Angelo Ortisi

Angelo Ortisi

22-06-2019

È difficile trovare una donna che non abbia avuto qualche disturbo nella settimana o nei dieci giorni precedenti l’inizio del ciclo mestruale: magari non entra più nei vestiti, oppure le si gonfiano la faccia o le mani, qualche volta le mani le fanno così male che pensa di avere l’artrite. I ginecologi per anni hanno prescritto diuretici ed ormoni nel tentativo di controllare questo edema premestruale e la cosiddetta artrite ad esso associata. Siccome la vitamina B6 sembra regolare l’equilibrio idrico nell’organismo, il dottor Ellis, un internista di Mt. Pleasant (Texas) che ha svolto un lavoro pionieristico sulla vitamina B6, si chiese se potesse alleviare questi disturbi mestruali. Egli riferisce di aver usato per alcuni anni la vitamina B6 per trattare molte pazienti affette da edema delle mani nel periodo mestruale, edema associato a rilassamento addominale, spasmi involontari dei muscoli delle gambe e dei piedi e gonfiori delle palpebre e del viso.
In un gruppo di undici pazienti sotto trattamento per questi disturbi, quattro avevano preso diuretici per controllare l’edema, con scarso successo. Con 50-100 mg di piridossina al giorno, tutte le manifestazioni e i sintomi scomparvero dopo il primo ciclo mestruale. Eppure, il dottor Ellis non aveva nemmeno nominato il sale (che trattiene l’acqua nei tessuti) né aveva usato diuretici. La vitamina B6 era il solo elemento usato.

Venerdì, 21 Giugno 2019 12:54

LE STRAORDINARIE PROPRIETA' DEL POMODORO.

22-06-2019

Dopo la patata, il pomodoro è la pianta della famiglia delle Solanacee più diffusa e coltivata in tutto il mondo. Furono gli esploratori spagnoli a introdurla per primi dal Perù e dal Messico in Europa, nel XVI secolo, ma dovettero ancora trascorrere circa duecento anni prima che diventasse popolare in Francia, in Germania e nel Nord Europa. La sua vaga somiglianza con i frutti neri della belladonna, pianta tossica che appartiene alla stessa famiglia botanica, contribuì a creare confusione intorno a questo vegetale; di fatto, il pomodoro è entrato definitivamente nella cucina tedesca e nordamericana soltanto nel XX secolo inoltrato.
Nei paesi dell’Europa meridionale, il pomodoro è invece penetrato più facilmente. Fin dal XVI secolo, si è guadagnato un ruolo di primo piano nella cucina italiana e spagnola, tanto che oggi è uno degli alimenti insostituibili della dieta mediterranea. La ricerca scientifica negli ultimi anni ha riscoperto questo semplice alimento, mettendo in evidenza qualità ben più importanti di quelle puramente gastronomiche. Il pomodoro possiede un notevole potere curativo contro molti disturbi, ma si è rivelato anche in grado di prevenire alcuni tipi di cancro, specialmente quello della prostata. Oggi il pomodoro è un vero proprio alimento-medicina, diffuso in tutto il mondo.
Il pomodoro fresco è ricchissimo di acqua (quasi il 94% del suo peso); contiene piccole percentuali di carboidrati, proteine e grassi. Il valore nutritivo e dietoterapico del pomodoro è costituito dalla sua ricchezza di vitamine e minerali, oltre che dalle sostanze non nutritive. La vitamina più abbondante è la C (19 mg/100 g), presente in quantità inferiore a quella dell’arancia (53 mg/100 g), ma sufficiente a fare del pomodoro un ottimo alimento contro lo scorbuto. Le vitamine B1, B2, B6, la niacina e i folati sono tutte presenti in quantità significative. Contiene anche provitamina A, ma in quantità molto inferiore a quella della carota o del mango. Tra i minerali contiene una discreta quantità di potassio, seguito da ferro, magnesio e fosforo. Il pomodoro è una buona fonte di ferro (0,45 mg/100 g) perché, a parità di peso, ne contiene circa nove volte di più del latte (0,05 mg/100 g). Le uova (1,44 mg/100 g) contengono invece il triplo del ferro rispetto al pomodoro, ma un pomodoro medio (circa 180 g) è sufficiente per fornire lo stesso contenuto di ferro di un uovo medio (circa 60 g). I componenti non nutritivi sono sostanze presenti negli alimenti che esercitano tuttavia importanti funzioni nell’organismo. I principali componenti del pomodoro sono i seguenti:

- FIBRE VEGETALI: contengono una piccola quantità di fibre di tipo solubile, presenti nella polpa e specialmente nella sostanza mucillaginosa che circonda i semi. Le fibre contribuiscono all’effetto lassativo del frutto e alla sua capacità di ridurre il livello di colesterolo nel sangue.

- ACIDI ORGANICI: gli acidi organici più presenti sono quello malico e quello ossalico, che conferiscono il caratteristico sapore. Man mano che il frutto matura, la concentrazione di acidi diminuisce e aumenta quella di zuccheri. Nonostante il pomodoro abbia un sapore acido, grazie proprio a queste sostanze, si comporta come il limone: produce un effetto contrario, cioè alcalinizza il sangue, i tessuti organici e l’urina. Questo effetto è dovuto alla maggior presenza di sostanze alcaline (i sali minerali), piuttosto che acide.

- LICOPENE: è il pigmento vegetale appartenente al gruppo dei carotenoidi, che conferisce il tipico colore rosso al pomodoro. A differenza del betacarotene, il licopene non si trasforma in vitamina A, cosicchè si è anche creduto che questa sostanza non fosse importante dal punto di vista fisiologico. Oggi, invece, un numero sempre maggiore di ricerche scientifiche dimostra l’importanza di questo pigmento per l’organismo. Presso l’Università Heinrich Heine di Dusseldorf (Germania), uno dei centri in cui più si è studiato il licopene del pomodoro, si è giunti alle seguenti conclusioni:

1. Il licopene è normalmente presente nel sangue umano (0,5 micromole per litro di plasma). Insieme al beta-carotene, è il carotenoide più abbondante nel nostro organismo.

2. Si trova anche all’interno dei testicoli, nella prostata e nelle ghiandole surrenali.

3. Esercita un’intensa azione antiossidante, ostacolando l’azione nociva dei radicali liberi sulle cellule del DNA.

4. Interviene sui meccanismi di controllo della crescita cellulare. E, in assenza di licopene, le cellule crescono più disordinatamente.

Secondo molte ricerche effettuate negli ultimi anni, si è arrivati alla conclusione che il pomodoro è utile per combattere le seguenti patologie:

MALATTIE PROSTATICHE

Vari studi compiuti presso l’Università di Harvard (Stati Uniti) hanno dimostrato che gli uomini che consumano regolarmente pomodoro fresco, salsa o succo di pomodoro, corrono un rischio assai minore di cancro della prostata. Questo risultato è facilmente comprensibile se si tiene conto che il pomodoro è l’alimento più ricco di licopene, un carotenoide che protegge le cellule dall’ossidazione e da una crescita anormale. Consumare pomodoro regolarmente (anche come succo o polpa), è un’efficace prevenzione contro il cancro della prostata, così frequente negli uomini. Considerando le nostre conoscenze sull’azione del licopene sul tessuto prostatico, possiamo dedurre che il consumo regolare di pomodoro favorisce in generale il buon funzionamento della prostata. Oltre a prevenire l’alterazione di natura cancerogena delle cellule prostatiche, il pomodoro può ridurre anche l’eccessivo accrescimento di questa ghiandola (ipertrofia benigna della prostata), molto frequente negli uomini di età superiore ai cinquanta anni.

DISFUNZIONI RENALI E GOTTA

Il pomodoro esercita un’ottima azione alcalinizzante sul sangue ed è capace di neutralizzare e facilitare l’eliminazione dei residui metabolici, in maggioranza di tipo acido. È anche diuretico e favorisce la funzionalità dei reni. Consumato regolarmente, è un ottimo depurativo per il sangue in caso di gotta (eccesso di acido urico), insufficienza renale con aumento di urea nel sangue o intossicazione cronica, provocata da un’alimentazione a base di carne e proteine di origine animale.

ABBASSAMENTO DELLE DIFESE

Il pomodoro è ricco di vitamine, minerali e soprattutto di carotenoidi antiossidanti, perciò stimola in modo naturale le funzioni immunitarie. Aumenta le difese dell’organismo, che sono direttamente responsabili dell’eliminazione degli agenti infettivi.

ARTERIOSCLEROSI

Grazie alla sua azione antiossidante, il pomodoro previene l’ossidazione del colesterolo trasportato dalle lipoproteine a bassa densità (LDL), responsabili del restringimento e dell’indurimento delle arterie. Il pomodoro è utilissimo per prevenire disturbi della circolazione arteriosa (angina pectoris, infarto del miocardio ecc.).

MALATTIE CANCEROGENE

Come si è già detto, il consumo di pomodoro protegge contro il cancro della prostata. Studi compiuti in Italia hanno dimostrato che il consumo regolare di pomodoro previene nella stessa misura dal cancro della bocca, dell’esofago, dello stomaco, del colon e del retto. Secondo i ricercatori, questo tipico alimento della dieta mediterranea protegge in modo efficace contro tutti i tipi di cancro dell’apparato digerente.

CURIOSITA'

- Per molti anni, il pomodoro è stato proibito a chi soffriva di calcoli renali, perché contenente acido ossalico, una sostanza che, insieme al calcio, forma sali non solubili (ossalato di calcio), che precipitano formando calcoli. Si è invece scoperto successivamente che il contenuto di acido ossalico del pomodoro è molto basso (5,3 mg/100 g), simile a quello di molti altri alimenti e inferiore a quello della lattuga (17 mg/100 g), del the (83 mg/100 g) o degli spinaci (779 mg/100 g), perciò chi ha problemi ai reni non deve necessariamente eliminare questo alimento dalla dieta. Inoltre, il pomodoro è un ottimo diuretico e depurativo, che favorisce la funzionalità renale.

- Studi compiuti presso l’Università di Dusseldorf (Germania) hanno dimostrato che il licopene contenuto nel pomodoro bollito o fritto con olio si assorbe molto meno del licopene del pomodoro crudo. La salsa di pomodoro può essere un pò indigesta per chi ha lo stomaco delicato, ma è una fonte migliore di licopene rispetto al pomodoro crudo.

- Qualunque sia il colore del pomodoro, è importante che sia ben maturo, perché altrimenti potrebbe contenere piccole quantità di solanina. Questo alcaloide può provocare dolore e disturbi gastrici.

Venerdì, 21 Giugno 2019 12:52

ENOTERA: L’OLIO MIRACOLOSO.

22-06-2019

L’olio di enotera è uno dei rari prodotti vegetali ricco di acidi grassi essenziali insaturi. Dal punto di vista clinico l’olio di enotera viene impiegato nel trattamento della sindrome premestruale ove attenua notevolmente la sintomatologia. Nella mastodinia l’azione è stata assimilata a quella della bromocriptina (un farmaco che frena la secrezione della prolattina a livello dell’asse ipotalamo-ipofisario e viene utilizzato nel trattamento dell’iperprolattinemia, turbe del ciclo mestruale, sterilità, galattorrea, impotenza ecc.). Dato che una carenza di acidi grassi essenziali può aver influenza sui processi della crescita, è possibile impiegarlo utilmente in pediatria nei bambini ipercinetici, nei quali sembra sia stata evidenziata tale carenza, e in quelli che soffrono di dermatite atopica, asma e forme allergiche. Dal punto di vista dermatologico l’olio di enotera rientra nelle formulazioni di preparati topici indicati per preservare l’elasticità cutanea e prevenire la comparsa di rughe. All’uso topico si può associare quello per via orale. 
L’oli odi enotera è utile nel trattamento dell’acne e dei comedoni che compaiono durante il periodo premestruale. Il suo impiego si è rivelato utile in pazienti affetti da eczema atopico. A livello dell’apparato vascolare viene sfruttata l’azione di controllo sulla colesterolemia, le proprietà antiaggreganti piastriniche e vasodilatatrici. L’olio di enotera avrebbe inoltre proprietà epatoprotettrici e sarebbe in grado di contenere i danni epatici causati dall’abuso di alcol. Segnalazioni particolari, e che meritano senza dubbio di essere approfondite tramite indagini adeguate, riguardano il suo impiego nel trattamento della sclerosi multipla, dell’artrite reumatoide, delle neuropatie diabetiche, della schizofrenia e della sindrome di Sjogren.

22-06-2019

L’attività qualificante del ginseng è quella adattogena, con aumento delle resistenze aspecifiche dell’organismo nei confronti degli stress di diversa natura. In diverse prove da stress nell’animale si è confermato l’aumento della loro resistenza. Il meccanismo d’azione si è dimostrato di tipo principalmente neuroendocrino con coinvolgimento dell’asse ipotalamo-ipofisario e cortico-surrenalico; nello stress infatti, si manifesta scarsa reattività surrenalica e la produzione di glucocorticoidi e neurormoni è ritardata o insufficiente. Somministrazioni intraperitoneali di ginsenosidi nel ratto aumentano i livelli serici di ACTH e corticosterone probabilmente tramite induzione ipofisaria; studi in vitro hanno comunque dimostrato affinità delle saponine del ginseng per i recettori dei glucocorticoidi e dei mineralcorticoidi. Riguardo agli effetti diretti dei ginsenosidi sul sistema immunitario, è stato osservato un incremento delle immunoglobuline sia nella risposta primaria che secondaria nel topo; nello stesso tempo si è notato un aumento dell’attività delle cellule natural killer (NK) e della produzione di interferone in cellule della milza. Negli studi su persone giovani ed anziane si è confermata l’attività della saponina Rg1 di stimolare l’attività dei tipi linfocitari (CD25 e CD45RA) solitamente diminuiti negli anziani. Altri studi clinici placebo controllati su pazienti defedati in seguito ad interventi chirurgici o terapie radianti confermano le proprietà di protezione e rigenerazione del ginseng come da parametri di laboratorio eseguiti. Anche la fagocitosi e le funzioni macrofagi che possono essere stimolate da somministrazione di estratti di ginseng. 
L’altro meccanismo d’azione che può influire sull’attività tonica e antifatica della droga è quella tramite la quale il ginseng modula in senso positivo la reattività cerebrale; diversi protocolli sperimentali hanno dimostrato aumento delle attività del sistema nervoso centrale sia a riposo che in condizioni di stress. Nella valutazione dell’attività dei singoli ginsenosidi si è visto che il ginsenoside RB1 è leggermente sedativo ed ipotensivo mentre il ginsenoside Rg1 è stimolante il SNC ed ipertensivante. Estratti di ginseng somministrati a giovani e anziani miglioravano in modo significativo la resistenza alla fatica, i tempi di reazione, la coordinazione psicomotoria e lo stato generale di benessere psicofisico. Altri studi hanno rilevato attività ipoglicemizzante degli estratti di ginseng tramite la sensibilizzazione dei tessuti bersaglio nei confronti dell’attività ormonale dell’insulina soprattutto ad opera dei glicani (panaxani A e B). In una prima fase il ginseng stimola l’attività cardiaca, in seguito si assiste ad una leggera riduzione della frequenza cardiaca insieme ad un incremento della contrattilità muscolare. Studi precedenti sull’uomo avevano dimostrato che dosaggi elevati di ginseng provocavano la cosiddetta “sindrome da abuso di ginseng”: ipertensione, nervosismo, insonnia, eruzione dermica, diarree mattutine, disturbi delle funzioni sessuali, amenorrea. L’attendibilità di tale studio è stata smentita da una nuova ricerca, basandosi sul fatto che i ginsenosidi non metabolizzati non si ritrovano nel SNC essendo bloccati dalla barriera ematoencefalica, che i pazienti esaminati provenivano da una popolazione psichiatrica e che spesso il preparato utilizzato è risultato essere adulterato con radici di Rheum, una pianta medicinale a nota azione lassativa.

Giovedì, 20 Giugno 2019 10:21

COSA C'È VERAMENTE NEI PLACEBO?

21-06-2019

Sapete di tutte quelle migliaia e migliaia di test clinici, che vengono condotti da qualche decina d'anni, che comparano i nuovi farmaci con dei placebo? Bene, i risultati di quei test non possono essere considerati validi perchè gli studi non possono essere considerati scientifici. E perché? Perché i placebo usati nei test non erano incontrovertibilmente “placebo”, rendendo così gli studi scientificamente non validi. Questa è la conclusione a cui sono giunti alcuni ricercatori dell’Università della California, che hanno pubblicato le loro scoperte nel numero di ottobre 2010 di Annals of Internal Medicine. Hanno revisionato 167 test basati su placebo pubblicati su riviste mediche peer-reviewed tra il 2008 e il 2009, trovando che il 92% di essi non ha mai descritto gli ingredienti dei placebo utilizzati. E perché questo è importante? Perché si suppone che i placebo siano sostanze inerti. Ma nulla è inerte, a quanto è dato sapere. Anche le cosiddette “pillole di zucchero” contengono zucchero, ovviamente. E lo zucchero non è una sostanza inerte. Se stai conducendo un test clinico su persone diabetiche, per testare l’efficacia di un farmaco anti-diabete rispetto a un placebo, è ovvio che nel tuo test le pillole di farmaco risulteranno più efficaci di un placebo se il placebo che usi è una pillola di zucchero. Alcuni placebo sono pillole di olio d’oliva, che potrebbero avere qualche ricaduta sull’apparato cardiaco. Altri placebo usano oli parzialmente idrogenati, che nuocciono alla salute del cuore. Soltanto l’8% dei test clinici si sono presi la briga di elencare gli ingredienti costitutivi dei placebo usati. La FDA (Federal Drug Administration - l’ente statunitense che approva i farmaci) non ha mai stabilito delle norme che riguardano la composizione dei placebo usati nei test clinici. Tecnicamente, chi dirige un test clinico potrebbe usare occhi di tritone o zampe di lucertola come placebo, e non sarebbe obbligato a far menzione di tali nefasti dettagli nelle conclusioni del suo test. Molti dei test utilizzati dalle aziende farmaceutiche per ottenere l’approvazione della FDA per i loro farmaci, per esempio, sono finanziati dalle stesse aziende farmaceutiche. Ed è un fatto verificabile che molti test clinici tendono ad ottenere risultati che favoriscono gli interessi finanziari dell’organizzazione che li finanzia. Quindi cosa mai potrebbe far desistere Big Pharma dal progettare il placebo perfetto che nuoccia ai pazienti giusto quel tanto che basta per far apparire il proprio farmaco migliore nel test comparativo? Il comportamento del placebo influenza in modo significativo l’approvazione o meno da parte della FDA. In quanto informazione-chiave per le sue decisioni di approvazione, la FDA vuole sapere se un farmaco funzioni meglio del placebo. Questa è la prima richiesta! Se il farmaco è migliore del placebo anche solo del 5%, viene considerato “efficace” (il che significa che "funziona"). E questo è vero anche se il placebo è stato selezionato specificamente per far apparire il farmaco migliore nel test comparativo. Come vedete, se non esistono norme o regolamentazioni riguardanti i placebo, nessuno dei test clinici fondati su placebo sono scientificamente validi.
È stupefacente constatare come i ricercatori in campo medico diventino intransigenti quando attaccano l’omeopatia, enfatizzando come la loro medicina sia basata sullo “scientificamente provato” e quando però questo fatto viene meno, le loro prove scientifiche sono solo chiacchiere condite con un pò d'illusione e un tocco di gergo pseudoscientifico, il tutto incorniciato nel linguaggio dello scientismo dai membri della FDA che non riconoscerebbero la vera scienza se inciampassero e cadessero in un otre pieno di essa. Big Pharma e la FDA hanno fondato l’intero loro sistema di prove scientifiche su una frode inerente i placebo. E se il placebo non è un placebo, la prova scientifica non è scientifica. Oh, ma aspettate. Loro la chiamano scienza perché desiderano che il placebo sia un placebo. Già. I ricercatori clinici oggigiorno sono medium, sensitivi e cartomanti che semplicemente decretano che quella pillola di olio d’oliva “sia un placebo” mentre compiono con le mani un gesto degno di David Copperfield. James Randi può non aver mai visto un sensitivo trasmutare del piombo in oro, ma ha senza dubbio visto dottori trasmutare sostanze biochimicamente attive in materie totalmente inerti, soltanto desiderandolo! Strabiliante! Stai cercando di capire come creare il tuo placebo scientificamente valido, approvato dalla FDA? È più facile di quanto pensi.

1. Trova qualcosa che abbia una forma di pillola. Può essere una pillola ripiena di olio d’oliva, o di zucchero, o di olio di palma, o di acqua fluorizzata, o di gesso da lavagna, o di una sostanza chimica di sintesi o qualunque altra cosa tu possa immaginare.
2. Chiudi gli occhi e concentrati.
3. Questa è la parte fondamentale - Ripeti almeno 5 volte mentre ruoti su te stesso in senso antiorario: “Sono un ricercatore scientifico che sta praticando la medicina basata su prove!”. Devi ripeterlo fino a che tu sia veramente e sinceramente convinto di esserlo. Se non ci credi abbastanza, l’effetto placebo non si realizzerà.
4. Avvicina i tuoi palmi aperti verso le tue pillole di placebo e grida con quanta voce hai in gola: “Ora tu sei un placebo!”. Puoi sentire un brivido di energia correre lungo il tuo corpo. Questo è il potere del placebo che si sprigiona dalle pillole.

Il processo è concluso. Ora puoi utilizzare queste pillole di placebo in qualunque test clinico e aspettarti la piena approvazione per questo dai tuoi colleghi, da celebri riviste mediche e dai burocrati della FDA. (Non è uno scherzo. Questo è lo stato dell’arte oggi come oggi nella medicina convenzionale). Anche la speranza ha un ruolo essenziale in tutto questo. Quanto più speri che i tuoi placebo siano realmente placebo, tanto migliori saranno i risultati che otterrai. Di fatto, nel riportare questo fiasco totale, il direttore dello studio che ha messo in luce tutto questo, dott.essa Beatrice Golomb, sostiene: “Possiamo solo sperare che questo non abbia seriamente e sistematicamente colpito i trattamenti medici”. E invece, certamente lo ha fatto. (E a proposito: nessuna mancanza di rispetto per la dott.essa Golomb. Merita rispetto per essere stata disposta ad affrontare questo argomento, che senza dubbio la renderà molto impopolare fra i cultori dello scientismo come è praticato oggi dai ricercatori medici convenzionali). Per risultati migliori, prova ad utilizzare la sostanza placebo più dannosa che puoi. Per esempio, in un test clinico che coinvolge malati di AIDS - che tendenzialmente sono intolleranti al lattosio - i ricercatori hanno usato pillole contenenti... indovinate un pò? Lattosio. Questo è un pò come condurre un test clinico su eroinomani utilizzando l’eroina come placebo, no? Beh, in un modo o nell’altro il nostro farmaco funzionerà “meglio del placebo”. Divertente come funziona, vero?
E se anche non ottenessi i risultati che speri, basta inventarti i tuoi dati, come fanno altri ricercatori clinici. Ricordate il dr. Scott Reuben? Questo rispettabilissimo ricercatore clinico falsificò almeno 21 test per Big Pharma. I suoi test clinici fraudolenti vengono ancora citati per vendere farmaci! Diamine, a chi serve un placebo se puoi inventarti i dati? Provate a riflettere su questo, a chi serve la scienza se si può usare qualunque cosa e chiamarla placebo, in primo luogo? La medicina convenzionale opera test clinici nello stesso modo in cui banche e società di intermediazione finanziaria gestiscono i documenti per i mutui. Si inventano man mano i dati che gli servono, commettendo crimini ogni giorno sperando che nessuno se ne accorga. Non ho mai osservato un gruppo più divertente di idioti assicurarsi l’un l’altro di essere tutti così scientifici mentre praticano gli imbrogli più inimmaginabili. Quel che avviene oggi in nome della sperimentazione clinica di Big Pharma rende in confronto sensitivi e cartomanti decisamente più portati per la scienza. Ma torniamo un attimo su quello studio…Ecco di seguito alcuni stralci dall’abstract della ricerca pubblicata in Annals of Internal Medicine.

“What’s in Placebos: Who Knows? Analysis of Randomized, Controlled Trials” (Cosa c’è nei placebo: chi lo sa? Analisi di test controllati randomizzati”).

Background: Nessuna regolamentazione disciplina la composizione dei placebo. La composizione dei placebo può influenzare i risultati di un test e merita di essere riportata.

Scopo: Valutare quanto spesso i ricercatori specificano la composizione del placebo in test randomizzati basati su placebo.

Sintesi dei dati: gran parte degli studi non esplicitano la composizione del placebo utilizzato. La dichiarazione della composizione risulta meno comune per le pillole rispetto alle iniezioni e altri trattamenti (8,2% contro il 26,7%).

Conclusioni: I placebo sono stati raramente descritti in studi randomizzati e controllati di pillole o capsule. Poiché la natura del placebo può influenzare i risultati dei test, la formulazione dei placebo dovrebbe essere dichiarata nella documentazione dei test basati su placebo.

 

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/20956710

Giovedì, 20 Giugno 2019 10:20

ZUCCHE E ZUCCHINE: GLI ORTAGGI DELLA VITA.

21-06-2019

A giudicare dai testi ritrovati in alcune grotte del Messico, sono 7000 anni che la gente si nutre di zucche e zucchine. Le zucche rappresentano una delle “tre sorelle” nutrici degli indiani americani (le altre due erano mais e fagioli) ed erano considerate così importanti che venivano sepolte insieme ai morti perché avessero di che nutrirsi durante il loro ultimo viaggio. Ci sono voluti migliaia di anni perché la scienza arrivasse a dimostrare quel che i primi abitanti del continente americano sapevano per esperienza: che zucche e zucchine sono ricchissime di nutrienti, tanto che gli studiosi sono soltanto all’inizio dell’opera di catalogazione delle loro potenzialità curative. “Credo che nessuno conosca veramente tutte le sostanze benefiche che si trovano nelle zucche”, dichiara il dottor Dexter Morris, vicepresidente e professore associato del dipartimento di medicina d’urgenza della University of North Carolina School of Medicine di Chapel Hill. 
Quando i ricercatori parlano delle virtù curative di zucche e zucchine, di solito si riferiscono alle zucche d’inverno, caratterizzate dal color giallo vivo o arancione della polpa. Invece le zucche estive, più chiare, pur avendo un basso potere calorico e una notevole quantità di fibra, in generale sono considerate poco interessanti dal punto di vista nutrizionale, a meno che le ricerche future non dimostrino il contrario. “Fino a non molto tempo fa sostenevo che mele e cipolle non contenevano nulla di particolarmente utile”, ammette il dottor Mark Kestin, direttore del corso di nutrizione della Bastyr University e professore associato di epidemiologia all’University of Washington School of Medicine, entrambe a Seattle. Poi sono stati scoperti i flavonoidi, che fanno così bene al cuore, e di colpo questi due prodotti della terra sono diventati preziosi. Non è escluso che anche le zucche estive contengano qualche sostanza straordinaria per il momento sconosciuta, afferma. Le zucche invernali sono ricche di vitamina C e beta-carotene, due sostanze antiossidanti che hanno dimostrato in vari studi la capacità di prevenire i tumori, malattie di cuore e patologie correlate all’età come i problemi della vista.
Zucche, zucchine e altri alimenti ricchi di vitamina C possono essere risolutivi per chi soffre di asma, e non ci vuole molto a capire perché: la vita moderna ci espone a gas di scarico delle auto, fumo di sigaretta e altre sostanze inquinanti, che gli scienziati chiamano ossidanti, che possono indebolire i polmoni. Gli alimenti come zucca e zucchine, ricchi di vitamina C, sono utili perché è dimostrato che più vitamina C si assume, meno probabilità si hanno di soffrire di asma o altre malattie respiratorie. Chi assume più vitamina C con la dieta a lungo andare ha meno problemi polmonari. La vitamina viene trasportata alla mucosa del polmone e funge da antiossidante. Sul fronte del beta-carotene, ci sono innumerevoli studi che dimostrano che mangiare verdura ricca di beta-carotene fa bene. In Italia e in Svizzera sono state studiate le abitudini alimentari di oltre 1.000 persone e, dall’analisi preliminare dei dati, i medici hanno dedotto che il rischio di tumore dell’endometrio si dimezza per le donne con l’apporto maggiore di beta-carotene.

21-06-2019

1. ESAURIMENTO DEL FEGATO E DEGLI ENZIMI DEL PANCREAS

L'uso eccessivo di latticini produce, in varie forme, un affaticamento del fegato e del pancreas, che in definitiva provoca l'esaurimento e il cedimento dell'intero sistema. A causa della mancanza di enzimi pancreatici e di un adeguato funzionamento del fegato, il corpo non può digerire le proteine estranee, come le cellule del cancro, e perciò ne permette la crescita.

2. FORMAZIONE DI CISTI, CALCOLI E FIBROMI

In genere, tutte le cisti, i calcoli e i fibromi sono direttamente collegati ai grassi e al calcio dei latticini. I calcoli biliari e le cisti derivano dal grasso fritto, mentre i calcoli renali dipendono dal latte e dai suoi derivati (yogurt e formaggio). L'irritazione costante provocate dalle cisti e dai calcoli può portare allo sviluppo del cancro, sebbene il processo proceda silenziosamente e con sintomi occasionali che, di solito, sono ignorati, sin quando ci si trova all'improvviso davanti a un cancro all'ultimo stadio.

3. ANEMIA PROLUNGATA E INEDIA DELLE CELLULE

I latticini sono, tra tutti gli elementi, quelli che producono più muco. Questo viene parzialmente eliminato durante gli attacchi stagionali di raffreddore, tosse, diarrea e foruncoli, ma la maggior parte del muco si accumula come una colla densa e aderendo all'intestino ostacola l'assimilazione. Se vi è un deposito continuo di muco, questo forma uno strato spesso che ostruisce i vasi sanguigni, privando le cellule del loro nutrimento, impedendone l'ossigenazione e l'eliminazione. In questo modo, le cellule anemiche e malnutrite a causa della mancanza di ossigenazione iniziano a crescere in modo anormale (cancro) o si atrofizzano.

4. I RIFIUTI METABOLICI DEI LATTICINI STRESSANO IL CORPO CONTINUAMENTE

Muco, urea, ammoniaca, fosfati, eccesso di calcio e sodio sono i sottoprodotti della digestione dei latticini. Più si consumano latticini, più questi rifiuti metabolici vengono prodotti: la stimolazione continua che questi rifiuti tossici provocano porta a infiammazioni, ulcerazioni e indurimenti o crescite maligne. Questa degenerazione viene accelerata se con i latticini si consumano altri cibi altamente tossici come carne, uova, sale raffinato, legumi in eccesso, tè commerciale, caffè e alcol. I cancri del rene, della vescica e dell'intestino hanno questa origine.

5. LE PROPRIETA' CHIMICHE DEL SANGUE SONO SCONVOLTE

L'eccesso di alcune sostanze come calcio e fosforo e l'alto contenuto di sodio del latte squilibra le proprietà chimiche del sangue, a causa della loro mancata assimilazione. Il latte riscaldato e pastorizzato rende l'assimilazione più difficile e i composti chimici che si formano dopo il processo di riscaldamento aumentano l'acidità e diminuiscono l'alcalinità del sangue. Il rapporto sodio-potassio e il rapporto sodio-calcio sono notevolmente squilibrati. Senza cambiamenti della composizione chimica del sangue, il cancro non può mai svilupparsi. Un sangue molto acido e con una composizione chimica molto sbilanciata sono i requisiti principali per una crescita anormale delle cellule, come quella del cancro. Il modo migliore per curare e controllare il cancro è ristabilire il normale stato chimico del sangue con un cibo naturale e una vita corretta.

6. DEFICIENZE CAUSATE DAL LATTE

Più si consumano latte, cereali raffinati, legumi, carne e uova e meno si usano frutta e verdure. La mancanza di frutta e verdure significa mancanza di alcalinità (elementi basici). L'alta acidità di questi cibi rende necessaria la sottrazione di minerali alcalini per neutralizzare gli acidi. Da una parte si forniscono cibi poco alcalini e dall'altra si produce un'alcalinità estremamente bassa del sangue. Il rischio è una grave deficienza e il cancro è certamente una malattia dovuta a gravi deficienze.

7. LE PROTEINE E I GRASSI RISCALDATI DIVENTANO CANCEROGENI

Ricercatori come T. Sugimura e altri hanno scoperto che le proteine animali riscaldate sono altamente cancerogene e mutagene (provocano cambiamenti nei geni) e alcune sostanze chimiche isolate da proteine riscaldate si sono dimostrate cancerogene se somministrate ad animali. Si è dimostrato che lo zucchero del latte e il grasso con il riscaldamento possono anche produrre composti mutageni e cancerogeni. Gli studi sul cancro del ricercatore australiano Joseph De Vardas hanno dimostrato in modo conclusivo gli effetti negativi di questo alimento. Le parti non digerite della proteina del latte (la caseina) vanno in putrefazione e generano ammoniaca e altre tossine che si depositano nel sangue; quando il fegato è sovraccaricato, creano il terreno per la crescita cancerosa. Oltre al processo di putrefazione della proteina del latte, il grasso non digerito raggiunge il colon ed è convertito in idrocarburi aromatici policiclici insaturi, che reagiscono facilmente con radicali per formare epossidi, il fattore cancerogeno più potente.

Giovedì, 20 Giugno 2019 10:13

CORREGGERE LA BIOCHIMICA CON LE VITAMINE.

21-06-2019

La guarigione di un schizofrenico attraverso la terapia megavitaminica non è un “miracolo”, secondo Carl Pfeiffer, direttore del Brain Bio Center di Princeton, nel New Jersey. Questo autore ritiene che il miglioramento dei pazienti si debba attribuire semplicemente al fatto che è stata identificata un’anomalia del chimismo cerebrale, correggendola con dosi massicce delle opportune sostanze nutritive, che permettono al cervello di funzionare normalmente. Laureato in medicina e in farmacologia, il dottor Pfeiffer ha alle spalle una lunga e brillante carriera come ricercatore medico, con qualcosa come 245 pubblicazioni al suo attivo. Prima della fondazione del Brain Bio Center nel 1973, era vicedirettore del servizio ricerche presso il New Jersey Neuropsychiatric Institute di Princeton. È lì che ha cominciato le ricerche e i programmi di trattamento nel cui sviluppo è ancor oggi impegnato. Il Centro non limita i suoi interventi ai cosiddetti “malati di mente”. Il dottor Pfeiffer ha trovato che una vasta gamma di disturbi, dall’artrite alle cefalee, si può alleviare correggendo certi squilibri a livello biochimico. Tuttavia, è noto soprattutto per il suo lavoro su quel gruppo di turbe “mentali” che vanno comunemente sotto il nome di schizofrenia. Nel loro libro The Schizophrenias: yours and mine, il dottor Pfeiffer e i suoi collaboratori mettono in rilievo come molti disturbi psichici che prima erano vagamente raccolti sotto l’etichetta “schizofrenia” siano ormai da lungo tempo affrancati da questa categoria “omnibus”. Oggi nessuno si sognerebbe di contestare che le turbe cerebrali schizofreno-simili da carenza di niacina (pellagra), da sifilide cerebrale, da insufficienza tiroidea, da carenza di vitamina B12 e di acido folico, o di altri fattori di cui è nota l’influenza sulle funzioni cerebrali, abbiano una base biochimica. Nessuno vorrebbe sostenere che malattie del genere siano puramente psichiche o debbano essere curate con colloqui terapeutici: eppure, fino a qualche decennio fa, tutti questi disturbi dall’eziologia più varia, ma dalle manifestazioni cliniche simili, erano classificati come un’entità unica. In futuro, affermano gli autori, “altre entità specifiche verranno separate da quel gran miscuglio che abbiamo battezzato col nome di schizofrenie”.
Il dottor Pfeiffer confida che il lavoro suo e dei suoi collaboratori stia già ora portando un forte impulso all’ulteriore riduzione di quel calderone che è la categoria delle schizofrenie “ di causa non determinata”. La maggior parte degli schizofrenici che affluiscono al Brain Bio Center fanno registrare una di queste anomalie biochimiche: livello dell’istamina nel siero troppo alto o troppo basso, o un’irregolarità metabolica che si risolve nell’accumulo di criptopirrolo nell’urina. I pionieri della terapia megavitaminica, secondo Pfeiffer, hanno avuto molto successo con la schizofrenia perché la niacina, chiave di volta del loro trattamento, ha l’effetto di rialzare il livello dell’istamina nel sangue e molti schizofrenici rientrano appunto nel gruppo caratterizzato da un livello troppo basso di istamina. Quando poi questi medici hanno cominciato a introdurre anche altre vitamine nel trattamento, la vitamina C abbinata alla niacina ne ha potenziato l’azione in questo senso. Quanto alla vitamina B6, i suoi effetti si contrappongono all’abnorme concentrazione di criptopirrolo: così, quando il regime megavitaminico si è arricchito di questa sostanza, anche un altro gruppo di schizofrenici se n’è potuto giovare. Tuttavia, come gli oppositori della psichiatria ortomolecolare son ostati molto pronti a rilevare, solo una certa frazione di soggetti rispondeva favorevolmente a questa impostazione terapeutica non mirata. Il fatto che salta subito agli occhi, per esempio, è che gli schizofrenici con un livello alto di istamina nel siero avrebbero richiesto un regime vitaminico-dietetico diverso o addirittura opposto a quello usato per i pazienti con livello di istamina troppo basso. Più in generale, il tasso di miglioramenti non si sarebbe mai potuto valutare attendibilmente finchè non si fosse riusciti a ritagliare l’intervento su misura delle esigenze biochimiche di ogni singolo paziente.
Presso il Brain Bio Center, la diagnosi si basa sugli esami del sangue e dell’urina e la terapia viene prescritta in conformità. Secondo quanto affermano i responsabili del Centro, il 90% degli schizofrenici così diagnosticati ottiene un miglioramento significativo. Di questi, un 30-40% presenta un eccesso di criptopirrolo (il “fattore malva”) nell’urina. Scrive il dottor Pfeiffer che questa anomalia non è rilevabile con le normali analisi dell’urina, ma con una semplicissima prova di laboratorio si può vedere che l’urina assume una colorazione malva se il criptopirrolo è presente: secondo Pfeiffer questo “fattore malva” potrebbe risultare il principale fattore mancante delle schizofrenie. Il criptopirrolo si combina con la vitamina B6 e con lo zinco, prelevandoli dal sangue, spiega il dottor Pfeiffer, cosicchè i pazienti affetti da questa malattia presentano una grave carenza di queste due fondamentali sostanze nutritive, con la conseguenza di un chimismo cerebrale difettoso. Hanno bisogno quindi di vitamina B6 e zinco in quantità sufficiente a compensarne la perdita nelle urine. Somministrando supplementi adeguati di queste sostanze, secondo il dottor Pfeiffer “la remissione dei sintomi è spesso vistosa”.

Mercoledì, 19 Giugno 2019 16:51

VAMPATE DI CALORE: 7 RIMEDI NATURALI.

20-06-2019

Esistono molti sintomi della menopausa e della premenopausa. Donne diverse sperimentano mix di sintomi diversi, a seconda della composizione ormonale e dello stile di vita; inoltre la maggior parte delle donne riferisce di aver avuto vampate di calore. La ricerca dimostra che l’85% delle donne americane ne soffrono entro il primo o il secondo anno di menopausa. Purtroppo, metà delle donne continuano ad avere regolarmente vampate di calore per anni dopo l’inizio della menopausa. Di seguito sono riportati alcuni rimedi naturali per equilibrare il corpo e la mente durante “il cambiamento”.

1. CIMICIFUGA RACEMOSA

Si tratta di una pianta ampiamente utilizzata in Europa per trattare menopausa e vampate di calore. Gli studi dimostrano che, al momento di alleviare tali vampate, la Cimicifuga racemosa è efficace come gli estrogeni farmaceutici. Un ulteriore studio ha mostrato che questa pianta previene l’eccessiva sudorazione.

2. OLIO DI SEMI DI LINO

Gli acidi grassi, come quelli che si trovano nell’olio di semi di lino, sono utili per ridurre i sintomi della menopausa. Il lino contiene lignani vegetali simili agli estrogeni.

3. TRIFOGLIO ROSSO

Si tratta di una pianta che contiene un'elevata quantità di fitoestrogeni (noti come isoflavoni) e che ha dimostrato di contribuire a ridurre l’intensità e la frequenza delle vampate di calore.

4. ALTRE ERBE OCCIDENTALI

Altre piante che agiscono in modo simile sono salsapariglia, menta, radice di liquirizia, damiana, agnocasto, igname selvatico (patata dolce), cardiaca e foglie di lampone rosso.

5. SALVIA

Prova a bere un paio di tazze al giorno di tè alla salvia. Si può trovare online o in un negozio di alimentari. Oltre ad alleviare le vampate di calore, la salvia favorisce la digestione ed è utile contro la diarrea infantile e il mal di testa.

6. VITAMINA C

Alcuni ricercatori hanno scoperto che la vitamina C può aiutare a ridurre la frequenza delle vampate. Per ottenere un pò di sollievo, è consigliabile mangiare più cibi contenenti vitamina C.

7. VITAMINA E

Gli studi hanno dimostrato che la vitamina E gioca un ruolo importante nella riduzione dei sintomi delle vampate di calore. Per avere sollievo, bisogna assumere la dose raccomandata di un integratore di vitamina E o mangiare più cibi che la contengono.

20-06-2019

Ah…l’estate. Giorni più lunghi, sole, spiaggia, sabbia…e zanzare! Un sacco di zanzare. E' vero: alcuni sembrano che non vengono mai punti dalle zanzare ed altri invece sembra che sono una sorta di calamita che in pochi secondi si riempiono di punture. Questo ha una ragione specifica e dipende da quello che mangiamo, in particolare dai cibi ricchi di una vitamina particolare. Per alcuni, questo non rappresenta un problema, il repellente per zanzare è presente sul mercato dal 1956, ma è costituito da sostanze chimiche che danneggiano il nostro corpo. Chi di noi vuole accendere in camera quelle piastrine antizanzare che sembrano fatte per riempirci i polmoni di tossine? Gli scienziati hanno scoperto che la vitamina B1 (nota anche come tiamina), è in grado di innescare nel corpo un sistema antizanzare naturale producendo un odore impercettibile all’uomo ma che allontana questi fastidiosissimi insetti.

Dove si trova la vitamina B1: lievito di birra, cereali integrali (è nella parte esterna del chicco, in particolare riso e avena), asparagi, cavoli, fegato, uova.

Dipende anche da quanto assimili ciò che mangi. La vitamina B1 per entrare in circolazione deve essere assorbita a livello dell’intestino tenue ma questo non accade se:

- c’è un elevato livello di stress nell’organismo;
- l’intestino è infiammato o irritato a causa di un’alimentazione ricca di farinacei, zuccheri, latticini e glutine.

Il Dott. Jerry Butler, dell’Università della Florida, afferma: “In base a ciò che ingeriamo, infatti, le zanzare trovano più o meno gradevole il nostro sangue. Gli alimenti caratterizzati da alte concentrazioni di vitamine del gruppo B (B1 e B6) e vitamina C hanno il potere di alterare la «qualità» del sudore, rendendoci «inappetibili» alle zanzare”. Quindi se vogliamo essere sicuri di non essere punti quest’estate facciamo il pieno di vitamine B e vitamina C (presente negli agrumi, peperoni, kiwi, lamponi, more).
Cosa rende così efficace la vitamina B1? Sembra che le vitamine del gruppo B (B1 e B6) aiutino a scacciare le zanzare, a causa della produzione di un particolare odore attraverso il sudore. Non preoccupatevi per i cattivi odori, l’assunzione di questa vitamina non avrà effetti sgradevoli sulla vostra vita sociale. Personalmente ho provato questo rimedio su me stesso con risultati sorprendenti e ho visto gli stessi risultati sulle persone a cui avevo suggerito questo rimedio. Alcune condizioni possono abbassare i livelli di tiamina nel corpo, come l’alcolismo cronico, il morbo di Crohn, l’anoressia e il bypass gastrico, e le persone affette da tali patologie possono trarre beneficio dall’assunzione di questa vitamina. Il mio consiglio per stare sicuri è assumere un integratore di vitamina B1, ne basta 100 mg al giorno (una capsula). Come la maggior parte delle vitamine idrosolubili, ogni eccesso di questa vitamina viene espulsa tramite le urine, quindi non c’è bisogno di preoccuparsi troppo in merito alle quantità assunte. Inoltre è una vitamina essenziale per il corpo quindi oltre a repellere le zanzare fai del bene a te stesso (cosa che invece proprio non accade con gli altri antizanzare). Entro due settimane, noterai una riduzione degli attacchi da parte delle zanzare.

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