Angelo Ortisi
IL TE’ PUO’ ABBASSARE IL COLESTEROLO, LA PRESSIONE SANGUIGNA E I TRIGLICERIDI.
01-07-2015
Bere tre o più tazze di tè al giorno è un’abitudine positiva come bere acqua abbondantemente, e forse ancora meglio. La ricerca dissipa la credenza comune che il tè disidrata. Il tè reidrata non solo come fa l’acqua, ma può anche proteggere dalle malattie cardiache e da alcuni tumori.
Rodale dichiara che: “come negli studi precedenti, è stato stabilito un collegamento importante fra la bevanda e qualità protettive cardiache, molto probabilmente come risultato della benefica attività dei flavonoidi presenti nel tè. La ricerca suggerisce che bere da una a otto tazzine (tazzine, non tazze gigantesche) al giorno è associato ad un rischio ridotto per malattie croniche”.
http://news.bbc.co.uk/2/hi/5281046.stm
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/16855537
http://www.rodalenews.com/health-benefits-tea
https://www.organicfacts.net/health-benefits/green-tea.html
5 RIMEDI NATURALI PER COMBATTERE IL GIRADITO.
01-07-2015
Il giradito, o anche patereccio, è un’infezione che colpisce soprattutto le dita della mano. Quasi sempre di origine batterica, è una condizione molto dolorosa che chi soffre di onicofagia (il desiderio di mangiarsi le unghie o le pellicine delle dita) conosce molto bene. Si presenta con gonfiore, dolore nella parte, rossore e formazione di pus. Può essere causata anche dalla presenza di schegge o corpi estranei nelle dita e dall’utilizzo di strumenti per manicure non precedentemente sterilizzati. Esistono dei rimedi naturali che possono aiutarvi a combattere l’infezione e prevenire la formazione di pus. Non sottovalutate questa problematica e, se vedete che l’infezione si estende, consultate subito il parere di un esperto.
ACQUA E SALE
I rimedi naturali funzionano soprattutto quando l’infezione è nella fase iniziale. In questo caso, potete creare una soluzione di acqua tiepida e sale, dove immergere la parte dolorante per circa 10 minuti, più volte al giorno. Il sale, che funge da antisettico e antinfiammatorio, dovrebbe aiutarvi a lenire il gonfiore e l’arrossamento; il calore, invece, favorisce la fuoriuscita di pus.
OLIO ESSENZIALE DI TEA TREE
Grazie alle sue proprietà antibatteriche e antimicotiche, l’olio essenziale di tea tree può aiutarvi a trattare il giradito. Diluite qualche goccia in un olio vettore, come quello di mandorle dolci o d’oliva; passate la soluzione sulla parte e avvolgete con una garza. Applicate la vostra medicazione un paio di volte al giorno, ricordando anche di lasciare la parte libera di respirare.
MALVA
La malva, una delle piante spontanee più comuni, è un rimedio naturale utile nel trattamento di diverse problematiche. Ha delle proprietà lenitive che possono aiutarci ad alleviare i fastidi dell’infezione, creando una barriera naturale al proliferare dei batteri. Create un infuso, lasciare intiepidire e immergetevi le dita per circa 15 minuti. Avrete sollievo immediato da gonfiore e dolore.
ARNICA
Conosciuta soprattutto come antidolorifico e nel trattamento delle affezioni respiratorie, l‘arnica è utile per le sue proprietà antinfiammatorie. La trovate sotto forma di pomate, che potete adoperare sulla parte interessata da giradito, sia per lenire il dolore, che per combattere i batteri.
CALENDULA
Dalle spiccate proprietà antisettiche, la calendula può essere utilizzata sotto forma di infuso, immergendovi dentro le dita come abbiamo visto nei rimedi precedenti. In alternativa, potete utilizzarla anche sotto forma di pomata. Adoperarla vi aiuterà ad alleviare il dolore e il gonfiore e a scongiurare l’infezione.
Ovviamente, oltre a questi rimedi naturali, il primo e il più importante accorgimento che potrete utilizzare è quello di evitare di “mangiarvi” unghie e pellicine, che oltre a essere la principale causa di infezioni, potrebbe facilitare la proliferazione dei batteri.
L’ACRILAMIDE E’ CANCEROGENO: FINALMENTE IL PARERE DELL’EFSA.
30-06-2015
L'acrilamide nei cibi aumenta il rischio di cancro? L'Efsa ha espresso l'atteso parere scientifico sull'acrilamide nell'alimentazione e ha definito la presenza di acrilamide nei cibi come motivo di preoccupazione per la salute pubblica. Un anno fa l'Efsa aveva dato il via ad una consultazione pubblica online con l'obiettivo di raccogliere pareri sul proprio documento scientifico dedicato alla presenza di acrilamide negli alimenti. Ora l'Efsa, l'Autorità europea per la sicurezza alimentare, ha pubblicato il proprio parere scientifico sull'acrilamide. Il parere rappresenta un aggiornamento di una precedente valutazione dell'Efsa dell'esposizione alimentare all'acrilamide, valutazione che risaliva al 2011. L'Efsa ha espresso il proprio parere basandosi su nuovi dati sui tenori di acrilamide negli alimenti e sui consumi alimentari. Secondo il parere dell'Efsa l'acrilamide può aumentare il rischio di sviluppare il cancro per tutte le fasce di età. Secondo gli studi su questa sostanza condotti sugli animali, l'acrilammide e il suo metabolita, la glicidammide, sono genotossiche e cancerogene: danneggiano cioè il DNA e provocano il cancro. Le prove desunte da studi sull'uomo che l'esposizione alimentare all'acrilamide provochi il cancro sono invece limitate e poco convincenti. Al momento per quanto riguarda l'uomo le prove sono limitate, ma l'Efsa ricorda comunque che l'allarme per la salute riguarda tutti i consumatori di qualsiasi fascia di età, con particolare riferimento ai bambini, che rischiano di essere i maggiori consumatori di prodotti che contengono acrilamide. L'acrilamide infatti è presente in alimenti molto comuni consumati anche dai bambini, come prodotti fritti a base di patate, patatine fritte a bastoncino o croccanti, biscotti, cracker, pani croccanti e pane morbido, fette biscottate, oltre che nel caffè.
Cos'è l'acrilamide e perché è presente nei cibi? L'Efsa spiega che l'acrilamide è una sostanza chimica che si forma naturalmente nei prodotti alimentari amidacei durante la normale cottura ad alte temperature (frittura, cottura al forno e alla griglia e anche lavorazioni industriali a più di 120° con scarsa umidità). Si forma per lo più a partire da zuccheri e aminoacidi (principalmente un aminoacido chiamato asparagina) che sono naturalmente presenti in molti cibi. Il processo chimico che causa ciò è noto come "reazione di Maillard" e conferisce al cibo quel tipico aspetto di "abbrustolito" che lo rende più gustoso (ma forse più pericoloso per la salute). La presidentessa del gruppo di esperti scientifici, dott.ssa Diane Benford, ha dichiarato:"La pubblica consultazione ci ha aiutato a mettere a punto il parere scientifico. In particolare abbiamo chiarito ulteriormente la nostra valutazione degli studi sugli effetti dell'acrilamide negli esseri umani e la nostra descrizione delle principali fonti alimentari di acrilamide per i consumatori. Sono inoltre stati incorporati nel parere scientifico finale anche studi recenti dei quali siamo venuti a conoscenza nel corso della pubblica consultazione".
Il problema dell'acrilamide riguarda soprattutto la cottura ad alte temperature. Come spiega l'Efsa, una volta ingerita, l'acrilamide viene assorbita dal tratto gastrointestinale, distribuita a tutti gli organi e ampiamente metabolizzata. La glicidammide è uno dei principali metaboliti che risultano da questo processo ed è la più probabile causa di mutazioni genetiche e tumori riscontrati in studi su animali. Oltre al cancro, il gruppo di esperti ha esaminato anche i possibili effetti nocivi dell'acrilamide sul sistema nervoso, sullo sviluppo pre e post natale e sul sistema riproduttivo maschile. Questi effetti, sulla base dei correnti livelli di esposizione, non sono stati ritenuti motivo di preoccupazione. Secondo l'Efsa, la scelta degli ingredienti, il metodo di conservazione e la temperatura alla quale il cibo è cucinato possano influire sulla quantità di acrilamide nei diversi tipi di alimenti e quindi sul livello di esposizione alimentare. Il cibo è l'unica fonte di acrilamide? La risposta dell'Efsa è no. Infatti l'acrilamide è presente anche nel fumo di tabacco, che è pertanto una fonte non alimentare di esposizione per fumatori e non fumatori (tramite il fumo passivo). Per i fumatori il fumo di tabacco è una fonte di esposizione all'acrilamide più importante dei cibi. Infine, l'acrilamide ha un'ampia varietà di usi industriali non alimentari e pertanto per alcune persone l'esposizione sul luogo di lavoro può avvenire mediante assorbimento cutaneo o inalazione.
http://www.efsa.europa.eu/it/efsajournal/pub/4104.htm
http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_opuscoliPoster_262_allegato.pdf
ATTENZIONE ALLE CREME SOLARI PROTETTIVE.
30-06-2015
L’Environmental Working Group ha pubblicato la sua Guida 2012 sui protettivi solari, che elenca i filtri solari più sicuri e quelli più tossici sul mercato. Circa il 75 per cento dei filtri solari contengono ingredienti potenzialmente dannosi, come ossibenzone e retinil-palmitato. Due fattori importanti da considerare quando si acquista un protettore solare ed evitare, inoltre, prodotti con SPF (fattore di protezione) superiore a 50. Assicurarsi anche che offra una protezione sia contro i raggi UVA che UVB. Attenzione che SPF protegge solo contro gli UVB.
Diversi studi hanno confermato che un’appropriata esposizione al sole aiuta effettivamente a prevenire il cancro della pelle. Il melanoma è minore in individuo con maggiore esposizione al sole, ma il rischio può essere aumentato dai filtri solari. La chiave per un’esposizione al sole sicura è quella di determinare in quale periodo dell’anno i raggi UVB raggiungono il suolo in un’area specifica. Quando i raggi UVB sono assenti, il corpo non produce vitamina D in risposta all’esposizione al sole. Utilizzare un “protettore interno” è un’opzione che consente di non spalmarsi di crema solare. L’astaxantina, un potente antiossidante, offre una protezione efficace contro i danni del sole quando assunta come supplemento giornaliero. Alcuni filtri solari stanno inoltre cominciando ad utilizzare astaxantina come ingrediente per proteggere la pelle dai danni.
ZUCCHERO E CARIE: QUANDO LE LOBBY MANIPOLANO LE RICERCHE.
30-06-2015
Che lo zucchero faccia venire la carie non è certo una novità. Che nel corso degli anni, invece, le lobby dello zucchero abbiano in qualche modo condizionato le ricerche in merito, sì. Secondo un nuovo studio dell’University of California di San Francisco, pubblicato sulla rivista Plos Medicine, i produttori dello zucchero avrebbero “distratto” l’opinione pubblica dal collegamento tra zucchero e problemi ai denti, dirottando ingenti fondi su ricerche finalizzate a cercare strategie che minimizzassero i rischi (ad esempio dentifrici al fluoro, enzimi che sciolgono la carie, addirittura vaccini) e prestando al tempo stesso molta attenzione ai rapporti con i vertici del NIDS (US National Institute of Dental Research). Gli autori che hanno condotto la ricerca hanno analizzato un archivio contenente 319 dossier e comunicazioni interne delle aziende dello zucchero stilati tra il 1959 e il 1971, nonché molti altri documenti del NIDS, e hanno delineato un quadro abbastanza chiaro. Ma procediamo con ordine. Il rapporto di causalità tra zucchero e carie è stato scoperto intorno agli anni ’50, però le istituzioni sanitarie internazionali se ne sarebbero accorte solamente nel 2003, quando un comitato congiunto dell’Organizzazione Mondiale per la Sanità e della FAO ha raccomandato di limitare la quantità di zuccheri liberi (cioè monosaccaridi e disaccaridi aggiunti agli alimenti) al 10% delle calorie consumate. L’intervento delle lobby riuscì allora ad impedire che le conclusioni del comitato fossero incluse nelle linee guida dell’Oms, a cui venne aggiunta solamente una generica indicazione a “limitare il consumo di zuccheri liberi“.
Nel 2014, il Nutrition Guidance Expert Advisory Group dell’Oms ha rinnovato l’invito a stabilire una soglia massima del 10% di zuccheri nelle calorie consumate giornalmente, suggerendo che abbassare l’asticella al 5% poteva essere anche meglio per la salute dei denti. Così, i ricercatori dell’University of California hanno deciso di indagare l’atteggiamento assunto in tutti questi anni dall’industria dello zucchero in merito alle varie ricerche. Durante la consultazione dei documenti, sono giunti alla conclusione che le aziende dello zucchero americano, consapevoli del legame della sostanza con l’insorgenza della carie già a partire dalla fine degli Anni ‘50, avrebbero per anni spinto gli istituti a finanziare le ricerche scelte dalle industrie, coltivando relazioni con i dirigenti dell’ente per screditare gli studi che potevano metterne a repentaglio i loro interessi. In particolare tutte quelle ricerche che provavano a stabilire il rischio di sviluppare carie a causa del consumo di specifici alimenti. All’interno dei documenti sarebbero chiare le pressioni esercitate dai produttori sul National Institute of Dental Research degli Stati Uniti (istituto che gestisce i fondi per le ricerche nel campo della salute dentale). Così, nelle priorità stabilite dal National Caries Program (il primo programma per la prevenzione delle carie negli Usa), varato nel 1971, sarebbe stato inserito il 78% delle indicazioni date dai produttori di zucchero. A seguito di quel programma, l’incidenza della carie nella popolazione statunitense diminuì solo del 20%. I ricercatori, nonostante abbiano svolto le ricerche su un unico archivio di documenti, pensano che i risultati a cui sono giunti possano essere un esempio concreto delle pericolose influenze che possono avere le lobby sulla scelte della politica sanitaria. “L’impegno messo in campo dall’industria dello zucchero per indirizzare le priorità di ricerca del National Caries Program, che ricordano le azioni simili dell’industria del tabacco, dovrebbero rappresentare un avvertimento per tutti gli esperti di salute pubblica“, concludono gli autori dello studio.
http://journals.plos.org/plosmedicine/article?id=10.1371/journal.pmed.1001798
COME IL MIELE AIUTA A FAR GUARIRE MEGLIO LE FERITE.
29-06-2015
Il quindici per cento dei diabetici sviluppano delle ulcerazioni, solitamente a causa dell’alterata sensibilità nei loro piedi. Ogni 30 secondi, a qualcuno nel mondo viene amputato un piede come risultato di un’ulcera diabetica del piede. Nel 2001, negli Stati Uniti sono stati spesi quasi 11 miliardi di dollari per trattare le ulcere diabetiche e per amputazioni. I ricercatori stanno conducendo per la prima volta uno studio controllato a doppio-cieco sull’uso del miele nelle ulcere diabetiche. Molti esperti credono che trattare le ferite con il miele potrebbe offrire notevoli benefici ai circa 200 milioni di diabetici nel mondo. Nei diabetici spesso diminuisce la capacità di combattere le infezioni a causa di una difficile circolazione, per cui le ulcere diabetiche trattate con antibiotici possono essere colonizzate da organismi farmaco-resistenti. Il miele combatte i batteri in numerosi modi. La combinazione di pH acido, il basso contenuto d’acqua (che disidrata i batteri) ed il perossido di idrogeno secreto dai suoi enzimi naturali lo rendono efficacemente immune alla resistenza. Sia chiaro che i diabetici non devono mangiare miele. Non dimentichiamo che tendenza al diabete, sovrappeso, pressione sanguigna elevata o eccesso di colesterolo, hanno una forte probabilità di essere legati a dei livelli elevati d’insulina per cui il miele grezzo non è una buona idea al fine di mantenere queste circostanze sotto controllo.
L’uso di miele, già conosciuto per avere un effetto antimicrobico naturale contro molti batteri e funghi, si sta diffondendo notevolmente. La ricerca corrente ha avuta origine dall’esperienza di un professore e un medico dell’University of Wisconsin School of Medicine and Public Health, che hanno usato con successo il miele per trattare le ferite aperte di un diabetico. Il medico ha prescritto l’uso topico di miele dopo una forte infezione da stafilococco che il paziente stava combattendo da otto mesi, malgrado l’uso di antibiotici orali. Una volta iniziato il trattamento col miele, la ferita è guarita completamente entro pochi mesi, senza l’uso di farmaci, compreso gli antibiotici. Il miele può anche essere utile per diarrea, insonnia, scottature solari e gola irritata. Se si deve mangiare il miele come componente di un trattamento, piuttosto che applicarlo localmente, bisogna essere sicuri che sia miele grezzo biologico e anche se è uno dei dolcificanti più sicuri da usare, esso deve essere consumato con moderazione, particolarmente in caso di sindrome metabolica. Se le proprietà curative del miele per le ulcere diabetiche saranno dimostrate, questo potrebbe essere un trattamento naturale meraviglioso per i pazienti diabetici a livello mondiale. La speranza è che le api non spariscano…
DONNE, BASTA CON LA DEPILAZIONE DELL’INGUINE: ECCO COSA RISCHIATE.
29-06-2015
Depilarsi l’inguine potrebbe avere effetti dannosi. A rivelarlo è il dottor Ramon Grimalt dell’Accademia spagnola di Dermatologia e Venerologia di Madrid. Il motivo, secondo il medico, sarebbe il proliferarsi di virus dannosi all’organismo. Le gravi conseguenze sono infatti: “condilomi (verruche, papillomi), herpes (febbre), forti irritazioni (funghi, tigna), impetigine (stafilococco o streptococco) e addirittura sifilide. Lo sfregamento della pelle tra le persone può portare a microrganismi sottocutanei e a conseguenti problemi. L’epilazione in una zona così ricca di ghiandole e linfonodi contribuirebbe all’infiammazione di essi e inoltre all’infiammazione dei bulbi piliferi che diventerebbero un terreno adatto alla proliferazione di infezioni batteriche, come nel caso di peli incarniti o bulbi infiammati a tal punto da produrre sacche di pus che a volte richiedono l’intervento medico per essere eliminate.
http://www.abc.es/salud/noticias/20140401/abci-vello-pubico-201403311410.html
GLI EFFETTI COLLATERALI MENO CONOSCIUTI DELL’ASPIRINA.
29-06-2015
Nonostante la sua vasta popolarità tra i medici, non esistono studi scientifici che siano riusciti a dimostrare che basse dosi di aspirina offrano una protezione sicura ed efficace dalle malattie cardiovascolari. Molti studi suggeriscono che il farmaco potrebbe fare più male che bene. Sembra che l’aspirina cambi il modo in cui si presentano eventi vascolari, piuttosto che prevenirli. Il numero di eventi non fatali può essere ridotto, ma c’è un aumento delle morti improvvise. L’aspirina può nascondere un evento cardiaco in corso. L’aspirina può provocare gravi problemi medici come ulcera, sanguinamento gastrointestinale, insufficienza renale. Esistono varie alternative naturali migliori e prive di effetti collaterali per proteggere l’apparato cardiocircolatorio e ridurre il rischio di infarto e ictus.
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/19672841
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/20429671
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/21245996
CON SPINACI, OLIO D’OLIVA E NOCI SI RIDUCE IL RISCHIO CATARATTA.
29-06-2015
Mangiare alimenti che contengono vitamina E come spinaci, broccoli, semi, noci e olio di oliva potrebbe ridurre di un quarto il rischio di sviluppare la cataratta, una malattia degli occhi legata a un processo di progressiva perdita di trasparenza del cristallino, che in una delle forme più comuni è legata all’avanzare dell’età. A suggerirlo è una revisione di 27 studi precedenti effettuata dal Qingdao University Medical College, in Cina, pubblicata sulla rivista Public Health Nutrition. Dagli studi, che hanno interessato nel complesso 245 mila persone, è emerso in generale che un livello adeguato nel sangue di vitamina E sembra avere un effetto protettivo nei confronti delle patologie che interessano gli occhi e che assumere la vitamina E dai cibi e dagli integratori riduce il rischio di cataratta legata all’età del 27 per cento. “I risultati del nostro studio hanno importanti implicazioni cliniche e sanitarie per quanto riguarda la prevenzione della cataratta legata all’età - spiega Yufei Zhang, autore della ricerca -; una diminuzione statisticamente significativa del rischio di svilupparla è stata evidenziata con un sempre maggiore apporto dietetico di vitamina E, a partire da 7 mg al giorno”. La dose di vitamina E giornaliera raccomandata per gli adulti è 10 mg.
VACCINO HPV: CURA PREVENTIVA O SACRIFICIO UMANO?
28-06-2015
Si stanno intensificando i rapporti sugli effetti collaterali del nuovo vaccino HPV Gardasil. Un esempio particolare è la storia della dodicenne Brittany che ha perso completamente la sensibilità ai piedi e incapace di mantenere la posizione eretta due settimane dopo la vaccinazione con Gardasil. Aggiungendo il danno alla beffa, le persone danneggiate dal vaccino non possono neppure citare la Merck, creatrice del vaccino Gardasil, perché la multinazionale fa parte del National Vaccine Injury Compensation Fund (fondo monetario nazionale di compensazione per danni da vaccini). Mentre la FDA sostiene che le reazioni avverse da Gardasil sono rare, una revisione del U.S. Vaccine Adverse Events Reporting System (VAERS) indica che parecchie migliaia di reazioni avverse sono state solo segnalate negli Stati Uniti. Centinaia di ragazze australiane hanno avvertito effetti secondari come paralisi, atassia e ictus, ma l’Australia’s Department of Health and Ageing rifiuta di fornire tutti i particolari. Inoltre, l’European Medicines Agency ha segnalato che due donne, una in Austria e una in Germania, sono decedute dopo la vaccinazione. The Financial Times inoltre ha segnalato che ci sono stati 11 decessi e un gran numero di altre reazioni avverse, fra cui:
• Paralisi.
• Sindrome di Guillan-Barrè.
• Ictus.
• Problemi di coagulazione e cardiaci.
• Aborti e anomalie fetali fra le donne incinte che hanno ricevuto il vaccino.
COMMENTO
Grazie all’aggressiva campagna pubblicitaria della Merck per il Gardasil sostenuta a spada tratta da ben noti “esperti” di settore e politici quanto meno disinformati, madri e figlie in numerosi paesi del mondo, stanno aspettando volontariamente di essere vaccinate. Tuttavia, quando si conoscono i fatti circa questo vaccino e l’HPV, il virus che viene debellato, diventa molto chiaro quanto questo vaccino sia inutile e pericoloso. Esistono più di 100 tipi di papillomavirus umani (HPVs). Di loro, soltanto 10-30 possono causare il cancro cervicale uterino. Il resto può provocare infezioni cutanee che causano condilomi genitali o le comuni verruche delle mani e piedi. Questi sono virus molto comuni e solo in USA 25 milioni di americani hanno l’infezione da HPV. Tuttavia, questo non è allarmante perché, come persino i Centers for Disease Control and Prevention affermano: “il 90% dei casi viene debellato dal sistema immunitario che elimina naturalmente l’infezione da HPV in due anni”. Ciò è vero anche se l’infezione è provocata dal tipo che può causare il cancro. Inoltre, il vaccino Gardasil della Merck contiene appena quattro tipi di HPV. Se contraete uno dei 96 tipi non inclusi, siete sfortunati. E, se già siete stati esposti ad uno dei quattro tipi di virus contenuti nel vaccino, esso non funziona neanche contro questi.
ALCUNI FATTI SPAVENTOSI CIRCA IL GARDASIL
Gli effetti di lunga durata per l’uso di questo vaccino sulle ragazze giovani sono sconosciuti e nel breve termine, molte ragazze hanno già cominciato a soffrire. Gli effetti secondari più comuni includono:
• Dolore, gonfiore, prurito e rossore nel luogo dell’iniezione.
• Febbre.
• Nausea.
• Vertigini.
• Vomito.
• Svenimento.
Sono state segnalate, inoltre, gravi reazioni allergiche, compreso difficoltà respiratorie, e:
• Ghiandole ingrossate.
• Emicranie.
• Dolori articolari.
• Dolenza muscolare.
• Stanchezza e debolezza insolite.
A partire dal 2007, 3.461 denunce sono state archiviate nel data base Vaccine Adverse Event Report System dell’FDA e 11 donne sono decedute dopo la vaccinazione. Nel frattempo, ragazze e donne che ricevono questo vaccino dovrebbero conoscere che oltre all’iniezione con quattro tipi di proteine HPV, ricevono anche:
1. Alluminio, che è stato collegato a danni neurologici compreso la sclerosi a placche, il morbo di Alzheimer e il morbo di Parkinson.
2. Polisorbato 80, che è stato collegato a sterilità nei topi di laboratorio.
3. Borato di sodio, principale ingrediente dei prodotti per uccidere gli scarafaggi.
Penso che questo sia un messaggio più appropriato da indirizzare alle giovani donne. Non c’è assolutamente motivo di rischiare gravi effetti collaterali per questo vaccino per impedire un’infezione che per il 90 per cento dei casi sparisce da sola. In ogni caso non c’è garanzia di essere protetti, poiché state tranquilli che si può sviluppare un’infezione da HPV anche dopo la vaccinazione.