Angelo Ortisi

Angelo Ortisi

Giovedì, 26 Luglio 2018 10:10

AROMATERAPIA E ALZHEIMER.

27-07-2018

Lo afferma uno studio dell’università di Manchester: l’aromaterapia è di aiuto per i pazienti affetti da Morbo di Alzheimer. La ricerca, pubblicata sul British Medical Journal, ha studiato gli effetti degli oli essenziali di lavanda e limone, registrando miglioramenti sensibili nei sintomi della malattia.

 

http://consumer.healthday.com/senior-citizen-information-31/misc-aging-news-10/can-light-and-aromatherapy-treat-dementia-510690.html

http://www.webmd.com/alzheimers/news/20021205/bright-light-aromatherapy-ease-dementia

12-10-2015

Il carbone vegetale, composto quasi totalmente da carbonio (80-95%), è derivato da legni pregiati o da altre fonti vegetali come i gusci dei semi con elevata area superficiale. Il processo produttivo è una distillazione secca del materiale vegetale che viene trasformato in frammenti scuri e facilmente polverizzabili. L’attivazione del carbone viene effettuata utilizzando vapore acqueo che aumenta ulteriormente la porosità e la superficie interna del materiale, migliorandone l’attività. Il carbone attivo è molto efficace nell’assorbimento di sostanze aromatiche o di tipo benzenico, mentre risulta meno efficiente nei confronti di sostanze inorganiche e non aromatiche, come acidi grassi e alcoli. Utilizzato per l’elevato potere adsorbente nei casi di intossicazione da farmaci quali barbiturici e antidepressivi triciclici, viene impiegato nel trattamento del meteorismo, delle dispepsie gastrointestinali e nelle manifestazioni di iperproduzione di gas. Il carbone attivo trova impiego anche come coadiuvante nelle terapie antidiarroiche. Uno studio condotto in Russia ha fornito risultati molto interessanti sul possibile impiego del carbone attivo come coadiuvante in caso di iperlipidemie, disturbi epatici, del tratto biliare e renali.

METEORISMO E AEROFAGIA

Il carbone attivo è indicato in tutte le condizioni di iperproduzione gassosa causata da dispepsie gastriche, con conseguente fermentazione degli alimenti. Il meteorismo può essere provocato anche da un’eccessiva ingestione di gas (aerofagia), oppure dalla carenza di enzimi digestivi, da infezioni micotiche e parassitarie. In uno studio effettuato secondo la modalità doppio cieco, è stato dimostrato che questa sostanza è in grado di ridurre i crampi addominali associati alla presenza di gas. Utile antagonista di meteorismo, flatulenza, eruttazioni e alitosi, il carbone attivo è efficace in tutte le condizioni nelle quali sia necessario l’assorbimento nel tratto gastrointestinale.

DIARREA

Alterazioni della flora batterica, malassorbimento e infezioni batteriche, sono condizioni che possono causare l'insorgenza di fenomeni diarroici. L'utilizzo di una sostanza adsorbente, come il carbone attivo, può portare giovamento, riducendo l'assorbimento di enterotossine dal tratto gastrointestinale. Il carbone attivo è un valido coadiuvante nei trattamenti delle diarree infantili o nella diarrea causata dall'ingestione di cariche batteriche elevate (diarrea del viaggiatore).

COLESTEROLEMIA

E’ stato condotto uno studio randomizzato in doppio cieco per un periodo di 3 settimane, confrontando il carbone attivo e la colestiramina. I risultati hanno evidenziato che il carbone attivo ha diminuito i livelli di colesterolo totale del 23% e quelli delle LDL del 29%, contro una riduzione provocata dalla colestiramina rispettivamente del 32 e 39%. La somministrazione sinergica di entrambe le sostanze ha triplicato i risultati. La colestiramina, tuttavia, ha provocato l’incremento del livello sierico di trigliceridi, mentre il carbone attivo non ha mostrato variazioni nei livelli fisiologici. Si ritiene che la riduzione del colesterolo sia dovuta all’interferenza del carbone attivo con la circolazione enteropatica degli acidi biliari. Gli studi proseguono per verificare la possibilità della somministrazione di carbone attivo come supporto nelle terapie ipocolesterolemizzanti.

AZIONE RIDUCENTE DEI LIVELLI SIERICI DI ACIDI BILIARI

Elevati livelli sierici di acidi biliari svolgono un ruolo importante nella colestasi nelle donne in gravidanza. La somministrazione di carbone vegetale, 3 volte al giorno per una settimana, ha riportato nelle donne trattate una concentrazione sierica totale di acidi biliari significativamente più bassa, fin dall'ottavo giorno di assunzione. Questo studio preliminare è di buon auspicio per l'eventuale utilizzo del carbone attivo come alternativa ad altre terapie di tipo farmacologico per il trattamento della colestasi in gravidanza.

AZIONE DISINTOSSICANTE

Grazie all’elevata capacità adsorbente, riconosciuta anche dalla FDA statunitense, il carbone attivo è indicato nei casi di intossicazione alimentare o di avvelenamento da farmaci, poiché ne inibisce le azioni nocive e l’assorbimento intestinale.

 

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/8432452

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/2060055

26-07-2018

Il cromo (Cr) è un elemento traccia necessario per il metabolismo del glucosio e dei lipidi. Diffuse ricerche sperimentali sostengono l’ipotesi che tale oligoelemento possa essere un valido fattore di glicoregolazione (GTF - Glucose Tolerance Factor) nel diminuire l’iperinsulinismo. Il cromo agisce, infatti, a livello della membrana cellulare, riducendo l’insulino-resistenza recettoriale, facilitando l’introduzione di glucosio nella cellula, contrastando le condizioni di ipoglicemia intracellulare. Nella sua forma picolinata (CrPic), l’acido picolinico, infatti, è il più efficiente agente chelante dell’organismo, il cromo ha mostrato di aumentare il sistema glucosio/insulina nei soggetti ipoglicemici, iperglicemici, diabetici e iperlipemici. Ha inoltre aumentato il legame dell’insulina, il numero dei recettori dell’insulina, la sensibilità delle cellule beta e degli enzimi insulino-recettori, con un diffuso aumento della sensibilità all’insulina.

SCARSA TOLLERANZA AL GLUCOSIO E DIABETE DI TIPO II

Una recente meta-analisi ha raggruppato i risultati di 41 studi, evidenziando che gli integratori di cromo picolinato sono in grado di migliorare il controllo del livello di zuccheri nel sangue nei soggetti con diabete di tipo II. L'associazione di cromo con farmaci ipoglicemici ha mostrato di migliorare in maniera significativa glicemia, sensibilità all'insulina e livelli di grasso viscerale. In un'altra meta-analisi sono stati presi in esame soggetti con diabete di tipo II, I, gestazionale e indotto da corticosteroidi (totale 1.690). Tutti gli studi hanno mostrato miglioramenti in uno o più termini di valutazione (glicemia a digiuno, glicemia postprandiale, insulina a digiuno, insulina postprandiale, emoglobina glicata o sensibilità all'insulina). Il dosaggio di cromo picolinato variava tra i 200 e i 1.000 mcg al giorno e la durata della supplementazione tra 1 settimana e 10 mesi.

PESO CORPOREO E MASSA GRASSA

Il cromo può favorire il controllo del peso corporeo aumentando la sintesi di serotonina, neuropeptide in grado di indurre il senso di sazietà, stimolata dall'insulina, o attraverso l'incremento della sintesi proteica e quindi dell'utilizzo di energia. Risultati di un recente studio su pazienti con diabete di tipo II mostrano che la supplementazione di cromo picolinato, in combinazione con i comuni farmaci orali antidiabetici migliora la sensibilità all'insulina e il controllo del glucosio in maniera maggiore che non il solo farmaco. Lo studio ha inoltre evidenziato che il cromo picolinato riduce significativamente l'aumento del peso tipicamente associato all'uso dei farmaci. Queste ricerche sono importanti in quanto oltre l'80% dei diabetici è in sovrappeso, condizione che aumenta il rischio di numerose complicanze. Il cromo picolinato ha mostrato di ridurre l'accumulo di grasso addominale, associato a condizioni quali iperlipidemia e ipertensione. In uno studio a 219 soggetti sono stati somministrati un placebo, o 200-400 mcg di cromo picolinato, senza una particolare dieta. Dopo 10 settimane le persone che avevano assunto 400 mcg di cromo hanno mostrato un calo del peso maggiore rispetto al placebo. I soggetti che avevano assunto cromo hanno guadagnato anche in massa magra. In alcuni studi la supplementazione con cromo ha dimostrato di essere efficace contro il craving di carboidrati nella depressione atipica. In un recente studio pubblicato sul Journal of Psychiatric Practice, gli autori hanno osservato che i principali effetti del cromo (600 mcg al giorno) in pazienti con depressione sono stati la riduzione del craving di carboidrati e la regolazione dell'appetito.

TONO MUSCOLARE ED ESERCIZIO FISICO.

Poiché è stato dimostrato che l’esercizio fisico aumenta l’escrezione urinaria di cromo, si ritiene che gli atleti possano essere soggetti a rischio di carenza. Poiché l’insulina è un ormone anti-catabolico e influenza la sintesi proteica, il cromo potrebbe rappresentare un nutriente anabolico. Alcuni studi riportano che la supplementazione di cromo durante esercizi di resistenza sia in grado di aumentare la perdita di massa grassa a favore di quella magra. L’effetto ergo genico è basato sulla capacità dell’insulina di facilitare il trasporto di BCAA nel muscolo. Il CrPic è indicato nelle attività di forza, ma potrebbe essere utile per migliorare la performance aerobica.

 

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/17519436

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/17109600

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/16184071

25-07-2018

Questo studio ha messo in evidenza l’interazione del resveratrolo, un composto naturale presente in diverse specie vegetali, con fludarabina e cladribina per evidenziare eventuali danni al DNA e l’apoptosi di cellule maligne della leucemia linfoide cronica (CLL). I risultati dello studio hanno rivelato che il resveratrolo induce apoptosi nelle cellule CLL in maniera tumore-specifico ma non sulle cellule sane, e l'apoptosi è stata associata con un rapporto BCL2/BAX diminuito. Per la prima volta è stato dimostrato che l’assunzione di resveratrolo + fludarabina + cladribina ha causato un più alto tasso di apoptosi rispetto alla somministrazione del singolo farmaco. Dalle varie osservazioni cliniche, i ricercatori hanno dedotto che il resveratrolo potrebbe giustificare ulteriori studi come nuova opzione terapeutica per pazienti con LLC. Questa sostanza naturale può essere utilizzata come singolo agente, soprattutto nelle persone anziane per le quali vi sono alcune limitazioni per l'uso del trattamento aggressivo. D'altra parte, una dose di fludarabina o cladribina inferiore potrebbe essere utilizzato in combinazione con resveratrolo a causa del loro effetto combinato. Uno dei meccanismi di azione del resveratrolo è l'induzione di danno al DNA, che alla fine porta ad apoptosi.

 

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3018253/

http://science.naturalnews.com/2011/1678137_Resveratrol_increases_rate_of_apoptosis_caused_by_purine_analogues_in.html

http://www.greenmedinfo.com/article/resveratrol-induces-apoptosis-malignant-lymphocytes-chronic-lymphocytic-leukemia-through-dna

25-07-2018

La vitamina D potrebbe aiutare nella cura dei tumori alla prostata meno aggressivi, evitando ai pazienti l’intervento chirurgico o le terapie a base di radiazioni. A dimostrarlo sono alcuni ricercatori della Medical University of South Carolina. Nella classificazione del tumore alla prostata si utilizza il Gleason Grading System, una scala di aggressività. I tumori con punteggio da 7 in su sono considerati particolarmente aggressivi e trattati con l’intervento chirurgico e la radioterapia, mentre quelli che vanno dal grado 6 in giù, al contrario, sono considerati meno aggressivi. Secondo il team della MUSC sono proprio queste tipologie quelle su cui la vitamina D avrebbe effetto. Bruce Hollis, ricercatorie alla Medical University of South Carolina e capo del team, ha spiegato: “Solitamente nei casi lievi di tumore alla prostata non si interviene chirurgicamente. Inoltre spesso la radioterapia provoca nei pazienti problemi anche maggiori del male. Molte famiglie sono spinte, per paura di un peggioramento della malattia, a chiedere l’intervento chirurgico”.
Il team ha preso in considerazione 37 pazienti colpiti da questa forma di tumore nel periodo precedente alla prostatectomia: divisi in due gruppi, al primo è stata somministrata una dose di vitamina D pari a 4000 U.I. (Unità Internazionale), mentre al secondo un liquido innocuo per l’effetto placebo. Dopo 60 giorni il team ha esaminato le ghiandole rimosse durante l’intervento chirurgico: molti dei soggetti che avevano ricevuto l’ultra-dose di vitamina D ha mostrato miglioramenti, mentre i tumori nel gruppo placebo sono rimasti delle stesse dimensioni o peggiorati. Inoltre l’assunzione di vitamina D ha provocato cambiamenti nei livelli dei lipidi e delle proteine cellulari, in particolare quelle coinvolte nel processo di infiammazione. Hollis ha spiegato: “Il cancro è spesso associato agli stati infiammatori, soprattutto per quanto riguarda il tumore della prostata. La vitamina D può ridurre questa infiammazione dall’interno della ghiandola”. La proteina più stimolata dall’assunzione della vitamina D è chiamata “fattore di crescita e di differenziazione 15” (GDF15). Precedenti studi avevano già mostrato l’influenza della GDF15 sulle infiammazioni. Hollis ha concluso: “Non sappiamo ancora se la vitamina D sia adatta a trattare o prevenire il cancro alla prostata. Quello di cui siamo certi è che aiuta a tenere sotto controllo le forme tumorali meno aggressive, evitando che si aggravino”.

 

http://consumer.healthday.com/cancer-information-5/mis-cancer-news-102/vitamin-d-supplements-might-slow-prostate-cancer-study-suggests-697648.html

http://www.acs.org/content/acs/en/pressroom/newsreleases/2015/march/vitamin-d-may-keep-low-grade-prostate-cancer-from-becoming-aggressive.html

20-07-2018

Supplementi quotidiani di olio di pesce diminuirebbero il declino mentale associato al morbo di Alzheimer e così il rischio dello sviluppo e della progressione della malattia neurologica. A sostenerlo – sulla base di analisi sulle capacità mentali di 819 volontari e sulla stessa dimensione del cervello – è un nuovo studio americano pubblicato sulla rivista “Alzheimer & Dementia”. L’indagine ha seguito i partecipanti per oltre 4 anni sottoponendoli a test cognitivi e ad esami di risonanza magnetica cerebrale. I volontari erano anziani con vari livelli di capacità mentali – dai sani totali a pazienti già malati di Alzheimer, a persone con leggeri problemi di senilità – all’inizio della ricerca. Gli studiosi del Rhode island hospital guidati da Lori Daiello, hanno osservato che tutti i partecipanti che assumevano regolarmente olio di pesce ricco di grassi omega-3 “davano risultati migliori nei test di memoria e ragionamento rispetto a chi non prendeva i supplementi”. “Inoltre – ha spiegato Daiello – la corteccia cerebrale e l’ippocampo, ossia le aree del cervello responsabili della formazione e ritenzione della memoria, hanno evidenziato una diminuzione di volume inferiore a quella di chi non prendeva gli omega-3″.

 

http://www.alzheimersanddementia.com/article/S1552-5260%2814%2900079-X/abstract

http://www.nleducation.co.uk/resources/abstracts/fish-oil-supplements-reduce-incidence-of-cognitive-decline-brain-atrophy/

Giovedì, 19 Luglio 2018 10:49

L’USO DI ZINCO NELLA DIARREA.

20-07-2018

Un’integrazione di zinco può essere utile nei casi di diarrea acuta o persistente, secondo quanto emerso da una metanalisi di 22 studi con 17.000 bambini coinvolti. La metanalisi si è basata su studi controllati e randomizzati, in cui veniva eseguito un confronto tra integrazione orale di zinco e placebo. In particolare in 16 studi sono stati esaminati episodi di diarrea grave o dissenteria (n. 15.231) e in 6 studi casi di diarrea persistente (n. 2.968). Le analisi hanno dimostrato che l’integrazione con zinco è associata a una riduzione rispettivamente del 15% e del 15.5% della durata della dissenteria e della diarrea persistente e una riduzione del 17.9% e 18% rispettivamente per quanto riguarda la probabilità di casi di diarrea grave o persistente. L’integrazione con il minerale si è inoltre dimostrata utile per ridurre la frequenza media degli attacchi del 18.8% nel caso di diarrea acuta e del 12.5% nel caso di diarrea persistente. Nel complesso, gli autori sostengono che l’integrazione con zinco si è dimostrata positiva nel ridurre la durata e la frequenza, sia nel caso di diarrea grave che persistente.

 

http://pediatrics.aappublications.org/content/121/2/326

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/18245424

20-07-2018

La vitamina D può migliorare una serie di disturbi cerebrali, tra cui la depressione e la malattia di Alzheimer. Negli anziani con grave carenza di vitamina D può aumentare il rischio di demenza del 125 per cento. Bassi livelli di vitamina D predispongono anche alla depressione. Uno studio durato otto anni dimostra che i livelli più elevati di depressione si traducono in maggiore rischio di demenza più in là negli anni. Avere un livello di vitamina D inferiore a 20 ng/mL può aumentare il rischio di depressione dell’85 per cento, rispetto ad avere un livello di vitamina D superiore a 30 ng/mL. Una supplementazione di vitamina D riduce sia la depressione che il dolore diabetico. Può anche aiutare a prevenire la progressione del prediabete in diabete conclamato.

 

http://www.neurology.org/content/early/2014/08/06/WNL.0000000000000755.abstract

http://www.healthline.com/health-news/depression-and-vitamin-d-080614

http://www.neurology.org/content/early/2014/07/30/WNL.0000000000000715.short?rss=1

http://www.scienceworldreport.com/articles/11328/20131202/vitamin-d-may-help-prevention-depression-pain-in-patients-with-type-2-diabetes.htm

http://psychcentral.com/news/2013/12/08/vitamin-d-may-reduce-depression-pain-in-women-with-type-2-diabetes/62978.html

http://www.nephrologynews.com/articles/110293-raising-low-vitamin-d-levels-lowers-risk-of-prediabetes-progressing-to-diabetes-in-study

09-10-2015

L’azione terapeutica della centella, gotu kola (che significa “pianta della longevità”), è nota da secoli. Nel passato, infatti, era utilizzata per la cura della cute grazie alle sue proprietà cicatrizzanti. Le moderne ricerche hanno individuato i composti responsabili di questa attività farmacologica: ossia la frazione triterpenica, che ha mostrato di avere come target d’azione i fibroblasti e di interagire con essi mostrando la capacità di preservare lo stato fisiologico della matrice connettivale.

AZIONE CIRCOLATORIA E FLEBOPROTETTIVA

Studi recenti hanno mostrato che la frazione triterpenica della centella è in grado di ridurre le alterazioni venose promuovendo la sintesi del collagene e di altre proteine tissutali attraverso la modulazione dell'azione dei fibroblasti. La centella si è mostrata efficace nell'insufficienza venosa cronica idiopatica o secondaria e nelle complicanze delle varici (varicoflebiti, ulcere varicose e alterazioni del trofismo cutaneo). Utile anche in caso di senso di peso agli arti inferiori, capillari, edema ortostatico, flebodinia, crampi e prurito agli arti inferiori. In alcuni studi clinici la frazione triterpenica, somministrata per via orale alla dose giornaliera di 120 mg, ha incrementato la pressione transcutanea dell'ossigeno, riducendo la pressione transcutanea di CO2, l'edema delle caviglie e la permeabilità capillare.
La somministrazione di estratto secco di centella (60 mg 2 volte al giorno per 12 mesi) ha mostrato un miglioramento sintomatico in pazienti con microangiopatia diabetica ed edema: in particolare è stata osservata la riduzione della filtrazione capillare e dell'edema. La centella è indicata negli stadi iniziali della microangiopatia, onde evitare la progressione del decorso clinico. In un altro studio in doppio cieco, la centella a dosaggi di 120 mg al giorno, ha mostrato effetti benefici nell'ipertensione venosa. In un altro studio è stata osservata l'azione della centella sulle alterazioni della microcircolazione associate ad edema durante voli aerei di media-lunga distanza (oltre le 3 ore). Assunta a dosi da 60 mg, per 3 volte al giorno 2 giorni prima della partenza, fino al giorno successivo all'arrivo, ha prodotto la riduzione dei parametri circolatori e infiammatori.

AZIONE ANTICELLULITE

L'azione anticellulite è da attribuire al ripristino dell'elasticità dei vasi sanguigni. Ciò permette di limitare la fuoriuscita dei liquidi i quali, ristagnando, causano stati infiammatori alla base della iperproduzione di collagene. A questo si aggiunge la capacità diuretica della centella che, esercita a livello dei tubuli renali, favorisce l'aumento dell'escrezione di acqua e di sali, mantenendo inalterato l'equilibrio del potassio.

AZIONE CICATRIZZANTE CUTANEA

La centella, accelerando il metabolismo di aminoacidi presenti nel collagene (lisina, prolina, idrossiprolina) e stimolando turn-over dei mucopolisaccaridi nel tessuto connettivo, favorisce la velocità di cicatrizzazione con un guadagno temporale pari al 33% rispetto alla normale velocità di cicatrizzazione. La centella può essere considerata un coadiuvante nei processi di cicatrizzazione del derma, ottenendo tessuti morbidi e non ipertrofici.

FUNZIONE COGNITIVA, DEPRESSIONE, ANSIA

In studi su modelli animali sono stati osservati effetti antidepressivi e sedativi della centella la quale, grazie alla presenza di triterpenoidi ad attività colinergica, ha fornito risultati antistress e ansiolitici, mostrando la capacità di ripristinare il declino della funzione cognitiva. In uno studio su animali sottoposti al FST (Forced Swimming Test, test di nuoto forzato, che valuta l'azione psicostimolante di alcune sostanze), la frazione triterpenica della centella ha mostrato di diminuire il tempo di immobilità e migliorare lo squilibrio dei livelli di aminoacidi, mostrando attività antidepressiva. In uno studio clinico condotto su 30 bambini disabili con problemi di sviluppo, l'utilizzo di estratto secco di centella per 12 settimane ha mostrato di aumentare i livelli di attenzione e concentrazione. 
In un recente studio in doppio cieco randomizzato placebo-controllo, è stato investigato l'effetto della centella sulla funzione cognitiva e sull'umore in anziani volontari (>61 anni) sani. 128 soggetti partecipanti hanno ricevuto l'estratto della pianta a vari dosaggi, 250, 500 e 750 mg una volta al giorno, per 2 mesi. I risultati hanno mostrato che la centella è in grado di attenuare il declino della funzione cognitiva e i disturbi dell'umore correlati all'invecchiamento, al dosaggio di 750 mg al giorno.

 

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/18191355

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/11666121

18-07-2018

Mentre i ricercatori israeliani del Center for Brain and Behaviour Research dell’Università di Haifa inneggiavano la pennichella come formidabile rimedio per consolidare la memoria a lungo termine, quelli dell'University of Southern Mississippi conducevano uno studio, presentato di recente al meeting delle Associated Professional Sleep Societies di Minneapolis, che dimostrerebbe i risvolti negativi, almeno sui bambini, di questa piacevole abitudine. Un’indagine condotta su 738 genitori di bambini dai 2 ai 12 anni ha svelato infatti che i piccoli che fanno un sonnellino nel pomeriggio hanno più difficoltà ad addormentarsi alla sera riuscendo a prendere sonno in media 39 minuti più tardi di quelli che non hanno questa abitudine. Ma c’è di più: questi stessi bimbi avrebbero anche più difficoltà al risveglio mattutino.
Lo studio, coordinato da John Harsh, professore di psicologia sperimentale, non è l’unico a mettere in guardia dalla consuetudine più amata dai genitori: un altro studio svolto all’Università della Florida e presentato sempre al convegno di Minneapolis dal ricercatore Joe McNamara ha trovato che i bambini che negli asili nido dormono più a lungo dei compagni al risveglio sono in grado di completare meno puzzle di quelli che hanno fatto un riposino più breve. Dunque l’abitudine, tanto faticosamente appresa da molti bambini, di fare un riposino nel pomeriggio non gioverebbe proprio a niente, almeno secondo gli studiosi americani. A trarne beneficio solo i loro genitori che durante la pausa teneramente imposta ai loro piccoli si godono qualche ora di meritato riposo. Lo studio sarà di conforto invece per quei genitori che ritengono che un bimbo che non riposa durante il giorno si addormenterà più facilmente la sera perchè preda della stanchezza. Fino ad oggi però gli esperti hanno messo in guardia, e probabilmente continueranno a farlo, proprio da questa abitudine. Un bambino troppo stanco infatti può giungere alla sera molto nervoso e irritato e, proprio per questo, addormentarsi con grande difficoltà. Meglio allora un sonnellino pomeridiano che non si protragga troppo a lungo, non oltre le cinque del pomeriggio, per consentire ai piccoli di rilassarsi in modo naturale e arrivare alla fine della giornata sereni.

 

http://www.telegraph.co.uk/news/uknews/1555911/Afternoon-naps-could-harm-children.html

http://www.dailymail.co.uk/news/article-464799/Afternoon-nap-impairs-childs-mental-development.html

Bonus William Hill
Bonus Ladbrokes

Copyright © 2014-2024 Naturopata Angelo Ortisi - Tutti i diritti riservati.

Powered by Warp Theme Framework
Premium Templates