Angelo Ortisi
STUDIO DELLA RIVISTA SCIENTIFICA “LANCET”: L’ALCOL E’ PIU’ PERICOLOSO DELLA DROGA.
12-01-2015
Quello che molti sostengono ormai da tempo, viene confermato da uno studio del professor David Nutt, in un articolo per l’autorevole rivista scientifica Lancet. Allo studio hanno collaborato anche un noto farmacologo, Leslie King, e l’economista Lawrence Philips. Nutt aveva fatto parte fino a pochi mesi fa del gruppo di consiglieri governativi su droghe e sostanze nocive del Regno Unito, ma fu licenziato dopo aver criticato fortemente il governo inglese per aver riclassificato la marijuana come droga più pesante (facendola passare dalla categoria C alla categoria B).
Secondo quanto afferma lo studio del prof. Nutt , bere alcolici è più dannoso per la salute dell’uomo che usare eroina, cocaina o altre droghe, secondo il quale i danni complessivi prodotti dagli alcolici ‘batte’ quello di crack ed eroina. Chiede quindi di rivedere la classificazione delle droghe e di inserire l’alcol nella categoria A con l’eroina e il crack e di introdurre nuove pesanti sanzioni per ridurre il forte consumo di alcolici ( in particolar modo nel Regno Unito dove il problema dell’alcolismo è molto elevato). In una scala di dannosità da 1 a 100, l’alcol è a quota 72, l’eroina a 55 e il crack a 54.
http://www.thelancet.com/journals/lancet/article/PIIS0140-6736%2810%2961462-6/fulltext#
L’ASMA RIDUCE LA FERTILITA’ FEMMINILE.
12-01-2015
Le donne che soffrono di asma rimangono incinte con maggior difficoltà. Lo dice uno studio del Bispebjerg University Hospital apparso sul Daily Mail. La ricerca ha coinvolto oltre 15mila donne. Stando ai dati, le donne affette da asma hanno avuto bisogno del 21 per cento di tempo in più rispetto alla media. Nel 27 per cento dei casi, le donne asmatiche hanno impiegato più di un anno per rimanere incinte. Il ritardo aumentava proporzionalmente con la riduzione dei controlli medici per l'asma. "La nostra ipotesi - hanno spiegato i ricercatori - è che l'asma nelle vie aeree inferiori può contemporaneamente causare infiammazione nel grembo materno che, se non trattata correttamente, può inibire il normale impianto degli ovuli fecondati". Del resto il rapporto fra asma e apparato riproduttivo femminile emerge anche da un'altra ricerca dell'Haukeland University Hospital di Bergen, in Norvegia. Secondo lo studio, le donne che hanno periodi mestruali irregolari, con cicli imprevedibili, presentano probabilità maggiori di sviluppare una funzione polmonare anormale e asma.
Un gruppo di scienziati, coordinato da Francisco Gomez Real, ha indagato il legame tra ciclo mestruale e funzioni polmonari, esaminando anche in che modo questo possa essere modificato dall’indice di massa corporea (il rapporto tra altezza e peso) e dall’attività fisica. Ebbene, le donne con irregolarità mestruale (un ciclo irregolare o di durata superiore ai 32 giorni) sono in modo significativo più inclini ad avere asma o sintomi di asma rispetto alle donne con un ciclo regolare. E questa inclinazione sale nei casi di obesità e di scarsa attività fisica. I risultati dello studio norvegese sono stati pubblicati sul The Journal of Allergy and Clinical Immunology. Ricerche condotte negli anni precedenti avevano già permesso di individuare il legame tra le anomalie delle vie aeree e irregolarità negli ormoni sessuali.
L'ALLATTAMENTO AL SENO PROTEGGE IL CUORE PIU' DEI FARMACI.
10-01-2015
Altro che i farmaci: il modo migliore per prevenire l’insorgere di problemi cardiaci nel corso della vita è l’allattamento al seno da neonati. Nutrirsi con il latte della mamma per almeno tre mesi, riduce sul lungo termine i problemi cardiovascolari e quelli metabolici, abbassando il livello di una proteina chiamata Crp più di quanto non facciano le statine, i medicinali comunemente utilizzati. E’ quanto emerge da una ricerca della Washington University, negli Usa, pubblicata sulla rivista Proceedings of the Royal Society B: Biological Sciences. Gli studiosi sono arrivati a questa conclusione analizzando i dati dello US National Longitudinal Study of Adolescent Health, uno studio in cui le persone analizzate sono state seguite per un lungo periodo di tempo con questionari, analisi del sangue e anche misurazione della proteina Crp. In particolar modo l’analisi di coppie di gemelli, uno allattato al seno e l’altro che non aveva invece potuto ricevere il latte della mamma, hanno portato a verificare che l’effetto dell’allattamento materno è molto più forte di quello dei farmaci nel ridurre il rischio cardiovascolare.
http://rspb.royalsocietypublishing.org/content/281/1784/20133116
UN INGREDIENTE ATTIVO DEL PEPERONCINO RIDUCE IL RISCHIO DI TUMORE DEL COLON-RETTO.
10-01-2015
I ricercatori dell'University of California San Diego School of Medicine hanno scoperto che la capsaicina – l’ingrediente attivo del peperoncino – è in grado di attivare un recettore presente sulle cellule che rivestono l’intestino, innescando una reazione che riduce il rischio di tumori del colon-retto. I risultati sono pubblicati sul ‘Journal of Clinical Investigation’. Il recettore o canale ionico, chiamato TRPV1, è stato originariamente scoperto nei neuroni sensoriali, dove agisce come una sentinella per il calore, l’acidità e le sostanze chimiche piccanti presenti nell’ambiente. Il team ha messo in evidenza che TRPV1 viene espresso anche dalle cellule epiteliali dell’intestino, dove viene attivato dal fattore di crescita epidermico EGFR. “È necessario un livello base di attività dell’EGFR per mantenere il normale turn-over cellulare dell’intestino”, evidenzia Petrus de Jong, primo autore dello studio. “Tuttavia – spiega – se la segnalazione di EGFR è ‘senza freni’, c’è un aumento del rischio di cancro”. Utilizzando un modello animale, gli scienziati hanno scoperto che TRPV1, una volta attivato da EGFR, tiene sotto controllo eventuali indesiderati fenomeni di crescita tumorale nell’intestino. I ricercatori hanno infine alimentato con capsaicina topi geneticamente inclini allo sviluppo di tumori multipli nel tratto gastrointestinale e il trattamento ha determinato un carico tumorale ridotto durante tutta la vita delle cavie di oltre il 30%.
BRACCIALETTI CON ELASTICI: POSSONO ESSERE CANCEROGENI.
10-01-2015
I cosiddetti “loom bands”, ossia i braccialetti con gli elastici che vengono intrecciati con una specie di uncinetto sono i must have dell’estate 2014, ma non sarebbero amici della salute. Secondo infatti una nuova ricerca, l’alto contenuto di ftalati ne farebbero un rischio per il cancro. Ad aver sollevatole preoccupazioni per la salute di chi indossa questo tipo di braccialetti è stato il The Assay Office Birmingham, un laboratorio britannico che si occupa di eseguire test sulla sicurezza di gioielli e bigiotteria. Nell’appunto analizzate gli elastici utilizzati per creare questi braccialetti intrecciati, si è scoperto che in alcuni kit in commercio questi elastici sono ricchi di ftalati, che possono essere assorbiti dal corpo attraverso la pelle – specie durante la stagione calda, quando si suda di più. Gli ftalati sono un composto chimico già sospettato di essere un agente cancerogeno, e sono noti per disturbare il sistema endocrino, come mostrato da diversi studi sia su animali che nell’uomo. Come accennato, i risultati dello studio hanno evidenziato che vi sono kit di elastici che variano per la quantità di ftalati, per cui vi sono rischi diversi a seconda del tipo. Tuttavia, sebbene la normativa europea ha posto come limite una presenza dello 0,1 di ftalati nel peso totale, in certi kit ne sono stati trovati oltre il 50% del peso.
Il portavoce di Assay, Marion Wilson, ha spiegato in una nota che non tutti i produttori inviano i loro prodotti affinché siano testati per la sicurezza. D’altronde non sono obbligati a farlo. E, la grande produzione che arriva dall’Oriente spesso sfugge ai controlli. Alcuni produttori, sull’eco dello studio, hanno assicurato che i loro prodotti sono sicuri e che il contenuto di sostanze chimiche potenzialmente incriminate è entro la norma. Il laboratorio dell’Assay ha testato soltanto alcuni kit, per cui molti sono sfuggiti al controllo e non è possibile assicurare o dimostrare quali sostanze e in che quantità contengano. Quando la moda impazza è quasi impossibile fermarla, prima che il fenomeno si affievolisca da sé. Tuttavia, i portavoce di diverse associazioni e organizzazioni britanniche per la famiglia suggeriscono di evitare che i bambini indossino questi bracciali, almeno fino a che le autorità non garantiscano che sono innocui. Il problema è quando faranno tutto ciò. E, per ora, sono in tanti a indossarli: sia bambini che anche i grandi.
http://www.birminghammail.co.uk/news/midlands-news/birmingham-assay-office-finds-loom-7612246
COME LAVARSI LE MANI ED UCCIDERE I BATTERI.
10-01-2015
Il metodo di trasmissione di malattie più rapido e più diffuso è tramite il contatto diretto. Tocchiamo le tastiere del computer, le maniglie delle porte, ci salutiamo stringendoci la mano tutti i giorni. Mentre è importante avere una certa quantità di batteri nel nostro sistema (in quanto rafforzano il sistema immunitario contro le malattie più pericolose), è necessario mantenere una igiene corretta, lavandosi le mani ad esempio, per evitare la diffusione di malattie. I ricercatori del Michigan State University hanno condotto uno studio per capire quante persone si lavano effettivamente le mani dopo aver usato il bagno. Facendo finta di usare il loro telefono cellulare, i ricercatori hanno preso nota dei risultati mentre erano nascosti in diversi bagni pubblici. Su 3.749 persone che hanno usato il bagno, il 66,9% ha utilizzato il sapone, il 23% ha solamente usato l’acqua, e il 10,3% non si è lavato le mani. Secondo i risultati, solamente il 5,3% delle persone si sono lavate le mani per almeno 15 secondi, il tempo sufficiente per uccidere i batteri. Questo sondaggio può indicare un problema enorme. Secondo i Centri per la prevenzione e il controllo delle malattie, lavarsi le mani “è la cosa più efficace che si può fare per ridurre la diffusione di malattie infettive”. Si consiglia di lavarsi le mani, il dorso e sotto le unghie, con sapone, per un totale di 20 secondi. In questo modo si aumenterà la probabilità di uccidere quasi tutti i batteri nocivi sulle mani, diminuendo il rischio di diffondere malattie.
ALLARME DAL BELGIO: IL CARAMELLO E’ TOSSICO?
10-01-2015
L'Italia è un paese che adora il dessert: non c'è niente di meglio, infatti, che terminare un pasto con una pietanza zuccherata e gustosa da accompagnare a caffè e digestivo. La scelta è talmente vasta che elencare in questa sede anche solo alcuni dei dolci tra cui possiamo solitamente scegliere al ristorante richiederebbe troppo tempo. Ad ogni modo, ciò che risulta assolutamente importante per la buona riuscita di un dessert non è solo la freschezza degli ingredienti utilizzati, né il semplice seguire pedissequamente la ricetta tramandata da nonne e bisnonne: ciò che può far la differenza tra un dolce ben fatto ed uno poco accattivante è la scelta del topping, terminologia anglosassone che sta ad indicare la guarnitura. Tra le farciture maggiormente amate, il caramello occupa senz'altro una piazza d'onore: ottimo per annegarci panna cotta, creme caramel, cheesecake, semifreddi, croccanti e chi più ne ha più ne metta. Se il solo elencare alcune di queste prelibatezze vi fa venire l'acquolina in bocca, il consiglio è quello di attendere ancora qualche riga e andare avanti nella lettura prima di precipitarsi al ristorante ed ordinarne una. Infatti, secondo uno studio dell'ISP, Istituto Scientifico della Sanità Pubblica Belga, il caramello sarebbe tossico e, di conseguenza, altamente nocivo per la salute del nostro organismo.
La notizia è un duro colpo, ce ne rendiamo conto: ma i fiamminghi sono assolutamente risoluti nella loro accusa. Secondo questa ricerca il caramello conterrebbe non uno, ma ben quattro ingredienti pericolosi: il colorante E150, l'ammoniaca E150b, i solfiti E150c oltre alle sostanze chimiche rilasciante dalla reazione prodotta dallo zucchero fuso in acqua. Questi additivi alimentari danno luogo ad altrettanti composti nocivi: il THI, dannoso a livello di sistema immunitario; il 5-HMF, innocuo a dosi consigliate ma pericoloso in quantità elevate; il 2-MEI ed il 4-MEI, che invece sono generalmente ritenuti composti cancerogeni. Al momento l'agenzia per la Sicurezza Alimentare Europea non ha disposto alcuna misura a riguardo, in quanto i dati prodotti dall'Istituto Belga sono considerati non decisivi e non esaustivi: ma l'allarme di fatto esiste. Il consiglio è sempre quello di controllare in maniera molto approfondita gli ingredienti dei prodotti acquistati, in questo caso dei dolciumi da supermercato: alcuni possono contenere fino a 300 grammi di colorante di caramello per chilo, quantità che può risultare particolarmente pericolosa soprattutto per i bambini. Dunque, in attesa di maggiori studi a riguardo, è bene ricordare che la frutta fresca rappresenta sempre la merenda di gran lunga più genuina e salutare.
BASTA UNA SODA AL GIORNO PER AMMALARSI DI LEUCEMIA E DI ALTRE GRAVI PATOLOGIE.
08-01-2015
Secondo i nuovi risultati, del più importante studio sul potenziale cancerogeno dell’aspartame nell’uomo, una soda al giorno può aumentare il rischio di leucemia negli uomini e nelle donne e di mieloma e di linfoma non-Hodgkin negli uomini. È importante sottolineare che questo è lo studio più completo, a lungo termine, mai realizzato su questo argomento, nel senso che ha un peso considerevole rispetto alle precedenti ricerche le quali non sembravano mostrare alcun rischio. Per questo studio, i ricercatori hanno analizzato i dati del Nurses’ Health Study e dell’Health Professionals Follow-Up Study per un periodo di 22 anni. Sono stati studiati un totale di 77.218 donne e 47.810 uomini, per un totale di 2.278.396 anni (circa il totale di uomini e donne moltiplicato per gli anni della ricerca). Oltre alla vastità, ciò che rende questo studio superiore ad altri rapporti precedenti è l’accuratezza con cui è stata valutata l’assunzione di aspartame. Ogni due anni, i partecipanti ricevevano un dettagliato questionario alimentare e la loro dieta veniva rivalutata ogni quattro anni. I precedenti studi i quali non hanno trovato alcun legame con il cancro registrarono l’assunzione di aspartame solo in un determinato periodo di tempo, un errore molto grave in termini di precisione.
• Rischio di contrarre la leucemia del 42% superiore negli uomini e nelle donne (analisi combinata).
• Rischio di contrarre il mieloma multiplo del 102% superiore (solo negli uomini).
• Rischio di contrarre il linfoma non-Hodgkin del 31% superiore (solo negli uomini).
Questi risultati sono basati su modelli multi-variabili di rischio relativo, il tutto rapportato a partecipanti che non bevevano diet soda. Non si sa come mai, solo gli uomini che bevevano una maggiore quantità di soda mostrassero un aumento del rischio di mieloma multiplo e linfoma non-Hodgkin. Si noti che le diet soda sono (di gran lunga) la principale fonte alimentare di aspartame negli Stati Uniti. Ogni anno, gli americani consumano circa 5250 tonnellate di aspartame in totale, di cui circa l’86% (4.500 tonnellate), si trova nelle bevande dietetiche. Questo nuovo studio dimostra l’importanza della qualità della ricerca. La maggior parte delle ricerche precedenti, le quali non mostrarono alcun legame tra aspartame e cancro sono state criticate per esser state troppo brevi e troppo imprecise nella valutazione, a lungo termine. Questo nuovo studio risolve entrambi questi problemi. Il fatto che si dimostra un legame positivo con il cancro non dovrebbe essere una sorpresa, perché in uno studio precedente, effettuato su animali (900 ratti per tutta la loro vita) mostrò risultati molto simili: l’aspartame aumentò esponenzialmente il rischio di linfomi e leucemia sia nei maschi che nelle femmine.
Più preoccupante fu ciò che seguì a questo mega studio, ovvero una ricerca dove si esponevano i ratti, a livello fetale, all’aspartame. Venne confermato l’aumento del rischio, sia per quanto riguarda il linfoma sia per quanto riguarda la leucemia, oltre ad un notevole aumento del tasso di cancro alla mammella. Tutto ciò solleva una domanda importante: in futuro, studi di alta qualità, scopriranno altri tumori collegati all’aspartame (cervello, mammella, prostata ecc.)? Per coloro che vorrebbero tornare a bere le “salutari” bibite zuccherate, questo studio ha qualcos’altro da dirvi: gli uomini che consumano una o più bibite zuccherate al giorno aumentano del 66% il rischio di beccarsi un linfoma non-Hodgkin (anche peggio delle bevande dietetiche). Forse è meglio evitarla del tutto!
TINTURE PER CAPELLI: CONTENGONO ANCORA SOSTANZE CANCEROGENE.
08-01-2015
Diverse ricerche hanno analizzato il problema della tossicità delle tinture per capelli, soprattutto nello sviluppo di malattie gravi. Non solo, quindi, sensibilità ai composti chimici adoperati nella realizzazione dei prodotti, ma anche aumento della percentuale di tumori tra chi è costantemente a contatto con queste sostanze. Secondo un nuovo studio condotto dall’University’s Division of Occupational and Environmental Medicine di Lund (Svezia), alcune tinture permanenti per capelli potrebbero ancora contenere delle sostanze chimiche cancerogene, già bandite per la loro pericolosità. I ricercatori dell’Università di Lund hanno infatti riscontrato la presenza di sostanze tossiche, in concentrazioni più elevate, nel sangue dei parrucchieri che applicano tinture permanenti. A rischio sarebbero quindi i professionisti e i consumatori che fanno uso mensile di questi prodotti. La sostanza incriminata è l’o-toluidina, un’ammina aromatica, tossica e pericolosa per l’uomo e per l’ambiente. Secondo i ricercatori, le presunte sostanze cancerogene entrerebbero a far parte della composizione delle tinture durante il processo di produzione. Le tinture permanenti per capelli funzionerebbero infatti sfruttando una reazione chimica tra i cosiddetti “intermedi”, appunto le ammine aromatiche. Molte delle ammine aromatiche, tra cui l’o-toluidina, sono sospettate di provocare cancro della vescica, linfoma non-Hodgkin, leucemia e cancro al seno. Tali sostanze, come fa notare il DailyMail, sono state vietate dall’UE nei primi anni ’90 proprio per la loro pericolosità. Gli scienziati che hanno realizzato lo studio hanno misurato i livelli di otto composti cancerogeni, tra cui l’o-toluidina, nel sangue di 295 parrucchieri, 32 clienti che tingono regolarmente i capelli, e 50 persone che non avevano usato alcuna tintura permanente per 12 mesi. I risultati hanno evidenziato che le persone che sono entrate regolarmente a contatto con le tinture per capelli presentavano livelli di toluidina più alti, con un più alto rischio di cancro. La conclusione è chiara: l’esposizione ad alcune tinture permanenti porta all’introduzione nel flusso sanguigno di sostanze coloranti cancerogene. Per tali ragioni, i ricercatori hanno deciso di effettuare ulteriori studi sugli ingredienti presenti in tali prodotti, anche per verificare la probabilità che queste sostanze chimiche vengano trasferite nell’acqua. C’è ancora un ampio dibattito sulla presenza o meno di composti cancerogeni nelle moderne tinture per capelli. Questi prodotti sono così complessi, che spesso non si ha idea di cosa contengono e delle reazioni chimiche che possono innescare. Proprio per questo, le persone che li utilizzano dovrebbero adoperare guanti monouso e cercare di ridurre al minimo il contatto con la pelle. Già precedenti studi hanno collegato l’uso di tinture per capelli a un aumento del rischio di alcuni tumori (carcinoma della vescica e della mammella). Ricordiamo, ad esempio, una ricerca presso l’University of Southern California condotta nel 2001, che aveva dimostrato come le tinture per capelli potessero provocare il cancro. Lo studio aveva evidenziato che le donne che erano solite tingersi i capelli una volta al mese avevano il doppio dei rischi di contrarre il cancro. Un rischio che si triplicava se l’uso raggiungeva i 15 anni o più.
LA VOGLIA DI UN CERTO CIBO NON NASCE DA NOI, MA DAI BATTERI INTESTINALI.
08-01-2015
La voglia di dolci proprio non vi passa? Non riuscite a resistere a una scatola di cioccolatini o una torta alla panna? Questi inspiegabili desideri potrebbero essere riconducibili ai capricci dei batteri che soggiornano nel nostro intestino. Secondo alcuni ricercatori americani, infatti, i batteri intestinali sono in grado di influenzare l’appetito e l’umore delle persone imponendogli, senza che loro ne siano consapevoli, di mangiare tutto ciò che desiderano conducendoli, in alcuni casi, persino all’obesità. Il team di studio proveniente dall’Università della California a San Francisco (UCSF) e dall’Università del New Mexico, sono perciò arrivati alla conclusione che i batteri condizionino il comportamento umano al fine di favorire il consumo dei nutrienti di cui si ha più bisogno, piuttosto che alimentarsi in base alla scelte del singolo individuo. Secondo Carlos Maley, direttore del centro dell’UCSF, in alcuni casi le esigenze dei batteri sono «in linea con i nostri obiettivi dietetici, mentre altre no». Per manipolare i nostri desideri i batteri rilasciano molecole che colpiscono determinati organi e influenzano il nostro cervello attraverso il nervo vago – via di collegamento tra stomaco e cervello. «I batteri hanno la capacità di manipolare il comportamento e l’umore attraverso l’alterazione dei segnali neurali del nervo vago, cambiando i recettori del gusto, producendo tossine per farci sentire male e rilasciando ricompense chimiche per farci sentire bene», spiega Athena Aktipis – del Dipartimento di Psicologia dell’Arizona State University e autrice principale dello studio. Il lato positivo è che funziona in entrambe le direzioni. Quando una persona si nutre di un cibo, infatti, può influenzare il comportamento dei batteri intestinali. Per esempio, i batteri intestinali che si sono specializzati nella digestione di alghe sono stati trovati con maggior frequenza in Giappone dove tale cibo viene consumato di più.
In un altro studio, invece, si è potuto dimostrare come assumere batteri intestinali del genere Lactobacillus casei, si possa migliorare l’umore di una persona. Comprendere questo micro-universo dentro di noi, secondo i ricercatori, potrebbe aiutarci a trovare la soluzione per frenare le abitudini che portano a disturbi fisici, comportamentali, o vere e proprie malattie. «Poiché il microbiota è facilmente manipolabile da prebiotici, probiotici, antibiotici, trapianti fecali e cambiamenti nella nostra dieta, alterando il nostro microbiota può offrire un approccio trattabile per problemi che altrimenti sarebbero intrattabili come l’obesità e la cattiva alimentazione», continuano i ricercatori. Athena Aktipis spiega che alcuni microbi hanno bisogno di grassi, mentre altri prediligono alimenti zuccherini. Siccome l’intestino è legato al sistemano immunitario, endocrino e nervoso, i segnali che vengono emessi possono influenzare non di poco il nostro benessere e il nostro comportamento. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Bioessays.
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/?term=Alcock%2C+Maley%2C+Aktipis