrono di couperose, una malattia della pelle che mette in evidenza i capillari, soprattutto sulle guance. Oggi vi voglio consigliare 3 semplici maschere per curare questa condizione. 

MASCHERA AI MIRTILLI E RICOTTA

Frulla un cucchiaio di mirtilli con due di ricotta fresca e mezzo bicchiere di latte a temperatura ambiente. Ottenuto un composto omogeneo, spalmalo sul viso e lascialo in posa per 15 minuti. Poi risciacqua con acqua tiepida e passa sul viso del tonico alle rose.

MASCHERA ALL'ARGILLA

Sciogli l’argilla in polvere in acqua e aggiungi un cucchiaio di olio di oliva, stendi sul viso e lascialo agire per almeno mezz’ora. Risciacqua poi con acqua tiepida ed asciuga con un asciugamano morbido.

MASCHERA ALLA CAROTA

Per questa maschera usa 200 g di carote fresche grattugiate finemente, pulisci il viso con del latte detergente, ed applica le carote sul viso, lascia in posa e sciacqua con acqua tiepida. Ripeti almeno due volte alla settimana.

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