Angelo Ortisi

Angelo Ortisi

Martedì, 03 Marzo 2020 14:02

ARTRITE: 6 CIBI CHE AIUTANO A CONTRASTARLA.

03-03-2020

1. SALMONE

Il salmone ricco di grassi sani, e una fonte ideale di acidi grassi omega-3, soprattutto perché, rispetto agli altri pesci di acqua fredda, contiene minori livelli di mercurio tossico. Oltre ai suoi grassi, il salmone contiene calcio, vitamina D e folati. Oltre ad aiutare con l’artrite, mangiare salmone può proteggere il sistema cardiovascolare, impedendo la formazione di coaguli di sangue; inoltre può riparare i danni delle arterie, aumentando i livelli di colesterolo buono e ridurre la pressione sanguigna.

2. BANANE

Le banane sono forse la fonte più nota di potassio, ma sono anche ricche di vitamina B6, folati e vitamina C, utili contro l’artrite. Inoltre, è una fonte primaria di fibra solubile, una parte importante nella dieta, soprattutto se si sta cercando di perdere peso: aiuta a sentirsi sazi senza aggiungere troppe calorie.

3. PEPERONI

Un singolo peperone verde contiene il 176% delle vostre esigenze quotidiane di vitamina C; le varietà rosse e gialle ne contengono più del doppio. Questo li rende più ricchi di vitamina C degli agrumi, oltre ad essere anche ottime fonti di vitamina B6 e folati.

4. PATATE DOLCI

Questi ortaggi a radice, di origine tropicale, sono un concentrato nutrizionale vero e proprio, in cima all’elenco di verdure classificate in base al valore nutritivo dal Center for Science in the Public Interest negli Stati Uniti. Le patate dolci sono inoltre una ricca fonte di vitamina C, acido folico, vitamina B6 e fibre alimentari.

5. LENTICCHIE

Questi legumi secchi, dalle varie tonalità della terra, sono primarie fonti di folati (una sola tazza fornisce circa il 90% delle vostre esigenze quotidiane). Ma le lenticchie forniscono anche una delle più ricche fonti vegetali di proteine, contengono grandi quantità di fibra alimentare solubile e dosi significative di vitamina B6. Questi ed altri nutrienti rendono le lenticchie utili per combattere le malattie cardiache e il cancro, oltre all’artrite.

6. TE’ VERDE

Questo tè, leggermente astringente, contiene centinaia di sostanze chimiche e potenti antiossidanti chiamati polifenoli, ed è noto nella prevenzione di patologie che vanno dal cancro alle malattie cardiache. Gli studi suggeriscono anche che il tè verde possa aiutare a prevenire o alleviare i sintomi dell’artrite reumatoide. In uno studio svolto su alcuni soggetti cavia da laboratorio, il tè verde ha ridotto il tasso di insorgenza della malattia quasi della metà e gli studi di follow-up svolti dagli stessi ricercatori, presso la Case Western Reserve University dell’Ohio, stanno dimostrando lo stesso negli esseri umani.

25-02-2020

Al giorno d’oggi, bisogna fare attenzione a qualsiasi cosa si mangi. O per un motivo o per un altro c’è sempre un fattore che determina l’incertezza della genuinità del prodotto consumato. Oggi la nostra attenzione va a cadere su un prodotto largamente venduto in Italia. Stiamo parlando della famosa margarina. Già di per se, il burro ha il suo contenuto eccessivo di grassi, ma almeno è un prodotto completamente naturale, di origine animale. La margarina non ha nulla di naturale…anzi, è un derivato che viene lavorato con tecniche di dubbia sicurezza. Alla domanda: burro o margarina? La risposta è semplice e scontata: limitare tutte e due i prodotti è cosa buona! Perchè come sapete: è sempre la dose che fa veleno! Ma dovendone scegliere uno, sarebbe meglio consumare il burro (con i suoi acidi grassi e ricco di vitamina A), che margarina, in quanto caratterizzata da acidi grassi trans e grassi idrogenati i quali sono altamente nocivi. Altri prodotti che è possibile trovare al suo interno, lasciano al quanto desiderare. Pensate che è possibile trovare tracce di candeggina, emulsionanti, conservanti e steroli.
La margarina è una sostanza davvero poco salutare. Sfatiamo il detto che essa è più leggera e fa meno male, perchè il fattore negativo non sta nella leggerezza ma nel procedimento impiegato per la sua produzione. La margarina fu inventata dal chimico francese Mege Mouries, nel 1869. È un’emulsione di acqua in olio vegetale grasso (cocco, palma, mais, girasole, soia e arachide) i quali sono liquidi in natura e vengono resi solidi in emulsione con acqua mediante il processo di idrogenazione. Tutte le margarine e i prodotti che la contengono sono fatti di oli vegetali i quali non sono fusi a temperature elevate come da protocollo. Anzi! Questo processo di produzione fa sì che il grasso della margarina diventi rancido e di cattivo sapore. Ma ovviamene un prodotto rancido non può essere venduto, a tal motivo, per evitare che si sentano cattivi odori si utilizza un catalizzatore costituito da nichel il quale viene aggiunto al composto durante il processo di lavorazione, insieme con gli atomi di idrogeno. Successivamente, per conferire alla margarina un aspetto appetibile, vengono aggiunti coloranti e aromi. Quindi non stiamo parlando più di un prodotto naturale derivato dalla lavorazione di grassi animali, bensì di un prodotto secondario derivato da raffinazione. Quindi prestate molta attenzione perchè abusare di questi prodotti non porta a nulla di buono. Scegliete sempre qualcosa di naturale, che non richieda lavorazioni eccessive e raffinazioni elaborate. La semplicità è alla base di tutto!

25-02-2020

Si chiamano fagiolini, ma a dispetto del nome somigliano molto di più ai piselli. A differenza di questi ultimi vengono consumati con tutto il baccello - e quindi senza venir sgranati - e prima della maturazione completa, per far sì che siano più teneri. Buoni da mangiare (previa cottura) freddi conditi con olio, sale e limone o con olio, sale e aglio, sono gustosi anche ripassati in padella con aglio e peperoncino, e si prestano con facilità ad essere incorporati all'interno di insalate verdi e insalate di riso, ma anche nelle frittate. Dalla consistenza croccante - soprattutto se lessati al dente - i fagiolini sono un contorno magro e salutare: una porzione da circa 100 grammi contiene infatti 31 calorie, 0 grammi di grassi, 7 grammi di carboidrati, 3 grammi di fibre, 3 grammi di zucchero e 2 grammi di proteine. Per quanto riguarda vitamine e minerali, i fagiolini sono una ricca fonte di vitamine A, C e K e contengono anche acido folico (vitamina B9), tiamina (vitamina B1), riboflavina (vitamina B2), ferro, magnesio e potassio. Diversi sono i benefici per la salute che possono scaturire dal consumo di questo tipo di vegetale. Ecco quattro buone ragioni per aumentare - sempre facendo attenzione a non esagerare - il consumo di questo contorno.

1. La clorofilla contenuta nei fagiolini è in grado di attenuare gli effetti cancerogeni delle ammine eterocicliche, composti altamente dannosi che vengono prodotti quando si griglia la carne a temperature elevate (ovvero quando la carne diventa "bruciacchiata"). Consumare un contorno di fagiolini in accompagnamento alle grigliate di carne può dunque essere un buon metodo per ridurre i potenziali danni dovuti alla grigliatura.

2. Alcuni studi hanno messo in evidenza che per le donne in età fertile il consumo di alimenti vegetali contenenti ferro come spinaci, fagioli, zucca e fagiolini sembra promuovere la fertilità. Importante è anche l'apporto di acido folico, che protegge i bambini dallo sviluppo dei difetti del tubo neurale (100 grammi di fagiolini forniscono circa il 10% del fabbisogno giornaliero di acido folico e il 6% di ferro).

3. Importante sembra essere il ruolo dei fagiolini svolto in relazione alla salute delle ossa: cento grammi di fagiolini contengono infatti 14,4 microgrammi di vitamina K (quasi il 20% del fabbisogno giornaliero) e il 4% del fabbisogno giornaliero di calcio, entrambi nutrienti indispensabili per il mantenimento di ossa forti.

4. Infine i fagiolini sembrano essere buoni alleati del cervello contro la depressione: il consumo di folati contenuti in questi vegetali bilancia e tiene sotto controllo i livelli di omocisteina nel corpo - l'omocisteina in eccesso può interferire con la produzione di ormoni come serotonina, dopamina e noradrenalina, indispensabili per la regolazione di umore, sonno e appetito.

Martedì, 25 Febbraio 2020 17:23

LUI NON HA VOGLIA? DATEGLI LE BACCHE DI GOJI.

25-02-2020

Il vostro uomo ha perso la voglia di fare sesso? Per risollevare la libido un nuovo rimedio naturale sembra essere davvero efficace: le bacche di goji. Questo piccolo gioiello naturale è entrato a far parte da poco della dieta occidentale ma sta già mostrando le sue peculiarità. Le bacche di goji sono infatti utilizzate con un discreto successo anche in caso di allergia e influenza. Due patologie di certo differenti dalla mancata erezione o dal mancato desiderio sessuale. Eppure i nutrienti contenuti nelle bacche di goji sono in grado di prendersi cura della nostra salute in tanti modi. Esse contengono infatti: vitamina B, vitamina C, antiossidanti e proteine, 18 amminoacidi e le tracce di 21 minerali. Sono forse uno degli alimenti più completi a livello nutrizionale sulla faccia della terra. Esse hanno un forte potere antiossidante e da millenni vengono utilizzati nella medicina tradizionale cinese proprio per favorire il desiderio sessuale ed aumentare il piacere da loro provato. Questo avviene perchè le bacche di goji sono in grado di far aumentare il livello di testosterone nel sangue, favorendo contemporaneamente la circolazione sanguigna ed evitando che la prostata si ingrossi. È in pratica un viagra naturale privo di conseguenze. Ovviamente per ottenere il massimo da questi piccoli frutti rossi che dovreste trovare senza problemi in erboristeria o nei negozi di prodotti biologici, bisogna anche consumarli nella maniera giusta. Ecco le regole d’oro da seguire:

- Comprate le bacche da rivenditori di fiducia: solo in questo modo sarete sicuri che sono ben conservate e che siano effettivamente ciò che state cercando.

- Consumatene se siete affetti da problemi di fertilità: non solo aiutano a ritrovare il desiderio ma sono in grado di agire perfettamente anche a favore della salute dei vostri gameti.

- Inserite le bacche in dolci ed in insalate: risulteranno più gustose e non avrete problemi a mangiarle.

- Unite al consumo delle bacche di goji una serata tutta per voi dedicata al sesso.

- Prendetevi del tempo per stare a contatto con la natura e far calare lo stress.

25-02-2020

La N-acetilcisteina (NAC) è la forma acetilata, più efficacemente assorbita e metabolizzata, dell’amminoacido antiossidante cisteina. È il precursore più efficace e più immediato del glutatione, il principale antiossidante prodotto all’interno delle cellule, in primo luogo da quelle del fegato. La NAC è considerata come una delle fonti migliori di glutatione rispetto al glutatione stesso, per lo scarso assorbimento per via orale di quest’ultimo. Certe persone dal metabolismo perturbato devono tuttavia assumere il glutatione nella forma preformata e a dosi fisiologicamente attive. L’efficacia della NAC per aumentare i livelli di glutatione intracellulare è scientificamente dimostrata. Più di 220 studi scientifici dimostrano che la N-acetilcisteina:

- è particolarmente efficace per prevenire i raffreddori, l’influenza, la tosse dei fumatori, le bronchiti e, più generalmente, i disturbi polmonari associati all’accumulo di mucosità;

- è un antidoto efficace contro l’avvelenamento del paracetamolo se viene somministrata entro dodici ore;

- previene i danni causati al fegato dal metabolismo dell’alcol e dall’intossicazione alcolica, e allevia i sintomi della “bocca impastata”;

- può ridurre gli effetti cancerogeni del fumo del tabacco;

- riduce la tossicità dei metalli pesanti e ne facilita l’eliminazione;

- riduce la fatica durante l’esercizio e facilita il recupero;

- riduce l’erosione della cartilagine associata all’invecchiamento;

- può ridurre significativamente i livelli di lipoproteina (a) e l’ossidazione del colesterolo LDL;

- riduce gli effetti collaterali di certe chemioterapie;

- esercita degli effetti antimutageni che aiutano a prevenire certi tipi di tumore;

- rallenta lo sviluppo del cancro polmonare.

La N-acetilcisteina è un antiossidante potente, poco costoso, polivalente e scientificamente convalidato che dovrebbe far parte dell’integrazione quotidiana di tutti coloro che vogliono ridurre lo stress ossidativo combinato all’invecchiamento.

25-02-2020

Leggere è un’attività non solo piacevole e istruttiva, ma anche salutare. Difatti, come testimoniato da varie ricerche scientifiche, quando si legge si allena la mente, potenziando così la capacità di pensare, la concentrazione e persino l’empatia, ossia la predisposizione a comprendere lo stato d’animo dei nostri interlocutori. E, per le persone più in là con gli anni, la lettura diventa una delle migliori forme di prevenzione rispetto al rischio di declino cognitivo e perdita di memoria. Tra i diversi studi che hanno svolto indagini in tal senso, possiamo ricordarne uno pubblicato lo scorso anno sulla rivista “Neurology” e realizzato da alcuni ricercatori della Rush University di Chicago, Stati Uniti, i quali hanno studiato, per 6 anni, un campione di 294 soggetti di età avanzata tramite questionari relativi alle loro abitudini in fatto di lettura e test che ne misuravano le prestazioni cognitive. In questo modo, gli esperti americani hanno potuto verificare come i soggetti mentalmente più attivi e maggiormente dediti alla lettura facessero registrare un tasso di declino cognitivo decisamente più lento rispetto a coloro che leggevano poco o quasi mai. Una volta elencati i vantaggi della lettura, occorre fare una precisazione e sottolineare che esiste una condizione indispensabile per poter trarre giovamento da questa attività, cioè quella di tornare alle abitudini che avevamo prima della rivoluzione digitale. Nella fattispecie, dobbiamo staccarci dalla nostra postazione informatica, lasciare spento il pc portatile, il tablet o lo smartphone, prendere tra le mani un libro di carta (o un lettore ebook) e convogliare tutta la nostra attenzione verso quest’ultimo. Diversamente, ossia usando un dispositivo digitale con il quale si ha accesso anche al web, sarà molto più difficile concentrarsi in modo esclusivo sul testo e giungere a una comprensione profonda dello stesso. Difatti, quando usiamo un computer o uno smartphone e leggiamo online, tendiamo a farlo utilizzando il cosiddetto “modello a F”: si leggono per intero le righe del testo collocate più in alto, la metà di quelle presenti al centro della pagina e soltanto il lato sinistro della parte finale della pagina. Questo accade perché, quando siamo connessi su internet, veniamo continuamente distratti dai contenuti multimediali e ipertestuali, che ci impediscono di concentrarci totalmente sulle parole che appaiono sullo schermo.
Proprio a tal proposito, segnaliamo un fenomeno nato negli USA e in via di diffusione in vari Paesi del Mondo: gli slow reading club, posti nei quali si può restare seduti a leggere e bere qualcosa, al riparo dallo stress e dal ritmo frenetico della vita quotidiana. In questi club sono tassativamente vietati portatili e smartphone, mentre sono ammessi, oltre ai libri di carta, anche i tablet senza connessione internet e, soprattutto, gli ebook reader, dispositivi creati appositamente per la lettura di libri in formato digitale, dotati di schermi con tecnologia e-ink (inchiostro elettronico), la cui resa è molto simile a quella di un testo stampato. Come si legge nel Manifesto dello slow reading, la lettura di testi cartacei è sempre molto apprezzata, ma occorre fare i conti con il presente e con il futuro, quindi con il digitale. Motivo per cui la tecnologia risulta bene accetta, a patto che gli strumenti usati consentano la lettura di libri fatti esclusivamente di parole, senza immagini da visionare o suoni da ascoltare. In questo modo, scrivono gli autori del Manifesto, ci si può temporaneamente isolare dal resto del mondo per immergersi completamente nell’universo parallelo creato dal libro che si sta leggendo, concentrando sui contenuti testuali tutte le proprie risorse intellettuali e immaginative.

 

25-02-2020

I farmaci più frequentemente utilizzati per ridurre il colesterolo appartengono alla classe delle statine. Questi prodotti sono molto costosi (benchè rimborsati) e hanno degli effetti collaterali significativi e numerose controindicazioni, come è stato appena illustrato dall’attualità recente. Il loro utilizzo prolungato può anche provocare una carenza significativa di coenzima Q10, una sostanza indispensabile per la salute cardiovascolare. La giusta alternativa alle statine è il policosanolo, un estratto di composti specifici presenti nella canna da zucchero e nel riso da cucina (ad opera di un lievito rosso da cui deriva il nome di riso rosso fermentato). Il policosanolo è efficace quanto le statine per ridurre il colesterolo. Uno studio ha confrontato l’assunzione quotidiana di 5 mg di policosanolo con quella di simvastatina per otto settimane. Il policosanolo ha fatto abbassare il colesterolo LDL del 21,1% e la simvastatina del 26%. Un altro studio comparativo ha mostrato che 20 mg di policosanolo ridurrebbero l’aggregazione piastrinica in modo tanto efficace quanto 100 mg di aspirina.
Il policosanolo diminuisce il rischio di trombosi, migliora la circolazione del sangue verso il cervello e le estremità quando quest’ultima viene ridotta dalla placca aterosclerotica, migliora il colesterolo buono HDL e protegge il colesterolo aterogeno LDL dall’ossidazione. Il policosanolo è anche efficace sui sintomi di claudicazione intermittente, una conseguenza infortunante dell’arteriosclerosi, che riduce del 50%. Migliora la capacità aerobica, le prestazioni sulla pedana da corsa e forse anche la vita sessuale dei pazienti cardiovascolari. Contrariamente ai farmaci, è notevolmente priva di effetti collaterali. Gli studi clinici sul policosanolo sono numerosi e si basano su più di 30.000 pazienti. L’efficacia del policosanolo è dose-dipendente. Una dose da 10 mg al giorno fa in generale abbassare il colesterolo LDL del 20-25% dopo 6-8 settimane e una dose da 20 mg del 30%. Il colesterolo buono HDL aumenta simultaneamente del 15-25%, il che migliora in maniera considerevole la proporzione LDL su HDL.

Martedì, 18 Febbraio 2020 13:15

L’ILLUSIONE DELLA MALATTIA.

18-02-2020

La medicina tradizionale ha la curiosa abitudine di etichettare come malattia un insieme di sintomi. Ad esempio, ho visto tempo fa un manifesto che pubblicizzava un nuovo farmaco contro l'osteoporosi. Era di una compagnia farmaceutica e diceva: "L'osteoporosi è una malattia che provoca debolezza e fragilità delle ossa". Il manifesto continuava dicendo che c'è bisogno di un farmaco particolare per combattere questa malattia. Qui il linguaggio è a rovescio. L'osteoporosi non è una malattia che provoca debolezza delle ossa. Osteoporosi è il nome dato a una diagnosi di debolezza delle ossa. In altre parole, prima viene la debolezza delle ossa e poi viene la diagnosi. Un'altra compagnia farmaceutica definisce l'osteoporosi come "malattia che rende le ossa più sottili". Ancora una volta causa ed effetto sono invertiti. È così che le compagnie farmaceutiche vogliono che la gente pensi alle malattie e ai sintomi: prima "vi prendete" la malattia, poi essa vi viene "diagnosticata", appena in tempo per consentirvi di prendere un costoso nuovo farmaco per il resto della vostra vita. Ma sono tutte cazzate. Non esiste la malattia dell'osteoporosi. È solo un nome per un insieme di sintomi che indicano che avete permesso alle vostre ossa di diventare fragili. E per curarla i medici occidentali vi prescriveranno farmaci che pretendono di rendere le vostre ossa meno deboli. Potrebbero tranquillamente chiamarla Malattia di Fragilità delle Ossa e spiegare chiaramente quale sia la cura: esercizio, vitamina D, integrazioni di minerali di calcio, magnesio, boro e silicio, luce solare e tenersi lontani da sostanze come bibite gassate, farina bianca e zuccheri aggiunti, che privano le ossa di consistenza.
Il diabete è un altro esempio di situazione a cui è stato dato un nome complesso per porre la soluzione fuori dalla portata del paziente medio. Il diabete di tipo 2, tecnicamente, non è una malattia. È solo un naturale effetto metabolico del consumo di grandi quantità di carboidrati raffinati e zuccheri aggiunti non compensato da regolare esercizio fisico. Il nome "diabete" è incomprensibile per l'individuo medio. Si potrebbe chiamarlo Malattia da Eccesso di Zuccheri. Se lo chiamassero Malattia da Eccesso di Zuccheri la soluzione risulterebbe evidente a chiunque. Il cancro è un altro caso di malattia che prende il nome dai suoi sintomi. Ancora oggi, molti dottori e pazienti credono che il cancro sia qualcosa di fisico: un tumore. In realtà il tumore è solo un effetto collaterale del cancro, non la causa. Il tumore è una semplice manifestazione fisica di una disposizione cancerosa espressa dall'organismo. Quando una persona "ha il cancro", ciò che ha in realtà è un sistema immunitario indebolito o assente. Un nome assai più appropriato per questa malattia sarebbe: Morbo da Soppressione del Sistema Immunitario. Se il cancro venisse chiamato così, tutti capirebbero che è ridicolo tentare di curarlo asportando tumori e distruggendo il sistema immunitario con la chemioterapia. Questi sono i due tipi di trattamento più comuni contro il cancro e non fanno nulla per rafforzare il sistema immunitario del paziente o per impedire successive ricadute. È proprio per questo che molte persone che si sottopongono a chemioterapia o ad asportazione di tumori si ritrovano alla fine con un cancro ancora più virulento. La cura contro il cancro esiste già e si trova nel corpo umano. Il vostro corpo uccide cellule cancerose come routine quotidiana e lo ha già fatto migliaia di volte nel corso della vostra vita. Tutto ciò che dobbiamo fare è smettere di avvelenare il nostro corpo con prodotti chimici cancerogeni e iniziare a nutrirci delle sostanze di cui il nostro corpo ha bisogno per combattere le malattie croniche. Invece di cercare nuove cure tecnologiche, il nostro tempo e il nostro denaro sarebbero spesi meglio cercando di far capire alla gente che esistono cure e strategie di prevenzione già disponibili da adesso.
Ecco un altro esempio: il colesterolo alto. La medicina tradizionale dice che il colesterolo alto è causato da uno squilibrio chimico del fegato, l'organo che produce il colesterolo. Perciò la cura sono farmaci (farmaci statinici) che inibiscono la produzione di colesterolo da parte del fegato. Prendendo questi farmaci l'eccesso di colesterolo (la "malattia") viene regolato. Ma ancora una volta è evidente l'errore fatale in questo tipo di approccio: il sintomo non è la causa della malattia. La causa è un'altra, sistematicamente ignorata dalla medicina tradizionale, dai medici, dalle compagnie farmaceutiche e perfino dai pazienti. La causa primaria del colesterolo alto sta nella dieta. Una persona che consumi cibi pieni di grassi saturati e oli idrogenati produrrà inevitabilmente più colesterolo. È un semplice rapporto di causa ed effetto, non un bizzarro comportamento del fegato. Se si volesse dare alla malattia un nome appropriato, bisognerebbe chiamarla Malattia da Consumo di Cibi Grassi. Questo la renderebbe più chiara alle persone. E l'ovvio rimedio alla malattia sarebbe il consumo di cibi meno grassi. Certo, sarebbe una semplificazione un pò eccessiva, perché bisogna distinguere tra grassi che fanno bene e grassi che fanno male. Ma almeno questo nome darebbe ai pazienti un'idea più precisa di ciò che sta realmente succedendo. Al di fuori degli Stati Uniti, i nomi delle malattie espressi in altre lingue (per esempio in cinese) descrivono in maniera più accurata le loro reali cause. Nella medicina occidentale, invece, i nomi delle malattie servono a rendere oscure le loro cause reali. Ciò fa sembrare le malattie molto più complesse e misteriose di quanto siano in realtà. È un peccato, perché i trattamenti e le cure per quasi tutte le malattie croniche sono in realtà molto semplici e potrebbero essere descritti con un linguaggio chiaro. Prevenire e far regredire queste malattie richiede solo un linguaggio capace di descrivere cose come: fare diverse scelte alimentari, ricevere più luce naturale, bere più acqua, svolgere regolare esercizio fisico, evitare particolari tossine, integrare la propria dieta, e così via. C'è un alto livello di arroganza nel linguaggio della medicina occidentale e questa arroganza accresce la separazione tra i dottori e i loro pazienti. La separazione non produce mai guarigione. Per produrre guarigione occorre unire medici e pazienti nell'uso di un linguaggio chiaro che la gente possa comprendere e su cui possa agire. La comunità medica è inflazionata dall'egocentrismo e a nessuno fa piacere che la salute appaia alla portata di qualsiasi persona. Mantenere complicato il linguaggio della malattia serve a tenerla fuori dalla portata del pubblico. Ma la salute è a disposizione di qualsiasi persona. Non è fisica nucleare. Non è complicata. E non richiede ricette mediche. Stare in salute è cosa facile, raggiungibile e diretta. Ed è, in gran parte, senza spesa, se si invoca il potere curativo della luce solare, dell'acqua pura, della riduzione dello stress, dell'esercizio e della scelta di cibi sani.

18-02-2020

L'ipertensione porta il cuore a lavorare con più fatica per pompare il sangue attraverso il corpo. L'elevata pressione del sangue sulle pareti delle arterie può portare a piccoli strappi nei vasi sanguigni, noti come cicatrici vascolari. Proprio qui rischia di insediarsi il colesterolo. Il fenomeno inoltre aumenta il rischio di coaguli di sangue. Se la pressione diventa troppo alta, le arterie si indeboliscono, la circolazione diventa difficile e il rischio di infarto e ictus aumenta. Meglio intervenire subito per abbassare la pressione. Fino a questo momento le persone con la pressione alta si sono viste consigliare farmaci come unico trattamento ritenuto efficace dalla comunità scientifica, ma con il tempo le cose potrebbero cambiare. Soprattutto, sarebbe bene puntare sulla diffusione di alimentazione corretta e stili di vita più sani in nome della prevenzione.

1. PROBIOTICI

Uno studio recente ha rivelato che i probiotici, i batteri buoni contenuti nei cibi fermentati, possono contribuire a tenere sotto controllo la pressione del sangue. Gli esperti hanno rilevato che consumare un quantitativo appropriato di probiotici per almeno due mesi risulta in grado di abbassare la pressione del sangue. La nuova ricerca è stata pubblicata sulla rivista Hypertension e combina i risultati di nove studi che hanno richiesto ad una parte dei partecipanti di assumere con regolarità dei probiotici. I ricercatori ribadiscono comunque di non sostituire i medicinali per la pressione alta con i probiotici, ma se mai di affiancare entrambi i rimedi, in attesa di saperne di più.

2. KARKADE' (IBISCO)

Una ricerca condotta da un gruppo di esperti della Tufts University di Medford, negli Stati Uniti, ha rivelato che bere 3 infusi di karkadè al giorno, da 240 ml ciascuno, può aiutare ad abbassare la pressione sanguigna, riportandola a valori ottimali. La tisana al karkadè (fiori di ibisco) può essere utile per prevenire la progressione della pressione alta verso una condizione di ipertensione più grave.

3. TE’

Una ricerca ha monitorato per 10 anni un gruppo di persone per verificare l'effetto di bevande come tè e caffè sulla pressione sanguigna. I risultati hanno mostrato che chi beveva un massimo di 4 tazze di queste bevande al giorno aveva una pressione arteriosa più bassa rispetto a chi invece non lo faceva. Soprattutto il tè, secondo questa ricerca, contribuisce a far scendere la pressione rallentando anche la frequenza cardiaca.

4. AGLIO CRUDO

L'aglio, in particolare l'aglio crudo, è considerato un vero e proprio farmaco naturale in grado di contribuire ad abbassare la pressione sanguigna. L'aglio purifica il sangue e tonifica l'apparato cardiocircolatorio. Piccole quantità di aglio, ancora meglio se si tratta di aglio crudo, possono essere assunte quotidianamente per verificarne gli effetti benefici sulla pressione, in caso di ipertensione.

5. INFUSO DI TIGLIO

A chi soffre di ipertensione collegata a problemi digestivi e di insonnia, si consiglia di assumere 2-3 tazze al giorno di infuso di fiori di tiglio. Il tiglio ha un'azione vasodilatatrice, che fluidifica il sangue e aiuta in questo modo a prevenire la stasi venosa.

6. OLIO ESSENZIALE DI YLANG YLANG

Tra i numerosi oli essenziali utilizzati come rimedi erboristici per quanto riguarda il problema dell'ipertensione spicca l'olio essenziale di Ylang-Ylang. Denièle Festy, farmacista francese esperta di olio essenziali, suggerisce di utilizzare l'olio essenziale di Ylang-Ylang in caso di ipertensione, palpitazione e tachicardia applicandone una goccia sulla parte interna dei polsi e respirando profondamente.

7. CARDAMOMO

Uno studio condotto a dicembre 2009 pubblicato sull'Indian Journal of Biochemistry & Biophysics ha avuto al centro la polvere di cardamomo, che è stata somministrata nella quantità di 1 cucchiaino al giorno ai volontari per alcune settimane. I risultati hanno mostrato una riduzione significativa della pressione sanguigna. Provate a bere con regolarità una tisana al cardamomo e zenzero.

8. BIANCOSPINO

Il biancospino è uno dei rimedi erboristici più noti per chi soffre di pressione alta. È una fonte di antiossidanti utili per i vasi sanguigni e per il cuore, Viene utilizzato per migliorare la funzione cardiaca e in caso di battiti irregolari. Il biancospino abbassa la pressione sanguigna rilassando e dilatando le pareti delle arterie. Per fare effetto, una cura a base di biancospino può richiedere alcune settimane.

18-02-2020

Frutta e verdura, con il loro carico di antiossidanti, vitamine e preziosi minerali, sono efficaci nella prevenzione di numerose malattie e alleviano i sintomi di diverse patologie croniche. Una ricerca condotta da un’équipe di ricercatori americani ed europei, ha indagato in particolare le proprietà salutari del pompelmo, scoprendo benefici inaspettati dal consumo di questo agrume per i malati di broncopneumopatia cronica ostruttiva. Questa patologia, nota con la sigla BPCO, colpisce i bronchi e i polmoni, provocando un’ostruzione parziale delle vie aeree. A essere più a rischio sono gli uomini, ma l’incidenza è in crescita anche nella popolazione femminile. Solo nel Regno Unito questa malattia colpisce 3 milioni di persone. La BCPO è frequente soprattutto nei fumatori incalliti e tende a peggiorare nel tempo, rendendo i soggetti colpiti più esposti agli agenti atmosferici irritanti. Chi soffre di BPCO ha difficoltà a respirare e non ha speranze di guarigione, perché al momento non vi è cura definitiva. Tutto ciò che si può fare è alleviarne i sintomi, migliorando considerevolmente la qualità della vita del paziente, altrimenti fortemente limitato nelle attività quotidiane.
I ricercatori hanno analizzato la dieta di un campione di 2.167 pazienti affetti da BCPO per un periodo di tre anni. Coloro che avevano consumato pompelmo nelle ultime 24 ore, registravano valori migliori in una serie di indici fondamentali per l’organismo: dalla funzionalità polmonare alle prestazioni fisiche, fino alla conta dei globuli bianchi. Secondo la prima firma dello studio, il dottor Corrine Hanson, i pazienti dovrebbero ricevere dei consigli mirati sulla dieta come parte integrante del trattamento contro la broncopneumopatia cronica ostruttiva. Altri cibi utili nella riduzione dell’intensità dei sintomi della BCPO includono le banane, il pesce e i formaggi. Gli esperti invitano anche i pazienti a non sottovalutare i segnali spia della malattia. Spesso, infatti, i fumatori attribuiscono la tosse cronica semplicemente al fumo e non avvertono il medico delle loro difficoltà respiratorie. Intervenire tempestivamente, smettendo di fumare e con una dieta adeguata, può fare la differenza, rallentando il decorso della patologia e i suoi effetti collaterali.

 

https://www.dailymail.co.uk/health/article-2635673/Could-grapefruit-beat-lung-disease-Eating-fruit-foods-including-cheese-bananas-help-patients-suffering-one-common-variants.html

Bonus William Hill
Bonus Ladbrokes

Copyright © 2014-2024 Naturopata Angelo Ortisi - Tutti i diritti riservati.

Powered by Warp Theme Framework
Premium Templates