Angelo Ortisi

Angelo Ortisi

20-02-2019

Spesso si parla delle proprietà antitumorali della frutta, prima di tutti la mela, capace di proteggere l’organismo dall’insorgenza del cancro. Ma parliamo soprattutto di una fase di prevenzione. Secondo alcuni, invece, la guanabana avrebbe la capacità di distruggere le cellule tumorali, lasciando intatte quelle sane. Diversamente da quanto accade con la chemioterapia, che non distingue le cellule malate da quelle che non lo sono. Prima di gridare al miracolo, però, cerchiamo di capire bene di cosa si tratta. La guanabana, detta anche graviola, è una pianta originaria del Centro America poco conosciuta in Italia. La sua coltivazione si estende per tutta l’America tropicale e l’Africa, perché cresce perlopiù nelle zone umide e calde. I suoi frutti maturano da dicembre fino ad aprile. Sono grandi e verdi, ricoperti di aculei morbidi e hanno una polpa bianca a pois neri. Il frutto della guanabana è molto morbido e succoso, dal sapore dolce e rinfrescante. Il suo succo viene spesso usato per gelati, gelatine e bibite dissetanti. È ricca di vitamina C, con concentrazioni pari a 20 mg per 100 g di polpa di frutta: basta mangiare 300 g di guanabana per soddisfarne il fabbisogno giornaliero. Contiene anche fosforo e calcio, minerali presenti rispettivamente per circa 27 mg e 14 mg ogni 100 grammi. È infine ricca di fibre: circa 3,3 mg ogni 100 g, corrispondente al 13% del fabbisogno giornaliero. Secondo uno studio del National Cancer Institute Uk, la guanabana avrebbe un’azione superiore a quella della Doxorubicina, un antibiotico antraciclinico utilizzato per la cura di molti tumori. Questo grazie all’acetogenina, presente nelle sue foglie. I medicinali utilizzati durante le terapie chemioterapiche, attaccano simultaneamente tutte le cellule, sia quelle cancerogene che quelle sane, perché non riescono a fare distinzione. La guanabana invece lascerebbe illese le cellule sane, attaccando solo quelle malate e arrestando la loro crescita. Un altro studio condotto dall’Università di Purdue, in Indiana, ha confermato le sue proprietà anticancerogene nei casi di cancro al seno, prostata, polmoni, vescica, retto, esofago e colon. I ricercatori suggeriscono inoltre che il frutto potrebbe diventare una risorsa efficace nel trattamento della leucemia. Se venissero confermate queste straordinarie proprietà, la medicina tradizionale potrebbe pensare di utilizzarla sia per fini preventivi che curativi. Gli esperti avvertono però che sono necessari ancora altri studi di approfondimento per confermarne le proprietà curative: non è chiaramente il caso di abbandonare le proprie cure. Anche perché mancano ancora dei test su vasta scala sugli esseri umani: tutte le simulazioni sono state effettuate solo in vitro. I dati raccolta finora, però, sono piuttosto incoraggianti e potrebbero portare a scoperte ulteriori nei prossimi anni. La guanabana è inoltre impiegata per numerose affezioni, grazie alle sue proprietà antibatteriche, antiparassitarie, antispasmodiche, astringenti e vermifughe. Viene utilizzata per il trattamento dei calcoli biliari, costipazione, gotta e può anche aumentare l’appetito. Alcuni traggono beneficio in caso di mal di schiena, diarrea, ulcere della pelle e infezioni alle vie urinarie. Insomma, secondo alcuni, è un vero e proprio frutto miracoloso, una medicina naturale tra le più potenti in assoluto.

 

http://www.cancerresearchuk.org/about-cancer/cancers-in-general/cancer-questions/can-graviola-cure-cancer

19-02-2019

Una dieta ricca di vegetali a foglia verde potrebbe rallentare il declino cognitivo secondo uno studio condotto dai ricercatori del Rush University Medical Center presentato al meeting di Experimental Biology a Boston. I ricercatori hanno scoperto che la maggior parte dei benefici protettivi dei vegetali derivano dalla vitamina K, che il corpo sintetizza da un precursore che si trova in grandi quantità proprio nei vegetali a foglia verde. “C’è un grande interesse per le abitudini e lo stile di vita che possono ridurre i rischi di perdita di memoria e gli altri problemi legati al declino cognitivo tipici dell’avanzare dell’età”, ha detto Martha Clare Morris, leader della ricerca. “Il nostro studio fornisce evidenze che mangiare vegetali a foglia verde e altri alimenti ricchi di vitamina K, luteina e beta-carotene possa aiutare il cervello a mantenersi in salute e a preservare le sue funzioni”.
Lo studio, del National Institutes of Health, è stato condotto su 954 adulti anziani (dell’età media di 81 anni) che partecipavano al Memory and Aging Project, un’indagine sulle variabili che possono influenzare la salute del cervello nel tempo. All’inizio dello studio, i partecipanti hanno compilato un questionario molto dettagliato sulla propria alimentazione, che i ricercatori hanno usato per calcolare l’apporto dei vari nutrienti. I partecipanti sono stati seguiti per un periodo che andava da 2 a 10 anni (con una media di 5), e sono stati sottoposti a una valutazione cognitiva completa ogni anno. Dopo aver registrato anche i fattori che potevano “disturbare” i risultati come età, sesso, fumo, educazione, attività fisica e marcatori genetici dell’Alzheimer, i ricercatori hanno scoperto che il consumo di una buona quantità di vegetali a foglia verde era associato a una significativa riduzione del declino cognitivo. L’effetto era così forte che i partecipanti che mangiavano una o due portate di vegetali al giorno erano cerebralmente più giovani di 11 anni rispetto ai partecipanti che non mangiavano vegetali.
I ricercatori, quindi, hanno cercato una connessione tra età cognitiva e consumo dei diversi nutrienti e hanno scoperto che un consumo maggiore di vitamina K, beta-carotene, folati e luteina era associato a un minor declino cognitivo. Anche i frutti e le verdure dai colori brillanti sono una buona fonte di questi nutrienti. Sebbene studi precedenti abbiano collegato folati e beta-carotene a minori rischi di declino cognitivo, il nuovo studio è stato il primo a mettere in evidenza una connessione con la vitamina K. “La perdita della memoria e delle abilità cognitive è una delle più grandi paure delle persone quando invecchiano”, dice Morris. “Dal momento che la perdita delle attività cognitive è cruciale nell’Alzheimer e nella demenza, aumentare il consumo di vegetali a foglia verde potrebbe offrire un modo semplice e non invasivo per proteggere il cervello da queste due piaghe dell’avanzare dell’età”.
Lo studio si va ad aggiungere alla crescente evidenza che il declino cognitivo non sia una parte naturale dell’invecchiamento, ma piuttosto qualcosa che si può prevenire con uno stile di vita sano. Un altro studio del Rush University Medical Center, pubblicato sul journal Neurology nel 2010, ha suggerito che la perdita di memoria legata all’avanzare dell’età non è mai normale ed è sempre il segno di qualcosa che non va nel cervello, o di una malattia. In questo studio, i ricercatori hanno seguito 350 uomini e donne per 13 anni, facendo compilare loro un test di memoria annuale. Alla morte, il cervello dei partecipanti è stato esaminato per valutare se ci fossero segni di ictus, o delle due forme di demenza (Alzheimer e LBD o Demenza a corpi di Lewy). Non sono stati trovati segni di danni nei partecipanti che erano morti senza avere perdita di memoria. Un altro studio condotto dai ricercatori dell’University of California-San Diego, Stanford University e pubblicato nell’American Journal of Psychiatry nel 2012, ha evidenziato che le abilità cognitive possono davvero migliorare fino al termine della vita.

 

https://www.newswise.com/articles/eating-green-leafy-vegetables-keeps-mental-abilities-sharp

https://www.naturalnews.com/038410_age-related_decline_medical_myths_brain_function.html

https://www.naturalnews.com/044304_memory_loss_age_brain_damage.html

https://www.naturalnews.com/030710_memory_loss_aging.html

https://www.naturalnews.com/049454_cognitive_decline_dementia_leafy_vegetables.html

19-02-2019

L'azione congiunta di aglio e vitamina C potrebbe aiutare ad abbassare la pressione sanguigna, almeno secondo uno studio pilota condotto negli Stati Uniti. Si tratta di una piccola ricerca che apre però interessanti possibilità per ulteriori approfondimenti sulla combinazione di questi due rimedi naturali. Secondo alcuni scienziati della Cornell University di New York, coordinati da Adam Mousa, aglio e agrumi (che contengono vitamina C) potrebbero combattere la pressione alta in modo sicuro ed efficace ad un costo ben più basso dei farmaci antipertensivi. Lo studio, pubblicato sulla rivista Nutrition Research, ha reclutato 6 pazienti con pressione del sangue moderatamente elevata (140/90 mmHg) a cui è stato assegnato un trattamento placebo per 10 giorni. Successivamente sono stati sottoposti a 10 giorni di trattamento con vitamina C, poi a 10 giorni con compresse di aglio ed infine ad altri 10 giorni con una combinazione di questi due rimedi naturali.
La vitamina C da sola non ha alcun effetto ipotensivo ma si è visto che con l'aglio è in grado di abbassare la pressione a valori medi di 120/80 mmHg. Nello specifico si è visto che:

• La produzione di ossido nitrico endoteliale è aumentata di un incredibile 200%.

• In media la pressione sanguigna sistolica è scesa da 142 mm a 115 mm.

• La pressione diastolica è diminuita in media da 92 mm a 77 mm.

È interessante notare poi che, una volta interrotto il trattamento con aglio e vitamina C, la pressione è tornata a salire ai valori di base precedenti. Gli studiosi si mostrano cauti sui risultati ottenuti ma avanzano una teoria sul funzionamento della combinazione tra questi 2 rimedi che sarebbero efficaci in quanto:

• Aglio: agisce permettendo il rilascio di ossido nitrico (NO) all'interno dei vasi sanguigni.

• Vitamina C: interviene eliminando i radicali liberi.

Fatto salvo che il miglior rimedio per ridurre l'ipertensione è evitare che si verifichi il problema, ad esempio migliorando la propria alimentazione, anche altre ricerche hanno valutato l’effetto della vitamina C e dell’aglio singolarmente per il possibile trattamento di questa condizione. Sull’aglio non vi sono dubbi in merito, diversa è la situazione per la vitamina C. Negli anni '90, alcuni scienziati statunitensi hanno ipotizzato che un consumo regolare di vitamina C (500 mg/die) diminuisse la pressione sanguigna di individui ipertesi di almeno il 10%. Sempre chiarendo che la vitamina C non potrebbe mai sostituire la terapia antipertensiva, si è ritenuto che potesse agire però come un buon coadiuvante. Un gruppo di ricercatori guidati da Kenny Jialal (Università del Texas) ha scelto di reclutare 40 pazienti con ipertensione lieve o moderata e li ha divisi in due gruppi. Il primo assumeva 500 mg/die di vitamina C, mentre il secondo un placebo. Dopo un mese, la pressione media dei pazienti che assumevano vitamina C era scesa del 9,1% mentre nel gruppo placebo del 2,7%. Entrambi i gruppi non hanno mai interrotto l'assunzione di farmaci ipertensivi.
Poco dopo è stato scoperto il potenziale della vitamina C come agente antiossidante. Diversi studi iniziarono a controllarne anche l'effetto sull'ipertensione ma i risultati furono alquanto deludenti. Lo studio pilota di Mousa, tuttavia, apre una nuova ipotesi, ovvero che associare un potente antiossidante come la vitamina C con un agente di rilascio della funzione endoteliale protettiva e di ossido nitrico come l'aglio possa essere la chiave naturale vincente contro la pressione alta.

 

Domenica, 17 Febbraio 2019 09:57

9 BENEFICI PROVATE DELLE MANDORLE.

18-02-2019

Le mandorle sono un seme oleoso molto popolare. Sono nutrienti, deliziose e versatili. In questo articolo scopriamo insieme 9 benefici di questo prezioso seme oleoso:

1. LE MANDORLE CONTENGONO UNA GRANDE QUANTITA’ DI NUTRIENTI

La mandorla è il seme commestibile che cresce sull’albero Prunus dulcis, più comunemente chiamato mandorlo. Le mandorle sono native del Medio Oriente, ma gli Stati Uniti ne sono oggi i più grandi produttori. Quelle che compriamo nei negozi di solito non hanno il guscio, quindi il frutto è ben visibile. Possono essere crude (al naturale) o tostate. Le mandorle hanno un profilo nutrizionale incredibile. 28 grammi (una piccola manciata) contengono:

• Fibre: 3,5 grammi.
• Proteine: 6 grammi.
• Grassi: 14 grammi (9 dei quali monoinsaturi).
• Vitamina E: 37% della dose giornaliera raccomandata.
• Manganese: 32% della dose giornaliera raccomandata.
• Magnesio: 20% della dose giornaliera raccomandata.
• Contengono anche una certa quantità di rame, vitamina B2 (riboflavina) e fosforo.

E tutto questo in una piccola manciata, con solo 161 calorie e 2,5 grammi di carboidrati digeribili. È anche importante notare che il 10-15% delle calorie delle mandorle non è assorbito dal corpo, perchè è troppo difficile accedere al grasso e scomporlo. Purtroppo le mandorle sono anche ricche di acido fitico, una sostanza che si lega ad alcuni minerali impedendone l’assorbimento. Questo significa che la quantità di ferro, zinco e calcio che riesci ad assorbire dalle mandorle è poca. Per impedire che l’acido fitico blocchi del tutto l’assorbimento dei minerali, ricordati sempre di mettere a bagno le mandorle in acqua e succo di limone o acqua e aceto di mele prima di consumarle.

2. LE MANDORLE SONO RICCHE DI ANTIOSSIDANTI

Le mandorle sono una straordinaria fonte di antiossidanti. Gli antiossidanti aiutano a proteggere dallo stress ossidativo, che può danneggiare le molecole delle cellule ed è responsabile di invecchiamento e malattie come il cancro. I potenti antiossidanti contenuti nelle mandorle sono concentrati soprattutto nella buccia marrone. Per questo motivo le mandorle bianche (senza pelle) non sono la scelta migliore da un punto di vista nutrizionale. Uno studio condotto su 60 fumatori uomini ha evidenziato che 84 grammi di mandorle al giorno riducevano i biomarcatori dello stress ossidativo del 23-34% in un periodo di 4 settimane. Queste scoperte supportano un altro studio in cui si è visto che mangiare mandorle ai pasti riduce i marcatori dei danni ossidativi.

3. LE MANDORLE SONO RICCHE DI VITAMINA E, CHE PROTEGGE LE MEMBRANE CELLULARI

Vitamina E è il nome dato a un gruppo di grassi solubili antiossidanti. Questi antiossidanti si possono formare nelle membrane cellulari, proteggendo le cellule dal danno ossidativo. Le mandorle sono la principale fonte al mondo di Vitamina E, con appena 28 grammi si provvede al 37% della dose giornaliera raccomandata. Diversi studi hanno collegato un apporto di Vitamina E a minori rischi di malattie cardiache, cancro e Alzheimer.

4. LE MANDORLE AIUTANO A TENERE SOTTO CONTROLLO I LIVELLI DI ZUCCHERI NEL SANGUE.

I semi oleosi hanno pochi carboidrati, ma molti grassi buoni, proteine e fibre. Questo li rende una scelta perfetta per i diabetici. Un’altra cosa che rende le mandorle speciali è la loro quantità di magnesio. Il magnesio è un minerale coinvolto in più di 300 processi, incluso il controllo degli zuccheri. L’attuale apporto raccomandato di magnesio è di 310-420 mg. 56 grammi di mandorle provvedono quasi alla metà di questo apporto, con 150 mg di questo importante minerale. Il 25-38% dei diabetici di tipo 2 è carente di magnesio. Correggere questa carenza ridurrebbe i livelli di zuccheri nel sangue e migliorerebbe la funzionalità dell’insulina. Le persone che non hanno il diabete vedono una diminuzione nella resistenza all’insulina quando supplementano il magnesio. Questo indica che i cibi ricchi di magnesio (come le mandorle) potrebbero essere benefici per prevenire la sindrome metabolica e il diabete di tipo 2, due problemi abbastanza diffusi oggi.

5. IL MAGNESIO FA ANCHE BENE ALLA PRESSIONE SANGUIGNA

Il magnesio contenuto nelle mandorle può anche aiutare ad abbassare la pressione. La pressione sanguigna alta è uno dei fattori chiave di infarto, ictus e problemi ai reni. La carenza di magnesio è fortemente legata a problemi di pressione sanguigna, a seconda che tu sia sovrappeso o no. Studi hanno evidenziato che correggere la carenza di magnesio può portare a una riduzione della pressione sanguigna. Dato che la maggior parte delle persone non segue le raccomandazioni sul magnesio, l’aggiunta di mandorle nella dieta (che lo contengono) potrebbe avere un impatto molto forte.

6. LE MANDORLE POSSONO ABBASSARE I LIVELLI DI COLESTEROLO 

Avere alti livelli di lipoproteine LDL (il colesterolo cattivo) nel sangue è un noto fattore di rischio di malattie cardiache. Ciò che mangi può avere effetti considerevoli sui livelli di LDL e alcuni studi hanno mostrato che le mandorle sono efficaci a questo proposito. Uno studio di 16 settimane condotto su 65 soggetti pre-diabetici ha evidenziato che una dieta con il 20% di calorie prese dalle mandorle abbassa i livelli di colesterolo di una media di 12,4 mg/dLA. Un altro studio ha scoperto che 42 grammi di mandorle al giorno abbassavano il colesterolo di 5,3 mg/dL, mantenendo invece il colesterolo buono HDL. Il gruppo che aveva assunto le mandorle aveva perso grasso addominale.

7. LE MANDORLE PREVENGONO L’OSSIDAZIONE DEL COLESTEROLO LDL

Le mandorle fanno molto più che abbassare i livelli di LDL nel sangue. Proteggono anche l’LDL dall’ossidazione, che è un passo cruciale nel processo di malattie del cuore. La pelle delle mandorle è ricca di polifenoli antiossidanti, che hanno dimostrato di prevenire l’ossidazione del colesterolo in test in vitro e in studi condotti sugli animali. L’effetto è rafforzato se si combinano con altri antiossidanti, come la vitamina E. In uno studio condotto sugli uomini, mangiare mandorle per un mese abbassava il colesterolo LDL ossidato del 14%. Questo portava a una riduzione dei rischi di malattie cardiache.

8. MANGIARE MANDORLE RIDUCE LA FAME E ABBASSA L’APPORTO TOTALE DI CALORIE

Le mandorle contengono pochi carboidrati e sono ricche di proteine e fibre. Sia le proteine che le fibre sono note per aumentare il senso di sazietà. Aiutano a sentirsi più pieni, facendo sì che si assumano meno calorie totali. In uno studio di 4 settimane condotto su 137 partecipanti, un apporto giornaliero di 43 grammi di mandorle riduceva significativamente fame e desiderio di mangiare. Numerosi altri studi supportano l’efficacia delle mandorle nel combattere la fame.

9. LE MANDORLE SEMBREREBBERO UTILI PER PERDERE PESO

I semi oleosi contengono diversi nutrienti che è difficile per il corpo distruggere e digerire. Circa il 10-15% delle calorie dei semi oleosi non viene assorbito e ci sono evidenze che mangiare semi oleosi possa potenziare leggermente il metabolismo. Questo, combinato con la qualità ammazza-fame, fa sì che i semi oleosi possano essere considerati efficaci per perdere peso. Ci sono anche alcuni studi condotti sull’uomo che lo dimostrano. In uno di questi, una dieta ipocalorica con 84 grammi di mandorle riduceva la perdita di peso del 62% paragonata a una dieta arricchita con carboidrati complessi. Un altro studio su 100 donne in sovrappeso ha evidenziato che quelle che consumavano mandorle perdevano più peso di quelle che non mangiavano semi oleosi. Vedevano anche miglioramenti nel girovita e in altri marcatori della salute. Quindi, anche se sono ricche di grassi, le mandorle sono un alimento amico della dieta. In ogni caso le mandorle potrebbero dare problemi alle persone inclini ad indulgere nel cibo, dato che sono molto appetitose. Quindi non è mai bene abusarne!

CONCLUSIONE

Le mandorle non solo sono incredibilmente salutari, ma sono anche croccanti, deliziose e versatili e non richiedono particolari preparazioni. Provale nelle tue ricette dolci e salate. Ricorda sempre di metterle a bagno prima di consumarle e di non eccedere mai nel consumo di semi oleosi. Ne bastano davvero poche, e non tutti i giorni.

 

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18-02-2019

Il consumo elevato di alimenti elaborati, pronti, di tipo industriale è associato ad un aumento del rischio complessivo di mortalità? Secondo una ricerca francese la risposta è sì, anche se sono necessarie ulteriori conferme. I risultati di uno studio, realizzato su adulti francesi, evidenziano che un aumento del 10% nel consumo di cibo molto lavorato è statisticamente associato ad un rischio maggiore di mortalità del 14% per tutte le cause. Stiamo parlando di cibi come nugget di pollo, prodotti a base di carne conservata, snack confezionati e pasti pronti come i noodle istantanei o i primi da cucinare o semplicemente scaldare al microonde.
Ma facciamo un passo indietro, il team francese guidato dal dottor Laure Schnabel dell'Università Sorbonne di Parigi, ha preso a campione oltre 44.000 persone (adulti francesi di età pari o superiore a 45 anni) parte di uno studio iniziato nel 2009 e noto come NutriNet-Santé. Le persone sono state coinvolte per un periodo di 7 anni. I partecipanti allo studio hanno fornito informazioni sulle loro abitudini alimentari, stile di vita e contesto socio-economico. A livello alimentare, gli esperti si sono soffermati in particolare a valutare il quantitativo di cibi ultra lavorati che assumevano, ovvero quei cibi prodotti nelle fabbriche e ricchi di additivi e altri ingredienti poco salutari. Insomma piatti pronti, torte, biscotti, snack ecc. Durante i 7 anni di follow-up ci sono stati 602 decessi, di cui 219 da cancro e 34 da malattie cardiovascolari. La ricerca, pubblicata sulla rivista Jama Internal Medicine, ha rilevato che le morti erano più probabili tra le persone che mangiavano cibi ultra-elaborati. Il legame è stato chiaro, anche dopo aver preso in considerazione una serie di altri fattori come: fumo, obesità e basso livello di istruzione.
Perché si rischia di più consumando questi cibi? Non è difficile da immaginare. Gli alimenti industriali tendono ad essere ricchi di zuccheri, sale e grassi saturi. L’eccesso di zucchero nella dieta è stato associato ad un maggior rischio di malattie cardiovascolari, così come avviene per il sale (colpevole anche di un maggior numero di persone malate di cancro allo stomaco). Inoltre, gli alimenti di tipo industriale contengono generalmente poche fibre (che in altri studi hanno dimostrato di ridurre il rischio di mortalità) e molti additivi alimentari ed emulsionanti che invece potrebbero avere un ruolo negativo per la nostra salute.
Non è la prima volta che si collega il consumo di cibo spazzatura alla comparsa di problemi di salute, ma sicuramente questo studio aggiunge una serie di prove sui danni, anche molto gravi, che un’alimentazione sbagliata ha sul nostro organismo. Non è la prima volta neppure che si evidenzia come il consumo di cibi di questo genere rifletta le diseguaglianze sociali, questi sono infatti assunti in modo sproporzionato da individui con redditi o livelli di istruzione più bassi ma anche da chi vive da solo. Il problema è che questi alimenti sono parecchio accattivanti in quanto economici, gustosi (proprio perché ricchi di zuccheri, sali e grassi), si trovano facilmente, sono pronti da mangiare e hanno scadenze lunghe. Anche se, come ha dichiarato lo stesso professor Schnabel: “Sono necessari ulteriori studi prospettici per confermare questi risultati e per districare i vari meccanismi attraverso i quali i cibi troppo elaborati possono influire sulla salute".

 

https://jamanetwork.com/journals/jamainternalmedicine/article-abstract/2723626

17-02-2019

La rivista Nutrition, Metabolism & Cardiovascular Diseases ha pubblicato uno studio condotto da un gruppo dell’Università Statale di Milano in collaborazione con il Policlinico San Donato IRCCS di Milano, l’Università di Ratisbona (Germania) e la DiaSorin SPA (Saluggia, Vercelli) che dimostra l’associazione tra carenza di vitamina D e infiammazione del grasso viscerale che circonda il cuore (grasso epicardico) caratteristica nella patologia coronarica. Oltre l’80% dei soggetti con patologia coronarica presenta uno stato carenziale di vitamina D e più tali livelli diminuiscono più si osserva una riduzione delle molecole che ne regolano l’utilizzo locale. Lo studio condotto dalla Dott.ssa Elena Dozio mette in evidenza l’importanza di mantenere livelli ottimali di vitamina D come possibile strumento per contrastare l’infiammazione del grasso epicardico. Numerosi studi indicano che il 40% della popolazione presenta chiara carenza di vitamina D questo per il nuovo stile di vita, scelte alimentari vegane che escludono dalla dieta gli alimenti di origine animale più ricchi di tale vitamina, patologie da malassorbimento, malattie epatiche croniche, fibrosi cistica, morbo di Crohn, assunzione di farmaci che ne riducono l’assorbimento.

 

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25315671

17-02-2019

Il Ginkgo Biloba è considerato la pianta della memoria per eccellenza per i suoi potenti benefici sul cervello. L’albero del Ginkgo Biloba, uno degli alberi più antichi al mondo, è nativo della Cina, ma ora viene piantato e coltivato in tutto il mondo proprio per le sue caratteristiche e qualità sulla salute. Questi alberi possono raggiungere l’altezza di più di 40 metri e hanno delle particolari foglie giallo-verdi a forma di ventaglio. Il Ginkgo Biloba ha straordinarie proprietà adattogene e può vivere anche più di 1.000 anni. Si dice che i soli alberi sopravvissuti all’esplosione nucleare di Hiroshima siano stati gli alberi di Ginkgo Biloba. Questo ci dice molto sulla profonda forza e tenacia di questi alberi contro la potenza dello stress ambientale. Queste stesse qualità di forza sono trasferite alle foglie, all’estratto e alle persone che lo consumano.
Il composto più potente delle foglie di Ginkgo Biloba sono i flavonoidi glicosidi: miricetina e quercetina. Contengono anche ginkgolidi terpenoidi antiossidanti e bilobalidi. I flavonoidi sono antiossidanti vegetali che proteggono il sistema cardiovascolare, i neuroni e la retina. I terpenoidi potenziano la circolazione sanguigna dilatando i vasi e riducendo la formazione di placche. I flavonoidi antiossidanti e i terpenoidi aiutano a mantenere ottimi livelli dei maggiori neurotrasmettitori, come la serotonina, la dopamina e la norepinefrina nel cervello. Questo è un meccanismo simile a quello che avviene con i farmaci per trattare la depressione e la sindrome bipolare. Questi flavonoidi antiossidanti sono anche neuroprotettivi dai pericoli dello stress ossidativo. Un’ossidazione prolungata in particolari regioni del cervello è uno dei fattori chiave nello sviluppo di malattie neurodegenerative come demenza, Parkinson e Alzheimer. La funzione protettiva degli antiossidanti potenzia anche la memoria, l’umore e il pensiero creativo.
Diversi studi hanno evidenziato che il Ginkgo Biloba può potenziare la memoria e l’attenzione nelle persone in salute, con picchi circa 2 ore dopo l’utilizzo. Il Ginkgo potenzia anche la vista e la salute generale degli occhi prevenendo la degenerazione maculare, il glaucoma e le cataratte. I ginkgolidi sono molto potenti contro i fattori attivanti delle piastrine e sono molto utili per proteggere da trombosi, shock endotossico, claudicazione intermittente e ischemia del miocardio. Il Ginkgo ha mostrato di migliorare la circolazione nelle regioni del corpo deputate alla riproduzione e di aiutare quindi in caso di disfunzioni sessuali nelle donne e disfunzione erettile nell’uomo.
La World Health Organization ha riportato che il Ginkgo Biloba può avere benefici sulle persone che soffrono di insufficienza cardiovascolare, problemi di memoria e mal di testa. Ne suggeriscono l’uso anche per malattie dovute all’occlusione delle arterie periferiche che includono claudicazione o dolore nel camminare, fenomeno di Raynaud e diabete. Ha anche dato benefici alle persone con vertigini. La dose ottimale è di 120-600 mg al giorno di estratto di foglie di Ginkgo Biloba. Dosi molto alte possono dare effetti collaterali come nausea, vertigini, mal di testa, battito accelerato e reazioni allergiche. Assicurati sempre di utilizzare solo Ginkgo Biloba di alta qualità.

 

https://www.naturalnews.com/038299_Ginkgo_biloba_Alzheimers_brain_function.html

https://www.newsmax.com/FastFeatures/Health-benefits-of-ginkgo/2010/11/10/id/371447/

Venerdì, 15 Febbraio 2019 10:17

4 PESSIME ABITUDINI DA ABBANDONARE SUBITO.

16-02-2019

Non ci sono scorciatoie quando si tratta della salute e dell’alimentazione corretta. Il cibo che mangiano le persone oggi è tossico, povero di sostanze nutritive o entrambe le cose. Per chiudere una volta per tutte con questo cibo e avere uno stile di vita sano, bisogna abbandonare subito le abitudini che stanno distruggendo il tuo metabolismo e ti stanno indebolendo. In questo articolo ho elencato 4 pessime abitudini che tutti, a prescindere dalla propria costituzione, devono abbandonare:

CONSUMO DI LATTE E LATTICINI

Nei decenni passati si pensava che i latticini fossero una pura fonte di nutrimento, ricca di calcio e di sostanze positive. Ma questa, purtroppo, non è la verità. I latticini sono enormemente contaminati a causa del trattamento riservato agli animali che li producono. Segregate in stalle e costrette a produrre continuamente latte, le mucche vengono rimpinzate di antibiotici e ormoni, proprio per essere sempre “in forma” e produrre più latte. Successivamente il latte che producono, che in origine è ricco di enzimi, viene pastorizzato per eliminare tutti i batteri nocivi. Ma in questo processo ovviamente vengono distrutti anche gli enzimi e i nutrienti contenuti. In conclusione, ti trovi di fronte a un prodotto più dannoso che altro, privo di sostanze nutritive, indigesto e pieno di tossine.
Anche se riuscissi a procurarti del latte fresco (o appena munto) e dei formaggi di mucca da pascolo biologico e crudi non è detto che ti farebbero bene. Puoi mangiare questi formaggi un paio di volte a settimane, ma se eccedi produrrai muco in eccesso e potrai avere problemi, soprattutto se soffri di malattie dell’apparato digerente. Quindi elimina il latte e, se ti serve per preparare qualche ricetta, usa bevande vegetali come quello di mandorla, di riso o di avena. E come burro, usa solo burro biologico da pascolo (o ghee, burro chiarificato).

CAFFE’

Il caffè è un “must” nella vita di molte persone, nella quantità di 2-3 tazze in media. L’elisir nero ha ricevuto diverse critiche positive nell’ultimo periodo. Ma, sebbene il caffè abbia qualche piccolo beneficio, gli effetti negativi superano di gran lunga quelli positivi. La presenza di antiossidanti benefici non giustifica affatto il consumo di un prodotto che distrugge la digestione, il sistema endocrino e il fegato e ha un effetto stimolante eccessivo e del tutto innaturale. Ci sono tantissime alternative migliori, come tè, tisane ecc. Dopo pochi giorni di disintossicazione dal caffè, ti accorgerai che vivere senza caffè non è così tragico come immaginavi e il tuo apparato digerente e i tuoi ormoni ti ringrazieranno.

DIPENDENZA DAGLI ZUCCHERI

Ormai saprai benissimo che la forma di zucchero aggiunta in quasi tutto il cibo che trovi nei supermercati dà fortemente dipendenza e contribuisce a ogni sorta di problemi, dal diabete, all’artrite, al cancro. La maggior parte di questi disturbi proviene da una digestione spesso incompleta, con candida alla radice. Con lo zucchero, che è la principale fonte di nutrimento di queste malattie, ogni cosa peggiora, anche se viene consumato in piccole quantità. Come dolcificanti naturali alternativi per disintossicarsi dallo zucchero bianco puoi provare il miele e la stevia. Questo assicura che l’infezione da candida non venga alimentata e che altre malattie non siano esacerbate dallo zucchero bianco. In ogni caso non è bene consumare quotidianamente dolci, anche se sono fatti con le alternative naturali.

CONSUMO DI GLUTINE

La sensibilità al glutine non è un mito, e oggi è sempre più frequente. Il risultato del dilagare di questo “problema” è stato un aumento della produzione e vendita di prodotti senza glutine (oggi si vendono in quasi tutti i supermercati). Ma il glutine è un problema non solo per i celiaci e per chi ha sensibilità al glutine. Inoltre, il frumento (uno dei cereali più dannosi in circolazione), può essere nocivo anche per altri motivi, che non hanno niente a che fare col glutine. A causa dei frumenti ibridi e della debolezza dell’apparato digerente, l’uomo non è capace di digerire in maniera completa i prodotti a base di grano moderno, e questo provoca problemi di salute. Quindi fai una prova, comincia a introdurre solo cereali integrali senza glutine o altri carboidrati complessi che non contengono glutine, come riso, quinoa, miglio, grano saraceno e amaranto.

16-02-2019

I vaccini antinfluenzali funzionano? Sono sicuri? E sono davvero necessari? Esistono molte alternative naturali per potenziare il sistema immunitario, ma gli unici metodi proposti dalla sanità pubblica sono le vaccinazioni. Secondo questo articolo i vaccini non solo sono inefficaci, ma contengono anche sostanze pericolose per la salute. Molti esperti della salute ora sono d’accordo sul fatto che è più importante proteggere te stesso e la tua famiglia dal vaccino antinfluenzale che dall’influenza stessa. Scopriamo insieme i motivi:

1. Non ci sono prove che i bambini traggano benefici dai vaccini. Una rassegna di 51 studi che hanno coinvolto 260.000 bambini di età tra i 6 e i 23 mesi non è riuscita a dimostrare che il vaccino è più efficace di un placebo. Inoltre i vaccini proteggono solo da un particolare ceppo di virus, quindi se entri in contatto con un ceppo diverso, continuerai comunque a prendere l’influenza.

2. Riviste mediche hanno pubblicato migliaia di articoli che rivelano che iniettare vaccini può causare gravi problemi di salute, incluse pericolose risposte immunitarie e una serie di altre infezioni. Questo accresce ulteriormente la sensibilità del corpo alle malattie da cui si supponeva il vaccino dovesse proteggere.

3. Hai mai notato che i bambini vaccinati in pochi giorni o settimane cominciano ad avere nasi gocciolanti, pneumonia, infezioni delle orecchie e bronchioliti? È il virus dell’influenza introdotto nel loro corpo a dare questi sintomi. Questo indica anche che l’immunosoppressione abbassa le difese. Il vaccino in realtà non immunizza, ma rende il corpo più sensibile al virus.

4. È cosa nota che il vaccino per l’influenza contiene ceppi del virus, oltre agli altri ingredienti. Ora, pensa all’impatto che un vaccino può avere su una persona con un sistema immunitario debole. Se hai una malattia che già ti sta indebolendo e sta riducendo le capacità del tuo corpo di combattere un virus, prendere il vaccino per l’influenza metterà il tuo corpo in pericolo, predisponendoti a contrarre tutti gli effetti dell’influenza e rendendoti più sensibile a pneumonia e altre malattie contagiose.

5. Il vaccino per l’influenza contiene mercurio, un metallo pesante noto per la sua pericolosità per l’uomo. La quantità di mercurio contenuta in un vaccino multidose è più alta del massimo limite giornaliero consentito. La tossicità del mercurio può provocare perdita di memoria, depressione, sindrome da deficit di attenzione, problemi di salute orale, squilibri digestivi, problemi respiratori, malattie cardiovascolari e molti altri seri disturbi.

6. Ci sono prove che il vaccino possa provocare l’Alzheimer. Un report mostra che le persone che ricevono il vaccino per l’influenza ogni anno per 3-5 anni hanno probabilità 10 volte più alte di avere l’Alzheimer di chi non prende il vaccino. Inoltre con l’età le difese immunitarie si indeboliscono, e si abbassa la capacità di combattere le infezioni. Introdurre il virus dell’influenza nel corpo di un anziano può avere conseguenze molto pericolose (leggi qui lo studio).

7. Il Center for Disease Control nomina una Commissione, Advisory Committee on Immunization Practices (ACIP) di 15 membri. Questa commissione decide chi deve essere vaccinato ogni anno. Quasi tutte le ACIP hanno interessi economici nelle vaccinazioni. È tutta una questione di soldi e ha poco a che fare con la tua salute e sullo stare bene. Le persone che promuovono i vaccini sono quelle che faranno milioni di dollari.

8. Ricerche mostrano che il sovraddosaggio di vaccini e medicine come Tamiflu e Relenza possono in realtà alterare il virus dell’influenza e mutarlo in un ceppo mortale. Unisci questo a un ceppo resistente alle medicine e otterrai virtualmente zero benefici con alti rischi.

9. Ci sono abbastanza prove del fatto che gli ingredienti presenti nei vaccini antinfluenzali possono provocare malattie neurologiche. Nel 1976, con lo scoppio della suina, molte delle persone che hanno preso il vaccino hanno avuto danni nervosi permanenti. I vaccini per l’influenza possono contenere ingredienti pericolosi come detergenti, mercurio, formaldeide e ceppi di virus vivo. Davvero vuoi che queste cose entrino nel tuo corpo?

10. Cercare di capire di volta in volta contro quale ceppo stagionale vaccinarsi è come tentare la sorte. Questo si è visto soprattutto negli ultimi anni con il ceppo H1N1. Prendere multidosi sarà ancora più pericoloso, a causa dei diversi ceppi di virus e delle altre sostanze nocive introdotte nel tuo corpo.

I vaccini antinfluenzali sono in realtà molto più pericolosi di quanto pensi, ed è molto meglio affidarsi ai metodi naturali per proteggersi dall’influenza che farti vaccinare. Non è interessante che i principali funzionari della sanità pubblica non promuovano modi per prevenire l’influenza se non la vaccinazione? Perché non si spendono un pò dei miliardi di dollari di pubblicità per parlarci dei modi naturali per rinforzare il nostro sistema immunitario ed evitare l’influenza, senza vaccinazioni dannose e talvolta mortali?

 

https://worldtruth.tv/10-reasons-why-flu-shots-are-more-dangerous-than-a-flu/

Giovedì, 14 Febbraio 2019 10:07

ANEMIA: ANCHE LA VITAMINA B1 PUO' CURARLA.

17-08-2016

Anche se l'anemia non è una delle conseguenze della carenza di vitamina B1, ne esiste un tipo che regredisce con la somministrazione di dosi massicce di questa sostanza. I pazienti che ne sono affetti non sono carenti di tiamina, ma migliorano notevolmente con la somministrazione di elevate dosi di questa sostanza. E' probabile quindi che questa malattia sia causata dall'incapacità dell'organismo di assimilare la vitamina B1. E' perciò consigliabile provare a curare le anemie ingiustificate con la tiamina (fino alla dose di 100 mg al giorno).

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