Angelo Ortisi

Angelo Ortisi

24-02-2019

Ben noto e largamente impiegato nella cosmesi per prevenire le rughe e mantenere la pelle giovane ed elastica, pochi conoscono l’importanza del collagene per l’intero nostro organismo. In questo articolo scopriremo tutti i suoi lati nascosti: i benefici, gli alimenti che ne favoriscono la produzione e i fattori che la mettono a rischio.
Il collagene è una proteina e rappresenta il 30% delle proteine totali del corpo e ben il 70% delle proteine che formano la pelle. È lei che contribuisce a sostenere e tenere coesa la struttura dell’organismo intero, che ci dona tonicità, rende flessibili le articolazioni e solide le nostre ossa. Milioni di molecole di collagene, infatti, formano le fibre del tessuto connettivo del corpo: pelle, capelli, unghie, tessuto muscolare, legamenti, tendini, cartilagini, ossa. Ha un ruolo “stabilizzante” pur donando elasticità e flessibilità a tutto il corpo. Il collagene è presente nel tessuto connettivo dei muscoli lisci e svolge un ruolo prezioso: aiuta a costruire e mantenere elastiche le pareti delle arterie, dei vasi sanguigni più sottili e dei capillari. Si trova anche nelle pareti dell’intestino e la sua azione si rivela molto utile in tutte quelle patologie derivate da una permeabilità intestinale, intervenendo nella cicatrizzazione delle micro ferite della mucosa.
La formazione di collagene richiede una sufficiente quantità di aminoacidi, senza i quali i nostri tessuti tenderebbero ad essere molli e le ossa, i denti, i capelli e le unghie fragili, e tenderebbero a cadere. Le fibre di collagene sono infatti formate da catene di oltre 1.400 aminoacidi che danno loro una struttura molto resistente. Sono intrecciate a tripla elica, come le funi, e la loro coesione e stabilità o la loro fragilità dipendono dalla Vitamina C, molecola chiave che ne regola anche la produzione. Gli aminoacidi che formano il collagene sono: la glicina, l’arginina, la lisina, la treonina, un’alta percentuale di prolina (15%), la glutammina. Lisina e prolina ad esempio, fungono da agenti bloccanti in caso di degenerazione cellulare cioè nella distruzione fuori controllo di tessuti e quindi di collagene, in presenza di patologie come i tumori. Bassi livelli di prolina sono stati associati a degradazioni articolari e quindi ai sintomi e segni di invecchiamento. In base alla sequenza di aminoacidi, sono stati individuati 28 tipi di collagene. I più importanti sono:

• collagene di tipo I, costituisce il 90% del nostro organismo e si trova soprattutto nella pelle;
• collagene di tipo II, è elemento essenziale delle cartilagini e si trova nelle articolazioni e nei dischi intervertebrali;
• collagene di tipo III, presente nella pelle e nelle pareti dei vasi sanguigni;
• collagene di tipo IV, ha forma di reticolato e sostiene la membrana basale.

Nell’organismo si formano costantemente nuove cellule che hanno bisogno di “spazio” per espandersi e crescere. Lo fanno secernendo speciali enzimi appartenenti alla famiglia dei metalloproteinasi di matrice (MMPs). I collagenasi agiscono sul collagene, digeriscono e rompono la matrice senza compromettere la stabilità del tessuto connettivo. Sono enzimi coinvolti nel continuo processo di modellamento, crescita, riparazione dei tessuti. Quando questa fase di digestione anziché essere breve prosegue e sfugge al controllo, si ha la distruzione dei tessuti circostanti: è in questo modo che avviene la proliferazione delle cellule tumorali.
Presso l’istituto di ricerca del Dottor Rath, padre della Medicina Cellulare, sono stati condotti esperimenti scientifici in laboratorio che hanno messo in evidenza come cellule tumorali della mammella si diffondano, attacchino e distruggano una matrice di collagene in assenza di micronutrienti. Lo stesso esperimento è stato ripetuto aggiungendo nella provetta una selezione di micronutrienti grazie ai quali le cellule tumorali non sono riuscite a penetrare nella matrice di collagene.
Il collagene non rende elastica e luminosa solo la pelle, ma essendo presente anche nelle cellule delle pareti arteriose, ne contrasta l’indurimento, la comparsa di piccole fessure e l’accumulo di placche aterosclerotiche.

FUNZIONI E BENEFICI DEL COLLAGENE

Riduce rigidità e dolori articolari. Funziona da catalizzatore e provvede a depositare il calcio nelle ossa, dove le molecole di collagene sono dure e compatte. Studi dimostrano la sua efficace nella cura dell’osteoartrosi.

Valido aiuto nella cura della sindrome dell’intestino permeabile. Aiuta a sigillare le micro ferite. Un’integrazione di collagene può essere molto utile nel morbo di Crohn, nella rettocolite ulcerosa, nella sindrome del colon irritabile.

Favorisce il processo naturale di guarigione nelle patologie cardiovascolari. Contribuisce alla rigenerazione delle cellule delle pareti vascolari unitamente alla vitamina C, alla lisina e prolina.

Aumenta la massa muscolare magra. Fattore importante con l’avanzare dell’età, perché un aumento della massa muscolare aiuta a sostenere la postura, migliora la salute delle ossa e contribuisce a velocizzare il metabolismo bruciando più grassi.

Migliora la salute del fegato. Studi hanno evidenziato come la glicina (parte costituente del collagene), possa contribuire a ridurre il danno epatico indotto dall’alcool e altre forme di lesioni epatiche acute o croniche.

Rinforza il sistema immunitario.

COME CAPIRE SE SIAMO CARENTI DI COLLAGENE?

Il collagene è soggetto ad una perdita quotidiana continua attraverso capelli e desquamazione della pelle. Con l’avanzare dell’età vi è poi una graduale riduzione della sintesi dei peptidi precursori del collagene. Ecco i principali sintomi di carenza:

• caduta dei capelli;
• rughe ed invecchiamento precoce della pelle;
• artrite reumatoide;
• osteoporosi.

Ci sono poi fattori che rallentano la sintesi del collagene da parte dell’organismo e ci espongono ad un ulteriore rischio di carenza:

• l’eccessiva esposizione al sole;
• l’alcool;
• l’assunzione di molti farmaci;
• il fumo;
• una dieta povera di proteine animali (vegetariana e vegana);
• troppi zuccheri;
• il consumo di oli idrogenati;
• lo stress;
• disbiosi intestinale (alterazione della microflora intestinale).

ALIMENTI CHE CONTRIBUISCONO ALL’AUMENTO DI PRODUZIONE DI COLLAGENE

Il collagene è presente in tutti gli alimenti ricchi di aminoacidi:

- Carne di manzo. Il collagene che proviene dalle mucche è costituito principalmente dai tipi I e III, presenti in maggiore quantità nel corpo umano ed è quindi un’ottima fonte. Essendo ricca di glicina e prolina, è utile per la produzione di creatina e la costruzione dei muscoli.

- Carne di pollo. Il tipo di collagene più abbondante qui è il tipo II, il migliore per la costruzione della cartilagine. Questo lo rende vantaggioso per la salute delle articolazioni, soprattutto perché questa fonte fornisce anche condroitina e glucosammina, entrambi con effetti antinvecchiamento. La maggior parte dei supplementi contenenti collagene usa solitamente il collagene di pollo fornendone il tipo II.

- Brodo di ossa. Fonte straordinaria di collagene facilmente assorbibile. Prezioso durante la convalescenza e in caso di anemia.

- Pesce. Il collagene presente nel pesce ha una biodisponibilità nell’organismo 1,5 volte maggiore di quello derivante da bovini e suini. Fornisce soprattutto il collagene di tipo I, con gli aminoacidi glicina e prolina. Poiché il tipo I è presente in tutto il corpo, un consumo maggiore di pesce è stato associato a benefici per le articolazioni, la pelle, gli organi vitali, i vasi sanguigni, la digestione e le ossa.

- Uova. Sono una fonte naturale di collagene. Inserire uova nella propria dieta aiuta a combattere dolore e rigidità delle articolazioni, aumenta la massa muscolare, la mobilità, favorisce la digestione e la cicatrizzazione delle ferite.

QUANDO RICORRERE A INTEGRATORI DI COLLAGENE

Il collagene non mantiene giovane solo la nostra pelle, ma ha un profondo effetto ringiovanente e salutare in tutto l’organismo. Data la sua concentrazione nei cibi di origine animale, chi segue un regime vegetariano o vegano, è più soggetto a carenze. Per non incorrere in un precoce invecchiamento cellulare è consigliato ricorrere ad integratori di collagene estratti dai vegetali.

24-02-2019

Il diabete si sta espandendo a macchia d’olio: si stima che più di 10 milioni di europei ne soffrano e il 90% dei diabetici è di tipo 2. Il diabete è diventata ormai una malattia sociale che non riguarda solo la terza età. Colpisce in modo trasversale ogni fascia ed è in rapida crescita anche nella popolazione infantile. È una patologia che si origina e lavora in silenzio: quando viene diagnosticata è molto probabile che abbia provocato danni irreversibili nell’organismo. Una persona su tre oggi è in condizioni di pre-diabete e presenta:

• Glicemia alta. 
• Eccesso di trigliceridi.
• Scarsa reattività all’insulina.

Un dato su cui riflettere, dovuto soprattutto al massiccio consumo di grano e zuccheri e all’alto tasso di obesità, fattori in stretta correlazione con la comparsa di questa diffusissima malattia. In questo articolo proveremo a seguirne il percorso silente iniziando dalle origini, molto prima che la malattia venga diagnosticata e il nuovo approccio della medicina cellulare.

COS’E’ IL DIABETE?

Il diabete è un’alterazione del metabolismo degli zuccheri caratterizzata da un’iperglicemia cronica. In poche parole, l’organismo non controlla più in modo corretto il livello degli zuccheri nel sangue e la loro distribuzione all’interno delle cellule risulta alterata.

PATOLOGIE SECONDARIE LEGATE AL DIABETE MELLITO

A causa dell’iperglicemia cronica si creano danni a carico dei piccoli vasi sanguigni di varie parti dell’organismo. Nel lungo periodo i pazienti diabetici presentano un rischio maggiore nell’essere colpiti da:

• Ictus.
• Cecità.
• Blocco renale.
• Infarto del miocardio.
• Blocco delle arterie degli arti inferiori.

COME AVVIENE IL METABOLISMO DEGLI ZUCCHERI

Sia che abbiamo mangiato un piatto di cereali integrali o raffinati, un panino o una fetta del nostro dolce preferito, durante la digestione subiscono tutti lo stesso destino: vengono scissi liberando glucosio nel sangue, ovvero zucchero, pronto per rifornire di energia la maggioranza delle cellule. La quantità di zucchero nel sangue è chiamata glicemia ed è vitale che sia sempre mantenuta ad un livello minimo costante per la produzione di energia: non troppo alta e non troppo bassa. Il compito di regolare il tasso glicemico è affidato al delicato meccanismo ormonale. Fondamentale il ruolo dell’insulina e del glucagone.

LA FUNZIONE CHIAVE DELL’INSULINA

Al termine di ogni pasto, il livello di glicemia aumenta e il pancreas rilascia una certa quantità di insulina che varia proporzionalmente allo zucchero presente nel flusso sanguigno. L’insulina rimuove lo zucchero in eccesso nel sangue e lo dirotta verso le cellule e, come una chiave, apre i recettori posti all’esterno permettendo loro di assorbire e rifornirsi di glucosio. Quando il tasso glicemico scende troppo, il pancreas secerne l’ormone del glucagone che “ordina” alle cellule di rilasciare il glucosio dalle riserve e ristabilire il giusto livello di glicemia nel sangue. Facendo un passo avanti nel percorso del metabolismo degli zuccheri, vediamo come l’insulina in realtà converta lo zucchero in glicogeno, una forma di grasso, e i primi posti in cui lo stocca sono le cellule del fegato e dei muscoli. Né uno né l’altro sono però in grado di accoglierne e conservarne grandi quantità. Entrambi sono programmati per convertire il glicogeno, bruciarlo in energia utile a soddisfare un’intensa attività fisica di circa 90 minuti. Uno stile di vita spesso troppo sedentario e l’abitudine di consumare carboidrati ad ogni pasto ad iniziare sin dal mattino (latte e cereali, biscotti, fette biscottate, brioches), fa sì che:

• siamo in balìa di alti e costanti livelli di insulina nel corpo;
• le cellule risultano sovralimentate, ipernutrite e non sono mai in grado di ripulirsi e rilasciare i vecchi depositi.

LA VIA SILENZIOSA DEL DIABETE IN 5 FASI

Si è aperta la strada verso il diabete, che possiamo riassumere in 5 fasi:

1. Alto livello di glucosio nel sangue. Stimolando la staffetta glucosio-insulina più e più volte al giorno, in una prima fase le cellule Beta del pancreas vengono stimolate a produrre continuamente insulina.

2. Insulino-resistenza. Quando ci nutriamo continuamente di zucchero in tutte le sue vesti, le cellule sature non sono in grado di riceverne ancora. Le cellule Beta del pancreas aumentano allora del 50% per produrre e dare man forte all’insulina nel forzare i ricettori ad aprirsi. Questi ad un certo punto diventano insensibili al richiamo dell’insulina e non accettano più zucchero.

3. Comparsa del grasso viscerale. Lo zucchero in eccesso, sotto la spinta dell’insulina, viene forzato a trasformarsi in grasso che inizia ad accumularsi attorno agli organi viscerali circondandoli in profondità. Inizia a produrre ormoni e sostanze chimiche infiammatorie che riversa nel fegato e a sua volta in tutto il corpo.

4. Distruzione delle cellule Beta del pancreas. A causa dell’alta glicemia le cellule Beta subiscono danni irreparabili per il loro sovraccarico di lavoro. Iniziano a morire e non sono in grado di rigenerarsi.

5. Diabete di tipo 2. Quando le cellule Beta scendono sotto il 50% il pancreas non è più in grado di produrre insulina. Siamo arrivati alla meta del diabete mellito 2.

DIABETE: IL DIVERSO APPROCCIO DELLA MEDICINA CELLULARE

L’unica soluzione oggi per prevenire il diabete è quella di ridurre e tenere sotto controllo il tasso glicemico. Pur limitandolo e riducendolo, le patologie a carico del sistema cardiocircolatorio nei diabetici restano comunque frequenti. Le ricerche della medicina cellulare aprono nuovi ed interessanti scenari. Analizzando le cellule del pancreas, si è visto che quando risultano essere cronicamente carenti di micronutrienti essenziali, possono provocare altrettanti deficit nelle pareti arteriose, causa delle varie e serie patologie secondarie legate al diabete.

VITAMINA C E GLUCOSIO: UNA PERICOLOSA SOMIGLIANZA

Viste al microscopio, le due molecole si assomigliano, hanno una struttura simile. Zucchero e vitamina C sono in possesso delle stesse “chiavi” per penetrare nelle cellule. Nel metabolismo di una persona diabetica il trasporto all’interno delle cellule del glucosio e della vitamina C non avviene in modo equilibrato. L’ elevata concentrazione di glucosio fa sì che nelle cellule entri una maggiore quantità di molecole di zucchero a scapito delle molecole di vitamina C. La carenza cronica di vitamina C, secondo la medicina cellulare, può provocare un ispessimento delle pareti dei vasi alterando la formazione del tessuto connettivo.

COME CURARE IL DIABETE SECONDO LA MEDICINA CELLULARE

Nutrire in profondità le cellule del pancreas e quelle delle pareti arteriose facendo attenzione che non incorrano in un deficit di micronutrienti essenziali è la strada maestra per prevenire l’insorgenza del diabete e delle sue gravi conseguenze. Ecco i micronutrienti essenziali per il corretto funzionamento del metabolismo degli zuccheri nei diabetici:

• Vitamina C per compensare lo squilibrio provocato dall’aumento della concentrazione di zucchero nel sangue. Uno studio ha dimostrato che per ogni grammo di vitamina C, si può fare a meno di 2,5 unità di insulina.

• Vitamina E. È un antiossidante e protegge le membrane cellulari.

• Vitamine del gruppo B. Migliorano la funzionalità metabolica del fegato. Biocatalizzatore indispensabile per il corretto metabolismo del glucosio e dell’insulina.

• Inositolo e colina. Sono parti della lecitina, componente essenziale della membrana cellulare, importanti per il trasporto e il rifornimento ottimale dei nutrienti.

23-02-2019

Il fieno greco è un’erba naturale ricchissima di nutrienti e benefica per tanti motivi. È stata usata per migliaia di anni nella medicina alternativa e negli ultimi tempi anche la scienza moderna si è interessata ai suoi benefici, conducendo diversi studi. In questo articolo ti mostro quali sono le sostanze nutritive contenute nel fieno greco, 11 principali usi di questa pianta e come usarlo.

Il fieno greco è una pianta conosciuta scientificamente con il nome di Trigonella foenum-graecum. La pianta è alta circa 60-90 cm, ha foglie verde chiaro, simili a un trifoglio, piccoli fiori bianchi e baccelli che contengono i semi di fieno greco, di colore marrone dorato e dal sapore leggermente pungente e nocciolato. Per migliaia di anni il fieno greco è stato usato nella medicina alternativa e nella medicina cinese per trattare condizioni della pelle e altre malattie. Negli anni più recenti è diventata una spezia di uso casalingo comune ed è usato come agente addensante: si può trovare anche in prodotti come saponi e shampoo.

PROFILO NUTRIZIONALE DEL FIENO GRECO

I semi di fieno greco sono ricchi di minerali:

• Ferro.
• Potassio.
• Calcio.
• Selenio. 
• Rame. 
• Zinco. 
• Manganese. 
• Magnesio.

Dal punto di vista delle vitamine contengono:

• Tiamina (B1).
• Acido folico (B9).
• Riboflavina (B2).
• Piridossina (B6). 
• Niacina (B3).
• Vitamine A e C.

Contengono inoltre polisaccaridi:

• Saponine. 
• Emicellulosa. 
• Mucillagine. 
• Tannini. 
• Pectine.

Il fieno greco contiene anche colina, che in alcuni studi ha dimostrato di rallentare l’invecchiamento cerebrale.

UN VALIDO AIUTO PER LE NEOMAMME

Il latte materno è il cibo migliore per il neonato. È la migliore fonte di nutrimento per lo sviluppo del bambino. Tuttavia, soprattutto all’inizio, in alcuni casi si può avere una produzione di latte scarsa (cosa che scoraggia spesso le mamme e le fa virare verso l’allattamento artificiale). Ci sono alcuni tipi di tisane che promuovono la produzione di latte (ad esempio la tisana di finocchio), ma la ricerca suggerisce che anche il fieno greco può essere un’alternativa valida e completamente naturale. Sembra che i suoi benefici in questo senso siano dovuti alla presenza di diosgenina, una saponina con proprietà estrogeniche. Uno studio di 14 giorni condotto su 77 neomamme ha evidenziato che consumare tè al fieno greco aumentava il peso dei bambini nutriti al seno. In un altro studio 66 mamme sono state divise in 3 gruppi: il primo ha ricevuto tisana di fieno greco, il secondo un placebo e il terzo nulla. I ricercatori hanno notato un aumento significativo della produzione di latte nel primo gruppo. Infatti il volume del latte materno prodotto aumentava da 34 ml nel gruppo di controllo e placebo a 73 ml nel gruppo che assumeva fieno greco. In questi studi è stata usata una tisana al fieno greco invece di supplementi, ma i supplementi hanno effetti simili. La ricerca attuale è molto incoraggiante. Inoltre, il magnesio e le vitamine contenuti nel fieno greco, rendono il latte ancora più nutriente per il neonato.

UN VALIDO AIUTO PER CICLO E MENOPAUSA

Il fieno greco è considerato una potente sostanza che facilita le mestruazioni e allevia i sintomi collegati. Inoltre, riduce i sintomi della menopausa: migliora l’umore, i crampi e le vampate.

COSA PUO’ FARE IL FIENO GRECO PER GLI UOMINI?

Alcuni studi hanno scoperto che il fieno greco ha effetti benefici sugli uomini, incluso un aumento dei livelli di testosterone e della libido. Uno di questi studi ha coinvolto 30 uomini in età da college. I partecipanti hanno seguito per 8 settimane un programma di sollevamento pesi, 4 volte a settimana. La metà di questi assumeva 500 mg di fieno greco al giorno. L’altra metà non assumeva nulla. Il gruppo che non aveva preso supplementi ha sperimentato un calo di testosterone, mentre nel gruppo che aveva assunto fieno greco c’era stato un aumento di testosterone. Questo gruppo aveva anche perso il 2% del grasso corporeo.

AIUTA A TENERE SOTTO CONTROLLO GLI ZUCCHERI NEL SANGUE

La più interessante ricerca sul fieno greco ha analizzato come influenza condizioni metaboliche come il diabete. Sembra essere benefico per diabete di tipo 1 e 2, oltre a migliorare la tolleranza dei carboidrati anche negli individui non diabetici. In uno studio su diabetici di tipo 1 i ricercatori hanno aggiunto 50 grammi di polvere di semi di fieno greco nei pranzi e nelle cene dei partecipanti per 10 giorni. È stato evidenziato un miglioramento del 54% in 24 ore degli zuccheri nelle urine e una riduzione del colesterolo LDL totale. In più una meta analisi ha esaminato i risultati di 9 diversi studi che hanno testato 4 erbe, inclusi cardo mariano, cannella e fieno greco. Il fieno greco riduceva i livelli di zuccheri nel sangue a digiuno di circa 38.05 mg/dl (molto di più di tutte le altre erbe). Infine, in uno studio è stato dato a partecipanti non diabetici del fieno greco, ed è stata evidenziata una riduzione dei livelli di zuccheri nel sangue del 13.4% 4 ore dopo il consumo. Questi benefici potrebbero essere dovuti al ruolo del fieno greco nel migliorare la funzionalità dell’insulina. In ogni caso i benefici osservati negli studi fatti usando polvere di fieno greco intero o semi potrebbero essere parzialmente dovuti all’alto contenuto di fibre.

ALTRI BENEFICI DEL FIENO GRECO

Il fieno greco è stato usato per trattare una lunga lista di malattie nella medicina alternativa. In ogni caso molti di questi usi non sono stati studiati abbastanza bene da poter trarre delle conclusioni decisive. Ricerche preliminari suggeriscono che può aiutare nei seguenti casi:

• Controllo dell’appetito: 3 studi sul fieno greco hanno mostrato una riduzione di grassi e un aumento dell’appetito. Uno studio di 14 giorni ha scoperto che nei partecipanti l’apporto di grassi totale si riduceva spontaneamente del 17%.

• Livelli di colesterolo: Ci sono evidenze che possa abbassare il colesterolo e i livelli di trigliceridi. I polisaccaridi contenuti, tra cui le pectine, aiutano ad abbassare il colesterolo LDL, scoraggiando i sali biliari ad assorbirlo nel colon e allo stesso tempo si legano alle tossine in modo da poterle più facilmente eliminare.

• Bruciore di stomaco: Uno studio pilota di 2 settimane condotto su persone con bruciori di stomaco frequenti ha scoperto che il fieno greco riduceva i sintomi. Il fieno greco contiene molte mucillagini, per questo aiuta ad alleviare le infiammazioni gastrointestinali.

• Infiammazione: Il fieno greco ha dimostrato di avere effetti antinfiammatori su topi e gatti. Ma sono necessari studi sull’uomo per confermarlo.

• Altre testimonianze e aneddoti della medicina tradizionale suggeriscono che possa aiutare anche con colite ulcerativa, problemi di pelle e numerose altre malattie.

Il fieno greco può essere consumato in diverse concentrazioni e forme, quindi non ci sono dosaggi validi per tutti. Inoltre il dosaggio dipende dai benefici che sperimenti tu personalmente. Ad ogni modo se usi i semi interi, la dose giusta è di 2-5 grammi. Per i supplementi, 500 mg all’inizio e poi, dopo 2-3 settimane si può aumentare la dose a 1.000 mg (se non hai effetti collaterali). Puoi prenderlo prima o durante il pasto, ma dal momento che aiuta a controllare gli zuccheri nel sangue, ha senso prenderlo con il pasto a più alto contenuto di carboidrati della giornata. Le donne che allattano possono prendere tisane a base di fieno greco.

POSSIBILI EFFETTI COLLATERALI

Il fieno greco sembra sicuro per il consumo e studi condotti sugli animali non hanno riportato effetti negativi fino al consumo di 50 volte la dose raccomandata. La ricerca attuale non ha riportato seri danni di salute sull’uomo quando viene assunto secondo la dose raccomandata. Qualcuno ha riferito di aver avuto episodi di diarrea e indigestione. Qualcun altro di aver avuto una riduzione dell’appetito (cosa positiva a meno che non stia cercando di prendere peso). Dato che abbassa i livelli di zuccheri nel sangue dovrebbe essere usato con cautela se stai prendendo medicinali per il diabete o supplementi che abbassano i livelli di zuccheri. Consultati con un esperto prima di prendere supplementi se hai una patologia in atto.

 

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23-02-2019

Mentre le bevande gassate, cosiddette dietetiche, continuano a spopolare, un nuovo studio mette in guardia sui potenziali rischi per chi le assume quotidianamente. Ne basterebbero infatti 2 al giorno per aumentare il rischio di ictus e più in generale di malattie cardiovascolari. Uno studio completo, condotto su un ampio campione di donne over 50, dimostra ancora una volta come una dieta sbagliata possa incidere negativamente sulla nostra salute. Sebbene molte persone utilizzino con fiducia bevande zuccherate a basso o nullo contenuto calorico per perdere peso (o quanto meno per non prenderne ulteriormente), ciò potrebbe in realtà mettere a rischio la loro salute. Secondo i ricercatori, infatti, tali bevande sono associate a un più alto rischio di ictus e malattie cardiache.
Il gruppo di ricerca, guidato dal Dottor Yasmin Mossavar-Rahmani dell’Albert Einstein College of Medicine nel Bronx a New York, ha analizzato i dati relativi a 81.714 donne in post-menopausa, la cui età media era compresa tra 50 e 79 anni all'inizio dello studio. Le partecipanti sono state monitorate in media per 12 anni. Si è visto così che le donne che avevano consumato due o più bevande dietetiche zuccherate artificialmente avevano il 31% in più di probabilità di avere un ictus e il 29% in più di probabilità di soffrire di malattie cardiache. Tra i partecipanti, le donne afro-americane si sono mostrate il gruppo più vulnerabile.
Lo studio, pubblicato sulla rivista Stroke, era di tipo osservativo, il che significa che i ricercatori non potevano provare direttamente che le bevande zuccherate causano problemi di ictus e di cuore attraverso un nesso causale. Inoltre, non sappiamo ancora nello specifico quali dolcificanti artificiali possano essere dannosi e quali invece innocui. In precedenza, altri studi hanno stabilito un legame tra bevande dietetiche e ictus, demenza, diabete di tipo 2, obesità e sindrome metabolica, suggerendo che le bevande a zero calorie possono essere altrettanto nocive di quelle zuccherate. La ricerca non fornisce prove sufficienti, dunque, e altri studi dovranno approfondire meglio gli effetti delle bevande zuccherate ipocaloriche sulla nostra salute. Le prove ottenute finora suggeriscono comunque che, la cosa più prudente da fare, è evitarle. Scegliamo allora di bere più acqua, la bevanda ipocalorica e salutare per eccellenza!

 

https://www.ahajournals.org/doi/10.1161/STROKEAHA.118.023100

05-01-2018

La corteccia di salice è stata utilizzata in medicina dagli antichi medici greci ed egiziani per secoli. Nel 1829 gli scienziati hanno scoperto il suo principio attivo, la salicina, che ha effetti sulla salute simili a quelli dell’acido acetilsalicilico (aspirina). Essa contiene anche tannini, glicosidi, catechine e flavonoidi. Gli studi suggeriscono che l’attività analgesica e antinfiammatoria della corteccia di salice mostra i suoi effetti lentamente, ma l’efficacia può durare più dell’aspirina. La salicina viene convertito in acido salicilico dopo che è stata assorbita dallo stomaco, pertanto, non può causare l’irritazione dello stomaco come l’aspirina e può essere una grande opzione per il trattamento secondario di malattie gravi.

QUALI SONO I VANTAGGI DELLA CORTECCIA DI SALICE?

Studi e ricerche identificano la corteccia di salice come antinfiammatorio, antipiretico, antisettico, antiossidante, analgesico e stimolante del sistema immunitario. E’ stata utilizzata nel trattamento di diverse condizioni come mal di testa, mal di denti, mal di schiena, artrosi, sindrome premestruale, crampi mestruali, dolori muscolari e tensioni, disturbi cardiovascolari, tagli, ferite, ustioni, raffreddori, influenza, febbre e disturbi reumatici e infiammatori, cioè borsite, artrite, dolore articolare, sindrome del tunnel carpale e tendinite. Grazie alle sue proprietà nutrizionali e curative, molti paesi europei (Germania, Francia, Inghilterra) hanno approvato la corteccia di salice per il trattamento del dolore e delle condizioni reumatiche. Anche il suo estratto è stato approvato dalla cooperativa europea scientifica sulla Fitoterapia (ESCOP) per il trattamento di lievi disturbi reumatici, dolore e febbre. Uno studio volto a esaminare l’attività antinfiammatoria e analgesica della corteccia di salice ha trovato che i pazienti affetti da mal di schiena che hanno assunto capsule di corteccia di salice con 225 mg o 240 mg di salicina sono stati sollevati dal mal di schiena entro 3 settimane del suo consumo regolare. Pertanto, il consumo regolare di estratto di corteccia di salice può essere utile per mal di schiena, collo e dolori muscolari.

FEBBRE

La corteccia di salice bianco è stata a lungo utilizzata nel trattamento della febbre associata a raffreddore e influenza. Assumere una capsula di corteccia di salice due volte al giorno può aiutare contro febbre legata al freddo e influenza. Bere una tazza di tè di corteccia di salice 2-3 volte al giorno può essere ugualmente utile.

ATTACCHI DI CUORE

Gli studi suggeriscono che l’assunzione di piccole quantità di aspirina può ridurre il rischio di coagulazione interna e, quindi, può svolgere un ruolo significativo nel ridurre i rischi di ictus e infarto. Pertanto, bere una tazza di tè di corteccia di salice bianco una o due volte al giorno, può ugualmente ridurre il rischio di infarto e ictus in persone ad alto rischio.

EMICRANIA

La ricerca ha dimostrato che basta bere una tazza di tè di corteccia di salice regolarmente per combattere l’emicrania.

ARTROSI E ARTRITE REUMATOIDE

Uno studio tedesco mostra che le persone con osteoartrite che hanno assunto estratto di corteccia di salice che fornisce 240 mg di salicina per due settimane, hanno avuto ridotti livelli di dolore del 14%. Pertanto, nelle persone che hanno da lieve a disturbi reumatici medi e sono a rischio di osteoartrite, assumere 240 mg di estratto di corteccia di salice bianco regolarmente, può sopprimere la progressione e l'insorgenza della malattia.

PMS E CRAMPI MESTRUALI

Crampi mestruali sono di solito causati da infiammazione della mucosa uterina e contrazioni indotte da un ormone come prostaglandina. Gli studi suggeriscono che i componenti naturali della corteccia di salice possono aiutare a combattere i crampi mestruali e i sintomi di PMS, regolando la produzione di prostaglandine e riducendo l’infiammazione. Basta bere una tazza di tè di corteccia di salice 2-3 volte al giorno a partire un paio di giorni prima dell’inizio del ciclo mestruale. Esso può anche aiutare ad alleviare il mal di schiena, mal di testa e il dolore alle gambe associato con le mestruazioni. Per fare un tè con corteccia di salice basta semplicemente aggiungere un cucchiaino di corteccia di salice bianco in una tazza di acqua calda. Filtrare il tè e aggiungere miele per ridurre al minimo il sapore amaro. Il tè può essere refrigerato per non più di 48 ore dal momento che perde la sua efficacia se conservato per più ore.

MAL DI DENTI

L’attività antinfiammatoria e analgesica della corteccia di salice può aiutare con il mal di denti. Semplicemente, masticare un piccolo pezzo di corteccia di salice bianco o strofinare la sua polvere nella zona interessata. Bere tè di corteccia di salice può aumentare l’efficacia del trattamento. Per le gengive infiammate fare gargarismi con tè di corteccia di salice ogni sera, prima di andare a letto.

La corteccia di salice dovrebbe essere evitata se siete allergici all’aspirina in quanto entrambe condividono lo stesso ingrediente chiave che è la salicina. Non è raccomandato durante l’allattamento e alle donne incinte, alle persone con ulcere croniche, morbo di Crohn, colite, malattie renali, asma e così come ai bambini sotto i 16 anni, in quanto può causare la sindrome di Reye. Eccessive dosi di corteccia di salice può causare problemi simili al sovradosaggio di aspirina, tuttavia, i suoi effetti sembrano essere più miti rispetto a quelli dell’aspirina. Il sovradosaggio di corteccia di salice può provocare eruzioni cutanee, irritazione dello stomaco, infiammazioni renali, nausea, vomito, vertigini, acufeni/ronzio. Se si stanno assumendo rimedi come il Ginkgo e aglio o qualsiasi diuretico, inibitori piastrinici, anticoagulanti, farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) e Metoclopramide, non si deve assumere la corteccia di salice in qualsiasi forma. La corteccia di salice è disponibile nelle erboristerie in forma di pezzi di corteccia secca, estratti, pillole, capsule, polveri, tinture e tè.

21-02-2019

Il cavolo è noto soprattutto perché è un vegetale a basso contenuto di calorie. Ed è vero: un cavolo contiene appena 44 calorie per tazza. Ma questo è il meno significativo dei suoi benefici. Centinaia di studi hanno provato l’efficacia del cavolo nella prevenzione e nel trattamento del cancro. Inoltre, ha diversi altri benefici, incluso il fatto che è ricchissimo di nutrienti vitali, antiossidanti e composti antinfiammatori.
Secondo Jonny Bowden, autore di The 150 Healthiest Foods on Earth, il cavolo è un potente alimento per sconfiggere il cancro. “Mangiare cavolo più di una volta a settimana riduce del 66% il cancro al colon negli uomini, stimola anche il sistema immunitario uccidendo batteri e virus ed è un buon purificante del sangue”. Secondo l’Oregon State University, studi epidemiologici continuano a fornire evidenze che una dieta ricca di verdure crucifere come il cavolo sono collegate a minori rischi di cancro. In prima fila in questa famiglia di anticancro c’è il cavolo, ricco di composti anticancerogeni: antiossidanti e glucosinolati.
Inoltre, tutti i tipi di cavolo contengono una grande quantità di polifenoli, noti per le loro proprietà antinfiammatorie, il cavolo rosso è noto soprattutto per il contenuto di antocianine antinfiammatorie. In uno studio del 2014 pubblicato sull’Asian Pacific Journal of Cancer Prevention, è stata analizzata l’attività antiossidante e antinfiammatoria dei fitochimici del cavolo. La conclusione dello studio è stata promettente: “I risultati suggeriscono che queste varietà di cavolo sono fonti di antiossidanti e antinfiammatori che potrebbero contribuire alla prevenzione di malattie croniche collegate a stress ossidativo, come cancro e malattie delle arterie coronariche”.
È chiaro quindi che il cavolo, che sia verde o rosso, ha enormi benefici che non possono essere trascurati. Inseriscilo nella tua dieta, dato che è uno dei cibi più salutari del nostro pianeta! Ci sono infiniti modi di cucinarlo e di gustarlo. È delizioso anche cucinato semplicemente a vapore.

 

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/24377584

Mercoledì, 20 Febbraio 2019 18:26

SAI DISTINGUERE LA FAME DAL DESIDERIO DI CIBO?

21-02-2019

Sarebbe tutto più semplice se mangiassimo solo quando abbiamo fame e bevessimo solo quando abbiamo sete. Purtroppo non ne siamo capaci. Il nostro corpo si è così adattato al cattivo cibo e alle abitudini errate che non riesce più a riconoscere e leggere i propri segnali, non riesce più a distinguere la vera fame dal desiderio di cibo. Un cervo cammina calmo davanti a un branco di leoni che hanno appena ucciso e divorato la loro preda. Il cervo sa istintivamente che un leone non mangia più di quello di cui ha bisogno. Se un pezzo di cioccolata potesse camminare, non si avvicinerebbe mai ad un uomo, nemmeno se quell’uomo ha appena finito un pasto da 5 portate.
Durante un esperimento, a due gruppi di bambini dell’età di 3 e 5 anni è stata data una grossa porzione di maccheroni. I bambini di 3 anni hanno smesso di mangiare quando non avevano più fame, mentre quelli di 5 anni hanno continuato a mangiare anche dopo che erano sazi. Secondo Barbara Rolls, della Pennsylvania State University, i comportamenti appresi superano l’istinto man mano che si cresce. Quindi il gruppo più giovane coinvolto nell’esperimento ha ascoltato il proprio corpo e istintivamente ha smesso di mangiare quando era soddisfatto, mentre l’altro gruppo aveva già imparato a scegliere il pezzo più grosso di torta o a pulire tutto il piatto.
Dal momento che il nostro corpo è ormai programmato per ignorare i veri bisogni, come possiamo insegnargli la differenza tra desiderio e vera fame? Quando hai fame, vorresti ogni tipo di cibo. Quando hai desiderio, è per un cibo in particolare. Quando sei davvero affamato, hai bisogno di soddisfare quella fame. È un richiamo naturale, e qualsiasi tipo di cibo soddisferà quella richiesta psicologica. Quando l’obiettivo sarà raggiunto, e la fame sarà soddisfatta, non sentirai più l’esigenza di cibo. Questo è il motivo per cui gli animali o i bambini di 3 anni istintivamente smettono di mangiare quando sono sazi. Al contrario, il desiderio smodato di cibo e il mangiare più di quanto serve non sono istintivi. Non hai bisogno di quel cibo specifico, è solo desiderio. Il desiderio e il mangiare più di ciò di cui hai bisogno sono abitudini apprese, radicate nel tempo attraverso l’intricato meccanismo di formazione delle abitudini. Ecco 5 strategie per rieducarsi a mangiare solo quando hai fame e a idratarsi a sufficienza, e come sconfiggere il desiderio di mangiare più del dovuto una volta per tutte.

1. BEVI ACQUA CALDA LONTANO DAI PASTI PER MANTENERTI SEMPRE IDRATATO

Cerca di bere 1 litro e 1/2 d’acqua lontano dai pasti. Spesso ignoriamo che la nostra vera necessità è bere e confondiamo la sete per fame. Ma ricorda: nessun cibo può placare la sete. Quindi educati a bere!

2. SE VUOI UNO SPEZZA-FAME OPTA PER QUALCOSA DI SANO

Se nonostante abbia placato la tua sete tra i pasti continui a sentirti affamato dopo 10-20 minuti, cerca di combattere il desiderio di cibi industriali. Opta per una carota, un gambo di sedano o un frutto. Non solo queste opzioni aggiungeranno nutrienti alla tua dieta, ma ti faranno anche sentire più pieno più a lungo di una confezione di patatine o del cioccolato.

3. FAI IN MODO CHE LA TUA CASA SIA A PROVA DI “DIPENDENZE”

Se elimini la fonte del tuo mangiucchiare continuamente, ci saranno sicuramente minori probabilità che tu indulga nel cibo spazzatura. Questo è vero soprattutto per le persone che trascorrono la maggior parte del tempo a casa e, più nello specifico, in cucina. A casa, lo sgranocchiare può protrarsi all’infinito. Quindi cerca di non portare a casa cibo che non vuoi mangiare, non lo comprare!

4. LIMITA LA QUANTITA’ E LA SCELTA DI CIBO A TAVOLA

Quando ci sediamo a tavola e siamo circondati da tante abbondanti pietanze diverse, è facile mangiare più di quanto ci serva. Un’indagine condotta su 39 animali e uomini ha scoperto che il consumo di cibo aumenta quando un pasto ha più varietà, ed è associato ad aumento di peso e grasso. Quindi limita la scelta di cibo ai pasti. Proteine, verdure, grassi di buona qualità e una porzione di cereali integrali. Niente pane, gallette o accompagnamenti.

5. MANGIA MOLTA VERDURA DURANTE I PASTI

Ricchi di fibre, i vegetali ti lasciano la sensazione di pienezza e non ti fanno esagerare con il cibo. Anche se il tuo appetito è superstimolato durante i pasti, è più difficile esagerare nel mangiare quando il tuo corpo è pieno di nutrienti verdure.

L’obiettivo principale di un programma di salute o di perdita di peso dovrebbe essere quello di riprogrammare il corpo al suo ritmo naturale ristabilendo la sua naturale integrità e il suo istinto. In questo modo mangerai quando avrai fame e smetterai quando sei sazio, perché questo è quello che avviene naturalmente. Proprio come quello degli animali, il tuo corpo istintivamente fa la scelta giusta.

 

https://academic.oup.com/ajcn/article/82/1/236S/4863399

Mercoledì, 20 Febbraio 2019 08:57

3 ALTERNATIVE AL LATTE VACCINO PASTORIZZATO.

21-02-2019

Hai del latte in casa? Sbarazzatene! Per tutti questi anni ci è stato detto che il latte rende le nostre ossa forti e in salute. Ma in questo stesso periodo alcuni ricercatori svedesi hanno condotto uno studio su 61.433 donne e 45.339 uomini e sulle loro abitudini alimentari. Lo studio ha scoperto un legame tra quantità di latte consumato e aumento di fratture ossee, infiammazione e mortalità.

rBGH E LATTE

Fino agli anni ‘90 il 20-30% del latte consumato dagli americani era prodotto da vacche a cui veniva dato rBGH, un ormone della crescita usato per aumentare la produzione di latte. Molti altri Paesi, inclusi Canada, Australia, Nuova Zelanda, Giappone e 27 Paesi dell’Unione Europea hanno rifiutato l’uso dell’rBGH. Ad ogni modo l’rBGH non era un fattore dello studio condotto in Svezia. Quindi è lecito chiedersi: “chissà che risultati si sarebbero avuti ripetendo lo studio in America”.

INTOLLERANZA AL LATTOSIO E ALLERGIA AL LATTE

Sebbene spesso queste due cose vengano confuse, l’intolleranza al lattosio è una cosa diversa dall’allergia al latte. L’intolleranza al lattosio indica che il tuo sistema non è in grado di tollerare il latte perché non ha l’enzima lattasi, necessario per digerire lo zucchero del latte, il lattosio. L’intolleranza al lattosio provoca dolore allo stomaco, gonfiore, gas e feci molli. L’allergia al latte spesso provoca gli stessi sintomi, con infiammazione e danni ai tessuti. Spesso l’allergia al latte si presenta senza gli ovvi problemi di digestione. Altri problemi di salute, come infezioni respiratorie, infezioni dell’orecchio e dei seni nasali suggeriscono un’allergia al latte. L’allergia al cibo interferisce anche con la capacità del corpo di assorbire i nutrienti.

LATTE CRUDO SI O NO?

Il latte crudo è il latte non pastorizzato o omogeneizzato. Contiene in toto il suo ricco patrimonio di vitamine, batteri benefici, acido linoleico ed enzimi - quegli enzimi che ci aiutano a digerirlo (incluso l’enzima lattasi). Tuttavia, il latte crudo è sempre un fattore di rischio per quanto riguarda gonfiore, difficoltà di digestione e formazione di muco. Quindi se non hai assolutamente sintomi di digestione lenta e di muco, puoi aggiungere una piccola quantità di latte crudo (ma non di capra), ad esempio nel frullato, ma solo se sai che viene da animali da pascolo e che sono sani. Evitalo, invece, se hai gonfiore, muco e tossine. E comunque ti consiglio di inserirlo non più di un paio di volte alla settimana.

IL LATTE PASTORIZZATO E I SUOI PROBLEMI

Il motivo per cui il latte viene pastorizzato è per uccidere i batteri, ma a quale costo? Uccide anche i batteri benefici e distrugge vitamine e minerali. In più la pastorizzazione denatura le proteine. Questo latte viene scaldato ad altissime temperature per mezzo minuto per essere sterilizzato, cosa che lo renderà problematico da digerire. Anche la pastorizzazione a temperature più basse basta ad uccidere la maggior parte degli enzimi benefici.

IL LATTE E IL CALCIO

Qualche anno fa David Wolfe, un nutritionista, ha detto: “Le nazioni che consumano la maggior parte del calcio: Stati Uniti, Canada e Scandinavia, hanno i peggiori problemi di osteoporosi e questo è perché la nostra teoria sulla mineralizzazione è sbagliata. La teoria più diffusa è che centinaia di anni fa si è cominciato a dare attenzione alle ossa e si è scoperto che erano fatte di calcio. Quando le persone non hanno una buona densità ossea gli si viene detto: “hai bisogno di più calcio, perché è quello che costruisce l’osso”. Ma il calcio non costruisce l’osso e questo è uno dei più gravi fraintendimenti, ed è proprio questo il cuore di tutti i problemi con la scienza”. Cosa aumenta la densità ossea? Due altri minerali: il silicio e il magnesio.

CONCLUSIONE

Quindi per consumare derivati del latte (burro e formaggi) assicurati di procurarti quelli da latte crudo. È un prodotto benefico se non hai intolleranza al lattosio o allergie. Il latte pastorizzato invece è un pessimo cibo, nutre la candida e altri microbi pericolosi. Se vuoi più calcio, mangia più vegetali a foglia verde ed evita i ladri di nutrimento, e i cibi acidi e processati. Prendi il calcio dai vegetali a foglia verde e, per migliorare la densità ossea, bastano silicio e magnesio.

ALTERNATIVE AL LATTE PASTORIZZATO

Fortunatamente nei negozi di alimenti naturali ci sono tanti diversi tipi di bevande vegetali senza lattosio e senza i problemi legati al latte animale. Puoi usare questi tipi di bevande per i tuoi dolci, per preparare un porridge e in tutte le preparazioni che richiedono l’uso del latte. Ecco tre alternative al latte di vacca, con benefici e problemi, che ti aiuteranno a decidere quale va meglio per te.

BEVANDA DI MANDORLE

La bevanda di mandorle si ottiene dalle mandorle macinate ed è la bevanda vegetale più venduta negli Stati Uniti. Sebbene la bevanda di mandorle non contenga quasi per niente proteine naturali o calcio, non è difficile capire perché è così popolare: oltre ad essere privo di lattosio, ha un basso indice glicemico e ha pochissime calorie, il più basso contenuto dei tipi di bevande vegetali. Questo lo rende un’ottima alternativa per i diabetici e per le persone che vogliono perdere peso. Sfortunatamente la maggior parte dei brand di questa bevanda sono più acqua filtrata che vera bevanda di mandorle. Questo succede soprattutto in quelli di bassa qualità e dolcificati che si trovano nei supermercati. La cosa migliore è procurarsi bevanda di mandorle non dolcificato e biologico per avere il massimo dei benefici.

BEVANDA DI RISO

La bevanda di riso si ottiene da riso macinato e acqua e si riconosce subito per la sua naturale dolcezza. Come la bevanda di mandorle, quella di riso è naturalmente privo di lattosio ed è ottimo per cucinare e preparare dolci per il suo basso contenuto di grassi. La bevanda di riso è anche il meno allergenico tra le alternative vegetali, ed è per questo la scelta migliore per bambini e adulti che soffrono di allergie. Purtroppo, però, anche questa bevanda ha i suoi problemi. Contiene molti più carboidrati pesanti rispetto agli altri tipi di bevande, cosa che lo rende quello meno adatto ai diabetici e a chi fa una dieta a basso contenuto di carboidrati. Inoltre, la bevanda di riso non è in realtà una buona fonte di nutrienti, che è il motivo per cui alcuni produttori lo arricchiscono con vitamine e minerali (di solito calcio e vitamina D). Come per la bevanda di mandorle, anche per questa bevanda vale il discorso di acquistarlo biologico e non dolcificato.

BEVANDA DI CANAPA

La bevanda di canapa è un tipo di bevanda dal sapore nocciolato, senza lattosio, che si ottiene dai semi di canapa che sono stati messi a bagno in acqua e macinati. È probabilmente la bevanda vegetale più nutriente, contiene un rapporto 3:1 di omega-6 e omega-3 e 10 amminoacidi essenziali (che lo rendono una buona fonte di proteine per vegetariani e vegani). Questa bevanda è anche naturalmente ricco di molti altri nutrienti, inclusi magnesio, beta-carotene, calcio, ferro, potassio e vitamine del gruppo B. Di solito la bevanda di canapa tende ad essere costoso e più difficile da trovare rispetto agli altri tipi di bevande vegetali.

21-02-2019

La menopausa è un cambiamento fisiologico che accompagna le donne in un certo periodo della vita, ovvero quando le loro capacità riproduttive si interrompono e di conseguenza scompaiono del tutto le mestruazioni. Purtroppo, nella maggior parte dei casi, questo periodo è particolarmente delicato e le donne si trovano ad affrontare fastidiosi sintomi come:

• sbalzi di umore;
• vampate;
• sudorazione notturna;
• insonnia;
• dolori articolari.

Alla base della gran parte di questi sintomi c'è il fatto che in menopausa si producono meno estrogeni. Ogni donna reagisce in maniera del tutto personale ma molte si fanno aiutare dai medici per trovare una terapia che possa alleviare i fastidi. In diversi casi si prescrive la terapia ormonale sostitutiva che però non è esente da controindicazioni e dal rischio di effetti collaterali anche gravi come la comparsa di malattie cardiache e infiammazioni di vario tipo.
Uno studio clinico, condotto da ricercatori dei dipartimenti di infermieristica e farmacia dell'Università di Izmir Katip Çelebi in Turchia, ha voluto confrontare gli effetti della terapia ormonale sostitutiva (TOS) con quelli dei semi di lino. Per fare questo gli esperti hanno studiato i sintomi della menopausa in 140 donne volontarie che non avevano mestruazioni da almeno un anno. Le donne sono state divise in quattro gruppi da 35 partecipanti ciascuno. Il primo e il secondo gruppo non assumevano la terapia ormonale sostitutiva ma 5 grammi di semi di lino al giorno (un cucchiaio equivale a circa 11 grammi) ogni giorno per 3 mesi. L’unica differenza tra il primo e il secondo gruppo era che quest’ultimo, oltre ai semi di lino, seguiva un percorso informativo sulla menopausa. Il terzo gruppo aveva ricevuto la terapia ormonale sostitutiva prescritta da un medico che consisteva in 2 milligrammi di estradiolo emiidrato e 1 milligrammo di acetato di noretindrone al giorno. Vi era poi un quarto gruppo di controllo che non aveva ricevuto alcun trattamento.
La valutazione è stata fatta considerando la Rating Scale relativa alla menopausa (MRS) che tiene conto di vari parametri tra cui intensità e frequenza dei sintomi. Si è considerata però anche la Scala della qualità di vita, un test importante che esiste dal 1987. I test sono stati fatti all’inizio dell’esperimento e dopo 3 mesi. I punteggi sono stati infine analizzati e valutati da un computer che ha realizzato un’analisi statistica dei risultati. Si è visto così che i semi di lino sono al pari della terapia ormonale sostituiva in quanto ad efficacia contro i sintomi della menopausa. Dopo tre mesi, infatti, i ricercatori hanno scoperto che i primi due gruppi segnalavano un minor numero di sintomi, mentre il quarto gruppo, quello che non aveva ricevuto alcun trattamento, aveva un aumentato rischio.
I gruppi uno e due erano diminuiti nella sintomatologia tipica della menopausa, in media di circa il 9% e il 10%. Questo in realtà significa che i semi di lino assunti ogni giorno sono stati in grado di migliorare i sintomi della menopausa fino al 17% rispetto al gruppo di controllo. Anche le donne che avevano assunto farmaci per la terapia ormonale sostitutiva avevano minori sintomi della menopausa, la riduzione era sempre di circa il 10%. Il risultato, dunque, tra TOS e semi di lino sarebbe uguale se non fosse che quest'ultimo rimedio evita alle donne una serie di possibili effetti collaterali legati invece all’assunzione di farmaci.
Anche se si è registrato sostanzialmente un pareggio tra TOS e utilizzo dei semi di lino contro i sintomi della menopausa, questi ultimi presentano dei vantaggi in più. Sono i punteggi dei testi relativi alla qualità della vita a rivelare i vantaggi dei semi di lino rispetto alla terapia ormonale sostitutiva. Il punteggio del primo gruppo era di 49, del secondo 41,69 mentre il gruppo TOS registrava un 34,65 e il gruppo di controllo 33,82. Tra l'altro, mentre i risultati dei gruppi che avevano assunto semi di lino rispetto a prima erano saliti, avveniva il contrario per il gruppo che aveva seguito il classico trattamento farmacologico. C’è poi il discorso degli effetti collaterali, come già detto chi segue la TOS rischia con maggiori probabilità infiammazioni, irritazioni, malattie cardiovascolari, nausea, mal di testa e altri sintomi collaterali. I semi di lino, al contrario, abbassano l’infiammazione e hanno effetti benefici su intestino, stomaco, cervello e riduzione del colesterolo cattivo.

 

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25882265

Martedì, 19 Febbraio 2019 09:56

LA VITAMINA E COMBATTE LA NOCIVITA' DELL'OZONO.

20-02-2019

Un gruppo di ricercatori della School of Medicine of the University of California di Davis, ha affermato che le infezioni respiratorie sono una complicazione importante dell'esposizione all'ozono: anche in deboli concentrazioni. Non è l'ozono in sè a causare infezioni; piuttosto, esso sembra ridurre notevolmente l'attività dei fagociti nei polmoni, che combattono e addirittura uccidono i germi che tutti noi respiriamo e introduciamo nei polmoni. I ricercatori di cui sopra concludono che la menomazione a carico dei fagociti è una conseguenza della formazione di radicali liberi e perossidi lipidici. Queste ultime due sostanze chimiche altamente instabili sono prodotte dal potere eccezionalmente ossidante dell'ozono. Esse a loro volta attaccano le cellule con cui vengono in contatto, combinandosi in legami chimici innaturali con alcuni costituenti delle cellule, come gli acidi grassi e gli enzimi. Tali mutamenti, a breve termine, sono associati con cellule menomate e colpite a morte; a lungo termine, secondo alcuni ricercatori, questi mutamenti sono associati col cancro. Come entra la vitamina E in questo quadro? La risposta è semplice. L'ozono provoca tutti questi danni in virtù del fatto che è un agente ossidante estremamente potente. La vitamina E, dicono i ricercatori, è "un importantissimo antiossidante biologico". Perciò la vitamina E tende a bloccare l'ossidazione causata dall'ozono ed è perciò una difesa naturale contro questo gas tossico. Per determinare se la vitamina E serve a proteggere contro la tossicità dell'ozono non solo in teoria, ma anche in pratica, il dottor Warshauer e i suoi colleghi eseguirono una serie di esperimenti usando dei topi. Fatto essenziale, a un gruppo di topi venne somministrata una dieta carente di vitamina E, mentre un altro ricevette una dieta con aggiunta di generose quantità della stessa vitamina. Gli animali vennero quindi esposti a concentrazioni di ozono che andavano da poco più del livello medio riscontrato a Los Angeles a poco più del massimo quantitativo mai misurato nello stesso luogo. Questa esposizione avvenne per periodi di durata variabile; nel frattempo, un gruppo di controllo fu esposto ad aria pura. Dopo essere stati esposti ad aria inquinata da azono per una settimana, si scoprì che gli animali carenti di vitamina E avevano nei polmoni una concentrazione batterica doppia rispetto a quelli che avevano ricevuto la vitamina E. Ciò fu una chiara prova della misura in cui la vitamina E protegge le difese naturali dell'organismo dalla sopraffazione dovuta all'ozono. Un'altra differenza importante fu che, durante questa esposizione all'ozono, gli animali carenti di vitamina E persero più del doppio in peso rispetto agli animali che avevano ricevuto il supplemento. Ciò dimostra che la vitamina E non solo protegge localmente i polmoni contro l'ozono, ma serve a proteggere l'intero organismo. I medici osservarono anche che gli animali esposti all'ozono senza la protezione della vitamina E soffrivano di emolisi (distruzione dei globuli rossi) in misura dell'80% o più, mentre gli animali nutriti con un preparato di laboratorio che conteneva circa sei volte il quantitativo minimo di vitamina E soffrirono di emolisi in misura del 38% soltanto. Gli animali che avevano ricevuto un supplemento contenente undici volte il quantitativo minimo richiesto di vitamina E, presentarono la percentuale più bassa di emolisi: soltanto il 30%. Oltre a quelle normalmente ritenute fonti d'inquinamento, potrà sconcertarvi apprendere che qualsiasi apparecchiatura in casa vostra o sul luogo di lavoro che produca scintille, scariche statiche, o radiazioni ultraviolette o ionizzanti, produce anche ozono. Molti depuratori d'aria generano anch'essi ozono sufficiente da essere rischioso in certe condizioni e, per quanto possiate esserne inconsapevoli, tali apparecchiature possono essere in funzione in ospedali, uffici, ascensori.
Sul Journal of Environmental Health furono pubblicate delle avvertenze contro queste fonti insospettate d'inquinamento da ozono, per iniziativa di Slonin ed Estridge, del Cardiopulmonary Diagnostic Laboratory di Denver, Colorado. I due medici rivelarono anche che alcuni produttori di acqua distillata aggiungevano addirittura questo gas velenoso al loro prodotto senza informare il consumatore e senza preoccuparsi che venisse usato in un preparato per lattanti o in un laboratorio chimico. Poichè i preparati per lattanti sono generalmente fatti con acqua distillata e poichè l'ozono genera disturbi polmonari, sarebbe necessario investigare sul rapporto tra quest'acqua distillata e la mortalità nei primissimi mesi di vita. A meno che il bambino non venga allattato al seno, riceve pochissima vitamina E e perciò non possiede difese importanti contro i gravi danni di questo gas altamente ossidante. In attesa che i nostri governanti decidano di porre fine all'emissione di questo gas tossico, l'unica arma a disposizione che abbiamo è quello di assicurarsi di ricevere vitamina E a sufficienza per combinarsi chimicamente con l'ozono quando questo giunge ai nostri polmoni e renderlo inoffensivo. Le nuove prove sperimentali ci fanno comprendere che per ottenere il massimo grado di protezione è necessario più del minimo fabbisogno di vitamina E. Questa vitamina è tenuta non soltanto ad assolvere ai suoi doveri normali, ma a rendere anche un altro servizio, come disintossicante di una sostanza inquinante estremamente potente. E' anche un fatto che la vitamina E si consuma quando si combina con l'ozono invadente e perciò più l'aria che respirate è inquinata dall'ozono, più avete bisogno di vitamina E.

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