Angelo Ortisi

Angelo Ortisi

14-01-2016

Il D-mannosio è un monosaccaride a struttura glucosio simile estratto dal legno di larice o di betulla. Scarsamente metabolizzato dall’organismo (viene riassorbito otto volte più lentamente del glucosio), il D-mannosio, una volta assunto, attraverso il sangue viene filtrato dai reni ed è poi eliminato nelle vie urinarie. Alla fine degli anni ’80 è stato scoperto che il D-mannosio è presente nelle urine in piccole concentrazioni. Negli ultimi anni l’utilizzo di questo zucchero ha fornito risultati promettenti nelle infezioni delle vie urinarie e nella cistite interstiziale. La somministrazione di mannosio, inoltre, sembra essere efficace nella CDG-Ib, patologia appartenente al gruppo dei disordini congeniti della glicosilazione (CDG). Il D-mannosio rappresenta un’alternativa naturale e sicura alle terapie farmacologiche per l’eradicazione del batterio E. coli, che rappresenta fino al 90% la causa delle infezioni del tratto urinario e delle cistiti infettive.

INFEZIONI DELLE VIE URINARIE (IVU).

Le infezioni delle vie urinarie sono la seconda infezione per frequenza dopo quelle delle vie respiratorie. Si calcola che l'80-90% delle infezioni della vescica (cistiti batteriche) possa essere attribuito all'ingresso di Escherichia coli nel tratto urinario, problema 50 volte più comune nelle donne rispetto agli uomini. I batteri di E. coli presenti nella vagina migrano nell'uretra e in seguito nella vescica, ecco perchè molte donne hanno un'infezione della vescica ogni volta che hanno rapporti sessuali.  L'Escherichia coli sopravvive a pH acido, si moltiplica a grande velocità e si adatta a qualsiasi ambiente. Grazie alla sua struttura chimica, il D-mannosio aderisce all'E. coli con maggiore tenacia di quanto l'E. coli stesso aderisca alle cellule uroepiteliali della vescica. L'emissione di urina, in presenza di sufficienti livelli di D-mannosio, diviene pertanto un semplice ed efficace trattamento per la cistite batterica. Alcune ricerche in vitro hanno spiegato il meccanismo di adesione. Il D-mannosio è apparentemente il sito primario dei recettori delle cellule della vescica per l'uropatogeno E. coli.
In uno studio su modelli animali l'alfa-D-mannosio non solo ha bloccato l'adesione dell'E. coli, ma ha anche prevenuto l'invasione nelle cellule della vescica e la conseguente formazione di biofilm. In uno studio clinico la somministrazione di D-mannosio ha inibito l'aderenza di 22 dei 66 (42%) ceppi di E. coli isolati dalle cellule epiteliali vaginali o boccali di donne con frequenti infezioni del tratto urinario. Coopera all'attività antisettica l'uva ursina, una delle piante medicinali maggiormente utilizzate per il trattamento delle IVU. L'arbutina, il principale costituente attivo dell'uva ursina, viene idrolizzata ad idrochinone nell'intestino, raggiungendo la vescica dove, a pH alcalino, libera l'idrochinone. Ed è proprio tale composto che svolge attività antisettica. Gli estratti di foglia di uva ursina hanno mostrato la capacità di inibire in vitro la crescita di microrganismi patogeni quali E. coli, Bacillus subtilis e Staphylococcus aureus.

CISTITE INTERSTIZIALE

La cistite interstiziale (CI) è una patologia cronica della vescica che presenta una sintomatologia simile a quella delle infezioni del tratto urinario. L'eziologia di questo disturbo è sconosciuta. Alcuni ritengono che sia il risultato di uno squilibrio acido-alcalino causato da fattori ambientali e dalla dieta. Altri autori teorizzano infezioni da ceppi batterici indefiniti, non rilevabili da procedure di screening standard. Altri ancora sospettano disturbi della funzionalità nervosa, cellule difettose nelle pareti della vescica e reazioni allergiche. I trattamenti per questo disturbo sono numerosi e diversificati e includono antibiotici, terapie a base di estratti vegetali, farmaci vari, fino alla rimozione della vescica. Recenti sperimentazioni cliniche indicano che il D-mannosio sia efficace contro altri ceppi batterici oltre l'Escherichia coli. Sono in corso sperimentazioni per esaminare il ruolo del D-mannosio nella riduzione della sintomatologia della cistite interstiziale. Un dato interessante, comunque, è che 2/3 dei soggetti che soffrono di CI presentino una storia di infezioni del tratto urinario.

 

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/12010488

 
 
 

10-08-2016

Consumare regolarmente verdure a foglia verde potrebbe rallentare il declino della facoltà cognitive, in particolare grazie alla presenza della vitamina K. A dimostrarlo è uno studio della Rush University Medical Center, presentato al meeting annuale dell’American Society for Nutrition. La vitamina K è molto importante per il nostro organismo: aiuta a gestire la coagulazione del sangue, previene la calcificazione delle arterie, protegge le ossa, ha effetti antinfiammatori. La capacità di prevenire gli stati infiammatori delle cellule cerebrali è fondamentale per evitare il declino cognitivo: la vitamina K è essenziale per la sintesi di alcuni grassi che proteggono i nervi. Questo tipo di vitamina si trova in diversi alimenti: nelle verdure a foglie verdi come bietole e spinaci, nella senape, nei carciofi, nei cereali e anche in alcuni prodotti caseari. Secondo i ricercatori del Rush University Medical Center l’apporto di questi alimenti potrebbe proteggere il cervello dalla demenza e dall’Alzheimer. I ricercatori hanno monitorato le abitudini alimentari e le abilità cognitive di oltre 950 adulti anziani, per un periodo pari a cinque anni: nei casi di dieta a base di verdure il tasso di declino cognitivo dei soggetti era significativamente ridotto. Secondo i dati le persone che avevano mangiato 1 o 2 porzioni al giorno di verdure avevano le stesse capacità cognitive di una persona di 11 anni più giovane della loro età, cosa che non è stata rilevata nei soggetti che non erano abituati a consumare bietole, spinaci e prodotti simili.
Ulteriori analisi approfondite hanno permesso ai ricercatori di individuare le componenti che avevano inciso di più nel rallentare il declino cognitivo: la vitamina K, la luteina, l’acido folico e il beta-carotene. Martha Clare Morris, assistente ricercatrice del programma della Rush University Medical Center e capo del team, ha spiegato: ”La nostra analisi ha individuato alcune associazioni molto significative fra salute del cervello e vitamina K: è il primo studio in merito. Inoltre solo un numero limitato di altri studi hanno indagato i legami della luteina, dei folati e del beta-carotene con più lento declino cognitivo”. Oltre alle verdure a foglia verde, altre ottime fonti di vitamina K, luteina, acido folico e beta-carotene sono la frutta e la verdura dai colori vivaci: carote, piselli prezzemolo, zucca, kiwi,arance e mandarini. Morris ha concluso: “Con i figli del baby boom che si avvicinano alla vecchiaia c’è una grande interesse sui comportamenti e gli stile di vita che possono scongiurare la perdita di memoria e di altre abilità cognitive. Il nostro studio fornisce la prova che mangiare verdure a foglia verde e altri alimenti ricchi di vitamina K, luteina e beta-carotene e acido folico, può aiutare a mantenere il cervello sano e a preservarne il funzionamento il più a lungo possibile”.

 

http://consumer.healthday.com/senior-citizen-information-31/misc-aging-news-10/lots-of-leafy-greens-might-shield-aging-brains-study-finds-697909.html

http://www.sciencedaily.com/releases/2015/03/150330112227.htm

Mercoledì, 03 Ottobre 2018 16:54

ALLA SCOPERTA DELL’AÇAI.

04-10-2018

L’açai (si pronuncia assaì) è una palma del genere Euterpe che cresce prevalentemente nelle foreste pluviali dell’America del centro-sud. Il frutto, che consiste in una bacca, è consumato come alimento in particolare dalle popolazioni indigene di Brasile, Colombia e Suriname, e utilizzato dalla medicina tradizionale per trattare febbre, dolori e influenza. Il succo di açai è usato per la produzione di gelatine, sciroppi, liquori, gelati, bevande energetiche e dissetanti. La polpa e la buccia del frutto dell’açai sono ricche in antocianidine, proantocianidine e acidi grassi e costituiscono una discreta fonte di vitamina C e di carotenoidi. Studi in vitro e in modelli animali indicano che l’açai svolge effetti antinfiammatori, antiossidanti e apoptotici. L’açai ha mostrato un effetto vasodilatatore endoteliodipendente in modelli animali e ha evidenziato la capacità di indurre l’apoptosi in vitro, ma i suoi effetti nell’uomo non sono ancora stati provati. L’açai ha mostrato anche di inibire la produzione di ossido nitrico e l’attività degli enzimi ciclossigenasi COX-1 e 2, con un effetto maggiore su COX-1.

ATTIVITA' ANTIOSSIDANTE

Il frutto dell'açai presenta effetti antiossidanti in vitro e sembra possedere un'attività scavenger particolarmente marcata contro i radicali perossidi, buona contro i perossinitrati e modesta contro gli idrossiradicali, se comparata con altri succhi di frutta e verdura europei. L'attività antiossidante è data dall'alta concentrazione in polifenoli, composti che svolgono un'importante attività biologica che si esplica nell'azione di spazzino dei radicali liberi, proteggendo la cellula contro il danno ossidativo. Secondo la valutazione del metodo statunitense di misurazione della capacità antiossidante degli alimenti (ORAC) l'açai, a parità di volume, è 10-30 volte più potente del vino rosso. Il consumo di polifenoli è associato a una ridotta incidenza di malattie cardiovascolari e tumori.

PROTEZIONE CARDIOVASCOLARE

La composizione chimica dell’açai comprende le antocianine, sostanze che hanno dimostrato numerosi effetti terapeutici, in particolare la riduzione del colesterolo LDL e un’azione vasoprotettiva. Molto importante l’attività antiaterogena, osservata in particolare in numerosi studi epidemiologici (Paradosso Francese), che hanno associato un elevato consumo di antocianine alla riduzione della mortalità per malattie cardiovascolari.

ATTIVITA' VASOPROTETTIVA

L'azione vasoprotettiva, associata a quella antinfiammatoria svolta dai polifenoli, giustifica l'utilizzo dell'açai nei disturbi venosi e del circolo e, in generale, in tutti i problemi in cui sia presente fragilità capillare, compresi i disturbi della visione. I polifenoli, infatti, svolgono una spiccata attività farmacologica contro la fragilità oculare.

CONTROLLO PESO CORPOREO E GLICEMIA

L'açai costituisce una ricca fonte di un polifenolo, la cianidina, composto che ha mostrato la capacità di prevenire obesità e diabete in modelli animali. In un recente studio la cianidina ha ridotto in maniera significativa il peso di animali nutriti con una dieta ricca in grassi. Ha inoltre abbassato i livelli di glucosio e migliorato la sensibilità all'insulina, attraverso la diminuzione dell'espressione della retinol binding protein-4 (RBP4), proteina secreta dall'adipocita che svolge un importante ruolo nell'insulino-resistenza e nell'obesità. La cianidina ha mostrato la capacità di inibire iperglicemia, iperleptinemia e iperinsulinemia, sopprimendo l'aumento dei lipidi totali epatici e delle concentrazioni di triacilgliceroli.

 

http://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0308814609005585

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/12840166

04-10-2018

Il vostro organismo ha naturalmente la capacità di immagazzinare ferro, tuttavia, troppo ferro può essere la causa di cardiopatie, cancro, diabete e altre malattie. In uno studio recente sugli anziani Americani, il 13 per cento dei partecipanti aveva una ferritina elevata nel siero, con livelli di oltre 300 µg/L negli uomini e oltre 200 µg/L nelle donne. I fattori dietetici, compreso l’uso di supplementi contenenti ferro, sono fattori significativi di rischio. La frutta o i succhi di frutta e la carne rossa sono stati associati col rischio di ritenzione elevata di ferro. I partecipanti che hanno consumato tre o più porzioni di frutta/succo di frutta al giorno hanno evidenziato un rischio molto elevato di ritenzione di ferro rispetto a quelli che ne hanno consumate due porzioni. Inoltre, coloro che hanno consumato più di quattro porzioni di carne rossa la settimana hanno avuto un rischio di ferro elevato tre volte maggiore rispetto a quelli che hanno mangiato quattro porzioni la settimana. Il consumo di carne bianca, come pollame e frutti di mare non ha dato questo rischio.
Un rischio aumentato di ritenzione elevata di ferro è stato inoltre trovato fra i partecipanti che cronicamente hanno assunto quantità elevate di supplementi di ferro (30 mg al giorno) destinati a un trattamento clinico di breve durata. Tuttavia, è stato trovato un rischio aumentato anche fra coloro che hanno consumato fra 12 e 30 mg di ferro al giorno, un importo comunemente trovato nei multivitaminici. I ricercatori affermano che una supplementazione di ferro, quando non prescritto, è inutile per gli americani che consumano una dieta di tipo Occidentale (in genere a base di carne rossa). Per contro, il consumo di cereali integrali diminuisce il rischio di depositi elevati di ferro. Coloro che consumano più di sette porzioni di cereali integrali la settimana hanno avuto un rischio del 77 per cento in meno. Ciò può derivare dall'effetto inibitorio della fibra sull'assorbimento del ferro.

COMMENTO

Il ferro è un agente naturale di ossidazione, e un eccesso di ferro è una delle cause principali di ossidazione, o invecchiamento prematuro del nostro corpo. Il ferro genera un bel dilemma in quanto la sua mancanza è la malattia più comune nel mondo, ed è una preoccupazione importante per circa il 15 per cento della popolazione mondiale. Il ferro è inoltre una sostanza nutrizionale importante necessaria per la maggior parte dei bambini e delle donne in età fertile. Tuttavia, la maggior parte degli uomini ha un problema di troppo ferro in quanto il ferro non è eliminato prontamente tramite le vie escretrici usuali del corpo come le urine, bile e sudore; il modo principale di eliminazione del ferro è con le cellule cutanee o del tratto gastrointestinale o con perdite ematiche. L’eccesso di ferro è molto più deleterio della sua carenza. La famosa reazione di Fenton, dimostra che la presenza di ferro nei tessuti innesca una reazione a catena che porta alla produzione elevata di radicali liberi. Questo minerale, inoltre, ha una sinergia diretta col sodio che quindi tende ad aumentare nei tessuti. Un eccesso di sodio tessutale stimola la risposta infiammatoria e quindi le malattie. Fate molta attenzione a non abusare di questo minerale che viene anche prescritto troppo facilmente dai medici.

20-01-2016

La L-carnitina è un aminoacido non essenziale presente in buone concentrazioni nei tessuti muscolari, che viene biosintetizzato nel fegato e nei reni a partire dalla lisina e dalla metionina. La sua funzione principale è quella di veicolare i grassi all’interno del compartimento cellulare per essere demoliti e produrre energia. La carnitina rappresenta un nutriente essenziale per la salute, grazie alla benefica attività svolta sull’apparato muscolo-scheletrico e su quello cardiovascolare, sistemi entrambi particolarmente sensibili alla sua carenza. Secondo recenti sperimentazioni, la carnitina potrebbe migliorare la motilità e vitalità degli spermatozoi e pertanto la loro capacità di fecondazione. Ulteriori utilizzi di questo nutriente che devono essere valutati riguardano l’attività antiossidante (invecchiamento) e neuroprotettiva (demenze, in particolare Alzheimer).

PREVENZIONE DELLE MALATTIE CARDIOVASCOLARI

Indicata in generale come nutriente cardioprotettivo, la L-carnitina ha fornito risultati incoraggianti nel trattamento di alcune forme di malattie cardiovascolari. Tuttavia le evidenze più convincenti si sono registrate nel controllo dell'ischemia cardiaca e delle malattie delle arterie periferiche. E' stata inoltre rilevata una carenza di carnitna piuttosto evidente nei tessuti danneggiati di pazienti deceduti per infarto del miocardio acuto. La somministrazione di L-carnitina ha mostrato la capacità di migliorare la deambulazione nei soggetti affetti da claudicazione intermittente, disturbo provocato da disfunzioni del sistema vascolare periferico. Anche in tali individui sono stati osservati bassi livelli di carnitina. E' stato inoltre notato che la sua somministrazione (1-3 grammi al giorno) è in grado di ridurre la concentrazione ematica di trigliceridi e di aumentare quella del colesterolo HDL.

PRESTAZIONI SPORTIVE

Alcune ricerche indicano che la supplementazione di L-carnitina diminuisce l'accumulo di acido lattico e risparmia il glicogeno, svolgendo pertanto un ruolo nel ritardare la comparsa della fatica a livello muscolare. Le ricerche condotte da Volek mostrano nuovi orizzonti del ruolo della carnitina oltre alla classica funzione energetica nel muscolo: il consumo giornaliero di carnitina prima dell'esercizio fisico ad alta intensità riduce in modo significativo il dolore e il danno muscolare in soggetti sani, favorendo i processi di recupero. In altri studi la sua assunzione ha mostrato di essere in grado di incrementare la forza media di rendimento, risultando in un migliore recupero dopo l'esercizio intenso. L'utilizzo della carnitina è indicato in particolare in quegli sport che prevedono l'impiego di fibre muscolari lente (maratona, sci di fondo, ciclismo).

CONTROLLO DEL PESO

Alcuni studi in vivo e sull'uomo hanno mostrato effetti benefici della carnitina sul controllo del peso. Friedmann ed altri hanno dimostrato che la carenza di carnitina nei topi può aumentare la richiesta di cibo. In un altro studio è stato osservato che cani obesi nutriti con L-carnitina hanno aumentato la massa magra. Nell'uomo, in uno studio condotto su adolescenti obesi, la carnitina ha ridotto l'indice di massa corporea (IMC) e il contenuto di grasso corporeo. Quando associata ad un programma di restrizione calorica e di moderato esercizio fisico, la supplementazione di carnitina promuove la perdita di peso in soggetti obesi, riducendo LDL, glucosio e pressione sanguigna.

 

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/11382369

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/9287363

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/2301636

02-10-2018

Il rachitismo sembra essere in aumento, specialmente nei bambini afro-americani, secondo un rapporto. Il rachitismo è un disordine comunemente causato dalla mancanza di vitamina D che provoca indebolimento e deformazioni ossee e debolezza muscolare.

1. I ricercatori hanno rivisto i dati clinici di 30 bambini diagnosticati con rachitismo nutrizionale fra il 1990 e il 1999 a due centri medici nel Nord Carolina.

2. Tutti i bambini erano afro-americani, di età fra i 5 e i 25 mesi e tutti erano allattati al seno ma senza supplementazione con vitamina D.

3. Più della metà dei pazienti è stata visitata fra la metà del 1998 e i primi del 1999, con l’impressione da parte dei ricercatori di un grosso aumento dell’incidenza.

4. Al tempo della diagnosi, la maggior parte degli infanti presentava un ritardo nello sviluppo sia dell’altezza che del peso e quasi un terzo con un grave ritardo dello sviluppo. Molti degli infanti inoltre avevano piedi ad arco e fratture ossee, problemi comuni nella mancanza non trattata di vitamina D.

5. La vitamina D viene da due fonti: alimenti e luce solare. Alcune delle fonti alimentari migliori sono fegato, tuorli d’uovo e pesci. I ricercatori suggeriscono che ci sono parecchie cause possibili per l’aumento del rachitismo infantile:

• L’aumento percentuale di donne che allattano al seno i loro bambini. Anche se gli esperti lo consigliano, il contenuto in vitamina D del latte materno dipende dal fatto che la madre abbia livelli sufficienti di vitamina.
• I pediatri non possono prescrivere adeguatamente i supplementi della vitamina per gli infanti, particolarmente per quelli allattati al seno.
• La gente di pelle scura è più incline alla carenza di vitamina D perché la pelle scura richiede più luce solare per produrre la vitamina D, tuttavia i ricercatori concordano che il rachitismo sia completamente prevenibile.

“Noi sosteniamo l’allattamento come la nutrizione ideale per i bambini ma suggeriamo una supplementazione per tutti gli infanti a pelle scura e allattati al seno con 400 UI di vitamina D al giorno, iniziando almeno entro i 2 mesi di età”, concludono i ricercatori.

COMMENTO

Questo è un articolo importante perché ha completamente aggiornato il mio punto di vista circa la vitamina D. Perchè questa è l’unica vitamina che i bambini allattati al seno hanno bisogno (soltanto se non sono esposti regolarmente al sole). La risposta è che la vitamina D non è una vitamina ma un precursore steroideo naturalmente non presente negli alimenti. Ciò spiega perchè l’alimento più ideale sul pianeta per gli esseri umani, il latte materno umano, è “carente” in vitamina D. La vitamina D è uno dei pochi supplementi che un bambino allattato al seno ha bisogno, ma questo vale solo se il bambino non è esposto al sole. Più la pelle del bambino è scura maggiore sarà l’esposizione al sole richiesta per generare abbastanza vitamina D. Anche se il bambino non sviluppa rachitismo, lo sviluppo osseo ed altre disfunzioni insorgeranno senza un sufficiente quantitativo di vitamina D. Per la salute delle ossa si prende in considerazione solo il calcio, ma nella maggior parte dei casi la vitamina D è molto più importante.
Certi farmaci, come la colestiramina (Questran), il Dilantin e il Luminal, inoltre interferiscono con l’assorbimento e il metabolismo della vitamina D. In più, poiché la vitamina D è una vitamina solubile nel grasso, tutti i farmaci o le sostanze che interferiscono con l’assorbimento dei grassi possono causare problemi, così come una dieta a bassa percentuale di grassi. Un tipo molto meno comune di rachitismo è causato dalla carenza di fosfati.

 

http://articles.mercola.com/sites/articles/archive/2000/08/27/vitamin-d-rickets.aspx

http://www.jpeds.com/article/S0022-3476%2800%2951262-1/abstract

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/10931404

Domenica, 30 Settembre 2018 06:41

DAMIANA:UN EFFICACE TONICO-STIMOLANTE.

22-01-2016

La damiana, Turnera aphrodisiaca, è un arbusto coltivato nelle regioni del golfo del Messico e in sud America. Le popolazioni autoctone hanno utilizzato fin dall’antichità questa pianta per la preparazione di decotti ad attività tonica e rinvigorente. Il fitocomplesso presenta una composizione molto ricca: contiene, infatti, resine, tannini, gomma, ceneri, olio, alfa e beta-pinene, timolo, cardinene, damianina, sostanze amare, cineolo, p-cimolo, arbutina. Le preparazioni a base di damiana vengono tradizionalmente impiegate per le sue proprietà afrodisiache e per la prevenzione e il trattamento di alcuni disturbi sessuali. Il calo del desiderio sessuale e le disfunzioni erettili di tipo ansioso hanno cause complesse e spesso sono influenzati da stili di vita che esauriscono l’energia disponibile per affrontare qualsiasi stimolo, anche quelli di tipo sessuale. L’utilizzo della damiana può essere un utile coadiuvante per il controllo di questi problemi, poiché fornisce vigore ed energia. Questa pianta viene utilizzata anche come corroborante e stimolante in caso di affaticamento, esaurimento psichico e per aumentare e mantenere il rendimento psicofisico.
La British Herbal Pharmacopoeia elenca indicazioni specifiche per la damiana quali ansia nervosa associata a impotenza, depressione, dipsepsia nervosa, costipazione atonica e inadeguatezza coitale. Recentemente, in uno studio clinico che ha utilizzato la damiana in associazione a piante ad alto contenuto in caffeina (guaranà e matè), è stato documentato un significativo calo del peso corporeo. Studi condotti su topi hanno mostrato un’attività ipoglicemica.

AZIONE AFRODISIACA

Il fitocomplesso, soprattutto la frazione alcaloidea, svolge un'azione simile al testosterone, favorendo il funzionamento dell'apparato riproduttivo. Si ipotizza che la pianta abbia una capacità simile a quella della stricnina, che agisce stimolando i centri spinali, favorendo erezione, eiaculazione e minzione. Recentemente è stato condotto uno studio per verificare se la damiana sia in grado di favorire il recupero del comportamento sessuale in topi maschi sessualmente esausti. La damiana a un dosaggio di 80 mg/kg, ha mostrato di aumentare in maniera significativa la percentuale del numero dei maschi che raggiungevano una serie di eiaculazioni e ricominciarne un'altra. Inoltre, questo effetto non è stato associato con un aumento dell'attività locomotoria o comportamenti di tipo ansioso. Questi risultati supportano l'ipotesi dell'utilizzo della damiana come afrodisiaco e suggeriscono possibili proprietà terapeutiche nelle disfunzioni sessuali.

AZIONE TONICO-STIMOLANTE E ANTIANSIA

Nella medicina tradizionale Maya la damiana era utilizzata per la formulazione di preparazioni contro le cefalee e nei casi di superlavoro e stanchezza generale. La damiana ha svolto da sempre un ruolo come tonico generale dell’organismo, utile nei casi di debilitazione, depressione, ansia e mostra un’indubbia azione sul sistema nervoso e su quello ormonale. Non è una pianta esclusivamente maschile, ma può essere utilizzata con buoni risultati anche dalle donne.

 

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/19501274

Domenica, 30 Settembre 2018 06:29

LE PROPRIETA’ GERMICIDE DELLA PROPOLI.

10-09-2015

La propoli è una miscela di sostanze resinose e vischiose, che le api prelevano da gemme e cortecce di svariati alberi per rivestire e proteggere l’alveare. Essa è costituita essenzialmente da una combinazione di composti di natura aromatica e fenolica arricchita da sostanze eterogenee tra loro, la cui distribuzione percentuale è variabile in funzione delle stagioni e del tipo di vegetazione. La propoli contiene resine e balsami, in particolare olio essenziale ricco di terpeni, acidi aromatici (benzoico, cinnamico) e acidi organici (caffeico, ferulico, cumarico e i loro esteri); cera, contenente acidi grassi, aminoacidi, vitamine del gruppo B, vitamina C e vitamina E; flavonoidi, tra i quali spicca la galangina; polline e minerali. L’attività della propoli, attribuita prevalentemente all’olio essenziale, agli acidi organici e alle sostanze polifenoliche, appare dose-dipendente. Da alcune osservazioni è risultato che i componenti presi isolatamente mostrano un’azione antibatterica inferiore a quella esplicata dall’estratto in toto. 
La propoli è uno dei migliori antibatterici naturali ad attività sia batteriostatica che battericida. I germi più sensibili a queste azioni sono stafilococchi, streptococchi, salmonelle, Bacillus subtilis, Bacillus alvei, Shigella disenteriae, Corynebacterium difteriae, Klebsiella ozenae, Moraxella catharralis e alcuni micobatteri. La sua somministrazione ha mostrato la capacità di inibire la motilità di alcuni germi gram+, favorendo l’azione di molti antibiotici. Sembra svolgere un effetto protettivo anche contro alcuni gram- quali Klebsiella pneumoniae, Proteus vulgaris, Escherichia coli e Pseudomonas aeruginosa, senza tuttavia distruggerli.

INFLUENZA E MALATTIE DA RAFFREDDAMENTO

La propoli ha una valida azione su ceppi influenzali e parainfluenzali (influenza A e B, parainfluenza 1, 2 e 3, adenovirus e altri), rhinovirus, coronavirus e herpes virus, dovuta probabilmente non tanto ad un aumento della sintesi di interferone, quanto alla capacità di prevenire la penetrazione del virus nella cellula e/o l'inibizione dello stesso durante il ciclo di replicazione. La propoli aumenta la resistenza dell'organismo contro virus e batteri attraverso la stimolazione dell'attività dei globuli bianchi e della sintesi anticorpale. E' stato notato, infatti, un aumento del numero dei granulociti neutrofili, dei macrofagi e della loro attività, sia in vitro che in vivo. Partecipano a questa attività i bioflavonoidi e la vitamina C, oltre all'acido caffeico e ai suoi esteri presenti naturalmente nella propoli.
In uno studio su 440 bambini (8-10 anni) che presentavano un'elevata incidenza di malattie infettive delle prime vie aeree, il trattamento con una soluzione idroalcolica di propoli ha ridotto significativamente sia l'incidenza che la gravità delle malattie infettive delle prime vie aeree. In un altro studio clinico condotto su volontari per valutare l'effetto immunostimolante della propoli, è stato osservato un incremento dei livelli di TNF-alfa, interleuchina 6 e interleuchina 8 a pochi giorni dalla somministrazione.

INFIAMMAZIONI GENGIVALI E ORALI

In alcuni esperimenti effettuati su volontari, una soluzione idroalcolica di propoli ha dimostrato un significativo calo della popolazione di Streptococcus mutans (batterio che provoca la carie) dopo 60 minuti dalla somministrazione. Altri studi indicano la propoli come rimedio naturale per il trattamento delle parodontopatie, grazie alla capacità di eradicare i ceppi batterici presenti nelle gengive.
In sperimentazioni in vivo, un estratto secco di propoli ha ridotto del 43% la capacità degli Staphylococcus aureus di infettare le cellule di mucosa buccale umana coltivata. Il suo utilizzo è indicato in caso di gengiviti, stomatiti, glossite, afte e alitosi.
La propoli svolge anche un'azione anestetica, proprietà conosciuta da molto tempo e largamente utilizzata. Secondo alcuni autori il suo effetto risulta 52 volte più forte di quello della novocaina. L'estratto idroalcolico presenta un buon effetto anestetico locale sulle membrane mucose e perciò risulta molto utile in campo stomatologico.

INFEZIONI FUNGINE

Esperimenti clinici condotti recentemente evidenziano la riduzione del numero della popolazione di Candida albicans in seguito alla somministrazione di propoli. In particolare questa sostanza ha mostrato attività antifungina nei confronti dei pazienti che utilizzavano la protesi dentaria e che erano affetti da candida sulla mucosa orale. Ulteriori risultati sono stati ottenuti in caso di mughetto.

 

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/10716618

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/8064297

01-10-2018

Broccoli e spinaci possono aiutare le donne ad invecchiare conservando un'eccellente salute del cervello, tenendosi alla larga dalle forme di demenza come l'Alzheimer. Fare di tutto per evitare l'obesità quando si è sulla cinquantina diminuisce di molto il rischio di essere colpiti in futuro dalla malattia di Alzheimer. Scienziati americani, confermano così vecchie indagini, affermando che c'è la possibilità di mantenere il cervello sveglio e in buona salute, tenendo a bada il colesterolo, zuccheri nel sangue e pressione arteriosa. Il nuovo studio rivela che l'obesità, l'ipercolesterolemia e l'ipertensione, quando attaccano una persona sulla cinquantina, possono far accrescere di molto il rischio, negli anni successivi, di soffrire di Alzheimer o altre forme di demenza. Gli scienziati che hanno elaborato questo studio, affermano che ogni fattore è in grado, da solo, di raddoppiare il rischio. Le tre patologie riunite insieme moltiplicano quindi per sei il rischio rispetto ad una persona che ne sia stata indenne. 
Nel corso della nona conferenza internazionale sulla malattia di Alzheimer, tenutasi recentemente a Philadelphia, negli Usa, i partecipanti sono giunti alla conclusione che la modifica dello stile di vita può ridurre i rischi di demenza. Lo studio è stato realizzato su 1.449 finlandesi nei quali era stato misurato l'indice di massa corporea quando avevano circa cinquanta anni d'età. Venti anni più tardi, 61 di loro avevano sviluppato una forma di demenza, soprattutto sotto la forma del morbo di Alzheimer, per il quale c'è stato un raddoppio dei rischi per chi aveva un indice di massa corporea superiore a 30 (quello corrispondente all'obesità), un colesterolo superiore a 250 e una pressione sanguigna superiore a 140. Questi effetti sono stati osservati per entrambi i sessi, anche se il fattore obesità era più forte nelle donne. Del resto, Deborah Gutfson del collegio medico del Wisconsin, ha constatato che le donne intorno ai 70 anni in sovrappeso avevano un rischio più elevato di essere colpite dall'Alzheimer. Un altro studio, inoltre, ha mostrato che le donne intorno ai 60 anni che mangiano più verdure verdi delle famiglie cui appartengono i broccoli, i cavolfiori, la lattuga e gli spinaci si sono dimostrate più in gamba se sottoposte a test che misuravano la memoria, l'abilità nel parlare e l'attenzione all'età di 70 anni.

 

http://www.cbsnews.com/news/the-anti-alzheimers-diet/

http://www.theage.com.au/articles/2004/07/20/1090089134905.html?from=storylhs

http://archinte.jamanetwork.com/article.aspx?articleid=215834

http://archneur.jamanetwork.com/article.aspx?articleid=789626

29-09-2018

Circa 6 anni fa la Guardia di Finanza di Brescia ha sequestrato 50 mila prodotti cosmetici prevalentemente usati per la lisciatura dei capelli dai parrucchieri, e provenienti dal Brasile, con una percentuale di formaldeide molto più alta di quella consentita dalla legge. Il che, secondo diversi studi, può avere conseguenze che vanno da una semplice allergia, nel breve termine, fino a diversi tipi di cancro, nel lungo termine. E ci sono perfino studi che mostrano un legame fra l’esposizione alla formaldeide e un aumentato rischio di leucemia. Da 7 anni l’attenzione è riposta verso il fenossietanolo; il tutto è partito dall’Agenzia Francese per la Sicurezza dei Medicinali e dei Prodotti Sanitari (ANSM) che dal 2009 ha posto l’attenzione sui rischi d’uso del fenossietanolo. Nel 2012, ha effettuato uno studio che mostra come tale conservante, assorbito per via orale e cutanea, è sospettato di essere tossico per la riproduzione e lo sviluppo. Questo conservante è potenzialmente pericoloso per lo sviluppo e l’authority francese ne ha sconsigliato l’uso per i piccoli fino ai 3 anni. In Italia la sostanza si trova in molti shampoo, creme, bagnoschiuma prodotti dedicati ai piccoli come creme protettive e salviette umidificate.
Gli studi tossicologici condotti avrebbero dimostrato una potenziale tossicità per la riproduzione e lo sviluppo e possibili disturbi endocrini. La pericolosità aumenterebbe nel caso di cosmetici che non prevedono risciacquo come le salviettine imbevute o le paste protettive, usati più volte al giorno. Ad oggi si vorrebbe sollecitare un intervento della Commissione Europea per far chiarezza su questo prodotto, ma l’attuale regolamento dei cosmetici n. 1223/2009 prevede il fenossietanolo come conservante ammesso nei prodotti cosmetici fino ad una concentrazione massima pari all’1%, e si vorrebbe far abbassare questa soglia allo 0,4%. L’ANSM, l’organo che ha aperto il caso specifica che non vuole creare inutili allarmismi, ma vuole che gli studi vengano approfonditi, e ha chiesto al Comitato Scientifico per la sicurezza dei consumatori dell’Unione Europea di condurre una rivalutazione sul fenossietanolo.

PRODOTTI PER BAMBINI CONTENENTI FENOSSIETANOLO

SALVIETTINE

- AVEENO BABY Produttore Johnson & Johnson.
- BABY Produttore Mister Clean.
- BABY FRESH PAMPERS Produttore Procter & Gamble.
- BABY MILK Produttore Carrefour.
- BABY SENSITIVE Produttore Carrefour.
- BABY SOFT & CREAM Produttore Nivea.
- BIMBI Produttore Fresh & Clean.
- CRESCENDO Produttore Coop.
- SALVIETTINE BABY Produttore Fissan.
- SALVIETTINE BIMBO Produttore Conad.

CREME PROTETTIVE

- FISSAN Baby Protezione e Natura.
- BABYGELLA Pasta protettiva.
- AVÈNE PEDIATRIL Crema per il cambio.
- CHICCO Pasta lenitiva.
- DERMOGELLA BÉBÉ Baby Paste.
- FISSAN BABY Pasta Alta Protezione.

ALTRI COSMETICI PER I BAMBINI

- AVEENO Daily lotion - Crema idratante - Bagnetto corpo e capelli.
- AVÈNE PEDIATRIL - Latte delicato idratante - Acqua detergente.
- JOHNSON’S - Crema liquida - Baby bagnetto primi mesi - Baby bagnetto delicato - Crema idratante.
- HUMANA - Bagno schiuma ultradelicato.
- DERMOGELLA - Bagno.
- COOP Crescendo - Latte detergente.
- FISSAN - Crema per viso e corpo.
- BABYGELLA - Crema idratante protettiva.
- CHICCO Baby moments - Crema corpo fluida - Shampoo - Bagnoschiuma.
- DISNEY (Dialfa Pharmaceuticals) - Latte detergente - Sapone liquido.

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