Angelo Ortisi

Angelo Ortisi

Lunedì, 24 Giugno 2019 07:46

LA FRODE AGROALIMENTARE.

25-06-2019

Poco tempo fa, lo speciale Tg1 della Rai ha trasmesso un interessante documentario che ci spiega ciò che accade oggi nel settore agroalimentare italiano. Grano, olio e pomodori, praticamente, non sono più di nostra produzione ma vengono importati dall’estero. Che vi sia un’importazione estera di prodotti, non sarebbe di per sé un problema, il guaio è che il consumatore non è in grado di scegliere tra prodotto italiano e prodotto straniero. Ad esempio, l’olio che noi acquistiamo al supermercato (il servizio parla di marche italiane importanti senza farne i nomi) o al panificio o in qualsiasi altro negozio, sebbene abbia la targhetta Made in Italy, in realtà è composto solo da un 70% di olio extra vergine, mentre la restante parte è composta da olio di scarsissima qualità proveniente dalla Spagna o dalla Tunisia. Ma perché quest’olio di scarsa qualità? Gli spagnoli non lo sanno fare? No, non è questo. La realtà è che in Spagna è nata una vera e propria industria di olio di qualità bassissima per venderlo a prezzi stracciati e restare competitivi nel mercato. E le industrie italiane per restare competitive si devono adattare. Il guaio è che a volte l’olio di bassa qualità è risultato indigeribile per l’uomo (olio da lampada ed olio deodorato) e quindi ci sono possibili problemi per la nostra salute.
Per i pomodori la situazione è simile, vengono dalla Cina, sottoposti a pesticidi di ogni tipo senza alcun controllo o sono perfino geneticamente modificati, per non parlare degli schiavi che sono costretti a lavorarlo gratis. Per il grano invece, si parla di provenienza canadese tramite nave oppure Ucraina (in Ucraina c’è Chernobyl...). Grano ammassato nelle stive delle navi e poi preso con delle ruspe può essere contaminato da funghi che persistono anche nel prodotto finale: pasta, biscotti ecc...Ebbene, per concludere, con tutto questo giro d’affari chi ci rimette non sono solamente i consumatori italiani, costretti ad acquistare prodotti di provenienza ignota, ma anche l’industria agroalimentare italiana (LA MIGLIORE AL MONDO) che sta andando verso il fallimento. Facciamo un applauso ai nostri politici che hanno permesso tutto questo. Nel frattempo preghiamo il Signore che aiuti l’Italia a riprendersi e ci protegga sempre tutti.

25-06-2019

Lo zinco fa parte di oltre 200 complessi enzimatici ed è necessario per il corretto funzionamento di molti ormoni, ecco perchè una sua carenza può compromettere la nostra salute. Una reale carenza di zinco provoca sintomi abbastanza evidenti: diminuzione dei linfociti e lesioni della pelle con infezioni secondarie. Se poi la carenza diventa cronica, si hanno disturbi dell’accrescimento e della sessualità (reversibili, basta eliminare la carenza). Una carenza di zinco è anche causa di stanchezza, di maggiore esposizione alle infezioni e alle ferite e di diminuita prontezza mentale. In altre parole, la carenza di zinco:

• ostacola la produzione di energia;
• la sintesi delle proteine;
• la formazione del collagene;
• la tolleranza all’alcol.

I livelli di zinco sono bassi in presenza di infezioni croniche:

• malattie renali;
• cardiopatie;
• alcuni tumori maligni;
• carenza di proteine.

La carenza di zinco può anche causare:

• ritardo nella crescita;
• ritardata maturità sessuale; 
• tempi prolungati di rimarginazione delle ferite.

Una carenza di zinco, rame e vanadio, può portare all’aterosclerosi e aumentare la vulnerabilità alle infezioni. Smagliature della pelle e macchie bianche sulle unghie possono essere sintomi di una carenza di zinco. Altri sintomi di carenza possono essere:

• unghie e capelli fragili;
• mancanza di pigmento nei capelli;
• cicli mestruali irregolari nelle donne adolescenti;
• impotenza maschile giovanile; 
• dolori alle ginocchia e all’articolazione dell’anca negli adolescenti.

L’esaurimento cronico dello zinco può predisporre le cellule del corpo al cancro. Secondo un nuovo studio, una carenza di zinco può influire sulla forma e la relativa stabilità proteica. La forma delle proteine è essenziale al fine del trasporto delle molecole e gli atomi su una cellula, promuoverne l’intelaiatura e identificare gli agenti patogeni al fine di predisporne l’attacco. Se queste proteine sono danneggiate e perdono la loro forma, accade che smettano di fare il loro lavoro, raggruppandosi: questo processo si ritiene sia precursore di malattie come l’Alzheimer e il Parkinson. Ad aver scoperto questo legame tra la carenza di zinco e la riduzione di stabilità proteica sono stati i ricercatori dell’Università del Wisconsin-Madison, che hanno pubblicato i risultati del loro studio sulla versione online della rivista Journal of Biological Chemistry.

QUALI SONO GLI ALIMENTI CHE CONTENGONO ZINCO?

• Semi e burro di sesamo: in generale, i prodotti di sesamo contengono circa 10 milligrammi di zinco per una porzione di 100 grammi.

• Zucche arrostite e semi di zucca, contengono circa 10 milligrammi di zinco per cento grammi di porzione.

• Semi secchi di anguria, che sono molto simili a quelli di zucca, apportano dieci milligrammi di zinco per 100 grammi di porzione.

• Il cioccolato amaro contiene 2,6 milligrammi di zinco per ogni porzione di 100 grammi.

• Le arachidi, che sono una grande fonte di zinco. Infatti, 100 grammi di arachidi tostati forniscono 6,6 milligrammi, mentre quelli tostati secchi ne forniscono circa la metà, ovvero circa 3,3 milligrammi per ogni porzione di 100 grammi.

È bene sapere che gli antibiotici, come le tetracicline, inibiscono l’assorbimento dello zinco nell’apparato digerente.

Domenica, 23 Giugno 2019 09:17

CARDO MARIANO: RIMEDIO ANTICANCRO?

24-06-2019

Il cardo mariano è stato usato come medicina naturale per aiutare la funzionalità epatica per migliaia di anni. Affermato come trattamento utile per la cura del fegato sia in letteratura alternativa che scientifica, il cardo mariano rafforza le membrane delle cellule del fegato, diminuisce i “cattivi” livelli di colesterolo, rinforza il sistema immunitario ed è un potente antiossidante. È stato dimostrato clinicamente che il cardo mariano ha un effetto positivo anche su alcuni tipi di cancro. Tuttavia, la scienza medica continua a tacere il cardo mariano come rimedio per il cancro, nonostante il sostegno clinico, secondo una recente dichiarazione pubblicata dal National Cancer Institute. In uno studio pubblicato sulla rivista Terapie Integrative Cancer, si evidenzia che il cardo mariano ha capacità di combattere le cellule tumorali del sistema riproduttivo sia nei maschi che nelle femmine, così come può combattere il cancro della pelle ed è considerato sicuro, ben tollerato e senza effetti collaterali. Il National Cancer Institute ammette che ci sono casi di studio che dimostrano l’efficacia del cardo mariano per il trattamento del cancro. Uno studio ha coinvolto una donna con leucemia che ha dovuto interrompere la chemioterapia perché i suoi livelli degli enzimi epatici erano anormali. Quando è stato somministrato il cardo mariano, tali livelli sono stati normalizzati e la donna è stata in grado di continuare i suoi trattamenti contro il cancro. In un secondo caso, il tumore del fegato di un uomo è regredito prima di iniziare la chemioterapia, semplicemente assumendo cardo mariano. Ancora un terzo studio, controllato con placebo e che ha coinvolto 50 bambini affetti da leucemia, ha mostrato un miglioramento per un periodo di quattro settimane in cui il gruppo sperimentale di bambini ha assunto il cardo mariano. I test hanno dimostrato che il cardo mariano è stato in grado di proteggere il fegato dei bambini dagli effetti tossici della chemioterapia. Purtroppo, non c’era un miglioramento abbastanza evidente per essere documentato come “significativo”. Il National Cancer Institute continua a parlare di studi clinici che supportano l’utilizzo di cardo mariano per una varietà di malattie del fegato, l’epatite C e il diabete. Purtroppo, fino a quando ulteriori ricerche non saranno eseguite, il National Cancer Institute non potrà raccomandare il cardo mariano come rimedio per il cancro.

24-06-2019

1. FRULLATO ALLA BEVANDA DI MANDORLE

1 bicchiere di bevanda di mandorle;
1 cucchiaino di cacao amaro in polvere biologico;
1 cucchiaino di sciroppo d'acero o di malto di riso;
1 banana.

Iniziate a preparare il frullato sbucciando ed affettando la banana in piccoli pezzi. Versate la banana nel bicchiere del frullatore insieme alla bevanda di mandorle, al cacao in polvere e allo sciroppo d'acero (o malto di riso). Azionate il frullatore e procedete fino ad ottenere una bevanda ben amalgamata. Ecco pronto un frullato disintossicante adatto soprattutto per la prima colazione.

2. FRULLATO AL MANGO

2 bicchieri di mango tagliato a cubetti;
1 bicchiere di succo di carota fresco;
1 bicchiere di succo d'arancia fresco;
Foglie fresche di menta, basilico o dragoncello.

Ecco un frullato disintossicante ricco di vitamine e privo di dolcificanti aggiunti. Versare nel bicchiere del mixer una manciata di foglie delle erbe aromatiche prescelte, in modo da triturarle. Aggiungere i cubetti di mango, il succo d'arancia e il succo di carota (che è possibile ottenere utilizzando una centrifuga). Frullare fino ad ottenere una consistenza omogenea e cremosa. Un pezzetto di mango e una fogliolina di menta possono essere utilizzate per guarnire il bicchiere.

3. FRULLATO AI LAMPONI E MELOGRANO

2 bicchieri di lamponi;
1 bicchiere di succo di melograno;
1 bicchiere d'acqua.

Per la preparazione di questo frullato, a seconda della consistenza desiderata, possono essere utilizzati dei lamponi freschi o surgelati. Versare i lamponi nel bicchiere del frullatore insieme al succo di melograno e acqua a temperatura ambiente. Frullare fino ad ottenere la consistenza desiderata. Potrete gustare così una bevanda ricca di antiossidanti ed allo stesso tempo disintossicante.

4. FRULLATO ALLA BARBABIETOLA

1 piccola barbabietola rossa già lessata;
2 cucchiaini di zenzero fresco tritato;
2 cucchiai di succo di limone;
2 bicchieri d'acqua;
1 pera matura;
1 mela matura;
1 carota.

Cuocete al vapore la carota, lasciatela raffreddare ed affettatela. Affettate anche la barbabietola. Pelate e tagliate a cubetti la mela e la pera. Versate la frutta e gli ortaggi nel frullatore ed aggiungete succo di limone ed acqua. Frullate fino ad ottenere una bevanda dalla consistenza cremosa ed omogenea. La barbabietola garantisce l'effetto disintossicante di questo frullato, mentre la frutta apporta preziose vitamine.

5. FRULLATO AL MANGO E ACQUA DI COCCO

1 mango maturo;
2 bicchieri di acqua di cocco;
2 cucchiai di succo di limone o di lime;
1 pizzico di pepe di Cayenna.

Lavate, sbucciate, affettate e tagliate a cubetti la polpa di un mango maturo. Versatela nel frullatore ed aggiungete l'acqua di cocco, il succo di limone o di lime ed un pizzico di pepe di Cayenna. Azionate il frullatore e frullate fino a quando la polpa di mango non si sarà ben amalgamata con gli ingredienti liquidi. L'acqua di cocco ha proprietà depurative e disintossicanti.

6. FRULLATO AGLI SPINACI

1 mazzetto di spinaci freschi;
1 manciata di foglie di menta;
1 manciata di prezzemolo;
1 manciata di foglie di lattuga;
1 cucchiaio di succo di limone;
1 pezzetto di zenzero fresco;
1 cetriolo piccolo;
4 gambi di sedano;
6 cubetti di ghiaccio.

Azionate la centrifuga e riponete al suo interno gli ingredienti uno alla volta, dopo averli accuratamente lavati, asciugati e spezzettati. Versate il succo ottenuto in un bicchiere sul cui fondo avrete disposto i cubetti di ghiaccio. Avrete così ottenuto un succo verde disintossicante, rimineralizzante e rinfrescante.

7. FRULLATO AI MIRTILLI NERI

1 bicchiere di mirtilli freschi o surgelati;
1 cucchiaino di olio di semi di lino;
1 banana piccola.

Sbucciate ed affettate la banana. Versatela nel bicchiere del frullatore insieme ai mirtilli, aggiungendo un cucchiaino di olio di semi di lino e acqua fresca quanto basta per ottenere un frullato dalla consistenza omogenea e cremosa. Ecco pronta una bevanda disintossicante e ricca di antiossidanti. L'olio di semi di lino è fonte di preziosi acidi grassi polinsaturi.

8. FRULLATO AL CAVOLO E BEVANDA DI MANDORLE

2 bicchieri di bevanda di mandorle;
1 banana piccola;
1 piccola manciata di foglie di cavolo.

Sbucciate ed affettate la banana. Lavate accuratamente e sminuzzate le foglie di cavolo. Unite tutti gli ingredienti nel bicchiere del frullatore insieme alla bevanda di mandorle ed azionatelo fino ad ottenere il vostro frullato. Ecco pronta una bevanda disintossicante e ricca di calcio vegetale, benefico per le ossa.

24-06-2019

I punti neri sulla pelle sono causati da un accumulo di oli e sebo. Poiché questi oli si ossidano, si scuriscono caratterizzandosi come punti neri. Sono estremamente comuni, soprattutto tra gli adolescenti. Sebbene non siano una preoccupazione di salute, sono antiestetici e difficili da rimuovere, anche utilizzando prodotti cosmetici costosi. Per fortuna esistono molti rimedi naturali per i punti neri che sono molto più economici e spesso molto più efficaci, rispetto ai loro equivalenti farmaceutici. Diamo uno sguardo ai migliori rimedi naturali per il trattamento dei punti neri.

BICARBONATO DI SODIO

Il bicarbonato di sodio è spesso commercializzato nel settore cosmetico come prodotto per la microdermoabrasione. Tuttavia, il bicarbonato di sodio è efficace contro i punti neri quanto i prodotti cosmetici più costosi che si possono trovare in commercio. Per creare una pasta, mescolare un cucchiaino di bicarbonato di sodio con due cucchiaini di acqua. Successivamente, applicare sulla zona interessata, massaggiare accuratamente, quindi risciacquare. Questo procedimento non solo rimuove la pelle morta o danneggiata, ma elimina lo sporco e l’olio che provocano i punti neri.

SUCCO DI LIMONE

Il succo di limone è utilizzato per una vasta gamma di problemi di pelle, tra cui acne e punti neri. Ci sono due modi vantaggiosi per utilizzare il succo di limone. In primo luogo, unire quattro gocce di succo di limone con un cucchiaio di zucchero e strofinare sulla zona interessata. Ciò sarà di aiuto nella rimozione dei comedoni e migliora l’aspetto generale della vostra pelle. In secondo luogo, unire limone con lo yogurt, il miele e il sale e applicare sulla zona interessata. Questo composto funge da un’ottima prevenzione contro i punti neri, nonché come efficace idratante.

ACQUA SALATA

Anche se l’acqua salata è più spesso associato con rimedi casalinghi per il mal di gola, funziona anche contro i punti neri. L’acqua salata promuove il prosciugamento dell’olio in eccesso che si trova sulla vostra pelle. Dopo l’uso quotidiano continuo e coerente, si noterà una forte diminuzione nel numero di punti neri.

MIELE

Il miele non solo idrata e restringe i pori della pelle, ma attira efficacemente i punti neri se usato come maschera. Per fare una maschera, unire il miele con cannella in polvere per formare una pasta. Applicare la maschera e lasciare agire per qualche ora (preferibilmente durante la notte). 
Tolta la maschera, la pelle sarà più luminosa e più sana.

UOVO CRUDO

Anche se può sembrare eccentrico, nutrire il viso con uovo crudo è un efficace rimedio fatto in casa per molti problemi della pelle. Sbattere 1-2 bianchi d’uovo con un cucchiaio di miele e applicare sulla zona colpita per 30 minuti. Il composto non solo rimuove i tuoi punti neri, ma lascia la vostra pelle splendente e luminosa.

Domenica, 23 Giugno 2019 09:13

SEMI DI ZUCCA: 10 PROPRIETA' BENEFICHE.

24-06-2019

I semi di zucca, nonostante le loro piccole dimensioni, possono essere considerati come un alimento ricco di proprietà benefiche e come uno spezza-fame salutare, da sostituire ai classici snack confezionati. I semi di zucca sono benefici per il cuore, ci aiutano a garantirci un buon riposo notturno ed una buona salute generale. Possono essere consumati crudi oppure tostati in forno a temperatura non troppo elevata per 15-20 minuti. Sono ottimi anche caldi e possono essere conditi con un pizzico di sale marino integrale. Possono essere acquistati già tostati, scegliendoli preferibilmente biologici, nei negozi di prodotti naturali. Ecco le loro 10 principali proprietà benefiche.

1. BUON RIPOSO

I semi di zucca presentano un elevato contenuto di triptofano, un aminoacido precursore della serotonina, che contribuisce ad assicurarci non soltanto di vivere le nostre giornate all'insegna del buonumore, ma anche ad aiutarci a godere di un buon riposo nelle ore notturne, in modo da recuperare tutte le energie necessarie per affrontare gli impegni della giornata seguente.

2. CUORE E RELAX

Tra i componenti nutritivi presenti nei semi di zucca vi è il magnesio, un elemento che contribuisce a regalare al nostro organismo una sensazione di relax. Il magnesio è infatti considerato come una sostanza naturalmente calmante e rilassante, oltre ad essere ritenuto benefico per la corretta attività cardiaca.

3. EQUILIBRIO

I semi di zucca presentano un contenuto da non sottovalutare di proteine altamente digeribili che contribuiscono a mantenere regolari i livelli di zuccheri nel sangue quando essi vengono consumati nel corso della giornata come snack. Mantenere i livelli degli zuccheri stabili può essere fondamentale quando si cerca di perdere peso. Ecco perché i semi di zucca sono spesso consigliati anche a chi segue una dieta dimagrante.

4. OMEGA-3

I semi di zucca contengono acidi grassi essenziali omega-3, fattore che li rende una fonte vegetale preziosa di questi elementi. La loro presenza permane in un alimento estratto da essi a freddo: l'olio di semi di zucca. Esso potrebbe rivelarsi d'aiuto nella cura di pazienti affetti da ipertrofia prostatica benigna, come suggerito da uno studio scientifico pubblicato nel 2009.

5. ZINCO

Il contenuto di zinco dei semi di zucca li rende un alimento adatto ad essere consumato da parte della popolazione maschile, in quanto tale minerale è ritenuto in grado di svolgere un'azione protettiva nei confronti della prostata. L'assunzione di alimenti contenenti zinco è inoltre consigliata alle donne in gravidanza e a coloro che desiderano tenere sotto controllo i livelli di colesterolo.

6. FERRO

I semi di zucca, insieme a legumi come le lenticchie, i fagioli ed i ceci, possono essere considerati come una fonte vegetale di ferro. Assumerli come spuntino potrà contribuire a contrastare i cali di energia lungo il corso della giornata. I semi di zucca tostati possono sostituire in maniera salutare i classici snack acquistati al supermercato.

7. PROPRIETA' ANTINFIAMMATORIE

I semi di zucca sono considerati come un vero e proprio antinfiammatorio naturale, dal potere quasi medicinale. La loro assunzione può quindi contribuire ad attenuare gli stati infiammatori del nostro organismo. In alcuni casi possono aiutare a combattere irritazioni e gonfiori senza gli effetti collaterali tipici dei medicinali.

8. FITOSTEROLI

Essi sono al terzo posto della classifica dei semi e della frutta secca a maggior contenuto di fitosteroli. Vengono infatti superati da parte di semi di girasole e di pistacchi, ma restano comunque una fonte da non sottovalutare. Tale caratteristica li rende in grado di abbassare i livelli di colesterolo nel sangue.

9. BENESSERE INTESTINALE

I semi di zucca contengono una parte di quelle fibre vegetali da inserire nella nostra alimentazione affinché il nostro intestino possa funzionare in maniera regolare. La loro assunzione è dunque particolarmente indicata a coloro che presentano problemi da questo punto di vista e che desiderano ritrovare il proprio equilibrio.

10. REGOLAZIONE DEL PH

I semi di zucca contribuiscono ad alcalinizzare il pH dell'organismo. L'eccessiva acidità provocata dall'assunzione di alcuni alimenti (come carne, zuccheri e dolciumi, farina 00 e derivati) è stata correlata all'insorgere di stati dolorosi ed infiammatori. Altri cibi alcalinizzanti sono le verdure, con particolare riferimento a quelle che è possibile consumare crude.

23-06-2019

Ci sono parti del corpo di una donna che vengono intaccate dai segni del tempo più rapidamente. Una di queste è il seno che, nel corso degli anni, può perdere elasticità e volume anche a causa delle diete o di trattamenti non appropriati. Non tutte possono o vogliono ricorrere alla chirurgia estetica, ma questo non è un problema perché i prodotti naturali possono aiutarci a riconquistare bellezza e giovinezza. Il seno merita attenzioni maggiori ed è importate usare prodotti specifici e non nocivi. Ecco, quindi, come rendere tonico il seno ormai rilasciato.
Per iniziare dobbiamo arricchire l’acqua da bagno con un pò di decotto di scorza di quercia. Possiamo chiedere all’erborista di fiducia di procurarci il materiale e poi basterà far bollire due pizzichi della nostra scorza di qidrati e tonifichi la zona del seno. È sempre opportuno effettuare il massaggio senza toccare la zona dei capezzoli. Chi vuole tonificare il seno piccolo può scegliere tra questi prodotti: olio essenziale di finocchio dolce oppure olio di mandorle dolci (per un maggior effetto è anche possibile mescolare entrambi gli oli e applicarli). Chi, invece, vuole tonificare un seno prosperoso ma rilasciato può procedere conuercia in un pentolino non troppo grande e pieno d’acqua per 10 minuti. Aggiungiamo quindi questo decotto all’acqua tiepida da bagno e massaggiamo il seno con movimenti circolari. Non dobbiamo necessariamente fare il bagno ogni giorno, basterà farlo una o due volte a settimana. Dopo il bagno o dopo la doccia dobbiamo applicare un prodotto che  uno di questi prodotti: olio di jojoba, burro di karitè oppure olio essenziale di lemongrass. Il massaggio deve sempre essere ascendente e circolare.

23-06-2019

La microflora intestinale è varia e abbondante. Sono state isolate circa 400 specie e si calcola che il numero di microrganismi presenti nel colon vada da 10 a 100 miliardi per grammo di materia fecale, il che significa che abbiamo più cellule microbiche che umane. Il metabolismo dei batteri produce molte sostanze chimiche, alcune delle quali sono nocive per l’uomo. Per disbiosi si intende un’alterazione dell’ecologia microbica che provoca malattia, una situazione che si può verificare nel cavo orale, nel tratto gastrointestinale o nella vagina. Nella disbiosi microrganismi normalmente innocui, tra cui batteri, saccaromiceti e protozoi, causano malattia producendo tossine o alterando la nutrizione o la risposta immunitaria dell’ospite. Alcune delle sostanze tossiche da essi prodotte sono cancerogene, mentre altre provocano una reazione allergica. Certi microrganismi patogeni trasformano addirittura in cancerogeni alcuni composti di origine alimentare e alcuni prodotti della secrezione epatica. Purtroppo, molti prodotti del metabolismo microbico e molte tossine passano facilmente dall’intestino al sangue. Sia l’uso eccessivo di antibiotici, sia lo sviluppo di microrganismi antibiotico-resistenti, le alterazioni della microflora intestinale e la maggiore incidenza di parassiti contribuiscono allo sviluppo di batteri anomali nell’intestino. L’uso eccessivo di antibiotici ad ampio spettro ha portato a un aumento di saccaromiceti, miceti e organismi anaerobi nel tratto gastrointestinale, alcun idei quali son diventati resistenti agli antibiotici. Importanti ricerche hanno dimostrato che questi microrganismi intestinali patogeni producono metaboliti tossici che avvelenano i sistemi enzimatici del nostro organismo. Alcune di queste sostanze sono molto simili a normali metaboliti del ciclo di Krebs, che è la serie di processi chimici grazie ai quali i mitocondri producono l’energia necessaria alla cellula per funzionare. L’avvelenamento di questi enzimi ha effetti devastanti perche, in mancanza dell’energia sufficiente, i processi cellulari si alterano. Alcune di queste sostanze, inoltre, simulano le funzioni dei neurotrasmettitori grazie ai quali funzionano il cervello e il sistema nervoso. La presenza nell’organismo di forme anomale o di livelli inadeguati di neurotrasmettitori può causare notevoli disfunzioni cerebrali e alterazioni del comportamento. Alcune di queste sostanze possono addirittura essere allucinogene. È interessante notare che molte di queste sostanze anomale sono state trovate nell’urina di soggetti autistici.
I pazienti affetti da psoriasi, per esempio, che hanno alti livelli di endotossine batteriche circolanti, migliorano rapidamente se prendono colestiramina, un farmaco che si lega alle endotossine intestinali. In uno studio controllato su 92 pazienti la salsasaponina, una saponina estratta dalla salsapariglia e dotata della proprietà di legarsi alle endotossine, ha determinato un notevole miglioramento delle condizioni nel 62% dei pazienti e nel 18% dei casi ha portato alla risoluzione completa del problema. Le ricerche sulla disbiosi intestinale sono talmente avanzate che oggi è possibile dimostrare la correlazione tra la presenza nell’intestino di tipi specifici di batteri e alcune malattie. Esiste per esempio una correlazione tra l’infezione intestinale da Shigella, Salmonella, Yersinia o Campylobacter e la sindrome di Reiter, una malattia infiammatoria che colpisce le articolazioni e l’occhio. Ciò induce a pensare che il corpo reagisca a queste proteine batteriche formando anticorpi, i quali interagiscono anche con i tessuti articolari. È dimostrato che i pazienti affetti da spondilite anchilosante, artrite reumatoide e vasculite hanno una maggiore permeabilità intestinale, che probabilmente è un fattore determinante nell’insorgenza di questi disturbi. Infatti, il problema delle tossine intestinali si aggrava ulteriormente in presenza di lesioni della barriera mucosa intestinale. In tal caso oltre a una maggiore quantità di tossine, entrano nel corpo anche batteri vivi, frammenti di batteri e saccaromiceti morti e proteine di origine alimentare. Per descrivere questa situazione, che determina un forte sovraccarico per il fegato e provoca allergie alimentari, è stato coniato il termine leaky gut, o sindrome da eccessiva permeabilità intestinale. In questi ultimi anni è stato definitivamente dimostrato che infiammazione ed eccessiva permeabilità intestinale son associate a molte patologie croniche, tra cui le malattie autoimmuni. L’intestino troppo permeabile è un riscontro tipico in situazioni che vanno dall’infezione all’allergia alimentare, dal morbo di Crohn all’eczema e alle malattie autoimmuni, quali artrite reumatoide e spondilite anchilosante.
Quando l’intestino risulta danneggiato da un’infezione, un’infiammazione o un’allergia alimentare, il passaggio nel corpo di sostanze che normalmente ne sono escluse aumenta in maniera brutale. Questo problema si presenta soprattutto nelle patologie intestinali infiammatorie croniche quali il morbo di Crohn, in cui l’assorbimento di tossine si moltiplica fino a sei volte rispetto alla norma. La permeabilità del tubo gastrointestinale si può valutare con il test di assorbimento del lattulosio/mannitolo, un esame in cui viene misurata la velocità di assorbimento del lattulosio, una molecola così grossa che normalmente non entra nel corpo in quantità apprezzabili. Studi condotti su una vasta gamma di malattie hanno dimostrato che il maggiore assorbimento intestinale del lattulosio è ben correlato con situazioni cliniche e patologiche e che spesso i valori ritornano normali quando il paziente migliora, mentre peggiorano non appena si aggravano i sintomi. Quando per esempio i pazienti affetti da morbo di Crohn vengono messi a dieta e nutriti esclusivamente con alimenti sintetici, il rapporto lattulosio/mannitolo si abbassa in concomitanza con un netto miglioramento delle condizioni cliniche. Numerosi autori hanno riferito l’esistenza di una correlazione tra permeabilità e infiammazione intestinale. Nelle malattie dell’intestino tenue quali il morbo celiaco (una grave allergia al frumento detta anche enteropatia da glutine), la permeabilità alle molecole di grosse dimensioni aumenta e, paradossalmente, diminuisce quella alle molecole piccole. Quest’ultimo effetto è dovuto alla distruzione dei microvilli, le minuscole pieghe della parete intestinale che ne moltiplicano la superficie di assorbimento. Mentre in un soggetto sano tale superficie è di circa 180 metri quadrati, in un celiaco non trattato si riduce dell’80% e non è in grado di selezionare ciò che la attraversa. Dopo l’assunzione di una sola dose per bocca di glutine, la permeabilità intestinale dei celiaci si altera notevolmente. Evitando scrupolosamente il glutine, l’intestino guarisce molto in fretta e in una settimana la permeabilità torna a essere quasi normale.

23-06-2019

Tutti i farmaci sono costituiti da principi attivi e da vari eccipienti. Il principio attivo è il componente del farmaco che tratta la malattia, gli eccipienti invece sono sostanze che non hanno alcun potere curativo, ma che sono addizionati al farmaco per vari motivi:

• Garantire la stabilità e la conservazione: per proteggere il principio attivo dagli agenti esterni che potrebbero danneggiarlo (il caldo, il freddo, l’umidità o altre sostanze chimiche) e per allungare il periodo di validità.

• Consentirne l'assunzione: si utilizzano additivi stabilizzanti per dare volume, forma e consistenza al prodotto, come ad esempio: talco, amido di mais, maltodestrine (usate, queste ultime, per evitare la cristallizzazione degli sciroppi). Se il farmaco contenesse soltanto il principio attivo, spesso avrebbe dimensioni talmente microscopiche da non poter essere maneggiato; oppure sarebbe costituito da una polvere che non sta insieme (quindi viene legata con della gelatina).

• Consentire al principio attivo di arrivare nella sede di azione: per esempio un eccipiente rende il farmaco adatto ad essere inalato, o impedisce che sia assorbito nello stomaco se deve arrivare all’intestino, o ne consente la penetrazione attraverso la pelle oppure ancora facilita l’assorbimento del principio attivo dei farmaci nell’organismo, ad esempio aiutandolo a sciogliersi.

• Evitare la sedimentazione del principio attivo sul fondo dei contenitori: a questo scopo si utilizzano additivi addensanti che impediscono ai vari componenti di separarsi e di formare grumi non disperdibili.

• Renderli più gradevoli: sia dal punto di vista del sapore (per questo scopo l'industria farmaceutica utilizza additivi dolcificanti e vari additivi aromatizzanti), sia dal punto di vista dell'aspetto e per questo motivo vengono impiegati i coloranti. Quest'ultimi presenterebbero un certo effetto placebo: il blu darebbe i migliori risultati contro l'ansia e l'insufficienza cardiaca, il giallo offrirebbe i migliori risultati per la depressione, ed insieme al blu sarebbe consigliabile per i farmaci antispastici. Il verde ed il giallo invece sarebbero sconsigliabili per i farmaci epatoprotettori.

• Permettere alle macchine di produzione di avere una migliore efficienza e produttività con un conseguente risparmio economico, energetico e di risorse ambientali. Per questo si utilizzano eccipienti come antiagglomeranti, stabilizzanti ed emulsionanti. Di norma le caratteristiche, le indicazioni, le controindicazioni, gli effetti collaterali e le avvertenze sono riportate nel foglietto illustrativo, mentre all’esterno della scatola del farmaco è ben visibile la composizione, il principio attivo e gli eccipienti. L'agenzia europea per i medicinali EMA (European Medicines Agency) ha pubblicato una lista di eccipienti e le frasi da riportate nel foglietto illustrativo allegato alla confezione. Nonostante gli eccipienti non abbiano alcun potere curativo, possono comunque causa l'insorgere di alcuni problemi per la salute come:

- Reazioni allergiche: queste possono essere provocate da sostanze come conservanti, coloranti, oli vegetali, cera d’api ecc.

- Intolleranze: in particolare il lattosio, per i diabetici, il glutine per chi soffre di celiachia, l’aspartame per chi soffre di fenilchetonuria.

- Interazioni farmacologiche: può accadere che un eccipiente interferisca con l’assorbimento di un altro farmaco. Particolarmente sensibili a questo problema sono i bambini.

Nel 2007 Food Commission, un'associazione di consumatori britannica, esaminando 41 farmaci destinati ai bambini al di sotto dei 3 anni di età aveva riscontrato che ben 40 di questi contenevano additivi (conservanti, coloranti, e dolcificanti) potenzialmente pericolosi per la salute dei bambini. Gran parte degli additivi identificati nei prodotti farmaceutici analizzati, erano vietati negli alimenti e nelle bevande destinate ai bambini di età inferiore ai 3 anni. L'associazione inglese delle case farmaceutiche si difese sostenendo che queste sostanze erano necessarie per aiutare i bambini ad assumere le medicine, le quali, contrariamente agli alimenti, vengono assunte solo per un limitato periodo di tempo.

Sabato, 22 Giugno 2019 17:37

UNA VITAMINA PER LA VITILIGINE.

23-06-2019

La vitiligine è un disturbo non doloroso che di solito colpisce soggetti nella fascia d’età dai 2 ai 30 anni, caratterizzato dalla comparsa improvvisa di chiazze chiare sulla pelle, che si allargano lentamente, segnata da un bordo scuro. Queste chiazze si formano perché la pelle, per qualche ragione ancora ignota, non è in grado di produrre melanina. Si crea così sulla superficie della pelle un fastidioso disegno pezzato. La vitiligine colpisce persone con ogni tipo di pelle, ma è più pronunciata nei soggetti più pigmentati. Nei testi di medicina si parla poco di questa malattia, salvo darne dettagliate descrizioni. L’impressione è che la scienza medica non veda che ci sia molto da fare per questi casi, a parte raccomandare l’uso di cosmetici (in genere alle persone con la pelle chiara) e mettere in guardia contro i bagni di sole, dato che l’abbronzatura non fa che accentuare il contrasto fra le zone interessate dalla vitiligine e quelle in cui la formazione del pigmento avviene normalmente. Vari anni fa il dottor Benjamin Sieve, professore alla Tufts Medical School, ha compilato una storia completa dei trattamenti in uso fino dagli anni ’30 e ’40 e delle teorie da cui avevano preso le mosse. Fra le cure descritte dal Sieve ce n’era una introdotta dal dottor Francis. Questo autore pensava che la malattia fosse dovuta all’assenza di acido cloridrico libero nello stomaco: soffriva egli stesso di vitiligine e aveva scoperto di mancare di questo acido. Cominciò a prendere ai pasti 15 cc di acido cloridrico e dopo due anni osservò che le macchie bianche erano completamente scomparse. Usò la stessa terapia su altri tre pazienti, ottenendo risultati simili. Il dottor Sieve avanzava l’ipotesi che l’effetto dell’acido cloridrico sia di facilitare l’elaborazione e l’assorbimento delle necessarie sostanze nutritive. 
All’importanza dell’alimentazione per preservare una normale pigmentazione della pelle accennava già un articolo pubblicato sugli Archives of Dermatology and Syphilology, in cui si descriveva la sperimentazione condotta con la vitamina C per restaurare la pigmentazione della pelle. L’anno seguente una rivista medica tedesca pubblicava un altro articolo in cui egualmente si raccomandava l’uso della vitamina C nel trattamento della vitiligine. Anche l’acido para-amminobenzoico (PABA) una vitamina del complesso B, è nominato ripetutamente a proposito della cura della vitiligine. Il dottor Michael Costello, sempre in Archives of Dermatology and Syphilology, riferisce del successo ottenuto nel trattamento di una forma di vitiligine delle palpebre in un bambino di 2 anni, con 100 mg di PABA al giorno. Il dottor Sieve, colpito dalle possibilità terapeutiche di questa sostanza, ha condotto un esperimento per osservarne gli effetti su un campione di 48 casi di vitiligine. Il gruppo era formato di 25 femmine e 23 maschi dai 10 ai 70 anni. La vitiligine perdurava da un minimo di 2 a un massimo di 28 anni. Nella maggior parte dei casi c’era una storia di alimentazione inadeguata e di squilibrio ghiandolare; affaticamento, irritabilità e instabilità emotiva erano sintomi comuni, come la costipazione, eccesso di peso, artrite e vari tipi di cefalea. All’esame fisico si notavano in molti soggetti i segni classici di ipotiroidismo; accanto a questi erano frequenti la fragilità delle unghie, ispessimento e ruvidità della pelle e vari gradi di ipertensione. Dopo un successo solo parziale ottenuto con la somministrazione di fiale di complesso B, il dottor Sieve le sostituì con due iniezioni quotidiane, al mattino e alla sera, di acido para-amminobenzoico (PABA) abbinato a monoetanolammina (che serve a mantenere più a lungo la vitamina in circolo nel sangue) e con due compresse di PABA da prendere a mezzogiorno e la sera prima di coricarsi. Rapidamente si osservò una nuova pigmentazione nelle zone depigmentate, che in capo a quattro-otto settimane da bianco latte erano diventate rosee. Dopo sei-sedici settimane dall’inizio della terapia, si notavano generalmente nelle chiazze delle piccole isole di pigmento scuro, che ben presto emettevano prolungamenti, riunendosi le une con le altre. Infine le isole scomparvero e la repigmentazione fu completa. I risultati della terapia in tutti i 48 pazienti dopo sei-sette mesi erano “impressionanti”. Il dottor Sieve sottolinea ripetutamente l’importanza dell’alimentazione nella vitiligine. A suo avviso anche un squilibrio ormonale può causare la malattia, cui possono contribuire anche ferite, infezioni, pressioni localizzate e raggi solari. Il problema della vitiligine è più complesso di una semplice carenza di acido para-amminobenzoico. A quanto risulta dalla ricerca di Sieve, si devono correggere le carenze alimentari, rettificare gli squilibri ormonali ed eliminare le infezioni locali, prima che una specifica vitamina possa avere un qualche effetto. Rileva inoltre che oltre alle compresse sono necessarie le iniezioni, perché la vitamina assunta per via orale non rimane in circolo abbastanza a lungo da poter agire efficacemente.

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