Angelo Ortisi

Angelo Ortisi

Venerdì, 03 Maggio 2019 09:24

CHIODI DI GAROFANO E BENEFICI PER LA SALUTE.

04-05-2019

Se state cercando un modo per prevenire il cancro, risolvere i problemi parodontali o aggiungere più gusto alla vostra vita sessuale, i chiodi di garofano possono essere la risposta. Utilizzati nella medicina tradizionale cinese, i chiodi di garofano sono una comune, ma spesso trascurata spezie. Hanno una capacità eccezionalmente alta di intervenire sui radicali liberi e una moltitudine di sostanze nutritive essenziali. I chiodi di garofano sono ricchi di omega-3 acidi grassi, fibre alimentari e vitamine C e K, così come di calcio, magnesio e manganese che è di particolare interesse, in quanto attiva una varietà di importanti enzimi all’interno del corpo e gioca un ruolo nel metabolismo dei grassi. Il manganese stabilizza il sistema nervoso, alleviando così la depressione, l’irritabilità e l’ansia. Attraverso numerose indagini, i ricercatori hanno sviluppato un alto rispetto per la capacità di guarigione dei chiodi di garofano. L’eugenolo è il principale elemento bioattivo trovato nella spezie. I chiodi di garofano sono utili per il trattamento di:

• Candida albicans e infezioni batteriche.
• Infiammazione.
• Malattie parodontali.
• Alti livelli di zuccheri nel sangue.
• Asma.
• Spasmi muscolari.
• Acne.
• Raffreddori, influenza e mal di gola.
• Congestione polmonare.
• Mal di testa.

Inoltre, per il loro alto potenziale antiossidante, i chiodi di garofano hanno proprietà anticancro sostanziali. Nei test di laboratorio, i composti isolati della spezie, hanno dimostrato di sopprimere l’attività cellulare mutagena. I chiodi di garofano alleviano anche le disfunzioni sessuali. Un semplice test in vitro ha dimostrato che una concentrazione del 5 per cento di olio essenziale di chiodi di garofano ha dato piena protezione contro gli insetti. Allo stesso modo, uno studio presso la Mahidol University in Thailandia ha scoperto che l’olio essenziale di chiodi di garofano conferisce un elevato livello di protezione contro le zanzare, fornendo il 100 per cento di repellenza per 2-4 ore.
Per il mal di gola o per promuovere la salute orale, diluire cinque gocce di olio essenziale di chiodi di garofano in 1/2 tazza di acqua e utilizzare come gargarismo. In alternativa, ungere il cavo orale con una o due gocce di olio, può ridurre la carica batterica e fungina, alleviare il dolore dei denti e contribuire a frenare la gengivite. L’uso topico di chiodi di garofano in polvere guarisce l’acne grazie all’azione antisettica dell’eugenolo. Unire 1 cucchiaio di chiodi di garofano e miele grezzo. Mescolare con una spruzzata di limone e applicare la pasta su tutto il viso. Lasciare in posa per 20 minuti e risciacquare abbondantemente.

04-05-2019

La manicure spesso è una vera e propria avventura in: taglio delle unghie, eliminazione cuticole, limatura delle unghie, idratare e smalto, un’avventura che non si limita solo alle donne. Chiunque può trarre beneficio da questo trattamento di ringiovanimento delle unghie e delle mani. Inoltre, non tutti devono cercare l’aiuto di un professionista quando prendono familiarità con rimedi casalinghi per la manicure. Basterà un pò di tempo e tranquillità, pensando che facendo la manicure, ci si prende cura di noi stessi. Non serve spendere molti soldi, magari ogni mese o addirittura ogni settimana; basterà considerare i rimedi casalinghi per fare la manicure in casa. Questi rimedi vi aiuteranno a risparmiare denaro e a godersi il relax nel comfort del vostro ambiente personale:

• Succo di limone: Non è raro trovare che le vostre unghie si sono ingiallite una volta rimosso lo smalto – soprattutto se vi piace la tonalità più scura. Per migliorare l’aspetto delle tue unghie, immergi le mani in una pari quantità di succo di limone e acqua per cinque minuti.

• Olio d’oliva: per migliorare il processo di essiccazione, dopo una manicure, poggiate delicatamente l’olio d’oliva su ogni unghia e lasciare agire per 30 minuti. Questo rimedio contribuirà anche ad evitare l’essiccazione nel contorno delle unghie. È possibile utilizzare l’olio d’oliva anche per le cuticole. Strofinate le cuticole per fornire nutrimento e idratazione.

• Sale e olio d’oliva: Esfoliate le mani con uno scrub fatto in casa a base di olio d’oliva e sale grosso. Fate uno scrub per due o tre minuti, e dopo aver finito lavate le mani con acqua tiepida.

• Maionese: Ogni quindici giorni, prova l’ammollo delle unghie in una ciotola piena di maionese, così da sanificare le cuticole. Immergete le mani e lasciate agire per 10 minuti, in alternativa potete mettere un pò di maionese sopra ogni unghia.

• Lavaggio mani per eliminare le cuticole: Per tenere le mani idratate e lisce quando si cercherà di eliminare le cuticole, usate una miscela di due cucchiai di zucchero di canna e tre cucchiai di olio d’oliva. Bagnate le mani e strofinate il composto, lavate le mani prima dell’eliminazione delle cuticole.

• Dentifricio: Per sbiancare le unghie, applicare del dentifricio (bianco non di tipo gel) su un vecchio spazzolino, strofinate con cura le unghie.

• Perossido d’idrogeno: Unghie che sembrano ingiallite o scolorite potranno beneficiare di una pasta fatta: di un cucchiaio di acqua ossigenata e due cucchiai di bicarbonato di sodio. Sfregare il rimedio sulle unghie e lasciate agire per 4 minuti prima di lavare le mani.

• Latte: Per ammorbidire le mani prima di una manicure, immergere in una piccola ciotola di latte intero per 5-10 minuti.

11-01-2017

Molte persone pensano che per il fatto di non presentare un'anemia perniciosa diagnosticabile, la vitamina B12 nella loro dieta sia sufficiente. In effetti, se non si sviluppa l'anemia perniciosa, molte persone non pensano affatto alla vitamina B12. Non è una di quelle vitamine di cui si parla tutti i giorni. I risultati della carenza di vitamina B12 possono non palesarsi per periodi di tempo abbastanza lunghi, secondo uno studio condotto dal dottor Oded Abramsky, membro del Dipartimento di Neurologia dell'Hadassah University Hospital e della Hebrew University Hadassah Medical School di Gerusalemme. Il dottor Abramsky sostiene che i risultati possono essere devastanti e irreversibili. Sul Journal of the Amercia Geriatrics Society, il dottor Abramsky ha descritto il caso di tre pazienti carenti di vitamina B12. Dallo studio di questi casi concludeva che "manifestazioni mentali o psichiatriche come apatia, fluttuazioni dell'umore, disturbi della memoria, paranoia o psicosi conclamate possono spesso precedere i mutamenti del sangue (anemia) di un certo numerto di anni". Inoltre, possono sopravvivere alterazioni del sistema nervoso, con disturbi quali debolezza e dolore agli arti, attenuazione dei riflessi e delle percezioni sensoriali, cambiamenti della temperatura in alcune parti del corpo, difficoltà nella deambulazione, balbuzie e tremito degli arti.
Quello che è peggio, una carenza di vitamina B12 è qualcosa che anche al medico può sfuggire molto facilmente, o perchè non gli viene in mente di cercarla o perchè pur cercandola non la trova. Succede spesso che l'esame del sangue dia un livello normale e nessun segno di anemia: da qui l'errore diagnostico. Questa mancanza di parallelismo tra le condizioni del sangue e i sintomi del paziente, secondo il dottor Abramsky, rappresenta "la causa principale della mancata diagnosi precoce". Egli avverte tuttavia che "un precoce riconoscimento della carenza di vitamina B12 è importante, in quanto rende possibile una cura immediata. Altrimenti, il risultato finale di lesioni cerebrali o spinali potrà essere la demenza e la paraplegia, che possono diventarte completamente irreversibili se il trattamento è ritardato a causa di un errore di diagnosi". In parole semplici, se una carenza di vitamina B12 non è individuata nei primi stadi, può sfociare in danni mentali permanenti e nella paralisi.
Il metodo più sicuro per scoprire una carenza nascosta di vitamina B12 è l'uso del test di Schilling, che misura l'assorbimento reale della vitamina. Questo test consiste nel somministrare al paziente per via orale un quantitativo stabilito di vitamina B12 radioattiva, seguito da una dose per via endovenosa di vitamina B12 normale, in modo da facilitare il flusso della prima. Si misura quindi la radioattività nelle urine nelle 24 ore. La prova viene poi ripetuta, aggiungendo il fattore intrinseco, un composto mucoproteico di amminoacidi e di enzimi necessario per l'assimilazione della vitamina B12. Se il livello di vitamina B12 è basso e diventa normale con le somministrazioni del fattore intrinseco, il medico individua la carenza di vitamina B12 e la possibile insorgenza dell'anemia. Ciò che rende importante questa vitamina è il suo effetto sulla mielina, la guaina protettiva che ricopre il midollo spinale e altri elementi del sistema nervoso. Anche se la necessità di vitamina B12 è generalmente minima, se dalla dieta manca questa piccola quantità o è assorbita in modo improprio, il risultato può essere disastroso. La mielina comincia a disintegrarsi, aprendo la strada a danni del sistema nervoso e possibili psicosi.

Giovedì, 02 Maggio 2019 12:31

LA VERITA' SUL KAMUT.

03-05-2019

Il kamut è un cereale con buone proprietà nutrizionali ed è eccellente per la pastificazione. Ma non è stato “risvegliato” da una tomba egizia e non è adatto ai celiaci. Inoltre viene coltivato e venduto in regime di monopolio, ha un costo eccessivo, e una pesante impronta ecologica. Il kamut - o meglio, il khorasan è un tipo di frumento che abbiamo anche in Italia. “Kamut” non è il nome di un grano, ma il marchio commerciale (come “Mulino Bianco” o “McDonald’s”) che la società Kamut International ltd (K.Int.) ha posto su una varietà di frumento registrata negli Stati Uniti con la sigla QK-77, coltivata e venduta in regime di monopolio e famoso in tutto il mondo grazie ad un’operazione di marketing senza precedenti. C’è chi chiama questa varietà il “grano del faraone” perché si racconta che i suoi semi sono stati ritrovati intorno alla metà del secolo scorso in una tomba egizia ed inviati nel Montana, dove dopo migliaia di anni sono stati “risvegliati” e moltiplicati. Il frumento prodotto e venduto con il marchio kamut è coltivato negli Stati Uniti (Montana) e nel Canada (Alberta e Saskatchewan), sotto lo stretto controllo della famiglia Quinn, proprietaria della società K.Int.; in Italia è importato solo da aziende autorizzate e può essere macinato solo da mulini autorizzati. Tutti i prodotti che portano il marchio sono preparati e venduti sotto licenza della K.Int e sotto il controllo della kamut.
Il marketing decisamente efficace che è alla base del successo del kamut ha fatto leva su tre aspetti: la suggestiva leggenda del suo ritrovamento, l’attribuzione di eccezionali qualità nutrizionali ed una presunta compatibilità per gli intolleranti al glutine. Parliamone. Il Frumento orientale o grano grosso o khorasan - lo chiamiamo col suo nome tramandato, comune e “pubblico”, mentre Kamut è un nome di fantasia registrato - è una specie appartenente allo stesso gruppo genetico del frumento duro: presenta un culmo (fusto) alto anche 180 cm; ha la cariosside (chicco) nuda e molto lunga, più di quella di qualunque altro frumento; è originario della fascia compresa tra l’Anatolia e l’Altopiano iranico (khorasan è il nome di una regione dell’Iran); nel corso dei secoli si è diffuso sulle sponde del Mediterraneo orientale, dove in aziende di piccola scala è sopravvissuto all’espansione del frumento duro e tenero.
Dunque, per trovare il khorasan in Egitto non era (e non è) davvero necessario scomodare le tombe dei faraoni; senza contare che un tipo di khorasan era (e, marginalmente ancora è) coltivato anche tra Lucania, Sannio e Abruzzo: è la Saragolla, da non confondere con una omonima varietà migliorata di frumento duro ottenuta da un incrocio e registrata nel 2004 dalla Società Produttori Sementi di Bologna. Inoltre non bisogna dimenticare che la germinabilità del frumento decade dopo pochi decenni, per quanto ideali siano le condizioni di conservazione. Tutto questo porta a riconoscere nella storia del presunto ritrovamento del Khorasan/Kamut solo una fantasiosa invenzione commerciale, elaborata per stimolare il desiderio di qualcosa di puro, antico ed esotico. E, ad onor del vero, la stessa K.Int. ha preso le distanze dalla leggenda che, peraltro, ormai non ha più bisogno di essere incoraggiata. Dai dati oggi disponibili, di fonte pubblica e privata, tra gli elementi di maggiore caratterizzazione del khorasan ci sono un elevato contenuto proteico, in generale superiore alla media dei frumenti duri e teneri, e buoni valori di beta-carotene e selenio; per le altre componenti qualitative e nutrizionali non ci sono differenze sostanziali rispetto agli altri frumenti.
Bisogna però chiarire che, come ogni frumento, il khorasan è inadatto per l’alimentazione dei celiaci, perché contiene glutine (e non ne è né privo né povero, come, poco responsabilmente, una certa comunicazione pubblicitaria afferma o lascia intendere) e ne contiene in misura superiore a quella dei frumenti teneri e a numerose varietà di frumento duro.

- Kamut: glutine secco 15,5%, glutine/proteine 94,5%
- Frumento duro: glutine secco 12,5%, glutine/proteine 87,5%
- Farro: glutine secco 14%, glutine/proteine 79%
- Frumento tenero: glutine secco 13,4%, glutine/proteine 80,6%
- Farro spelta: glutine secco 17,1%, glutine/proteine 93%

Detto ciò, il khorasan è certamente un frumento rustico, con ampia adattabilità ambientale, eccellente per la pastificazione. Come ogni frumento che non è stato sottoposto a procedimenti di miglioramento genetico o ad una pressione selettiva troppo spinta, proprio per questo motivo pare sia più facilmente digeribile dalle persone che soffrono di lievi allergie e intolleranze, comunque non riconducibili alla celiachia: ma questo è proprio ciò che si può dire dei farri e delle “antiche” varietà di frumento duro e tenero. Se la sua coltivazione è biologica (come permette la sua rusticità e come, per i propri prodotti, assicura il disciplinare del marchio Kamut), si può dire che senz’altro è un prodotto salutare, senza però scadere in esagerazioni né in forzature incoraggiate dalla moda e dal marketing del salutismo.
Restano ancora tre aspetti che gettano un’ombra sul prodotto a marchio Kamut (ma non sul Khorasan!): è il monopolio commerciale imposto dalla K.Int. su un frumento tradizionale che, come tale, dovrebbe invece essere patrimonio di tutti, e più di chiunque altro delle comunità che nel tempo lo hanno conservato e tramandato; è il costo eccessivo del prodotto finito (dall’80 al 200% in più di una pasta di comune grano duro biologico), poco giustificabile a sostanziale parità di valori qualitativi e nutrizionali, dovuto al regime di monopolio, ai costi di trasporto, ai diritti di uso ed ai costi di propaganda, ma dovuto anche agli effetti di un mercato dell’eccellenza che trasforma il cibo in oggetto di lusso, di gratificazione e di distinzione, e che specula sul desiderio di rassicurazione e sul bisogno di salute; è la pesante impronta ecologica legata allo spostamento di un prodotto perlopiù coltivato dall’altra parte del Mondo che arriva sulle nostre tavole attraverso una filiera molto lunga (migliaia di chilometri), e che, solo per questo fatto, non è compatibile con la filosofia della decrescita e con l’attenzione al consumo locale, fatto se possibile a “chilometro zero”.

Giovedì, 02 Maggio 2019 12:29

10 ALIMENTI CHE ACCELERANO IL METABOLISMO.

03-05-2019

1. PEPERONCINO

L’azione positiva del peperoncino piccante sul nostro metabolismo e sulla circolazione del sangue viene attribuita al suo contenuto di capsaicina, un composto chimico in grado di svolgere un’azione stimolante sia sui processi metabolici che circolatori. Mangiare peperoncini piccanti aumenterebbe la nostra spinta metabolica del 25% per un periodo che può prolungarsi fino a tre ore. Se da una parte il metabolismo subisce un’accelerazione, dall’altra lo stimolo della fame si riduce ed il senso di sazietà perdurerà più a lungo.

2. CEREALI INTEGRALI

Cereali integrali come il riso o l’avena sono in grado di offrire energia al nostro organismo in maniera graduale e costante, evitando che si generino i picchi insulinici tipici di cibi troppo zuccherini, il cui consumo dovrebbe essere il più possibile limitato, in modo da evitare il rischio che l’organismo, avendo assunto zuccheri in eccesso, trasformi questi ultimi in grassi, processo che a lungo andare porterebbe ad un evitabile aumento di peso.

3. BROCCOLI

I broccoli sono annoverati tra gli ortaggi maggiormente in grado di aiutare il nostro organismo nello svolgimento dei propri processi depurativi e di eliminazione delle tossine. Essi contengono elementi fondamentali per il buon funzionamento del nostro apparato digerente, tra cui troviamo in particolare le fibre vegetali. I broccoli si contraddistinguono inoltre per la loro capacità di apportare vitamine tra cui la vitamina C, la vitamina A e la vitamina K. Non è da trascurare, infine, il loro contenuto di antiossidanti e folati, necessari per il compimento di alcuni importanti processi, tra cui il metabolismo dell’omocisteina, la cui elevata presenza nel sangue viene considerata un fattore di rischio a livello cardiovascolare.

4. ZUPPE E MINESTRE

Studi recenti effettuati presso la Penn State University hanno messo in luce come l’assunzione ben combinata di cibi liquidi affiancati a cibi solidi sia in grado di aumentare il senso di sazietà, apportando allo stesso tempo le proprietà benefiche di quei cereali, legumi e verdure che vengono comunemente impiegati nella preparazione di zuppe e minestre. L’assunzione di una minore quantità di cibo spinge l’organismo a bruciare i grassi già accumulati in precedenza, favorendo il dimagrimento.

5. TE’ VERDE

Il tè verde è una bevanda molto preziosa che, oltre ad esplicare i propri benefici sul nostro metabolismo, rendendolo più efficiente, è in grado di contribuire al mantenimento di un ottimo stato di salute, per via del suo contenuto non trascurabile di antiossidanti, in grado di svolgere una potente azione antinvecchiamento sui tessuti e sugli organi del nostro corpo.

6. MELE E PERE

Da uno studio condotto dall’Università di Rio De Janeiro su di un campione di donne, è risultato che, coloro a cui era stato richiesto di consumare tre mele o tre pere al giorno, si erano rivelate in grado di perdere peso più rapidamente rispetto a coloro che non seguivano la buona abitudine di consumare questi frutti quotidianamente. Mele e pere si sono dunque rivelate in grado di risvegliare il metabolismo e di favorire il dimagrimento.

7. SPEZIE

Cannella, pepe di Cayenna, pepe nero e zenzero sono tra le spezie ritenute maggiormente in grado di svolgere un’azione stimolante nei confronti del metabolismo. Sembra che siano le spezie dal sapore più piccante e pungente a garantire i risultati migliori. Da un sorprendente studio canadese emerge come chi assume regolarmente spezie sia in grado di bruciare quotidianamente fino a 1.000 calorie in più rispetto a chi non le annovera nella propria dieta.

8. AGRUMI

L’elevato contenuto di vitamina C di arance, mandarini e pompelmi contribuirebbe a tenere a bada i picchi insulinici, facendo in modo che l’organismo svolga in maniera regolare le proprie funzioni metaboliche, favorendo di conseguenza lo smaltimento di eventuali grassi in eccesso.

9. CIBI RICCHI DI CALCIO

Uno studio condotto dall’Università del Tennessee ha dimostrato come chi assume una quantità di calcio compresa tra i 1200 e i 1300 milligrammi sia in grado di perdere il doppio del peso rispetto a coloro il cui apporto giornaliero del minerale si sia rivelato minore. È bene ricordare che è possibile arricchire di calcio la propria dieta assumendo alimenti vegetali come i semi di sesamo, le verdure a foglia verde, i semi di lino, le mandorle e la quinoa.

10. CIBI RICCHI DI OMEGA-3

L’assunzione di cibi ricchi di omega-3 si rivela fondamentale nel ristabilire il corretto ritmo del metabolismo in quanto questi acidi grassi essenziali si rivelano in grado di ridurre la produzione di un ormone chiamato leptina, che sarebbe in grado di contribuire al rallentamento del metabolismo. Tra gli alimenti da scegliere per aumentare l’apporto di omega-3 nella dieta vi sono olio di semi lino, semi di lino, semi di zucca, semi di girasole, noci e anacardi.

02-05-2019

La vitamina D migliora la flora intestinale e la sindrome metabolica, secondo un nuovo studio. E’ noto che una dieta ricca di grassi può innescare la sindrome metabolica, un gruppo di sintomi che si presentano come fattori di rischio per diabete e malattie cardiache. Gli scienziati hanno ora scoperto che la carenza di vitamina D è necessaria per la progressione di questa sindrome nei topi con disturbi di fondo nei batteri intestinali. Se questi risultati potranno essere convalidati negli esseri umani, esporsi al sole ed assumere integratori di vitamina D possono essere approcci possibili e convenienti per migliorare o addirittura prevenire la sindrome metabolica. “Sulla base di questo studio, riteniamo che mantenere alti livelli di vitamina D sia attraverso l’esposizione al sole che la dieta o l’integrazione, è utile per la prevenzione e il trattamento della sindrome metabolica”, dice il Prof. Stephen Pandol del Cedars-Sinai Medical Center, Stati Uniti d’America che ha collaborato con il gruppo di ricerca di Yuan-ping Han presso l’Università del Sichuan, in Cina. La sindrome metabolica colpisce quasi un quarto della popolazione adulta del mondo ed è definita da un gruppo di fattori di rischio che conducono al diabete e malattie cardiache. I sintomi caratteristici sono l’obesità, aumento della circonferenza della vita, alti livelli di zucchero nel sangue, pressione alta o colesterolo alto. Chi soffre di sindrome metabolica di solito ha anche un eccesso di grasso nel fegato. La causa principale della sindrome metabolica sembra essere una dieta ad alto contenuto di grassi o carboidrati. Tuttavia, gli studi osservazionali hanno collegato la sindrome metabolica anche alla carenza di vitamina D che colpisce il 30-60% della popolazione mondiale.
Il gruppo di ricerca ha fatto importanti progressi nella comprensione del ruolo causale della vitamina D in questa sindrome. “Un supplemento di vitamina D nella dieta può parzialmente, ma significativamente, antagonizzare la sindrome metabolica causata da dieta ad alto contenuto di grassi nei topi”, dice Pandol. Più in particolare, i ricercatori hanno dimostrato che una dieta ricca di grassi ha alterato l’equilibrio tra batteri buoni e cattivi nell’intestino ed ha indotto al fegato grasso e all’aumento dei livelli di zucchero nel sangue, nei topi. Sorprendentemente, un insufficiente apporto di vitamina D aggrava lo squilibrio nella flora intestinale, contribuendo al fegato grasso su larga scala e alla sindrome metabolica. La carenza di vitamina D diminuisce la produzione di defensine, che sono molecole antimicrobiche essenziali per mantenere la flora intestinale sana. Come previsto, una fornitura orale di una defensina sintetica ha recuperato l’equilibrio tra batteri intestinali, ridotto i livelli di zucchero nel sangue e migliorato il fegato grasso. (Le defensine sono una famiglia di proteine deputate, come dice il nome stesso, alla difesa di un organismo dall’attacco di potenziali patogeni. Sono una famiglia di proteine molto antiche e con una struttura altamente conservata in mammiferi, insetti e piante. Sono peptidi costituiti da 29-34 aminoacidi, di natura anfipatica che riescono ad inserirsi nelle membrane e inducono la formazione di pori con conseguente morte per lisi della cellula). In sintesi, una dieta ricca di grassi da sola non è sufficiente a causare la sindrome metabolica, ma è necessaria una combinazione con la carenza di vitamina D. Di conseguenza, la supplementazione di vitamina D ha migliorato la sindrome metabolica nei topi. Il passo successivo sarà quello di convalidare questi risultati negli esseri umani. “Pochi studi hanno indicato che la supplementazione di vitamina D non può migliorare i disturbi metabolici nell’uomo. Tuttavia, questi studi sono in gran parte basati su indagini a lungo termine che possono essere stati ostacolati da scarsa compliance e dosaggio insufficiente”, dice Han, che rimane ottimista sul fatto che i risultati del suo studio potranno essere confermati negli esseri umani. “Stiamo progettando uno studio clinico per confermare il legame tra carenza di vitamina D e squilibrio della flora batterica intestinale e la sua associazione con la sindrome metabolica”, conclude Han.

 

http://journal.frontiersin.org/article/10.3389/fphys.2016.00498/full

Mercoledì, 01 Maggio 2019 17:50

I 6 SEMI DELLA SALUTE.

02-05-2019

Sono piccolissimi ma estremamente ricchi di proteine, fibre vegetali ed acidi grassi essenziali che li rendono in grado di aiutare l’organismo nella prevenzione di alcune delle malattie più temute. Si tratta dei semi, con cui poter arricchire la propria alimentazione aggiungendoli ad esempio al muesli della colazione o ad insalate e pietanze salate durante il giorno. Molti di essi forniscono un importante contributo nella regolazione dei livelli degli zuccheri e del colesterolo nel sangue. Scopriamo allora insieme le sei tipologie di semi più salutari.

1. SEMI DI CANAPA

I semi di canapa sono ritenuti un alimento altamente nutriente per via del loro contenuto proteico. Essi possono essere considerati una buona fonte di proteine, in quanto presentano ben 10 differenti aminoacidi. Vantano inoltre un perfetto equilibrio tra acidi grassi essenziali Omega-3 ed Omega-6. Oltre ad essere composti per il 30% da proteine, i semi di canapa contengono un quantitativo di fibre pari al 40%. È infine da considerare il loro benefico contenuto di fitosteroli. Secondo alcuni studi scientifici i semi di canapa potrebbero essere d’aiuto nella prevenzione di patologie cardiache, diversi tipi di cancro e gravi malattie come il morbo di Parkinson o l’Alzheimer.

2. SEMI DI GIRASOLE

L’assunzione di semi di girasole è utile per coloro che desiderano migliorare la propria digestione accrescendo l’apporto di fibre vegetali attraverso la propria alimentazione. I semi di girasole sono inoltre ricchi di acido folico, nutriente estremamente importante per le donne in gravidanza, periodo durante il quale il suo fabbisogno è raddoppiato. Contengono inoltre rame, selenio e vitamina E, utili per prevenire patologie cardiache e danni a livello cellulare.

3. SEMI DI SESAMO

I semi di sesamo rappresentano una delle più importanti fonti vegetali di calcio. Una porzione da 100 grammi di semi di sesamo contiene infatti 1.000 milligrammi di calcio. Contengono inoltre ferro, magnesio, zinco e fibre vegetali. Non mancano poi fosforo e vitamina B1. Per via della loro composizione i semi di sesamo sono considerati un alimento davvero unico. Presentano infatti fibre in grado di combattere il colesterolo, abbassare la pressione sanguigna e riparare il fegato da possibili danni. Sono considerati benefici anche in caso di artrite o osteoporosi e durante la menopausa.

4. SEMI DI ZUCCA

Studi scientifici hanno messo in luce come i semi di zucca possano essere efficaci nella prevenzione del cancro alla prostata. Essi sono ricchi di particolari antiossidanti denominati carotenoidi, ritenuti in grado di stimolare il sistema immunitario e la nostra capacità di difenderci dalle malattie. Questi semi sono inoltre ricchi di zinco e di acidi grassi Omega-3, due elementi nutritivi ritenuti benefici nella prevenzione di artrite e osteoporosi. I fitosteroli contenuti nei semi di zucca contribuiscono ad abbassare i livelli di colesterolo nel sangue e a rinforzare la capacità dell’organismo di lottare contro i tumori.

5. SEMI DI CHIA

Come i semi di sesamo, sono molto ricchi di calcio. Ne possono contenere infatti fino a 600 milligrammi ogni 100 grammi. Sono inoltre ricchi di ricchi di fibre vegetali, antiossidanti e proteine, pur apparendo davvero molto piccoli. I semi di Chia sono ritenuti in grado di svolgere un’azione regolatrice del livello di zuccheri nel sangue e di ridurre il rischio di contrarre malattie cardiovascolari o di andare incontro ad un eccessivo aumento di peso. Contengono per il 34% acidi grassi essenziali Omega-3, caratteristica che li rende molto simili ad un altro tipo di semi da non sottovalutare in quanto preziosissima fonte di acidi grassi essenziali e dai quali i semi di Chia possono essere sostituiti: i semi di lino.

6. SEMI DI LINO

I semi di lino risultano particolarmente preziosi nell’alimentazione occidentale per via del loro elevatissimo contenuto di Omega-3, la cui assunzione risulta spesso sbilanciata rispetto a quella degli Omega-6. Possono essere considerati, insieme ai semi di lino, come una delle principali fonti di assunzione di Omega-3 per vegetariani e vegani. A tale scopo i semi di lino andranno consumati crudi, preferibilmente dopo averli triturati. I semi triturati dovranno essere consumati subito o conservati in frigorifero per tempi brevi. Gli Omega-3 in essi contenuti agiscono contribuendo a proteggere l’organismo dal rischio di andare incontro a disturbi cardiaci e rivelandosi utili nel trattamento di patologie come ipertensione e osteoporosi.

Mercoledì, 01 Maggio 2019 17:48

OGM: NON C'E' PIU' VERGOGNA.

02-05-2019

Vi ricordate lo studio di Seralini pubblicato sulla rivista scientifica Food and Chemical Toxicology? Dimostrava l’esistenza di un legame tra mais geneticamente modificato della Monsanto e il tumore nei topi. Ora la stessa rivista ritratta ciò che ha pubblicato e la ritrattazione arriva dopo mesi e mesi di pressioni e…di cos’altro? Lo studio di Seralini aveva riscontrato che i topi alimentati con mais modificato geneticamente del tipo Monsanto NK603, con e senza abbinamento con l’erbicida Roundup sempre della Monsanto, presentavano una maggiore incidenza di tumori e una più alta mortalità. Ebbene, secondo quanto riportato dall’Activist Post, nel febbraio 2013 la rivista Food and Chemical Toxicology assume un ex dipendente della Monsanto, Richard Goodman (programm manager Monsanto dal 1997 al 2004), per la revisione delle pubblicazioni sulle biotecnologie. Il 19 novembre scorso la rivista annuncia la sua decisione di ritrattare lo studio pubblicato affermando che i risultati erano inconclusivi poiché non erano stati presi in considerazione abbastanza topi e il tipo di topi non era adeguato. Ma il laboratorio indipendente cui Seralini si è appoggiato ha sottolineato come lo studio di Monsanto, pubblicato sulla stessa rivista per dimostrare la sicurezza dei prodotti della multinazionale, “era stato condotto con lo stesso tipo e numero di topi”. Sono poi emerse anche altre debolezze nello studio di Monsanto; per esempio “i confronti sono fasulli poiché il mangime per i topi del gruppo di controllo era contaminato con ogm a dosi paragonabili a quelle dei topi trattati”. Anche il network europeo degli scienziati (ENSSER) ha pubblicamente condannato la condotta della rivista, ammonendo riguardo il livello di corruzione e definendolo “un abuso in flagrante della scienza” che “diminuirà la fiducia pubblica nella scienza stessa”. L’ENSSER ha accusato la rivista anche di avere violato “non solo i criteri per la ritrattazione che la stessa rivista ha sottoscritto, ma ogni standard di buona scienza”. E ha aggiunto che “i risultati che non piacciono vanno verificato non ignorati. E gli effetti tossici oltre al tumore e alla mortalità sono ben documentati". E ancora: "A decidere se i dati di Seralini sono conclusivi oppure no deve essere la scienza indipendente non un circolo segreto di persone”. L’industria del biotech ha una lunga storia di soppressione di qualsiasi scienza che dimostri che i prodotti ogm sono pericolosi. Il film The world according Monsanto rivela come ad esempio il dottor Arpas Pusztai venne tagliato fuori quando comparve alla televisione inglese rivelando le sue scoperte: la patata ogm provocava danni ad organi e sistemi dei topi e la crescita di cellule precancerose. E il dottor Ignacio Chapela che aveva scoperto come il mais ogm in Messico contaminasse quello convenzionale.

30-01-2017

I ricercatori sanno da tempo come la tiamina sia essenziale per un cuore sano. In The Avitaminoses, Walter Eddy e Gilbert Dalldorf affermano: “la carenza di tiamina indebolisce la funzione cardiaca, aumenta la tendenza ai ristagni fluidi extravascolari e porta a un arresto cardiaco terminale”. Gli autori riportano come il famoso medico ricercatore Sir Robert McCarrison produca alterazioni cardiache nei piccioni, nutrendoli con una dieta povera di tiamina. Eddy e Dalldorf descrivono un altro esperimento, nel quale si provocava nei piccioni una congestione cardiaca, che successivamente veniva curata con tiamina. Molti esperimenti su animali di laboratorio hanno provato la relazione tra carenza di tiamina e malattie di cuore. Il dottor Earl Aldinger, della Scuola di Medicina di Tulane, ha descritto gli stress osservati nei ratti tenuti per quattro settimane a una dieta priva di tiamina (Circulation Research): i tessuti cardiaci mostravano una marcata perdita (69%) di tensione ed elasticità nel periodo della carenza provocata, mentre gli animali sviluppavano un battito cardiaco irregolare. Il dottor Aldinger trovò che se ai ratti veniva somministrata tiamina nelle fasi iniziali di carenza, il ritmo cardiaco tornava rapidamente alla normalità, ma se la carenza durava cinque settimane o più, il cuore subiva danni irreparabili e i topi morivano. Il dottor Aldinger crede che la tiamina sia necessaria agli enzimi che forniscono energie al cuore e conclude che il diminuito battito cardiaco e l’abbassamento della tensione nel muscolo cardiaco possono essere attribuiti a un’insufficiente produzione energetica per il cuore. Un più recente esperimento sui ratti ha confermato il ruolo di coenzima della tiamina nella produzione energetica per il cuore. Il dottor James Sutherland e i suoi colleghi del Dipartimento di Farmacologia nella Scuola di Medicina dell’Università di Ottawa hanno usato ratti nutriti a coppie per determinare l’effetto della mancanza di tiamina sul PDH e sul 2-KGDH, due enzimi che riforniscono il muscolo cardiaco di energia metabolica. I ratti tenuti a una dieta priva di tiamina sviluppavano battiti cardiaci più deboli, ingrossamento del cuore e morivano poi di infarto cardiaco. Secondo un rapporto sull’esperimento pubblicato nel Journal of Nutritional Science and Vitaminology, “la comparsa e la gravità sia della bradicardia (anormale rallentamento dei battiti cardiaci) che della cardiomegalia (cuore ingrossato) proseguono parallelamente alla diminuita attività della piruvato-deidrogenasi e 2-chetoglutarato-deidrogenasi (PDH e 2-KGDH) nel cuore. E’ evidente quindi che la tiamina è un coenzima essenziale per il metabolismo energetico del cuore.
Non tutte le ricerche sul ruolo della tiamina nei decessi per turbe cardiache si sono limitate agli animali di laboratorio. Un gruppo di medici, in un rapporto pubblicato su Nutrition Reviews, ha misurato il contenuto di tiamina nel muscolo cardiaco, nel fegato e nei tessuti renali in 12 pazienti deceduti in seguito ad arresto cardiaco, con sintomi di varie gravi malattie organiche del cuore. Questi tessuti, confrontati con altri simili provenienti da 10 pazienti sani di cuore e morti per altre cause, rivelavano un sistematico abbassamento nel contenuto medio di tiamina rispetto al gruppo di controllo. La tiamina totale nei “non cardiaci” era 1,37 mcg per grammo di tessuto, contro 0,60 mcg dei soggetti cardiaci. La rivista commentava così il rapporto: “per la natura stessa dello studio è stato presumibilmente impossibile agli autori ottenere dati anamnestici circa il regime dietetico dei pazienti cardiaci e del gruppo di controllo nel periodo precedente alla morte, in modo da poter procedere a un confronto. Sembra valido il presupposto che i pazienti deceduti per gravi malattie cardiache non si siano nutriti adeguatamente per un periodo considerevole prima della morte. Non si è potuto accertare se le carenze riscontrate fossero sufficienti a pregiudicare il metabolismo del muscolo cardiaco, anche se, come indicano gli autori, questi sintomi di insufficiente apporto di tiamina certamente lo suggeriscono”.

30-04-2019

Per contrastare e prevenire i fastidiosi sintomi delle allergie, con particolare riferimento alle allergie stagionali, è possibile ricorrere ad alcuni rimedi naturali adatti a contenere il rilascio di istamina da parte del nostro organismo. L'istamina è una proteina che viene prodotta nel momento in cui il corpo si trova a contatto con un allergene, provocando reazioni come naso che cola, occhi arrossati ed eritemi. La natura accorre in nostro aiuto con alcuni alimenti, componenti nutritivi ed erbe adatti a trovare sollievo in caso di allergie, ritenuti come dei veri e propri antistaminici naturali.

1. VITAMINA C

La vitamina C è considerata un vero e proprio antistaminico naturale. Oltre alla propria azione di antistaminico, è coinvolta in altre funzioni dell'organismo, ad esempio nel contrastare i radicali liberi e nella sintesi del collagene. Tra gli alimenti più ricchi di vitamina C troviamo arance, peperoni, carote, broccoli, cavolfiori, fragole, spinaci, limoni, pompelmo, kiwi, pomodori, lattuga e banane.

2. FLAVONOIDI

I flavonoidi, con particolare riferimento alla quercetina, rappresentano degli antistaminici naturali che aiutano l'organismo a prevenire il rilascio di istamina e di altri composti che possono provocare infiammazioni ed allergie. Sono considerate buone fonti di quercetina gli agrumi, le cipolle, le mele, il prezzemolo, i pomodori, i broccoli, i legumi e la lattuga.

3. OMEGA-3

Agli acidi grassi essenziali omega-3 viene riconosciuta la capacità di ridurre le reazioni allergiche attraverso le loro proprietà antinfiammatorie. Gli acidi grassi omega-3 sono contenuti, ad esempio, nel salmone e nelle noci, due alimenti che possono spesso però risultare essi stessi causa di allergie. Da questo punto di vista, possono essere considerati come fonti di omega-3 più sicure i semi di canapa e l'olio di semi di lino.

4. ERBE AROMATICHE ED OFFICINALI

Tra le erbe aromatiche e le piante officinali considerate utili in caso di allergia, poiché ricche di componenti in grado di prevenire o di ridurre il rilascio di istamina, troviamo lo zenzero, la camomilla, l'echinacea, il basilico, il finocchio, l'aglio, la radice di liquirizia, il ginkgo biloba e l'alga spirulina.

5. RIBES NIGRUM

Il ribes nigrum è una pianta dalle numerose virtù, particolarmente apprezzata per via delle sue caratteristiche che lo rendono un vero e proprio antistaminico naturale. Esso contiene infatti alcune sostanze che si rivelano in grado di contrastare l'azione dell'istamina, responsabile del manifestarsi delle reazioni allergiche. Il ribes nigrum è inoltre ricco di vitamina C e rafforza il sistema immunitario.

6. TE’ VERDE

Il tè verde può essere considerato una bevanda utile da consumare in caso di allergia, in quanto il suo contenuto di quercetina e di catechina contribuisce a prevenire e a ridurre il rilascio di istamina. Proprio per via della presenza di tali componenti all'interno delle foglie di tè verde, la bevanda da esse ricavata è ritenuta un vero e proprio antistaminico naturale.

7. ORTICA

Per via del suo contenuto di quercetina, l'ortica è considerata un antistaminico naturale in grado di agire molto rapidamente. È possibile assumere l'ortica sia sotto forma di decotto che sotto forma di estratti erboristici in capsule, riguardo all'impiego dei quali è bene chiedere consiglio al proprio naturopata o erborista di fiducia. L'assunzione di ortica è solitamente sconsigliata a coloro che si trovano in cura con farmaci per abbassare la pressione e alle donne in gravidanza.

8. ACETO DI MELE

L'aceto di mele rappresenta un rimedio curativo ed un antistaminico naturale di facile assunzione. Due cucchiaini di aceto di mele possono essere diluiti in un bicchiere d'acqua per facilitare il suo impiego come rimedio contro le allergie. L'aceto di mele è ritenuto particolarmente efficace contro le allergie stagionali, contro le quali può risultare efficace assumere per quattro giorni quotidianamente tre bicchieri del preparato indicato.

9. INFUSO DI BASILICO

Il basilico è considerato un vero e proprio antistaminico naturale e le sue proprietà possono essere sfruttate mediante la preparazione di una tisana con il metodo dell'infusione. Il liquido ottenuto potrà essere applicato sulle eruzioni cutanee dovute alle allergie, al fine di alleviarle. Si utilizzano foglie di basilico essiccate da lasciare in immersione in acqua bollente fino a quando non si saranno raffreddate. Si utilizzano 30 grammi di foglie di basilico essiccate per ogni litro d'acqua.

10. ROOIBOS

Il rooibos, anche conosciuto come the rosso africano, è considerato un efficace antistaminico naturale. La sua azione contro le allergie è possibile per via del suo elevato contenuto sia di antiossidanti che di sostanze antinfiammatorie. Trattandosi di una bevanda naturale, e non di un comune farmaco, l'infuso di rooibos è privo dell'effetto collaterale costituito dalla sonnolenza, tipico degli antistaminici di sintesi.

Bonus William Hill
Bonus Ladbrokes

Copyright © 2014-2024 Naturopata Angelo Ortisi - Tutti i diritti riservati.

Powered by Warp Theme Framework
Premium Templates