Angelo Ortisi
PROPRIETA’ ANTIEDEMIGENE E FLEBOTONICHE DELL’IPPOCASTANO.
16-12-2016
Le preparazioni a base di ippocastano e di escina (saponine totali) vengono da tempo utilizzate nella terapeutica delle patologie vascolari con ottimi risultati e numerosi sono ormai gli studi che confermano l’azione antiflogistica, antiedemigena e vitamino P-simile (diminuzione della permeabilità e della fragilità capillare): l’ippocastano attiva infatti la circolazione sanguigna e favorisce il ritorno venoso. Con la somministrazione giornaliera di ippocastano è stata dimostrata una riduzione dell’attività degli enzimi responsabili della degradazione dei proteoglicani. Viene ad essere così assicurata la coesione della parete vascolare: nei soggetti portatori di varici la concentrazione di tali enzimi (di origine lisosomiale) è assai aumentata. L’escina, oltre ad aumentare il tono venoso, è dotata di spiccata attività antinfiammatoria: agisce nella fase iniziale dell’infiammazione opponendosi alla formazione dell’edema e normalizza la permeabilità della parete vascolare che la flogosi ha aumentato. In più vi sarebbe un’azione surrenalo-dipendente. L’integrità anatomica funzionale del tessuto cortico-surrenalico risulta necessaria perché l’escina possa manifestare la sua azione. Se tale funzionalità, infatti, risulta alterata l’escina non dimostra alcuna attività. Due sono le ipotesi formulate: la prima prevede che l’escina abbia un’azione di stimolo diretta, o mediata dall’ipofisi per mezzo dell’ACTH, sulla corteccia surrenale in grado di determinare la liberazione di glucocorticoidi responsabili dell’attività antiedemigena; la seconda ipotesi prevede che l’escina venga trasformata a livello cortico-surrenalico in una nuova molecola dotata di intensa attività antinfiammatoria. Prove di laboratorio hanno segnalato che, se iniettata per via intraperitoneale nella cavia, aumenta la concentrazione plasmatica di ACTH e corticosterone per stimolazione ipofisaria. I risultati sono più netti se somministrata in profilassi. Il tempo di latenza che intercorre tra la somministrazione dell’escina e la comparsa dell’effetto farmacologico è di circa 16 ore. L’esculoside (glucoside cumarinico) altro componente del fitocomplesso, potente inibitore della lipossigenasi e ciclossigenasi, svolge attività antiflogistica ed analgesica.
E’ consigliabile utilizzare gli estratti totali (contenenti escina) nella prevenzione delle malattie vascolari, nelle stasi venose, nel trattamento delle emorroidi, degli spasmi vascolari e nella tromboflebite, situazioni nelle quali si otterrà un sicuro e pronto miglioramento. Tali preparati vengono, inoltre, utilizzati con efficacia nella dismenorrea e nella congestione pelvica (prostatismo, affezioni uterine). Le preparazioni a base di ippocastano servono, fra l’altro, per combattere i crampi muscolari notturni. Le proprietà spasmolitiche e coronarodilatatrici dell’ippocastano sono oggetto di ricerca. Recentemente la proantocianidina A2, una sostanza isolata dalla corteccia, ha mostrato un effetto protettivo verso i danni da UV, grazie alle sue marcate proprietà antiossidanti. Esternamente l’ippocastano viene impiegato in preparati topici atti a trattare quadri di insufficienza venolinfatica (gambe pesanti, crampi, parestesie ecc.) e fragilità capillare (ecchimosi, petecchie ecc.), nel trattamento delle mialgie, delle nevralgie, del reumatismo (attivazione della circolazione sanguigna) oltre che nel trattamento delle emorroidi, varici e contusioni diverse. Grazie all’effetto sulla permeabilità capillare gli estratti totali e l’escina hanno trovato applicazione anche in cosmetica. L’attività microvasculocinetica rende, inoltre, i preparati della pianta utili nel trattamento della cellulite e della caduta dei capelli. Rientra, infatti, nella composizione di shampoo “fortificanti” del capello.
LA VALERIANA AIUTA A RILASSARSI.
30-12-2016
La Valeriana officinalis è una pianta di origine europea e asiatica, da sempre coltivata a scopo medicinale per le sue radici e raccolta non prima dei due anni di crescita. Una peculiarità della pianta è l’odore caratteristico; durante l’essiccamento, infatti, si liberano acidi a 4-6 atomi di carbonio tra i quali butirrico, valerenico e caproico, dai relativi esteri che impartiscono alla valeriana il tipico odore. Tra i principi attivi più importanti presenti nella radice troviamo l’olio essenziale contenente acido valerianico, canfene e borneolo. Altri costituenti sono l’acido malico, zuccheri, tannini e alcaloidi. La valeriana è indicata come rimedio erboristico, da sola o in combinazione con altre piante per il trattamento di lievi stati d’ansia e di disturbi transitori del sonno. Numerose sperimentazioni cliniche hanno dimostrato che l’assunzione di valeriana è in grado di ridurre il tempo per l’induzione del sonno. L’acido valerenico inibisce l’enzima deputato alla ricaptazione del GABA (acido gamma-amminobutirrico), incrementandone la concentrazione e riducendo l’attività del sistema nervoso centrale.
ATTIVITA’ SEDATIVA E IPNOTICA
La valeriana ha un’azione sedativa sul sistema nervoso centrale che risulta sinergica con quella dei barbiturici e della cloropromazina. Viene consigliata per alleviare i sintomi dell’ansia compresi tremori, palpitazioni, emicrania, poiché ha un effetto calmante generale che favorisce il rilassamento fisico e mentale. In letteratura esistono numerosi studi sul possibile impiego di preparati delle radici di valeriana come sedativi e rilassanti. Una rassegna condotta in Norvegia prendendo in considerazione 18 studi clinici sull’utilizzo della valeriana, ha riportato che nella maggior parte dei test si riscontrava un effetto positivo sui parametri soggettivi del sonno. Un trial clinico svolto con la modalità random e doppio cieco, ha confrontato l’effetto di un formulato vegetale a base di valeriana e luppolo rispetto a una terapia di benzodiazepine. Basandosi sulla valutazione della qualità del sonno calcolata mediante test psicometrici, scale fisiopatologiche e questionari sul sonno in diversi momenti del trattamento, è stato dimostrato che la somministrazione del preparato vegetale mostrava un effetto equivalente a quello di una terapia convenzionale, ponendo il trattamento come valida alternativa per disturbi del sonno non cronici e di natura non psichiatrica. Un esperimento condotto in doppio cieco su 102 soggetti volontari, effettuato per determinare se l’assunzione di valeriana potesse influenzare tempi di reazione, concentrazione e vigilanza, ha concluso che anche in caso di assunzione prolungata, la valeriana non agisce negativamente su questi parametri. In Australia è stato condotto uno studio su bambini affetti da deficit intellettivo, sofferenti di ansietà e iperattività. Dopo 8 settimane di trattamento furono comparati i risultati con un gruppo di controllo che aveva assunto placebo. Nel gruppo che aveva assunto valeriana fu notato un significativo aumento della durata del sonno e una riduzione del tempo di veglia notturna.
AZIONE MIORILASSANTE
La valeriana, tradizionalmente utilizzata per alleviare i crampi muscolari, oggi è consigliata per le contratture muscolari. L’azione antispasmodica è attribuibile alla presenza di acido valerenico, poiché agisce come rilassante sulla muscolatura liscia e su alcuni centri del sistema nervoso centrale.
AZIONE ANTISTRESS E SUI DISTURBI PSICOSOMATICI
L’utilizzo di preparazioni a base di valeriana può essere utile nei disturbi legati allo stress e agli stati di agitazione. È un utile coadiuvante nella riduzione di disturbi emozionali quali palpitazioni, sudorazione eccessiva, ansietà, disturbi digestivi e nevralgie in generale.
http://europepmc.org/abstract/med/12569707
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/9757514
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/12120807
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/10599933
40 DONNE CON CANCRO AL SENO AVEVANO PARABENI NEI TESSUTI.
14-02-2019
Una nuova ricerca ha rilevato la presenza di esteri parabeni nel 99% dei tessuti di cancro al seno testati. Lo studio ha esaminato 40 donne che erano state trattate per cancro al seno al primo stadio. Nel 60% dei casi, sono stati trovati 5 diversi esteri. I parabeni sono ingredienti chimici con proprietà simil-estrogene, e l’estrogeno è uno degli ormoni coinvolti nello sviluppo del cancro al seno. Lo studio ha evidenziato che: “C’era una notevole variazione a seconda dei diversi esteri dei parabeni, posizione in un seno e posizioni simili in seni diversi. Il valore medio generale in nanogrammi per grammo di tessuto nei 160 esempi di tessuti era più alto per l’n-propilparabene e metilparabene; i livelli erano più bassi per n-butilparabene, etilparabene e isobutilparabene. La fonte del parabene non può essere identificata, ma il parabene è stato trovato anche in 7 pazienti su 40 che affermavano di non aver mai usato prodotti sotto le ascelle nella propria vita”.
FONTI E PERICOLI DEI PARABENI
Deodoranti e antitraspiranti sono alcune delle fonti principali di parabeni, ma il fatto che anche le donne che dicevano di non averli mai usati avevano parabeni nei tessuti dimostra chiaramente che questi ingredienti chimici, a seconda del prodotto a cui sono aggiunti, possono, e apparentemente lo faranno, accumularsi nei tessuti del seno. È importante capire che qualunque cosa tu metta sulla tua pelle può essere assorbita dal tuo corpo e potenzialmente provocare seri danni, come dimostra questa ricerca. Sull’etichetta puoi trovarli come:
• Methylparaben.
• Propylparaben.
• Isobutylparaben.
• Ethylparaben.
• Butylparaben.
• E216.
Questi ingredienti sono comunemente usati in:
• Deodoranti e antitraspiranti.
• Shampoo e balsamo.
• Bagnoschiuma.
• Dentifrici.
• Creme e protezioni solari.
• Cosmetici.
• Medicinali.
• Additivi alimentari.
Studi hanno evidenziato che i parabeni possono influenzare il tuo corpo tanto quanto gli estrogeni, che possono ridurre la massa muscolare, far accumulare più grassi, e portare a ginecomastia maschile (crescita del seno). Altri studi, oltre a quello che abbiamo citato, hanno collegato i parabeni al cancro al seno. La US Environmental Protection Agency (EPA) ha collegato i metil parabeni, in particolare, a disordini metabolici, dello sviluppo, ormonali e neurologici, così come a vari tumori.
Una recente ricerca ha anche confermato l’esistenza di una categoria di materiali cancerogeni prima sconosciuti, che sono stati trovati in migliaia di prodotti di consumo. Alcuni di questi sono anche aggiunti a supplementi e cibi come “nutrienti”. Questi composti simil-estrogeni sono metalli. Proprio così, un largo spettro di metalli ha mostrato di agire come “metalloestrogeni” con il potenziale di aggiungersi agli estrogeni del seno, aumentando così i rischi di cancro. I seguenti metalli sono stati identificati come capaci di legarsi ai recettori cellulari degli estrogeni e imitare l’azione degli estrogeni fisiologici:
• Alluminio.
• Antimonio.
• Arsenico.
• Bario.
• Cadmio.
• Cromo.
• Cobalto.
• Rame.
• Piombo.
• Mercurio.
• Nichel.
• Selenite.
• Stagno.
• Vanadio.
In accordo con GreenMedInfo: “L’esposizione al Sodium selenite (e sodium selenate) è difficile da evitare, dato che è la prima fonte di selenio in supplementi presente in vitamine, cibi e bevande. Lo stesso vale per forme inorganiche di cromo, rame, nichel, stagno e vanadio, che puoi trovare sulle etichette di molti multivitaminici sul mercato. Un’altra fonte di esposizione ai metallo-estrogeni per milioni di consumatori sono gli antitraspiranti con alluminio”.
Evitare i parabeni e gli altri pericolosi ingredienti chimici richiede una buona conoscenza delle etichette e la capacità di leggerle e comprenderle. Ecco, come esempio, un elenco di alcune delle sostanze chimiche più comuni presenti nei normali deodoranti. Se il tuo deodorante contiene questi ingredienti, buttalo via.
ALLUMINIO
I normali deodoranti contengono alti livelli di sali di alluminio. Questo da solo già basta per rendere un deodorante poco sano, soprattutto per noi occidentali, che radiamo le ascelle, assorbendone quindi tutte le sostanze nocive. L’alluminio è anche stato associato al morbo di Alzheimer.
PARABENI
I parabeni possono essere indicati sulle etichette come: parabeni di metile, etilparabeni di propile, di butile, parabeni di isobutile o E216.
GLICOLE PROPILENICO
È stato trovato in migliaia di prodotti cosmetici. È anche un ingrediente utilizzato nel liquido dei freni, quindi non è affatto sorprendente che potrebbe causare anomalie del fegato e danni renali.
FRAGANCE
Si trova in molti deodoranti. Anche se può sembrare innocuo, dovrebbe essere evitato in quanto può causare allergie e problemi polmonari.
Fai attenzione alle etichette dei prodotti reclamizzati come “Naturali”, perchè anche questi spesso contengono pericolosi additivi chimici, inclusi i parabeni. Leggi l’etichetta in ogni caso e assicurati che almeno non ci siano gli ingredienti che ti ho mostrato. Nel caso dei deodoranti, un’opzione può essere anche quella di eliminarli completamente. Usa semplicemente acqua e sapone. Per un’addizionale protezione dagli odori, prova ad aggiungere del bicarbonato all’acqua. Un’alternativa è produrre da solo i prodotti per la cura personale di uso quotidiano.
https://onlinelibrary.wiley.com/doi/full/10.1002/jat.1786
http://www.greenmedinfo.com/blog/metalloestrogens-new-class-cancer-causing-estrogens
LE NOCI AIUTANO A SCONFIGGERE LA DEPRESSIONE, SOPRATTUTTO NELLE DONNE.
13-02-2019
Livelli di energia più elevati, migliore concentrazione e minore prevalenza dei sintomi della depressione: le noci non sono solo una preziosa fonte di sali minerali, come magnesio, potassio e calcio, e di proteine vegetali, ma costituiscono anche un toccasana per chi ha l’umore a pezzi. E ciò varrebbe soprattutto per le donne. Lo afferma un nuovo studio epidemiologico della Scuola di Medicina David Geffen dell’Università della California di Los Angeles, secondo cui il consumo di questo tipo di frutta secca potrebbe essere associato a una minore prevalenza e frequenza di sintomi di depressione tra gli adulti. Dopo aver analizzato i dati alimentari di 26mila persone, i ricercatori hanno scoperto che i punteggi di depressione erano inferiori del 26% per i consumatori di noci e dell’8% inferiori per i consumatori di altri tipi di frutta secca, rispetto a quelli che non consumavano affatto noci.
Gli studiosi hanno esaminato i dati del National Health and Nutrition Examination Survey (NANHES), che attinge a un ampio campionamento della popolazione statunitense. Più di 26mila adulti americani sono stati interrogati circa il loro apporto alimentare nel corso di uno o due giorni, nonché i sintomi della depressione nelle ultime due settimane. Utilizzando un questionario, i partecipanti hanno valutato la frequenza con cui hanno sperimentato fattori quali scarso interesse nel fare le cose, difficoltà a dormire o dormire troppo, sentirsi stanchi o avere poca energia e difficoltà a concentrarsi sulle cose. Secondo i risultati, i consumatori di noci - con un consumo medio di 24 grammi al giorno - avevano maggiori probabilità di avere maggiore interesse nelle attività, livelli energetici più elevati, minore stato di “disperazione”, migliore concentrazione e maggiore ottimismo. In più, l’effetto benefico - legato agli specifici elementi nutrizionali delle noci, come gli acidi grassi polinsaturi - contro i sintomi della depressione risultava essere più forte nelle donne (32% contro il 21% degli uomini), che in genere hanno maggiori probabilità di sperimentare la depressione e di consumare farmaci antidepressivi.
“Le noci sono state precedentemente studiate per il loro ruolo nella salute cardiovascolare e cognitiva, e ora vediamo un'associazione con i sintomi della depressione - ciò fornisce un'altra valida ragione per includerle in un piano alimentare sano”, ha spiegato la professoressa Arab. Come per qualsiasi ricerca scientifica, dovrebbero essere prese in considerazione alcune limitazioni dello studio. Ai partecipanti è stato chiesto delle loro scelte dietetiche nel corso di uno o due giorni, il che potrebbe non essere rappresentativo dei normali modelli di consumo. La depressione può anche cambiare l’appetito tipico e i comportamenti alimentari. Inoltre, a causa della natura trasversale dello studio, i risultati non possono dimostrare il rapporto di causa-effetto. Per questo lo studio dovrà essere confermato da ulteriori indagini, ma ciò non toglie che noci e frutta secca in generale, mangiate regolarmente e in quantità non eccessive, rimangono uno degli alimenti più salutari.
MAGNESIO E VITAMINA D: ECCO PERCHE’ DOVRESTI ASSUMERLI CONTEMPORANEAMENTE.
13-02-2019
Mantiene in salute il sistema nervoso, i muscoli e le ossa il magnesio e previene molte malattie come tumori, disturbi neurovegetativi o infezioni la vitamina D. Entrambi, insomma, sono fondamentali per il nostro benessere e una loro carenza potrebbe farci insorgere qualche disturbo. Ma se è vero com’è vero che spesso, per essere davvero assimilate, le vitamine hanno bisogno di altre sostanze, che rapporto hanno magnesio e vitamina D? A metterlo in evidenza è uno studio della Vanderbilt University Medical Center di Nashville, negli Stati Uniti, che dimostra che avere i giusti livelli di magnesio gioca un ruolo importante nell’assimilazione della vitamina D. Lo studio è stato la prima prova diretta del ruolo del magnesio nella regolazione della vitamina D.
Secondo gli studiosi, in pratica, il magnesio ottimizza lo stato di vitamina D, aumentandolo in persone con livelli insufficienti e abbassandolo in persone con livelli elevati: il magnesio avrebbe cioè un effetto regolatore dei livelli di vitamina D e, in generale, può prevenire le condizioni legate proprio a quella particolare vitamina, che a sua volta gestisce i livelli di altri minerali come calcio e fosforo. In più, in condizioni di salute, se si vogliono aumentare i livelli di vitamina D nella dieta, potrebbe essere utile assumerla con un pò di magnesio.
Per giungere a queste conclusioni i ricercatori hanno condotto uno studio clinico randomizzato su 250 soggetti considerati a rischio di cancro del colon-retto. Il dottor Qi Dai, autore principale dell’ultimo studio e professore di medicina al Vanderbilt University Medical Center, ne ha spiegato il motivo: “La nostra ricerca ha messo in evidenza che una carenza di magnesio interrompe la sintesi e il metabolismo della vitamina D”. "L’insufficienza di vitamina D è stata riconosciuta come potenziale problema di salute su larga scala negli Stati Uniti - dice Martha Shrubsole, co-autrice dello studio. Molti medici consigliano ai loro pazienti supplementi di vitamina D per aumentare i loro livelli della vitamina in relazione ai valori ematici. Oltre alla vitamina D, tuttavia, la carenza di magnesio è un problema ampiamente sottovalutato: fino all’80% delle persone non consuma abbastanza magnesio in un giorno per soddisfare l’apporto alimentare raccomandato".
Quel che emerge chiara è l’importanza del magnesio: essendo un minerale essenziale per molte funzioni cellulari, protegge la salute del cuore, regola la pressione sanguigna e facilita proprio le attività della vitamina D. Da qui, dunque, è certo che il magnesio abbia un ruolo cruciale anche per la salute delle ossa, in quanto la sua corretta assunzione può aiutare a raggiungere il livello desiderato di vitamina D più velocemente. Gli autori dello studio, infine, precisano la necessità di ulteriori ricerche utili a determinare il meccanismo molecolare sottostante l’effetto del magnesio sulla sintesi di vitamina D.
https://academic.oup.com/ajcn/article-abstract/108/6/1249/5239886?redirectedFrom=fulltext
https://www.sciencedaily.com/releases/2018/12/181214093837.htm
http://news.vumc.org/2018/12/14/study-shows-magnesium-optimizes-vitamin-d-status/
4 INGREDIENTI CHE AVVELENANO IL TUO CERVELLO.
12-02-2019
Nel mondo di oggi sono tanti gli ingredienti tossici che rovinano la nostra salute, a cui purtroppo siamo continuamente esposti. Questi ingredienti non solo distruggono l’intestino, compromettono il funzionamento del fegato e danneggiano il cervello, ma giorno dopo giorno compromettono anche la nostra capacità di pensare in modo chiaro. Evita questi 4 ingredienti scrupolosamente e vedrai la funzionalità del tuo cervello migliorare.
GLUTINE
Il glutine è una molecola proteica che si trova in cereali come grano, orzo, segale, kamut e farro. Questa proteina collosa si attacca alle pareti dell’intestino dove provoca problemi di digestione e compromette il buon funzionamento del sistema immunitario. La Celiachia è la malattia più comune legata alla sensibilità al glutine. Ma esiste anche una condizione chiamata sensibilità al glutine non celiaca, ed è uno dei principali fattori nelle malattie infiammatorie del cervello e del sistema nervoso. Studi hanno evidenziato diverse associazioni tra sensibilità al glutine e disordini in ogni parte del sistema nervoso inclusi il cervello, la spina dorsale e i nervi periferici. Il glutine è un elemento cruciale in disordini psicologici, ritardo cognitivo, demenza e virtualmente ogni altro problema mentale e nervoso.
DOLCIFICANTI ARTIFICIALI
Che si tratti di aspartame, sucralosio o saccarina, i dolcificanti artificiali, così famosi nel mercato delle “0 calorie”, stanno avvelenando il cervello da decenni. L’aspartame è una combinazione di ingredienti chimici chiamati acido aspartico (un amminoacido con effetti eccitanti sulle cellule nervose), metanolo e fenilalanina, che quando vengono metabolizzati producono un composto che può avere effetti molto dannosi sul sistema nervoso e causare tumore al cervello. Il consumo di aspartame può avere diversi effetti, tra cui attacchi d’ansia, depressione ed emicrania. L’aspartame, e altri dolcificanti artificiali, si trovano in bibite, yogurt, gomme da masticare, salse e condimenti, dolcificanti da tavola, acqua aromatizzata, cereali e prodotti “senza zucchero”.
GLUTAMMATO MONOSODICO (MSG)
L’MSG è una forma di sale concentrato che viene aggiunto al cibo per esaltarne il sapore. Si prende gioco del cervello, facendogli credere di mangiare qualcosa di delizioso, ma come eccitotossina, fa produrre al cervello un’eccessiva quantità di dopamina, l’ormone che ci fa sentire bene. Sfortunatamente questa sensazione di stare alla grande dura poco, mentre gli effetti collaterali no. Le eccitotossine sono state collegate a danni cerebrali e altre malattie del cervello inclusi Parkinson, Alzheimer, demenza, MS, lupus e altre. Quindi fai sempre attenzione alle etichette e stai alla larga dai prodotti processati, anche dalle barrette definite salutari, salsine per insalata, dadi da brodo, zuppe e vegetali in scatola.
ZUCCHERI RAFFINATI
Gli zuccheri raffinati sono diventati uno degli ingredienti più presenti nel nostro cibo e uno dei più pericolosi. Il consumo costante di questi dolcificanti è stato collegato a diversi problemi di salute, che hanno tutti conseguenze sul cervello. Il consumo di zuccheri raffinati sopprime il fattore neurotrofico cerebrale, o BDNF, un ormone della crescita molto importante per il cervello. Questo fattore innesca nuove connessioni tra i neuroni nel cervello, che sono vitali per la memoria. Studi hanno evidenziato bassi livelli di BDNF in pazienti con depressione e schizofrenia, e il consumo di zuccheri potrebbe esasperare queste condizioni ancora di più, contribuendo a livelli sempre più bassi.
Gli zuccheri raffinati aumentano anche l’infiammazione, che può squilibrare il sistema digestivo e immunitario. Se questa infiammazione è cronica, può portare a alti rischi di depressione e schizofrenia. Il Dr. Ilardi, professore associato di psicologia all’Università del Kansas, incoraggia i pazienti depressi ad eliminare gli zuccheri raffinati dalla propria dieta, e quelli che lo fanno riportano significativi miglioramenti in chiarezza mentale e umore.
CONFERMA SCIENTIFICA: MENO RISCHI DI INFARTO PER CHI MANGIA BURRO.
12-02-2019
Il burro è uno dei migliori grassi che possiamo consumare. Contiene tanti importanti nutrienti con potenti effetti sull’organismo. Ovviamente i benefici che si possono ottenere dipendono molto dal tipo di burro, e la quantità dei nutrienti varia molto a seconda di ciò che mangiano le mucche da cui viene prodotto il burro. Il burro è, in parole povere, il grasso del latte. È un alimento molto complesso perché contiene circa 400 diversi acidi grassi e una certa quantità vitamine solubili nei grassi. Gli acidi grassi sono in realtà molto più che semplice fonte di energia, alcuni di questi hanno un’attività biologica molto potente. Come conseguenza, molti degli acidi grassi presenti nel burro possono influenzare la nostra fisiologia e biochimica, con interessanti benefici sulla salute. Tra questi abbiamo l’acido grasso CLA (acido linoleico coniugato), noto come supplemento per perdere peso, che, come hanno evidenziato diversi studi, può avere potenti effetti sulla salute. Il burro da animali nutriti a erba (grass fed) contiene 5 volte più CLA del burro prodotto da mucche nutrite con cereali. Il burro da mucche al pascolo è anche più ricco di acidi grassi omega-3 e vitamina K2, rispetto al burro da mucche nutrite con cereali. Quindi, in poche parole, il burro da mucche nutrite a erba è più sano e più nutriente.
Di solito si considera il burro un alimento “pericoloso” a causa del contenuto di grassi saturi. Siamo stati da sempre abituati a temerlo. Ma i grassi saturi in realtà non sono un male, anzi…Il mito dei grassi saturi è stato sfatato negli ultimi anni. Sono stati pubblicati di recente, nel 2010 e nel 2014, due studi che hanno coinvolto centinaia di persone. Questi studi hanno chiaramente dimostrato che non c’è alcun legame tra consumo di grassi saturi e malattie cardiache. Il rapporto tra consumo di derivati del latte grassi e malattie cardiache sembra dipendere dal luogo in cui viene fatto lo studio. Nei Paesi in cui le mucche sono nutrite a erba, le persone che mangiano burro sembrano avere meno probabilità di essere vittime di malattie cardiache.
Uno studio molto interessante su questo argomento è stato pubblicato sull’American Journal of Clinical Nutrition nel 2010. Questo studio ha analizzato i livelli di CLA nei tessuti grassi di 1.813 pazienti con infarto non letale e li ha confrontati con quelli di 1.813 soggetti simili che non avevano avuto infarto. Questo studio è stato fatto in Costa Rica, dove le mucche vengono nutrite a erba. Nello studio i soggetti sono stati divisi in 5 gruppi, dal più basso al più alto in termini di livelli di CLA. I risultati sono stati molto interessanti. Più queste persone mangiavano derivati del latte grassi (come il burro), minori erano i rischi di infarto. Infatti le persone che ne mangiavano di più avevano probabilità inferiori del 49% di avere un infarto, rispetto a quelle che ne mangiavano meno.
Dobbiamo tener presente che si tratta di uno studio caso-controllo, un tipo di studio osservazionale. Questo tipo di studi non prova la causalità. Questo studio mostra che le persone che mangiano più derivati del latte da animali nutriti a erba hanno minori rischi di infarto, ma non prova che i grassi siano il motivo della riduzione dei rischi. In ogni caso questo studio può rassicurarci sul fatto che il burro non è il nemico, come siamo sempre stati abituati a credere.
Questo non è certo l’unico studio. Un altro studio fatto in Australia ha evidenziato che le persone che mangiavano più derivati del latte grassi avevano una riduzione dei rischi di malattie cardiache del 69% rispetto alle persone che ne mangiavano meno. Diversi altri studi in Stati europei, dove generalmente le mucche sono nutrite a erba, hanno mostrato che i grassi riducono infarto e ictus. In conclusione, anche se è stato demonizzato in passato, il burro grass-fed è uno dei grassi più salutari a cui possiamo ricorrere.
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/20463040
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/22452730
https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0002822304004316
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/10531600/
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/7905466
https://academic.oup.com/ajcn/article/91/3/535/4597110
https://www.nature.com/articles/ejcn201045
https://www.nature.com/articles/1602307
https://nutritionj.biomedcentral.com/articles/10.1186/1475-2891-8-21
VITAMINA B6 NELL’IMMUNITA' AL CANCRO E NELL’ATEROSCLEROSI.
25-11-2016
La piridossina è una vitamina fondamentale nel mantenimento dell’immunità dell’organismo per il cancro. Dieci babbuini da due a sei anni furono tenuti a una dieta equilibrata, alla quale, in modo intermittente, era sottratto un solo elemento nutritivo, la vitamina B6: una metà degli animali svilupparono noduli premaligni e altri sintomi di cancro al fegato. Questi minacciosi cambiamenti si verificarono in animali che non avevano ricevuto alcuna sostanza cancerogena ed erano stati semplicemente privati della vitamina B6. Cinque altri babbuini, totalmente privati di piridossina, non svilupparono tumori al fegato in quanto non vissero abbastanza a lungo: morirono infatti per i danni al fegato in capo a sei-otto mesi. Questi risultati son ostati pubblicati sul Journal of the National Cancer Institute da Henry Foy e altri ricercatori dei Wellcome Trust Research Laboratoires di Nairobi (Kenya).
Un’altra scoperta sugli animali di laboratorio, che ha fortemente impressionato i clinici, è il fatto che scimmie private di B6, sviluppano una grave sclerosi diffusa praticamente a tutto il corpo. Il dottor Roger Williams esaminando la relazione tra la vitamina B6, l’aterosclerosi e le ostruzioni di colesterolo nelle arterie, riferisce che scienziati russi hanno trovato un livello molto basso di vitamina B6 in forma di coenzima nel plasma di 31 su 48 pazienti aterosclerotici con alto tasso di colesterolo. Mentre gli scienziati russi non hanno fornito alcuna spiegazione di questo fenomeno, il dottor Williams fa notare come la vitamina B6 sia vitale per la produzione di lecitina, che è usata per la sua azione dissolvente sul colesterolo. Riassumendo un certo numero di altri studi, il dottor Williams (un eminente ricercatore che fu il primo a identificare e isolare l’acido pantotenico) dichiara: "Considerando tutti i fatti che abbiamo esposto, la più sicura garanzia contro i possibili effetti dannosi delle varie combinazioni di proteine, grassi e colesterolo, in qualsiasi proporzione, è l’assunzione giornaliera di un quantitativo sufficiente di piridossina".
ESPERTO INFORMA: “IL TUO LETTO POTREBBE FARTI AMMALARE”.
11-02-2019
Dopo una lunga giornata di lavoro non c’è niente di più rilassante che buttarsi nel letto. Ma in agguato, sotto le lenzuola, vivono milioni di piccoli organismi che possono farci ammalare, avvertono gli esperti. Materassi, piumoni e cuscini diventano serbatoi di cellule di pelle umana, che incoraggiano la proliferazione degli acari della polvere. La presenza di questi microrganismi può aumentare i rischi di contrarre raffreddore e allergie. E le cattive notizie non sono finite. La biancheria del letto può anche ospitare microrganismi portatori di fastidiose malattie che vanno dall’influenza all’intossicazione alimentare.
Il Dr. Lisa Ackerley, esperta di igiene domestica, dice che le persone potrebbero essere inconsapevolmente affette da “sindrome del letto malato”. Inoltre ha affermato: “L’uomo perde mezza oncia di pelle a settimana e molta di questa è nel letto. Gli acari della polvere amano l’ambiente caldo e umido, proprio l’ambiente del letto e vi si riproducono, diventando circa 10 milioni per letto. Spesso le persone escono nel corso della giornata e chiudono le finestre, facendo sì che l’umidità resti intrappolata in casa. Le case oggi sono più isolate, non ci sono correnti d’aria ed è facile che si venga a creare un accumulo di umidità. Se fai il letto subito dopo esserti alzato, senza far arieggiare adeguatamente la camera, intrappoli nelle coperte l’umidità, e gli acari della polvere se la spassano”. “In due anni il 10% del peso di un cuscino sarà fatto di acari e dei loro scarti”, ha aggiunto.
Gli acari della polvere sono relativamente innocui, ma le feci e frammenti del corpo possono scatenare reazioni allergiche, spingendo l’organismo a rilasciare istamine per attaccare l’allergene. Questo può causare febbre da fieno ed eczema, e le stime suggeriscono che gli acari della polvere possono essere causa di asma nell’80% dei casi. Il Dr. Ackerley ha aggiunto: “Possono causare rinite, tosse, occhio secco e possono disturbare il sonno. Le persone che hanno già allergie, possono avere un peggioramento”.
COME PREVENIRE LA SINDROME DEL LETTO MALATO?
• Cambia e lava le lenzuola una volta a settimana e lavale separatamente dagli altri indumenti per uccidere batteri e acari.
• Lava le lenzuola a 60°.
• Riduci la temperatura e l’umidità della camera da letto per ridurre il numero di acari.
• Rimuovi periodicamente la polvere da tutti gli arredi, compreso il materasso.
Il Dr Ackerley continua avvertendo: “poiché molti scelgono di dormire nudi o quasi, i materassi possono diventare un terreno fertile per i microrganismi, che innescano una serie di malattie. Se una persona ha il virus del raffreddore e dell’influenza, questo virus può sopravvivere nella biancheria da letto e può sopravvivere anche al lavaggio. I norovirus possono essere passati senza sintomi. Se non hai il pigiama è facile che dalla biancheria arrivino al corpo. Se hai un’intossicazione alimentare potresti espellere salmonella nel letto”.
Per impedire che gli acari della polvere colonizzino il letto, passa l’aspirapolvere regolarmente. Gli acari sopravvivono meno sui pavimenti duri, piuttosto che su tappeti o moquette. “Lasciare aperta una finestra per far uscire l’umidità può aiutare” - ha aggiunto. “Nelle zone fredde si usa stendere la biancheria da letto e i piumini fuori dalla finestra, e questa è un’ottima idea, perché l’aria fredda uccide gli acari” dice il dottor Ackerley. Investire in protettori allergenici per materasso e cuscini potrebbe anche aiutare le persone che soffrono di allergie, ha aggiunto. E per uccidere entrambi, acari della polvere e germi, è importante cambiare e lavare le lenzuola regolarmente a 60 gradi.
10 BENEFICI PROVATI DEL CAVOLO RICCIO (KALE).
10-02-2019
Di tutti i super vegetali a foglia verde, il kale o cavolo riccio è il re. È sicuramente uno dei più salutari e nutrienti. Infatti, è ricco di composti benefici, alcuni dei quali hanno proprietà medicinali. Ecco 10 benefici del cavolo riccio, supportati da studi scientifici.
1. IL CAVOLO RICCIO È RICCHISSIMO DI NUTRIENTI
Prima di passare ai benefici, vediamo insieme cos’è il cavolo riccio, anche noto come kale. Il cavolo riccio è un vegetale molto popolare, che appartiene alla famiglia del cavolo (Brassica oleracea). È “imparentato” anche con i vegetali cruciferi: cavolo, broccoli, cavolfiore e cavoletti di Bruxelles. Ci sono diversi tipi di kale. Le foglie possono essere verdi o porpora e possono essere lisce o ricce. Il tipo più comune è quello riccio, o scozzese, che ha foglie verdi e ricce e uno stelo duro e fibroso. Una sola tazza di cavolo riccio (circa 67 grammi) contiene:
• Vitamina A: 206% della dose giornaliera raccomandata (da beta-carotene).
• Vitamina K: 684% della dose giornaliera raccomandata.
• Vitamina C: 134% della dose giornaliera raccomandata.
• Vitamina B6: 9% della dose giornaliera raccomandata.
• Manganese: 26% della dose giornaliera raccomandata.
• Calcio: 9% della dose giornaliera raccomandata.
• Rame: 10% della dose giornaliera raccomandata.
• Potassio: 9% della dose giornaliera raccomandata.
• Magnesio: 6% della dose giornaliera raccomandata.
• Inoltre contiene il 3% o più della dose giornaliera raccomandata per Vitamina B1 (Tiamina), Vitamina B2 (Riboflavina), Vitamina B3 (Niacina), ferro e fosforo.
E tutto questo per un totale di 33 calorie, 6 grammi di carboidrati (2 dei quali sono fibre) e 3 grammi di proteine.
Il cavolo riccio contiene pochi grassi, ma molti di questi sono omega-3, in particolare acido alfa-linolenico.
2. IL CAVOLO RICCIO È RICCO DI ANTIOSSIDANTI COME QUERCETINA E KAEMPFEROLO
Il cavolo riccio, come altri vegetali a foglia verde, è ricco di antiossidanti. Tra questi abbiamo beta-carotene, Vitamina C, flavonoidi e polifenoli. Gli antiossidanti sono sostanze che aiutano a contrastare lo stress ossidativo provocato dai radicali liberi. Lo stress ossidativo è alla base di malattie collegate a invecchiamento e degenerazione, incluso il cancro. Ma ci sono antiossidanti che hanno anche altre funzioni. Tra questi abbiamo i flavonoidi quercetina e kaempferolo, che si trovano in quantità relativamente alte nel cavolo riccio. Queste sostanze sono state studiate in modo approfondito in test in vitro e in studi sugli animali. Hanno proprietà cardioprotettive, abbassano la pressione sanguigna, sono antinfiammatorie, antivirali, antidepressive e anticancro…per dirne alcune.
3. IL CAVOLO RICCIO È UN’ECCELLENTE FONTE DI VITAMINA C.
La Vitamina C è un nutriente molto importante. È un antiossidante solubile in acqua che occorre per molte funzioni nelle cellule. Per esempio, è necessaria per sintetizzare collagene, la proteina strutturale più abbondante nel corpo.
Il cavolo riccio contiene più Vitamina C di molti altri vegetali, ad esempio 4,5 volte più degli spinaci. In realtà si può dire che il cavolo riccio è la più ricca fonte di Vitamina C. Una tazza di cavolo riccio crudo contiene molta più Vitamina C di un’arancia intera.
4. IL CAVOLO RICCIO PUO’ AIUTARE AD ABBASSARE IL COLESTEROLO, RIDUCENDO I RISCHI DI MALATTIE CARDIACHE.
Il colesterolo svolge molte importanti funzioni nel corpo. Una di queste è produrre acidi biliari, sostanze che ci aiutano a digerire i grassi. Il fegato trasforma il colesterolo in acidi biliari, che vengono rilasciati nel sistema digestivo quando facciamo un pasto grasso. Quindi, quando tutti i grassi vengono assorbiti e gli acidi biliari hanno compiuto il loro scopo, vengono riassorbiti nel torrente sanguigno e utilizzati di nuovo. Sostanze chiamate “sequestranti degli acidi biliari” possono legare gli acidi biliari dell’apparato digerente e impedire che vengano riassorbiti. Questo riduce la quantità di colesterolo totale nel corpo.
Il cavolo riccio contiene sequestranti degli acidi biliari, che possono abbassare i livelli di colesterolo. Questo potrebbe condurre, come risultato finale, a una riduzione dei rischi di malattie cardiache. Uno studio ha evidenziato che il consumo giornaliero di succo di cavolo riccio per 12 settimane aumentava l’HDL (il colesterolo buono) del 27% e abbassava l’LDL del 10%, migliorando lo stato antiossidante. Secondo un altro studio, cuocere a vapore il cavolo riccio aumenta l’effetto degli acidi biliari. Il cavolo riccio a vapore è attualmente per il 43% più potente della colestiramina, un medicinale che abbassa il colesterolo innescando lo stesso meccanismo.
5. IL CAVOLO RICCIO È UNA DELLE MIGLIORI FONTI DI VITAMINA K
La Vitamina K è un nutriente molto importante. È essenziale per la coagulazione del sangue, e lo fa attivando certe proteine e dando loro la capacità di legare il calcio. Il ben noto medicinale anticoagulante Warfarin (o Warfarina) ha la funzione di bloccare l’attività di questa vitamina.
Il cavolo riccio è una delle migliori fonti di Vitamina K: una singola tazza contiene circa 7 volte la dose giornaliera raccomandata. La forma di Vitamina K contenuta nel cavolo riccio è la K1, che è diversa dalla K2. La K2 si trova nei prodotti fermentati a base di soia e in alcuni prodotti animali, aiuta a prevenire malattie cardiache e osteoporosi.
6. IL CAVOLO RICCIO CONTIENE NUMEROSE SOSTANZE ANTICANCRO
Il cancro è una malattia terribile caratterizzata da una crescita incontrollata delle cellule. Il cavolo riccio è ricco di composti che si pensa possano avere effetti protettivi contro il cancro. Tra questi abbiamo il sulforafano, una sostanza che ha dimostrato di aiutare a combattere la formazione di cancro a livello molecolare. Contiene anche indolo-3-carbinolo, un’altra sostanza che si pensa aiuti a prevenire il cancro. Studi hanno evidenziato che i vegetali cruciferi (incluso il cavolo riccio) possono ridurre significativamente i rischi di diversi tipi di cancro, sebbene i risultati sull’uomo non siano ancora certi.
7. IL CAVOLO RICCIO È RICCO DI BETA-CAROTENE
Spesso si dice che il cavolo riccio è ricco di Vitamina A, ma non è vero. In realtà è ricco di beta-carotene, un antiossidante che il corpo trasforma in Vitamina A. Per questo motivo il cavolo riccio può essere un modo molto efficace per aumentare i livelli di questa vitamina nel corpo.
8. IL CAVOLO RICCIO È UNA BUONA FONTE DI MINERALI
Il cavolo riccio è ricco di minerali di cui siamo spesso carenti. È una buona fonte vegetale di calcio, un nutriente importante per la salute delle ossa e che ha un ruolo in ogni sorta di funzione cellulare. È anche una buona fonte di magnesio, un minerale molto importante di cui spesso siamo carenti. Assumere magnesio attraverso il cibo può proteggere dal diabete di tipo 2 e dalle malattie cardiache. Il cavolo riccio contiene anche potassio, un minerale che aiuta a mantenere il gradiente elettrico nelle cellule. Un adeguato apporto di potassio è stato collegato a una riduzione della pressione sanguigna e a minori rischi di malattie cardiache. Un vantaggio del cavolo riccio rispetto agli altri vegetali a foglia verde, come gli spinaci, è che contiene pochi ossalati, sostanze che si trovano in alcuni vegetali, che possono impedire l’assorbimento dei minerali.
9. IL CAVOLO RICCIO È RICCO DI LUTEINA E ZEAXANTINA, NUTRIENTI CHE PROTEGGONO GLI OCCHI
Una delle conseguenze dell’invecchiamento è il peggioramento della vista. Fortunatamente ci sono dei nutrienti che possono aiutare a prevenirlo e rallentarlo. Due dei principali sono luteina e zeaxantina, carotenoidi antiossidanti che si trovano in grande quantità nel cavolo riccio e in altri alimenti. Diversi studi hanno evidenziato che le persone che mangiano abbastanza luteina e zeaxantina hanno minori rischi di degenerazione maculare e cataratta, due problemi agli occhi molto comuni.
10. IL CAVOLO RICCIO POTREBBE AIUTARE A PERDERE PESO
Il cavolo riccio ha diverse proprietà che lo rendono un cibo amico della linea. Ha poche calorie…ma ha nutrienti che aiutano ad aumentare il senso di sazietà. A causa delle poche calorie e dell’alto contenuto di acqua, il cavolo riccio ha una densità di energia bassa. Mangiare cibi con bassa densità di energia ha dimostrato di favorire la perdita di peso in numerosi studi. Pur avendo poche calorie, il cavolo riccio contiene piccole quantità di proteine e fibre. Questi sono i nutrienti più importanti per la perdita di peso. Anche se non abbiamo ancora studi che collegano direttamente il cavolo riccio alla perdita di peso, può comunque essere una buona aggiunta in una dieta dimagrante.
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