Angelo Ortisi

Angelo Ortisi

Lunedì, 29 Dicembre 2014 19:09

I DANNI CAUSATI DALL'ASPARTAME CONTINUANO.

29-12-2014

La FDA afferma che l’aspartame è sicuro, ma ha fissato una dose giornaliera accettabile di non più di 50 mg per chilogrammo di peso corporeo. Per decenni i ricercatori hanno sostenuto che l’aspartame è responsabile del mal di testa, perdita di memoria, cambiamenti di umore e depressione. Oltre il 75% delle reazioni avverse agli additivi alimentari segnalati alla FDA, riguardano preoccupazioni sull’aspartame. I problemi segnalati includono mal di testa, emicrania, problemi di visione, tinnito, depressione, dolori articolari, insonnia, palpitazioni cardiache e spasmi muscolari. Recentemente i ricercatori della University of North Dakota hanno voluto mettere alla prova i limiti di sicurezza dell’aspartame, per un breve periodo di tempo. Essi hanno scoperto che una sola metà della quantità ”sicura” della dose giornaliera di aspartame dichiarata dalla FDA, ha causato gravi cambiamenti neurocomportamentali tra cui compromissione cognitiva, umore irritabile e depressione. I ricercatori hanno reclutato 28 studenti universitari sani per una prova in doppio cieco di 4 settimane. I partecipanti hanno consumato tre pasti e due spuntini, per 8 giorni. Il cibo conteneva medie quantità di aspartame (25 mg/kg di peso corporeo/giorno) o minori quantità di aspartame (10 mg/kg di peso corporeo/giorno) rispetto alla dose raccomandata dalla FDA. Gli alimenti utilizzati contenenti aspartame includevano gelatine e sciroppi, budini, gelatine, yogurt, gelati, bevande e dessert.
I ricercatori hanno scoperto che le capacità di orientamento spaziale erano significativamente peggiori nei partecipanti che hanno assunto una dieta ricca di aspartame. Due partecipanti in realtà hanno avuto clinicamente un significativo deterioramento dell’orientamento spaziale, dopo il consumo di dieta ad alto contenuto di aspartame. Altri due studenti hanno sperimentato clinicamente una significativa compromissione della memoria di lavoro. In un precedente studio su 90 studenti universitari, i consumatori di aspartame hanno segnalato vuoti di memoria più lunghi rispetto a coloro che non l'hanno assunto. Nello studio del North Dakota, gli studenti sono diventati significativamente più depressi dopo aver consumato una dieta ricca di aspartame. E dopo aver consumato la dieta ad alto contenuto di aspartame, 3 partecipanti hanno mostrato segni di lieve o moderata depressione clinica. I partecipanti hanno inoltre dimostrato significativamente più irritabilità dopo aver consumato la dieta ricca di aspartame. Questi risultati sono coerenti con un precedente studio randomizzato, in doppio cieco, cross-over che ha mostrato una grave depressione legate al consumo di aspartame. In questo studio 40 partecipanti con la depressione e 40 partecipanti senza depressione, sono stati trattati con pasti con ancora più elevate quantità di aspartame (30 mg/kg di peso corporeo/giorno) o zucchero a velo. Tale studio è stato interrotto in anticipo a causa di gravi reazioni avverse subìte dai partecipanti depressi che hanno consumato aspartame. I ricercatori hanno notato che la composizione chimica dell’aspartame è in parte responsabile dei suoi effetti sul cervello. L’aspartame viene metabolizzato per produrre acido aspartico (un neurotrasmettitore eccitatorio), fenilalanina e metanolo. Altri ricercatori hanno riportato un’associazione tra gli aumenti sostanziali di fenilalanina e acido aspartico e riduzioni di dopamina e serotonina.

 

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/24700203

http://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1002/nur.21595/abstract

28-12-2014

Lo studio, pubblicato online sulla rivista PLoS One, dimostra che la melatonina può inibire la crescita del cancro al seno e la produzione delle cellule, così come bloccare la formazione di nuovi vasi sanguigni nei modelli di cancro al seno ER-negativo. “Questi risultati ottenuti nella fase iniziale della ricerca, sugli effetti della melatonina in un modello animale con cancro al seno, ottenuti nel nostro laboratorio, non sono stati mai osservati prima”, dice il coautore dello studio Adarsh Shankar, un assistente di ricerca del Dipartimento di Radiologia presso la Henry Ford Hospital. “Il risultato principale dello studio è che ora sappiamo che la melatonina ha effetto sulla riduzione della crescita del tumore e questo apre la porta ad ulteriori ricerche sull’argomento”. Per determinare l’efficacia terapeutica della melatonina sulla crescita del tumore, i ricercatori dell’Henry Ford Hospital e della Fondazione per la Ricerca di San Paolo, hanno valutato l’azione della melatonina sull'angiogenesi, nel cancro mammario ER-negativo in vitro e in vivo, utilizzando modelli cellulari e topi. I topi sono stati assegnati in modo casuale a uno dei gruppi trattati con melatonina o a gruppi di controllo. Il gruppo che ha ricevuto la melatonina è stato trattato ogni sera per 21 giorni e la melatonina è stata somministrata un’ora prima che l’illuminazione della stanza fosse spenta. La melatonina somministrata prima della notte, è più efficace perché i tessuti sono più sensibili agli ormoni, in questo momento. Alla fine del trattamento di 21 giorni, i ricercatori hanno utilizzato una singola tomografia computerizzata a emissione di fotoni (SPECT), per determinare se la terapia con la melatonina diminuisse efficacemente la dimensione del cancro al seno umano triplo negativo, impiantato nei modelli di topo e se c’erano cambiamenti nella formazione di nuovi vasi sanguigni. Inoltre, il volume del tumore è stato misurato ogni settimana e il tessuto tumorale è stato analizzato alla fine del trattamento.
Lo studio ha trovato che nessuno dei topi trattati ha mostrato la perdita di peso e letargia durante il trattamento di 21 giorni; invece, la maggior parte ha mostrato un eccessivo movimento, ma non irritabilità o comportamento aggressivo. I topi trattati hanno mostrato tumori significativamente più piccoli dopo 21 giorni, mentre il volume medio del tumore è aumentato significativamente nel gruppo di controllo. E c’era meno crescita vascolare nei tumori del gruppo trattato. I risultati sono stati replicati in modelli cellulari. Lo studio ha dimostrato che la melatonina era in grado di ridurre la vitalità cellulare del carcinoma mammario ER-negativo in vitro. Questi risultati suggeriscono che la melatonina ha il potenziale come agente terapeutico per il trattamento del cancro al seno. Gli autori dello studio avvertono, però, che questa ricerca è ancora nelle sue primissime fasi e i risultati non sono ancora pronti per essere tradotti per l’uso sul paziente.

 

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/24416386

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3887041/

28-12-2014

Spazzolino da denti peggio del pavimento del proprio bagno. Secondo uno studio britannico, infatti, lo spazzolino da denti – quello che, per intenderci, mettiamo in bocca – può essere stato eletto quale abitazione da oltre 10 milioni di batteri, tra cui il famigerato Escherichia coli (o E. coli) e anche lo stafilococco. Secondo la dott.ssa Ann Wei, così come ha spiegato a Grandparents.com commentando lo studio dell’Università di Manchester, il vecchio spazzolino fa in fretta a caricarsi di batteri e nei modi più disparati, a cui magari non pensiamo o non facciamo caso. Per esempio, può raccogliere gli schizzi d’acqua sporca quando ci laviamo le mani; oppure possono depositarsi i batteri provenienti dal WC lasciato aperto e che svolazzano nell’aria. Allo stesso modo, le correnti d’aria in bagno possono sollevare una miriade di agenti patogeni veicolati dalle persone con le loro scarpe e già depositati sul pavimento, sulle superfici dei mobili e anche sui muri. E poi utilizzare lo stesso dentifricio può anche essere fonte di contagio, soprattutto se si poggia il tubetto sulla superficie dello spazzolino. Così come tenere insieme gli spazzolini di tutta la famiglia, nel caso vengano a contatto l’uno con l’altro, può essere fonte di trasmissione dei batteri.
Se poi per caso lo spazzolino cade per terra, la cosiddetta regola dei cinque secondi non vale: la regola dei cinque secondi è quella che ritiene che se un qualcosa cade per terra e viene raccolta entro massimo cinque secondi non dovrebbe contaminarsi di batteri o, comunque, non così tanto da rappresentare un pericolo. Ecco, in questo caso, se lo spazzolino cade è bene sostituirlo e non utilizzarlo più. E se lo spazzolino non è mai caduto? I dentisti consigliano comunque di sostituirlo ogni tre mesi perché, in ogni modo, dopo un pò di tempo non è più efficiente nel pulire e si riempie di batteri. Un espediente empirico per tenerlo un pò più pulito, prima di cambiarlo, è quello di metterlo ogni tanto a bagno nell’acqua ossigenata, conclude la dott.ssa Wei. Ecco così come un gesto quotidiano a cui magari non prestiamo attenzione possa divenire fonte d’infezione. Non sono infatti rari i casi di infezioni da stafilococchi o E. coli causate proprio da uno spazzolino contaminato – magari l’ultimo motivo a cui si potrebbe pensare. Infezioni che possono essere molto pericolose. Questo è uno dei molti motivi per cui è importante mantenere l’igiene di questo strumento che mettiamo in bocca ogni giorno e più volte al giorno.

 

http://www.news.com.au/lifestyle/home/the-disgusting-truth-about-your-toothbrush/story-fneuz5ql-1226892634805

http://www.grandparents.com/health-and-wellbeing/health/sterilize-toothbrush

28-12-2014

La pratica del massaggio è antica quanto l’uomo. Anche perché è sempre stata una delle forme di trattamento più semplice, economica e a portata di mano. Anche se al giorno d’oggi la pratica è stata contaminata nell’immagine a causa di un uso distorto del termine da parte di sedicenti massaggiatrici e massaggiatori, che offrono prestazioni di natura equivoca, resta il fatto che il massaggio – quello vero – può essere davvero utile per il benessere. E a dimostrarlo è un nuovo studio pubblicato sulla versione online della rivista Archives of Physical Medicine and Rehabilitation. I ricercatori dell’University of Illinois di Chicago (UIC) hanno scoperto che la pratica del massaggio lenisce i dolori muscolari – specie dopo un’attività fisica – ma anche che migliora la funzione vascolare e la circolazione sanguigna a prescindere dal livello di attività fisica esercitata, per cui chiunque può beneficiarne. «Il nostro studio convalida il valore del massaggio dopo l’esercizio [fisico] e nelle lesioni, così come rilevato in precedenza, anche se sulla base di dati minimi – spiega la dott.sa Nina Cherie Franklin, primo autore dello studio – E suggerisce anche il valore del massaggio al di fuori del contesto dell’esercizio». Per arrivare a questi risultati, i ricercatori hanno coinvolto un gruppo di adulti sani sedentari poi sottoposti a esercizi per le gambe. La metà dei partecipanti, finito di esercitare, è stata sottoposta a massaggio tradizionale svedese, mentre l’altra no. Un terzo gruppo sarebbe poi stato sottoposto a massaggio senza tuttavia aver esercitato. Tutti i volontari, dopo gli esercizi, hanno registrato dolori muscolari e rigidità, a cui dovevano dare un valore in una scala da 1 a 10. Si è anche rilevata una ridotta circolazione del flusso sanguigno per mezzo di ecografia. Come previsto, gli appartenenti al gruppo sottoposto al massaggio hanno beneficiato di miglioramenti sia nei dolori che nella funzione vascolare, rispetto a coloro che avevano soltanto praticato gli esercizi. La buona notizia è che anche coloro che non avevano fatto esercizio fisico hanno beneficiato del massaggio a livello circolatorio. «Riteniamo che il massaggio possa davvero cambiare la fisiologia in modo positivo – ha sottolineato Franklin – E non si tratta solo di una diversa velocità nel flusso sanguigno, questa è in realtà una risposta vascolare».
Secondo la dott.ssa Franklin, poiché la funzione vascolare è cambiata a distanza sia dal luogo in cui c’è la lesione e da dove è stato praticato il massaggio, la scoperta suggerisce una «risposta sistemica, piuttosto che una risposta locale». «La grande sorpresa – aggiunge la dott.ssa Shane Phillips, coautrice dello studio – è stata il gruppo di controllo sottoposto al solo massaggio, che ha mostrato livelli praticamente identici di miglioramento nella circolazione come nel gruppo che aveva esercitato e poi sottoposto a massaggio. La risposta circolatoria è stata sostenuta per un diverso numero di giorni, il che suggerisce che il massaggio può essere protettivo». A conclusione, i ricercatori ritengono che il massaggio possa essere benefico anche per coloro che hanno problemi di mobilità o problemi nelle funzioni vascolari, e non solo per chi pratica sport o fa attività fisica.

 

http://news.uic.edu/massage-therapy-improves-circulation-alleviates-muscle-soreness

http://consumer.healthday.com/alternative-medicine-information-3/mis-alternative-medicine-news-19/massage-therapy-can-ease-sore-muscles-improve-blood-flow-686922.html

http://healthcare.utah.edu/healthlibrary/related/doc.php?type=6&id=686922

28-12-2014

Piuttosto che una singola malattia oculare, il glaucoma è un gruppo di condizioni che possono causare danni al nervo ottico. Questo danno, a sua volta, può portare alla perdita della vista. In molti casi, questa perdita è permanente. In quasi tutti i casi, l’alta pressione all’interno dell’occhio – conosciuta come pressione intraoculare – è la causa di questo danno. Il glaucoma è la causa principale di cecità e priva le sue vittime della loro visione in modo così graduale che, nel momento in cui viene diagnosticata, è troppo tardi. Questo è uno dei motivi per cui è importante fare visite oculistiche regolari. Anche se spesso è difficile individuare chi è a rischio di sviluppare questa condizione devastante, ci sono modi per aiutare a mantenere gli occhi sani. Oltre alle visite da un medico oculista su base regolare, la dieta svolge un ruolo chiave nella salute generale, compresa la salute degli occhi. Sebbene i ricercatori hanno a lungo sospettato un legame positivo tra assunzione di tè verde e una riduzione del rischio per il glaucoma, la ragione di questo collegamento solo recentemente è stata scoperta.
Fino a poco tempo fa, non era chiaro se le catechine, quei potenti antiossidanti presenti nel tè verde, potevano incidere positivamente sui nervi degli occhi. Uno studio pubblicato sul Journal of Agricultural and Food Chemistry ha citato i risultati di una ricerca condotta da Chi Pui Pang e colleghi, che hanno trattato con estratto di tè verde, un gruppo di ratti. Questi ratti sono stati divisi in 11 gruppi. Dopo aver studiato i tessuti dei ratti in periodi di tempo diversi rispetto a quando hanno ricevuto gli estratti di tè verde, i ricercatori hanno trovato una notevole quantità di catechine, all’interno di tali tessuti. Come antiossidanti, le catechine presenti nel tè verde, hanno la capacità di combattere i radicali liberi e lo stress ossidativo. Lo stress ossidativo si verifica quando le specie reattive dell’ossigeno danneggiano le cellule. Questa ossidazione è associata a un numero di patologie oculari gravi tra cui la cataratta, glaucoma primario e retinopatia.

 

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/20085274

http://www.sciencedaily.com/releases/2010/02/100218125520.htm

28-12-2014

Secondo i Centers for Disease Control and Prevention (CDC), il cancro alla prostata è la seconda causa più comune di morte per cancro. Il Dr. Yoshio Ohno della Tokyo Medical University e colleghi, hanno studiato 555 pazienti con cancro prostatico localizzato, sottoposti a prostatectomia radicale (RP) tra il 2004 e il 2010. La RP (Prostatectomia Radicale) è un intervento chirurgico per rimuovere la ghiandola prostatica; è il trattamento “gold standard” per il cancro alla prostata localizzato. Tuttavia, circa il 30% dei pazienti mostra un crescente livello di antigene prostatico specifico (PSA), dopo l’intervento chirurgico il che significa che sperimenta una recidiva biochimica.
Il team di ricerca ha notato che, in passato, variazioni di gruppo sanguigno A, B, 0 sono state associate con differenti rischi per lo sviluppo di tumore gastrico e cancro pancreatico. Dopo aver seguito i pazienti per una media di 52 mesi, il Dr. Ohno e il suo team ha scoperto che i pazienti con gruppo sanguigno 0 hanno il 35% in meno di probabilità di avere una recidiva del cancro alla prostata, rispetto ai pazienti con gruppo sanguigno A. “Questa è la prima volta che gli scienziati hanno dimostrato che la recidiva del cancro alla prostata può variare con il gruppo sanguigno,” dice il Dott. Ohno. Egli aggiunge che studi più grandi sono necessari per confermare i loro risultati e anche per vedere quali applicazioni potrebbero avere. “Per esempio, sappiamo che ci sono grandi differenze razziali e geografiche nella distribuzione dei gruppi sanguigni A, B, 0 e dobbiamo essere sicuri che questo effetto è significativo anche in altri gruppi”, spiega il ricercatore.
Il Dr. Ohno afferma che il loro lavoro potrebbe portare a nuovi approcci di trattamento: “Dobbiamo considerare che cosa significano questi risultati in termini pratici, clinici”. Commentando i risultati, il Prof. Per-Anders Abrahamsson (Malmo), Segretario Generale dell’ Associazione Europea di Urologia, afferma che dal momento che c’è “una grande variazione geografica” nell'incidenza di recidiva di cancro alla prostata, ci sono chiaramente fattori genetici coinvolti nello sviluppo della condizione. “I ricercatori hanno già dimostrato che i gruppi sanguigni sono associati con l’incidenza del cancro alla prostata, ora sembra che potrebbero essere associati anche con i risultati del trattamento”, aggiunge il Dr. Ohno.

 

http://www.medicalnewstoday.com/articles/275500.php

http://www.sciencedaily.com/releases/2014/04/140414091907.htm

28-12-2014

L'aumento di tumori e i problemi di fertilità possono essere causati anche dalle sostanze chimiche presenti in alcune creme abbronzanti. È questo l'allarme lanciato dall'European Environment Agency, che ha puntato il dito contro alcune componenti delle comuni lozioni solari, i quali possono interferire con l'azione degli ormoni, soprattutto nelle donne. Si tratta dei cosiddetti "interferenti endocrini" (IE), sostanze chimiche che disturbano il sistema ormonale e che contribuiscono all'aumento dei casi di tumore, diabete e obesità, calo della fertilità, oltre ad un incremento del numero di problemi di sviluppo neurologico sia negli esseri umani che negli animali. Tra i principali indiziati vi sono la formaldeide e le nitrosamine, accusate di poter aumentare il rischio di cancro oltre a difetti alla nascita per il bambino nelle donne in gravidanza. Tra gli altri effetti negativi vi sono anche irritazioni della cute e allergie.
Un'altra minaccia per la nostra salute è secondo l'EEA, l'ingrediente attivo degli abbronzanti artificiali senza raggi UV, il deidreoxiacetone (DHA), che reagisce con gli aminoacidi della pelle facendola diventare più scura. Tale sostanza, che deriva da piante come la canna da zucchero con l'utilizzo della fermentazione della glicerina se spruzzata sulla pelle e assorbita nella circolazione sanguigna, può provocare danni al DNA. Lo studio dell'EEA ha inoltre evidenziato che tali sostanze, presenti anche in prodotti alimentari, farmaceutici, pesticidi, prodotti per la casa e cosmetici potrebbero provocare oltre al cancro al seno, anche quello alla prostata e l'infertilità maschile. Di conseguenza, anche la nostra salute "sessuale" può essere messa a rischio dai crescenti livelli di esposizione a miscele di alcune sostanze chimiche molto diffuse. "Sarebbe opportuno adottare un approccio precauzionale per molte di queste sostanze chimiche, fino a quando i loro effetti saranno pienamente compresi", ha detto il direttore esecutivo dell'EEA, Jacqueline McGlade. Il Weybridge +15, la relazione sugli interferenti endocrini, è il risultato di un workshop internazionale che ha valutato i risultati degli ultimi 15 anni di ricerca. E gli esiti non sono stati molto incoraggianti. La relazione mostra chiaramente che vi è una forte evidenza dei danni da IE sugli animali. Tuttavia, gli effetti di IE sugli esseri umani sono ancora difficile da dimostrare, a causa della lunghezza, dei costi e delle difficoltà metodologiche di questo tipo di studi. Ancora una volta, è meglio evitare di esagerare, preferendo quando possibile l'utilizzo di prodotti naturali.

 

http://www.eea.europa.eu/media/newsreleases/increase-in-cancers-and-fertility

http://www.eea.europa.eu/publications/the-impacts-of-endocrine-disrupters

27-12-2014

In un recente numero di Nutrients e in una pubblicazione imminente su International Journal of Molecular Medicine, Sang-Moo Kang riporta gli effetti benefici del ginseng sulla salute umana. Il termine ginseng indica numerose specie appartenenti alla famiglia delle Araliaceae. Nella medicina cinese, le radici della pianta sono state utilizzate per il trattamento di diverse condizioni di salute. E’ considerato un rimedio contro l’invecchiamento, i disturbi gastrointestinali e come preparato afrodisiaco e rivitalizzante. La ricerca primaria di Kang si concentra sulla progettazione e lo sviluppo di vaccini efficaci contro le malattie virali come il virus dell’influenza e RSV, ma ha collaborato con università e istituti di ricerca in Corea del Sud su progetti collaborativi internazionali per studiare se il ginseng può essere utilizzato per migliorare la salute e per la protezione contro alcune malattie, grazie al suo potenziale beneficio nella lotta contro questi virus. il ginseng è stato segnalato per le sue proprietà anticancro, antinfiammatorie e capacità di modifica del sistema immunitario. L’influenza stagionale è una malattia respiratoria grave che causa epidemie annuali negli esseri umani di tutto il mondo, con tre/cinque milioni di casi di malattia grave e circa 250.000 a 500.000 morti, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità. L’influenza può diffondersi rapidamente e nuovi virus influenzali pandemici imprevisti possono emergere in qualsiasi momento e trasformarsi in specie diverse. Il virus dell’influenza H1N1, un nuovo ceppo conosciuto come influenza suina che è emerso nel 2009, si diffuse rapidamente in più di 74 paesi. La RSV colpisce milioni di persone ed è la principale causa di polmonite, bronchiolite e morte virale nei bambini e in alcuni adulti anziani.
Nel suo studio pubblicato nel Nutrients, Kang ha esaminato se l’estratto di ginseng ha effetti preventivi sull’influenza. Il ricercatore ha scoperto che l’estratto di ginseng migliora la sopravvivenza delle cellule epiteliali polmonari umane infettate con il virus dell’influenza. Inoltre, il trattamento con estratto di ginseng ha ridotto l’espressione di geni che causano l’infiammazione. Dopo l’infezione da virus dell’influenza, topi che sono stati somministrati oralmente con estratto di ginseng per un lungo tempo, hanno mostrato effetti multipli di modifica delle cellule immunitarie, come la produzione antivirale di proteine importanti nella risposta immunitaria e meno cellule infiammatorie nelle loro pareti bronchiali. Lo studio indica che gli effetti benefici dell’estratto di ginseng sulla prevenzione dell’influenza, potrebbero derivare dalla sua capacità di modifica del sistema immunitario. Nella sua pubblicazione sull’International Journal of Molecular Medicine, Kang ha esaminato se l’estratto di ginseng coreano ha effetti antivirali o la capacità di trattare l’infezione da RSV. Il ricercatore ha dimostrato che l’estratto di ginseng coreano, ha migliorato la sopravvivenza delle cellule epiteliali polmonari umane nell’infezione da RSV e inibito la replicazione del virus o moltiplicazione nel corpo. Inoltre, il trattamento con estratto di ginseng coreano ha soppresso l’espressione dei geni infiammatori RSV-indotta e la formazione di molecole chimicamente reattive, contenenti ossigeno, che svolgono un ruolo nel danno epiteliale indotta da virus RSV. Inoltre, i topi che sono stati somministrati oralmente con estratto di ginseng coreano, avevano livelli virali inferiori dopo l’infezione da RSV. I risultati suggeriscono che l’estratto di ginseng coreano ha attività antivirale contro l’infezione da RSV.

 

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/24473234

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3942714/

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/?term=International+Journal+of+Molecular+Medicine+Sang-Moo+Kang

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4072342/

27-12-2014

L’uso degli antidolorifici e degli antinfiammatori è associabile a un elevato rischio di battito cardiaco irregolare (fibrillazione atriale) tra gli adulti più anziani, secondo un nuovo studio pubblicato sul ’British Medical Journal’. La fibrillazione atriale è a sua volta collegata ad ictus, insufficienza cardiaca e ridotte aspettative di vita. La ricerca promossa da Bruno Stricker dell’Erasmus Medical Center ha monitorato regolarmente la salute cardiaca di 8.423 persone dai 55 anni di età in su. La media di età dei partecipanti allo studio era di 68,5 anni e più della metà (58 per cento) era donna. Durante il periodo di monitoraggio, poco più di tredici anni, 857 degli 8.423 partecipanti hanno sviluppato fibrillazione atriale, 261 dei quali non avevano mai utilizzato farmaci Fans mentre 554 li avevano assunti e 42 li stavano assumendo al momento della diagnosi. L’uso frequente è stato associato al 76 per cento di rischio in più di fibrillazione atriale rispetto alla non assunzione, dopo aver tenuto conto di altri fattori come età, sesso e problemi cardiovascolari. L’uso recente (nei trenta giorni dalla fibrillazione) è stato collegato a un 84 per cento di rischio in più di fibrillazione atriale.

 

http://bmjopen.bmj.com/content/4/4/e004059

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/24713211

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3987714/

27-12-2014

Ma come? Non si era detto che chi segue una dieta vegetariana è più in salute, vive più a lungo ed è anche più felice? Sì. Sono infatti numerosi gli studi che supportano questa tesi. E ora, ecco arrivarne un altro che invece suggerisce l’esatto opposto: i vegetariani sarebbero meno sani e con una più scarsa qualità della vita rispetto a chi mangia anche carne. Cerchiamo di capire come mai ora gli scienziati affermano che la dieta vegetariana non sarebbe così valida. A sostenerlo sono i ricercatori della Medical University di Graz in Austria, coordinati dalla dott.ssa Nathalie Burkert, che hanno condotto uno studio cross-sezionale basato su dati ricavati dal “Austrian Health Interview Survey” e i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista PLoS ONE. Burkert e colleghi hanno preso in esame 1.320 soggetti che sono stati abbinati in base alla loro età, sesso e status socio-economico. Di questi vi erano 330 vegetariani, 330 che mangiavano carne, ma anche molta frutta e verdura, e poi 300 che seguivano una dieta normale, ma con poca carne e, infine, 330 soggetti che seguivano una dieta ricca di carne. Di tutti i partecipanti sono poi stati analizzati lo stile di vita e altri fattori che potessero abbassare o aumentare il rischio di determinate malattie. I risultati hanno mostrato, in linea generale, che i vegetariani sono più attivi fisicamente, fumano meno e bevono meno alcol, rispetto a coloro che consumano carne. Allo stesso modo, chi segue una dieta vegetariana ha in genere un più alto status socio-economico e un basso Indice di Massa Corporea (o BMI). A prima vista parrebbe dunque che i vegetariani vivano meglio e, di conseguenza, più in salute. Ma, secondo i ricercatori, non sarebbe così. Da quanto emerso nello studio, i vegetariani avevano due volte più probabilità di soffrire di allergie, presentavano un aumento del 50% di attacchi di cuore e un aumento del 50% dell’incidenza di cancro.
Ma, scusate, il cancro non era legato al consumo di carni, soprattutto rosse? Qui le cose si complicano e cominciamo a sentire i primi segni di uno stato confusionale. Eppure, leggendo quanto riportato nello studio, secondo i ricercatori è proprio così: i vegetariani sarebbero più a rischio cancro rispetto agli onnivori. E, sempre rispetto a questi ultimi, la loro salute sarebbe più scarsa. Per esempio, secondo lo studio, i vegetariani hanno riportato elevati livelli di compromissione da disturbi, malattie croniche, e di soffrire in modo significativo più spesso di ansia e depressione. «Il nostro studio – scrivono gli autori – ha dimostrato che gli adulti austriaci che seguono una dieta vegetariana sono meno sani (in termini di cancro, allergie e disturbi di salute mentale), hanno una minore qualità della vita, e ricorrono anche più spesso all'assistenza medica». «Pertanto – proseguono i ricercatori – un continuo, energico programma di salute pubblica per l’Austria è necessario al fine di ridurre il rischio per la salute a causa di fattori nutrizionali». Come ho sempre sottolineato, ognuno di noi è un soggetto diverso dagli altri, pertanto, consigliare uno stile di vita alimentare uguale per tutti è la cosa più errata e senza senso. Essere vegetariani potrebbe rappresentare una buona soluzione, ma solo negli individui appartenenti al gruppo sanguigno A e AB. Mentre per i soggetti di gruppo 0 e B è consigliato un'alimentazione più ricca di proteine animali.

 

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/24516625

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3917888/

http://www.plosone.org/article/info%3Adoi%2F10.1371%2Fjournal.pone.0088278

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