Angelo Ortisi

Angelo Ortisi

17-06-2019

La perdita dei capelli è un problema che ci preoccupa spesso, soprattutto nei periodi stressanti, quando non stiamo troppo bene con la salute, o quando passiamo attraverso trasformazioni fisiche complesse, come accade durante la gravidanza e dopo la nascita. I rimedi naturali sono sempre stati vicini a noi nella cura di qualsiasi problema estetico e sono efficaci anche nel prevenire e fermare la perdita dei capelli. Usali spesso e abbi fiducia nella loro incredibile potenza naturale di rigenerazione. Di seguito, cinque trattamenti che aiutano a mantenere sani i capelli:

OLIO DI LUPPOLO

L’olio di luppolo stimola la circolazione del cuoio capelluto, che aiuta a nutrire le radici e a fermare la perdita di capelli. Se ti confronti con la perdita dei capelli, utilizza l’olio di luppolo (lo trovi nei negozi di erboristeria) come trattamento durante la notte. Applica l’olio alle radici, massaggia bene e copriti la testa con un asciugamano.

CAFFEINA

Con il suo contenuto ricco di antiossidanti, il caffè è un ottimo tonico per la radice dei capelli. Fai bollire un litro di acqua e poi metti tre cucchiai di caffè, lascia che si raffreddi e poi filtralo. Bagna bene i capelli con il caffè ottenuto, concentrandoti sulle radici, e lascia agire per almeno mezz’ora.

ESTRATTO DI GINSENG

Il ginseng è un tonico capillare molto efficace che aiuta a nutrire i capelli, aumentando il flusso sanguigno locale ed eliminando le tossine. Applica l’estratto di ginseng sul cuoio capelluto, massaggiando delicatamente. Lascia agire per mezz’ora, poi risciacqua.

ESTRATTO DI EDERA

L’edera è utilizzata per rimodellare il corpo e diminuire la cellulite, ma è un trattamento efficace anche per la perdita dei capelli. Miscela 10 gocce di estratto di edera con 50 ml di olio d’oliva e applica sui capelli, concentrandoti sulle radici. Lascia agire per mezz’ora, poi lava con shampoo e applica un balsamo.

MASSAGGIO CAPILLARE

Il massaggio capillare accelera la circolazione del sangue al livello del cuoio capelluto, cosa che aiuta a nutrire le radici e ad eliminare le tossine. Non dimenticare di massaggiare delicatamente il cuoio capelluto quando applichi il tuo shampoo regolare. Attenzione però a non massaggiare troppo forte o troppo spesso perché si può produrre un eccesso di sebo e i tuoi capelli diventeranno grassi più facilmente.

Domenica, 16 Giugno 2019 16:56

I 7 ALIMENTI DA MANGIARE CON LA BUCCIA.

17-06-2019

Quanti di voi mangiano la frutta con la buccia? Molti preferiscono sbucciare frutta e ortaggi per paura dei pesticidi, altri, invece, sanno che possono mangiare l’involucro esterno dei propri alimenti perché ne conoscono la provenienza e si fidano ciecamente di chi li produce. Se anche voi siete tra i fortunati, potrebbe interessarvi questo articolo, che spiega come sia preferibile mangiare determinati alimenti di uso comune senza sbucciarli.

1. MANDORLE

Di sicuro non è una sorpresa: avevo più volte accennato che gran parte delle loro proprietà - e sono veramente tante - risiede proprio nella buccia. Lì si trovano flavonoidi, ma anche tante altre sostanze che producono un aumento significativo della popolazione dei batteri intestinali buoni, tra cui i Bifidobatteri, Clostridium coccoides ed Eubacterium rectale. Non solo, secondo alcune ricerche, la buccia aiuterebbe a rinforzare il sistema immunitario.

2. AGRUMI

Eh si, gli agrumi. Attenzione però! Non significa che le arance devono essere mangiate con la buccia, ma che è possibile grattugiarla sui propri dessert o su altri piatti. Questo perché la pelle degli agrumi contiene circa quattro volte di fibre in più del frutto stesso, oltre a rendere i nostri dolci ancora più buoni!

3. MELE

Alcuni studi avrebbero dimostrato che la buccia della mela può abbassare il colesterolo cattivo e ridurre i grassi nel sangue, proteggendo così da malattie cardiache, obesità e diabete. Sembra che la buccia, inoltre, nutra anche i muscoli, prevenendo l’atrofia che compare con l’avanzare dell’età. La buccia della mela contiene vitamina C e sali minerali: zolfo, potassio, fosforo, calcio, magnesio, sodio, ferro, fruttosio, acido malico e pectina, quest’ultima utile per combattere la stipsi.

4. CIPOLLE

Qualcuno potrebbe rimanere un po’ scosso da questa informazione, ma sembra che nelle bucce delle cipolle risiedano dei potenti flavonoidi, sostanze antinfiammatorie e antiossidanti. La conferma giungerebbe da una ricerca secondo cui la pelle marrone potrebbe essere usata come ingrediente funzionale ricco di fibre alimentari (principalmente del tipo non solubile) e composti fenolici, come la quercetina e altri flavonoidi (metaboliti vegetali con proprietà medicinali). I due strati esterni carnosi della cipolla contengono anche fibre e flavonoidi”. Una soluzione per utilizzarla? Farne una minestra.

5. CETRIOLI

I cetrioli sono un tipo di verdura comunemente mangiata con la buccia. Un bene, visto che proprio nel loro strato esterno risiedono tantissimi sali minerali, come potassio, calcio, fosforo, ferro e soprattutto silicio, che contribuisce alla formazione di cheratina e collagene

6. PRUGNE

La buccia delle prugne, soprattutto di quelle nere, contiene fibre, sali minerali e vitamina A. Il frutto in genere, sia nella polpa che nella buccia, è ricco di flavonoidi che contrastano l’invecchiamento e l’azione dei radicali liberi.

7. PESCHE

La buccia delle pesche, invece, è già un pò più difficile da mangiare. Per alcuni soggetti, può essere fonte di allergie e ricettacolo di pesticidi. Se siete sicuri di ciò che acquistate e non avete particolari intolleranze alimentari, vi interesserà sapere che la buccia di questo frutto è ricca di fibre, soprattutto di pectina, utile a regolarizzare il transito intestinale, ma anche di potassio, vitamina A e C.

15-06-2019

La noce moscata è una spezia comunemente utilizzata in cucina, che nasconde numerose proprietà benefiche. Si tratta del seme decorticato della Miristica fragrans, un albero sempreverde originario delle foreste pluviali delle isole Molucche, in Indonesia. La noce moscata viene impiegata nelle preparazioni alimentari grattugiandone piccole quantità sui cibi per arricchirne il sapore. Questa spezia è conosciuta fin dall’antichità per il suo aroma caratteristico e per le sue proprietà afrodisiache e curative. La noce moscata contiene composti chimici noti per le loro proprietà antiossidanti, utili per prevenire le malattie e per salvaguardare la salute. Presenta inoltre numerosi oli essenziali volatili, tra i quali troviamo cinaolo, linalolo e terpeniolo. I principi attivi presenti nella noce moscata trovano numerose applicazioni terapeutiche nelle medicine tradizionali, che li impiegano per le loro proprietà antimicotiche, antidepressive, digestive e carminative, che promuovono, cioè, l’eliminazione dei gas intestinali e contribuiscono a lenire le coliche.
La noce moscata è una fonte preziosa di sali minerali, tra i quali troviamo rame, potassio, calcio, ferro, manganese, zinco e magnesio. Il potassio è un componente fondamentale per mantenere sotto controllo la frequenza cardiaca e la pressione sanguigna. Il manganese e il rame vengono impiegati dall’organismo come co-fattori per gli enzimi antiossidanti, mentre il ferro è essenziale per la formazione dei globuli rossi. È inoltre ricca di vitamine del gruppo B e contiene vitamina C, acido folico e vitamina A, oltre a numerosi flavonoidi antiossidanti, come il betacarotene, considerato essenziale per il mantenimento di una buona salute. Fin dai tempi antichi, la noce moscata e gli oli da essa ricavati venivano impiegati nella medicina tradizionale indiana e cinese per la cura di malattie collegate al sistema nervoso e all’apparato digerente. Alcune sostanze contenute nella noce moscata, come elemicina e miristicina, hanno un effetto stimolante sul cervello e sarebbero in grado di proteggerlo dall’Alzheimer.
La noce moscata contiene eugenolo, una sostanza impiegata in ambito dentistico per alleviare il mal di denti. L’olio ottenuto dalle noci moscate viene impiegato per effettuare massaggi localizzati utili ad eliminare i dolori muscolari, articolari e reumatici. I decotti venivano invece utilizzati contro nausea, gastrite e indigestione. Da ricordare anche le sue proprietà depurative. La noce moscata aiuta il fegato e i reni nell’eliminazione delle tossine. Previene e contribuisce a dissolvere i calcoli ai reni, con grandi benefici sia per l’apparato digerente che urinario. Promuove la luminosità della pelle e può rappresentare un integratore efficace nella cura dell’acne, anche a livello di applicazione cosmetica. Favorisce il rilassamento e il buon sonno, soprattutto se aggiunta alle tisane della buonanotte, sempre in piccolissime quantità. Viene impiegata nella formulazione di collutori e dentifrici per via delle sue proprietà antibatteriche e antiodoranti.

CONTROINDICAZIONE

Attenzione ad un impiego eccessivo della noce moscata. Questa spezia è ben tollerata in piccole dosi anche durante la gravidanza e l’allattamento, ma il suo consumo in dosi abbondanti può causare mancanza di concentrazione, palpitazioni e aumento della sudorazione.

15-06-2019

Le infezioni parassitarie sono molto più frequenti di quanto si pensi e sono in aumento per via del sempre maggior numero di persone che fanno viaggi all'estero e dell'immigrazione dai paesi del Terzo Mondo. Purtroppo molti medici non le sanno riconoscere perchè sono un argomento trascurato durante gli studi universitari e solo pochi laboratori le sanno diagnosticare in maniera rigorosa (la ricerca nelle feci è un lavoro assai poco piacevole). Spesso le infezioni parassitarie sono asintomatiche. E' facile riconoscerle quando si vedono i vermi nelle feci o quando si hanno sintomi cronici inspiegabili dopo aver fatto un viaggio nel Terzo Mondo o essere stati a stretto contatto con qualcuno che ne proviene.

AGLIO

È dimostrato che sia l'aglio fresco sia gli estratti di aglio hanno la proprietà di distruggere molti parassiti intestinali, tra cui Ascaris lumbricoides (ascaride) e l'anchilostoma.

IDRASTE

La berberina, un alcaloide vegetale che si trova in numerose piante e soprattutto nell'idraste, inibisce lo sviluppo di numerosi comuni parassiti che colonizzano l'intestino e la vagina. L'idraste si è dimostrata sperimentalmente e clinicamente efficace contro la leishmaniosi sia interna sia cutanea ed è stata utilizzata con successo per trattare colera, giardiasi e amebiasi. La berberina è particolarmente indicata nei bambini perchè il farmaco usato di solito, il metronidazolo (Flagyl), ha molti effetti collaterali gravi. In uno studio condotto in India sono stati somministrati solfato di berberina (10 mg/kg/giorno) oppure metronidazolo a bambini affetti da giardiasi (una diffusa infezione intestinale che provoca diarrea cronica, dolore intestinale e affaticamento). Dopo dieci giorni, la Giardia era scomparsa dalle feci del 90% dei pazienti trattati con la berberina, rispetto al 95% di quelli trattati con il Flagyl, ma a differenza di questi ultimi, i bambini curati con la berberina non avevano accusato alcun effetto collaterale negativo.

Venerdì, 14 Giugno 2019 11:44

IL BUSINESS DEI FARMACI.

15-06-2019

L'industria farmaceutica controlla la ricerca medica, ed ha come dipendenti intere professioni legate direttamente o indirettamente alla salute. Secondo alcuni, nonostante le apparenze, le multinazionali farmaceutiche sarebbero più interessate a mantenere in vita le malattie piuttosto che a debellarle definitivamente. Limitando l'azione dei medicinali alla sola scomparsa dei sintomi infatti, è possibile espandere il mercato dei farmaci, mentre l'eliminazione delle malattie, anche le più comuni, decreterebbe la fine di un business mondiale dalle proporzioni enormi. Le più importanti cure delle malattie infettive ad esempio, nonchè la penicillina ed altri antibiotici, sono state scoperte in università finanziate dallo Stato. Però sono state poi le compagnie farmaceutiche ad aver immediatamente utilizzato queste scoperte per il proprio profitto, mettendo in commercio medicinali creati di fatto con fondi pubblici. Negli ultimi 25 anni, i profitti delle aziende farmaceutiche sono stati mediamente del 500 per cento superiori alla media di tutti i rami dell'industria. In altre parole, il business delle malattie risulta essere il più redditizio al mondo. Perchè più pazienti ci sono, più spesso sono malati, più a lungo sono malati, più alto è il giro di affari.
Chi sono gli attori di questo mercato mondiale? Industrie farmaceutiche, scienziati, ricercatori, medici, enti sanitari, agenzie regolatorie ed opinion leader, i quali utilizzano come strumento di persuasione mass-media, informatori farmaceutici, campagne promozionali, convegni e riviste scientifiche. Tutto in modo da rendere l'opinione pubblica dipendente da un gioco di timori e suggestioni, al solo fine di incentivare il consumo di farmaci. A questo scopo l'industria farmaceutica ha via via sostituito terapie e rimedi naturali, efficaci ma non brevettabili, e quindi economicamente non convenienti.

QUAL E' IL PROCESSO DI PRODUZIONE DI UN FARMACO?

Ecco come le fabbriche di medicinali arrivano alla produzione ed alla commercializzazione di un farmaco: innanzitutto ogni farmaco deve superare varie fasi di studio e di sperimentazione prima di poter essere immesso nel mercato e venduto e somministrato ai malati. Un lasso di tempo che in media sarebbe pari a 15 anni. Ma ultimamente le multinazionali del farmaco riescono ad aggirare il problema di fasi di studio e controlli troppo rigidi ricorrendo al reclutamento di cavie umane volontarie. Negli USA una prova clinica su un paziente costa in media 10.000 dollari, in Russia 3.000, ma nei Paesi più poveri del mondo si trovano cavie davvero a buon mercato e persino legislazioni locali meno restrittive. Il valore vero della sperimentazione non è tanto l'efficacia effettiva del prodotto, ma l'arrivare a brevettare un medicinale per primi, per cui la rapidità di realizzazione di un farmaco risulta essere di primaria importanza se si vogliono sfruttare i diritti e fare lauti guadagni. Solitamente le aziende farmaceutiche investono solo nei farmaci che prospettano i maggiori guadagni e progettano nei minimi dettagli un lancio mediatico ad hoc. Ad esempio, viene lasciata trapelare sui giornali la notizia di un nuovo miracoloso prodotto in arrivo, a cui seguirà una campagna pubblicitaria fortemente persuasiva su vasta scala, attraverso tutti i media. Lo strapotere delle case farmaceutiche vincola ambiente medico e scientifico, uomini di stato, oltre a medici pagati dalle multinazionali per prescrivere determinati farmaci.
Piccola nota: nessun test è in grado di stabilire con esattezza gli effetti collaterali e clinici di un medicinale nell'arco dei 5-6 anni della sua sperimentazione. Difatti, negli Stati Uniti i danni collaterali da farmaci sono la quarta causa principale di morte da infarto, cancro e colpo apoplettico. Gli interessi economici in ballo sono talmente elevati che, secondo alcuni, l'industria farmaceutica per espandere i propri mercati tenderebbe addirittura a fare ricerche per trovare nuove malattie da poter curare con i propri prodotti. Perchè la produzione di medicine deve essere mantenuta alta, le farmacie vendere, i medici prescrivere e fare carriera, i chirurghi tagliare e gli psichiatri sedare. E poichè dopo 20 anni il brevetto sparisce, le aziende hanno tutto l'interesse nel creare a ciclo continuo sempre nuovi miracolosi prodotti che trattano ma che non risolvono mai del tutto le malattie.

Venerdì, 14 Giugno 2019 11:43

RIMEDI NATURALI PER RIACCENDERE LA LIBIDO.

15-06-2019

Quando cause organiche, come le disfunzioni sessuali, e psicologiche, derivate da disagi psicoemotivi, compromettono il benessere e l’intesa con il partner, ansia e frustrazione prendono il sopravvento dando origine a veri e propri disturbi sessuali. Una vita sessuale appagante è importante per il nostro benessere, spesso vengono propinati nel mercato prodotti farmaceutici che promettono ottimi risultati senza contare però gli effetti collaterali. Ecco come invece la natura ci può aiutare a migliorare la nostra sessualità. Se a spegnere la passione e la fantasia sono la stanchezza e lo stress della vita quotidiana, tra le piante in grado di stimolare l’eros e migliorare le prestazioni amorose, ci sono principalmente gli adattogeni, capaci di incrementare la resistenza fisica, rafforzare il sistema immunitario, endocrino e nervoso, apportando benefici effetti sull’umore.

1. MACA

A volte indicata come ginseng peruviano, la radice di maca in polvere è un'incredibile pianta adattogena che è stata usata per centinaia di anni nelle culture antiche per aumentare la libido e trattare l’impotenza. Ricca di 18 aminoacidi, fitonutrienti, vitamine, minerali, proteine e altre sostanze nutritive, la maca è in grado di aumentare naturalmente il desiderio sessuale e la funzione in coloro che la consumano regolarmente. In particolare negli uomini, la maca tende ad aumentare il desiderio sessuale, senza influenzare negativamente i livelli degli ormoni. In uno studio del 2001 pubblicato nel Journal of Asian Andrology, i ricercatori hanno scoperto che il numero di spermatozoi e la motilità possono migliorare drasticamente a seguito di assunzione di maca. E nelle donne, la Maca può aiutare ad alleviare i sintomi post-menopausa e trattare la disfunzione sessuale.

2. BACCHE DI GOJI

Le bacche di Goji sono un altro super potenziamento per la nostra libido che offre numerosi benefici per la salute. Come la maca, le bacche di Goji contengono 18 aminoacidi, oltre a 21 tracce di minerali, vitamine B, vitamina C, antiossidanti e proteine. Le bacche di Goji sono particolarmente utili a migliorare la circolazione, utile trattamento nell’ ingrossamento della prostata, nelle infiammazioni, e migliorano la salute della pelle e degli occhi. Nelle culture tradizionali asiatiche, le bacche di Goji sono state a lungo indicate come un “cibo utile alla potenza sessuale”, perché palesemente migliorano la fertilità e aumentano la funzione sessuale. E uno dei modi specifici in cui farlo è stimolando la secrezione dell’ormone della crescita, che aiuta a promuovere il desiderio sessuale in uomini e donne.

3. PEPERONCINO

Questo incredibile superfood è in grado di vivacizzare non solo i nostri cibi, ma anche la nostra vita sessuale. Possiede la capacità unica di migliorare in modo significativo la circolazione e può aiutare a curare la disfunzione erettile e aumentare la circolazione sanguigna. Oltre a migliorare il flusso di sangue arricchito di ossigeno in tutte le parti del corpo, aiuta inoltre l’aumento delle difese immunitarie, guarire le ulcere dell’apparato digerente, aiuta a prevenire e curare la formazione di coaguli di sangue e allevia il dolore.

4. SEMI DI ZUCCA

Lo zinco è assolutamente essenziale per la produzione di testosterone negli uomini. Si concentra anche in una prostata sana dove funge da catalizzatore per la regolazione del liquido prostatico e la produzione di sperma. Non a caso, molti uomini con la libido bassa sono in realtà semplicemente carenti di zinco, perché non mangiano abbastanza alimenti che sono naturalmente ricchi di questo importante nutriente. Questo è un valido motivo per mangiare semi di zucca e altri alimenti ricchi di zinco, di vitale importanza per gli uomini che cercano di normalizzare la loro salute sessuale. Anche le donne possono trarre beneficio dal consumo di semi di zucca, questo superfood contiene alti livelli di acidi grassi omega-3, che sono i precursori delle prostaglandine, sostanze simili agli ormoni che promuovono un forte desiderio sessuale.

5. RADICE DI ORTICA

Conosciuta per la sua capacità di aumentare i livelli di testosterone libero nel sangue, la radice di ortica è un potente potenziatore della libido, a lungo utilizzato in tutta Europa come un trattamento naturale per l’ipertensione. La radice di ortica aiuta anche a promuovere una migliore vasodilatazione, o il naturale rilassamento delle pareti dei vasi sanguigni, che a sua volta aiutano a migliorare la circolazione e il flusso di sangue. Aiuta anche a contrastare l’ingrossamento della prostata negli uomini.

6. FIENO GRECO

Le foglie essiccate e semi della pianta del fieno greco possiedono composti che sono stati scientificamente dimostrati nel migliorare il desiderio sessuale e anche contribuire a curare l’impotenza. Uno studio australiano l’anno scorso ha trovato che gli uomini che completano la loro alimentazione con fieno greco possono sperimentare un notevole impulso nelle loro pulsioni sessuali. Non solo il fieno greco aiuta a riaccendere il desiderio sessuale, ma può anche contribuire a promuovere i livelli ormonali sani. Uno studio del 2008 di Yeungnam Università in Corea del Sud ha trovato che il fieno greco genera un effetto stimolante sulla produzione dell’ormone della crescita, che, come accennato in precedenza, aiuta a regolare il desiderio sessuale e la sua funzione.

7. ELEUTEROCOCCO

Considerata una delle erbe adattogene più efficaci, la radice aiuta a promuovere la funzione delle ghiandole surrenali. Quando combinato con altre erbe adattogene come maca, rhodiola rosea, muira puama, astragalo, ginseng e ortica, la radice di eleuterococco ha il potenziale per curare la disfunzione erettile e altri problemi sessuali. Oltre a promuovere in generale la longevità, la resistenza e l'immunità, la radice può anche aiutare a stimolare la produzione di testosterone negli uomini. E come molti dei suddetti trattamenti naturali per la libido bassa, la radice aiuta efficacemente a dilatare i vasi sanguigni e a migliorare il flusso di sangue in tutto il corpo, che è necessaria per una sana funzione sessuale.

Giovedì, 13 Giugno 2019 16:00

LA VITAMINA E CALMA LE GAMBE INSONNI.

14-06-2019

Fino dal XVII secolo, quando la sindrome fu descritta per la prima volta da Thomas Willis, la professione medica è stata messa in imbarazzo dal fenomeno delle “gambe insonni”: non un proprio crampo, si tratta piuttosto di uno spasmo dei muscoli delle gambe che coglie durante il sonno e viene descritto come una sensazione di stiramento e torsione, tremenda e tormentosa. Di solito per liberarsene bisogna fare qualche passo, o muovere la gamba colpita, ma spesso basta tornare a letto o anche solo mettersi fermi perché lo spasmo ritorni. Trascurabile in sé dal punto di vista medico, il fenomeno causa tante nottate d’insonnia e malessere da poter sfociare in afflizioni molto più gravi. E in effetti i medici lo prendono sul serio, deprecando periodicamente l’assenza di qualunque terapia efficace: il British Medical Journal ha dedicato due articoli e un editoriale al problema non risolto, mentre Medical Tribune l’ha definito un enigma medico. Due medici californiani, Samuel Ayres e Richard Mihan, riferiscono sul Journal of Applied Nutrition che il trattamento con vitamina E ha messo fine ai tormenti di centinaia di vittime di questa fastidiosissima sindrome. Il problema degli spasmi muscolari non si può dire certo che rientri nel campo della dermatologia, che è la specializzazione di entrambi questi autori. Il loro interesse è stato risvegliato da un’osservazione incidentale, nel corso di una sperimentazione clinica sulla possibile utilità della vitamina E in certe affezioni della pelle di causa non determinata. Fin dall’inizio della sperimentazione, diversi pazienti avevano accennato al fatto che da quando prendevano vitamina E erano scomparsi i crampi notturni delle gambe che li tormentavano da anni. Il dottor Ayres e sua moglie erano anch’essi vittime da diverso tempo di questo disturbo, per cui non esitarono a sperimentare questa terapia che portò sollievo anche a loro. A questo punto i due dermatologi iniziarono un’indagine sistematica. Nell’anamnesi di ogni nuovo paziente, indipendentemente dalla sintomatologia di loro competenza, inserivano domande su vari tipi di spasmi muscolari. Dopo qualche mese, pubblicarono un resoconto preliminare su 26 pazienti: tutti avevano tratto giovamento dalla vitamina E e la maggior parte era arrivata a debellare completamente fenomeni come i crampi e gli spasmi notturni delle gambe, crampi da esercizio fisico, la claudicazione intermittente e i crampi notturni del retto. L’articolo comparve su California Medicine. Dalla pubblicazione di questo primo rapporto, i due medici californiani hanno trattato con successo oltre un centinaio di casi di spasmi muscolari. Le loro osservazioni sull’azione antispastica della vitamina E sono state confermate da un ortopedico, il dottor Cathcart, che ha riferito sul Journal of the American Medical Association di aver curato con questo trattamento circa 100 casi di crampi notturni delle gambe e altri tipi di spasmi muscolari nella sua pratica clinica privata. Ayres e Mihan ammettono che il meccanismo per cui la vitamina E controlla la sindrome delle gambe insonni e altri tipi di spasmi muscolari è per loro un mistero, ne hanno cercato in alcun modo di affrontare il problema, essendo impegnati nella pratica della dermatologia. Tuttavia, a loro avviso la pronta risposta di vari tipi di spasmi muscolari al trattamento con dosi adeguate di vitamina E fa sospettare che queste forme siano dovute a carenze nell’apporto, nell’assorbimento o nell’utilizzazione di tale sostanza. I due autori non hanno impostato nessuna ricerca clinica controllata a doppio cieco, ma l’immediata risposta iniziale al trattamento, le ricadute non appena questo viene interrotto e la nuova remissione alla ripresa del trattamento costituiscono un implicito controllo sperimentale.
Uno dei soggetti trattati dai due medici californiani, un’infermiera, soffriva di spasmi delle gambe quasi ogni notte da una decina d’anni e aveva provato tutte le normali cure mediche senza profitto. Non aveva veri e propri crampi, ma la spiacevole sensazione dover continuare a muovere le gambe, che di tanto in tanto avevano uno scatto. Le venne prescritta vitamina E, sotto forma acetato di d-alfa-tocoferolo, in dosi di 100 UI tre volte al giorno prima dei pasti. In capo a due settimane, notò che le gambe non le davano più fastidio a riposo. Il dosaggio è stato portato in seguito a 400 UI una volta al giorno, dosaggio che la paziente ha mantenuto per tre anni ottenendo la scomparsa completa dei sintomi, eccettuato un periodo di un mese, circa un anno fa, in cui ha smesso di prendere la vitamina E: il disturbo ricomparve gradualmente, ma è cessato di nuovo alla ripresa del trattamento. Un’altra paziente soffriva di gambe insonni da un anno e mezzo: talvolta a letto le sue gambe continuavano a muoversi ininterrottamente per tre o quattro ore, ma soffriva anche di crampi notturni che la colpivano un paio di volte la settimana, immobilizzandola per qualche momento in una morsa dolorosissima (certe notti aveva sia gli spasmi prolungati che i crampi violenti). Da quando cominciò a prendere 100 UI di vitamina E tre volte al giorno, la situazione cambiò totalmente: ora poteva finalmente godere intere nottate di sonno ristoratore. A distanza di 15 mesi riferì di aver ridotto la dose a 100 UI due volte al giorno, senza altri episodi di spasmi o crampi notturni, salvo una volta che aveva interrotto la terapia vitaminica per un mese (entrambi i sintomi erano poi immediatamente scomparsi alla ripresa della terapia). Un uomo che soffriva di questo disturbo da 13 anni era costretto certe notti ad alzarsi dal letto e immergersi in una vasca d’acqua calda per trovare un certo sollievo. Aveva provato calcio, tranquillanti, sedativi e miorilassanti per via orale ed endovenosa, ma no nera servito a nulla, finchè non cominciò la cura con vitamina E (100 UI tre volte al giorno, prima dei pasti, portate poi a una sola capsula di 400 UI, una volta al giorno): i sintomi diminuirono gradualmente nell’arco di tre mesi e finalmente potè godere un sonno ininterrotto per la prima volta da una decina d’anni. In seguito riferì di aver avuto un episodio isolato di irrequietezza notturna delle gambe dopo una dura partita a tennis giocata nel tardo pomeriggio: gli fu consigliato allora di raddoppiare la dose. Mentre di solito i crampi notturni delle gambe e questa forma particolare di spasmo che dà luogo al fenomeno delle gambe insonni vengono trattate come entità cliniche separate, spesso si trova che colpiscono le stesse persone. Dato poi che entrambi i sintomi rispondono al trattamento con vitamina E, i due dermatologi hanno avanzato l’ipotesi che siano strettamente collegati, facendo capo a una causa comune. Malgrado la relativa frequenza di questi disturbi, i due autori notano che la maggior parte dei testi correnti di medicina generale e ortopedia si limitano a fuggevoli cenni. 
Per prolungare l’efficacia dei supplementi di vitamina E, i due medici suggeriscono di prenderla a stomaco vuoto circa mezz’ora prima dei pasti e di evitare i farmaci contenenti ferro, estrogeni, oli minerali o lassativi, che tendono a limitare l’efficacia. Si dovrebbero evitare anche i complessi vitaminici contenenti ferro e i cereali arricchiti di ferro, dato che il ferro ha l’effetto di mettere fuori gioco la vitamina E: in caso di necessità, è comunque opportuno distanziare il più possibile (12 ore) i due medicamenti. Inoltre, fanno presente che le diete troppo ricche di grassi insaturi aumentano il fabbisogno di vitamina E, la diffusione delle diete di questo tipo, spesso incoraggiate dai medici, potrebbe essere uno dei fattori che portano all’insorgere di spasmi e crampi muscolari. Anche l’abuso di lassativi, secondo i due dermatologi, interferisce con l’assorbimento di vitamina E: l’olio minerale, uno dei lassativi più nocivi, diminuisce l’assorbimento intestinale di molti minerali e vitamine, compresa la vitamina E, presenti nel cibo. L’uso di vitamina E, in qualunque dosaggio, non comporta effetti collaterali gravi, a quanto riferiscono Ayres e Mihan. Tuttavia, data la tendenza della vitamina E a favorire l’immagazzinamento di glicogeno nei muscoli, suggeriscono per i diabetici (che prendono insulina, una sostanza che assolve alla stessa funzione) di iniziare con dosi minori, da aumentare eventualmente in seguito, via via che il dosaggio dell’insulina viene gradualmente ritoccato. Anche gli ipertesi dovrebbero partire con dosi ridotte, pur se in seguito il trattamento può giovare anche all’ipertensione (a quel punto si potrà aumentare la vitamina E): Ayres e Mihan con i pazienti diabetici, ipertesi e cardiopatici cominciano con il trattamento su una base di 100 UI al giorno, da aumentare lentamente. Negli altri casi, la prescrizione è invece di una o due capsule da 400 UI al giorno.

14-06-2019

Le ricerche parlano chiaro: gli anziani sono fisicamente più deboli perchè fanno vita più sedentaria. Bando alla pigrizia! Chi invecchia non ha bisogno di riposo. Il dottor William J. Evans della Tufts University, che studia l'argomento da decine di anni, descrive la vecchiaia come niente di più dei risultati accumulati in una vita di inattività. Dopo i 40 anni si perdono in media 3 kg di tessuto muscolare ogni dieci anni. A 20 anni il 90% del volume della coscia è muscolo, ma a 90 anni è solo il 30% mentre il resto è osso e grasso. Tenuto conto che gli anziani hanno solo un terzo dei muscoli dei giovani, non c'è da stupirsi che si sentano deboli e fiacchi. La cosa positiva è che, seguendo un programma di potenziamento anche moderato, una persona anziana può raddoppiare se non triplicare la propria forza fisica nell'arco di pochi mesi. Anche a 96 anni è possibile aumentare in maniera sostanziale la potenza e la massa muscolare.
Le ricerche mostrano che l'esercizio più efficace consiste nel sollevare lentamente pesi sufficienti a provocare l'affaticamento completo del muscolo dopo sei ripetizioni (se si riesce a sollevare il peso otto volte o più, vuol dire che è troppo leggero). I risultati migliori si ottengono quando ciascun gruppo muscolare viene esercitato due volte alla settimana. In altre parole, l'inattività costituisce un grave problema di salute per gli anziani.

 

https://www.nytimes.com/1988/11/28/sports/on-your-own-can-exercise-alter-the-aging-process.html

14-06-2019

Drogati di dolcificanti si potrebbe dire, dopo aver scoperto che uno di questi ingredienti ampiamente utilizzato dall’industria alimentare, secondo i ricercatori, ha effetti simili a quelli della cocaina. La scoperta è stata fatta dagli scienziati dell’Università di Guelph, coordinati dal dottor Francesco Leri, professore Associato di Neuroscienze e Scienze Cognitive Applicate, i quali hanno analizzato gli effetti dello sciroppo zuccherino estratto dal mais, noto anche con il nome di fruttosio. Questo ingrediente, secondo il rapporto presentato al 2013 Canadian Neuroscience Meeting della Canadian Association for Neuroscience - Association Canadienne des Neurosciences (CAN-ACN), sposta di fatto la causa del problema della pandemia di obesità a quello della dipendenza - tipico delle droghe. Se dunque gli alimenti ricchi di zuccheri possono essere causa di sovrappeso e obesità - quand’anche diverse altre malattie - il nuovo allarme è la dipendenza, piuttosto che la sovrabbondanza di cibo spazzatura.
Gli autori dello studio, sostengono infatti che l’alto contenuto di fruttosio da sciroppo di mais può causare reazioni comportamentali simili a quelle prodotte dall’abuso di sostanze come la cocaina. La dipendenza, di qualsiasi forma si tratti, ha sempre una connotazione negativa. Si passa infatti dal piacere di un qualcosa a l’esserne dipendenti. A soffrire, nel caso manchi, di una vera e propria astinenza. Questo accade non solo con le droghe o l’alcol ma, come sappiamo, anche con certi farmaci, il gioco d’azzardo, il sesso e così via. Gli alimenti, ma soprattutto certi alimenti, non sono da meno. Ecco pertanto perché, secondo i ricercatori, l’epidemia globale di obesità si potrebbe spiegare proprio in termini di dipendenza. La dipendenza potrebbe altresì spiegare perché, vista la sovrabbondanza di cibo disponibile, alcuni diventano obesi mentre altri no. La sola abbondanza di risorse alimentari non può pertanto esserne la sola causa, ribadiscono gli autori dello studio.
Leri e colleghi hanno così osservato gli effetti deleteri del fruttosio in questo studio condotto su modello animale. L’intento era quello di dimostrare che solo una piccola percentuale di persone diviene dipendente dal cibo (così come da altre situazioni), e che dietro a questo fattore ci deve essere dell’altro. «Abbiamo le prove in animali da laboratorio di una vulnerabilità condivisa nello sviluppare preferenze per i cibi dolci e per la cocaina», ha spiegato Leri. Nei loro test, i ricercatori hanno esaminato i cambiamenti comportamentali, chimici e neurobiologici indotti dal consumo di cibi contenenti HFCS, che causano assuefazione. «Noi non siamo topi - sottolinea Leri - però non pensiamo troppo circa l’impatto dei dolci sul cervello e comportamento dei nostri figli. Ora c’è una convincente evidenza neurobiologica e comportamentale che indica che la dipendenza da cibo è possibile. Il nostro obiettivo primario è quello di scoprire predittori biologici di vulnerabilità a sviluppare un eccessivo consumo di sciroppo di fruttosio».
La presentazione dello studio, come ci si poteva aspettare, ha sollevato un polverone. Le associazioni di produttori di fruttosio da mais hanno bollato la ricerca come “irresponsabile” e controproducente, per via dell’associazione tra un dolcificante ampiamente utilizzato e una droga pesante come la cocaina. Altro motivo di attacco è l’aver condotto lo studio su modello animale che, secondo i produttori di fruttosio, non ha un riscontro reale con l’essere umano. Certo, ognuno tira l’acqua al suo mulino, e spesso ragione e torto si alternano vicendevolmente. Quale che sia la verità, ciò che non si può negare è che qualsiasi sostanza immettiamo nel nostro organismo è soggetta a un processo chimico, che a sua volta innesca una reazione chimica che va a influenzare la risposta sia fisica che mentale. È ragionevole pensare pertanto che alcune sostanze possano, nelle persone predisposte, essere causa di dipendenza. Che un prodotto sia “ampiamente utilizzato”, poi, non significa che sia sicuro o non dannoso (l’Eternit insegna). Teniamone conto perché spesso gli interessi commerciali vanno oltre l’interesse per il benessere dei consumatori.

 

https://www.healthline.com/health-news/tech-sugar-and-fat-may-be-as-addictive-as-cocaine-052213#1

Giovedì, 13 Giugno 2019 15:53

VUOI VIVERE PIU' A LUNGO? MANGIA NOCI.

14-06-2019

L’elisir di lunga vita, da sempre ricercato da scienziati e “maghi”, forse non è qualcosa di misterioso o complicato, ma un qualcosa che tutti abbiamo a portata di mano: un frutto che si chiama noce. Sono stati i ricercatori spagnoli dell’Universitat Rovira i Virgili di Tarragona ad aver sottolineato a seguito di uno studio come l’assunzione di una manciata di noci, anche solo tre volte a settimana, possa essere la chiave di lunga vita. Secondo gli scienziati spagnoli le proprietà benefiche delle noci si applicano al rischio di morte che verrebbe ridotto del 40% per malattie quali il cancro e di ben il 55% per le malattie cardiovascolari. I risultati dello studio, pubblicati sulla rivista scientifica BMC Medicine, hanno mostrato che chi consuma regolarmente noci ha in generale un minore rischio di morte prematura – per cui se ne deduce che l’aspettativa di vita sia maggiore.
Le persone coinvolte nello studio sono state 7.000, erano ambosessi e con un’età compresa tra i 55 e 80 anni. Analizzando lo stile di vita, la dieta seguita e altri dati riguardanti la storia di malattie e le malattie in corso, gli scienziati hanno trovato che in linea generale i consumatori di frutta secca avevano un rischio di morte ridotto del 39% e, in particolare i mangiatori di noci, un rischio ridotto del 45%. L’azione antiossidante delle noci, si mostrerebbe dunque non solo nel promuovere una maggiore salute, ma proprio nel ridurre il processo d’invecchiamento che, alla fine, sta dietro alla possibilità di vivere più a lungo.
Le noci contengono preziosi elementi come fosforo, calcio, ferro, potassio, zinco (in particolare) e rame. Per questa elevata presenza di sostanze utili, le noci sono particolarmente indicate anche a chi segue una dieta vegetariana. Le noci sono un frutto oleoso da cui è possibile estrarre un olio dalle molte proprietà. Sono un cibo piuttosto calorico, per cui ne basta poco: in media, ogni 100 grammi di parte edibile troviamo circa 580 chilocalorie. Diverse sono le vitamine presenti: vitamina A, vitamina B1, vitamina B6, vitamina C e vitamina P. Oltre a questo, le noci sono assai ricche di grassi polinsaturi, i quali aiutano a combattere il colesterolo LDL, quello “cattivo”.

 

https://bmcmedicine.biomedcentral.com/articles/10.1186/1741-7015-11-164

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