Angelo Ortisi

Angelo Ortisi

Domenica, 15 Maggio 2016 17:13

VANTAGGI E SVANTAGGI DEI GELATI.

15-05-2016

VANTAGGI

- Rinfrescanti: offrono una piacevole sensazione alle papille gustative.

- Nutrienti: l'ingrediente principale è il latte, a differenza dei sorbetti (preparati a base di acqua), perciò apportano proteine, grassi e zuccheri in proporzioni abbastanza equilibrate.

- Graditi: in estate i bambini, che spesso non hanno appetito, hanno sempre voglia di gustarsi un gelato.

SVANTAGGI

- Contengono grassi saturi, che provengono da animali (latte o uova) o vegetali sottoposti a un processo industriale di idrogenizzazione.

- Non sono consigliabili per i cardiopatici, per il loro contenuto di grassi saturi e di colesterolo.

- Contengono additivi: il freddo riduce la percezione dei sapori, perchè causa una leggera anestesia delle papille gustative. Per bilanciare questo effetto si aggiunge una gran varietà di zuccheri e additivi.

- Possono provocare mal di testa: la stimolazione fredda del palato e della faringe può scatenare o aggravare il mal di testa.

- Sono suscettibili di contaminazione: nonostante la loro bassa temperatura, i gelati possono contenere batteri patogeni provenienti dal latte o introdotti durante la preparazione. In genere si tratta di salmonella, come nell'epidemia scoppiata nel 1994 negli Stati Uniti, che provocò 224.000 casi di gastroenterite in persone che avevano consumato gelato industriale contaminato.

Domenica, 15 Maggio 2016 17:11

5 PIANTE CHE FAVORISCONO LA CICATRIZZAZIONE.

15-05-2016

La cicatrizzazione è il processo attraverso il quale l’organismo ripara, in seguito a eventi traumatici, una ferita, necrosi e infiammazioni con fenomeni di colliquazione del tessuto. Questo processo, del tutto naturale, porta alla formazione di un tessuto organizzato e stabile, che costituisce la cicatrice. Oggi vedremo quali erbe possono favorire la cicatrizzazione. Prima di adoperare qualsiasi rimedio naturale, ricordate innanzitutto che dovrete aver pulito e disinfettato bene la parte interessata e che il rimedio non va applicato direttamente se la zona è arrossata o la ferita è ancora aperta. Attenzione anche all'esposizione al sole, perché alcune piante cicatrizzanti possono aumentare la sensibilità della pelle.

ALOE: Nostra vecchia conoscenza, l’aloe è la prima pianta che ci viene in mente se pensiamo a problemi della pelle e cicatrici. La polpa di questa pianta, infatti, aiuta la rigenerazione dei tessuti. Il suo gel possiede delle proprietà antinfiammatorie e contribuisce al processo di cicatrizzazione della pelle. Potete effettuare degli impacchi sulla pelle, o applicare il gel sulla parte, lasciandolo agire per circa mezz’ora.

IPERICO: Anche l’iperico è una pianta volta a stimolare la rigenerazione cellulare della pelle. Ha proprietà antinfiammatorie ed è ottimo per le piccole cicatrici. In questo caso, si utilizza l’oleolito, che va applicato sulla parte da trattare 2 volte al giorno, per stimolare appunto la rigenerazione della pelle.

BORRAGINE: Ottima anche per fare delle gustose ricette, la borragine aiuta la cicatrizzazione delle ferite e può essere utilizzata o sottoforma di olio, oppure sottoforma di infuso da adoperare per degli impacchi. Ha inoltre un’azione antinfiammatoria utile per lenire la parte interessata.

ERBA DELLA MADONNA: Conosciuto anche come Erba della Madonna, il sedum telephium stimola la produzione di collagene, è un antinfiammatorio e ha una blanda azione antibiotica. Può essere adoperato sottoforma di estratto secco o di gel.

CALENDULA: Creme a base di calendula sono utili in caso di ferite che faticano a rimarginarsi. La sua azione è soprattutto di antibiotico naturale, ma favorisce anche la rigenerazione cellulare, accelerando il processo di guarigione della parte. È possibile creare una pomata in casa, utile non soltanto per le ferite, ma anche per le vene varicose e le eruzioni cutanee.

13-05-2016

Il segreto della longevità? Potrebbe essere la quinoa! Il super-alimento che ha le caratteristiche di un cereale (ma non lo è) è stato ribattezzato, non a caso, “cibo della salute“. Lo sa bene Carmelo Flores, il boliviano scomparso a “soli” 124 anni che, a chi gli chiedeva quale fosse il mistero della sua longevità, rispondeva che l’alimentazione e una vita semplice erano sicuramente i fattori più influenti. La dieta del signor Flores, analfabeta e conoscitore solo dell’antica lingua locale Aymara, si basava proprio sulla quinoa, che lui stesso preparava in modo semplice. Le pietanze a base di quinoa erano preferite da Flores perfino alla pasta che, a sua detta, gli causava il mal di testa. Pare inoltre che il segreto dell’arzillo signore non fosse proprio la genetica, dato che anche la moglie, con le sue stesse abitudini, era scomparsa all’età di 107 anni.
Tutti elementi che ci fanno effettivamente supporre che l’alimentazione e lo stile di vita possano concretamente influenzare la longevità. Effettivamente, la quinoa ha tutte le caratteristiche per giovare alla nostra salute e diventare, in futuro, sempre più protagonista delle nostre tavole. Buona fonte di proteine, e per questo amata da vegani e vegetariani, contiene carboidrati e fibra alimentare, senza però fornire all’organismo dannosissimi grassi saturi. Parecchio energizzante, contiene inoltre minerali e vitamine in quantità e due amminoacidi essenziali (lisina e metionina) che garantiscono il buon funzionamento dell’organismo e del metabolismo dell’insulina.
Con le sue 350 calorie circa per 100 grammi, la quinoa è inoltre un alimento molto energizzante, indicato quindi per sportivi, bambini e donne in gravidanza. Ennesima prova, quest’ultima, che il cibo non deve necessariamente essere “light” per essere anche sano. D’altronde, medici e salutisti di tutto il mondo consigliano fortemente l’introduzione della quinoa nelle nostre diete, considerandolo addirittura un alimento potenzialmente perfetto. A suo favore, giocano anche un gusto neutro e piacevole, perfetto da abbinare alle tipiche ricette con cui di solito prepariamo couscous e risotti. Insomma, non esiste un motivo valido per non dare almeno una possibilità alla quinoa. Non ve ne pentirete: parola di Carmelo Flores!

Venerdì, 13 Maggio 2016 20:12

COSA OCCORRE SAPERE SUL CORTISONE.

13-05-2016

• Il cortisone inibisce la crescita del collagene (la sostanza che mantiene insieme l'organismo).

• Il cortisone diminuisce il flusso sanguigno verso i tendini feriti.

• Il cortisone provoca l'atrofia delle ghiandole surrenali.

• Il cortisone inibisce la produzione di proteine nell'organismo (se si assume cortisone è bene aumentare il consumo di proteine).

• Il cortisone indebolisce il sistema immunitario.

• Il cortisone aumenta la voglia di zuccheri.

• Il cortisone provoca ritenzione idrica.

• Il cortisone causa l'offuscamento della vista.

• Il cortisone provoca insonnia.

13-05-2016

A quanto pare lo yogurt può aiutare le donne a prevenire e combattere la pressione alta. Per ridurre il rischio di ipertensione del 20% bisognerebbe mangiarlo almeno 5 volte a settimana. A dimostrarlo è uno studio di Justin Buendia, della Boston University School of Medicine, presentato nel corso di una conferenza dell’American Heart Association, le Epidemiology/Lifestyle 2016 Scientific Sessions. Sono stati condotti in tutto due grandi studi, due su 240.000 donne tra i 22 e i 55 anni, l’altro su 55.000 uomini tra i 40 e i 75 anni. Dai 18 ai 30 anni di follow up, in cui i soggetti sono stati seguiti, si sono registrati circa 74.000 casi di pressione alta e la ricerca, escludendo altri fattori, ha rilevato che tra le donne chi mangiava cinque o più porzioni di yogurt a settimana rispetto a coloro che invece ne mangiavano una al mese, aveva un rischio ridotto del 20% di sviluppare ipertensione. Per gli uomini, invece, che consumavano abitualmente meno yogurt i dati non risultavano così netti e rilevanti. E il rischio si riduceva del 31% in chi aggiungeva al consumo abituale di yogurt anche frutta, verdura, noci, fagioli e cereali. “Nessun cibo è una bacchetta magica, ma l’aggiunta di yogurt in una dieta sana sembra aiutare a ridurre il rischio a lungo termine di pressione alta nelle donne”, ha spiegato Buendia.

 

http://newsroom.heart.org/news/yogurt-may-protect-women-from-developing-high-blood-pressure

13-05-2016

Il bicarbonato di sodio rappresenta una polvere bianca di colore bianco, molto fina con dei granuli. Si tratta di un sale con formula chimica NaCHO3 dalle proprietà veramente infinite. Gli utilizzi che si possono fare con il bicarbonato di sodio, il quale costa tra 1,5 e i 4 euro per un chilo, sono veramente molteplici. A quanti di voi, per ogni problema, la nonna ha consigliato di utilizzare il bicarbonato di sodio? Dal lavaggio degli alimenti, alla possibilità di sfruttarlo per la lievitazione degli alimenti stessi, passando per l’alleviare il dolore ai piedi delle persone che hanno camminato parecchio, oppure ancora per disinfettare una ferita, per lavare i vestiti delicati (come quelli dei bambini piccoli), oppure come antiacido per favorire la digestione se utilizzato in combinazione con il succo di limone. Ma questi sono solo alcuni degli utilizzi che si possono fare del bicarbonato di sodio. Sapevate, ad esempio, che il bicarbonato di sodio è un ottimo alleato per il trattamento della patologia emorroidale? Scopriamo come.
Il bicarbonato di sodio può essere fondamentale per il trattamento delle emorroidi e, soprattutto, si tratta di un rimedio che funziona veramente, visto che le proprietà igienizzanti e rinfrescanti del bicarbonato sono provate anche a livello della medicina tradizionale. Un ottimo rimedio per le emorroidi da utilizzare con il bicarbonato di sodio è rappresentato dai semicupi. Si può tenere in ammollo il sedere in acqua tiepida o calda con uno o due cucchiai di bicarbonato, facendo buona cura che sia completamente immerso anche l’ano, in modo da dare una sensazione di sollievo e benessere alla zona. Si può effettuare questo semicupio anche una o più volte al dì, a seconda della gravità delle emorroidi. Se le emorroidi causano solo una sensazione di prurito, questo tipo di trattamento è sufficiente per curare le emorroidi grazie alle proprietà lenitive del bicarbonato stesso.
Un altro metodo con cui curare le emorroidi attraverso il bicarbonato, si ha sfruttando le proprietà regolatrici dell’intestino offerte dallo stesso, di cui già vi avevo parlato sopra. Se le emorroidi sono causate dalla diarrea, infatti, bere un composto di acqua, limone e un pizzico di bicarbonato sfruttandone le proprietà astringenti, può essere un ottimo rimedio naturale. In questo caso, infatti, si cura la causa delle emorroidi, ovvero la diarrea, anche qualora abbia un’origine patologica dovuta ai batteri, e si impedisce che queste possano peggiorare. Il bicarbonato è consigliato anche per i lavaggi quotidiani. Quando si soffre di emorroidi, infatti, il rischio di infezioni risulta molto elevato. Per questo motivo è bene sfruttare le proprietà igienizzanti del bicarbonato in modo da avere una detersione molto accurata e impedire che si infetti la zona esposta, ovviamente, al proliferare di batteri. In caso di emorroidi interne ed esterne molto acute, inoltre, è consigliato una volta a settimana, fare dei lavaggi interni a base di acqua e bicarbonato in modo da dare sollievo anche alle emorroidi interne.

Giovedì, 12 Maggio 2016 19:54

MANIPOLAZIONE DELLE STATISTICHE.

12-05-2016

Una terapia qualunque è efficace al 5%, cioè che ha successo in 5 casi su 100. Più tardi si scopre un nuovo trattamento efficace al 10%, vale a dire in 10 casi su 100. Alcuni medici affermano che la nuova terapia raddoppia le possibilità di guarigione dei pazienti. In realtà, esiste soltanto una probabilità di successo del 5% in più contro il 95% di fallimenti.

 

12-05-2016

L'infertilità è un problema diffuso che spesso viene vissuto molto male dalle donne. Le cure sono costosissime (l'inseminazione artificiale e il parto costano parecchi soldi). Per fortuna, una volta individuate le cause dell'infertilità, si può fare molto per eliminarla. Andiamo per gradi. Il primo passo verso la cura dell'infertilità è smettere di preoccuparsi. Più facile a dirsi che a farsi, d'accordo, ma è un trucco che funziona in un numero sorprendente di donne. Uno studio su 54 donne che avevano avuto un periodo di infertilità di causa sconosciuta della durata media di 3,3 anni ha evidenziato, dopo una terapia comportamentale mirata al rilassamento, miglioramenti statisticamente significativi a livello di ansia, depressione e stanchezza. Nei sei mesi successivi il 34% delle partecipanti sono rimaste incinte. Il processo riproduttivo nella donna è il risultato di un complesso equilibrio tra molti fattori diversi e può subire alterazioni a causa di tossine di ogni tipo, compresi farmaci, droghe e sostanze inquinanti. In una ricerca condotta su un migliaio di donne fra i 20 e i 39 anni di età che avevano cercato invano di concepire un figlio per almeno 12 mesi sono state valutate le conseguenze sulla fertilità dell'uso di marijuana, LSD, amfetamine, cocaina e altre droghe. In confronto alle donne che non ne facevano uso, quelle che assumevano droghe, in particolare la cocaina, avevano un'incidenza superiore di anomalie riproduttive. Non bisogna evitare soltanto le sostanze stupefacenti illegali: anche nicotina, alcol e caffeina costituiscono un problema, probabilmente perchè usate con più frequenza. Come prevedibile, il fumo è associato all'infertilità, forse per via di qualche effetto tossico non ancora identificato della conitina (un metabolita della nicotina) sull'ovulo. La ricerca ha evidenziato che gli ovuli prelevati dalle donne fumatrici sono più difficili da fecondare (30% di probabilità di successo in meno) rispetto a quelli delle non fumatrici. Non dovrebbe sorprendere nemmeno il fatto che l'alcol influenzi negativamente la fertilità. Uno studio su quasi 5.000 donne fertili e infertili ha dimostrato che in quelle che bevevano in media una bevanda alcolica al giorno il rischio di infertilità era del 30% superiore e per quelle che assumevano due o più bevande alcoliche al giorno saliva al 60%. Il rischio di endometriosi, inoltre, aumentava del 50% nelle donne che bevevano uno o più drink al giorno. Questo non significa che le donne non debbano mai bere alcolici, ma è consigliabile cercare di limitarne il consumo. Anche la caffeina influisce sulla fertilità. Alcuni ricercatori hanno scoperto che il tè ha effetti minimi sulla fertilità, al contrario di caffè e bevande contenenti caffeina, che sono risultati fortemente correlati all'infertilità. Basta una bevanda contenente caffeina al giorno per ridurre del 50% la possibilità di concepire in un mese.
Anche le sostanze chimiche tossiche con cui le donne vengono frequentemente a contatto (per esempio dal parrucchiere o negli istituti di bellezza) costituiscono un problema. In una ricerca, per esempio, è stato studiato un gruppo di estetiste che durante il primo trimestre di gravidanza avevano lavorato a tempo pieno come estetiste oppure con altre mansioni. Allo studio hanno partecipato 96 donne che avevano avuto un aborto spontaneo e 547 che avevano partorito felicemente. Gli autori della ricerca hanno riscontrato un'associazione tra aborto spontaneo e numero di ore di lavoro al giorno a contatto con i cosmetici, numero di prestazioni con sostanze chimiche alla settimana, utilizzo di disinfettanti a base di formaldeide e il fatto di lavorare in istituiti di bellezza in cui venivano effettuate manicure. Molti dei prodotti usati nella cosmesi influiscono sulla fertilità e contengono per esempio solventi che sono stati associati all'aborto spontaneo; le tinture per capelli vengono assorbite attraverso la pelle e sono associate a effetti mutageni e cancerogeni e all'infertilità femminile; i fumiganti comunemente usati nella cosmesi, infine, contengono formaldeide, che è notoriamente tossica. Come in quasi tutti gli altri processi dell'organismo, gli oligoelementi (specialmente lo zinco, il rame e il selenio) sono fondamentali per la salute dell'apparato riproduttivo. La carenza di zinco provoca un calo della sintesi e della secrezione di ormone luteinizzante e ormone follicolo-stimolante, anomalie dello sviluppo delle ovaie, alterazioni del ciclo mestruale, aborti frequenti, gestazione prolungata, teratogenesi (anomalie fetali), nascita di feti morti, parti difficili, preeclampsia, tossiemia e peso insufficiente alla nascita. Il rame è necessario per gli enzimi che producono l'elastina e i tessuti connettivi di cui sono fatte le arterie e altri tessuti strutturali. La sua carenza è causa di aborti spontanei. Il selenio è importante per proteggere gli ovuli dai danni provocati dai radicali liberi. Quando è carente, si verificano infertilità, aborti e ritenzione della placenta. La carenza di selenio nella madre inoltre può provocare debolezza muscolare nel bambino. Il fabbisogno di selenio aumenta durante la gravidanza e l'allattamento, poichè il selenio viene trasferito al bambino. In caso di infertilità, raccomando anche l'utilizzo di una combinazione di tre erbe: serenoa repens, viburno e maca.

Giovedì, 12 Maggio 2016 19:51

IL POTERE ANTIDEPRESSIVO DELLO ZAFFERANO.

12-05-2016

Lo zafferano è una magnifica spezia ricavata da una piantina bulbosa appartenente alla famiglia delle Iridacee. Il suo utilizzo è antichissimo, legato anche alle preziosissime proprietà che lo caratterizzano. Questa coloratissima spezia, infatti, possiede delle virtù di rilievo: contiene acido oleico e linoleico, che aiuta il controllo della pressione, glucidi, sostanze immunostimolanti, vitamine, carotene e potenti antiossidanti. Lo zafferano, però, deve essere utilizzato con parsimonia e attenzione, senza esagerare, mettendone solo un pizzico sui cibi o miscelato a oli vettori per effettuare un massaggio disinfiammante e capace di combattere i dolori.

ALLEATO CONTRO LA SINDROME METABOLICA

Secondo una ricerca condotta in Medio Oriente, lo zafferano può essere un ottimo alleato nel ridurre in modo significativo i sintomi della sindrome metabolica. La sindrome metabolica è una condizione che merita particolare attenzione per via della sua gravità e diffusione. È più che altro un insieme di fattori che, uniti insieme, predispongono al verificarsi di malattie importanti come il diabete, i problemi cardiovascolari e la steatosi epatica. La ricerca ha dimostrato come lo zafferano raccolto dal fiore Crocus Sativus sia un’ottima soluzione per ridurre i sintomi di questa condizione.

CONTRO LA DEPRESSIONE

Non solo. Esistono almeno due studi che confermano il ruolo dello zafferano nel trattare la depressione. Secondo uno studio condotto nel 2013 dai ricercatori del Department of Sport and Exercise Sciences, della Jacksonville University, lo zafferano, sotto forma di supplemento, ha degli effetti positivi nel trattamento del disturbo depressivo negli adulti. L’esigenza di indirizzare gli studi scientifici verso dei trattamenti alternativi nella cura di questa malattia è dovuta soprattutto ai problemi di sicurezza e agli effetti collaterali di molti farmaci antidepressivi.
Così, per condurre il loro studio, i ricercatori hanno scelto un gruppo di volontari di età maggiore ai 18 anni, che presentavano sintomi di depressione. I volontari sono stati poi divisi in due sottogruppi: a uno è stato somministrato dello zafferano sotto forma di supplemento; il gruppo di controllo, invece, ha assunto un placebo. I risultati hanno mostrato una significativa riduzione dei sintomi di depressione nei soggetti che avevano assunto zafferano, rispetto al gruppo di controllo a cui era stato somministrato del placebo. La conclusione a cui sono giunti i ricercatori è che l’integrazione di zafferano può migliorare i sintomi della depressione negli adulti con disturbo depressivo maggiore. A confermare questa tesi c’è anche un altro studio del 2014, condotto dalla School of Psychology and Exercise Science della Murdoch University di Perth, in Australia. I ricercatori hanno effettuato una revisione sistematica di studi clinici, banche dati elettroniche, studi randomizzati e confronti con placebo e antidepressivi per confermare ed esaminare gli eventuali meccanismi di azione antidepressiva della spezia. Nella revisione sistematica, sono stati identificati sei studi. Nei confronti con il placebo, lo zafferano ha mostrato grandi effetti del trattamento antidepressivo; nel confronto con i farmaci antidepressivi, ha mostrato un’efficacia simile. Si pensa che questo suo potere sia dovuto alle sue proprietà serotoninergiche, antiossidanti, antinfiammatorie, neuroendocrine e agli effetti neuroprotettivi.

 

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/24501162

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/24299602

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25384672

12-05-2016

Secondo una ricerca brasiliana, condotta da studiosi della School of Medical Sciences dell’università di Campinas (Unicamp) insieme a un team della Pontifical Catholic University (Puc), ci sono posizioni sessuali che per gli uomini potrebbero risultare pericolose. Le conseguenze, a quanto dicono gli scienziati, potrebbero essere gravi, arrivando persino alla “frattura del pene“, ovvero “un raro trauma del pene che consiste nell'improvvisa e dolorosa rottura della tonaca albuginea dei corpi cavernosi, dovuta a un colpo violento verificatosi durante l’erezione“. Prima, tra tutte le posizioni incriminate, troviamo quella “dell’amazzone“, ovvero quando la partner si trova sopra al proprio compagno, che sarebbe la causa di circa il 50% delle fratture al pene. “Secondo il nostro studio - scrivono gli autori - in un rapporto sessuale, avere la donna sopra è la posizione potenzialmente più rischiosa in correlazione alla frattura del pene“. Altra posizione incriminata è la cosiddetta “Reverse“, definita nello studio “doggy style“, ovvero la variante rovesciata dell’amazzone, in cui la donna è sempre sopra all’uomo, ma girata di schiena. Questa posizione ha causato il 28,6% di incidenti, contro il 21,4% di quelli causati dalla classica “Posizione del missionario“, ovvero l’uomo sopra alla donna. I sintomi della frattura del pene sono per lo più dolore forte e gonfiore. Nella metà dei casi si può avvertire anche un preoccupante “crack”, proprio come durante una frattura, e si può poi formare l’ematoma, che guarisce nel giro di qualche settimana.

 

http://www.hindawi.com/journals/au/2014/768158/

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