Angelo Ortisi

Angelo Ortisi

06-05-2015

Farmaci molto usati tra gli anziani (anche prodotti da banco che si acquistano senza prescrizione medica) potrebbero aumentare il rischio di polmonite, malattia particolarmente pericolosa proprio per l’anziano. Si tratta dei farmaci cosiddetti ‘anticolinergici’, in cui ricadono certi antidepressivi, antistaminici (quelli a base di Difenidramina Cloridrato), farmaci per l’incontinenza urinaria, farmaci per l’insonnia. Lo rivela uno studio pubblicato sul Journal of the American Geriatrics Society e condotto da Sascha Dublin dell’Università di Washington DC, coinvolgendo oltre 3000 anziani di 65-94 anni. “I nostri risultati sono importanti - spiega Dublin - perchè tantissimi anziani prendono questo tipo di medicine e perchè la polmonite è una causa davvero diffusa di malattia e morte nell’anziano”. Solo di recente un’altra ricerca sempre sugli anziani aveva dimostrato che questa stessa tipologia di farmaci aumenta il rischio di Alzheimer e di altre forme di demenza. In questo nuovo lavoro i ricercatori Usa hanno confrontato due gruppi di anziani, il primo costituito da oltre mille individui che avevano contratto la polmonite, il secondo da oltre duemila coetanei che invece non avevano avuto la malattia. Gli esperti hanno analizzato le prescrizioni mediche ricevute ed utilizzate da questi anziani e i farmaci effettivamente acquistati in farmacia nei mesi precedenti. I casi di polmonite sono risultati più frequenti tra gli anziani che avevano fatto uso di anticolinergici di vario tipo (da sonniferi ad antistaminici, da antidepressivi a farmaci per l’incontinenza urinaria). Il rischio polmonite aumenta sia che l’anziano assuma il farmaco per un breve periodo, sia per un uso prolungato. Servono ulteriori ricerche per capire in che modo l’uso di anticolinergici possa aumentare il rischio di polmonite.

 

http://formularyjournal.modernmedicine.com/formulary-journal/news/anticholinergic-drugs-linked-higher-risk-pneumonia-elderly?page=full

http://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1111/jgs.13327/abstract

http://www.nlm.nih.gov/medlineplus/news/fullstory_151257.html

06-05-2015

Le lampadine a risparmio energetico potrebbero essere pericolose per la salute. A sostenerlo è uno studio realizzato da un gruppo di ricercatori della State University di New York di Stony Brook e pubblicato sulla rivista scientifica Photochemistry and Photobiology, secondo il quale le lampadine a fluorescenza potrebbero creare danni anche molto gravi alla pelle. Sotto accusa, in particolare, ci sono i raggi ultravioletti di tipo C e A emessi da questo tipo di lampadine, che possono causare un invecchiamento precoce dell’epidermide, ma anche danni alla pelle e, in caso di esposizioni molto prolungate, l’insorgenza di alcune forme di cancro. I raggi emessi dalle lampade a risparmio energetico, in pratica, interferirebbero con due diversi tipi di cellule della pelle: le cheratinociti, che rappresentano il 95 % dello strato più esterno, e i fibroblasti dermici, che si trovano nel tessuto più profondo. Questa interazione, secondo gli studiosi che hanno firmato lo studio, equivarrebbe addirittura a “prendere il sole all’Equatore”. Nessun allarmismo eccessivo, comunque. Secondo i ricercatori basta usare qualche piccolo accorgimento per minimizzare i rischi.
Spiega la studiosa Miriam Rafailovich: “L’esposizione alle lampadine a risparmio energetico può non essere motivo di allarme per coloro che hanno montato le lampade fluorescenti compatte in plafoniere, ma dovrebbe essere una preoccupazione in caso di distanza ravvicinata, ad esempio se si sceglie di montarle nelle lampade da scrivania o da tavolo”. Nessun problema, invece, per le “vecchie” lampadine a incandescenza, che però consumano molta più energia, tanto da essere state messe al bando dall’UE. Rischi presenti ma più contenuti, infine, per le lampade fluorescenti colorate, dal momento che il colore agisce in qualche modo da filtro per i raggi ultravioletti. Da tenere in ogni caso sotto controllo, però, la rottura accidentale di qualsiasi lampadina a risparmio energetico, a causa della fuoriuscita di mercurio.

 

http://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1111/j.1751-1097.2012.01192.x/abstract

http://www.sciencedaily.com/releases/2012/07/120718122738.htm

http://commcgi.cc.stonybrook.edu/am2/publish/General_University_News_2/SBU_Study_Reveals_Harmful_Effects_of_CFL_Bulbs_to_Skin.shtml

06-05-2015

Una ricerca pubblicata sulla rivista scientifica Food and Chemical Toxicology ha valutato gli effetti del fluoruro di sodio (NaF) sulla funzione riproduttiva femminile, esaminando la morfologia delle ovaie e dell’utero di ratti esposti a questa sostanza. Ottanta ratti di sesso femminile sono stati divisi casualmente in quattro gruppi di venti: un gruppo di controllo e tre gruppi trattati con NaF. I tre gruppi trattati con NaF hanno ricevuto, rispettivamente,100, 150, e 200 ppm (parti per milioni) di NaF per 6 mesi tramite acqua potabile, mentre il gruppo di controllo ha ricevuto semplicemente acqua distillata. I livelli degli ormoni follicolo-stimolante (FSH), luteinizzante (LH), testosterone (T), progesterone (P) ed estradiolo (E2) sono stati misurati utilizzando un test di immunoassorbimento enzimatico (ELISA). Le valutazioni morfologiche della cervice e delle ovaie sono state condotte dopo colorazione con ematossilina-eosina e immunoistochimica.
Il tasso di gravidanza nei gruppi trattati con NaF è diminuito in modo dose-dipendente. La concentrazione di ormoni riproduttivi era significativamente più bassa nei tre gruppi trattati con NaF, con danni all'endometrio. La maturazione dei follicoli è stata inibita. Inoltre, il numero totale di follicoli era significativamente più bassa nei gruppi trattati con NaF. I ricercatori hanno concluso: “Questi risultati suggeriscono che la funzione riproduttiva femminile è inibita dal NaF e che l'esposizione a questa sostanza provoca danni strutturali alle ovaie e all’utero. Il fluoruro di sodio riduce significativamente la fertilità nei ratti di sesso femminile. Dopo questi risultati, è doveroso ricordarvi che il fluoruro di sodio si trova in quasi tutte le marche di dentifrici industriali (e non solo), pertanto, milioni di persone ne sono quotidianamente esposte.

 

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23459146

http://www.greenmedinfo.com/article/female-reproductive-function-inhibited-naf-and-exposure-naf-causes-ovarian-and

Mercoledì, 06 Maggio 2015 13:26

STIAMO MANGIANDO QUESTO CONTAMINANTE TOSSICO?

06-05-2015

Recenti ricerche hanno dimostrato che la soia geneticamente modificata (OGM) contiene alti livelli di glifosato (il pesticida Roundup della Monsanto) con un profilo nutrizionale più povero, portando i ricercatori a concludere che la soia OGM non è “sostanzialmente equivalente” alla soia non-OGM (se ne esiste ancora). In media, la soia OGM conteneva 11,9 parti per milione (ppm) di glifosato. Il livello di residui più elevato riscontrato era 20.1 ppm. Residui di entrambi i tipi sono stati trovati nelle varietà convenzionali e biologiche. Gli alimenti trasformati industrialmente senza dubbio ci espongono a questa contaminazione tossica, per gentile concessione della soia OGM e olio vegetale, sciroppo di fruttosio OGM, e/o barbabietole da zucchero OGM. L’Argentina è diventata uno dei maggiori produttori di soia e mais OGM, e con essa, il paese ha vissuto un’esplosione di aborti spontanei, problemi di fertilità, e di sviluppo anomalo del feto.

 

http://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0308814613019201

http://www.theecologist.org/News/news_analysis/2337631/extreme_levels_of_roundup_are_the_norm_in_gmo_soya.html

http://www.scientificamerican.com/article/weed-whacking-herbicide-p/

06-05-2015

Bere tre bicchieri (da vino, grandezza media) di birra una volta a settimana rallenta il cervello in modo permanente, secondo un recente studio. I ricercatori hanno scoperto che chi beve in maniera regolare deve utilizzare almeno il 20% in più di capacità cerebrale della norma per portare avanti compiti semplici e a lungo andare trovano più difficile concentrarsi. Lo studio triennale dell’University of Santiago de Compostela in Spagna ha comparato 26 studenti bevitori - che bevono regolarmente un minimo di sei unità di alcol in una sola serata una volta a settimana - con 31 studenti che bevono di meno e più raramente. Una volta sobri, è stato chiesto agli studenti di reagire a vari tipi di simboli lampeggianti. Non è stata rilevato particolare divario di velocità o accuratezza nella risposta degli studenti di un gruppo rispetto all’altro. Comunque, il monitoraggio della capacità cerebrale ha mostrato che i bevitori regolari dovevano sforzarsi di più per ottenere gli stessi risultati. Il picco dell’attività cerebrale del gruppo non bevitore era stabile sui 18 microvolts mentre i bevitori all’inizio erano assestati sui 20 microvolts, arrivando ai 22 nel terzo anno. Ciò suggerisce che i giovani bevitori “subiscono anomalie nell’attività neuronale connessa all’attenzione e alla memoria di lavoro” secondo lo studio pubblicato sul periodico Alcohol and Alcoholism. Emily Robinson, a capo della campagna Alcohol Concern, afferma: “Ciò mostra quanto sia necessario cambiare il generale assunto per cui si beve molto nella fase universitaria. I bevitori assidui rischiano molto in termini di studio, salute e probabile dipendenza da alcol”.

 

http://www.thefix.com/content/booze-may-dull-your-brain-permanently91881

06-05-2015

La memoria delle donne è più forte rispetto a quella degli uomini e il merito sarebbe di alcuni ormoni. La vigorosa capacità di ricordare del gentil sesso, insomma, conferma che il vostro LUI non è che non ricordi l'anniversario perché non vi ama più, ma perché, poverino, Madre Natura lo ha fatto proprio così. Scienza conferma e, anzi, accenna anche a un vero e proprio declino cognitivo che per i maschietti comincia già dopo i 40 anni. E allora, sarà perché le donne sono più golose di cioccolato (quello fondente si è rivelato un toccasana proprio per la memoria delle donne), sarà perché sono decisamente più attente alla salute in generale, le femminucce hanno una mente più allenata e, pronte ad intercettare anche i più minimi dettagli e a non dimenticare nulla. Almeno nella maggior parte dei casi. Una sorta di "vantaggio" che ha trovato il suo fondamento scientifico in uno studio dell’americana Mayo Clinic, secondo cui le donne hanno più memoria rispetto agli uomini grazie agli ormoni femminili - gli estrogeni - che sarebbero in grado di proteggere il cervello.
I ricercatori hanno analizzato le capacità cognitive di 1.246 soggetti, con un'età compresa tra i 30 e i 95 anni e i risultati hanno evidenziato che la memoria inizia a declinare dopo i 30 anni, sia per gli uomini che per le donne, ma per i maschi il peggioramento è più incisivo dopo i 40. Inoltre, secondo lo studio, nei maschi l'ippocampo, la parte del cervello che controlla la memoria, sarebbe anche più piccolo rispetto a quella delle donne, soprattutto dopo i 60 anni. Quello che suppongono gli studiosi è che questa "superiorità" al femminile sia da collegarsi alla produzione di estrogeni, che altro non fanno che proteggere i neuroni. Clifford Jack, principale autore dello studio, ha spiegato: "Gli effetti degli ormoni, a cui va aggiunto anche il progesterone, sono già stati evidenziati: ad esempio proteggono le donne nella fase precedente la menopausa dall'ipertensione, ma anche dall'osteoporosi e dalle infezioni del tratto urinario". Insomma, pare sia tutta questione di ormoni. Ma, maschietti e femminucce, ricordatevi che quella degli estrogeni è solo una marcia in più. La salute della nostra testolina, così come quella del corpo, va sempre coccolata. Ponete attenzione, sempre, alla vostra alimentazione, divertitevi, ridete, rilassatevi, tenete a bada lo stress.

 

http://edition.cnn.com/2015/03/17/health/male-memory/

06-05-2015

Gli zuccheri aggiunti nella dieta, in particolare il fruttosio, possono essere collegati all’ipertensione sanguigna molto più del sale. Eliminare dalla dieta gli alimenti industriali trasformati può essere di beneficio contro la pressione alta non solo perché si riduce il sale, ma perché si riducono molto di più gli zuccheri. Lo zucchero in eccesso nella dieta favorisce l’aumento della pressione sanguigna e della frequenza cardiaca e contribuisce a sviluppare infiammazione, insulino-resistenza e disfunzioni metaboliche.

 

http://openheart.bmj.com/content/1/1/e000167

http://www.forbes.com/sites/alicegwalton/2014/12/11/study-is-sugar-worse-for-blood-pressure-than-salt/

http://well.blogs.nytimes.com/2014/11/12/website-explores-sugars-effects-on-health/?partner=rss&emc=rss&_r=2

http://www.webmd.com/diet/20141219/sugar-heart-dangers?src=RSS_PUBLIC

Mercoledì, 06 Maggio 2015 13:20

10 ALIMENTI CHE COMBATTONO L’ARTROSI.

06-05-2015

Gli alimenti di seguito elencati contribuiscono a combattere l’artrosi: riducono l’infiammazione, migliorano la flessibilità articolare e alleviano il dolore.

1. BANANE

Le banane sono ricche di magnesio e potassio che aumentano la densità ossea. Il magnesio è noto anche per alleviare i sintomi dell’artrosi.

2. MIRTILLI

I mirtilli sono ricchi di antiossidanti che proteggono il corpo dai radicali liberi e dall’infiammazione. Utili nel ridurre l’infiammazione nell’artrosi.

3. SALMONE

Non solo è possibile grazie alla presenza di acidi grassi omega-3 nel salmone, ridurre il dolore e la rigidità mattutina degli arti, ma alcuni studi condotti da Ronald Prior della USDA e riportati sulla rivista Clinical Investigation hanno dimostrato che l’aumento dei livelli di acidi grassi omega-3 nelle persone con artrosi, ha portato alla riduzione dell’assunzione di farmaci antinfiammatori non steroidi.

4. TE’ VERDE

Molti studi hanno dimostrato che il tè verde possiede proprietà antinfiammatorie. Molti studi condotti sui topi hanno dimostrato che l’assunzione di tè verde, ricco di polifenoli, riduce il danno alla cartilagine e l’erosione delle ossa. Un altro studio ha dimostrato che aggiunto a colture di cellule di cartilagine umana, il tè verde inibisce sostanze chimiche ed enzimi che portano a danno della cartilagine.

5. SUCCO DI ARANCIA

La vitamina C è importante nello sviluppo normale della cartilagine. The Arthritis Research Institute of America, ha pubblicato un importante articolo sul Journal Public Health Nutrition, che ha suggerito che la supplementazione di vitamina C può effettivamente essere utile nel prevenire nuovi casi di osteoartrite del ginocchio.

6. TOFU

Le proteine della soia, che si trovano nel tofu, hanno dimostrato di ridurre il dolore e gonfiore cronico del ginocchio, da trauma o artrite reumatoide.

7. BURRO DI ARACHIDI

La vitamina B3 che si trova nel burro di arachidi, può aiutare le persone con osteoartrosi. Uno studio del 1996 (National Institutes of Health) ha dimostrato che l’assunzione di vitamina B3 è risultata efficace per migliorare la flessibilità articolare e ridurre l’infiammazione.

8. LIEVITO DI BIRRA

In uno studio controllato con placebo, le persone con artrite reumatoide avevano meno disabilità e rigidità mattutina e dolore, rispetto al controllo, quando hanno assunto alte dosi di acido pantotenico che è contenuto anche nel lievito di birra.

9. ARAGOSTA

L’aragosta è un’ottima fonte di vitamina E. La vitamina E può essere la chiave per combattere i danni da artrite. Secondo uno studio dell’University of North Carolina a Chapel Hill School of Medicine, la vitamina E (nota anche come alfa-tocoferolo) e altri antiossidanti naturali nella dieta, sembrano proteggere contro l’osteoartrite del ginocchio.

10. ANANAS

Gli allenatori professionisti hanno da sempre raccomandato l’assunzione di ananas agli atleti per aiutare a guarire le lesioni sportive. Questo perché un enzima chiave presente nell’ananas, chiamato bromelina, aiuta a ridurre l’infiammazione. Utile anche nell’artrosi, allevia i sintomi e rallenta la progressione della malattia.

 

http://preventarthritis.org/10-super-foods-to-fight-osteoarthritis/

06-05-2015

La sindrome di permeabilità intestinale è una condizione in rapida crescita dove milioni di persone sono colpite senza neanche saperlo. Dal nome si potrebbe pensare che la permeabilità intestinale riguarda solo il sistema digestivo, ma in realtà può portare a molte altre condizioni di salute. Secondo la ricerca, la permeabilità intestinale potrebbe essere la causa delle vostre allergie alimentari, dei dolori articolari, delle malattie tiroidee e autoimmunitarie e del metabolismo lento. In questo articolo vi illustrerò in particolare come si può guarire dalla sindrome di permeabilità intestinale e dai problemi di salute collegati a questa condizione.

CHE COS’E’ LA SINDROME DI PERMEABILITA’ INTESTINALE?

Pensate al rivestimento del tratto digestivo come a una rete di buchi estremamente piccoli che permettono solo a specifiche sostanze di passare. Il vostro rivestimento intestinale funziona da barriera tenendo fuori le particelle più grandi che possono danneggiare il sistema. Quando qualcuno ha permeabilità intestinale la "rete" nel tratto digestivo viene danneggiata, formando buchi ancora più grandi, pertanto, le particelle che normalmente non possono passare attraverso di essa, in questa condizione sono in grado di farlo. Alcune delle sostanze che ora possono passare attraverso questa rete comprendono proteine come glutine, batteri, alimenti non digeriti e altre particelle. I rifiuti tossici possono anche fuoriuscire dall'interno della vostra parete intestinale nel flusso sanguigno provocando una reazione immunitaria. Ciò conduce all’infiammazione di tutto il sistema e possono causare sintomi come:

- Gonfiore.
- Sensibilità a determinati alimenti.
- Problemi alla tiroide.
- Stanchezza cronica.
- Dolori articolari.
- Mal di testa.
- Problemi della pelle come acne.
- Disturbi digestivi.
- Aumento di peso.
- Sindrome X.

Uno dei più grandi segnali di pericolo che si possono avere con la permeabilità intestinale è la sensibilità verso determinati alimenti. Proteine e grassi parzialmente digeriti possono penetrare attraverso il rivestimento intestinale e passare nel flusso sanguigno provocando una reazione allergica. Questa risposta allergica non significa che ti deve scoppiare un'eruzione cutanea su tutto il corpo, ma può portare a uno dei sintomi sopradescritti. Se non si interviene in tempo, può portare a problemi di salute più gravi come la malattia infiammatoria intestinale, artrite, eczema, psoriasi, depressione, ansia, mal di testa, dolori muscolari e stanchezza cronica. Secondo il Journal of Diabetes esistono prove che la permeabilità intestinale è una delle principali cause di malattie autoimmunitarie, tra cui il diabete di tipo 1. Un altro problema che può causare la permeabilità intestinale è il malassorbimento di minerali e nutrienti, tra cui zinco, ferro e vitamina B12.

QUALI SONO LE CAUSE DELLA PERMEABILITA’ INTESTINALE?

Ci sono 4 principali cause di permeabilità intestinale che includono:

- La cattiva alimentazione.
- Lo stress cronico.
- Il sovraccarico di tossine.
- Squilibrio della flora batterica.

Gli alimenti che possono danneggiare il rivestimento intestinale sono i cereali integrali, lo zucchero, gli alimenti OGM, e i latticini. Il problema dei cereali integrali è che contengono grandi quantità di fitati e lectine. Le lectine sono delle glicoproteine che agiscono come un sistema di difesa naturale per le piante e li proteggono dagli invasori esterni come muffe e parassiti. Questa è una buona notizia per le piante, ma una cattiva notizia per il nostro organismo. Il rivestimento digestivo è coperto da cellule che aiutano a rompere il cibo. Le lectine gravitano verso questa zona e quando si attaccano al rivestimento digestivo danneggiano l’intestino causando infiammazione. Le lectine sono presenti in molti alimenti, non solo nei cereali. Se consumati in piccole quantità, non creano problemi all’organismo. Ma gli alimenti che hanno grandi quantità di lectine, come il grano, il riso, il farro e la soia, creano nel tempo qualche problema. La germinazione e fermentazione dei cereali riduce fitati e lectine, e rende questi alimenti facili da digerire.
Gli alimenti OGM hanno le più alte percentuali di lectine in quanto sono stati modificati per combattere gli insetti. Inoltre, i cereali contenenti glutine danneggiano la mucosa intestinale provocando permeabilità. Quindi, quando si decide di risolvere il problema della permeabilità intestinale occorre stare lontani da tutti i cereali, in particolare quelli che contengono glutine come il grano. Una volta che il vostro intestino si è ristabilito è possibile aggiungerli a poco a poco, e mangiarli di tanto in tanto preferendo quelli germogliati o fermentati. Anche il latte vaccino è un altro alimento che può causare permeabilità intestinale. Il componente dei prodotti lattiero-caseari che può danneggiare il vostro intestino è la caseina. Inoltre, il processo di pastorizzazione distrugge gli enzimi vitali rendendo gli zuccheri come il lattosio molto difficile da digerire. Per questo motivo vi consiglio di acquistare solo prodotti lattiero-caseari a base di latte di capra, pecora o bufala. Lo zucchero è un'altra sostanza che devasta il sistema digestivo. Inoltre, alimenta la crescita della candida e dei batteri cattivi che danneggiano ulteriormente l’intestino. I batteri cattivi in realtà creano tossine chiamate esotossine che danneggiano le cellule sane causando un buco nella parete intestinale.

ALTRI FATTORI CHE CAUSANO LA PERMEABILITA’ INTESTINALE

- STRESS CRONICO: Lo stress cronico indebolisce nel tempo il sistema immunitario, bloccando la capacità dell’organismo di combattere gli invasori, come i batteri cattivi e virus che portano all’infiammazione e alla permeabilità intestinale. Per ridurre lo stress vi consiglio di creare un programma settimanale rilassante che comprenda i vostri hobbies preferiti, e almeno un giorno di riposo dall’attività lavorativa. Potete anche optare per la meditazione, la scrittura, o semplicemente uscire con i vostri amici e frequentare persone positive.

- TOSSINE: Ogni anno entriamo in contatto con oltre 80.000 sostanze chimiche e tossine, ma i peggiori che provocano permeabilità intestinale comprendono antibiotici, pesticidi, acqua del rubinetto, aspirina e farmaci FANS. Vi consiglio di acquistare un filtro per l'acqua di alta qualità per eliminare cloro e fluoro e utilizzare integratori naturali a base di erbe per ridurre l'infiammazione nel vostro corpo.

- DISBIOSI: Infine, una delle principali cause di permeabilità intestinale è una condizione chiamata disbiosi, che significa uno squilibrio tra le specie positive e negative di batteri nel vostro intestino. Per molti, questo squilibrio può iniziare alla nascita a causa del taglio cesareo o perché la madre non aveva un intestino sano. L'uso eccessivo di antibiotici, acqua del rubinetto con cloro e fluoro, e la mancanza di alimenti ricchi di probiotici contribuiscono a questo squilibrio di batteri.

PERMEABILITA’ INTESTINALE E CERVELLO

Un altro argomento di cui voglio parlare in fretta è come la permeabilità intestinale può colpire il cervello. Se hai mai visto un bambino con autismo sperimentare un cambiamento d'umore, questo può essere causato dalla permeabilità intestinale. Gli alimenti senza glutine e caseina si sono dimostrati efficaci per molti bambini con autismo, perché queste proteine possono fuoriuscire attraverso l'intestino e quindi ricircolare e agire sul cervello in modo simile a un farmaco oppiaceo. Questo è anche il motivo per cui la permeabilità intestinale è stata collegata ad altri disturbi psicologici come ansia, depressione e disturbo bipolare. Così, in molti casi, se guarisce l'intestino può guarire anche il cervello.

LE STRATEGIE IN 4 FASI PER GUARIRE LA PERMEABILITA’ INTESTINALE.

La buona notizia è che c'è una soluzione per guarire dalla permeabilità intestinale. Vi è un processo in quattro fasi:

- RIMUOVERE gli alimenti e fattori che danneggiano l'intestino.
- SOSTITUIRE con cibi che guariscono l’intestino.
- RIPARARE con integratori specifici.
- RIEQUILIBRARE con probiotici.

Ecco il protocollo che ha dato risultati incredibili. Ricordate, gli alimenti da eliminare per rimuovere la causa della permeabilità intestinale sono zucchero, cereali, latticini e cibi OGM. Da eliminare anche l’acqua di rubinetto, i pesticidi, i FANS, e gli antibiotici.

1. BRODO DI OSSA: Il brodo di ossa contiene collagene e aminoacidi prolina e glicina, che possono aiutare a guarire le pareti delle cellule danneggiate. Il brodo di ossa aiuta rapidamente a guarire dalla permeabilità intestinale.

2. LATTICINI FERMENTATI: Contengono probiotici e acidi grassi a catena corta che possono aiutare a guarire l'intestino. Il kefir, lo yogurt, il burro e i formaggi a pasta cruda (come la robiola e il taleggio) sono i migliori.

3. VEGETALI FERMENTATI: Contengono acidi organici, che riequilibrano il pH intestinale, e probiotici per sostenere l'intestino. Ottimi vegetali fermentati sono i crauti.

4. PRODOTTI A BASE DI COCCO: Tutti i prodotti a base di cocco sono particolarmente buoni per l’intestino. Gli acidi grassi del cocco sono più facili da digerire rispetto ad altri grassi. Inoltre, il kefir di cocco contiene probiotici che supportano il sistema digestivo.

5. SEMI GERMOGLIATI: Semi di chia, lino e canapa germogliati sono grandi fonti di fibra che contribuisce a sostenere la crescita dei batteri benefici. Ma se soffrite di una grave forma di permeabilità intestinale, potrebbe essere necessario ottenere la fibra da verdure cotte al vapore e frutta. Inoltre, è importante consumare anche alimenti antinfiammatori che contengono acidi grassi omega-3 come il manzo e l’agnello (allevati e nutriti naturalmente), e pesci come il salmone.

I 5 MIGLIORI SUPPLEMENTI PER COMBATTERE LA PERMEABILITA’ INTESTINALE.

Ci sono molti integratori che sostengono la salute dell'apparato digerente. I migliori sono: probiotici, enzimi digestivi, L-glutammina, radice di liquirizia e quercetina.

- PROBIOTICI: L'integratore più importante da prendere è quello che contiene probiotici, perché aiuta a ricostituire i batteri buoni e ad eliminare quelli cattivi. Raccomando di assumere probiotici sia in forma alimentare che come supplemento. Vedo molte persone che seguono una parte del protocollo rimuovendo soltanto le sostanze irritanti e dannose. Ma spesso non assumono gli alimenti e i supplementi probiotici per ripopolare l’intestino con batteri benefici che hanno l’importante compito di tenere a bada quelli cattivi. Quindi assumete i probiotici attraverso alimenti e integratori di buona qualità.

- ENZIMI DIGESTIVI: Gli enzimi digestivi (una o due capsule all'inizio di ogni pasto) assicurano che gli alimenti siano completamente digeriti, evitando alle proteine di danneggiare la parete intestinale.

- L-GLUTAMMINA: La glutammina è fondamentale per qualsiasi protocollo che abbia come obiettivo quello di curare la permeabilità intestinale. La glutammina è un aminoacido essenziale antinfiammatorio importante per la crescita e la riparazione del rivestimento intestinale. La glutammina protegge le pareti cellulari e aiuta l’organismo ad eliminare le sostanze irritanti.

- RADICE DI LIQUIRIZIA: La radice di liquirizia è una pianta adattogena che aiuta ad equilibrare i livelli di cortisolo e a migliorare la produzione di acido nello stomaco. La liquirizia DGL (deglicirrinizzata) aiuta l’organismo a mantenere sane la mucosa dello stomaco e del duodeno. Questa erba è particolarmente utile se la permeabilità intestinale è causata da stress emotivo.

- QUERCETINA: La quercetina ha dimostrato di migliorare le funzioni della barriera intestinale attraverso la creazione di giunzioni serrate. Stabilizza anche i mastociti e riduce il rilascio di istamina che è comune nelle intolleranze alimentari. Nuovi studi hanno anche dimostrato la sua efficacia nella guarigione della colite ulcerosa.

 

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/3745938

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/1911568

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC2551660/

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/16092447

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/19112401

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC2886850/

http://www.greenmedinfo.com/blog/4-steps-heal-leaky-gut-and-autoimmune-disease

Mercoledì, 06 Maggio 2015 13:17

7 RIMEDI PER MANTENERE GIOVANE IL CERVELLO.

06-05-2015

La malattia di Alzheimer colpisce circa 5,3 milioni di americani. E' la principale causa di demenza e la 6° causa di morte negli Stati Uniti e sta crescendo a un ritmo allarmante. Già il 13% delle persone sopra i 65 anni soffre di questa malattia. Un sorprendente 43% di quelli di età superiore a 85 sono vittime. Si stima che entro il 2050 i casi saranno triplicati. Inoltre, altri 10.000.000 soffrono di grave demenza e morbo di Parkinson. Ma anche se si sfugge a queste malattie mortali e debilitanti, si può essere tra altri milioni che soffrono di decadimento cognitivo lieve (MCI o quello che viene spesso definito "disfunzione cognitiva legata all'età"). Questa condizione molti di noi l’hanno sperimentato. I sintomi includono perdita di memoria, così come una diminuzione della capacità di pensare e ragionare. Alcuni di questi problemi sono il risultato del naturale invecchiamento del nostro cervello. Ma altri derivano da cattiva alimentazione ed esposizione alle tossine ambientali. I farmaci che vengono somministrati in queste condizioni non hanno mantenuto la promessa e inoltre possiedono gravi effetti collaterali. Ma qui di seguito potete trovare sette metodi collaudati scientificamente per mantenere il cervello sano e giovane.

1. LA BACOPA AUMENTA LA COGNIZIONE

La Bacopa monnieri è una pianta usata per secoli nella medicina Ayurvedica. Viene prescritta per migliorare la memoria e l’apprendimento, come sedativo e anti-epilettico. In Australia, si utilizza per migliorare la memoria nelle persone di oltre 60 anni. In uno studio rigoroso pubblicato nel Journal of Complementary and Alternative Medicine, i ricercatori hanno scoperto che la Bacopa ha effetti positivi sulla diverse misure di performance cognitive. In uno studio randomizzato, in doppio cieco controllato con placebo, hanno dato ai partecipanti 300 mg di Bacopa al giorno o una pillola placebo. I soggetti erano 54 volontari di 65 anni, senza segni clinici di demenza. Dopo 12 settimane, quelli che prendevano Bacopa hanno migliorato la loro memoria, i loro tempi di reazione e la loro capacità di ignorare informazioni irrilevanti. Nel gruppo placebo non c’è stato nessun cambiamento. Inoltre, il gruppo Bacopa ha mostrato una diminuzione della frequenza cardiaca, depressione e ansia, mentre nel gruppo placebo sono stati osservati dei peggioramenti. Tre altri studi randomizzati in doppio cieco, controllati con placebo, supportano i benefici di Bacopa in capacità di apprendimento verbale, richiamo ritardato di coppie di parole, e compromissione della memoria associato all'età. Gli effetti di miglioramento della memoria sono stati attribuiti in parte alle saponine. Altri modi includono i suoi effetti antiossidanti, la sintesi delle proteine nel cervello, e la modulazione degli ormoni dello stress cerebrale. Altri studi mostrano che gli estratti di Bacopa migliorano gli effetti neurotossici della nicotina e dell’alluminio, e riduce i livelli di placca β-amiloide negli animali.

2. IL GINKGO BILOBA MIGLIORA LA MEMORIA

Per anni il ginkgo biloba è stato collegato a un miglioramento della memoria. Esso agisce come uno scavenger di radicali liberi, proteggendo i neuroni dall'ossidazione. Inoltre, migliora la microcircolazione nel cervello e riduce l'aggregazione piastrinica. Gli studi mostrano che il ginkgo biloba può migliorare la salute mentale, la cognizione, l’abilità motorie e la qualità della vita. E' particolarmente utile per la perdita di memoria, l'attenzione, la vigilanza, l'eccitazione e la fluidità mentale. Nel 2005 i ricercatori hanno messo a confronto, in uno studio randomizzato e in doppio cieco di 24 settimane, il ginkgo biloba e il donepezil (nome commerciale Aricept), che è un farmaco commercializzato da Pfizer. Un estratto di ginkgo biloba (160 mg al giorno) è risultato essere efficace come il farmaco per la malattia di Alzheimer lieve e moderata. I ricercatori hanno concluso che non vi erano differenze rilevanti nell’efficacia del ginkgo biloba rispetto al donepezil, e l'uso di entrambe le sostanze potevano essere giustificate. In un recente studio in doppio cieco, il ginkgo biloba è risultato essere significativamente migliore del placebo nel migliorare le funzioni cognitive e i sintomi comportamentali in 400 pazienti con malattia di Alzheimer o demenza vascolare.

3. TE’, VINO E CIOCCOLATO MIGLIORANO LA CAPACITA’ DI PENSIERO

Quando si invecchia, una dieta con alcuni alimenti ricchi di flavonoidi può aiutare a migliore la capacità di pensiero. I ricercatori hanno esaminato la relazione fra 3 alimenti comuni che contengono flavonoidi (cioccolato, vino e tè) e le prestazioni cognitive. Seguirono 2.031 partecipanti di età compresa tra 70-74 anni dalla Health Study Hordaland in Norvegia. Le persone che hanno consumato il cioccolato, il vino o tè, avevano punteggi significativamente migliori nei test cognitivi e tassi più bassi di scarse prestazioni cognitive. Quelli che avevano mangiato tutti e tre gli alimenti hanno avuto i migliori punteggi. I risultati migliori sono stati dosi-dipendenti. Le prestazioni migliori avvenivano con 10 grammi al giorno di cioccolato e 75-100 ml al giorno di vino. L'effetto è stato più pronunciato per il vino e più debole per il cioccolato.
Altre ricerche dimostrano che il resveratrolo, presente nel vino e cioccolato, ha la capacità di neutralizzare gli effetti tossici delle proteine legate alla malattia di Alzheimer. In uno studio pubblicato sul Journal of Biological Chemistry, i ricercatori hanno dimostrato che il resveratrolo colpisce selettivamente e neutralizza quei peptidi o proteine collegate al morbo di Alzheimer, senza intaccare le altre. Il resveratrolo è anche un composto che agisce come antibiotico e antifungineo per combattere batteri e funghi. Oltre all’uva e cacao, si trova anche in lamponi, more e mirtilli. Anche le arachidi contengono una buona fonte di resveratrolo.

4. ANTIOSSIDANTI CHE RITARDANO L’INVECCHIAMENTO DEL CERVELLO

E 'chiaro che le persone che mangiano molta frutta e verdura hanno un minor numero di malattie legate all'età come l'Alzheimer. Mangiare cibi ricchi di antiossidanti come frutti di bosco, uva e noci può migliorare la funzione cognitiva e motoria nelle persone anziane. Gli studi mostrano che frutta e ortaggi ad alto contenuto di antiossidanti aiutano a diminuire lo stress ossidativo che si verifica nell'invecchiamento. Questo può portare anche a dei miglioramenti nel comportamento. Frutta e verdura possono anche migliorare la comunicazione tra i neuroni e diminuire i segnali di stress indotti da ossidazione e infiammazione. Altri studi sugli esseri umani indicano che una supplementazione con succo di mirtillo o uva migliora la memoria verbale.

5. IL DIGIUNO RIGENERA IL CERVELLO

L’eccesso di cibo è un fattore di rischio per molte malattie legate all'età, tra cui il deterioramento cognitivo. Modelli sperimentali di malattia di Alzheimer, morbo di Parkinson, morbo di Huntington e ictus dimostrano che la restrizione dietetica (apporto calorico ridotto) può rinforzare la resistenza dei neuroni nel cervello da una disfunzione o morte. Come avviene questo? La restrizione dietetica stimola l'espressione di proteine da stress e fattori neurotrofici. I fattori neurotrofici possono proteggere i neuroni, aumentando la produzione di proteine che sopprimono l'ossidazione e i radicali liberi. Inoltre, la restrizione dietetica aumenta il numero di cellule neurali nel cervello. In altre parole, si può aumentare la capacità del cervello per plasticità e autoriparazione. I ricercatori suggeriscono che la limitazione delle calorie può ridurre nell’uomo l'incidenza e la gravità delle malattie neurodegenerative. Il digiuno intermittente non è così difficile come sembra. Non comporta solo l’assunzione di acqua. Un Piano di digiuno intermittente consiste anche nel tagliare del 25% le calorie introdotte quotidianamente. Si tratta di circa 600 calorie per gli uomini e 500 calorie per le donne su uno o due giorni della settimana.

6. IL SONNO PULISCE IL CERVELLO DALLE TOSSINE

Uno studio condotto dall’University of Oregon, dimostra che le persone di mezza età, o più anziani, che dormono dalle 6 alle 9 ore, ottengono risultati migliori rispetto a coloro che dormono meno di 6 ore o più di 9 ore. I ricercatori hanno coinvolto più di 30.000 soggetti in sei paesi. Hanno utilizzato cinque test cognitivi scoprendo che gli individui che dormono meno di sei ore e più di nove ore avevano punteggi cognitivi significativamente più bassi rispetto a quelli del gruppo intermedio, e arrivando alla conclusione che un buon riposo notturno è il sistema migliore di rimozione dei rifiuti dal cervello. Durante il sonno il cervello lavora 10 volte di più per rimuovere le proteine tossiche che sono responsabili per la malattia d’Alzheimer. Se non sei addormentato, il cervello non può sbarazzarsi di queste placche così facilmente.

7. LA CURCUMINA ELIMINA LE PLACCHE AMILOIDI.

L'incidenza di Alzheimer tra gli adulti in India è circa 4,4 volte inferiore a quella degli americani. I ricercatori di Singapore indicano che il motivo potrebbe essere il curry, una miscela di spezie che contiene anche la curcuma. Hanno osservato il consumo di curry e le prestazioni del cervello in 1.010 asiatici tra i 60 e i 93 anni di età. Quelli che avevano mangiato curry occasionalmente (meno di una volta al mese), e spesso (più di una volta al mese) hanno ottenuto risultati migliori di quelli che non mangiavano mai o raramente il curry.
Oltre 30 studi hanno dimostrato che la curcumina, il composto attivo presente nella curcuma, è in grado di prevenire e trattare la malattia di Alzheimer. Secondo uno studio, la curcuma ha mostrato notevoli risultati nei pazienti Alzheimer in soli tre mesi. Uno studio condotto nel 2006 dalla UCLA ha dimostrato che la curcumina è in grado di incrementare il lavoro dei macrofagi. Queste cellule del sistema immunitario aiutano il corpo a combattere le proteine estranee. I ricercatori hanno prelevato dei macrofagi dal sangue dei malati di Alzheimer e di soggetti sani. Hanno trattato alcuni dei macrofagi con curcumina. I macrofagi trattati hanno mostrato una migliore ingestione di proteine beta-amiloidi. I ricercatori hanno concluso che la curcumina può sostenere il sistema immunitario per eliminare le placche amiloidi. In alcuni studi su animali, basse dosi di curcumina ha portato alla diminuzione del 40% di proteine beta-amiloidi rispetto agli animali non trattati con la spezia. Inoltre, gli studi indicano che basse dosi di curcuma per un lungo periodo di tempo risultano più efficaci. Questo è un buon motivo per aggiungere la curcuma alla vostra dieta quotidiana. Esistono altre sostanze naturali per mantenere il cervello giovane tra cui olio di cocco, zenzero, vitamine del gruppo B e zafferano.

 

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