Angelo Ortisi
LA FEBBRE HA I SUOI LATI POSITIVI.
04-11-2019
È necessario chiarire subito che la febbre non è una malattia, ma un sintomo che riflette una reazione di difesa dell’organismo a un’infezione in atto, in particolar modo alle tossine prodotte dalle cellule venute a contatto con virus e batteri. La febbre è un’alleata dell’organismo umano in quanto lo aiuta nell’eliminazione delle infezioni, ed è per questo che non andrebbe stroncata sul nascere, ma lasciata agire nel suo compito di difesa. L’aumento della temperatura corporea causa una rapida migrazione dei globuli bianchi che mettono in circolo grandi quantità di sostanze di sostanze antibatteriche e, fra l’altro, ostacola il metabolismo del ferro nei microbi.
È opinione diffusa che più la febbre è alta più la malattia è grave, mentre è vero il contrario: più la febbre è alta, ovviamente entro i 42°C (oltre i quali l’ipertermia sarebbe fatale), migliore è la prognosi e meno seria la malattia. Inoltre la febbre è un naturale meccanismo di difesa che consente all’uomo di eliminare anche le sostanze residue di vari processi metabolici, quali la digestione. Quando c’è febbre l’appetito scompare, la vista o l’odore del cibo provocano nausea, e di solito si desiderano soltanto liquidi. Il corpo sa che soltanto lo stato di digiuno gli consentirà di eliminare le tossine ed i veleni che ha assorbito a causa delle scorrette abitudini alimentari. Quando si digiuna le cellule e gli organi del corpo cominciano a scaricare tossine e veleni nel sangue, che per un pò rimangono in circolo e poi son gradualmente filtrate dai reni, la cui funzione è appunto quella di purificare il sangue. Il mal di testa che di solito accompagna la febbre è dovuto principalmente all’accumulo di tossine nel sangue ed il mal di schiena al super lavoro dei reni.
MANI SCREPOLATE? ECCO LE CREME DA FARE IN CASA.
04-11-2019
Questo è il periodo dell’anno in cui le nostre mani necessitano maggiormente di cure quotidiane. Se non sappiamo quale dei prodotti in commercio scegliere o se vogliamo nutrirle con sostanze totalmente naturali, ecco alcune creme che possiamo preparare a casa per idratarle e ridurre i segni del tempo come le macchie brune.
CREMA MANI CON LIMONE
Per la prima crema dobbiamo procurarci un limone fresco, un piccolo vasetto di miele e uno yogurt bianco. Spremiamo mezzo limone in una piccola ciotola, aggiungiamo un cucchiaio di miele ed uno di yogurt bianco. Mescoliamo sino ad ottenere una crema omogenea. Facciamo riposare in frigo per 10 minuti e ne applichiamo un pò sulle mani massaggiando con cura. Lasciamo agire anche per un’ora (se possibile). Se il composto avanza possiamo conservarlo in frigo coperto da velina e utilizzarlo anche il giorno successivo.
CREMA MANI CON FORTE EFFETTO IDRATANTE
La seconda crema che propongo si prepara con elementi diversi e non commestibili. Ci serviranno: due cucchiai di burro di karitè, due cucchiai di olio di mandorle dolci e 15 gocce di olio essenziale di arancio dolce. Possiamo comprare questi prodotti in erboristeria. Dobbiamo porre tutti gli ingredienti in una piccola ciotola e mescolarli per ottenere una crema omogenea da conservare in frigo (possibilmente in un barattolo con coperchio) e usare quotidianamente. Ogni giorno ricordiamo di applicare la crema sulle mani con un accurato massaggio. Questo servirà a renderle morbidissime e le screpolature spariranno già dopo le prime applicazioni.
CREMA MANI CON CERA D’API E OLIO DI OLIVA
L’ultima crema è a base di olio di oliva e cera d’api. È possibile prepararne un barattolo da conservare anche per diversi giorni. Basta far sciogliere a bagnomaria circa 20 grammi di cera d’api e poi toglierla dal fuoco per aggiungere il secondo e ultimo ingrediente, 10 grammi di olio di oliva. Mescoliamo accuratamente e versiamo la crema in un barattolino con coperchio da conservare in frigo (dopo che la crema si sarà raffreddata). Possiamo applicarla due volte al giorno o quando sentiamo che la pelle tira o non è ben idratata.
IL MELOGRANO È UN TOCCASANA PER CUORE E ARTERIE.
04-11-2019
Buone notizie anche per chi fa vita sedentaria, segue una dieta scorretta (fatta magari anche di cibo spazzatura), chi ha il colesterolo alto e troppi grassi nel sangue. C’è un frutto di stagione, il melograno, che è risultato avere molte proprietà benefiche per l’organismo: in particolare sull’apparato cardiovascolare e circolatorio. Ma non solo. A concedere la palma di frutto salutare al melograno è un nuovo studio condotto dai ricercatori spagnoli dell’Istituto Catalano di Scienze Cardiovascolari e presentato al Congresso della Società Europea di Cardiologia. I ricercatori, coordinati dalla dottoressa Lina Badimon, hanno testato gli effetti di una pillola che era un concentrato di sostanze antiossidanti, come i polifenoli, estratte dal melograno. Lo studio è stato condotto su modello animale: un gruppo di suini, scelto proprio perché il sistema cardiovascolare di questi animali è molto simile a quello degli esseri umani. I ricercatori hanno voluto osservare e studiare gli effetti sul sistema vascolare di una dieta ricca di grassi, per poi verificare gli effetti della somministrazione della pillola a base di melograno. Come previsto, la dieta scorretta aveva danneggiato la salute cardiovascolare, i vasi sanguigni e l’endotelio: delicato rivestimento di questi ultimi e quella parte deputata al rilascio di sostanze chimiche che controllano l’espansione e la contrazione dei vasi sanguigni. Una diretta conseguenza di un danno all’endotelio è l’indurimento delle arterie, o aterosclerosi, che è poi l’anticamera di eventi cardiovascolari come per esempio infarto e ictus.
Il passo successivo è stato quello di somministrare una dose giornaliera (200 g) di polifenoli, chiamati punicalagine (l’antiossidante maggiore contenuto proprio in questo tipo di frutto) per mezzo di una compressa. I risultati sono stati più che promettenti, e hanno mostrato che il concentrato di melograno aveva annullato molti degli effetti deleteri della dieta ricca di grassi. «Arricchire una dieta con i polifenoli del melograno può aiutare a prevenire e ritardare le disfunzioni endoteliali, che sono tra i primi segni di aterosclerosi e ictus», ha concluso nel comunicato ICSC la dottoressa Badimon.
https://academic.oup.com/eurheartj/article/34/suppl_1/P705/2860035
CLORURO DI MAGNESIO: GUSTO SGRADEVOLE, MA EFFICACIA SUPERIORE A TUTTE LE ALTRE FORME.
04-11-2019
Il magnesio è un minerale essenziale che interviene in diverse reazioni enzimatiche. È consigliato per diminuire gli effetti dello stress e combattere la stanchezza. Sotto forma di cloruro di magnesio, secondo il professor Delbet e i numerosissimi esperti di medicina alternativa che lo raccomandano, è anche un potente immunostimolante con una forte capacità nel combattere le infezioni. La storia del cloruro di magnesio comincia con la guerra del 1914-1918. Nel 1915, il professor Delbet viene inviato al fronte come chirurgo. Rimane stupìto dall’enorme numero di feriti che muoiono a causa delle infezioni nonostante l’uso massiccio di disinfettanti. Dopo aver provato diversi prodotti in soluzione su colture di cellule, scopre che il cloruro di magnesio aumenta in maniera considerevole la fagocitosi (la capacità dei globuli bianchi di distruggere le particelle nocive). Grazie a questi studi, ne deduce che una soluzione di cloruro di magnesio è la soluzione migliore per pulire e fasciare le ferite. Descrive questi esperimenti in un articolo intitolato “Citofilassi”, che invia all’Accademia francese di medicina. In un’altra comunicazione, il professor Delbet descrive le sue ricerche, provando l’efficacia del cloruro di magnesio utilizzato nelle iniezioni. Nel 1928, sedotto dagli studi di Grignard sul potere dei composti organo magnesici, aggiunge al cloruro piccole quantità di altri sali alogenati del magnesio. A poco a poco, il professor Delbet scopre che il cloruro di magnesio è utile in molte malattie, comprese le patologie del sistema digestivo o della pelle, le allergie o i problemi circolatori. Constata, inoltre, che dà energia ai suoi pazienti. Gli studi che conduce lo portano poi ad attribuire al cloruro di magnesio effetti di prevenzione del cancro e la capacità di curare lesioni precancerose.
Nel 1932, un altro medico francese, il dottor Neveu, riprende gli studi del professor Delbet. Dimostrerà 15 casi di poliomielite curati con il cloruro di magnesio. Ricondurrà, in seguito, la sua efficacia in un gran numero di infezioni delle vie respiratorie, dal semplice raffreddore alla polmonite passando per la bronchite o l’influenza, in casi di gastroenterite, sugli ascessi o su piaghe infettate. Malgrado i rapporti pubblicati da questi due medici sui risultati strabilianti ottenuti con il cloruro di magnesio, bisogna tristemente constatare che sono pochi gli studi, per non dire assenti, convalidati e pubblicati nelle riviste scientifiche. Ma sono molti tra coloro che praticano la medicina alternativa ad utilizzarlo nella pratica quotidiana per restituire l’energia in caso di stanchezza, nella prevenzione o nella cura di malattie infettive, come le patologie invernali, o persino per curare le gastroenteriti.
IL VACCINO ANTINFLUENZALE È VERAMENTE NECESSARIO?
01-11-2019
«La promozione della vaccinazione antinfluenzale è una delle politiche di salute pubblica più in vista e più aggressive» scrive Doshi sul British Medical Journal. «Trent’anni fa, nel 1990, negli Usa erano disponibili 32 milioni di dosi di vaccino. Oggi sul mercato americano vengono immesse ogni anno circa 150 milioni di dosi. Questo aumento enorme non è stato dovuto a un incremento della domanda proveniente dalla gente, ma a campagne che hanno insistito su un messaggio semplice e diretto, reso incontrovertibile: l’influenza è una malattia grave, siamo tutti a rischio di complicazioni, il vaccino è di fatto privo di rischi e la vaccinazione salva delle vite». Ma, prosegue Doshi, «il vaccino potrebbe avere meno benefici ed essere meno sicuro di quanto viene detto e i rischi dell’influenza sono sovrastimati». La produzione di vaccino antinfluenzale è cresciuta parallelamente all’aumento del bisogno percepito del vaccino stesso, continua lo studioso. Negli anni ’90 l’obiettivo era diminuire la mortalità da influenza e, poiché la maggior parte delle morti avveniva negli anziani, la vaccinazione era stata indirizzata su di loro. Ma dal 2000 il concetto di chi fosse «a rischio» si è rapidamente ampliato, arrivando a comprendere l’intera popolazione. Oggi le linee guida raccomandano il vaccino dai 6 mesi di età fino alla morte. Ma su quali studi si sono basati i Centers for Disease Control (CDC) americani per formulare tale raccomandazione?
Sostanzialmente due, spiega Doshi; uno del 1995 sulla riduzione del rischio di polmonite che attestava anche «una riduzione dal 27 al 30% di morti per tutte le cause» e un altro secondo cui la riduzione delle morti per tutte le cause arrivava addirittura al 48%. «Se fosse vero, queste statistiche indicherebbero che i vaccini antinfluenzali possono salvare più vite di ogni altro farmaco mai autorizzato sul Pianeta. Fin dal 2005, ricercatori non appartenenti ai CDC hanno sottolineato come appaia impossibile che i vaccini antinfluenzali possano prevenire il 50% delle morti per tutte le cause quando si stima che l’influenza causa solo il 5% dei decessi che avvengono nella stagione invernale» dice sempre Doshi.
Quindi, dov’è che questi studi sbagliano? «Prendiamo una ricerca che il CDC non ha considerato e che ha trovato come la vaccinazione antinfluenzale risulti associata a una riduzione della probabilità di morte nei pazienti ricoverati per polmonite. L’elemento insolito era che in questo caso lo studio era stato condotto al di fuori della stagione dell’influenza, quando è dura immaginare che il vaccino possa arrecare qualche beneficio, e gli autori lo sapevano: l’obiettivo era dimostrare che i benefici fantastici che si attendevano e che hanno trovato (e che anche altri hanno trovato, come i due studi considerati dai CDC) sono semplicemente non plausibili e sono il risultato del fatto che vengono vaccinati anche i sani. Gli utilizzatori sani rischiano quindi di rendere non credibili gli studi osservazionali».
Le stesse linee guida dei CDC lo ammettono: «…gli studi che dimostrano una forte riduzione dei ricoveri e delle morti tra gli anziani vaccinati sono stati condotti utilizzando database clinici e non hanno misurato le riduzioni dell’influenza confermate in laboratorio. Tali studi sono stati contestati poiché si teme che non abbiano adeguatamente controllato le differenze nella propensione alla vaccinazione, che è maggiore nelle persone sane».
Si chiede dunque Doshi: «Se non si può credere agli studi osservazionali, quali sono le evidenze che attestano che i vaccini antinfluenzali riducono la mortalità negli anziani? Di fatto non ce ne sono. C’è un solo studio randomizzato sui vaccini antinfluenzali nelle persone anziane, condotto trent’anni fa, che non ha mostrato diminuzioni nella mortalità. Ciò significa che tali vaccini sono stati approvati per gli anziani malgrado non ci siano studi che dimostrino una riduzione di complicanze gravi. L’approvazione è stata basata solo sulla capacità del vaccino di indurre la produzione di anticorpi, senza alcuna prova che tali anticorpi si traducano in una riduzione della malattia». Le campagne per promuovere la vaccinazione antinfluenzale lasciano intendere che tale farmaco possa fare soltanto bene, quindi non c’è nemmeno bisogno di valutarne rischi e benefici. Ma è proprio così?
Nell’ottobre 2009, i National Institute of Health americani sostenevano in un video che era molto raro, pressoché impossibile, che si manifestasse qualche evento avverso dopo la vaccinazione contro l’H1N1. Qualche mese dopo l’Australia ha sospeso le vaccinazioni nei bambini sotto i 5 anni dopo che molti piccoli avevano manifestato convulsioni febbrili. In Svezia e Finlandia quel vaccino fu associato a un picco di casi di narcolessia tra gli adolescenti. «Le aziende farmaceutiche sanno da tempo che per vendere un prodotto, devi prima vendere alla gente la malattia» è l’amara conclusione di Doshi. «Io penso che l’influenza sia un caso di “disease mongering”. Ma a differenza di altre situazioni, qui i venditori sono gli operatori della salute pubblica». Sul sito dei CDC si leggono numeri di decessi per influenza che possono andare da 3 mila fino a 49 mila. Ma le morti registrate per influenza sono andate diminuendo nettamente nel ventesimo secolo prima che partissero le grandi campagne di vaccinazione degli anni 2000. E non si dimentichi che ogni anno centinaia di migliaia di casi di patologie respiratorie sono oggetto di analisi nei soli Stati Uniti e in media solo il 16% viene trovato positivo all’influenza.
CASTAGNE: ECCO IL METODO PER CONSERVARLE ANCHE FINO A FEBBRAIO.
01-11-2019
Il metodo che vi spiegherò è vecchissimo ed è lo stesso metodo utilizzato dalle anziane di Montella, un paesetto dell’Irpinia rinomato per la produzione di castagne IGP. Dopo aver raccolto le castagne, vi consiglio di fare una bella cernita e di eliminare quelle coi buchi, in quanto sono piene di vermi e correreste il rischio di dover buttare tutte le castagne. Una volta eseguita questa operazione prendete una bella bacinella piena d’acqua e immergete all’interno le castagne appena scelte. Lasciate riposare le castagne all’interno della bacinella per circa 7 giorni. L’ ottavo giorno estraete le castagne dall’acqua e mettetele ad asciugare, non mettetele mai al sole! Vi consiglio di farle asciugare in un posto fresco e leggermente ventilato. Solitamente le castagne asciugano in due giorni, dunque il secondo giorno vi consiglio di tagliare in due una castagna per verificare che sia completamente asciutta. Non appena vi siete accorti che le castagne sono asciutte riponetele all’interno di un recipiente pieno di sabbia, assicuratevi che siano coperte per bene sia sotto che sopra. Ora le vostre castagne sono al sicuro, con questo metodo potete conservarle fino a febbraio!
10 CIBI CHE RENDONO FELICI.
01-11-2019
Quali sono i cibi che ci rendono felici? Si tratta di quei cibi che fanno bene al buonumore e che migliorano il nostro senso di benessere, quasi come se oltre al corpo nutrissero anche l'anima. Via libera allora ai cibi super nutrienti e salutari, amici del buonumore, quando ci sentiamo un pò giù.
1. SPINACI
Gli spinaci e le verdure a foglia verde scuro ci aiutano a sentirci meglio soprattutto se siamo in una situazione di carenza di vitamine e di sali minerali. Gli spinaci, ad esempio, sono ricchi di vitamina C e di magnesio, due sostanze importanti per trasformare il triptofano e la tirosina in serotonina e dopamina, i neurotrasmettitori responsabili di felicità e benessere.
2. SEMI E FRUTTA A GUSCIO
Noci, mandorle, nocciole, ma anche semi di girasole e semi di lino, di zucca e di chia sono una buona fonte di sostanze benefiche per il buonumore a partire dal loro contenuto di acidi grassi omega-3. Gli anacardi, inoltre, sono tra le migliori fonti vegetali di triptofano. Le mandorle contengono zinco, che aiuta a mantenere stabile l'umore, e ferro, che contrasta l'affaticamento mentale, mentre i grassi salutari aiutano a ridurre l'ansia.
3. MIRTILLI
I mirtilli, le bacche di Açai e i frutti di bosco in generale sono considerati dei superfood, cioè dei cibi super nutrienti in grado di arricchire la nostra alimentazione di vitamine e antiossidanti. I mirtilli aiutano il cervello ad attivare risposte positive e segnali di benessere, così come le bacche di Açai. Approfittiamo di raccogliere e gustare i mirtilli freschi quando sono di stagione.
4. CACAO CRUDO
Un pezzetto di cioccolato per sentirsi meglio: non è certo una novità. L'ingrediente segreto è il cacao che sotto forma di cibo super nutriente diventa cacao crudo. Il cacao crudo è ricco di antiossidanti e di sostanze che permettono il rilascio di endorfine nel nostro organismo, gli ormoni del benessere che ci fanno sentire subito meglio.
5.CIBI RICCHI DI VITAMINE B
Bassi livelli di vitamine del gruppo B nell'organismo (B1, B3, B6, B9 e B12) sono stati correlati alla comparsa del malumore. Ecco dunque la necessità di arricchire la dieta con cibi che contengano vitamine del gruppo B, tra cui troviamo legumi, frutta a guscio, semi, riso integrale, avena, spinaci e broccoli. La vitamina B12 è presente nei cibi di origine animale e in caso di carenza - che può comparire in qualsiasi tipo di dieta, ad esempio per via di una situazione di malassorbimento - la si può assumere tramite integratori.
6. CIBI FERMENTATI
L'intestino è uno dei maggiori indicatori della nostra salute. Gran parte della serotonina viene prodotta proprio qui. Intestino, cervello e stato di benessere o malessere sono strettamente correlati. Ecco allora l'importanza di assumere cibi fermentati che aiutino il buon funzionamento dell'intestino, come crauti, tempeh, miso, kefir, kombucha e kimichi, solo per citare alcuni esempi di bevande e cibi fermentati che contengono batteri buoni per il nostro sistema digestivo.
7. BANANE
Le banane sono un cibo energetico. Rappresentano una fonte importante di vitamina B6, di triptofano, di ferro, magnesio e potassio. Inoltre sono un prebiotico naturale, sono ricche di fibre che aiutano la digestione e a regolare i livelli di zucchero nel sangue. Mangiare una banana a metà mattina è un vero e proprio rimedio naturale anti-stress per via dell'apporto di magnesio che le banane forniscono al nostro organismo.
8. MACA
La maca, che viene venduta in polvere come integratore, è conosciuta fin dai tempi degli Incas come rimedio naturale contro lo stress. È ricca di calcio, fosforo e potassio. Contiene anche magnesio e ferro, due nutrienti importanti per tenere sotto controllo l'ansia. È anche una fonte di vitamina B1 e B2, di vitamina C e di vitamina E.
9. SPIRULINA
La spirulina è un'alga che solitamente viene venduta in polvere come integratore naturale ma è anche un ingrediente molto versatile da utilizzare in cucina. Si tratta di un'alga di acqua dolce, ricca di proteine facilmente assimilabili da parte del nostro organismo. È equivalente a un vero e proprio multivitaminico e contiene inoltre sali minerali, antiossidanti e acidi grassi essenziali.
10. CIBI RICCHI DI VITAMINA D
Il nostro corpo fa scorta di vitamina D grazie all'esposizione al sole e con l'alimentazione. Tra i cibi vegetali fonte di vitamina D troviamo soprattutto i funghi, mentre questa vitamina è presente in alimenti di origine animale come formaggi e uova. Alcune bevande vegetali in vendita sono arricchite con vitamina D. Nei Paesi nordici, dove l'esposizione alla luce solare è scarsa per gran parte dell'anno, si assumono integratori di vitamina D3 per evitare il rischio di depressione. La vitamina D infatti stimola la produzione di serotonina, l'ormone della felicità.
POMPELMO: UN FRUTTO SALVA-CUORE.
01-11-2019
Il pompelmo, un frutto che, chi vuole dimagrire, conosce molto bene. Grazie alle sue proprietà, sembra che permetta di velocizzare il metabolismo, aiutare a bruciare i grassi e ad abbassare il livello di insulina nel sangue. Ma non è tutto. Recenti studi hanno dimostrato come alcune sostanze siano in grado di proteggere il nostro cuore. Secondo uno studio condotto dall’Università di Glasgow, in Scozia, sembrerebbe che il pompelmo, così come molti altri agrumi, contenga una particolare sostanza, la naringenina, essenziale per combattere le malattie cardiovascolari. Questa molecola naturale sarebbe capace di interrompere il meccanismo che innesca l’infiammazione dei vasi sanguigni, alla base delle più pericolose malattie del cuore e della circolazione. I ricercatori sarebbero convinti che molte malattie legate al sistema circolatorio siano correlate all’attivazione impropria di cellule immunitarie che andrebbero ad intaccare, infiammando, il lavoro delle cellule endoteliali vascolari che rivestono i vasi sanguigni, causando, così le ben note malattie cardiovascolari. E qui entra in gioco la naringenina che, secondo i ricercatori scozzesi, essendo un derivato dei flavonoidi, proteggerebbe le cellule da questa forma di “stress”. Spiega Stephen Yarwood, primo autore della ricerca: “Siamo stati sorpresi di scoprire che i flavonoidi isolati dagli agrumi sono molto efficaci nel riprogrammare la risposta delle cellule endoteliali umane alle molecole del sistema immunitario attivando i geni che esercitano una naturale effetto protettivo contro l’infiammazione. Il nostro compito è ora quello di scoprire come i flavonoidi accendono questi geni protettivi, il che potrebbe aprire la strada allo sviluppo di nuovi farmaci per il trattamento delle malattie cardiovascolari”.
Una notizia che gli addetti ai lavori conoscevano già. Qualche tempo fa, infatti, il quotidiano La Nazione ha pubblicato un articolo che descriveva i risultati di uno studio condotto da un gruppo di ricerca del dipartimento di Farmacia dell’Università di Pisa. Le ricerche effettuate dimostravano come la naringenina, oltre alla tipica azione antiossidante, ha significative proprietà cardioprotettive nei confronti del danno ischemico, grazie soprattutto alla sua interazione con una proteina localizzata a livello dei mitocondri cardiaci. Quali conclusioni possiamo trarre da queste evidenze scientifiche? Semplice, innanzitutto, che il consumo abituale di frutta e verdura, soprattutto di quegli alimenti ricchi di flavonoidi, riduce l’insorgenza di patologie cardiovascolari. E in secondo luogo la possibilità dello sviluppo di una nuova generazione di farmaci antinfiammatori più economici, più facili da produrre e meno tossici rispetto alle terapie attuali. Io, però, lo sapete, preferisco usufruire delle proprietà degli alimenti in maniera naturale, senza l’intervento delle aziende farmaceutiche. Ecco quindi che questi risultati possono essere un buon incentivo per aggiungere, nella nostra dieta, il consumo di pompelmi.
https://www.gla.ac.uk/news/archiveofnews/2013/august/headline_286459_en.html
https://phys.org/news/2013-08-grapefruit-biomolecules-herald-treatment-heart.html
SCONCERTANTE: ECCO COSA C’E’ NEI BISCOTTI PER BAMBINI.
01-11-2019
Prodotti esclusivamente per bambini, ascoltandone le pubblicità sembra che non ci sia nulla di meglio per loro. Consigliati e utilizzati fin da quando sono piccolissimi, vengono considerati come prodotti sicuri e adatti ai più piccoli. Ma come sono fatti? Cosa contengono? Siamo certi che siano biscotti consigliati per i bambini? Ho scelto di analizzare 2 marche di biscotti per bambini, tra le più famose, conosciute ed utilizzate: Plasmon e Mellin.
BISCOTTO MELLIN CLASSICO
Ingredienti: Farina di frumento, zucchero, olio vegetale, malto da orzo, latte scremato in polvere, agenti lievitanti (ammonio bicarbonato, sodio bicarbonato, tartrato monopotassico), sali minerali, emulsionante: lecitina di soia, aromi, vitamine.
BISCOTTI PLASMON CLASSICI
Ingredienti: Farina di frumento, zucchero, oli vegetali (palma, oliva), latte scremato in polvere, amido di frumento, malto da orzo, fibra alimentare (inulina), agenti lievitanti (carbonato acido di ammonio, carbonato acido di sodio, difosfato disodico), sali minerali, aromi, vitamine.
Le due marche di biscotti per bambini appaiono praticamente uguali: stessi ingredienti, stessi valori nutrizionali. Anche il numero di ingredienti è più o meno lo stesso: rispettivamente 12 e 14. Da sottolineare in entrambi la presenza della fatidica dicitura: oli vegetali. Nei biscotti Mellin, visto che non sono specificati, è molto probabile che si tratti di olio di palma, al contrario i Plasmon specificano quali sono: olio di palma (quello presente in quantità maggiore) e olio di oliva (lodevole la sua presenza).
Secondo ingrediente in entrambi i biscotti è lo zucchero: vi ricordo che gli ingredienti vengono scritti in ordine di quantità, dal più al meno abbondante. Una quantità così elevata di zucchero in alimenti per bambini così piccoli è fuori luogo e oltremodo inappropriata. Prodotti del genere abituano i più piccoli a dolcezze che non sono naturali, portandoli a preferire alimenti dolci confezionati e a non gradire la frutta naturalmente meno dolce. E poi ci sono gli aromi: quali siano non ci è dato saperlo, ma ci sono anche loro. A mio avviso senza ragione: il palato del bambino e ancor più quello del neonato è vergine, non conosce sapori, non conosce i gusti. Qual è allora la ragione di aggiungere aromi (che si presuppone vengano messi per rendere più appetibile l’alimento) in cibi destinati a bambini? La ragione è semplice: sono più buoni. Grandi quantità di zucchero, aromi e ingredienti simili, sono migliorativi del prodotto al palato di chi li mangia: in questo modo invece di consumare 2-3 biscotti per merenda i bambini ne mangeranno 4, 5, 6, non per fame, ma perché sono buoni. C’è chi consiglia invece di questa tipologia di biscotti per bambini gli Oro Saiwa. Vediamo velocemente gli ingredienti e scopriamo se sono o meno una buona alternativa.
Ingredienti Oro Saiwa: Farina di frumento, zucchero, olio di palma, sciroppo di glucosio-fruttosio, agenti lievitanti (carbonati di ammonio, carbonati di sodio, tartrati di potassio), sale, latte scremato in polvere, amido di frumento, aromi. Come appare evidente gli ingredienti sono gli stessi: tanto zucchero, olio di palma, aromi. Gli Oro Saiwa hanno anche un qualcosa in più: lo sciroppo di glucosio-fruttosio. Lo sciroppo di glucosio-fruttosio è un dolcificante ottenuto dall’amido di mais o dalla fecola: è utilizzato in moltissime preparazioni industriali per rendere gli alimenti molto dolci (ha infatti una dolcezza superiore rispetto al normale zucchero). Tanti sono i dubbi nel mondo scientifico circa la sicurezza di questo ingrediente. Il latte materno contiene tutti i nutrienti di cui un lattante ha bisogno, mentre un’alimentazione sana e varia per i bambini già svezzati è sufficiente anch’essa a coprire i loro fabbisogni. I biscotti per l’infanzia potete lasciarli al supermercato.
SEMI DI ZUCCA: 8 MOTIVI PER INIZIARE AD APPREZZARLI.
25-10-2019
La zucca in questo periodo va sicuramente di moda, tra chi la utilizzerà per preparare una gustosa cena e chi invece per le decorazioni di Halloween (ormai alle porte), ma non scordate che i suoi semi contengono tanti sani nutrienti utili per il nostro organismo e oggi vi elenco tutti i benefici. Ecco 8 motivi per iniziare ad apprezzare i semi di zucca:
1. Sono un’ottima fonte di importanti fitonutrienti come Manganese, Magnesio, Ferro, Rame, Triptofano, Zinco e Fosforo. E questi sono solo alcuni dei principali minerali contenuti nei semi di zucca.
2. Grazie al contenuto in Triptofano, aiutano a combattere la depressione e favorire un sano riposo (il Triptofano è convertito nel nostro organismo in niacina e serotonina).
3. Fitosteroli: contribuiscono a ridurre il colesterolo LDL (detto anche colesterolo cattivo) e aumentare quello buono (HDL). Inoltre i fitosteroli possono essere efficaci nella prevenzione di vari tipi di cancro.
4. Ricchi di antiossidanti: i semi di zucca contengono una vasta gamma di antiossidanti che non si limitano a vitamine, minerali e antiossidanti fenolici, ma anche alla vitamina E, presente sotto diverse forme.
5. Proprietà antimicrobiche. Secondo gli esperti, i semi di zucca (come anche l’olio di semi e l’estratto di semi), sono da tempo noti per la loro azione antimicrobica, antifungina e antivirale. Inoltre mangiare i semi di zucca contribuisce ad espellere i vermi intestinali dall’organismo.
6. Un aiuto per i diabetici. Diversi studi hanno suggerito che gli estratti di semi di zucca e olio di semi di zucca possono migliorare la regolazione dell’insulina e proteggere i reni delle persone con diabete.
7. Prevenzione del cancro. Poiché i semi di zucca sono una ricca fonte di antiossidanti, e quindi hanno il potenziale per ridurre lo stress ossidativo, possono aiutare a diminuire il rischio di cancro (in particolare quelli della mammella e della prostata).
8. Proteine. Insieme a tutti i benefici già citati, i semi di zucca sono anche una grande fonte di proteine. 100 grammi di semi di zucca contengono 19,40 grammi di proteine (e solo 0.70 g di grassi).