Angelo Ortisi

Angelo Ortisi

26-05-2015

Molti atleti hanno muscoli doloranti dopo un nuovo allenamento o l'esecuzione di esercizi vigorosi. Ciò è dovuto alla fatica e allo stress indotto sui muscoli. Questo provoca piccoli strappi, che i muscoli stessi riparano per diventare più forti. Tuttavia, i dolori muscolari sono scomodi e stressanti. Una nuova ricerca ha rivelato che non c'è bisogno di passare per forza attraverso il dolore, in quanto vi è una nuova cura per i dolori muscolari. I ricercatori hanno scoperto che l'anguria ha un modo magico per alleviare i dolori muscolari post-allenamento. Se si beve succo di anguria, o si mangia, prima della sessione di allenamento, non si sente dolore dopo un nuovo allenamento o esercizi vigorosi. Un nuovo studio, ha dato agli atleti un pò di anguria, o succo di anguria, prima del loro allenamento. Gli atleti hanno riferito meno dolore muscolare nei giorni in cui hanno bevuto il succo di anguria prima del loro allenamento. La gente percepisce l’anguria come un composto di acqua e zucchero naturali. Tuttavia, l’anguria è uno dei frutti più nutrienti. Contiene vitamine A e C, che sono molto vitali e importanti per il corpo. L’anguria contiene anche l’aminoacido citrullina. La L-citrullina aiuta i muscoli ad ottenere ossigeno più velocemente. Questo li rende capaci di ripararsi velocemente. Il succo di anguria possiede anche proprietà antiossidanti che migliorano le prestazioni atletiche e aumentano le proteine muscolari. Dopo un intenso allenamento, si sente dolore a causa di piccole rotture nelle fibre muscolari. Oltre alla L-citrullina, l’anguria ha anche proprietà antinfiammatorie che aiutano ad alleviare i dolori muscolari.
Nel corso della ricerca, a diversi atleti sono stati dati tre campioni diversi. Alcuni hanno ricevuto anguria naturale, altri dei succhi potenziati con l'anguria e ad altri ancora un drink di controllo senza la L-citrullina, un'ora prima del loro allenamento. Gli atleti che hanno bevuto il succo di cocomero naturale, e anche quelli che hanno bevuto il succo potenziato con anguria, hanno segnalato meno dolore muscolare 24 ore dopo il loro allenamento. 
Mentre l’anguria ha diversi nutrienti benefici, tra cui la vitamina A e C, licopene e beta-carotene, i ricercatori hanno messo in guardia circa il loro consumo quotidiano. Hanno riferito che l'anguria contiene molto più fruttosio delle quantità consigliate. La prossima volta che avete intenzione di fare un allenamento molto intenso, potete pensare di bere succo di anguria. Vi farà risparmiare lo stress di passare attraverso il dolore muscolare post-allenamento il giorno dopo il risveglio. Si avranno anche un sacco di sostanze nutritive. Se non si dispone di un frullatore, si può anche mangiare naturalmente, dal momento che l'effetto sarà lo stesso. Tuttavia, non esagerate, perché il fruttosio in eccesso non farà nulla di buono per il vostro corpo.

 

http://bottomlinehealth.com/watermelon-prevents-sore-muscles

http://www.huffingtonpost.com/2013/08/27/watermelon-juice-sore-muscles-soreness_n_3757009.html

Martedì, 26 Maggio 2015 12:29

STATE MANGIANDO COLORANTI TOSSICI?

26-05-2015

I coloranti alimentari sono uno degli additivi più diffusi e pericolosi. Mentre l’Unione Europea ha recentemente richiesto di mettere il nome dei coloranti alimentari in etichetta per informare i consumatori dei rischi per la salute, gli Stati Uniti non hanno tale requisito. Ecco alcuni dei coloranti alimentari più comuni utilizzati oggi, secondo la Food Freedom Network:

• Blu 1 (blu brillante)

Uno studio non pubblicato ha suggerito la possibilità che Blue 1provochi tumori ai reni nei topi. E’ presente in: prodotti da forno, bevande, polveri per dessert, caramelle, cereali, farmaci e altri prodotti.

• Blu 2 (Indigo Carminio)

Provoca un’incidenza statisticamente significativa di tumori, in particolare gliomi cerebrali, nei ratti maschi. E’ presente in: bevande colorate, caramelle, cibo per animali, altri prodotti alimentari e farmaci.

• Citrus Red 2

E’ tossico per i roditori a livelli modesti e causa tumori della vescica urinaria e di altri organi. E’ presente in: buccia delle arance.

• Verde 3 (Fast Verde)

Ha causato un aumento significativo dei tumori della vescica e testicoli nei ratti maschi. E’ presente in: farmaci, prodotti per la cura personale, prodotti cosmetici, caramelle, bevande, gelati, sorbetti, rossetti.

• Rosso 3 (eritrosina)

Riconosciuto nel 1990 dalla FDA come cancerogeno per la tiroide negli animali, è vietato nei cosmetici e nei farmaci per uso esterno. E’ presente in: involucri delle caramelle, farmaci per via orale, prodotti da forno.

• Rosso 40 (Rosso Allura)

Questo è il colorante più diffuso e consumato. Può accelerare la comparsa di tumori del sistema immunitario nei topi. E’ inoltre causa di reazioni di ipersensibilità (allergia) in alcuni consumatori e potrebbe innescare iperattività nei bambini. E’ presente in: bevande, prodotti da forno, dessert in polvere, caramelle, cereali, alimenti, farmaci e cosmetici.

• Giallo 5 (tartrazina)

Provoca reazioni di ipersensibilità a volte gravi e potrebbe causare iperattività e altri effetti comportamentali nei bambini. E’ presente in: alimenti per animali domestici, diversi prodotti da forno, bevande, polveri da dessert, caramelle, cereali, gelatina per dolci, e molti altri alimenti, nonché prodotti farmaceutici e cosmetici.

• Giallo 6 (giallo tramonto)

Causa tumori surrenalici negli animali e gravi reazioni di ipersensibilità. E’ presente in: prodotti da forno colorati, cereali, bevande, polveri da dessert, caramelle, gelatina per dolci, cosmetici e farmaci.

 

http://cspinet.org/new/pdf/food-dyes-rainbow-of-risks.pdf

Lunedì, 25 Maggio 2015 08:57

LAVATE I VESTITI NUOVI PRIMA DI INDOSSARLI.

25-05-2015

Quando si compra un vestito nuovo, di solito si mette subito in lavatrice prima di indossarlo per la prima volta. Una buona abitudine, ma non per il motivo cui si pensa comunemente, ovvero che qualcuno prima di noi lo abbia indossato per provarlo. Gli abiti nuovi vanno lavati perché è alto il rischio che siano presenti ancora le sostanze chimiche utilizzate in fase di produzione, che possono dar luogo a eruzioni cutanee, pruriti e reazioni allergiche. A dare il consiglio è il prof. Donald Belsito, dermatologo del Columbia University Medical Center di New York, in un articolo apparso sul Wall Street Journal. 
Anche se il medico tiene in considerazione anche il pericolo di diffusione di batteri e microrganismi vari dovuto alle prove di altri clienti, il pericolo maggiore verrebbe però dalla formaldeide, sostanza applicata sui vestiti per ridurre la possibilità di muffa e per impedire le pieghe dei tessuti.
La formaldeide, tuttavia, può anche irritare la pelle e alcuni scienziati paventano una possibile associazione con l'insorgenza del cancro. Il rischio viene anche dai coloranti utilizzati, che possono rilasciare delle scorie in mancanza di un lavaggio adeguato. Alcuni coloranti azoici come l'anilina possono causare reazioni cutanee gravi in chi è allergico. In questo caso, il prof. Belsito suggerisce addirittura un doppio lavaggio, dal momento che un singolo passaggio in lavatrice potrebbe non essere sufficiente per eliminare ogni residuo chimico.

 

http://www.wsj.com/articles/do-you-need-to-wash-new-clothes-before-wearing-them-1431955513

Lunedì, 25 Maggio 2015 08:56

IL MIELE ALLUNGA LA VITA E PLACA L’ANSIA.

25-05-2015

Non sarà l’elisir di lunga vita, ma di sicuro le sostanze che contiene contribuiscono ad allungare gli anni davanti a noi. Parliamo del miele, che secondo uno studio condotto da da scienziati e ricercatori dell´Università Waikato, in Nuova Zelanda, su topi di laboratorio avrebbe anche la proprietà di placare gli stati di ansia. Per 12 mesi i roditori usati come cavia per lo studio sono stati suddivisi in tre gruppi, ognuno dei quali portato a seguire una dieta diversa, rispettivamente a base di miele, saccarosio o niente zucchero del tutto. I topi alimentati con il miele spendevano quasi il doppio del tempo nelle parti più esposte del labirinto, manifestando un basso livello ansiogeno. Erano anche in grado di ispezionare nuove zone dell´ambiente, mostrando di essere perfettamente in grado di ritornare sulle proprie tracce, grazie a un più sviluppato senso dell´orientamento. “Le diete arricchite di miele possono essere benefiche nel ridurre l´ansia e nel migliorare le capacità mnemoniche, a rischio durante l´invecchiamento”, spiega il ricercatore Nicola Starkey.

 

http://www.nhs.uk/news/2007/September/Pages/Honeysoldasmiraclecure.aspx

http://www.dailymail.co.uk/health/article-481629/Honey-counter-effects-ageing.html

25-05-2015

Sebbene i rischi dell’esposizione al sole siano stati notevolmente ridimensionati, chiunque abbia sperimentato una scottatura sa che troppo sole può danneggiare la pelle. Ciò che è meno noto è che da molti anni, le creme solari ci proteggono potenzialmente dai benefici raggi UVB produttori di vitamina D, mentre lasciano passare attraverso la pelle i dannosi raggi UVA. Sia gli UVA che gli UVB possono causare abbronzatura e scottature, sebbene gli UVB lo fanno più velocemente. Gli UVA, tuttavia, penetrano nella pelle più profondamente degli UVB e possono essere un fattore molto importante di photoaging (fotoinvecchiamento), rughe e tumori della pelle. 
Ancora oggi, sebbene la maggior parte delle creme protettive fanno un buon lavoro di filtro per gli UVB, fanno ben poco per gli UVA. Ciò significa che non contribuiscono a prevenire la formazione del melanoma. Infatti, una crema protettiva senza sufficiente protezione per gli UVA può aumentare i vostri rischi. Pensando di essere protetta dalle creme, la gente probabilmente rimane più a lungo al sole assorbendo maggiormente le radiazioni UVA, causa di rughe e cancro senza avvertire il segnale di pericolo della scottatura (bisogna ricordare che una scottatura da UVA richiede molto più tempo per comparire). Anche quando funzionano, le creme solari impediscono la naturale produzione di vitamina D. Tuttavia, nelle situazioni in cui si sta al sole abbastanza a lungo per bruciarsi, bisogna essere sicuri di usare un prodotto che protegge sia dagli UVA che dagli UVB, come quelli che contengono una combinazione di biossido di titanio e zinco che filtra entrambi i tipi di raggi pur permettendo una bella e sana abbronzatura.

COMMENTO

Quando la pelle nuda viene esposta al sole, i raggi ultravioletti B sono metabolizzati e convertiti in vitamina D. Si pensa che circa l’85 per cento della popolazione degli Stati Uniti sia carente di vitamina D, che induce 2 milioni di persone a morire ogni anno di cancro. Sì, il cancro, non le malattie cardiocircolatorie, è l’assassino numero uno. Sono convinto che la fonte migliore di vitamina D provenga da una sana esposizione al sole, non dall’ingestione di capsule di vitamina D, che oltretutto può provocare facilmente iperdosaggio.
Bisogna fare un’importante distinzione che dovete sapere in modo da ottenere una sana esposizione ai raggi solari ovvero la differenza fra le relative due lunghezze d’onda primarie: ultravioletti A (UVA) e ultravioletti B (UVB). L’UVB è la più favorevole delle due, in quanto si converte in vitamina D. L’UVA, invece, ora si pensa sia un fattore di rischio primario per il cancro. È quindi molto importante capire la differenza fra queste due lunghezze d’onda, in modo da prendere il sole in modo appropriato. Gli UVB hanno una lunghezza d’onda che è filtrata più facilmente attraverso l’atmosfera, per cui, in un giorno nuvoloso questa radiazione sarà scarsamente in grado di far produrre vitamina D. Invece, gli UVA non vengono filtrati e quindi penetreranno l’atmosfera più facilmente: nei giorni nuvolosi il rischio di cancro aumenta con facilità, e così la mattina presto e la sera, per cui bisogna fare molta attenzione in quelle circostanze. Come si fa a sapere se l’esposizione al sole è stata sufficiente? L’esposizione ottimale al sole dipende dal colore della pelle. I caucasici e quelli con pelle chiara possono avere bisogno solo di alcuni minuti al sole all’inizio della stagione; bisogna che la pelle raggiunga soltanto la tonalità più chiara del colore rosa. A quel punto si è raggiunto il punto di saturazione ed il corpo non produrrà altra vitamina D.
E’ possibile produrre fino a 20.000 unità di vitamina D al giorno con un’esposizione al sole a pelle scoperta. Il bello di ottenere la vitamina D attraverso l’esposizione solare è che il corpo mette in moto dei meccanismi per cui evita l’iperdosaggio. Dopodichè, invece, aumenta solo la probabilità di ottenere bruciature, una cosa definitivamente da evitare. Non c’è beneficio supplementare a rimanere al sole più a lungo. Si rischiano solo danni. Il corpo può produrre soltanto una quantità limitata di vitamina D ogni giorno. Una volta che si raggiunge il relativo limite si causano solo danni andando oltre. Tuttavia, per i fanatici, con una crema solare adeguata si possono passare tempi molto più lunghi al sole. È inoltre importante sapere che, in caso di pelle più scura, si raggiunge questo punto di equilibrio in un tempo più lungo (da due a sei volte o fino ad un massimo di un’ora o due), a seconda della pigmentazione.
Quando si deve scegliere una crema solare, ci sono alcune considerazioni molto importanti che dovete conoscere. In primo luogo, molte delle lozioni solari sul mercato non filtrano gli UVA bensì solo gli UVB, arrestando efficacemente la produzione di vitamina D e aumentando contemporaneamente il vostro rischio di cancro! Secondariamente, molti dei prodotti chimici usati come agenti filtranti sono estremamente tossici e l’octilmetossicinnamato (OMC), che è presente nel 90 per cento delle marche, subisce una reazione chimica una volta esposto alla luce solare, che lo rende estremamente tossico. Altri ingredienti comuni presenti nelle creme solari in grado di penetrare facilmente nella circolazione sanguigna, includono:

• 2-idrossi-4-metossibenzofenone.
• 2-etilexil-p-metossicinnamate.
• 2-etilexilsalicilato (octilsalicilato).
• Acido salicilico 3,3,5-trimetcicloexil estere (omosalato).

Se state usando creme solari, assicuratevi di usare un prodotto che protegga sia dagli UVA che dagli UVB e che non sia tossico. Deve contenere una combinazione di biossido di titanio e zinco che riflettono entrambi i tipi di raggi senza apparenti effetti collaterali.

 

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/18410803

Lunedì, 25 Maggio 2015 08:52

IL PIOMBO CAUSA SCHIZOFRENIA.

25-05-2015

Uno studio sul cervello di ratti esposti al piombo ha scoperto delle somiglianze con i cervelli di pazienti umani affetti da schizofrenia, aggiungendo una prova convincente all’ipotesi che il piombo è un fattore di insorgenza della condizione. I risultati dello studio, condotto da scienziati della Mailman School of Public Health della Columbia University, appaiono sulla rivista Translational Psychiatry. I ricercatori hanno scoperto che il piombo ha un effetto dannoso sulle cellule in aree del cervello implicate nella schizofrenia come la corteccia mediale prefrontale, lo striato e l’ippocampo, osservando topi esposti al piombo prima della nascita e nella prima parte della loro vita. Le cellule del cervello conosciute come interneuroni gaba ergici che presentano proteine come la parvalbumina leganti calcio, risultano diminuite di un terzo, più o meno lo stesso calo percentuale osservato nei pazienti con schizofrenia. Utilizzando la tecnologia di imaging, i ricercatori hanno trovato livelli più elevati di un recettore della dopamina chiamato D2R, aumento ancora una volta documentato in pazienti schizofrenici e in un precedente studio, nei topi geneticamente ingegnerizzati. ”Le somiglianze nella struttuta del cervello e nei sistemi neuronali tra quello che abbiamo osservato nei topi esposti al piombo e pazienti umani affetti da schizofrenia, sono sorprendenti e aggiungono un crescente corpo di evidenza alla letteratura che suggerisce che l’esposizione precoce al piombo può causare la schizofrenia nel corso della vita”, ha detto l’autore senior della ricerca, il Prof. Tomás Guilarte, presidente dell’Environmental Health Sciences presso la Scuola Mailman.
In una constatazione relativa, i ricercatori hanno anche scoperto che i topi esposti al piombo avevano una reazione molto più forte alla cocaina, rispetto ai topi sani di controllo. Nell’esperimento, i topi esposti al piombo a cui è stata iniettata la cocaina, percorrevano nelle gabbie, due volte la distanza percorsa dai topi di controllo. Questo comportamento è significativo perchè rispecchia ciò che è stato osservato in pazienti umani affetti da schizofrenia che sono noti per avere una risposta intensificata alla sostanza. ”Attualmente stiamo esplorando le basi biologiche di come l’esposizione al piombo ha un ruolo nella dipendenza”, conclude il primo autore Kirstie Stansfield, ricercatore associato presso la Mailman School.

 

http://medicalxpress.com/news/2015-03-rat-brains-role-schizophrenia.html

25-05-2015

Il sale nella dieta aiuta a proteggere la pelle dalle infezioni. Malgrado i possibili risvolti negativi in relazione alla salute del cuore e delle arterie, il consumo di questo ingrediente in cucina si rivelerebbe molto efficace nella protezione della cute. A sostenerlo i ricercatori tedeschi dell’University of Regensburg in uno studio pubblicato sulla rivista Cell Metabolism. Consumare più sale provocherebbe l’aumento dei livelli di sodio nella pelle, che ne ricaverebbe un impulso al sistema immunitario per avere la meglio sui batteri responsabili di alcune infezioni cutanee. Come ha spiegato il Prof. Jonathan Jantsch, ricercatore presso l’University of Regensburg: “Finora il sale è stato considerato come un fattore negativo all’interno della dieta; è chiaramente conosciuto per essere dannoso per il sistema cardiovascolare e recenti studi hanno avanzato un suo coinvolgimento nel peggiorare i disturbi autoimmuni. Il nostro studio sfida questa visione a senso unico e suggerisce che incrementare l’accumulo di sale in corrispondenza delle infezioni possa essere una strategia atavica per tenere alla larga le infezioni, molto prima che venissero inventati gli antibiotici”.
Durante lo studio condotti sui topi gli stessi roditori sono risultati in grado di guarire in maniera più rapida dalle infezioni, stimolando l’azione dei macrofagi, anche nel caso di problematiche cutanee derivate dalla Leishmaniosi. Lo stesso ricercatore avvisa tuttavia che non tutti dovrebbero ricorrere a un utilizzo maggiore di sale nella propria dieta, proprio in relazione a possibili disturbi cardiovascolari: “A causa dell’ampia presenza di studi clinici che dimostrano l’effetto nocivo di una dieta ad alto contenuto di sale rispetto a patologie come ipertensione e disturbi cardiovascolari, riteniamo che i dati ottenuti non debbano giustificare il ricorso a una dieta ricca di sale nella popolazione generale. Non di meno, in situazioni dove l’accumulo endogeno di sale nei siti dove si verificano infezioni risulta insufficiente, supplementi di sale potrebbero rappresentare un’opzione terapeutica. Questo necessita però di ulteriori studi”.

 

http://www.eurekalert.org/pub_releases/2015-03/cp-ahd022415.php

http://www.sciencedaily.com/releases/2015/03/150303123832.htm

http://www.cell.com/cell-metabolism/abstract/S1550-4131(15)00055-8?_returnURL=http%3A%2F%2Flinkinghub.elsevier.com%2Fretrieve%2Fpii%2FS1550413115000558%3Fshowall%3Dtrue

25-05-2015

Sfatato il mito del nuoto come toccasana per mal di schiena e scoliosi. Sembra infatti che questa disciplina sportiva aumenti i danni di chi presenta atteggiamenti scoliotici e dolori alla schiena. Lo afferma uno studio condotto da ISICO – Istituto Scientifico Italiano Colonna Vertebrale – presentato al congresso internazionale dell'ISSLS – International Society for the Study of the Lumbar - a Chicago. Lo studio ha messo a confronto 112 nuotatori a livello agonistico (nuoto praticato 4 o 5 volte a settimana) con 217 studenti della stessa età, di entrambi i sessi, che praticano nuoto a livello amatoriale o non lo praticano affatto. In entrambi i casi sono stati misurati i gibbi (le gobbe), la cifosi (curvatura fisiologica dorsale della colonna vertebrale) e la lordosi (infossamento profondo della colonna vertebrale nella regione lombare e cervicale) e i ragazzi hanno anche risposto ad un questionario per rilevare la presenza di mal di schiena. 
Dai risultati è emerso che i nuotatori, soprattutto femmine, presentavano maggiori asimmetrie del tronco ed erano maggiormente ipercifotici, dunque con una più alta frequenza di mal di schiena e dorsi curvi. «Dal punto di vista posturale il nuoto induce a un collasso della schiena - spiega il dottor Fabio Zaina, fisiatra di ISICO – allena soprattutto la muscolatura degli arti, essendo praticato in scarico. Il dato, poi, sul mal di schiena conferma un fatto già noto: il nuoto, proprio per i carichi intensi in allenamento, induce il mal di schiena». Per quanto riguarda la scoliosi, l'esperto esclude che il nuoto possa essere consigliato, in quanto non risulta terapeutico, anzi, dal punto di vista posturale, può essere dannoso e, se praticato in eccesso, può provocare mal di schiena. Ciò dipende, comunque, dalla tipologia del fisico e dalla quantità praticata.
«Un conto è parlare di allenamenti di 4-5 volte la settimana, altro è invece dire di una pratica amatoriale - continua il dottor Zaina - altro ancora di pazienti con mal di schiena o addirittura una scoliosi ai quali per tanti anni è stato consigliato di "andare a nuotare per stare meglio". Non è vero». 
E non è tutto. Un altro studio, condotto dallo stesso istituto, ha dimostrato che anche il tennis può provocare o peggiorare la scoliosi. «C'è una correlazione fra sport e mal di schiena che interessa sia chi ne fa troppo sia chi ne pratica troppo poco - conclude il dott. Zaina -. L'ideale è praticare sport, tenendo presente che sport molto mobilizzanti della colonna (ginnastica artistica e ritmica, ad esempio) ci mettono più a rischio, soprattutto in casi di predisposizione, mentre sport in carico contribuiscono a rinforzarla perché ci costringono a vincere la forza di gravità».

 

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25444007

24-05-2015

Ai bambini viene insegnato troppo tardi a usare il Wc da soli. Di conseguenza, il pannolino resta per loro un compagno fedele troppo a lungo. Risultato: problemi per la salute. A lanciare l´allarme, un gruppo di esperti inglesi. Insegnare ai propri figli a fare a meno del pannolino richiede tempo e tanta pazienza. Due risorse preziose che purtroppo scarseggiano, a causa della vita frenetica di tutti i giorni. Fino a poco tempo fa, i bambini usavano il pannolino fino al 18° mese. Oggi, invece, sono in aumento i bambini che utilizzano il pannolino fino ai 3-4 anni d´età. Se a questo si aggiunge il fatto che i formatori delle scuole non danno sempre una mano ai genitori per insegnare ai figli l´uso del Wc, è evidente quanto il fenomeno del prolungamento dell´uso dei pannolini sia rilevante. E questo non solo alimenta il mercato dei pannolini, ma aumenta anche il rischio di infezioni croniche alla vescica. Inoltre, nelle scuole sono sempre più frequenti le infezioni che si trasmettono per l´uso dei pannolini, nonostante i pannolini moderni utilizzino una tecnologia avanzata che riduce il contatto della pelle con l´umidità. “Il problema non sono i pannolini super-confortevoli”, dice June Rogers, pediatra specializzata in incontinenza infantile a Manchester, “ma è l´atteggiamento dei genitori. Non so se si può dire che sono pigri, ma insegnare ai propri figli a usare il Wc non è certamente una priorità per molti di loro”.

 

http://www.dailymail.co.uk/health/article-1026958/Absolutely-potty-How-children-wearing-nappies-SCHOOL--dire-risks-health.html

24-05-2015

Le dita delle mani possono dire moltissimo di una persona. A prescindere dal fatto che siano più o meno curate, possono rivelare addirittura il rischio di ammalarsi di questa o quella precisa malattia. Impossibile? Non proprio e vediamo perché. L’elemento in grado di svelare le probabilità che abbiamo di incappare in determinate patologie è la lunghezza di due dita in particolare: l’anulare e l’indice. A seconda che l’uno o l’altro prevalgano in “altezza”, il responso sarà diverso. E non sono teorie frutto di credenze popolari, ma oggetti di studi scientifici. Una recente indagine, pubblicata dall’autorevole “British Journal of Cancer”, ha dimostrato come avere un dito indice più lungo dell’anulare corrisponda a un rischio ridotto di un terzo di sviluppare un tumore della prostata. 
Ma com’è possibile che le dita possano essere collegate alla nostra salute? Partiamo dal principio: la lunghezza delle nostre mani viene determinata quando ancora siamo nel grembo materno, dall’esposizione agli ormoni estrogeni e al testosterone. I primi, gli ormoni femminili, influiscono sulla crescita del dito indice; il testosterone, ormone maschile, su quella del dito anulare. Avere un dito più lungo dell’altro significa avere una prevalenza di questo o di quel tipo di ormone. E proprio l’esposizione a questi ormoni, nel primissimo periodo della vita, sembra influenzare il rischio di sviluppare malattie. “Tra le otto e le dodici settimane nel grembo materno, i livelli degli ormoni sessuali hanno un forte impatto sullo sviluppo del cervello, del cuore e di altri organi”, spiega il professor John Manning, biologo presso l´Università di Swansea e autore di “The Finger Ratio”, nonché grande fautore della teoria per cui la lunghezza delle dita possa essere considerata un criterio di valutazione del rischio malattia per un individuo. 
Secondo il professor Manning, il modo migliore per capire quale dito è più lungo, tra anulare e indice, è considerare la mano destra e partire dalla piega più vicina al palmo per arrivare fino alla punta del dito.

SE L’ANULARE E’ PIU’ LUNGO DELL’INDICE

- Rischio doppio di sviluppare artrosi del ginocchio, dell’anca e della mano, come ha dimostrato uno studio della Nottingham University in Gran Bretagna.

- Più probabilità di avere raffreddori ed essere esposti a malanni vari: uno studio condotto dallo stesso Manning ha dimostrato che livelli elevati di testosterone paradossalmente indeboliscono il sistema immunitario, esponendolo al rischio di infezioni.

- Maggiori probabilità di avere problemi con l’alcol.

- Maggiori probabilità di soffrire di anoressia (ma non di bulimia): “Ci sono evidenze scientifiche che le persone anoressiche hanno l’anulare molto lungo”, spiega il professor Manning.

Ma ci sono anche almeno 2 elementi positivi, collegati all’avere l’anulare più lungo dell’indice:

- E’ meno probabile fumare, e soffrire quindi dei problemi di salute collegati, come dimostra uno studio della Swansea University.

- E’ più probabile avere un apparato cardiovascolare valido e sano, ideale, ad esempio, per eccellere nello sport.

SE L’INDICE E’ PIU’ LUNGO DELL’ANULARE

- Le donne hanno maggiori probabilità di sviluppare il tumore del seno o dell’utero (a causa dell’esposizione agli estrogeni nel grembo materno).

- Gli uomini hanno maggiori probabilità di venire colpiti da infarto o ictus precocemente, prima dei 50 anni (anche qui, per “colpa” dei bassi livelli di testosterone, ormone che protegge il cuore).

- Le donne sono più a rischio di soffrire di disordini dell’alimentazione come la bulimia.

- Uomini e donne sono più esposti ad asma, riniti e allergie varie: gli ormoni estrogeni fortificano il sistema immunitario, ma lo rendono iper-reattivo e quindi più suscettibile alle reazioni di tipo allergico.

Anche in questo caso, a fronte di tanti rischi in più per chi ha l’indice più lungo dell’anulare, c’è almeno un aspetto molto positivo: uno studio condotto in Gran Bretagna dall’University of Warwick e dall’Institute Of Cancer Research, ha raffrontato la lunghezza delle dita di 1.500 uomini con tumore della prostata con quelle di 3.000 uomini sani. Risultato: avere l’indice più lungo dell’anulare riduce di un terzo il rischio di sviluppare il tumore della prostata.

 

http://www.iol.co.za/lifestyle/the-health-risks-revealed-by-your-fingers-1.1036471?ot=inmsa.ArticlePrintPageLayout.ot

http://www.bbc.co.uk/blogs/thereporters/ferguswalsh/2010/12/can_finger_length_predict_your_risk_of_disease.html

http://www.viewzone.com/fingersx.html

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