Angelo Ortisi

Angelo Ortisi

Martedì, 29 Gennaio 2019 13:30

EFFETTI IMMUNOSTIMOLANTI DELL'ECHINACEA.

08-02-2017

Da millenni tutti i popoli della terra si servono delle erbe per combattere le infezioni e per migliorare le condizioni di salute e un sempre maggior numero di ricerche sta dimostrando gli effetti benefici delle erbe sulla funzionalità del sistema immunitario. L'erba più diffusa in Occidente per potenziare il sistema immunitario è l'echinacea, di cui esistono due specie, l'Echinacea angustifolia ed Echinacea purpurea, entrambe dotate di notevoli effetti immunostimolanti. L'echinacea potenzia il sistema immunitario e il timo (la ghiandola più importante di tale sistema) in molti modi, probabilmente perchè contiene una vasta gamma di principi attivi. Gli estratti della radice di echinacea hanno un'azione simile a quella dell'interferone e agiscono direttamente contro il virus dell'influenza, dell'herpes e della stomatite vescicolare. I principali componenti immunostimolanti dell'echinacea sono grandi polisaccaridi come l'inulina, che attiva la via alternativa del complemento (uno dei meccanismi di difesa non specifici) e aumenta la produzione di sostanze che attivano i macrofagi. Il risultato è un incremento di molti parametri immunologici fondamentali: produzione di cellule T, fagocitosi macrofagica, combinazione degli anticorpi, attività delle cellule natural killer e livelli di neutrofili circolanti. In vitro i polisaccaridi dell'echinacea riescono a distruggere le cellule tumorali e inibiscono le infezioni da Candida albicans nei ratti infettati con un'iniezione endovenosa di una dose letale di questo fungo. L'echinacea contiene anche altre sostanze, quali gli alchilammidi liposolubili (che hanno dimostrato di avere un effetto stimolante ancora maggiore sulla fagocitosi macrofagica) e i derivati dell'acido caffeico, che sembrano contribuire anch'essi al suo effetto immunostimolante.
L'echinacea rafforza il sistema immunitario anche nelle persone sane. La somministrazione per bocca di estratto di radice di Echinacea purpurea a volontari sani di sesso maschile per cinque giorni consecutivi, per esempio, ha determinato un aumento del 120% della fagocitosi leucocitaria. In un altro studio su volontari sani di età compresa tra 25 e 40 anni, l'estratto alcolico di Echinacea purpurea ha determinato un aumento del 30-40% della fagocitosi di Candida albicans e ha fatto salire del 30-40% la migrazione dei globuli bianchi verso la sede dell'infezione. Oltre all'effetto immunostimolante, l'echinacea previene la diffusione dei batteri inibendo la produzione di un enzima, la ialuronidasi, che i batteri secernono per superare la prima linea di difesa dell'organismo, ovvero le membrane protettive come la pelle o le mucose. Attualmente esistono oltre 300 prodotti a base di echinacea in commercio e sulla composizione chimica e le applicazioni cliniche di quest'erba sono stati condotti più di 400 studi scientifici. Gli studi clinici hanno dimostrato che l'echinacea è efficace in molte patologie infettive tra cui l'influenza, il raffreddore, le infezioni delle prime vie respiratorie e dell'apparato urogenitale. In generale, l'echinacea sembra essere utile in quasi tutti i casi di infezione.

29-01-2019

Nel malaugurato caso siate alle prese con una fastidiosissima tosse è a una tavoletta di cioccolato che dovrete puntare. Al posto dello sciroppo tradizionale, c’è chi giura, infatti, che la cioccolata faccia miracoli e sia un rimedio del tutto naturale. Lui è Alyn Morice, un professore della inglese Hull Cough Clinic, che già tempo fa dedicò le sue attenzioni alla teobromina contenuta nel cacao, considerandola un'arma naturale ed efficace contro i sintomi della tosse. Oggi Morice, responsabile degli studi cardiovascolari e respiratori, rinsalda la sua tesi, affermando che smangiucchiare una tavoletta di cioccolato al latte è più efficace della medicina acquistata in negozio per contrastare la tosse. “Il cioccolato può calmare la tosse, so che potrebbe sembrare qualcosa alla Mary Poppins, ma come clinico indipendente che ha passato anni a studiare il meccanismo della tosse, posso assicurarvi che la prova è in realtà una barretta solida e dolce”, dichiara.
Com’è possibile? Secondo il professore è tutto merito delle proprietà emollienti del cioccolato e della sua viscosità: la sua consistenza, infatti, funziona formando un rivestimento sulle terminazioni nervose della gola, sopprimendo l'impulso di tossire. “Questo effetto demulcente spiega perché il miele, il limone e altri sciroppi zuccherini possono aiutare, ma penso che il cioccolato abbia qualcosa in più”. Morice è arrivato a queste conclusioni prendendo a campione 163 persone: ha così scoperto che coloro che hanno assunto una medicina a base di cacao invece della medicina regolare hanno avuto miglioramenti significativi in soli due giorni. Quindi, la prossima volta che iniziate a sentire quel solletico fastidioso in fondo alla gola cercate una barretta di cioccolato, sarà efficacissimo!

 

https://www.heart.co.uk/lifestyle/food-drink/doctor-says-chocolate-is-best-cure-for-coughs/

Lunedì, 28 Gennaio 2019 13:57

10 BENEFICI PROVATI DEI MIRTILLI.

29-01-2019

I mirtilli sono dolci, nutrienti e molto conosciuti per le loro proprietà antiossidanti. Spesso considerati dei veri e propri superfoods, sono poco calorici e fanno molto bene. In questo articolo scopriamo insieme 10 proprietà e benefici dei mirtilli supportati da studi scientifici.

1. I MIRTILLI HANNO POCHE CALORIE MA TANTISSIMI NUTRIENTI

Quello dei mirtilli è un arbusto con fiori che produce bacche del colore blu porpora. È molto simile ad un altro arbusto, che produce mirtilli di colore rosso. I mirtilli sono un frutto piccolo e tondo, di circa 5-6 millimetri di diametro, con la parte superiore svasata. All’inizio sono di colore verde, poi con la maturazione cambiano colore e diventano blu porpora. Questi sono i due tipi di mirtilli più conosciuti:

• Mirtilli Highbush: sono la specie più comune che cresce negli Stati Uniti.

• Mirtilli Lowbush: sono i mirtilli selvatici. Sono di solito più piccoli e più ricchi di antiossidanti.

I mirtilli sono senza dubbio tra le bacche più ricche di nutrienti. 148 grammi di mirtilli contengono:

- Fibre: 4 grammi.
- Vitamina C: 24% della dose giornaliera raccomandata.
- Vitamina K: 36% della dose giornaliera raccomandata.
- Manganese: 25% della dose giornaliera raccomandata.
- Tracce di vari altri nutrienti.

Sono composti anche per l’85% di acqua e un’intera tazza ha solo 84 calorie, con 15 grammi di carboidrati.

2. I MIRTILLI SONO I RE DEGLI ALIMENTI ANTIOSSIDANTI

Gli antiossidanti sono molto importanti. Proteggono il nostro corpo dai danni dei radicali liberi, molecole instabili che possono danneggiare le strutture cellulari e contribuire all’invecchiamento e a malattie come il cancro. Si dice che i mirtilli abbiano la più alta capacità antiossidante di tutti i frutti e verdure più consumati. Tra gli alimenti ricchi di antiossidanti abbiamo anche le bacche di Açai.
Il principale composto antiossidante nei mirtilli viene da una famiglia di polifenoli, chiamati flavonoidi. Un gruppo di flavonoidi in particolare, le antocianine, si dice sia responsabile della maggior parte dei suoi benefici. È stato evidenziato che aumentano direttamente il livello di antiossidanti nel corpo.

3. I MIRTILLI RIDUCONO IL DANNO DEL DNA, PROTEGGENDO DA INVECCHIAMENTO E CANCRO

Il danno ossidativo del DNA è una cosa che accade continuamente nel corpo. Si dice che accada migliaia di volte al giorno in ogni singola cellula del corpo. Il danno del DNA è parte del motivo per cui invecchiamo e gioca anche un ruolo importante nello sviluppo di malattie come il cancro. Dal momento che i mirtilli sono ricchi di antiossidanti, possono aiutare a neutralizzare alcuni dei radicali liberi che danneggiano il DNA. In uno studio di 4 settimane, 168 partecipanti hanno bevuto 1 litro di una preparazione di mirtillo e succo di mela ogni giorno. Alla fine dello studio, il danno ossidativo del DNA a causa dei radicali liberi si era ridotto del 20%. Queste scoperte sono state anche supportate da piccoli studi nei quali erano stati usati polvere o mirtilli freschi.

4. I MIRTILLI PROTEGGONO ANCHE DALL’OSSIDAZIONE DEL COLESTEROLO NEL SANGUE

Il danno ossidativo non riguarda sono le cellule e il DNA. È un problema anche quando le nostre lipoproteine di LDL sono ossidate. Infatti, l’ossidazione dell’LDL è un passo cruciale nel processo di sviluppo delle malattie cardiache. Fortunatamente per noi, gli antiossidanti nei mirtilli sono fortemente collegati a una riduzione dei livelli di LDL ossidato. Una porzione di 50 grammi di mirtilli ha ridotto l’ossidazione del 27% in un gruppo di partecipanti obesi, dopo un periodo di 8 settimane. Un altro studio ha mostrato che 75 grammi di mirtilli presi durante un pasto riducevano significativamente l’ossidazione delle lipoproteine di LDL.

5. I MIRTILLI POSSONO ABBASSARE LA PRESSIONE SANGUIGNA

I mirtilli hanno benefici significativi nelle persone con pressione sanguigna alta (ipertensione), uno dei fattori di rischio delle malattie cardiache (che oggi mietono tantissime vittime). In uno studio condotto su individui obesi con un alto rischio di infarto è stata evidenziata una riduzione del 4-6% della pressione sanguigna dopo aver consumato 50 grammi di mirtilli al giorno per 8 settimane. Altri studi hanno riscontrato effetti simili, soprattutto nelle donne in post-menopausa. Detto questo, considerato che la pressione alta è uno dei principali fattori di rischio di infarto e ictus, le implicazioni sono davvero interessanti.

6. I MIRTILLI AIUTANO A PREVENIRE LE MALATTIE CARDIACHE

Come abbiamo visto, mangiare mirtilli può abbassare la pressione sanguigna e il colesterolo LDL ossidato. Comunque è importante tener presente che questi sono fattori di rischio, non vere e proprie malattie. Quello che ci interessa sapere è se i mirtilli possono aiutare a prevenire fenomeni più cruciali come l’infarto, che è una delle malattie che colpiscono più persone oggi. In uno studio del 2013 condotto su 93.600 persone, mangiare antocianine (il principale antiossidante presente nei mirtilli) era collegato a una riduzione del 32% dei rischi di infarto. Si tratta però di uno studio osservazionale, quindi non può provare che siano stati proprio i mirtilli a provocare la riduzione dei rischi, ma sembra probabile, dati gli effetti benefici sui fattori di rischio.

7. I MIRTILLI POSSONO STIMOLARE LA MEMORIA E LE FUNZIONI CEREBRALI

Lo stress ossidativo può accelerare il processo di invecchiamento del cervello, con effetti negativi sulle funzioni cerebrali. In accordo con alcuni studi condotti sugli animali, gli antiossidanti presenti nei mirtilli tendono ad accumularsi nelle aree del cervello essenziali per l’intelligenza. Sembra che interagiscano direttamente con i neuroni, con un miglioramento nell’attività di segnalazione delle cellule. Studi condotti sugli uomini hanno anche mostrato risultati promettenti. In uno di questi studi, 9 partecipanti anziani con leggere difficoltà cognitive hanno consumato succo di mirtillo ogni giorno. Dopo 12 settimane avevano visto dei miglioramenti in diversi marcatori delle funzioni cerebrali. Un altro studio di 6 anni su 16.010 anziani partecipanti ha evidenziato che i mirtilli e le fragole erano collegati a un ritardo dell’invecchiamento cognitivo di 2,5 anni.

8. LE ANTOCIANINE PRESENTI NEI MIRTILLI POSSONO AVERE EFFETTI ANTIDIABETE

I mirtilli contengono pochi zuccheri rispetto ad altre varietà di frutta. Una tazza contiene 15 grammi, che equivale a una piccola mela o a un’arancia grande. La ricerca suggerisce che le antocianine nei mirtilli possono avere effetti benefici sulla sensibilità all’insulina e sul metabolismo del glucosio. Questi effetti antidiabete sono stati mostrati sia con il succo di mirtillo sia con l’estratto. In uno studio condotto su 32 obesi con resistenza all’insulina, un frullato di mirtilli portava maggiori miglioramenti sulla sensibilità all’insulina. Il miglioramento della sensibilità all’insulina potrebbe ridurre i rischi di sindrome metabolica e di diabete di tipo 2 che sono tra i problemi più grossi e diffusi oggi.

9. LE SOSTANZE CONTENUTE NEI MIRTILLI POSSONO AIUTARE A COMBATTERE LE INFEZIONI DEL TRATTO URINARIO

Le infezioni del tratto urinario sono un problema molto comune nelle donne.
È cosa nota che il succo di mirtilli rossi può aiutare a prevenire questo tipo di infezione. I mirtilli sono molto simili al mirtillo rosso o cranberry e contengono diverse sostanze attive simili a quelle contenute nel cranberry. Queste sostanze aiutano a impedire che batteri come l’Escherichia coli si attacchino alle pareti della vescica.

10. I MIRTILLI POSSONO AIUTARE A RIDURRE I DANNI MUSCOLARI DOPO L’ESERCIZIO FISICO INTENSO

Un esercizio fisico intenso può portare a dolore e fatica muscolari. Questo è dato, in parte, all’infiammazione locale e allo stress ossidativo nel tessuto muscolare. La supplementazione dei mirtilli può ridurre il danno che si verifica a livello molecolare, riducendo il dolore e migliorando la performance muscolare. In un piccolo studio condotto su 10 atlete donne, i mirtilli acceleravano la ripresa del muscolo dopo un esercizio fisico intenso delle gambe.

 

https://www.pnas.org/content/90/17/7915.short

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/24804252

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/10995120

https://pubs.acs.org/doi/abs/10.1021/jf801381y

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/15186133

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/22175691

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/12475297

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/12323088

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/15123782

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https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/22733001

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23507228

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3820045/

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https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/22935321

https://jandonline.org/article/S2212-2672(14)01633-5/abstract

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https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3583121/

Domenica, 27 Gennaio 2019 18:35

TUTTI I BENEFICI DELLA BARBABIETOLA.

28-01-2019

La radice della barbabietola è stata molto usata nella storia come medicina. Gli antichi Romani, per esempio, consumavano la barbabietola per trattare febbre e costipazione e nel Medioevo gli Europei usavano questa radice come rimedio per le malattie legate al sangue e alla digestione. Anche l’antica medicina cinese, che ha sempre tenuto in grande considerazione le verdure dolci, prescrivevano le barbabietole per chi soffriva di malattie cardiovascolari. Come tanti altri vegetali colorati, le barbabietole non sono propriamente ricche di vitamine e minerali. I loro benefici sono da attribuire piuttosto alla ricca concentrazione di alcuni speciali composti.

3 STRAORDINARI COMPOSTI PRESENTI NELLA BARBABIETOLA

• Betanina: Ti sei mai chiesto perché la barbabietola è rossa? Il motivo è il contenuto di betanina, un pigmento rosso-violaceo con proprietà anti-malattia. Per esempio, uno studio del 2011 pubblicato sulla rivista Anticancer Agents in Medicinal Chemistry ha scoperto che la doxorubicina (una famosa medicina anticancro come l’Adriamycin) e l’estratto di barbabietola rossa avevano un effetto preventivo nel cancro al seno e alla prostata. I ricercatori hanno attribuito questo beneficio all’alta concentrazione di betanina, uno dei pigmenti meglio conosciuti nel gruppo delle betalaine.

• Betaina: Un’altra betalaina presente nelle barbabietole, chiamata betaina, è conosciuta per i suoi benefici sul fegato. Uno studio pubblicato sulla rivista Aminoacids a Gennaio 2015, per esempio, ha evidenziato che i topi nutriti con una dieta ad alto contenuto di grassi con betaina mostravano una riduzione dei grassi accumulati nel fegato e avevano un miglioramento del metabolismo a differenza dei topi che facevano un’altra dieta o non mangiavano betaina. Questi risultati suggeriscono che le barbabietole possono aiutare in caso di fegato grasso, una patologia curabile del fegato legata al peso eccessivo.

• Nitrati: Sebbene i nitrati abbiano acquisito una cattiva reputazione negli anni recenti a causa della loro associazione alla carne conservata e ad altro cibo raffinato, in realtà i nitrati che si trovano naturalmente nella verdura - come vegetali, spinaci, ravanelli e barbabietole - possono avere effetti medicinali se consumati in piccole quantità. Per esempio, uno studio condotto dai ricercatori del Baker Heart and Diabetes Institute di Melbourne, Australia, hanno scoperto che i volontari che consumavano succo di barbabietola sperimentavano una riduzione della pressione sanguigna a differenza dell’altro gruppo. Leah Coles, a capo della ricerca, ha attribuito questi risultati alla concentrazione di nitrati presente nel succo.

ALTRI NUTRIENTI NELLA BARBABIETOLA

Sebbene le barbabietole non siano ricche dei nutrienti che si trovano nei vegetali a foglia verde, sono comunque una fonte di alcuni minerali. Una tazza di barbabietole, per esempio, fornisce approssimativamente il 37% della dose giornaliera raccomandata di folati, 22% dI manganese e il 13% di potassio, un importante macrominerale responsabile dell’equilibrio dei liquidi. Le barbabietole sono anche ricche di fibre solubili e insolubili, e questo le rende un buon rimedio per la costipazione e un buon alimento per una dieta per perdere peso.

Molti dei composti benefici delle barbabietole (come le betalaine) sono danneggiate dal calore, quindi è importante cuocerle poco. Cucinale a vapore per 15 minuti per esaltarne il sapore e consumale in insalata per non compromettere il profilo nutritivo.

 

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/21434853

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25577261

https://nutritionj.biomedcentral.com/articles/10.1186/1475-2891-11-106

28-01-2019

Ridurre l’ipertensione in maniera del tutto naturale con l’aiuto soltanto di una luce blu, capace anche di proteggere la salute del cuore con un’efficacia comparabile a quella dei farmaci. Lo rivela uno studio pubblicato sull’European Journal of Preventative Cardiology condotto presso l’Università del Surrey ed Heinrich Heine University di Duesseldorf. I partecipanti all’esperimento sono stati esposti a 30 minuti di luce blu del corpo intero a circa 450 nanometri - una dose paragonabile alla luce solare giornaliera - seguita dall’esposizione a una luce di controllo in un giorno diverso. La luce blu visibile, al contrario della luce ultravioletta (UV), non è cancerogena. 
Per valutare l'impatto, sono stati misurati la pressione sanguigna dei partecipanti, la rigidità delle arterie, la dilatazione dei vasi sanguigni e i livelli plasmatici di depositi di ossido nitrico, prima, durante e fino a due ore dopo l’irradiazione con entrambe le luci. I ricercatori hanno così scoperto che l’esposizione alla luce blu del corpo intero riduce significativamente la pressione sistolica di quasi 8 mmHg, rispetto alla luce di controllo che non ha avuto alcun impatto. Ciò che è ancora più notevole è che la riduzione della pressione sanguigna dalla luce blu è simile a quello che si vede negli studi clinici con farmaci che svolgono questa funzione.
Oltre agli effetti di riduzione della pressione arteriosa, è stato anche scoperto che l’esposizione alla luce blu ha migliorato altri indicatori di rischio cardiovascolare, inclusa la riduzione della rigidità arteriosa e l’aumento del rilassamento dei vasi sanguigni, e che è in grado di aumentare i livelli di ossido nitrico, importante molecola di segnalazione che protegge il sistema cardiovascolare. Si ritiene che la luce blu lo rilascia dalla pelle nel flusso sanguigno dove rilassa i vasi sanguigni, aumentando il flusso sanguigno e diminuendo la pressione sanguigna.
"L’esposizione alla luce blu fornisce un metodo innovativo per controllare con precisione la pressione del sangue senza medicine. Sorgenti indossabili di luce blu potrebbero rendere questa terapia continua e pratica per il paziente. Ciò potrebbe essere di aiuto in particolare per coloro che non riescono a controllare bene la pressione con i farmaci, per esempio gli anziani", conclude Christian Heiss, professore di medicina cardiovascolare presso l’Università del Surrey.
Curiosità: questa non è la prima volta che la luce blu rivela di avere un impatto positivo sulla salute delle persone. Poiché l’illuminazione blu è stata collegata al miglioramento dell’umore, dozzine di stazioni ferroviarie giapponesi hanno per esempio installato luci blu come mezzo per ridurre i loro tassi di suicidio. Nel corso di 10 anni, il tasso di suicidi nelle stazioni è crollato dell’84%. Interessante, no?

 

https://journals.sagepub.com/doi/abs/10.1177/2047487318800072?journalCode=cprc&

https://www.goodnewsnetwork.org/blue-light-reduces-blood-pressure-just-as-effectively-as-medication-uk-study/

Sabato, 26 Gennaio 2019 19:18

ANEMIA DA CARENZA DI PIRIDOSSINA.

22-10-2016

L'anemia (riduzione del numero dei globuli rossi) normalmente si crede causata dalla carenza di ferro. Tuttavia anche l'insufficienza di alcuni altri elementi nutritivi può causare anemia. Nei casi in cui i supplementi di ferro non risolvono l'anemia, risultano carenti di solito la vitamina E, l'acido folico o B12 e in qualche caso i medici hanno trovato la carenza di B6 come sola responsabile dello stato anemico. Una di queste situazioni, riguardante il caso di un uomo sofferente di anemia ricorrente da parecchi anni, è stata descritta dall'ematologo Allen J. Erslev nel New England Journal of Medicine. Iniezioni di piridossina portavano giovamento al paziente, ma non in modo duraturo. Il dottor Erslev attribuì il ritorno dei sintomi anemici a una "carenza intermittente di piridossina", supponendo che "una prolungata deficienza di piridossina possa portare a cambiamenti irreversibili nella sintesi dell'emoglobina". Infatti, altri ricercatori hanno notato che, una volta comparso, questo tipo di anemia raramente è eliminato; i pazienti con anemia da carenza di piridossina continuano ad avere bisogno della vitamina in quantità molto più grandi di quanto la dieta e perfino le iniezioni possano fornire.
Uno studio di Eileen Harriss, alla Postgraduate Medical School di Londra, aiuta a spiegarne l'interrelazione tra il ferro e la piridossina. Risulta che mentre il ferro è necessario alla sintesi emoglobinica, in assenza di quantità sufficienti di piridossina il minerale non è utilizzato in modo appropriato e forma invece depositi granulari nelle cellule. La serie di esperimenti della Harriss pubblicati su Hematology, ha rivelato che topi nutriti con una dieta carente di vitamina B6 e arricchita di ferro sviluppavano rapidamente anemia e quindi morivano. Topi allevati invece con una dieta carente di piridossina e di ferro "sono sopravvissuti un pò a lungo prima che la concentrazione di emoglobina mostrasse un marcato abbassamento". I globuli rossi dei topi carenti di piridossina venivano descritti di grandezza e forma irregolari, spesso nettamente ipocromici o pallidi. Nelle cellule si notava anche un contenuto di ferro eccessivamente elevato. D'altronde, quando i topi ricevevano piridossina in aggiunta al ferro nella dieta, non compariva l'anemia nè il sovraccarico di ferro. I ricercatori concludevano: "il più importante elemento di interesse che emerge da questi esperimenti è che l'anemia ipocromica, associata con la siderosi (infiltrazione di ferro) dei tessuti, si sviluppa nei ratti carenti di piridossina, malgrado un apporto normale o basso di ferro. La presenza di un eccesso di ferro non è essenziale allo sviluppo dell'anemia e in questi animali la malattia può essere attribuita alla sola carenza di piridossina".

05-11-2016

L’Andrographis paniculata è un arbusto annuale che cresce spontaneo in molte zone dell’Asia, in particolare in Tailandia. E’ usata dalla medicina ayurvedica, spesso in combinazione con altre erbe, per trattare malattie infettive e stati febbrili e risulta efficace nel ridurre i sintomi soggettivi delle infezioni non complicate delle vie respiratorie superiori, con effetti avversi lievi e rari. I costituenti attivi dell’andrographis sono lattoni diterpenici, conosciuti come andrografolidi. L’andrographis è utilizzata come pianta di complemento di altre piante amaro-epatoprotettive e febbrifughe. Nella medicina cinese è considerata “rimedio freddo”. La pianta e i suoi estratti sono stati studiati per le numerose attività: antiossidante, antivirale, antibatterica, antinfiammatoria, antineoplastica e analgesica, con alcuni risultati positivi. Studi in vitro e in vivo suggeriscono che l’andrographis possieda attività antinfettive, antivirali, antidiarroiche, antipiretiche e analgesiche. Inoltre, sono state osservate proprietà immunostimolanti e antinfiammatorie in modelli animali. L’andrographis ha mostrato la capacità di stimolare la produzione di anticorpi nei topi e di aumentare la risposta immunitaria non specifica, come la fagocitosi dei macrofagi. In vitro è stata anche dimostrata un’azione citotossica e antitumorale, ma non sono ancora disponibili evidenze cliniche.

INFEZIONI DELLE ALTE VIE RESPIRATORIE

Sono disponibili dati concernenti l’efficacia dell’andrographis nei disturbi delle alte vie respiratorie come raffreddori, sinusiti, bronchiti, faringotonsilliti. In uno studio placebo controllato di 4 giorni, 158 adulti hanno ricevuto andrographis (1200 mg/die di e.s. standardizzato al 5% in andrografolidi) o un placebo. Già dal secondo giorno di trattamento il gruppo andrographis ha mostrato un miglioramento della sintomatologia (mal d’orecchio, congestione della mucosa nasale, produzione di muco e mal di gola), rispetto al gruppo placebo. In uno studio di 3 mesi su 107 studenti 18enni, è stato osservato l’effetto preventivo dell’andrographis nei confronti del raffreddore comune. I risultati hanno mostrato che solo il 30% dei soggetti che aveva assunto andrographis (200 mg/die) ha avuto il raffreddore, contro il 62% dei soggetti placebo. Un altro studio condotto su 133 bambini, ha comparato l’efficacia di andrographis, echinacea e acetaminofene contro i sintomi da raffreddore. E’ stato osservato un miglioramento dei sintomi più veloce nei primi due gruppi, rispetto al farmaco.

ATTIVITA’ EPATOPROTETTIVA

L’andrographis ha mostrato in vitro un’attività epatoprotettiva contro modelli di epatotossicità comparabile a quella della silimarina, dovuta probabilmente all’attività antiossidante. L’attività epatoprotettiva è stata osservata in vivo per l’epatite acuta, dopo un trattamento con andrografolidi e per i danni epatici indotti dall’abuso di alcol. Questo effetto protettivo potrebbe essere dovuto, in parte, alla riattivazione della superossido dismutasi, che combatte il danno perossidativo. L’andrographis causa, inoltre, l’induzione dei sistemi di metabolizzazione dei farmaci epatici, che favorisce la detossificazione dalle epatotossine.

ATTIVITA’ IMMUNOSTIMOLANTE E HIV

L’andrografolide è un agente immunostimolante che sembra essere in grado di modulare sia la funzione immunitaria antigeno specifica che non specifica. In uno studio pilota è stato testato l’effetto dell’andrographis su 13 soggetti HIV-positivi per 6 settimane. E’ stato osservato un aumento dei linfociti (cellule CD4+) e un effetto di miglioramento della funzione immunitaria, piuttosto che antivirale contro l’HIV. Ha mostrato anche un’attività viralicida contro l’herpes simplex.

 

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/15331658

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/17464769

26-01-2019

Spesso chi soffre di intolleranza al glutine consuma tranquillamente caffè. Secondo uno studio, però, chi ha sviluppato un’ipersensibilità alla proteina contenuta nel grano e in altri cereali dovrebbe evitare di bere caffè a causa di una possibile reattività crociata. Qualche anno fa è stato pubblicato uno studio su Food and Nutritional Sciences che ha esaminato la reattività crociata del caffè (e di altri alimenti) con il glutine. Ciò che i ricercatori hanno scoperto è che i caffè elaborati, come il caffè istantaneo e i caffè macinati, hanno prodotto la maggior parte della cross-reattività nei soggetti presi a campione. 
Specifichiamo che per intolleranza al glutine (o gluten sensitivity) non si intende la celiachia (una vera e propria malattia autoimmune) ma una sindrome che comporta una serie di sintomi dovuti alla mal digestione della proteina presente in pane, pasta e altri prodotti a base di grano o cereali con glutine come farro, orzo, segale.
Il problema negli ultimi anni è aumentato molto e c’è chi ritiene che questo sia da imputare al maggior consumo di prodotti che contengono glutine e all’utilizzo di cereali che ne hanno un quantitativo troppo elevato. A volte, chi segue una dieta priva di glutine a causa di un’intolleranza a questa sostanza, può comunque vedere ancora presenti i fastidi associati e ciò potrebbe essere proprio da imputare al consumo di caffè. Le sostanze contenute nel caffè, e in particolare la caffeina, provocherebbero infiammazione nelle persone ipersensibili al glutine, scatenando una risposta dell’organismo di tipo autoimmune che porterebbe, tra le altre cose, anche ad una carenza di vitamine e minerali. Ciò sarebbe da imputare appunto ad una reattività incrociata tra glutine e caffeina, le proteine di questi alimenti vengono infatti percepite dal corpo come degli “invasori”.
Uno degli aspetti preoccupanti della reattività crociata del caffè è che alcuni dei sintomi più comuni, come l'emicrania, l'appannamento mentale e l'affaticamento, in realtà portano le persone ad aumentare la dose di questa bevanda, il che porta a un ciclo frustrante e dannoso finché non si capisce il collegamento tra le due cose. In seguito a questo studio il dottor Osborne, nutrizionista clinico e fondatore di "Gluten free society" consiglia a chi soffre di gluten sensitivity come prima cosa di ridurre fortemente l’assunzione di caffè con l’obiettivo di eliminarlo del tutto nel giro di 2 settimane. Come riporta lo studio, tra l’altro, chi assume caffè dovrebbe scegliere la variante biologica che sarebbe maggiormente tollerata dall’organismo (meglio ancora se acquistato fresco e macinato in casa) evitando invece quello istantaneo o quello tradizionale macinato. I caffè biologici a chicchi interi non producono infatti, secondo lo studio citato, problemi di reattività incrociata. Sappiamo purtroppo che nelle piantagioni di caffè si utilizzano molti pesticidi le cui tracce, una volta entrate nel nostro organismo tramite la bevanda, possono fare diversi danni all’intestino, al sistema gastrico e a quello ormonale.
Un altro potenziale problema dell’assunzione di caffè è la possibile presenza di micotossine. Molte persone tollerano bene queste sostanze ma alcuni invece (specialmente chi soffre di gluten sensitivity) possono avere gravi reazioni a questi composti. La torrefazione e la lavorazione dei chicchi di caffè sono in grado di ridurre la quantità di tossine ma i risultati cambiano in base alla varietà di caffè utilizzato e al tipo di lavorazione. Un altro aspetto da tenere in considerazione è il contenuto della caffeina all’interno del caffè, che spesso è variabile. Questo cambia anche in base al metodo di preparazione, ad esempio l'espresso ha un contenuto di caffeina maggiore rispetto ad altri modi di bere caffè.
La caffeina è un irritante gastrico e può contribuire alla degradazione della mucosa nello stomaco e nell'esofago, c’è chi sostiene che chi soffre di intolleranza al glutine ha anche problemi ad assumere regolarmente caffè. La caffeina può inoltre stimolare eccessivamente le ghiandole surrenali, sollecitazione dannosa per chi già soffre di insufficienza surrenalica. Secondo questo studio, dunque, chi soffre di intolleranza al glutine (ma in realtà anche tutti gli altri) dovrebbe scegliere il più possibile bevande alternative al caffè.

 

https://www.scirp.org/Journal/PaperInformation.aspx?paperID=26626#.VNuij_nF_dk

https://www.glutenfreesociety.org/is-coffee-safe-on-a-gluten-free-diet/

Venerdì, 25 Gennaio 2019 13:37

TUTTO QUELLO CHE DEVI SAPERE SUL CAMU CAMU.

26-01-2019

Il Myrciaria dubia, o camu camu, è un arbusto a crescita bassa, nativo della foresta amazzonica. Può andare dalla dimensione di un cespuglio a quella di un albero, e produce un piccolo frutto rosso porpora, poco più grande di una ciliegia o di un acino d’uva. Il frutto è acido, per via dell’alto contenuto di vitamina C (che è anche il motivo della sua popolarità e dei suoi effetti benefici).
Il camu camu cresce spontaneo nella foresta pluviale e matura durante la stagione umida. È raccolto a mano e poi viene processato. Il processo di preparazione del Camu camu include scioglimento, pelatura, liquefazione e spray essiccanti, e il risultato è una polvere dal colore rosa pallido. La polvere è facile da utilizzare per preparare integratori, ma anche da usare in dessert, drink o frullati.
La medicina tradizionale peruviana dice che i nativi dell’Amazzonia usavano il Camu camu in svariati modi: per alleviare i dolori e combattere le infezioni, per il diabete facevano un infuso della corteccia o dei gambi e per trattamenti topici, reumatismi o ferite facevano un cataplasma della corteccia. Era una fonte di cibo facilmente trasportabile e disponibile, ma non sempre la loro prima scelta, a causa del sapore acido, dovuto, come abbiamo già visto, alla vitamina C.

PERCHÈ LA SCIENZA SI È INTERESSATA AL CAMU CAMU?

Il camu camu è un nutriente molto interessante che contiene 30-50 volte la vitamina C, tra le migliori fonti al mondo, 10 volte il ferro, 3 volte la niacina, 2 volte la riboflavina, e il 50% più fosforo delle arance e degli altri agrumi. Contiene anche beta-carotene, potassio, calcio, bioflavonoidi, antiossidanti, e amminoacidi. Questo frutto ha una delle più alte concentrazioni di fitochimici al mondo. È considerato un antiossidante, astringente, emolliente e nutritivo. Contiene anche fibre e proteine. Ci sono diversi importanti amminoacidi nel camu camu, come valina, leucina e serina. Gli amminoacidi a catena, valina e leucina, sono essenziali e questo significa che devono necessariamente essere introdotti con la dieta perché il corpo da solo non può sintetizzarli. La serina è un amminoacido proteinogenico e importante per il metabolismo, come precursore di diversi altri amminoacidi come la glicina, la cisteina e il triptofano.
Altri fitochimici presenti nel Camu camu sono i flavonoidi: antocianine, flavanoli, catechine, glucosidi, rutina, acido gallico e acido ellagico. Questi polifenoli sono importanti per le proprietà antiossidanti e antiproliferative che lavorano a livello cellulare per inibire il legarsi del DNA ai carcinogeni. Aiutano anche a prevenire le malattie cardiache e altre malattie degenerative. L’effetto chemioprotettivo riguarda la prevenzione dello stress ossidativo.

BENEFICI DEL CAMU CAMU SULLA SALUTE

La ricchezza di vitamina C del camu camu, lo rende utile in caso di febbre o raffreddore e per prevenire l’attacco di virus e batteri. È essenziale per il sistema immunitario. Il Camu camu ha diverse risorse di vitamina C, che lavorano in sinergia per proteggere il sistema nervoso e affinare le capacità mentali. Mangiare cibo che nutre il cervello può aiutarti a prevenire o ad annullare la formazione di placche, associate a malattie degenerative come Alzheimer e demenza. La vitamina C è essenziale per la salute dell’uomo, cioè l’uomo non la produce, come invece fanno altre specie, ma deve prenderla dagli alimenti. Il camu camu non contiene solo vitamina C, ma fornisce anche nutrienti che ne migliorano l’assorbimento, a differenza degli integratori di sintesi, rendendola più biodisponibile ed efficace. Oltre a rafforzare il sistema immunitario, il camu camu è usato per aumentare l’energia e sollevare l’umore. È benefico per le gengive, gli occhi, la pelle, i capelli e le unghie. Inoltre, promuove la salute del fegato e combatte l’infertilità maschile e femminile. È usato anche per curare l’herpes. Fa bene al cervello, promuovendo la secrezione di serotonina, che migliora sonno, memoria e umore. Supporta la salute del sistema nervoso e migliora la vista, proteggendo da cataratte e glaucoma.
Il camu camu è un antivirale (combatte raffreddore e febbre), antiinfiammatorio (elimina artriti e altri problemi infiammatori), antisclerotico (previene la formazione di placche nelle arterie), antiossidante (protezione cellulare), antisettico (uccide i batteri), previene le mutazioni genetiche che provocano il cancro, ipotensivo (abbassa la pressione sanguigna), antiulcera, antigengivite (combatte la gengivite), antiepatite (protegge dalle malattie del fegato) e infine antidepressivo. Le proprietà antiinfiammatorie del camu camu lo rendono un ottimo supplemento per le articolazioni e aiutano a riparare legamenti e tendini, così come articolazioni e cartilagini, favorendo la produzione di collagene. Un’adeguata nutrizione migliora tono muscolare, forma e funzione. Molte aziende pubblicizzano il camu camu soprattutto per il suo contenuto di vitamina C. Ma il camu camu è molto di più, perchè non contiene solo vitamina C, ma anche minerali che ne migliorano l’assorbimento.
Non ci sono controindicazioni nell’uso del camu camu. Un prolungato uso di vitamina C può dare problemi intestinali e diarrea, ma se si attinge la vitamina C con saggezza dal cibo e dai superfoods non può fare che bene.

 

https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0308814606003207

https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0914508708001500

http://europepmc.org/abstract/MED/11464674

https://www.naturalnews.com/Report_Camu_Camu_1.html

18-04-2017

Estratto dalle foglie dell’omonima pianta, il succo di aloe drena i ristagni, sconfigge pelle a buccia d’arancia e gonfiori agli arti inferiori. L’aloe appartiene alla famiglia delle Liliacee di cui fanno parte 350 varietà; l’aloe vera è forse la varietà più usata. Presenta foglie verdi che hanno un rivestimento piuttosto duro con all’interno una polpa morbida, ricca di un prezioso succo. Il gel di aloe ottenuto dalla porzione interna delle foglie contiene polisaccaridi, acidi grassi, vitamine, lipidi e minerali che hanno un’azione idratante, tonificante e antinfiammatoria sui tessuti. Inoltre, aiuta a riattivare il metabolismo. Per questo il gel di aloe è uno dei rimedi più efficaci nella cosmesi per contrastare la cellulite e alleggerire gli arti inferiori in caso di gonfiori e pesantezza. L’aloe può essere anche assunta per via interna, come succo, per depurare l’organismo in profondità. Il succo di aloe è noto per i poteri curativi e lassativi è ricco di sali minerali (calcio, ferro, fosforo, magnesio, manganese, potassio, rame, selenio) e vitamine (beta-carotene, vitamine del gruppo B, vitamina C, vitamina E) che aiutano a liberare l’organismo dal carico di tossine invernali e rigenerano le attività metaboliche disturbate, prevenendo i fenomeni infiammatori. A queste sostanze si aggiungono aminoacidi e antiossidanti che rendono il succo di aloe un ottimo ricostituente. Senza dimenticare la presenza di ormoni vegetali che stimolano la crescita cellulare.
Al cambio di stagione sarà rigenerante per l’organismo l’assunzione tutte le mattine di succo di aloe puro al 100%, per un paio di mesi. Dopo l’apertura, va tenuto in frigo e consumato entro un mese. D’estate l’aloe può rivelarsi un toccasana contro un disturbo che colpisce molte donne: la stasi linfatica. Si manifesta con gambe gonfie, caviglie calde, rosse e doloranti, affaticamento generale. L’azione antinfiammatoria e antidolorifica del gel di aloe allevia in fretta questo disagio. Applicato esternamente sfiamma, lenisce, migliora il flusso circolatorio e linfatico, dando sollievo e leggerezza a gambe e caviglie. Per un’azione completa è necessario applicare il gel tre volte al giorno, fino a completo assorbimento e bere due cucchiai di succo tre volte al dì, lontano dai pasti. L’aloe ha un’azione diuretica e tonica. Per sfruttarla al meglio, applica il suo gel la sera, quando hai le gambe pesanti.

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