Angelo Ortisi

Angelo Ortisi

24-04-2020

La terapia con le cellule staminali rappresenta un enorme progresso in campo medico e al contempo esprime una grande speranza per la lotta contro le malattie degenerative, per le quali la medicina classica ottiene solo risultati effimeri e transitori. In alcuni Paesi, oggi è possibile ricorrere a iniezioni di cellule staminali adulte, estratte dal midollo osseo o “coltivate” dopo averle prelevate negli adipociti. Tuttavia il costo e la complessità di tale metodologia la rendono ancora ben lontana da un’applicazione generalizzata. Maggiore interesse hanno riscontrato alcuni studi più recenti realizzati in questi ultimi anni da alcuni ricercatori che sono giunti, grazie all’utilizzo di nutrienti e di estratti di piante, a stimolare e ad accrescere la quantità di cellule staminali adulte del midollo osseo. In effetti gli scienziati privilegiano il midollo osseo per ottenere questa attività di rigenerazione in quanto, ogni giorno, queste cellule evolvono producendo nuove generazioni di globuli rossi, globuli bianchi e piastrine. Quindi le cellule mature vengono riversate nella circolazione sanguigna, dove esercitano pienamente le loro funzioni vitali e rigeneratrici. Tra i nutrienti che gli studi di ricerca hanno individuato figurano:

- L’estratto di Polygonum multiflorum o FO-TI, riconosciuto dalla medicina cinese come comprovato tonico del sangue e soprattutto come elemento fondamentale per la longevità, in virtù della sua capacità di aumentare i tassi di superossido dismutasi (SOD) e di monoammina ossidasi in circolazione. Secondo alcuni studi effettuati su topi in Taiwan, la somministrazione quotidiana di dosi importanti di Polygonum multiflorum ha evidenziato un aumento di globuli rossi e soprattutto una percentuale più elevata di ematocrito. Tali studi mostrano inoltre che queste dosi stimolano la proliferazione delle cellule staminali stromali ed ematopoietiche del midollo osseo.

- Il fucoidano è riconosciuto per le sue proprietà immunostimolanti e in Giappone è largamente utilizzato contro il cancro. Viene estratto da un’alga, la Laminaria japonica, appartenente alla famiglia delle laminarie. Questo polisaccaride solfato è in grado di rinforzare il sistema immunitario e di aiutarlo a difendersi più efficacemente contro diversi virus. Potrebbe anche favorire fenomeni di apoptosi delle cellule cancerogene (autodistruzione programmata delle cellule). Come altre sostanze attive estratte dalle alghe, il fucoidano, a una determinata concentrazione, ha mostrato proprietà stimolanti sulle cellule staminali del midollo osseo. Secondo alcuni studi ha determinato un aumento dell’attività di fosfatasi alcalina e, a livello molecolare, ha migliorato l’espressione dei geni specifici dell’osteogenesi e della differenziazione osteogenica, favorendo in tal modo la rigenerazione ossea. In tal modo il fucoidano, agendo direttamente sulla mobilizzazione delle cellule staminali, consente una migliore riparazione dei tessuti lesionati, sia a livello cardiovascolare, in seguito a un infarto, sia a livello delle articolazioni o degli organi vitali.

- L’astragaloside IV, sostanza contenuta nell’astragalo, è già nota per la sua attività sull’allungamento dei telomeri. La ricerca ha mostrato che questa saponina stimola il sistema immunitario in modi diversi, nello specifico aumentando il numero di cellule staminali nel midollo spinale e nei tessuti linfatici. L’astragaloside IV rinforza la proliferazione delle cellule staminali mesenchimali, cellule staminali polivalenti che formano i tessuti connettivi dello scheletro, nonché delle ossa e delle cartilagini.

- L’estratto di mirtillo nero può ristabilire alcune funzioni cellulari e prevenirne il declino nel corso del tempo. Aumenta la neurogenesi nel cervello di ratti anziani. Alcuni ricercatori hanno eseguito un trapianto sperimentale di tessuto neurale in seguito a danni cellulari causati da una malattia neurodegenerativa o da una lesione cerebrale. In generale, i tessuti trapiantati hanno poche possibilità di sopravvivenza, soprattutto in caso di età avanzata. Tuttavia negli animali la cui dieta era integrata con estratto di mirtillo nero, lo sviluppo del trapianto e l’organizzazione cellulare si sono rivelati paragonabili a quelli osservati nei beneficiari più giovani. Sicuramente, gli estratti di mirtillo nero esercitano un’azione benefica aumentando la proliferazione delle cellule staminali neurali.

- Il beta (1,3/1,6) glucano è un polisaccaride estratto dall’avena. Gran parte delle ricerche ha evidenziato i suoi potenti effetti immunomodulatori. Alcuni studi più recenti suggeriscono che il beta (1,3/1,6) glucano favorisce l’ematopoiesi e rafforza la proliferazione delle cellule staminali. In tal modo agevola la riparazione dei globuli bianchi nel midollo osseo.

- La L-carnosina migliora la capacità riproduttiva dei mioblasti in coltura. Alcuni mioblasti, denominati cellule satelliti, restano nella periferia delle fibre muscolari e intervengono nella riparazione delle fibre muscolari danneggiate. Tuttavia con l’età può insediarsi una sarcopenia e le cellule satelliti non sono più in grado di riparare i danni. In base a uno studio condotto sui mioblasti, le cellule staminali responsabili della formazione dei muscoli scheletrici, l’apporto di L-carnosina consente di aumentare la loro capacità riproduttiva, nonché di diminuire l’attività della beta-galattosidasi.

- Gli studi epidemiologici dimostrano che un’alimentazione ricca di frutta e verdura colorata, vale a dire ricca di polifenoli, può diminuire il rischio di sviluppare malattie neurodegenerative quali deficit cognitivo, demenza, malattia di Parkinson o malattia di Alzheimer. Alcuni studi hanno dimostrato che determinate sostanze naturali possono impattare sulle cellule staminali adulte e di conseguenza aumentare la neurogenesi e migliorare le capacita cognitive. I ricercatori hanno sperimentato una sinergia di componenti associando gli estratti di mirtillo blu, tè verde, L-carnosina e vitamina D3. La somministrazione di questa combinazione unica di componenti nei ratti ha ridotto in modo significativo lo stress ossidativo, ma soprattutto ha dimostrato la capacità di aumentare la proliferazione e la migrazione delle cellule staminali neurali verso cellule cerebrali danneggiate (ad esempio in seguito a un ictus ischemico).

Venerdì, 24 Aprile 2020 17:45

IL PANE TOSTATO PUO' ESSERE TOSSICO.

24-04-2020

Sappiamo già che gli alimenti ad alto contenuto di carboidrati semplici, come il pane bianco e le patatine fritte, contengono calorie vuote, che non forniscono al corpo le sostanze nutritive delle quali ha bisogno e che aiutano a depositare i chili di troppo. Lo sapevi, però, che questi prodotti contengono anche alcune tossine, derivate dal processo di cottura, che favoriscono l’insorgenza del cancro? L’acrilamide è una sostanza chimica industriale che colpisce la fertilità e l’attività del cervello se viene consumata in grandi quantità. Questa tossina si trova principalmente nei prodotti a base di cereali e patate, preparati ad alte temperature. Quando vengono cotti a temperature superiori a 120 gradi, alcuni tipi di zuccheri e proteine si ossidano e formano l’acrilamide. Chips di patate, toast, pan di zenzero o biscotti rilasciano le più alte quantità di acrilamide. Inoltre, più “bruciato” è il pane tostato, più acrilamide contiene. L’acrilamide è una sostanza tossica e cancerogena, favorisce in particolare il cancro a ovaie, utero e testicoli. Ha un effetto neurotossico e favorisce l’insorgenza del morbo di Alzheimer. Inoltre, può provocare impotenza e insensibilità sessuale.
La buona notizia è che ci sono molti modi semplici con cui puoi ridurre il rischio di esposizione all’acrilamide, quindi puoi proteggere la tua salute. La misura principale che puoi prendere è cucinare il cibo a temperature inferiori ai 100 gradi Celsius. Inoltre, è importante limitare il consumo di pane e patatine fritte. Se ti piacciono le patatine fritte, prima di cuocerle lasciale in ammollo in acqua fredda per 30 minuti. In questo modo si riduce il livello di acrilamide del 38%. Tuttavia, evita di lasciare le patate in frigorifero perché, durante la cottura, il livello di acrilamide viene raddoppiato. Inoltre, se prepari a casa l’impasto del pane, aggiungi 1 o 2 cucchiaini di rosmarino essiccato. Questa spezia riduce il livello di acrilamide nel pane del 60% e quando fai il pane tostato, evita di mangiare la crosta o le parti più scure, che contengono la più alta quantità di acrilamide. Tosta poco il pane, solo finché diventa dorato.

Lunedì, 20 Aprile 2020 11:47

PREZZEMOLO: UN GUSTOSO ANTICANCRO.

20-04-2020

Sulla carne, sul pesce, sugli ortaggi. Il prezzemolo è un ottimo completamento per ogni tipo di piatto. Ma in pochi sanno che nelle sue piccole foglie si nasconde un potentissimo anticancro: la miricetina. Si tratta di un flavonolo, un composto naturale che studi scientifici hanno collegato ad un'azione chemiopreventiva contro i tumori della pelle. La miricetina si trova anche nelle patate dolci, nel ribes e nei mirtilli rossi. Gli effetti benefici della miricetina non si fermano qui. Un recente studio ha dimostrato che dai suoi semi si possono estrarre sostanze biologicamente attive contro il cancro al fegato.
Alcune ricerche hanno dimostrato che può abbassare gli zuccheri nel sangue e ridurre la resistenza all'insulina, fornendo anche un'azione antinfiammatoria e contro l'iperlipidemia. Tutto questo con un beneficio per la pressione sanguigna. Chi usa aromi o spezie in cucina riduce il sale e quindi i rischi per la pressione sanguigna. Una recente ricerca ha stabilito che chi usa più spezie e aromi in cucina fa a meno di 966 mg al giorno di sale. Gli studi hanno messo in evidenza anche gli alti contenuti di apigenina. Si tratta anche in questo caso di un composto naturale che ha dimostrato in prove di laboratorio di ridurre la dimensione di una forma aggressiva di cancro al seno. I ricercatori stanno studiando come trasformare in un farmaco questo principio e usarlo per combattere i tumori senza effetti tossici.

20-04-2020

Le proteine sono dei composti organici complessi, costituenti fondamentali di tutte le cellule animali e vegetali. In linea generale, esse svolgono diverse funzioni utili al nostro organismo, tra cui le funzioni biomeccaniche, ad esempio, la costituzione delle unghie, dei peli, dello strato corneo dell’epidermide. Sembra chiaro quindi l’importanza di queste sostanze per il corretto funzionamento del nostro organismo. Ma siamo sicuri che il nostro corpo abbia il giusto apporto quotidiano di proteine? Ecco i segnali che indicano una carenza di questa sostanza.

OCCHI GONFI

Una carenza può ridurre la quantità di proteine plasmatiche presenti nel sangue. Questo può portare a una condizione chiamata edema, una condizione di eccesso di liquido sotto la pelle. Quando si soffre di carenza proteica grave, non viene trasportata una quantità sufficiente di acqua dai tessuti ai capillari. Questo provoca un accumulo di liquido all’interno degli spazi interstiziali. Il gonfiore può interessare anche altre parti del corpo.

MANI GONFIE

Quando si è carenti di proteine, anche il rendimento e l’aspetto muscolare sono intaccati. Se il corpo non ha proteine sufficienti per il suo fabbisogno, comincia a prelevarle da altre fonti, come i muscoli. Le proteine hanno un ruolo fondamentale per mantenere l’equilibrio idrico del corpo. Senza proteine, il corpo può immagazzinare l’acqua in modo scorretto, provocando l’edema. Ecco perché le mani si gonfiano, perché il corpo estrae le proteine presenti nei tessuti di quella zona.

DIRADAMENTO DEI CAPELLI

Quando non assumiamo abbastanza proteine il corpo entra in “modalità di conservazione” e interrompe l’invio di sostanze nutrienti alle periferie del corpo, come i capelli e le unghie. Avviene per le proteine, così come per altre importanti carenze del nostro organismo. Infatti, unghie e capelli possono essere degli importanti indicatori che ci dicono che c’è qualcosa che non va nel nostro organismo.

PELLE SECCA

Alte deficienze proteiche portano ad avere una pelle molto secca, prevalentemente sugli arti, portando anche alla desquamazione. Non solo, i lineamenti del viso appaiono più stanchi, sciupati e in alcuni casi si arriva a una sorta di decolorazione della pelle. La carenza di proteine può anche esporre maggiormente la nostra epidermide a malattie, lasciandola sprovvista delle naturali sostanze che in genere hanno la funzione di proteggerla.

CONFUSIONE MENTALE

La carenza di proteine porta a un rallentamento delle prestazioni del cervello delle funzioni cognitive. Le comunicazioni vengono rallentate, di conseguenza, ne risultano influenzate le funzioni celebrali, l’umore e le prestazioni mentali.

SONNOLENZA E STANCHEZZA

La sensazione di continua stanchezza e bassi livelli di energia possono essere segni di carenza di proteine. Alcuni pasti ricchi di proteine contengono una sostanza chiamata tirosina che favorisce i neurotrasmettitori che a loro volta stimolano l’attività, la vigilanza, e l’energia.

La carenza di proteine è un fenomeno abbastanza raro, che in genere non si presenta in assenza di patologie o di importanti scompensi alimentari. Qualora si dovesse verificare, però, si può intervenire attraverso l’alimentazione. Dall’altro lato, però, un regime alimentare che prevede l’assunzione di una quantità esagerata di proteine obbliga l’organismo a un lavoro eccessivo, generando un sovraccarico epatico e renale. Come per ogni cosa, quindi, è necessario usare il buonsenso ed evitare esagerazioni.

20-04-2020

L’acido ialuronico è il carboidrato naturale che favorisce la corretta funzione articolare e la riparazione dei tessuti. Il nostro organismo possiede acido ialuronico, tuttavia con l’avanzamento dell’età, ne possiamo essere carenti. Noto come “fonte dell’eterna giovinezza”, l’acido ialuronico è una sostanza nutriente essenziale che rafforza gli occhi, la pelle, il collagene e l’immunità. Ecco alcuni alimenti che contribuiscono a stimolare tale composto:

- Carni come l’agnello, il vitello, il manzo, il tacchino e l’anatra sono tutte ricche di acido ialuronico. Nonostante sia importante mantenere livelli di colesterolo sani, consumare queste carni con moderazione può aiutare a produrre collagene, il quale può aiutare nella guarigione di ferite e nel rafforzare i tessuti connettivi.

- L’olio di fegato di merluzzo contiene elevate quantità di acido ialuronico e vitamina A, che possono aiutare a combattere l’invecchiamento precoce, ridurre le rughe e promuovere la produzione cellulare naturale.

- Spezie e peperoni contengono nutrienti che possono contribuire alla salute ed al benessere generale. Il prezzemolo, il coriandolo, i peperoni verdi e rossi sono in grado di fornire acido ialuronico e rafforzare di conseguenza il sistema immunitario, stimolare il metabolismo e promuovere la salute della pelle.

- Frutta e verdura ad alto contenuto di vitamina C contengono elevati livelli di acido ialuronico. Alimenti come: broccoli, kiwi, cavoli e fragole possono rafforzare la vista, possono promuovere la guarigione di ferite e proteggere la pelle dai danni dai radicali liberi.

Lunedì, 20 Aprile 2020 10:42

PEPERONCINO: L’ANTIDOLORIFICO DEL FUTURO?

20-04-2020

Se abbiamo assaggiato almeno una volta un peperoncino, non possiamo non ricordare l’effetto illusorio che la capsaicina è in grado di causare: interagendo con alcuni recettori nervosi – chiamati vanilloidi – infatti, inganna il nostro sistema facendoci credere di essere stati esposti a temperature superiori a quaranta gradi centigradi. Il nostro sistema interno, così ingannato, agisce di conseguenza mettendo in moto tutta una serie di procedure per abbassare la temperatura. Questo effetto, per così dire secondario, offrirebbe alla spezia l’interessante possibilità di eliminare il dolore causato da infiammazione. Laykea Tafesse, direttore associato della Purdue Pharma, spiega che alcuni decenni fa gli scienziati erano riusciti a isolare la capsaicina riconoscendola come il principio attivo del peperoncino che causa bruciore. Nel 1990 alcuni ricercatori riuscirono a sequenziare la genetica per il recettore che interagisce con tale sostanza. Oggi si sa che nel nostro corpo esistono particolari tipi di recettori chiamati vanilloidi, la cui variante TRPV-1 segnala al nostro corpo quando avvengono determinati stimoli esterni, soprattutto se si tratta di un aumento di temperatura al di sopra dei 43 gradi centigradi.
Quando mangiamo un peperoncino, però, avviene un fatto insolito: la capsaicina inganna TRPV-1 facendogli credere che ci troviamo in presenza di temperature elevate. Ecco che, in tutta risposta, il nostro organismo provoca vasodilatazione e sudorazione per eliminare l’eccesso di calore. Il recettore in questione, in realtà è una proteina che funge come una sorta di porta che consente solo ad alcune sostanze di passare in una cellula. Per tale motivo, gli scienziati cercano da tempo un composto che sia in grado di bloccare questo ingresso, evitando così la percezione del dolore. Spesso, però, le molecole testate si sono rivelate inefficaci o hanno portato a effetti collaterali negativi, per cui non erano idonee a un utilizzo per via orale. A tal proposito, il team di Tafesse sta cercando di trovare variazioni su questo tema al fine di trovare un candidato migliore per farmaci di questo genere, e il peperoncino sembra essere un’ottima idea. La squadra di ricerca ha prodotto più di due dozzine di composti simili, tutti testati in laboratorio e su modello animale, analizzando caratteristiche importanti come la sicurezza, la capacità di sciogliersi in acqua e la potenza. Dai risultati finali è emerso che uno dei composti testati si è dimostrato particolarmente efficace per essere testato in uno studio clinico.

 

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25057800

20-04-2020

Molti minerali e oligoelementi sono necessari per il corpo umano e, tra questi, lo iodio ha un ruolo particolarmente importante. L’integrazione di iodio è utilizzata e riconosciuta da più di cento anni.

È IMPORTANTE PER IL FUNZIONAMENTO DELLA TIROIDE

La funzione principale dello iodio è la sintesi degli ormoni tiroidei T4 e T3 da parte della ghiandola tiroidea. Il Dr. David Bronstein, uno dei maggiori esperti al mondo di tiroide e iodio, considera che il 95% della popolazione presenta carenze di questo oligoelemento. L’uso di iodio rappresenta quindi un modo semplice ed efficace per porre rimedio a queste carenze. Nel 2007, il Dr. Chris Robin ha pubblicato un libro riportando altre proprietà curative dello iodio in utilizzo interno o in applicazione topica, contro la crescita tumorale, cisti ovariche, reazioni allergiche e autoimmuni, cicatrici cheloidi, fistole, emorroidi, cisti sebacee, infezioni vaginali e contrattura di Dupuytren e Peyronie.

COMBATTE LA MASTOPATIA FIBROCISTICA

Tuttavia, è il Dr. Jonathan V. Wright ad avere il merito di aver approfondito le nuove applicazioni di questo oligoelemento. Egli ha mostrato, in particolare, che la formazione delle cisti del seno nelle donne colpiva oltre il 50% delle donne in menopausa o in peri-menopausa e che un trattamento a base di iodio, per tre-sei mesi, riduceva il numero delle cisti senza causare la “messa a riposo” della tiroide.

UN TRATTAMENTO CURATIVO E PREVENTIVO CONTRO ALCUNI TIPI DI TUMORE

Secondo altre ricerche, questo oligoelemento potrebbe agire come agente preventivo e curativo di alcuni tumori, in particolare della mammella. Il meccanismo esplicativo risulterebbe dalla capacita dello iodio di interagire con gli estrogeni. Infatti, lo iodio favorisce il metabolismo dell’estrone e del 16-alfa-idrossiestrone, estrogeni cancerogeni, in estriolo, un estrogeno neutro per l’organismo. Tra gli altri studi, quelli del Dr. Abraham e colleghi hanno sottolineato la stretta relazione tra il cancro del polmone e l’assunzione insufficiente di iodio. Delle donne giapponesi con sufficiente apporto di iodio avevano tassi più bassi di cancro ai polmoni, ma anche di cancro delle ovaie e dell’utero.

Lunedì, 20 Aprile 2020 10:36

10 MOTIVI PER BERE ACQUA E LIMONE.

20-04-2020

Ecco i 10 benefici di bere acqua e limone. Sono certo che dopo aver letto questa lista, la farete diventare una vostra buona abitudine.

1. Aumenta il sistema immunitario: Il limone ha un alto contenuto in vitamina C e potassio, che stimolano il cervello e il sistema nervoso. Il potassio aiuta a controllare la pressione del sangue.

2. Equilibra il pH: Il limone è l’alimento più alcalinizzante che si trova in natura. Sì, il limone contiene acido citrico, ma non genera acidità nel corpo una volta metabolizzato, perciò, grazie al limone riducete l’acidità di tutto il corpo.

3. Aiuta a controllare il peso: Per combattere i morsi della fame una dieta alcalina è quanto di meglio ci sia, e il limone inoltre è ricco in pectina, che contribuisce al senso di sazietà.

4. Aiuta la digestione: Aiuta il fegato a produrre la bile che di fatto è un acido che lavora nella assimilazione dei grassi, riduce l’acidità di stomaco e stitichezza.

5. È un diuretico: il limone aumenta la quantità di urina nel corpo, che aiuta a purificare il corpo dalle tossine, e perciò, contribuisce a mantenere il tratto urinario pulito e sano.

6. Purifica la pelle: L’acqua di limone purifica dalle tossine il sangue che quindi aiutano a purificare la pelle, questo grazie anche alla vitamina C che aiuta a ridurre le rughe e le macchie della pelle.

7. Purifica l’alito: l’acido citrico piò danneggiare lo smalto dei denti, ma può anche aiutare ad alleviare il mal di denti, e l’infiammazione alle gengive.

8. Dà sollievo ai problemi respiratori: Acqua calda al limone aiuta a risolvere i problemi di infezione ai polmoni, e risolvere casi di tosse persistente.

9. Mantiene calmi: la vitamina C è la prima vitamina che viene a mancare quando siete sotto stress fisico e mentale.

10. Aiuta a togliersi il vizio del caffè: Normalmente dopo un bicchiere di acqua calda e limone, non desiderate più bere il caffè. Provare per credere.

18-04-2020

Buone notizie per chi soffre di fibromialgia: il coenzima Q10, elemento antiossidante fondamentale per il corretto funzionamento del metabolismo cellulare, potrebbe rappresentare un approccio terapeutico innovativo per il controllo dei sintomi di questa sindrome. Recenti ricerche hanno evidenziato una stretta correlazione tra stress ossidativo e sintomatologia clinica di questa sindrome. Non solo. I ricercatori hanno anche osservato in pazienti con fibromialgia la carenza di coenzima Q10, anomalie mitocondriali e disfunzioni delle cellule ematiche mononucleate. In questo studio, condotto in doppio cieco placebo-controllo, è stato valutato l’effetto della somministrazione di 100 mg di coenzima Q10 3 volte al giorno in 20 pazienti affetti da fibromialgia. Sono stati osservati importanti miglioramenti clinici nei soggetti che avevano assunto il coenzima Q10 rispetto ai soggetti placebo; in particolare è stata evidenziata la riduzione del dolore e della stanchezza mattutina. I risultati indicano che lo stress ossidativo potrebbe essere implicato nella gravità della sintomatologia clinica della fibromialgia, suggerendo che il coenzima Q10, per le sue proprietà antiossidanti, possa essere considerato come trattamento alternativo per questa sindrome. La fibromialgia è una sindrome dolorosa cronica le cui cause sono sconosciute, contraddistinta da dolori (inizialmente localizzati nel tratto cervicale o lombare che in seguito si diffondono all’intero corpo), affaticamento, rigidità articolare, emicrania, disturbi dell’umore e insonnia.

 

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3934515/

18-04-2020

Quando si presentano davanti al medico, sanno già tutto di patologie e relative terapie. Arrivano informati, preparati, pronti a fare osservazioni fin troppo calzanti alle valutazioni dello specialista. Sono i pazienti così competenti da creare nei camici bianchi una sensazione di disagio. A fotografare la trasformazione della relazione medico-paziente è il Censis, secondo cui negli ultimi decenni i pazienti sono divenuti “sempre più istruiti e informati” e il medico “si è visto più o meno costretto a svestire i panni del dottore inteso come unico possessore di conoscenze superiori e non condivisibili”.
Per gli italiani (oltre il 25%) è Internet la fonte primaria di informazione in campo sanitario. Forti delle nuove conoscenze, i cittadini cercano dunque un rapporto più paritario con il medico: “Per la maggioranza di italiani (55,9%) intervistati, il modello vincente di relazione medico-paziente è quello della condivisione del processo decisionale, mentre il 10% indica addirittura che sarebbe preferibile una torsione del rapporto, per cui al medico spetterebbe solo il compito di illustrare le differenti opzioni terapeutiche, lasciandone invece al paziente la scelta”. Si delinea così, analizza il Censis, uno scenario di “potenziale conflittualità” in cui si registra, da una parte, “il disagio dei medici, che guardano con preoccupazione alle istanze di autonomia decisionale dei pazienti e denunciano spesso una frustrazione per lo svilimento della propria professione”, e dall´altra la posizione dei pazienti, che “valutano con crescente preoccupazione l´eventualità di errori sanitari”.

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