Angelo Ortisi

Angelo Ortisi

17-06-2018

Lo stress ossidativo e l’esaurimento di energia neuronale sono le caratteristiche distintive del morbo di Alzheimer. E’ stato ipotizzato che, a causa di questo, gli antiossidanti come l’acido alfa-lipoico potrebbero ritardare la comparsa o rallentare la progressione della malattia. In uno studio, è stato dato acido alfa-lipoico giornalmente a nove pazienti con morbo di Alzheimer. Il trattamento ha portato ad una stabilizzazione delle funzioni cognitive nel gruppo di studio. Secondo lo studio: “La progressione del morbo di Alzheimer nei pazienti in trattamento con alfa-lipoico appare notevolmente inferiore rispetto ai dati riportati per pazienti non trattati o pazienti in terapia con inibitori delle colinesterasi dopo due anni di studio a lungo termine. I dati suggeriscono che il trattamento con alfa-lipoico potrebbe essere una terapia neuroprotettiva di successo“. Una ricerca separata ha anche rivelato che l’acido alfa lipoico, in combinazione con vitamina E e acetil-l-carnitina, ha portato a potenziali miglioramenti dei biomarcatori per morbo di Alzheimer e ha mostrato la possibilità di rallentare la progressione della malattia.

 

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/17982894

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/21183322

01-09-2016

Molte ricerche hanno dimostrato che il processo di invecchiamento accelerato è causato principalmente dallo stile di vita alimentare e dall’esposizione eccessiva alle radiazioni ultraviolette (foto-invecchiamento). Per fortuna, esistono più di 150 sostanze naturali con proprietà antinvecchiamento e in grado di promuovere la longevità. Di tutte queste, l'aloe è sicuramente una delle più interessanti, per aver dimostrato in diversi studi scientifici la capacità di combattere l’invecchiamento sia internamente che esternamente. 
In uno studio pubblicato sulla rivista Annals of Dermatology nel 2009, soggetti sani di sesso femminile di età superiore ai 45 anni, hanno ricevuto due dosi orali al giorno (a basso dosaggio: 1200 mg; ad alto dosaggio: 3.600 mg) di aloe vera gel per 90 giorni, ottenendo risultati notevoli. I ricercatori hanno misurato i segni clinici e le alterazioni biochimiche di invecchiamento della pelle prima e dopo l'integrazione e hanno scoperto che: "Dopo l'assunzione di aloe vera gel, le rughe del viso sono migliorate significativamente in entrambi i gruppi, e l'elasticità del viso è migliorato nel gruppo a basso dosaggio. Il gel di Aloe migliora in modo significativo le rughe e l'elasticità della pelle colpita da foto-invecchiamento”.
Tenete a mente che 3.600 mg di aloe al giorno non sono una “megadose”, ma un pò meno di un cucchiaino. 1.200 mg è solo un quarto di cucchiaino, e secondo lo studio, può essere effettivamente la dose migliore per ottenere una buona elasticità del viso. Spesso con quantità inferiori si ottengono maggiori risultati rispetto a dosaggi superiori. Inoltre, la cosa sorprendente dell’aloe è che ha una vasta gamma di potenziali vantaggi per l’organismo, essendo in grado di combattere e prevenire molte malattie. Alcune di queste includono:

- Cancro gastrico.
- Colite ulcerosa.
- Cancro colorettale.
- Lichene planus orale. 
- Tumori. 
- Diabete mellito di tipo 2.
- Ulcera diabetica.
- Cancro ai polmoni.
- Invecchiamento della pelle.
- Metastasi.
- Displasia cervicale.
- Colite.
- Papillomavirus umano (HPV).
- Malattie infiammatorie croniche intestinali.
- Sindrome dell'intestino irritabile.
- Cancro al pancreas.
- Psoriasi.
- Malattie della pelle: foto-invecchiamento.
- Rughe.
- Artrite reumatoide.
- Cancro al seno.
- Danni al DNA.
- Sclerosi multipla.
- Tossicità da fluoro.
- Tossicità da pesticidi.
- Tossicità da esposizione al petrolio.
- Malattie da radiazione indotta.
- Guarigione delle ferite.
- Leucemia linfoblastica acuta (LLA).
- Cancro dell'utero.
- Tossicità indotta da chemioterapia: cisplatino.
- Malattie dentali.
- Infezioni da Escherichia coli.
- Leishmaniosi.
- Leucemia.
- Leucemia mieloide acuta (LMA).
- Melanoma.
- Cancro rinofaringeo.
- Cancro della pelle a cellule squamose.
- Infezione da Stafilococco aureus. 
- Cancro della lingua.

 

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC2883372/

05-09-2015

Globalmente parlando, l’osteoporosi provoca più di 8,9 milioni di fratture ogni anno, e colpisce circa 200 milioni di donne con una frattura osteoporotica ogni 3 secondi! Eppure, alla maggior parte delle donne non viene mai detto che una carenza di vitamina K può causare un indebolimento delle ossa, infiammazione cronica, più una miriade di malattie degenerative. Le malattie cardiovascolari (CVD) sono la principale causa di morte in tutto il mondo. Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità, "le malattie cardiovascolari possono essere prevenute" - ma ancora non riescono a ricordare che la carenza di vitamina K è collegata alla CVD. Quando ci manca la vitamina K2, siamo molto più a rischio di osteoporosi, malattie cardiache e cancro. Negli ultimi 100 anni, da quando abbiamo cambiato il modo di produrre il nostro cibo e il nostro modo di mangiare, queste patologie sono diventate molto comuni. 
La vitamina K è spesso pubblicizzata come la vitamina "della coagulazione del sangue". Ma è qui che inizia la confusione. La coagulazione del sangue avviene solo tramite la vitamina K1, tecnicamente chiamato fillochinone, che è facilmente reperibile nella nostra dieta mangiando verdure a foglia verde. La vitamina K2, tecnicamente chiamato menachinone, è ampiamente ignorata dalla medicina convenzionale, ed è importante per lo spostamento del calcio in giro per il corpo. Se volete ossa più forti (che hanno bisogno di calcio), arterie sane (che non necessitano di depositi di calcio in eccesso) - allora è necessario evitare una carenza di vitamina K2. Purtroppo, grazie alle moderne condizioni di vita, la carenza di vitamina D ha raggiunto livelli epidemici nella nostra società a causa di insufficiente esposizione alla luce solare. Il Dr. Kate dice: "Quando si prende la vitamina D, il corpo crea delle proteine dipendenti dalla vitamina K2 (VKDPs) per spostare il calcio in giro. Hanno un sacco di potenziali benefici per la salute. Ma se vi è carenza di vitamina K2, queste prestazioni non sono realizzate. Così, se si sta prendendo della vitamina D come integratore, si sta creando un aumento della domanda di vitamina K2. Queste due vitamine lavorano insieme per rafforzare le ossa e migliorare la vostra salute del cuore.
Il dottor Kate continua: “Per tanto tempo, ci è stato detto di prendere il calcio per l'osteoporosi e vitamina D, che sappiamo essere utile. Ma poi, molti studi hanno dimostrato che una maggiore assunzione di calcio è la causa di attacchi di cuore e colpi apoplettici. Tutto questo ha creato molta confusione intorno alla sicurezza o meno di un’assunzione supplementare di calcio. Ma tutto questo è sbagliato, perché non capiremo mai adeguatamente i benefici per la salute di calcio o vitamina D, se non prenderemo in considerazione la vitamina K2. Questa è ciò che mantiene il calcio al suo posto".

 

http://www.naturalnews.com/047885_vitamin_K_bone_health_Dr_Kate_Rheaume-Bleue.html

16-06-2018

Il morbo di Alzheimer è la malattia più temuta durante il periodo dell’invecchiamento, perché i più colpiti da questa demenza sono proprio gli anziani. Le aziende farmaceutiche hanno tentato (?) di trovare un farmaco sintetico per prevenire o trattare questa condizione. Nonostante i tanti miliardi spesi in ricerca, tutti i tentativi di trovare una soluzione e trarre profitto dalla sofferenza di tante persone si sono rivelati infruttuosi. Ma la vera chiave per la prevenzione di questa patologia può venire da un consumo abbondante di frutta e verdura, così carenti nella dieta tipica occidentale. L'importanza di una dieta naturale ricca di vitamine e nutrienti antiossidanti viene da un gruppo di ricercatori dell'Università di Ulm in Germania, che hanno pubblicato i loro risultati sul Journal of Alzheimer’s Disease. Il gruppo di ricerca guidato dal Dr. Christine von Arnim ha scoperto che la concentrazione nel siero degli antiossidanti vitamina C e beta-carotene sono significativamente più bassi nei pazienti con demenza di grado lieve rispetto ai soggetti di controllo. Questa scoperta significa che è possibile influenzare la patogenesi della malattia di Alzheimer, rafforzando la dieta di una persona con cibi sani e antiossidanti alimentari. Questa malattia è caratterizzata da cambiamenti significativi nella chimica del cervello che alterano le trasmissioni elettriche e chimiche che riguardano l'apprendimento, la memoria e la cognizione.
Scienziati lungimiranti ritengono che lo stress ossidativo, causato da inquinanti esterni, prodotti chimici domestici e alimenti geneticamente modificati, nel corso di decenni conduce a questa forma mortale di demenza. Per esaminare ulteriormente l'effetto degli antiossidanti, assunti attraverso gli alimenti e gli integratori, sulla progressione della malattia, i ricercatori hanno reclutato 74 pazienti affetti da Alzheimer e 158 persone sane come controllo. I partecipanti, di età compresa tra 65 e 90 anni, sono stati sottoposti a test neuropsicologici, rispondendo alle domande sul loro stile di vita. Oltre a calcolare il loro indice di massa corporea, il sangue è stato esaminato per i livelli di antiossidanti (vitamina C, vitamina E, beta-carotene, licopene e coenzima Q10). I ricercatori hanno trovato che le concentrazioni di vitamina C e beta-carotene nel siero di pazienti affetti da Alzheimer erano significativamente inferiori nel sangue rispetto ai soggetti di controllo. Nessuna differenza tra i gruppi è stata trovata per gli altri antiossidanti testati. Per molti è una sorpresa che una varietà di sostanze nutritive da fonti alimentari naturali e integratori siano utili nella prevenzione e nel trattamento di molte malattie potenzialmente letali. La vitamina C e il beta-carotene attraversano la barriera emato-encefalica, dove aiutano a reprimere l'ossidazione legati allo stress. In questa veste, le due sostanze agiscono in sinergia per aiutare a proteggere contro la malattia di Alzheimer.

 

http://iospress.metapress.com/content/h3215182vr7h5830/

http://www.sciencedaily.com/releases/2012/09/120911103040.htm

http://www.alphagalileo.org/ViewItem.aspx?ItemId=123926&CultureCode=en

http://www.eurekalert.org/pub_releases/2012-09/ip-vca091112.php

http://www.naturalnews.com/037266_vitamin_C_beta-carotene_Alzheimers.html

16-06-2018

Dagli omega-3 dell’olio di pesce un aiuto contro le crisi epilettiche. Secondo quanto affermato dai ricercatori dell’University of California-Los Angeles (UCLA) School of Medicine l’utilizzo di questo prodotto ridurrebbe la frequenza degli episodi. A presentare i risultati della ricerca sugli effetti degli omega-3 contenuti nell’olio di pesce è il Prof. Christopher De Giorgio, del Dipartimento di Neurologia presso l’University of California-Los Angeles (UCLA) School of Medicine, autore principale dello studio. Acidi grassi che possono essere ottenuti ad esempio da tonno, sardine e salmone. Ad essere inseriti nello studio sono stati 24 pazienti affetti da epilessia che hanno smesso di rispondere ai farmaci convenzionali. Tre i differenti gruppi in cui sono stati divisi i partecipanti durante lo studio, della durata di sei mesi. Un terzo di loro ha ricevuto una bassa dose di olio di pesce tre volte al giorno (equivalente a 1,080 mg di omega-3) con altrettante dosi di un placebo, rappresentato da olio di granoturco. Un secondo gruppo ha ricevuto alte dosi di olio di pesce (equivalenti a 2,160 mg di omega-3), sempre tre volte al giorno, mentre al terzo gruppo è stato somministrato soltanto il placebo. Lo studio è stato pubblicato sul Journal of Neurology, Neurosurgery & Psychiatry. A commento della pubblicazione gli stessi ricercatori hanno affermato: “La scoperta principale è che anche basse dosi di olio di pesce sono associate con una riduzione della frequenza delle crisi epilettiche del 33,6% rispetto all’impiego di un placebo. Nonostante le dimensioni dello studio richiedano ulteriori conferme, l’entità degli effetti è simile a quella evidenziata da numerosi studi randomizzati condotti su farmaci antiepilettici”. La riduzione della pressione sanguigna indica come una dose anche bassa di olio di pesce possa fornire un beneficio positivo a livello cardiovascolare nei soggetti inclusi nello studio con farmaco resistenza agli antiepilettici, una scoperta di una certa importanza considerati recenti studi nei quali viene sostenuto come il rischio di morte prematura per infarto miocardico sia significativamente più alto nelle persone con epilessia.

 

http://jnnp.bmj.com/content/early/2014/07/25/jnnp-2014-307749

14-06-2018

I ricercatori dell’Indiana University hanno trovato che l’assunzione di magnesio può essere utile nella prevenzione del cancro del pancreas. Il loro studio è recentemente apparso nel British Journal of Cancer. Il tumore al pancreas è la quarta causa di morte per cancro negli uomini e nelle donne negli Stati Uniti. L’insorgenza generale di cancro del pancreas non è cambiata in modo significativo dal 2002, ma il tasso di mortalità è aumentato ogni anno dal 2002-2011, secondo il National Cancer Institute. “Il tumore al pancreas è davvero unico e diverso da altri tipi di tumore”, ha detto il co-autore Ka He, Presidente del Dipartimento di Epidemiologia e Biostatistica presso la Scuola di sanità pubblica-Bloomington. “Il tasso di sopravvivenza a cinque anni è davvero basso e per questo, la prevenzione e l’identificazione dei fattori di rischio o predittori associati con il cancro del pancreas sono molto importanti”. ”Studi precedenti hanno dimostrato che il magnesio è inversamente associato con il rischio di diabete, che è un fattore di rischio del cancro pancreatico. Ma pochi studi hanno esplorato l’associazione diretta tra magnesio e cancro del pancreas”, ha detto Daniel Dibaba, della Scuola di sanità pubblica-Bloomington, che ha condotto lo studio.
Utilizzando le informazioni sull’assunzione di vitamine e stile di vita, Dibaba e gli altri co-autori hanno analizzato un enorme tesoro di dati su oltre 66.000 uomini e donne di età 50-76 anni, cercando la diretta associazione tra assunzione di magnesio e cancro del pancreas, età, il sesso, indice di massa corporea e farmaci antinfiammatori non steroidei usati. Dei partecipanti seguiti, 151 hanno sviluppato il cancro del pancreas. Lo studio ha trovato che ogni diminuzione di 100 mg per giorno di assunzione di magnesio è risultata associata ad un aumento del 24 per cento di insorgenza di cancro al pancreas. Lo studio ha anche riscontrato che gli effetti del magnesio sul cancro del pancreas non sembrano essere modificati da età, sesso, indice di massa corporea o uso di farmaci antinfiammatori non steroidei. “Per le persone a più alto rischio di cancro del pancreas, l’aggiunta di un integratore di magnesio alla dieta può rivelarsi utile nella prevenzione di questa malattia”, ha concluso Dibaba. “E la popolazione intera dovrebbe cercare di ottenere le raccomandazioni giornaliere di magnesio dalla dieta, consumando verdure a foglia verde e frutta secca, per evitare qualsiasi rischio di cancro al pancreas”.

 

http://news.indiana.edu/releases/iu/2015/12/magnesium-pancreatic-cancer-research.shtml

http://www.nature.com/bjc/journal/v113/n11/full/bjc2015382a.html

14-09-2015

L’estratto di serenoa e l’olio di semi di zucca sono sostanze vegetali alle quali sono attualmente riconosciuti effetti salutari per il trattamento delle sindromi irritative e ostruttive dell’apparato urinario e in caso di iperplasia prostatica benigna.

IPERTROFIA PROSTATICA BENIGNA (IPB)

In esperimenti in vitro e in vivo la serenoa ha mostrato di agire a tre livelli complementari:

1. impedisce la conversione del colesterolo in diidrocolesterolo, inibendo l'enzima responsabile della reazione;

2. ostacola il legame tra questa molecola e il suo recettore;

3. blocca la riduzione del diidrocolesterolo a un metabolita implicato nell'ipertrofia prostatica.

Uno studio condotto su cellule e fibroblasti separati da tessuti prostatici colpiti da ipertrofia benigna e tessuti prostatici cancerosi, ha dimostrato che l'estratto di serenoa repens è in grado di inibire la formazione dei metaboliti del testosterone implicati nella patologia prostatica.
Studi condotti confrontando l'estratto di serenoa e un placebo o una terapia convenzionale (finasteride) hanno evidenziato nella serenoa, rispetto al placebo, la capacità di ridurre la nicturia e il senso di pesantezza pelvica. Rispetto al farmaco, sono stati evidenziati miglioramenti simili nella sintomatologia e nel flusso di urina, con effetti collaterali e disfunzioni dell'erezione minori.
In una recente revisione sistematica su 18 studi randomizzati controllati (16 dei quali in doppio cieco) riguardanti l'utilizzo di serenoa su circa 3.000 uomini con IPB sintomatica, la serenoa ha mostrato di migliorare i punteggi dei sintomi urinari e le misurazioni del flusso. La somministrazione di serenoa (160 mg al giorno di estratto per 1-3 mesi) ha prodotto miglioramenti in sintomi quali disuria, frequenza e nicturia, riducendo i punteggi dei sintomi urinari e aumentando il flusso urinario. L'estratto di serenoa, inoltre, non influenzando il volume prostatico e/o i livelli di PSA, un marker del tumore alla prostata, sembra escludere il rischio di mascheramento dei tumori.
Anche l'olio di semi di zucca ha mostrato effetti benefici nella IPB. In uno studio esteso, condotto su 2.245 uomini, si è riscontrato che i sintomi (calcolati con il punteggio della Scala Internazionale dei sintomi prostatici) erano diminuiti nel 41,4% dei soggetti e la qualità della vita era migliorata nel 46,1%.
In un altro esperimento 53 uomini hanno partecipato a uno studio in doppio cieco randomizzato, comparando l'olio di semi di zucca a un placebo. Dopo 3 mesi di terapia, il gruppo trattato con olio di semi di zucca ha mostrato miglioramenti in parametri quali flusso, durata, residui e frequenza urinaria. Altri studi in campo urologico suggeriscono che l'olio di semi di zucca sia in grado di ridurre la pressione uretrale e vescicale, aumentando la remissione del disturbo in vivo.

INFIAMMAZIONI ED EDEMI

Diversi modelli sperimentali sia in vitro che in vivo hanno dimostrato l’azione antinfiammatoria degli estratti di serenoa. Negli studi in vivo, l’estratto della pianta ha dimostrato la capacità di ostacolare l’aumento della permeabilità capillare indotta dall’istamina e da altri modelli di induzione della flogosi. Oltre a questa capacità, si aggiunge l’inibizione dell’attività della ciclossigenasi e della lipossigenasi che influenzano la sintesi dei metaboliti proinfiammatori della via dell’acido arachidonico. Analoghi risultati dell’attività antinfiammatoria sono stati evidenziati con l’utilizzo dell’olio di semi di zucca, per la presenza di cucurbitacina.

ALOPECIA

Studi effettuati recentemente hanno dato risultati positivi nella calvizie androgenetica somministrando serenoa repens. L'azione antiandrogena e antinfiammatoria della pianta si esplica inibendo il 5-alfa-reduttasi, enzima implicato nella trasformazione del testosterone in diidrotestosterone, il quale stimola la formazione di forfora e di sebo in eccesso sul cuoio capelluto, provocando la caduta dei capelli.
In uno studio pilota su maschi adulti sani (23-64 anni), è stato somministrato estratto di serenoa (320 mg al giorno) o un placebo per 3 mesi. Al termine del trattamento il 60% dei soggetti del gruppo verum ha mostrato un miglioramento statisticamente significativo nella caduta dei capelli rispetto al gruppo placebo.

 

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/12137626

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/12515038

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/12006122

31-12-2015

Il potassio è un minerale essenziale per il funzionamento di tutte le cellule viventi. Si accumula nelle cellule vegetali, il che significa che molte verdure e frutta fresca - la più famosa è la banana - sono ricche di questo minerale. Il potassio lo si trova anche nelle alghe, come la kombu, dal momento che l'acqua di mare contiene circa lo 0,04 per cento di potassio. Mentre la maggior parte delle persone sono consapevoli ad un certo livello che il potassio è importante, poche sono quelle che sanno realmente ciò che questo minerale è in grado di fare per l’organismo. Questo articolo prende in esame più da vicino il ruolo del potassio nel nostro organismo e rivela quanto ne abbia di bisogno quotidianamente per funzionare correttamente.

I QUATTRO RUOLI PRINCIPALI DEL POTASSIO

REGOLA L’EQUILIBRIO IDRICO

Uno dei ruoli più importanti del potassio nel nostro organismo è quello di regolare la quantità di sodio in entrata e in uscita dalle cellule, controllando così la quantità di liquidi da riservare o espellere. Questo permette di mantenere i livelli di pH del corpo, assicurando che i nostri processi cellulari procedano ad un ritmo adeguato. Le persone che sono carenti di potassio spesso soffrono di ritenzione idrica (edema), una condizione sgradevole che porta a gonfiore e aumento di peso.

REGOLA I PROCESSI BIOCHIMICI

Il potassio svolge un ruolo importante nel metabolismo energetico e nelle reazioni biochimiche cellulari. Aiuta a sintetizzare le proteine (e quindi a costruire la massa muscolare), e a convertire il glucosio in glicogeno per lo stoccaggio nel fegato come futuro approvvigionamento di energia. Per queste ragioni, i cibi ricchi di potassio tendono ad essere la scelta preferita da culturisti e atleti.

MANTIENE L’EQUILIBRIO ACIDO-BASE

Il potassio è un elettrolita con carica positiva, e la sua presenza (o assenza) colpisce direttamente l’azione di altri elettroliti, come calcio e sodio. Ad esempio, una carenza di potassio e un eccesso di calcio possono provocare calcoli renali, poiché gli ioni calcio - senza l’equilibrio degli ioni potassio - possono essere secreti dai nostri reni nelle urine. Inoltre, gli ioni potassio si legano agli ioni bicarbonato con carica negativa, in modo da regolare all’interno dell’organismo l’equilibrio acido-base. Un corpo con un pH acido è, naturalmente, un terreno fertile per la malattia.

AUMENTA LA FUNZIONE DEL SISTEMA NERVOSO

Il nostro corpo utilizza ioni potassio per condurre gli impulsi elettrici lungo le cellule muscolari e nervose. Questi impulsi - che sono essenzialmente le correnti elettriche - sono ciò che permettono il pompaggio del cuore e la contrazione dei muscoli. Senza potassio (e altri minerali quali calcio e sodio), non è possibile trasportare segnali dal nostro sistema nervoso in altre parti del corpo. Ciò provocherebbe battiti cardiaci irregolari e aritmie cardiache, per questo motivo il potassio è fondamentale per il benessere e il funzionamento del sistema cardiovascolare.

QUANTO POTASSIO ABBIAMO BISOGNO?

La dose giornaliera raccomandata di potassio per gli uomini e le donne adulte (comprese le donne incinte) è 4.700 milligrammi al giorno, mentre i bambini hanno bisogno di 4.500 milligrammi al giorno. Anche se le carenze di potassio non sono così diffuse come quelle di magnesio, la cui carenza può causare crampi muscolari, perdita di appetito, affaticamento, debolezza e nausea, le persone che consumano una dieta ricca di cibi integrali, frutta e verdura biologici, non devono preoccuparsi di una carenza di potassio visto che questi alimenti ne contengono in abbondanza.

 

http://hkpp.org/patients/potassium-health

http://umm.edu/health/medical/altmed/supplement/potassium

http://www.nlm.nih.gov/medlineplus/ency/article/002413.htm

04-05-2015

Chiamarlo “elisir della giovinezza” sarebbe troppo. Ma di sicuro, la scoperta dei ricercatori dell’università olandese di Wageningen (al termine di uno studio su 800 fra uomini e donne tra i 50 e i 70 anni, pubblicato sull’autorevole rivista scientifica “Lancet”) rappresenta forse la cosa che più si avvicina a uno dei più ambiti sogni dell’uomo. Secondo gli scienziati, assumere regolarmente acido folico – detto anche “vitamina B9”, presente in carne di fegato, fagioli, spinaci e noto per la sua capacità di prevenire alcune malformazioni nei bambini - restituirebbe al cervello fino a sette anni di vita. 
I ricercatori olandesi hanno diviso i soggetti studiati (tutti con un basso, ma non pericoloso livello di questa vitamina nel sangue) in due gruppi, a uno dei quali è stata somministrata per tre anni una dose giornaliera di acido folico di 800 milligrammi (il doppio di quella raccomandata negli Usa). L’altro gruppo ha invece ricevuto un placebo. I test realizzati sui soggetti al termine dell’esperimento hanno mostrato che in coloro che avevano assunto la vitamina, la memoria era “ringiovanita” da cinque a sette anni, mentre per quanto riguarda velocità di reazione ed elaborazione delle informazioni, gli anni guadagnati in media erano due.

 

http://www.thelancet.com/article/S0140-6736%2807%2960109-3/abstract

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/17240287

Martedì, 12 Giugno 2018 17:48

ZINCO CONTRO LA SINDROME DA IPERATTIVITA'.

04-06-2018

Uno studio condotto dai ricercatori dell'ospedale psichiatrico di Teheran ha dimostrato che, aggiungendo alla normale dieta dei più piccoli vitamine e minerali (soprattutto zinco), si riescono a controllare meglio gli effetti dell'ADHD. La ricerca è stata condotta su 44 bambini divisi in due gruppi, uno dei quali ha ricevuto 55 milligrammi di zinco al giorno per sei settimane. A tutti, invece, è stata somministrata anche la tradizionale cura con uno psicofarmaco. ''Ma solo nel gruppo che aveva ricevuto lo zinco si sono notati miglioramenti sensibili nel comportamento'', dicono i ricercatori iraniani su BMC Psychiatry. Numerose ricerche hanno già dimostrato come in molti pazienti affetti da ADHD si riscontri una carenza di vitamine e minerali. Lo zinco aiuterebbe, dicono gli scienziati, a regolare il meccanismo di rilascio della dopamina nel cervello. ''In ogni caso, precisano, sono necessari altri studi che confermino questi risultati prima di trarre delle conclusioni definitive''.

 

http://www.biomedcentral.com/1471-244X/4/9

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC400741/

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