Angelo Ortisi
MAGNESIO? D’ESTATE È NECESSARIO!
19-06-2019
Arriva l’estate e le temperature si alzano! Finalmente lasciamo andare il freddo dell’inverno e siamo pronti a scaldarci. Metterci al sole e fare il pieno di vitamina D è il primo passo ma pensiamo anche a scaldarci e nutrirci dall'interno. Un prezioso alleato per la stagione estiva è certamente il magnesio. Perché? Perché supporta dall'interno le nostre funzioni vitali e “riscalda” ovvero dona energia ai nostri muscoli e al nostro organismo.Perché il magnesio è fondamentale nel periodo estivo? Proprio per le alte temperature a cui ci sottoponiamo e perché disperdiamo facilmente liquidi e sali minerali. Il magnesio è un minerale presente nel nostro organismo che adempie a molte funzioni e senza il quale alcuni processi fisiologici non si realizzano. Potremmo definire il magnesio come un preciso strumento di regolazione per le diverse funzioni dell’organismo. Il magnesio attiva oltre 300 differenti reazioni biochimiche e ognuna di queste è necessaria per il corretto funzionamento organico. Ecco i settori in cui va maggiormente a lavorare:
- metabolismo energetico (incide sulla vitalità e la voglia di fare);
- equilibrio degli elettroliti;
- funzionamento del sistema nervoso;
- sintesi delle proteine;
- divisione cellulare;
- funzionalità muscolare.
È soprattutto per quest’ultima sua funzione che il magnesio viene molto utilizzato in estate. Supporta il lavoro dei muscoli ed è fondamentale per chi sta molto all’aria aperta e per chi fa sport in spiaggia. È una carica di energia pura e dona nuova vitalità alle giornate. Dal magnesio dipendono anche l’assorbimento e il metabolismo di tutti gli altri minerali più importanti come il calcio, il sodio e il potassio oltre a vitamine fondamentali come la vitamina C e la E. Se assunto al mattino a digiuno, un cucchiaino di polvere di magnesio in poca acqua tiepida, dà risultati strepitosi. Provare per credere. È difficile immaginare che il magnesio da solo possa indurre così tanta energia. Eppure così accade, è implicato in molti processi fisiologici e i benefici dopo averlo assunto sono tanti.
Quali sono i sintomi che ci indicano una carenza di magnesio?
- Irritabilità.
- Nervosismo.
- Sonno agitato.
- Stress.
- Sindrome premestruale.
- Stitichezza.
- Crampi muscolari.
- Fragilità ossea.
Il nostro organismo entra facilmente in carenza di magnesio, soprattutto in estate per i ritmi di vita più elevati e per lo sport che con più facilità viene svolto all'aria aperta. I benefici sono immediati e non ha controindicazioni, nemmeno per i bambini.
COME ELIMINARE LE MACCHIE SUL VISO CON RIMEDI NATURALI.
19-06-2019
Le macchie scure sul viso non sono sempre dovute al tempo che passa, anche le pelli più giovani possono mostrare un’iperpigmentazione e non necessariamente dovuta a cattiva salute. Anzi, per lo più le macchie scure sul viso sono causate dall’assunzione di farmaci fotosensibilizzanti, da cure ormonali ma soprattutto da una eccessiva esposizione al sole. A volte queste vanno via da sole ma spesso restano sulla nostra pelle per sempre con il timore che ne seguano altre. I rimedi per eliminare le macchie dal viso ci sono, e vi suggerisco quelli naturali. Tralasciamo quindi le creme schiarenti a base di vitamina C, di alfa-idrossiacidi, di acido glicolico e così via perché in questo caso bisogna rivolgersi ad un bravo dermatologo. Passiamo invece ai rimedi naturali per eliminare le macchie scure sul viso. Parliamo di macchie localizzate e non eccessivamente scure, questo possono essere schiarite o eliminate grazie alle seguenti maschere, ma dovrete essere costanti nel tempo per vedere i risultati.
- Maschera con limone e crusca: amalgamare il succo filtrato di 1 limone con un cucchiaio di crusca di riso. Applicare sulla macchia per 10 minuti, risciacquare con acqua tiepida.
- Maschera al limone e miele: amalgamare un cucchiaino di latte in polvere con un cucchiaino di succo di limone, un cucchiaino di miele e mezzo cucchiaino di olio di mandorle dolci. Applicare sul viso, lasciare agire per venti minuti, risciacquare con acqua tiepida.
- Maschera con amido di riso: sciogliere un pò di amido di riso in una tazza con acqua calda, applicare ancora caldo sul viso.
- Maschera con farina d’avena: miscelare un pò di farina d'avena con una tazza di latte intero e un pò di succo di limone. Applicare sul viso. Ottima anche per la pelle arrossata.
Se non avete voglia di preparare le varie creme potete applicare sulle macchie del semplice succo di limone filtrato. Ma per avere effetto sbiancate dovete farlo due volte al giorno per almeno un mese.
SUDARE NON AIUTA A DIMAGRIRE.
19-06-2019
Sudare aiuta a dimagrire? Questo è l’interrogativo che spesso divide chi ne discute. Dimagrire è la parola d’ordine per molti, ora che l’estate è iniziata e ci si scopre per andare al mare. Molti credono che sudando si possa perdere peso. È davvero così? Assolutamente no. La convinzione che sudare faccia dimagrire è assolutamente errata. E così in molti acquistano tute che fanno sudare, fasce da applicare all’addome, seguendo una convinzione del tutto errata. Sudando non si elimina sicuramente il grasso. Perciò è inutile coprirsi dalla testa ai piedi andando a correre al parco sotto al sole. Dunque, l’attività fisica fa sicuramente bene alla linea, ma la sudorazione non è l’elemento principale che porta a perdere peso. Si suda perchè il nostro corpo ha la necessità di regolare la propria temperatura interna, ed è per questo che il processo raggiunge i suoi massimi livelli nel corso dell’estate, in cui fa più caldo. Così il sudore umidifica la parte superficiale del corpo, facendolo così raffreddare a contatto con l’aria e ristabilendo l’equilibrio giusto per quel che concerne la temperatura interna.
Molti credono che sudando si elimini del grasso, ma non è così: nel sudore esso non è assolutamente presente. Se si vuole perdere peso, quindi, bisogna attuare un regime alimentare idoneo, che consenta di dimagrire gradualmente eliminando alimenti ricchi di grassi e calorie, come gli alcolici. L’attività fisica è un elemento indispensabile per tenersi in forma. Perciò evitate di coprirvi per cercare di sudare il più possibile, non farete altro che provare eccessivo disagio e far scendere troppo la temperatura corporea. Sudare non aiuta a dimagrire, ed è bene che tutti lo sappiano.
PUNTURE DI ZANZARE: RIMEDI NATURALI CONTRO PRURITO E GONFIORE.
19-06-2019
Le punture di zanzare sono tremende e non solo perché esteticamente quei gonfiori e quelle bolle non piacciono a nessuno ma soprattutto perché il prurito è molto più che fastidioso. Questo è quanto accade in genere ma a volte le punture di zanzare comportano anche conseguenze peggiori. Il metodo migliore sarebbe quello di evitarle, ma in estate è davvero difficile. Per fortuna, i rimedi naturali non mancano mai e anche per il prurito e il rossore delle punture delle zanzare c’è la scelta. Iniziamo, però, dal tamponare la puntura con acqua fresca e poi passare al succo di limone. Un altro rimedio molto efficace è anche il succo di carota o di prezzemolo. Tutti e tre i rimedi sono decongestionanti e in grado di diminuire prurito e gonfiore. Possiamo optare anche per gli oli essenziali come eucalipto, canfora, bergamotto, limone, timo o lavanda. I migliori per ridurre il fastidioso prurito, perfetti per essere applicati anche più volte al giorno. In ogni caso sarebbe meglio prevenire le punture di zanzare evitando i repellenti chimici soprattutto sulla pelle e in particolare per i bambini. Per proteggere la nostra casa sono utili le zanzariere oppure i gerani, il basilico o le candele alla citronella.
RUOLO DELLA VITAMINA A NEI DISTURBI RIPRODUTTIVI SESSUALI.
18-06-2019
La vitamina A ha un ruolo importante nel processo riproduttivo e nella formazione completa dell'identità sessuale. Probabilmente nessun apparato riproduttivo dell'organismo funzionerebbe se alla sintesi degli ormoni sessuali non partecipasse la vitamina A. Esperimenti su animali ed esseri umani negli ultimi trent'anni hanno fornito a ricercatori di ogni nazionalità una massa importante di dati, indicanti un legame diretto tra vitamina A, sviluppo sessuale e riproduzione. Nei primi anni '50 il dottor A. Narpozzi studiò l'effetto di varie vitamine su uomini sofferenti in varia misura di insufficienza spermatica, carenza che può portare spesso alla sterilità. In un articolo apparso su una pubblicazione medica italiana, la Rivista di Ostetricia e Ginecologia (maggio 1954), il dottor Narpozzi riferisce che la vitamina A, quando è somministrata con la vitamina E, riporta la spermatogenesi a livelli normali.
Negli anni '70 il dottor Birthe Palludan di Copenhagen mostrò come una carenza indotta di vitamina A nei maiali poteva arrestare o ridurre la produzione di sperma. Descrivendo l'esperimento su Nature, il dottor Palludan nota che la somministrazione di vitamina A a un maiale che ne era carente, produsse una completa normalizzazione della spermatogenesi nel giro di tre mesi. Il dottor Thomas Moore del Dunn Nutritional Laboratory di Cambridge, in Inghilterra, afferma che ratti, topi e cavie carenti di vitamina A avevano testicoli di dimensioni ridotte, raggrinziti e flaccidi. Come negli studi del dottor Palludan sui maiali, gli animali-cavia del dottor Moore reagirono positivamente al trattamento con vitamina A. Il dottor Moore, inoltre, affermava che lo stato degli organi genitali delle femmine dipende anch'esso dal buon rifornimento di vitamina A, osservando come la carenza di questa porti nella femmina al rifiuto della copula, al mancato concepimento o all'aborto. Nei ratti da esperimento, anche quando la femmina carente di vitamina A concepisce, incontra grandi difficoltà, come gestazione prolungata, parto difficile o morte del feto. Inoltre, nel feto possono riscontrarsi anoftalmia (assenza degli occhi), palatoschisi e altri difetti congeniti degli occhi o del cuore. L'organismo converte il colesterolo in ormoni sessuali (estrogeni femminili e androgeni maschili) e la vitamina A è necessaria per attivare due dei molti meccanismi coinvolti in tale trasformazione.
Altre ricerche, condotte dalla dottoressa Jennings, su ratti maschi e femmine hanno dimostrato una relazione diretta tra le riserve di vitamina A e la produzione di ormoni sessuali. Tali ricerche evidenziarono anche che, col graduale aumento della carenza di vitamina A, la produzione di ormoni sessuali diminuiva. Iniezioni di vitamina A ricostituivano rapidamente gli ormoni necessari. I ratti maschi mostravano le stesse caratteristiche degli animali delle precedenti ricerche di Palludan e Moore. La dottoressa Jennings riferì che "un'avanzata carenza nel topo maschio equivale virtualmente alla castrazione ed è associata a cambiamenti degenerativi dell'epitelio germinale dei testicoli e alla produzione di spermatozoi anormali". Tuttavia, anche se carenti di vitamina A, ma trattati con un'iniezione di testosterone (il più potente ormone maschile), non mostrano nessuna degenerazione dei testicoli e nessuna diminuzione della produzione di sperma.
Questi risultati indicarono come la causa del deterioramento fosse l'assenza di ormoni dovuta all'avitaminosi. La dottoressa Jennings sottolineò inoltre la necessità, per i diabetici, di prendere la vitamina A come vitamina preformata, cioè come supplemento naturale di olio di fegato di pesce. Per ragioni sconosciute, i diabetici non sono in grado di trasformare il carotene, che si trova in abbondanza nelle carote e nelle verdure, in vitamina A, completamente formata quale si trova appunto nel fegato di pesce. La tendenza dei diabetici alla carenza di vitamina A può spiegare uno dei pericoli di tale malattia: l'impotenza. Secondo un articolo del dottor Alan Rubin l'incidenza dell'impotenza nei diabetici di sesso maschile è cinque volte maggiore che in pazienti non diabetici. Come osserva la dottoressa Jennings, la vitamina A è essenziale per la sintesi degli ormoni sessuali, cosicchè l'impotenza nei diabetici è probabilmente collegata all'incapacità di trasformare il carotene in vitamina A e alla conseguente diminuzione della produzione di ormoni maschili.
CONSIGLI NATUROPATICI PER MIGLIORARE LA FUNZIONALITA' TIROIDEA.
18-06-2019
IODIO
L'ipofunzionalità della tiroide è un problema comune, per il quale esistono numerose soluzioni. Il primo passo consiste nel ristabilire la secrezione ormonale. A questo scopo è consigliabile assumere iodio, un minerale indispensabile per la sintesi degli ormoni tiroidei. La carenza di iodio è rara da quando è entrato nell'uso il sale da cucina iodato. Alcuni alimenti detti gozzigeni, tuttavia, si combinano con lo iodio impedendo alla tiroide di utilizzarlo. Appartengono a questa categoria le verdure della famiglia delle Crucifere (rapa, cavolo, cavolfiore, broccoli, foglie di senape, ravanello, rafano), soia, arachidi, pinoli e miglio. Questo non significa che non si debbano mangiare, ma è consigliabile non eccedere; in generale la cottura rende inattivi gli alimenti gozzigeni. Fra gli alimenti ricchi di iodio ci sono pesci di mare e alghe (kelp, nori, wakame, kombu ecc.) e il sale iodato.
ALTRI NUTRIENTI
Anche quando i valori di iodio sono adeguati, è importante che esso si combini con la tirosina, un aminoacido precursore degli ormoni tiroidei. Perchè questo avvenga sono necessari vari nutrienti, fra cui zinco, rame e le vitamine A, B2, B3, B6 e C. Fra gli alimenti più ricchi di zinco ci sono i frutti di mare (soprattutto le ostriche), la carne di manzo, l'avena, il pollo, il fegato, gli spinaci, la frutta oleosa e i semi. Il rame si trova nel fegato e nelle interiora, nelle uova, nel lievito di birra, nei legumi, nella frutta oleosa e nei semi. Le vitamine del gruppo B si trovano nel lievito di birra, nei cereali integrali e nel fegato.
Il passo successivo consiste nell'assicurarsi che le cellule rispondano in maniera adeguata agli ormoni tiroidei. Per questo è indispensabile fornire i nutrienti necessari alla trasformazione degli ormoni tiroidei in forme più attive. Zinco, rame e selenio sono i cofattori richiesti dalla iodotironina iodinasi, l'enzima che trasforma il T4 in T3. Questo enzima esiste in diverse forme, ciascuna delle quali richiede un oligoelemento diverso.
È dimostrato che la somministrazione di zinco (minerale la cui carenza è la seconda in ordine di diffusione) ristabilisce la funzionalità tiroidea nei pazienti ipotiroidei che presentano carenza di questo elemento pur avendo valori normali di T4. Anche il fatto che i disturbi della tiroide sono più frequenti nelle regioni dove il selenio è scarso induce a pensare che l'integrazione con questo minerale possa essere importante. La carenza di selenio non influisce negativamente sulla trasformazione di T4 in T3 nella tiroide o nell'ipofisi, ma nelle altre cellule provoca un calo notevole di questo processo. Chi ha una carenza di selenio spesso presenta valori alti di T4 e THS (l'ormone secreto dall'ipofisi che stimola la secrezione di T4 da parte della tiroide). La carenza di selenio provoca cioè un’ipofunzionalità tiroidea nelle cellule anche se i livelli ormonali nel siero sono normali o elevati. L'organismo non cerca di correggere questo difetto perchè, dal momento che gli effetti della carenza sulla tiroide e l'ipofisi sono meno gravi che sulle altre cellule, il meccanismo di feedback del sistema di regolazione non entra in funzione. Questo è un altro dei motivi per cui la misurazione del livello di ormoni tiroidei nel sangue non è un indicatore affidabile della funzionalità della ghiandola tiroide. La somministrazione di selenio provoca la diminuzione del T4 e del THS e la normalizzazione dell'attività della tiroide.
La dieta del 50% della popolazione è povera di selenio e questo potrebbe spiegare l'alta incidenza dell'ipotiroidismo (motivo in più per mangiare verdura e frutta provenienti da colture biologiche, che contengono quattro volte più selenio di quelle industriali). Scoprire l'importanza della carenza di selenio nelle disfunzioni tiroidee è stato molto illuminante per me. Prima la frequenza dell'ipofunzionalità tiroidea mi lasciava perplesso, perchè non capivo come mai l'ipofisi non cercasse di risolvere il problema aumentando la secrezione di TSH, mentre adesso so che, ancora una volta, una comune carenza nutrizionale riesce a sovvertire i processi di autoregolazione dell'organismo. Anche se a livello cellulare l'ormone tiroideo viene prodotto e convertito nella sua forma più attiva in quantità sufficiente, è indispensabile che gli enzimi che dipendono da tale ormone funzionino come si deve. Per esempio, quando 10 donne con carenza di ferro sono state confrontate con un gruppo di controllo composto da 12 soggetti, è risultato che avevano una temperatura rettale inferiore, un consumo di ossigeno minore e quantità inferiori di ormoni tiroidei nel plasma. L'integrazione di ferro (78 mg per 12 settimane) ha risolto l'anemia e fatto aumentare la temperatura rettale, a riprova del miglioramento della risposta agli ormoni tiroidei, ed è stata riscontrata persino una parziale normalizzazione dei livelli ormonali.
ATTIVITA' FISICA
È interessante notare che l'attività fisica non soltanto aumenta la secrezione di ormoni tiroidei, ma anche la risposta cellulare a tali ormoni e previene il calo ormonale che si verifica solitamente quando si perde peso. Non è necessario che sia molto intensa, ma è importante che sia regolare e impegnativa. È sufficiente fare una lunga passeggiata, andare in bicicletta per un'ora o correre per sei chilometri tre o più volte la settimana per ottenere i risultati desiderati.
SALVIA: IL MIGLIOR RIMEDIO CONTRO IL SUDORE.
18-06-2019
Estate uguale sole, mare e divertimento, serate fuori con gli amici e ferie. Insomma, ad un primissimo e superficiale sguardo sembrerebbe che in estate, non ci sia nulla di negativo a catturare la nostra attenzione. Ma estate uguale anche a caldo torrido e caldo torrido è sinonimo di sudate. Vestiti appiccicati addosso, antiestetici segni sulle maglie e sui vestiti. Purtroppo altro inconveniente del caldo è anche l’odore, non sempre ottimo, che il nostro corpo rischia di emanare dopo un’intera giornata in giro. Deodoranti, aria condizionata, sono tutti rimedi che la tecnologia e la chimica mettono a nostra disposizione. Ma avete mai pensato che forse può esistere anche qualche rimedio naturale che aiuti in tal senso? Una tisana a base di salvia ad esempio.
La pianta, rinfrescante e profumata, ha infatti potere astringente. Sorseggiare durante la giornata un preparato a base di salvia può essere utile per ridurre la sudorazione e anche per idratarci. Spesso infatti scordiamo l’importanza del bere spesso e molto in estate, periodo durante il quale la pressione tende a giocare brutti scherzi soprattutto quando si abbassa troppo. Per preparare la bevanda è sufficiente mettere in infusione in 100 ml di acqua, due o tre cucchiaini di salvia (quella che si compra in erboristeria anche) e lasciare a mollo per 10-15 minuti. Potete poi far freddare il tutto in frigorifero e poi magari aggiungere del dolcificante come il miele per rendere il composto più piacevole. Potete anche prepararne di più in modo da poter avere tutto il giorno sempre con voi la tisana in una bottiglietta di plastica. La salvia, infine, si rivela anche molto utile per controllare l’odore del nostro sudore. Oltre a contribuire alla sua limitazione, conferisce anche alla nostra pelle un buon odore, fresco e di pulito, il che in una giornata torrida come quelle che ci stiamo apprestando a vivere, non guasta!
LA VITAMINA C ALLEVIA GLI EFFETTI DELLE USTIONI GRAVI.
18-06-2019
Poche lesioni sono terribili da sopportare come una grave ustione su gran parte del corpo: i dolori, la paura di restare sfigurati, la minaccia di una massiccia infezione rendono particolarmente spaventosa la prospettiva. Ma tutti questi aspetti possono essere alleviati mediante la terapia con vitamina C. Spesso questa sostanza si è dimostrata di gran lunga più utile delle più potenti medicine. Questa almeno è la conclusione ricavata dal chirurgo David Klasson, che in collaborazione con l’èquipe chirurgica del Greenpoint Hospital di Brooklyn ha trattato decine di ustionati con vitamina C.
Un paziente arrivò all’ospedale in preda a terribili dolori per una brutta ustione su oltre il 30% della parte superiore del corpo, a seguito di un incidente aereo. Gli fu somministrata morfina, ma il dolore rimase grave per un’ora intera, finchè non fu vaporizzata sulle ustioni una soluzione di acido ascorbico all’1%: il sollievo dal dolore fu quasi immediato, riferisce il dottor Klasson. Il dolore inoltre non ritornò, senza bisogno di altra morfina, e il paziente ebbe un’ottima ripresa senza incidenti in poco più di un mese. In un altro caso, furono ricoverati due pazienti che si erano gravemente ustionati in un’esplosione di benzina. Le ustioni che presentavano sulla testa e sul collo furono trattate con la soluzione di acido ascorbico (1%) e con applicazioni quotidiane di una pomata al 2% di acido ascorbico. Le ustioni sulle mani e i polsi, invece, ebbero il trattamento convenzionale con garza sterile e pomate alla vaselina. Tre settimane dopo, le lesioni trattate con vitamina C erano guarite, mentre quelle sottoposte alla terapia più “conservatrice” continuarono a essudare liquido per altri 30 giorni. Oltre alle applicazioni dirette, il dottor Klasson somministrava ai suoi pazienti 200-500 mg di vitamina C per via orale o per iniezione quattro volte al giorno. Riassumendo la sua esperienza clinica con la vitamina C, il chirurgo afferma che questa sostanza:
1. allevia il dolore nelle ustioni più lievi e lo riduce abbastanza in quelle gravi da contenere al minimo il ricorso alla pericolosa morfina;
2. produce una rapida cicatrizzazione della lesione, senza le implicazioni che talvolta si osservano con l’uso di sulfamidici e altre medicine;
3. riduce o elimina la necessità di antibiotici, salvo nei casi più gravi;
4. combatte l’accumulo di metaboliti tossici delle proteine nelle ustioni gravi;
5. riduce l’accumulo di liquido sotto la pelle nella zona dell’ustione, permettendo di anticipare gli innesti, fatto che diminuisce i rischi d’infezione e abbrevia la convalescenza;
6. in certi casi può salvare la vita del paziente.
VITAMINA C EFFICACE NELLA CURA DI ALCUNI DISTURBI NEUROPSICHIATRICI.
17-06-2019
Linus Pauling (premio nobel per la chimica) più di 30 anni fa ipotizzò che la vitamina C potesse essere utile nella cura della schizofrenia, ma il gruppo di ricerca dell'Associazione Psichiatri Americani rifiutò subito quest'ipotesi. Recentemente un gruppo di ricercatori ha invece scoperto che l'acido ascorbico può potenziare l'efficacia di un farmaco antipsicotico e che quindi se ne possono ridurre le dosi e gli effetti collaterali indesiderati. Citando il lavoro di Pauling, questi ricercatori ripropongono l'ipotesi che questa vitamina possa essere utile nella terapia di alcune neuropatie. La somministrazione di acido ascorbico, senza alcun altro farmaco, produsse effetti statisticamente significativi, attenuando i comportamenti psicotici; mentre associato all'aloperidolo (Haldol, Serenase), un farmaco antipsicotico, produsse una notevole attenuazione dei comportamenti psicotici: è probabile che, grazie alle sue proprietà antiossidanti, la vitamina C limiti la degradazione del farmaco prima del suo arrivo a destinazione o che blocchi i recettori dopaminici del cervello. Un altro studio clinico ha rivelato che l'acido ascorbico può essere utile contro le malattie maniaco-depressive, soprattutto insieme ad altre terapie, poichè sarebbe in grado di combattere la depressione. Sono stati ottenuti buoni risultati in alcuni individui colpiti da una forma particolarmente grave di depressione: una donna in cura da dieci anni riuscì per la prima volta a evitare una crisi depressiva integrando la propria alimentazione con della vitamina C e limitando l'apporto di altri farmaci; un'altra, anch'essa inutilmente sottoposta a terapie antidepressive, riuscì a liberarsi dalla depressione nei due mesi in cui integrò la sua alimentazione con elevate dosi di acido ascorbico e limitò l'apporto di farmaci, ripiombandovi non appena fu sospesa la cura e uscendone nuovamente non appena fu ripresa. I ricercatori conclusero che dosi elevate di acido ascorbico correggano alcune anomalie del metabolismo elettrolitico.
L’ELICRISO È UTILE NEL TRATTAMENTO DELLA PSORIASI.
17-06-2019
La psoriasi è la dermatosi più comune dopo l’eczema e costituisce il 5-10% di tutte le malattie cutanee. La terapia, essenzialmente sintomatica e prolungata anche nei periodi di benessere, cerca di combattere i vari fattori patogeni e consente la remissione (anche spontanea), ma non la guarigione. L’impiego dell’elicriso nella cura della psoriasi si deve alle osservazioni del dottor Santini. A questo proposito, dopo un’esperienza più che decennale su alcune centinaia di pazienti trattati con l’elicriso, affermava che i risultati favorevoli erano tali da poter considerare questa terapia della psoriasi una “scoperta”. Il dottor Santini, aveva infatti osservato che gli agricoltori curavano con successo le affezioni bronchiali del bestiame tramite infusi di elicriso. Sicuro dell’atossicità della pianta la impiegò nelle patologie bronchiali dell’uomo: vide così confermate le sue aspettative terapeutiche ed in più constatò un’azione favorevole nei pazienti affetti da dermopatie quali psoriasi e forme eczematose. Nelle prove cliniche iniziali, conformandosi all’uso tradizionale, utilizzò l’infuso preparato con una parte di fiori ed una di sommità verdi. Iniziò così ad utilizzare nello psoriasico l’infuso di fiori e di sommità fiorite di elicriso, successivamente il decotto che trovò più efficace. Per interpretare i risultati e approfondire la conoscenza di questa pianta medicinale il dottor Santini chiese la collaborazione di ricercatori altamente qualificati i quali formularono l’ipotesi di un’attività epatica disintossicante ed un’azione corticosurrenalica.
Il meccanismo d’azione dei preparati di elicriso non è stato ancora chiarito: in base agli studi condotti agirebbe secondo un meccanismo antireazionale ACTH e corticonosimile capace di modificare quadri clinici diversi, aventi però in comune un analogo substrato patogenetico. I composti sterolici e triterpenici presenti nella pianta possono considerarsi come preormoni, perché trasformabili dall’organismo, specialmente quando esistano stati carenziali, in ormoni steroidei sessuali e corticosurrenalici. Recentemente è stato condotto uno studio clinico che ha confermato l’efficacia terapeutica della pianta nel trattamento della psoriasi: è stato utilizzato estratto fluido di elicriso (3 cucchiaini al giorno per un periodo di tempo variante tra i 60-90 giorni; a livello topico è stato utilizzato oleolito di elicriso e balneoterapia con decotto concentrato della pianta). I pazienti hanno mostrato un miglioramento clinico dopo circa tre settimane di terapia, caratterizzato da netto risanamento delle chiazze eritemato-squamose con diminuzione progressiva della componente paracheratosica, regressione dell’eritema e diminuzione del prurito. Le recidive, subito dopo la sospensione del trattamento, sono state modeste, mentre elevate sono risultate quelle a più di un mese dalla sospensione del trattamento. In ambedue i casi la sintomatologia è apparsa più attenuata e prontamente reversibile con la prosecuzione della terapia.
A conferma delle segnalazioni che si evincono dalla letteratura, i migliori risultati si sono ottenuti nelle forme recenti, mentre nelle forme datate (> 10 anni) i risultati sono stati scarsi o nulli. In modo costante si è assistito ad un netto miglioramento delle funzioni digestive e del tono generale. Non si sono evidenziate modificazioni apprezzabili nei parametri ematochimici. La tolleranza è stata buona senza alcun effetto collaterale. Pur considerando le regressioni spontanee, tipiche in questa patologia, è evidente un’azione favorevole nel decorso della psoriasi da parte dell’elicriso soprattutto nelle forme recenti. Le considerazioni conclusive di questa esperienza clinica sono state le seguenti: “L’interpretazione dei risultati ottenuti, considerando il complesso delle sostanze somministrate o applicate localmente, è un compito arduo o meglio razionalmente impossibile perché non si conosce esattamente la composizione dei preparati usati. È certo, comunque, che alcuni componenti come i flavonoidi, possono esercitare un’azione locale e generale tale da giustificare il decorso favorevole della malattia. Fatto importante è che tale droga appare utile in questa patologia e che non esercita alcun effetto dannoso locale o generale, per cui con tranquillità potranno eseguirsi ulteriori esperienze, magari con dosaggi maggiori, in doppio cieco in modo da raggiungere la sicurezza della validità terapeutica dell’elicriso nel trattamento della psoriasi“.