Angelo Ortisi

Angelo Ortisi

Sabato, 27 Gennaio 2018 07:35

COME CURARE L’ONICOLISI IN MODO NATURALE.

28-01-2018

Vi è mai successo di soffrire di onicolisi? Così è chiamata la perdita totale o parziale dell’unghia, che si distacca dal letto ungueale. È un problema che non causa dolore, però potrebbe portare imbarazzo estetico. L’unghia infatti prima di staccarsi potrebbe cambiare colore, per poi cadere. Quali sono le cause che determinano la caduta dell’unghia? Quali rimedi per evitare che accada e cosa fare se l’onicolisi ha già colpito? Vediamolo insieme.

COSA PROVOCA L’ONICOLISI

È molto utile osservare la decolorazione dell’unghia per capire la natura del problema. Se diventa bianca infatti si tratta di un’infezione da micosi. Se diventa verde, invece, è un’infezione batterica. Se diventa nera, l’unghia è prossima alla caduta. Se i funghi o i batteri entrano nel letto dell’unghia attraverso una fessura nella cuticola, si sviluppano nell’unghia stessa. L’unghia infetta diventa sempre più spessa e fragile, fino a cadere. Inoltre, questo problema può verificarsi anche a causa di psoriasi, artrite, anemia, problemi circolatori, ipertiroidismo, carenza vitaminica, onicomicosi, piede d’atleta e traumi.

RIMEDI NATURALI

L’onicolisi è curabile in modo naturale. Gli esperti consigliano in primo luogo di adottare dei piccoli accorgimenti per non far degenerare ulteriormente la situazione, come:

- evitare traumi ulteriori;
- evitare il contatto con l‘umidità;
- evitare l’uso di sostanze irritanti;
- pulire la zona interessata e coprire con garze sterili (anche quando il distacco non è completo).

Un rimedio naturale molto efficace per trattare questo problema è utilizzare l’aceto bianco e acqua. L’aceto bianco infatti è un antibatterico naturale che permette di curare la micosi senza utilizzare medicinali o prodotti chimici. Mettete a bagno le unghie colpite dall’onicolisi in una miscela ottenuta mescolando una parte di aceto bianco e due parti di acqua. Tenetele in ammollo per circa 15 minuti e ripetete l’operazione una volta al giorno. Se l’aceto dovesse irritarvi la pelle, riducete i trattamenti a 3 volte alla settimana. Questo trattamento vi aiuterà a distruggere tutti i batteri o i funghi, però necessita di tempi un pò lunghi, anche fino a 6 settimane. Ma con pazienza e costanza vi libererete di questo fastidioso problema.

Venerdì, 26 Gennaio 2018 05:49

COME IL PARACETAMOLO DANNEGGIA IL FEGATO.

26-01-2018

I risultati della ricerca possono offrire preziose informazioni sui danni causati da un’eccessiva assunzione di paracetamolo, danni spesso difficili da trattare e che possono anche rivelarsi fatali. La scoperta potrebbe aprire la strada allo sviluppo di terapie per contrastare i danni causati dal farmaco, una delle principali cause di insufficienza epatica acuta nel mondo occidentale. Gli scienziati dell’Università di Edimburgo hanno studiato l’impatto del paracetamolo sulle cellule del fegato nel tessuto umano e topi e hanno dimostrato che in determinate condizioni, il paracetamolo può danneggiare il fegato causando danni ai collegamenti strutturali vitali tra le cellule adiacenti nell’organo. Quando queste connessioni della parete cellulare - note come giunzioni strette - sono interrotte, la struttura del tessuto epatico è danneggiata, le cellule non sono in grado di funzionare correttamente e possono morire. Questo tipo di danno cellulare si verifica in alcune condizioni del fegato, tra cui l’epatite, cirrosi e cancro, ma fino ad ora non era stato collegato alla tossicità del paracetamolo.
I ricercatori mirano ora a sviluppare un metodo affidabile per utilizzare le cellule di fegato umano come alternativa alla sperimentazione animale e in seguito, cercheranno di esaminare come diverse dosi di paracetamolo ed i tempi di assunzione del farmaco, influenzano la tossicità nel fegato al fine di identificare potenziali bersagli per nuovi farmaci. Lo studio, che ha coinvolto ricercatori delle Università di Edimburgo, Oslo e il The Scottish National Blood Transfusion Service, è stato pubblicato online nella rivista Scientific Reports.
Il Dr. Leonard Nelson dell’Edinburgh’s Hepatology Laboratory e dell’Institute for Bioengineering, ha dichiarato: “Il paracetamolo è il rimedio preferito in tutto il mondo, per contrastare il dolore. È a buon mercato ed è considerato sicuro ed efficace, tuttavia i danni al fegato da esso indotti rimangono un importante problema clinico e una sfida per lo sviluppo di farmaci più sicuri. I nostri risultati rafforzano la necessità di vigilare sull’uso del paracetamolo e potrebbero aiutare a scoprire come i danni derivanti dal suo impiego non corretto potrebbero essere evitati”.
Il co-autore dello studio, Pierre Bagnaninchi, dell’University’s MRC Centre for Regenerative Medicine, ha aggiunto: “Anche se i danni al fegato causati dalla tossicità del paracetamolo sono oggetto di intenso studio da 40 anni, i recenti sviluppi nella tecnologia dei biosensori stanno consentendo una visione più completa dei meccanismi biologici coinvolti”.

 

http://www.nature.com/articles/srep37541

26-01-2018

Il magnesio potrebbe essere la chiave per prevenire le fratture ossee, una delle cause più prevedibili di disabilità nella mezza età, secondo una nuova ricerca condotta da studiosi delle Università di Bristol e Finlandia orientale. Le fratture ossee sono una delle principali cause di disabilità e malattia soprattutto a causa dell’invecchiamento della popolazione e questo aumenta anche l’onere per il sistema sanitario. È ben noto che il calcio e la vitamina D giocano un ruolo importante nella salute delle ossa. Il magnesio è un nutriente essenziale ed è una componente importante del tessuto osseo. Anche se ci sono stati suggerimenti che il magnesio può avere un effetto benefico sulla salute delle ossa, nessuno studio è stato in grado di mostrare questo effetto.
I ricercatori delle Università di Bristol e Finlandia orientale hanno seguito 2.245 uomini di mezza età nel corso di un periodo di 20 anni. Essi hanno scoperto che gli uomini con più bassi livelli nel sangue di magnesio avevano un aumento del rischio di fratture, in particolare delle fratture dell’anca. Il rischio di frattura è stato ridotto del 44% negli uomini con elevati livelli ematici di magnesio. Nessuno dei 22 uomini partecipanti allo studio che avevano livelli molto elevati di magnesio (>2,3 mg/dl) aveva sperimentato una frattura durante il periodo di follow-up. Nello stesso studio, l’assunzione di magnesio nella dieta è stato trovato per essere collegato alla riduzione del rischio di fratture, un risultato che è stato costantemente dimostrato in diversi studi precedenti.
Il Dr. Setor Kunutsor, del Musculoskeletal Research Unit dell’Università di Bristol e autore principale della ricerca, ha dichiarato: “I risultati suggeriscono che evitare basse concentrazioni sieriche di magnesio può essere promettente per la prevenzione del rischio di fratture”. Anche se i livelli ematici di magnesio dipendono dall’assunzione di magnesio da cibo e acqua, questo potrebbe non essere il caso degli anziani, persone con alcuni disturbi intestinali e persone trattate con alcuni farmaci. Per queste persone, aumentare l’assunzione di cibi ricchi di magnesio non può necessariamente aumentare i livelli di magnesio nel sangue. Trattare le condizioni sottostanti con la supplementazione di magnesio può essere un altro modo per evitare la riduzione dei livelli ematici di magnesio.
Questi nuovi risultati possono avere implicazioni sulla salute pubblica poichè bassi livelli ematici di magnesio sono molto comuni nella popolazione soprattutto di mezza età, persone anziane che sono soggette a fratture. La maggior parte di questi individui con bassi livelli di magnesio non presentano sintomi e sono molto difficili da identificare. I risultati di questo studio potrebbero portare ad includere lo screening di magnesio nel sangue tra gli esami di routine, soprattutto per gli anziani.
Il Prof. Jari Laukkanen dell’Università della Finlandia orientale e autore principale della rìcerca, ha dichiarato: ”L’evidenza suggerisce che le crescenti concentrazioni sieriche di magnesio possono proteggere contro il rischio futuro di fratture, tuttavia sono necessari studi sulla supplementazione di magnesio per indagare ulteriormente su queste potenziali implicazioni terapeutiche“.

 

http://www.bristol.ac.uk/news/2017/april/bone-fractures.html

26-01-2018

Il ribes nero aiuta a migliorare le funzioni del nostro apparato cardiocircolatorio. È l’ultima scoperta su questo frutto dalle tante proprietà benefiche per la salute. L‘estratto di queste bacche sarebbe un eccellente rimedio naturale per migliorare le prestazioni fisiche degli sportivi. E li aiuta a mantenere il proprio apparato cardiocircolatorio in salute. Uno studio presentato alla conferenza annuale dell’American College of Sport Medicine, ha mostrato i risultati su alcuni atleti dell’assunzione di estratto di ribes nero neozelandese. Ai volontari è stato chiesto di prendere questa sostanza per una settimana. E tutti avrebbero mostrato un significativo aumento delle funzioni cardiovascolari a riposo.
Il professor Mark Willems, esperto di fisiologia dell’Università di Chichester, ha dato a 15 ciclisti differenti dosi giornaliere di estratto in polvere: 300 mg, 600 mg o 900 mg. Nel frattempo, Willems e il suo team misuravano diversi parametri fisici degli atleti, in particolare le funzioni cardiocircolatorie. I risultati hanno mostrato che, in base alla dose somministrata, venivano registrati benefici diversi. Nel dettaglio, miglioravano proporzionalmente il volume sistolico (la quantità di sangue pompata da un ventricolo a ogni sistole) e la gittata cardiaca (il volume di sangue che i ventricoli espellono in un minuto attraverso l’arteria polmonare e l’aorta). Non sono stati registrati cambiamenti nella pressione arteriosa e nella frequenza cardiaca. “Il ribes nero che cresce in Nuova Zelanda è particolarmente ricco di antociani che, quando assunti, possono dilatare i vasi sanguigni e migliorare il flusso del sangue”, ha spiegato il professor Willems. “Per la prima volta, abbiamo mostrato gli effetti benefici per gli atleti impegnati in sport di resistenza”. Altre ricerche di Willems e del suo team hanno mostrato gli effetti dell’estratto di ribes nero sulle performance degli atleti e sulla riduzione dei grassi durante l’esercizio.
Come abbiamo visto in altre occasioni, le proprietà del ribes nero sono tantissime. È efficace come diuretico e depurativo. Ha proprietà vasoprotettrici, antinfiammatorie, toniche e ipoglicemizzanti. Ha un’azione positiva contro cellulite, ritenzione idrica, gotta, reumatismi, diarree e artrosi. Considerato come il più potente antistaminico presente in natura, è ricchissimo di triterpeni, polifenoli, flavonoidi, vitamina A e C, ferro e altri minerali (rame, manganese, potassio e magnesio). Possono esserci delle controindicazioni. Chi è soggetto a ipertensione arteriosa, assume farmaci anticoagulanti o psicofarmaci, deve prestare attenzione. Occhio anche all’assunzione per le donne incinte e i neonati sotto i 3 anni.

 

http://www.chi.ac.uk/news/university-lecturer-present-effects-blackcurrants-athletes-international-conference

http://www.athleticsweekly.com/performance/blackcurrant-boosts-cardiovascular-function-50770#R209DGUxapvvwTir.99

http://www.mirror.co.uk/news/technology-science/science/simple-ingredient-could-help-you-7118721

26-01-2018

Una nuova revisione delle attuali conoscenze scientifiche sulle bevande energetiche trova che i benefici pubblicizzati a breve termine possono essere superati da gravi rischi per la salute, tra cui problemi di salute mentale, aumento della pressione sanguigna, obesità e danni ai reni. Lo studio, pubblicato su Frontiers in Public Health, evidenzia anche la tendenza preoccupante di miscelare bevande energetiche con l’alcol. Gli autori raccomandano vendite limitate a bambini e adolescenti e stabiliscono limiti di caffeina basati sull’evidenza. Poiché il consumo di bevande energetiche continua a crescere in tutto il mondo, è necessario esaminare a fondo i benefici pubblicizzati, i contenuti nutrizionali e gli eventuali effetti negativi sulla salute pubblica.
“Riassumiamo le conseguenze del consumo di bevande energetiche, che includono problemi cardiaci, renali e dentali, così come comportamenti di ricerca del rischio e cattiva salute mentale“, dice il Dr. Josiemer Mattei, Assistente Professore di nutrizione presso la Harvard TH Chan School di Public Health, Boston, USA, che ha pubblicato questo studio insieme a un team di ricercatori. “Le prove suggeriscono che le bevande energetiche sono dannose per la salute e dovrebbero essere controllate attraverso una regolamentazione più rigorosa, limitando le vendite a bambini e adolescenti e stabilendo un limite massimo basato sulle prove, della quantità di caffeina che possono contenere”.
La maggior parte delle bevande energetiche contengono ingredienti simili: acqua, zucchero, caffeina, alcune vitamine, minerali e stimolanti non nutritivi come il guaranà, la taurina e il ginseng. Alcune possono contenere fino a 100 mg di caffeina per 30 g di fluido, otto volte più del contenuto di un normale caffè che è di 12 mg. Per gli adulti è consigliata una moderata assunzione giornaliera di caffeina fino a 400 mg, ma esistono scarse ricerche su livelli tollerabili per adolescenti e bambini. “L’industria delle bevande energetiche è cresciuta notevolmente negli ultimi 20 anni, culminando in un’industria da quasi 10 miliardi di dollari l’anno negli Stati Uniti e le bevande energetiche vengono spesso commercializzate come bevande salutari che le persone possono assumere per migliorare la propria energia, resistenza, prestazioni atletiche e concentrazione. Tuttavia, la nostra revisione mostra che il consumo di bevande energetiche ha importanti conseguenze sulla salute, e poco si sa su molti dei loro stimolanti non nutritivi come il guaranà e la taurina “, afferma il Dr. Mattei.
I rischi per la salute associati alle bevande energetiche sono principalmente attribuiti al loro alto livello di zucchero e caffeina. Essi vanno da comportamenti di ricerca del rischio, come abuso di sostanze e aggressività, problemi di salute mentale sotto forma di ansia e stress, aumento della pressione sanguigna, obesità, danni ai reni, affaticamento, dolori di stomaco e irritazione. La recensione evidenzia anche un’altra tendenza preoccupante che è la miscelazione di bevande energetiche con l’alcol. Gli individui che fanno questo, consumano più alcol che se bevessero alcolici da soli. Si pensa che le bevande energetiche possano mascherare i segni dell’ubriachezza alcolica, consentendo all’individuo di consumarne di più, aumentando la probabilità di disidratazione e intossicazione da alcol.
Il Dott. Mattei ed i suoi colleghi sperano che evidenziando le attuali conoscenze sulle conseguenze per la salute delle bevande energetiche, si possano mettere in atto politiche e interventi per ridurre i loro effetti negativi sulla salute pubblica. Inoltre, la recensione può essere utilizzata per indirizzare la ricerca per colmare le lacune nelle nostre conoscenze. “La nostra revisione è limitata perché ci sono pochi studi in questo settore e si concentrano principalmente su giovani adulti sani, valutati ad un certo punto nel tempo. La ricerca futura dovrebbe esplorare gli effetti dei costituenti di bevande energetiche di cui sappiamo meno, come la taurina e prendere in considerazione valutazioni a lungo termine in una fascia più ampia della popolazione per esaminare gli effetti del consumo di bevande energetiche nel tempo“, spiega il ricercatore. “Tuttavia, concludiamo che ci sono attualmente prove sufficienti per suggerire che le conseguenze negative sulla salute delle bevande energetiche sono superiori ai potenziali benefici a breve termine”.

 

https://www.frontiersin.org/articles/10.3389/fpubh.2017.00225/full

Giovedì, 25 Gennaio 2018 09:02

GLI ALIMENTI CHE RITARDANO L’INVECCHIAMENTO.

25-01-2018

“Siamo davvero molto di più di ciò che mangiamo, ma ciò che mangiamo può comunque aiutarci ad essere molto di più di quello che siamo”, dice Adelle Davis, autore americano e nutrizionista. ”Quindi, se stai cercando di essere più bella dentro e fuori, elimina dalla tua dieta gli alimenti trasformati, zuccheri raffinati e dolcificanti artificiali che ti fanno invecchiare prima dei tuoi anni e mangia cibi che aiutano il corpo a disintossicarsi e ti aiutano ad essere più bella”. Di seguito, un elenco di questi alimenti preziosi:

YOGURT

I probiotici presenti nello yogurt migliorano il sistema immunitario, riducono le infezioni intestinali e migliorano l’integrità intestinale. Si tratta di una fonte eccellente di proteine, calcio, potassio, fosforo, riboflavina, iodio, zinco, vitamina B5 (acido pantotenico) e vitamina B12, che contribuiscono a migliorare il sistema immunitario e mantengono la pelle giovane e luminosa. Lo yogurt ha inoltre, un basso contenuto di calorie.

ALGHE

Alghe come la spirulina sono uno scrigno di sostanze chimiche naturali benefiche per la pelle e capelli. Lo iodio di cui le alghe sono ricche, regola il metabolismo del corpo ed è essenziale per il corretto funzionamento della tiroide che a sua volta impedisce la perdita dei capelli. Gli antiossidanti presenti nelle alghe sono noti per disintossicare il corpo e rinnovare le cellule danneggiate della pelle rendendo così la pelle luminosa e sana. E non è tutto. Le alghe sono anti-cellulite naturale e antinvecchiamento e migliorano la morbidezza e l’elasticità della pelle. Sono in grado di disintossicare, purificare e tonificare la pelle e naturalmente idratare dall’interno.

FAGIOLI, PISELLI E LENTICCHIE

Questi alimenti ad alto contenuto proteico aiutano a mantenere l’equilibrio elettrolitico che è molto importante per migliorare la vostra bellezza. Le occhiaie e le borse sotto gli occhi, che si formano quando il corpo inizia a trattenere troppi liquidi, vi fanno sembrare stanchi e più vecchi, ma possono anche essere un segno che i reni non funzionano in modo ottimale.

CAVOLO

La pelle ha bisogno di biotina (vitamina B) per formare nuove cellule e questa vitamina si trova abbondantemente nel cavolo. Questo ortaggio è anche ricco di vitamina C ed E, antiossidanti che combattono i radicali liberi che invecchiano la pelle. Il cavolo e in modo particolare il cavolo rosso, impedisce la formazione delle rughe dette a zampe di gallina. La vitamina A (beta-carotene) presente in questo alimento aiuta anche a ritardare l’ invecchiamento.

CIBI RICCHI DI POTASSIO

I cibi ricchi di potassio come frutti di mare, banana e broccoli, sono cibi ottimi per la disintossicazione del corpo. Mangiare cibi ad alto contenuto di potassio, migliora il funzionamento e il drenaggio del sistema linfatico, il sistema nel nostro corpo che distribuisce fluidi e sostanze nutritive, aiuta a drenare i liquidi in eccesso e proteine ed eliminare le tossine. Se non si è molto appassionati di frutti di mare, mangiare una banana o bere succo di mela o succo d’arancia. Una banana ha circa 450 mg di potassio e copre circa il 15 per cento del fabbisogno di potassio al giorno.

AGLIO E CIPOLLA

I metalli pesanti quali mercurio, alluminio e piombo nel nostro corpo, compromettono la funzione delle membrane cellulari con conseguente perdita di potassio. Il risultato è scarsa funzione linfatica, cellulite e infiammazione. Mangiare cibi contenenti zolfo, come broccoli, cavoli, ravanelli, aglio, cipolle e uova, migliora i percorsi di disintossicazione del fegato, aiutandolo ad eliminare i metalli pesanti. Coriandolo e prezzemolo sono anche buoni alimenti per la rimozione di metalli pesanti dal nostro corpo. Robert Atkins, fondatore della dieta Atkins, suggerisce di assumere 400 mg di coriandolo al giorno per rimuovere i metalli pesanti dal corpo in sole due settimane.

BROCCOLI

I broccoli sono un buon rimedio per la cellulite. Contengono acido alfa-lipoico che può aiutare a prevenire l’indurimento del collagene responsabile delle rughe. Questo alimento è anche una fonte concentrata di vitamina C, un’ottima fonte di fibra alimentare e una delle migliori fonti di calcio (anche se solo circa il 60 per cento del calcio nei broccoli è assorbito dal corpo).

UOVA

È una fonte di proteine di alto livello in grado di fare miracoli per la pelle e capelli. I tuorli d’uovo sono una buona fonte di luteina, un carotenoide che può prevenire le lentiggini nei bambini e le scottature. Secondo i ricercatori dell’Istituto di Biochimica e Biologia Molecolare, Heinrich-Heine-Universitat Dusseldorf, in Germania, la protezione nutrizionale contro i danni alla pelle dai raggi solari è fornita dai carotenoidi (luteina in caso di uova), tocoferoli, ascorbato, flavonoidi e acidi grassi omega-3. Gli studi hanno dimostrato che l’assunzione di luteina nella dieta può aiutare a prevenire la formazione di rughe grazie alla capacità della luteina di evitare la rottura della matrice extracellulare. Verdure a foglia verde, broccoli e piselli sono anche buone fonti di luteina.

NOCI

Se siete affetti da perdita di capelli e diradamento, le noci possono aiutarvi a prevenire l’ulteriore perdita di capelli e favorire la ricrescita. Il Dr. Weil, uno dei leader di fama mondiale e pioniere nel campo della medicina integrativa, suggerisce l’aggiunta di alimenti ricchi di acidi grassi omega-3 alla dieta come rimedio per combattere la perdita dei capelli. Le noci sono una ricca fonte di acidi grassi omega-3. Una porzione di 30 g di noci fornisce 18 g di grasso totale di cui 13 g sono PUFA (acidi grassi polinsaturi) e 2,5 g sono ALA (acido alfa-linolenico), nonché altri nutrienti che promuovono la salute e componenti bioattivi. Mangiare salmone, sardine, aringhe o sgombri due o tre volte a settimana. “Oppure, cospargere due cucchiai di semi di lino sulle vostre insalate”, suggerisce il Dr. Weil.

Tutti questi alimenti anti-età sono utili per la salute dei capelli e della pelle, ma contribuiscono anche a ridurre il rischio di malattie cardiache e alcuni tipi di cancro.

25-01-2018

Se avete l’abitudine di stare ogni giorno tanto tempo seduti o sdraiati sul divano a guardare la TV dovreste smettere subito. Questo modo di fare, infatti, mette seriamente a rischio di sviluppare coaguli di sangue potenzialmente fatali. Secondo una ricerca condotta presso il Larner College of Medicine all'Università del Vermont a Burlington e presentata alle sessioni scientifiche dell'American Heart Association (California), guardare troppo tempo la TV aumenta il rischio di coaguli di sangue che diventa quasi doppio (precisamente maggiore di 1,7 volte) rispetto alle persone che non hanno questa abitudine. Per arrivare ad affermare ciò i ricercatori hanno chiesto ad oltre 15mila partecipanti dai 45 ai 64 anni circa quanto spesso guardavano la tv e messo a confronto le loro risposte con i fattori di rischio per i coaguli di sangue. Si è visto così che coloro che trascorrevano tante ore al giorno davanti alla televisione avevano rischi decisamente maggiori di chi invece aveva dichiarato di guardare la tv "mai o raramente".
Naturalmente il problema non è tanto la televisione in sé quanto il fatto che si trascorre molto tempo seduti in completa sedentarietà e questo può scatenare una condizione nota come tromboembolia venosa, che di solito colpisce le gambe o le braccia ma che è particolarmente pericolosa in quanto può far arrivare coaguli nei polmoni e generare un’embolia polmonare che può portare alla morte. È importante dunque mantenersi fisicamente attivi ogni giorno dato che, come hanno sottolineato i ricercatori statunitensi, l’esercizio fisico riduce il rischio solo a patto che sia fatto con regolarità. Oltre ad evitare di trascorrere troppo tempo a guardare la TV, il rischio di coaguli di sangue può essere ridotto anche mantenendo il proprio peso forma.
Se proprio non potete rinunciare alla TV, suggeriscono gli esperti, almeno mettete una cyclette o un tapis roulant davanti e pedalate, camminate o correte mentre guardate i vostri programmi preferiti. Oppure si può ritardare la visione di 30 minuti mentre si fa una passeggiata, registrando il film o il programma che si vuole vedere e guardandolo successivamente risparmiandosi quanto meno gli annunci pubblicitari.
Non è la prima volta che uno studio associa il guardare troppa TV ad un rischio maggiore di embolia polmonare. Una ricerca giapponese di qualche anno fa ha analizzato la relazione tra il prolungato uso della TV e il rischio di mortalità per embolia polmonare. In quell’occasione si è visto che trascorrere 5 ore al giorno o più davanti al televisore raddoppia il rischio di trovarsi alle prese con un’embolia polmonare fatale rispetto ad una permanenza di fronte allo schermo di meno di 2 ore e mezzo al giorno (comunque troppo). Rimane sempre valido il consiglio di tenere spenta il più possibile la TV per dedicarci ad attività più salutari e anche per dare il buon esempio ai nostri figli!

 

https://newsroom.heart.org/news/risks-for-blood-clot-in-a-vein-may-rise-with-increased-tv-viewing

24-01-2018

Non vi è attualmente alcuna cura per il glaucoma. Ora, un nuovo studio ha dimostrato che la vitamina B3 previene con successo questa condizione. I risultati sono stati pubblicati dalla rivista Science. La ricerca - guidata dal Prof. Simon WM John, ricercatore e medico presso il Jackson Laboratory/ Howard Hughes Medical Institute, ha indagato l’effetto della vitamina B3 sui topi che erano stati geneticamente modificati per essere inclini a sviluppare la condizione. “Il glaucoma è una malattia oculare dovuta generalmente ad un aumento della pressione all’interno dell’occhio. Secondo l’OMS ne sono affette 55 milioni di persone nel mondo ed è la seconda causa di cecità irreversibile; in Italia si stima che colpisca circa un milione di persone, ma la metà di esse non ne sarebbero a conoscenza. La disabilità visiva provocata dal glaucoma (compresa l’ipovisione) si può prevenire purché la malattia sia diagnosticata e curata tempestivamente”.
Il glaucoma colpisce il nervo ottico. Nel cosiddetto glaucoma ad angolo aperto, un accumulo di liquido all’interno dell’occhio aumenta la pressione intraoculare in un punto dove danneggia il nervo ottico, eventualmente causando la perdita delle cellule gangliari retiniche. Si tratta di cellule neuronali che collegano l’occhio al cervello, attraverso il nervo ottico. L’età avanzata è un fattore di rischio per il glaucoma poichè con l’aumentare dell’età, il nervo ottico e le cellule neuronali, diventano più vulnerabili agli effetti nocivi della pressione intraoculare.
Il Prof. John e colleghi hanno effettuato una serie di prove genetiche, metaboliche e neurobiologiche su un gruppo di topi che sono stati geneticamente predisposti al glaucoma, così come su un gruppo di controllo sano. I ricercatori hanno scoperto che la molecola nicotinamide adenina dinucleotide (NAD) diminuisce con l’età. Il NAD è un coenzima ossido-riduttivo che svolge un ruolo chiave nell’ossidazione di una cellula. Un corpo sano produce NAD con l’aiuto della vitamina B3. Una volta ingerita, la vitamina B3 si trasforma in NAD.
I ricercatori hanno aggiunto la vitamina B3 all’acqua potabile dei topi predisposti allo sviluppo del glaucoma. La somministrazione della vitamina B3 ha annullato la maggior parte dei cambiamenti molecolari di solito associati all’età ed ha protetto i topi dall’insorgenza del glaucoma. Secondo gli autori, questo suggerisce che il trattamento con la vitamina B3 - nota anche come niacina o nicotinammide - migliora il metabolismo delle cellule gangliari retiniche, mantenendole sane e il fatto che esse sono più sane e più robuste per un periodo di tempo più lungo, le rende più resistenti al danno indotto dalla pressione. Il Prof. John ed il suo team stanno attualmente lavorando in altri studi clinici per testare l’efficacia del trattamento con la vitamina B3, in altre malattie neurodegenerative.

 

http://www.medicalnewstoday.com/articles/315881.php

24-01-2018

Normalmente, quando si mangia cibo che contiene molto sale, aumenta la sete e si beve molta acqua. Un nuovo studio dimostra che è così solo nel breve termine, ma non entro le 24 ore: in realtà si avrà meno sete perché il corpo inizia a risparmiare e produrre più acqua. Questa scoperta degli scienziati della Vanderbilt University in Germania ha mandato all’aria più di 100 anni di saggezza convenzionale scientifica e può fornire nuove intuizioni sulle epidemie occidentali di obesità, diabete e malattie cardiache. I risultati dello studio, pubblicati dal Journal of Clinical Investigation, gettano nuova luce sulla risposta del corpo all’alta assunzione di sale e potrebbero fornire un approccio completamente nuovo a queste tre principali malattie.
I ricercatori hanno dimostrato che il principio biologico di escrezione del sale dal corpo è in realtà la ritenzione di acqua e la produzione di più acqua. Tra il 2009 e il 2011, Titze, Prof. di Medicina e di Fisiologia Molecolare e Biofisica ed i suoi colleghi, hanno condotto studi sul bilancio di sodio a lungo termine sui cosmonauti russi che partecipavano ad un programma di simulazione di volo spaziale in una struttura di ricerca a Mosca. Inaspettatamente, quando il sale nella dieta è stato aumentato da sei a 12 grammi al giorno, gli uomini bevevano meno acqua, non di più. Questo ha suggerito che avevano conservato o prodotto più acqua.
In un successivo studio sui topi, i ricercatori hanno dimostrato che alte quantità di sale nella dieta inducono uno stato catabolico guidato dai glucocorticoidi che rompono le proteine muscolari che vengono convertite in urea dal fegato. L’urea è il prodotto finale del metabolismo proteico; si forma a livello epatico a partire dall’ammoniaca, viene riversata nel sangue e prontamente filtrata dai reni ed eliminata con le urine.
L’ urea permette ai reni di riassorbire l’acqua e impedisce la sua perdita mentre il sale viene escreto.
L’atrofia muscolare è un prezzo alto da pagare per evitare la disidratazione. L’alternativa è mangiare di più. Questo potrebbe essere il motivo per cui i partecipanti allo studio riferivano di essere affamati. La ritenzione di acqua nel corpo, in risposta ad una dieta ricca di sale, può avere conseguenze patologiche. Aumento dei livelli di glucocorticoidi sono un fattore di rischio indipendente per il diabete, l’obesità, l’osteoporosi e malattie cardiovascolari. “Abbiamo sempre incentrato la ricerca sul ruolo del sale nell’ipertensione arteriosa. I nostri risultati suggeriscono che c’è molto di più da sapere. Un elevato apporto di sale può predisporre alla sindrome metabolica”, ha concluso Titze.

 

https://www.jci.org/articles/view/88532

24-01-2018

Il diabete è una grave condizione cronica, sempre più diffusa, anche a causa delle cattive abitudini alimentari che assumiamo da bambini. Infatti, questa malattia sta diventando un problema in tutto il mondo. La buona notizia è che possiamo prevenire il diabete correggendo la nostra alimentazione. Il diabete si manifesta in genere dopo i 30-40 anni e, spesso, viene diagnosticato in maniera tardiva. Nonostante la causa sia tuttora ignota, esistono alcuni fattori di rischio correlati alla sua insorgenza. Uno stile di vita troppo sedentario, per esempio. Essere in sovrappeso e la scelta di alimenti poco sani, sono altri possibili cause scatenanti. D’altro lato, però, esistono alcuni cibi che possono aiutarci a controllare o prevenire questa patologia. Oggi, in particolare, mi soffermerò su alcuni tipi di frutta che meglio possono aiutarci nella nostra battaglia quotidiana al diabete.

1. PREVENIRE IL DIABETE CON LE MELE

Le mele sono un ottimo alimento per le persone che soffrono di diabete. Contengono importanti fibre alimentari, ma anche altre sostanze utili come la pectina e la quercetina che aiutano a ridurre il fabbisogno di insulina. Esistono diversi studi che dimostrano come la quercetina contribuisca a ridurre i livelli di glucosio nel sangue e di insulina nel plasma.

2. PREVENIRE IL DIABETE: L’AIUTO DALLE PRUGNE

Una ricerca, pubblicata sul British Medical Journal, ha evidenziato come aumentare il consumo di prugne secche possa aiutare a ridurre del 18% il rischio di sviluppare il diabete di tipo 2. Può suonare strano, ma lo studio conferma la necessità di sostituire il consumo di succo di frutta con la frutta intera. Durante i test, i ricercatori hanno scoperto che sostituendo tre porzioni alla settimana di succo di frutta con alcuni tipi di frutti interi si riduce il rischio di diabete di tipo 2 del 7%. Le prugne secche hanno ottenuto il punteggio più alto in merito a efficacia. Inoltre, le prugne sono ricche di antociani e tannini, entrambi benefici nel trattamento del diabete.

3. POMPELMO E DIABETE

Il pompelmo è uno dei frutti più raccomandati per le persone che soffrono di diabete. Ha infatti un basso indice glicemico e un alto contenuto di fibre alimentari. Non solo. Contiene anche naringenina, un composto che può contribuire a ridurre la resistenza all’insulina del corpo e a mantenere il peso forma. Secondo uno studio della Hebrew University di Gerusalemme, la sostanza sarebbe in grado di svolgere lo stesso lavoro di farmaci sintetici in genere utilizzati contro il diabete di tipo 2. Oltre ad aumentare la sensibilità del corpo all’insulina, permette al fegato di bruciare i grassi anziché immagazzinarli. Gli effetti, secondo gli scienziati, sarebbero paragonabili a quelli del Fenofibrato e del Rosiglitazone.

4. PREVENIRE IL DIABETE CON L’AVOCADO

Abbiamo già visto come l’avocado possa contribuire a tenere a bada il senso di fame, stabilizzando i livelli di zucchero nel sangue. Sappiamo poi che ha un alto contenuto di fibre alimentari e grassi monoinsaturi. Può inoltre contribuire a ridurre i rischi di malattie cardiache. Una cosa molto importante per le persone diabetiche, dal momento che dovrebbero tenere sotto controllo il loro peso, assumendo una dieta ricca di grassi “buoni”. In particolare, sembra che consumare metà avocado ogni giorno aiuti ad aumentare i livelli di colesterolo buono, riducendo del 50% le probabilità di sviluppare i fattori di rischio cardiovascolare e diabete tipici legati alla sindrome metabolica.

5. LE ARANCE PER PREVENIRE IL DIABETE

Anche le arance sono un ottimo alimento per perdere peso e controllare i livelli di zucchero nel sangue. In particolare, questo sembra dovuto al loro contenuto di naringenina, sostanza di cui abbiamo parlato poco fa. Valido aiuto nella gestione dell’obesità, nella sindrome metabolica, nel diabete di tipo 2 e nelle malattie cardiovascolari. Uno studio condotto da un gruppo di ricercatori del Robarts Research Institute dell’University of Western Ontario (Canada) suggerisce che il succo di arancia, limone o pompelmo impediscono lo sviluppo dell’insulino-resistenza, normalizzando il metabolismo del glucosio ed eliminando il rischio di incorrere nel diabete di tipo 2.

6. PREVENIRE IL DIABETE: L’IMPORTANZA DELL’UVA

Sembra pazzesco che nella nostra lista inseriamo un frutto come l’uva! Eppure esiste una ricerca, pubblicata sul British Medical Journal, che suggerisce che mangiare 2 porzioni alla settimana di mirtilli, uva e mele riduce del 23% il rischio di diabete rispetto a chi ne mangia meno di una porzione al mese. I risultati sono stati ottenuti analizzando i dati relativi a più di 180 mila individui tra il 1984 e il 2008, in tre studi a lungo termine. I dati sono serviti per valutare l’effetto complessivo del consumo di frutta, sia quello di alcuni frutti specifici: uva e frutta secca, pesche, prugne secche e susine, albicocche, banane, melone, mele, pere, arance, pompelmi, fragole e mirtilli. Uva, mele e mirtilli sono i frutti che hanno fatto registrare i migliori punteggi.

7. CONSUMARE I MIRTILLI PER PREVENIRE IL DIABETE

I mirtilli contrastano l’aumento di peso dovuto a una dieta ricca di grassi e carboidrati e contribuiscono a mantenere bassi i valori di glicemia e colesterolo. Sono inoltre ricchi di antiossidanti importanti per la nostra salute.

Oltre a questi frutti, importante è anche l’azione delle spezie. La curcuma e la cannella possono in particolare aiutare per contrastare e prevenire il diabete.

 

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/19496084

http://www.bmj.com/content/347/bmj.f5001

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