Angelo Ortisi
LE NOTEVOLI PROPRIETA’ SALUTARI DELL’IBISCO.
20-03-2016
L’ibisco (Hibiscus sabdariffa) è una pianta medicinale appartenente alla famiglia delle Malvacee, originaria dell’Egitto, il cui nome arabo è karkadè. Oltre al piacevole aroma e alla bellezza della pianta stessa, l’ibisco possiede notevoli qualità salutari e alimentari. L’ibisco e gli estratti derivati hanno un’importante attività inibitoria sulla crescita di lieviti e funghi e su enzimi quali fosfatasi acida, fosfatasi alcalina e transaminasi glutammato-piruvato. L’involucro esterno dei fiori, il calicetto, è la parte maggiormente utilizzata per le proposte di trattamento. I composti attivi presenti nei calicetti, in particolar modo le antocianine, hanno mostrato azione antitumorale e anticarcinogena. Altri studi indicano nell'ibisco un’attività anche sull'apparato cardiovascolare, un effetto natriuretico e di inibizione dell’enzima di conversione dell'angiotensina. Altre attività la cui efficacia resta da approfondire sono antipiretica, sedativa, immunomodulatoria, chemiopreventiva.
INFEZIONI DEL TRATTO URINARIO, CISTITI E CANDIDA ALBICANS
L’estratto di ibisco presenta proprietà antiadesiva batterica, con riduzione del dolore, dell’infiammazione e delle recidive. In recenti studi in vivo l’estratto di calicetti di ibisco ha diminuito del 77% l’incidenza delle infezioni del tratto urinario, mostrando effetti positivi anche su E. coli e C. albicans. Inizialmente si riteneva che fosse la natura acidica dell’ibisco a svolgere azione preventiva della proliferazione batterica. Oggi si è scoperto che il fitocomplesso contiene composti che prevengono l’adesione dell’E. coli alle pareti della vescica. I calicetti della pianta contengono alte concentrazioni di polifenoli (flavonoidi, sambubioantocianidine e proantocianidine) che in alcuni studi hanno mostrato di possedere un’eccellente attività antimicrobica contro E. coli, S. aureus, B. subtilis e P. aeruginosa, con un’attività simile a quella del cloramfenicolo. L’ibisco mostra anche un’azione uricosurica che può risultare utile in questo tipo di infezioni.
IPERTENSIONE
In un trial clinico sono stati arruolati 65 soggetti, 30-70enni, con una PAS (pressione arteriosa sistolica) compresa tra 120 e 150 mmHg e una PAD (pressione arteriosa diastolica) <=95 mmHg. I partecipanti, che non prendevano farmaci, hanno assunto tè all'ibisco per 6 settimane. I ricercatori hanno evidenziato azioni ipertensive quali inibizione dell'enzima di conversione dell'angiotensina e diuretica. E' stata osservata una riduzione media di 7 mmHg in soggetti in condizione di pre-ipertensione o lievemente ipertesi. Nei soggetti con PAS superiore a 129 mmHg, la riduzione è risultata doppia (14 mmHg), con la diminuzione anche della PAD e della pressione media. In uno studio in doppio cieco 193 pazienti con ipertensione allo stadio I e II hanno ricevuto 10 mg al giorno di lisinopril o estratto secco di ibisco standardizzato in 250 mg di antocianine totali, per 4 settimane. Ambedue i trattamenti hanno mostrato riduzione nella pressione sanguigna. Nel gruppo ibisco la PAS è diminuita del 11,58% e la PAD del 12,1%. Il lisinopril (farmaco abitualmente utilizzato per l'ipertensione) ha mostrato un effetto maggiore, rispettivamente del 15,79% e 15,68%, ma i pazienti trattati con l'ibisco hanno mostrato una maggiore riduzione di sodio, senza modifiche sui livelli di potassio. In un recente studio effettuato su un gruppo di soggetti diabetici ipertesi, la PAS è passata da 134,4 mmHg a 112,7.
COLESTEROLO E TRIGLICERIDI
Studi in vitro hanno mostrato la capacità dell’ibisco di inibire l’ossidazione delle LDL. In vivo la somministrazione di estratto di foglie e di calicetti di ibisco ha mostrato la riduzione sia del colesterolo che dei trigliceridi. In uno studio clinico 42 volontari (18-75 anni), con un livello di colesterolo 175-327 mg/dl, sono stati divisi in 3 gruppi, somministrando loro 500, 1000 o 1500 mg/die di estratto tit. in polifenoli e osservati per 4 settimane. Al termine dello studio si è notata una riduzione significativa del colesterolo in tutti i gruppi e il dosaggio di 1000 mg/die è parso quello ottimale.
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/20018807
http://www.nrjournal.com/article/S0271-5317(07)00028-0/abstract
http://circ.ahajournals.org/cgi/content/meeting_abstract/118/18_MeetingAbstracts/S_1123-a
ECCO COME BIG PHARMA AFFOSSA LE CURE NATURALI PER VENDERCI LE LORO SCHIFEZZE.
19-03-2016
Un ottimo modo per togliere di mezzo piante medicinali, è farle proibire. Farle mettere “fuori legge”, impedendone la diffusione. Per indurre i governi a proibire una determinata pianta, è sufficiente che questa sia ritenuta pericolosa per la salute. Ci sono potenti alcaloidi naturali che hanno spiccate doti curative, ma che se assunti in modo scorretto, possono nuocere. E’ una cosa “normale”, ovvia, ma la pericolosità viene strumentalizzata per eliminare la pianta. Sarebbe come vietare il caffè, perché se ne bevi due litri rischi di morire. Un medico ha analizzato numerose “piante proibite”, scoprendo che quasi tutte avevano spiccate proprietà terapeutiche.
IL CASO MELATONINA
La melatonina è ampiamente diffusa come integratore per gestire il jet lag e per coadiuvare e migliorare il sonno. Ma alcuni scienziati, tra cui Di Bella, ma non solo lui, si sono accorti che la melatonina possiede anche proprietà anticancro, e sono stati duramente contrastati, salvo poi dargli ragione dopo molti anni. Il consumo di Melatonina è cresciuto molto negli anni, e le big pharma si sono inserite nel business iniziando a produrla e commerciarla, e nel 2014 con una vera e propria truffa, se ne sono impadronite, limitando la vendita alle compresse da 1 mg, mentre fino a quel momento si trovava anche in pastiglie da 10 mg o persino maggiori. Sarà un caso che la dose utile anticancro della melatonina, sia molto alta? Secondo questo interessante dossier, addirittura 40-700 mg!
FARMACI NATURALI CHE NON FUNZIONANO
Gli scaffali delle farmacie e anche dei supermercati sono pieni di prodotti naturali che non funzionano, o se funzionano, in modo molto blando, nettamente inferiore ai farmaci chimici. E costano il doppio. Mettere in commercio “farmaci naturali” che non funzionano, oltre a consentire alle big pharma di entrare nel mercato dei prodotti naturali, ed intercettare anche questa categoria di consumatori, è un ottimo metodo per denigrare e disincentivare le cure naturali. Che invece esistono e funzionano. Non solo: molte specialità medicinali, non sono altro che repliche chimiche di principi attivi presenti in natura. Ma essendo chimici, sono brevettabili e ben controllabili.
CENSURA ED ESCLUSIONE DAL MERCATO
Dei rimedi naturali fino a qualche anno fa, non parlava nessuno. Non c’era nessuna ricerca sulla materia, non c’era informazione. In questo modo non si crea mercato. Se tuttavia un prodotto dovesse emergere - perché il suo utilizzo è tradizionale, oppure perché gli effetti benefici emergono anche con il semplice “passaparola tra amici”, ovviamente nel giro di molti anni - a quel punto le big pharma non esitano a mettere le mani sul prodotto. Un caso di questi, è l’aloe vera. Una pianta che ha realmente numerose proprietà benefiche. Ormai si trova persino nei supermercati, in confezioni industriali, spesso con l’aggiunta di coloranti, conservanti, aromi artificiali e una buona dose di zucchero per rendere “appetibile” una pianta che ha un sapore vicino alla cipolla, non proprio gradevole per uso ricreativo. In questo modo, hanno denaturato e condotto sul binario del business e del consumismo pure l’aloe vera. Che funziona, ma ci vuole il gel fresco, oppure preparati che ne rispettino la natura, e senza additivi nocivi. Per non parlare delle creme all’aloe piene di paraffina e altre sostanze chimiche, nelle quali l’unico aloe è quello disegnato sulle confezioni. Molte persone che assumono aloe, lo fanno con prodotti che di naturale, e magari di benefico, hanno ben poco. Molto interessante il caso dell’imprenditore Massimo Fonti, recentemente intervistato dello Zoo di 105, osteggiato per aver posto in commercio un prodotto naturale contro l’impotenza.
IL BIANCO D'UOVO ABBASSA LA PRESSIONE ALTA.
19-03-2016
Considerando che le uova contengono tutti i nutrienti necessari per sviluppare pulcini sani, non sorprende che gli studi sui loro numerosi benefici per la salute degli esseri umani, abbondano. Mangiare più uova, per esempio, riduce il colesterolo LDL, riduce il rischio di degenerazione maculare e migliora la funzione del sistema cognitivo e nervoso. Gli scienziati presso la Clemson University nel South Carolina, hanno scoperto un altro buon motivo per aggiungere più uova alla nostra dieta: un peptide trovato negli albumi chiamato RVPSL può ridurre la pressione sanguigna, prevenendo così le malattie cardiache. Lo studio è iniziato quando il dottor Zhipeng Yu e il suo team di co-ricercatori si sono interessati all’esplorazione degli effetti di RVPSL, una proteina nota per funzionare come un ACE-inibitore sulla pressione sanguigna. Il team di ricerca ha trattato, di conseguenza, con 50 milligrammi di peptide RVPSL i ratti affetti da pressione alta. I risultati sono stati positivi: tutti i ratti hanno sperimentato una riduzione della pressione del sangue e dei sintomi legati alla pressione alta. Inoltre, gli effetti ottenuti sui ratti, erano paragonabili a quelli provocati da un dosaggio di 10 milligrammi di farmaco per la pressione alta, come Captopril, Vasotec e Monopril, e tutto senza effetti collaterali spiacevoli. “I nostri risultati supportano e migliorano i risultati precedenti sugli effetti del peptide trovato nell’albume, sulla salute umana” ha concluso il dottor Yu.
Un dettaglio dello studio di Yu che va sottolineato è che RVPSL, con cui sono stati trattati i ratti, è stato riscaldato a circa 200 gradi Fahrenheit durante la preparazione, una temperatura che supera temperature di cottura standard. Nonostante questo alto calore, il peptide è rimasto attivo nel bianco d’uovo e ha mantenuto la sua capacità di abbassare la pressione sanguigna . In effetti, uno studio indipendente pubblicato sulla rivista Journal of Agricultural and Food Chemistry ha dimostrato che le proteine dell’uovo cotto a temperature più elevate in realtà, hanno dimostrato superiore abilità nell’abbassare la pressione del sangue. Pertanto, se siete affetti da ipertensione, considerate che mangiare albumi più cotti è molto più sano e più sicuro che consumare farmaci.
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/22417578
http://www.telegraph.co.uk/news/health/news/9982361/Egg-white-may-help-lower-blood-pressure.html
http://www.sciencedaily.com/releases/2013/04/130409155814.htm
AGLIO E CIPOLLA, CONSUMATI REGOLARMENTE, HANNO UN EFFETTO PROTETTIVO NEI CONFRONTI DEI TUMORI DI CAVO ORALE, FARINGE E LARINGE.
19-03-2016
L’aglio e la cipolla contengono vitamine, minerali e alcuni interessanti composti organosolforati. L’efficacia di questi ultimi nel contrastare processi biologici coinvolti nell'insorgenza di tumori è stata messa in luce in molti studi, focalizzati per la maggior parte sull'apparato gastroenterico (stomaco e colon-retto). Ora, questa analisi prende in esame gli effetti del consumo di aglio e cipolla nei confronti dei tumori a carico di cavo orale, faringe e laringe. Dall'esame di otto studi caso-controllo, condotti in tutto il mondo, Italia compresa, è emerso che il consumo regolare di aglio, una o più volte al giorno, si associa a una riduzione significativa (-26%) del rischio complessivo dei tumori nelle sedi esaminate. Per quanto riguarda la cipolla, invece, il dato risulta significativo solo per un consumo di oltre 3 porzioni alla settimana (una porzione è intesa come una cipolla media, di 80 g) e la protezione è significativa (con una riduzione del rischio del 30%) solo per il tumore della laringe. Gli Autori sottolineano inoltre che le abitudini alimentari che comprendono l’utilizzo di aglio con pomodori e olio extravergine di oliva sia in cottura (sughi, salse, preparazioni varie), sia a crudo, possono aver influito positivamente sul risultato. Gli stessi Autori nelle conclusioni ribadiscono che l’astensione dal fumo e la riduzione del consumo di alcolici a livelli moderati restano comunque le principali strategie preventive nei confronti di tumori di cavo orale, faringe e laringe.
ATTENZIONE ALL’USO DEI TERMOSIFONI PER ASCIUGARE I PANNI: PERICOLO PER LA SALUTE.
18-03-2016
L'uso dei termosifoni per far asciugare più velocemente i panni appena usciti dalla lavatrice è una pratica comune in molte case ma che può nascondere, secondo alcuni studiosi di Manchester, un grave pericolo per la nostra salute. L'aspergillus è una muffa presente nelle foglie in decomposizione, sugli alberi e nelle coltivazioni di grano ma le sue spore, estremamente volatili, si annidano spesso in condotti dell’aria condizionata, tra gli elementi dei termosifoni, in alcuni cibi e spezie e addirittura nella nostra saliva. La pratica di asciugare i panni sui termosifoni pare sia un fattore attivante delle spore che possono essere inalate. L’esposizione quotidiana all'aspergillus di per sé non è un grave problema se le persone posseggono un sistema immunitario sano ma se le spore vengono inalate da soggetti con sistema immunitario precario o indebolito possono causare allergie e malattie talvolta anche gravi che interessano le vie respiratorie.
L’aspergillosi è il nome che accomuna tutte le patologie scatenate dalle spore della muffa aspergillus e includono forme molto gravi di infezione che, partendo dal sistema respiratorio, possono intaccare anche i vasi sanguigni, come nel caso dell’aspergillosi invasiva. La combinazione tra umidità dei panni stesi ad asciugare e il calore sprigionato dai termosifoni crea una situazione ottimale per le spore per crescere e diffondersi nell'ambiente. I sintomi più comuni di una reazione allergica da aspergillosi sono febbre, difficoltà respiratoria, asma, tosse con presenza di sangue e muco. Persone con patologie pregresse quali enfisema polmonare o tubercolosi possono sviluppare l'aspergilloma ovvero la formazione di una massa fungina nelle cavità polmonari che, in casi gravi, deve essere asportata chirurgicamente poiché i farmaci non riescono a penetrare il 100% della massa per distruggerla.
Diagnosticare un’infezione da aspergillus può essere complesso dato che la muffa è presente ovunque, anche negli ospedali. In genere una radiografia al torace, un esame dell’espettorato ed esami approfonditi del sangue sono la prassi consigliata in caso di indagine. Le terapie variano a seconda della gravità dell’infezione e vanno dall'uso di corticosteroidi o farmaci antifungini fino all'intervento chirurgico per la rimozione delle masse fungine nei polmoni. Quanto ai termosifoni è bene effettuare periodicamente un’accurata pulizia di tutti gli elementi utilizzando prodotti antifungini e antimuffa. L’eliminazione del fattore umidità che crea la condizione ideale per le muffe di proliferare è fondamentale per minimizzare la diffusione delle spore quindi ecco perché è bene evitare di far asciugare panni umidi o bagnati direttamente a contatto con i termosifoni.
BERE TE’ VERDE PER SCONGIURARE LA MALATTIA PARODONTALE.
18-03-2016
Con origini che risalgono a oltre 4000 anni, il tè verde è stato a lungo una bevanda popolare nella cultura asiatica e sta sempre più guadagnando popolarità nel mondo. E mentre l’antica medicina cinese e giapponese crede nel consumo di tè verde per curare la malattia e guarire le ferite, recenti studi scientifici stanno cominciando a stabilire i potenziali benefici per la salute di questa bevanda, in particolare nella perdita di peso, la salute del cuore e la prevenzione del cancro. Uno studio pubblicato sul Journal of Periodontology, ha scoperto un altro vantaggio del consumo di tè verde. I ricercatori hanno trovato che l’assunzione di routine di tè verde, può anche contribuire a promuovere la salute dei denti e delle gengive.
Lo studio ha analizzato la salute parodontale di 940 uomini e ha dimostrato che coloro che bevevano regolarmente tè verde, avevano una salute parodontale superiore, rispetto ai soggetti che consumavano meno tè verde. La capacità di questa bevanda di contribuire a ridurre i sintomi della malattia parodontale, può dipendere dalla presenza di catechina antiossidante. Precedenti ricerche hanno dimostrato la capacità degli antiossidanti del tè verde di ridurre l’infiammazione nel corpo. Lo studio suggerisce che la bevanda interferisce con la risposta infiammatoria del corpo ai batteri parodontali, contribuendo effettivamente a promuovere la salute parodontale e scongiurare ulteriori malattie. La malattia parodontale è una malattia infiammatoria cronica che colpisce le gengive e l’osso di sostegno dei denti ed è stata associata con la progressione di altre malattie come le malattie cardiovascolari e diabete. "Mantenere le gengive sane è assolutamente fondamentale per il mantenimento di un corpo sano", dice il Dott. David Cochran, Presidente del Dipartimento di Parodontologia presso l’University of Texas, Health Science Center at San Antonio. "E' importante trovare modi semplici per aumentare la salute parodontale, come bere regolarmente tè verde, già noto per possedere benefici per la salute".
http://www.sciencedaily.com/releases/2009/03/090305183128.htm
LA BUFALA DELLE CALORIE: NON SIAMO STUFE, IL CORPO NON “BRUCIA”, METABOLIZZA.
18-03-2016
Le calorie applicate all'alimentazione sono un mito da sfatare con nessun fondamento scientifico. E’ incredibile come abbiamo sempre dato per scontata la questione delle calorie senza farci qualche domanda. In questo articolo spiego cos'è la caloria e perché non ha alcun senso applicarla al cibo e alla dieta, citando alcuni dottori che hanno già scoperto questa bufala.
COS’E’ LA CALORIA
Il potere calorico di una sostanza è la quantità di calore ottenuta dalla combustione completa di un grammo di quella sostanza, e si misura in calorie. La grande caloria, o semplicemente caloria (kcal) è la quantità di calore necessario ad alzare di 1 grado centigrado (da 14,5 °C a 15,5 °C) la temperatura di 1 chilogrammo di acqua. Il potere calorico viene determinato con i calorimetri (combustibili gassosi) o con la bomba calorimetrica (solidi e liquidi).
QUANDO E’ STATA APPLICATA ALL’ALIMENTAZIONE?
Il chimico statunitense Wilbur Olin Atwater fu il primo ad applicare il concetto di caloria all’alimentazione. Come afferma Wikipedia, nelle sue ricerche, Atwater applica il primo principio della termodinamica che prima di lui era stato già usato in studi sull’alimentazione e sul metabolismo degli animali, ma non era stato applicato all’uomo perché si riteneva che l’uomo fosse naturalmente diverso e che a lui non si applicassero le medesime leggi fisiche e chimiche valide nel mondo animale. Atwater determinò che una certa percentuale (inferiore al 10%) del cibo ingerito non viene digerita, e quindi non fornisce alcun apporto calorico. Nell’ambito del restante 90%, cioè del cibo digerito, proteine e carboidrati producono mediamente circa 4 kilocalorie per grammo, i grassi 9 kcal/gr. L’alcool è a 7 Kcal/gr.
L’UNIVERSITA’ DI HARVARD AMMETTE L’ERRORE DELLA CALORIA
Rachel Carmody, ricercatore dell’Università di Harvard, chiede che il sistema Atwater sia completamente da rivedere essendo ampiamente usato per determinare i valori calorici con un metodo vecchio di 140 anni riconosciuto non valido. Così spiega nel Daily Mail: “I valori calorici riportati sulle etichette degli alimenti non colgono i costi importanti della digestione che sono in genere inferiori per gli alimenti trasformati e superiore per gli oggetti non modificati. Quindi, anche se due alimenti potrebbero avere lo stesso numero di calorie su carta, queste calorie non sono ugualmente disponibili per l’organismo. In alcuni casi, i valori calorici riportati potrebbero differire dall’effettiva raccolta di energia di ben il 50%”
L’UOMO NON E’ UNA STUFA
ll professor Paolo Manzelli, docente di chimica-fisica e direttore a Firenze del Laboratorio di ricerca ed educazione innovativa afferma: «Il corpo dell’ uomo non è una macchina e la caloria non può essere applicata al vivente. Un errore consolidato nella società industriale, ma nel passaggio alla conoscenza l’equazione energia-lavoro meccanico è falsa. L’essere vivente non è uno scambiatore di calore come una stufa, perché il calore lo disperde. Ci si dovrebbe piuttosto soffermare sulla qualità degli alimenti…»
IL DIMAGRIMENTO NON E’ UNA QUESTIONE DI CALORIE
Come afferma la Dott.ssa Veronica Pacella “Gli ultimi studi dimostrano che quando il corpo umano vede diminuire l’introito di cibo mette in moto dei meccanismi legati alla primordiale paura di morire di fame. Inizia quindi a diminuire i suoi consumi e a rallentare il metabolismo basale, attingendo spesso alla “massa magra” per ricavare energia (cioè i muscoli) e non a quella “grassa” come molti pensano. Il risultato è un dimagrimento temporaneo, perché appena si ricomincia a mangiare “normalmente”, l’organismo, che conserva ancora il segnale di “allarme”, tenta di immagazzinare tutto il cibo che gli è possibile in vista di una futura carestia e quindi si ritorna in sovrappeso. Il sovrappeso ha diverse cause e può derivare da sedentarietà, da un metabolismo rallentato, da disfunzioni ormonali e da intolleranze alimentari. Sta allo specialista individuarne il motivo e rimettere in moto l’organismo affinché reagisca al meglio agli stimoli nutrizionali, che non corrispondono necessariamente alla quantità di cibo e che dovrebbero sfruttare l’azione che ogni alimento esercita nell'organismo”. Insomma le calorie, ovvero la capacità di produrre calore del cibo non c’entra nulla.
IL CIBO NON BRUCIA COME LA LEGNA
La misura della caloria considera solo l’energia come un fatto fisso, una mela nell'etichetta ha scritte sempre le stesse calorie, ma non ha niente a che vedere con quello che accade nell'organismo. Il fruttosio della mela potrà essere convertito in glicogeno ed immagazzinato, oppure nutrirà la flora batterica, oppure se le riserve di glicogeno sono piene verrà convertito in grasso ecc. Tutti processi biochimici diversi, che impiegano e producono diverse energie. La stessa legna invece svilupperà lo stesso calore in tutti i caminetti. Un pomodoro ciliegino ed un cucchiaino di zucchero: entrambi hanno 20 calorie ma verranno trattati in maniera completamente diversa dal corpo. Inoltre il pomodoro è ricco di enzimi, vitamine e sali minerali, mentre lo zucchero non apporta enzimi, sali minerali e vitamine come quelli che ritroviamo nel pomodorino, ma ne richiede altrettanti per essere smaltito. L’organismo ha bisogno proprio di sostanze come vitamine, sali minerali e altre molecole per il suo metabolismo e queste sostanze esulano dai canonici carboidrati, proteine e grassi che tutti conosciamo e che ritroviamo nelle etichette a fianco ai valori calorici.
CONCLUSIONE
1. Noi non siamo dei forni o stufe con cui è stato stabilito il potere calorico (termico) di carboidrati, proteine e grassi.
2. L’uomo produce energia chimica dal cibo e non energia termica.
3. Impieghiamo energia per metabolizzare un alimento dato che usiamo energia per masticarlo, digerirlo, assimilarlo e liberarci dalle tossine fornite dal tale alimento, tutti fattori esclusi dal conteggio delle calorie.
4. L’attuale sistema di calcolo delle calorie si basa su tabelle vecchie di almeno 140 anni (1870).
5. Il valore nutrizionale scritto sulle etichette di un alimento con più di un ingrediente vengono calcolati semplicemente sommando aritmeticamente le calorie dei vari ingredienti non considerando l’energia che si spenderà per digerire l’alimento.
6. Chi ha stabilito quale quantità di energia il corpo umano usa delle calorie ingerite (Wilbur Olin Atwater) ha stimato l’energia dai resti trovati nelle feci.
7. Uno stesso cibo può essere metabolizzato in modi diversi producendo ed impiegando energie diverse, quindi è assurdo il concetto fisso di caloria.
8. I carboidrati, proteine e grassi non sono tutti uguali, quelli di alcuni cibi sono più biodisponibili di altri e la loro biochimica dipende dagli alimenti che si sono mangiati in precedenza, da quelli che li accompagnano, dall'orario della giornata.
9. La nostra condizione ormonale, il nostro umore, le condizioni dell’intestino, dello stomaco, del fegato, del pancreas, lo stato mentale, l’attività fisica, l’ambiente in cui viviamo sono tutti fattori che determinano come metabolizziamo, quanto energia usiamo, quanta ne accumuliamo, quanta ne produciamo.
https://it.wikipedia.org/wiki/Wilbur_Olin_Atwater
http://www.livescience.com/26799-calorie-counts-inaccurate.html?cid=dlvr.it
INTERAZIONI TRA FITOTERAPICI E FARMACI.
18-03-2016
Alcuni prodotti fitoterapici potrebbero contrastare l’efficacia di alcuni chemioterapici e di farmaci per la terapia ormonale. Questo è il risultato di uno studio pubblicato sulla rivista specializzata British Journal of Cancer: l’olio di fegato di merluzzo e l’iperico sembrerebbero interferire con alcuni trattamenti farmacologici. La ricerca ha studiato i farmaci assunti da 300 pazienti oncologici ricoverati presso il London’s Royal Marsden Hospital. Ne è risultato che più della metà assumeva, assieme ai farmaci contro il cancro, anche prodotti fitoterapici. L’11% inoltre, assumeva questi prodotti in dosi superiori rispetto alla posologia, e per un terzo di questi pazienti non era chiaro nemmeno il motivo per il quale assumessero dei fitoterapici. L’iperico, utilizzato per trattare le depressioni leggere, può interferire con l’azione di contraccettivi orali, antibiotici e chemioterapici.
L’echinacea, un’erba utilizzata per potenziare il sistema immunitario, sembra avere un impatto negativo nei trattamenti contro il linfoma e la leucemia. Studi precedenti avevano dimostrato come l’olio di fegato di merluzzo e l’aglio potessero potenziare eccessivamente gli effetti di farmaci che diminuiscono la viscosità del sangue. Saranno necessari ulteriori studi approfonditi che confermino questi dati iniziali; tuttavia, per prevenire interazioni indesiderate, è sempre buona norma informare il proprio medico curante di tutto ciò che si assume, anche se non si ritiene possa essere rilevante.
COSA USARE IN CASO DI DOLORE, BORSA DELL’ACQUA CALDA O GHIACCIO?
17-03-2016
Nella nostra vita sarà capitato a tutti noi di avere uno strappo muscolare, mal di testa o sentire i crampi allo stomaco e in tanti avranno utilizzato “rimedi casalinghi” per correre ai ripari. Borsa dell’acqua calda e borsa del ghiaccio in primis; ma non sempre la scelta è così ovvia e spesso si rischia di peggiorare le nostre condizioni. La nostra scelta dipende, innanzitutto, dai meccanismi che hanno scatenato il dolore. Infatti, nel caso in cui si dovesse trattare di un’infiammazione è doveroso evitare il caldo. Nel caso in cui il dolore è causato da un trauma o uno strappo muscolare è necessario un impacco freddo. Infatti, il freddo riduce il gonfiore e provoca una vasocostrizione riducendo l’apporto di ossigeno ai tessuti. Il caldo, invece, stimola la vasodilatazione favorendo la formazione dell’ematoma ed il progredire dell’infiammazione. E’ importante anche il tempo. Infatti, non si dovrebbe tenere ghiaccio o borsa dell’acqua calda più di 20 minuti ogni ora.
In caso di mal di testa, soprattutto nei bambini, è essenziale prestare attenzione alla presenza di dolori addominali, nausea, vomito, torcicolli tutti sintomi legati alla cefalea. E’ essenziale stare molto attenti alle applicazioni calde e fredde perché i bambini rispondono dal punto di vista vascolare in maniera differente rispetto agli adulti. Sconsigliato il freddo per coloro che soffrono di lombalgia cronica, in quanto può solo peggiorare i sintomi. Molto meglio il caldo al freddo. Per prevenire il dolore dovuto ad un eccessivo sforzo muscolare, in alternativa alla classica sauna molti optano per un’immersione nell’acqua ghiacciata. Ovviamente il freddo ha delle conseguenze importanti sulla nostra salute. Prima di tutto potrebbe portare ad una riduzione del flusso di sangue arterioso al cervello, ma anche tachicardie, aritmie e danni ai tessuti. Ottima, invece, per rilassare i muscoli una sauna. Infatti, molto spesso, il dolore durante e dopo l’allenamento è dovuto ad un accumulo di acido lattico ed è, quindi, essenziale non strafare con le scorte energetiche.
ANDARE A PIEDI: UN VERO TOCCASANA.
17-03-2016
L'arte di camminare viene riscoperta oggi in chiave turistica da diverse associazioni che propongono viaggi a piedi su e giù per lo Stivale, senza fretta e lontani dallo stress. Ma anche da molti cittadini che per tenersi in forma lasciano l'auto in garage e camminano per parchi e marciapiedi alla ricerca di un pò di svago e relax. Anche gli scienziati dimostrano che camminare a passo veloce fa bene a cuore, arterie, e anche ad articolazioni e colonna vertebrale. La camminata risulta addirittura più salutare rispetto ad altre attività sportive, come ad esempio il jogging, molto più dispendioso in termini energetici. Secondo un nuovo studio pubblicato sulla rivista Arteriosclerosis, Thrombosis and Vascular Biology infatti la camminata, al contrario della corsa, non risulta stressante per l’apparato muscolo-scheletrico. Lo studio è stato condotto dai ricercatori americani del NIH/National Heart, Lung, and Blood Institute, coordinati dal dottor Paul Williams, che hanno confrontato gli effetti del camminare con quelli del jogging sul rischio cardiovascolare, coinvolgendo ben 33 mila camminatori e 15 mila corridori. La ricerca mette in evidenza che sia la camminata a passo svelto che il jogging sono comunque benefici. Tuttavia, per quanto riguarda la riduzione del rischio cardiovascolare e altre malattie come diabete, colesterolo alto, ipertensione la camminata, rispetto al jogging o alla corsa, comporta maggiori benefici.
http://atvb.ahajournals.org/content/early/2013/04/04/ATVBAHA.112.300878.abstract
http://newsroom.heart.org/news/walking-can-lower-risk-of-heart-related-conditions-as-much-as-running