Angelo Ortisi

Angelo Ortisi

Martedì, 09 Aprile 2019 13:00

CANDEGGINA FAI-DA-TE.

10-04-2019

La candeggina si sa, oltre ad essere pericolosa da tenere dove vivono anche dei bambini, è un agente irritante a contatto e a lungo andare può causare problemi alle pelli più sensibili come eritemi, eczemi ecc. Oltre a danneggiare la salute e ad essere pericolosa per gli animali e i bambini , la candeggina è anche un inquinante molto alto. Ma come sostituire la candeggina?
Per ogni prodotto chimico ce n'è uno naturale che lo sostituisce senza effetti negativi. Per ottenere dei buoni risultati bisogna avere però la giusta ricetta. Ecco una buona ricetta di candeggina autoprodotta che a molte persone ha dato grandi soddisfazioni:

INGREDIENTI:

- 130 grammi di sapone liquido per lavatrice (puoi utilizzare un detersivo liquido naturale o farlo tu.
- 80 grammi di borace.
- 80 ml di aceto.
- 10 gocce di olio essenziale di limone.

PROCEDIMENTO:

Versare tutti gli ingredienti in un barattolo che si possa poi chiudere e mescolare bene fino a che tutti gli ingredienti non siano completamente amalgamati. Chiudere il barattolo ed utilizzarla al bisogno.

DOSI:

- un cucchiaio direttamente sulle macchie difficili versata a secco sulla stoffa da trattare;

- due cucchiai in lavatrice per ogni lavaggio sbiancante;

- due cucchiai nell'acqua (circa un paio di litri) per i pavimenti e piastrelle come sgrassante e disinfettante;

- un cucchiaio sciolto in 100 ml di acqua: inumidire una spugna e passarla sulle macchie di muffa per toglierle.

Martedì, 09 Aprile 2019 12:57

PROPRIETA' FITOTERAPICHE DEL TIMO.

10-04-2019

La pianta viene utilizzata da sempre per la sua attività antisettica, espettorante e mucolitica nelle affezioni dell'apparato respiratorio. A queste attività affianca una non trascurabile azione antitussiva e spasmolitica agendo, quindi, sullo spasmo bronchiale: risulta pertanto utile nelle bronchiti acute e croniche, nella pertosse, nella tosse asmatica e in genere nelle forme catarrali. A livello dell'apparato digestivo la pianta viene utilizzata per migliorare i processi digestivi grazie alla sua attività carminativa, aperitiva e come coadiuvante nel trattamento della gastrite cronica. Favorisce inoltre la secrezione della bile. Per l'azione antisettica, tonica e antispasmodica sulle vie digestive se ne raccomanda pertanto l'impiego in cucina, unitamente alle altre spezie aromatiche come origano, dragoncello, santoreggia ecc.
Importante si rivela lo stimolo esercitato dalla pianta sulle funzioni disintossicanti dell'organismo: favorisce la traspirazione, la diuresi, per cui è particolarmente indicata in tutte quelle situazioni (forme reumatiche, raffreddore ecc.) in cui risulta opportuno applicare una tecnica terapeutica particolare: il drenaggio. Costituente principale dell'essenza è il timolo che esercita esternamente attività battericida e fungicida. È un disinfettante più potente del fenolo ma il suo uso è limitato a causa della scarsa solubilità in acqua. L'olio essenziale risulta vermifugo.
Il timo possiede attività tonica generale ed è un eccellente stimolante "intellettuale": il suo infuso viene raccomandato, dopo i pasti, agli intellettuali che conducono una vita sedentaria per vincere la sonnolenza postprandiale e permettere loro di rimettersi, così, al lavoro con rinnovato vigore. Risulta efficace anche come calmante nei dolori reumatici. Costituisce un eccellente tonico del cuoio capelluto: arresta o impedisce la caduta dei capelli, li rinforza e attiva la loro crescita. E' anche un buon dentifricio in quanto fortifica le gengive (piorrea), previene la formazione della carie e profuma l'alito.
Per quanto riguarda l'attività antimicrobica dell'olio essenziale è stato appurato che l'attività antibatterica o antifungina risulta differente a seconda del chemotipo: il timo, infatti, è costituito da sei tipi di individui, botanicamente identici, ma che elaborano sei tipi di olio chimicamente differenti:

- Chemotipo 1: geraniolo
- Chemotipo 2 : linalolo
- Chemotipo 3: alfa-terpineolo
- Chemotipo 4: carvacrolo
- Chemotipo 5: timolo
- Chemotipo 6: trans-tuianolo

Dagli studi effettuati risulta che il chemotipo 1 - geraniolo presenta l'attività antifungina più importante nei confronti di Candida albicans e Aspegillus niger, mentre il chemotipo 5 - timolo possiede l'attività più importante nei confronti di Staphylococcus aureus ed Escherichia coli.
Gli effetti collaterali del timo sono legati ad un utilizzo improprio dell'olio essenziale. Ai dosaggi terapeutici, infatti, l'olio essenziale non presenta pericoli; tuttavia l'ingestione di una quantità elevata produce, per la presenza di timolo e carvacrolo, disturbi a livello gastroenterico (cafalea, nausea, vomito) e, nei casi più gravi di intossicazione, depressione del sistema nervoso centrale (depressione cardiaca e respiratoria). L'uso prolungato di collutori al timolo può produrre una tireotossicosi.

Lunedì, 08 Aprile 2019 16:26

PILLOLE ALIMENTARI 10

09-04-2019

- I carotenoidi contenuti in alcuni cibi di origine vegetale sono una fonte fondamentale di provitamina A. Oltre alla ormai arcinota capacità di proteggere gli occhi, molte ricerche hanno dimostrato che le persone che consumano elevate quantità di carotenoidi hanno una ridotta mortalità per malattie croniche. Una ricerca recente svolta su oltre 63 mila persone ha messo in evidenza come nei maschi l’incidenza di fratture dell’anca diminuisce in modo proporzionale all’aumento di introito di carotenoidi. Sembra quindi che la provitamina A possa avere anche una funzione importante nel proteggere l’osso. Un ulteriore dato interessante è che l’effetto protettivo risulta maggiore nelle persone normopeso rispetto a quelle sovrappeso. Questa è un’ulteriore conferma che il mantenimento del peso forma ha molteplici implicazioni sulla salute e perfino sull’efficacia preventiva di interventi apparentemente non collegati al peso.

- Le fragole combattono efficacemente l'arteriosclerosi grazie alla loro potente azione antiossidante, che neutralizza l'effetto dei radicali liberi. A questa azione contribuiscono la carenza di grassi e di sodio (principali nemici della salute delle arterie) e l'alto contenuto di potassio, minerale che combatte l'ipertensione arteriosa. Il consumo regolare di fragole durante la primavera e nei primi mesi dell'estate, contribuisce a prevenire l'arteriosclerosi e a evitarne la progressione, perciò non devono mancare nella dieta di chi è a rischio di infarto del miocardio o di angina pectoris. Le fragole sono utili anche in caso di afflusso insufficiente di sangue alle arterie cerebrali o a quelle delle articolazioni inferiori.

- Il cavolo contiene vari glucosinolati, sostanze responsabili del suo sapore piccante e della sua azione anticancerogena. Uno di questi, un tempo chiamato goitrina, provoca un effetto dannoso, infatti impedisce l'assorbimento di iodio nella ghiandola tiroide e rallenta l'attività di questa ghiandola fondamentale (effetto antitiroideo). La goitrina è prodotta solo dall'azione di un enzima che si libera quando si schiaccia o si mastica il cavolo crudo, ma non compare nel cavolo cotto. È poco probabile che questa sostanza antitiroidea presente nei cavoli possa causare il gozzo, anche mangiando spesso cavolo crudo; per sicurezza, in caso di ipotiroidismo o di gozzo, si consiglia di evitare il consumo regolare di cavolo crudo.

- Recenti sperimentazioni hanno dimostrato che gli antiossidanti (in particolare vitamine C, E e semi d'uva rossa) proteggono i cheratinociti della cavità orale umana contro lo stress ossidativo e l'apoptosi cellulare e che i semi d'uva rossa forniscono una protezione considerevolmente maggiore di quella delle vitamine C ed E, usate individualmente o in associazione. Studi preliminari hanno avanzato l'ipotesi che i semi d'uva rossa possiedono attività citotossica selettiva nei confronti di particolari cellule tumorali umane (in maniera specifica sulle colture di cellule umane CRL 1739 dell'adenocarcinoma gastrico e le cellule umane A-427 del tumore al polmone) e che incrementi la crescita e la sopravvivenza delle colture di cellule sane.

- Il pomodoro esercita un'ottima azione alcalinizzante sul sangue ed è capace di neutralizzare e facilitare l'eliminazione dei residui metabolici, in maggioranza di tipo acido. È anche diuretico e favorisce la funzionalità dei reni. Consumato regolarmente, è un ottimo depurativo per il sangue in caso di gotta (eccesso di acido urico), insufficienza renale con aumento di urea nel sangue o intossicazione cronica, provocata da un'alimentazione a base di carne e proteine di origine animale.

- La radice della barbabietola è ricchissima di fibre vegetali, che favoriscono il passaggio del bolo nell'intestino e, soprattutto, riducono il livello di colesterolo nel sangue, perchè ne diminuiscono l'assorbimento intestinale. In un esperimento compiuto nell'Università del Minnesota (Stati Uniti), si è potuto dimostrare che 30 g di fibre di barbabietola al giorno, per tre settimane, abbassano il colesterolo totale di circa il 10%, una diminuzione superiore a quella ottenuta con altri tipi di fibre vegetali. Consumata frequentemente, la barbabietola è molto indicata per ridurre il livello di colesterolo.

Lunedì, 08 Aprile 2019 16:25

SESSO OCCASIONALE? CAUSA DEPRESSIONE.

09-04-2019

Solitamente il rapporto sessuale viene collegato a emozioni positive, relax, soddisfazione. Attenzione però al sesso occasionale, soprattutto d’estate, quando vi sono più possibilità: potrebbe infatti rappresentare un fattore di rischio per depressione e ansia. Tra i rischi del sesso occasionale abbiamo sempre archiviato spiacevoli conseguenze come gravidanze indesiderate, infezioni intime e malattie sessualmente trasmissibili come il papilloma virus, la gonorrea e la sifilide ma da qui a pensare che anche malattie mentali, ansia e depressione potessero fare parte del carico derivante da questa attività ne passava davvero. Eppure questi disturbi psichiatrici e psicologici possono essere una delle conseguenze del sesso occasionale, soprattutto sui più giovani che sembrano vivere questo particolare rapportarsi in maniera decisamente più “pericolosa” rispetto alle fasce più adulte. Secondo gli scienziati coordinati dalla dottoressa Melina Bersamin della California State University di Sacramento l’avventura di una notte o sveltina potrebbero far scattare nelle mente dei ragazzi sensazioni in grado di amplificare o dare vita a stati di depressione o ansia. I risultati dello studio, condotto su 4 mila persona di età compresa tra i 18 ed i 30 anni sono stati pubblicati sulla rivista di settore The Journal of Sex Research.
I volontari sono stati interrogati sulla propria vita sessuale e valutati dal punto di vista psicologico. È emerso che chi aveva avuto in tempi recenti rispetto all’indagine dei rapporti occasionali con persone appena conosciute o con sconosciuti, aveva un più basso livello di soddisfazione, felicità ed autostima rispetto a partecipanti che non avevano avuto questo tipo di relazioni. Secondo la ricercatrice non si può non tenere conto di questo dato nel valutare l’impatto che questo tipo di approccio sessuale può avere sui più giovani visto che la “sveltina” è stata associata dai dati raccolti ad uno stato di disagio psicologico, in molti casi dagli stessi interrogati.

 

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23742031

09-04-2019

Oggi vi propongo 8 rimedi naturali contro l’acidità, la pesantezza e il gonfiore di stomaco. Vi consiglio di non mischiare più rimedi alla volta, al massimo associare due rimedi naturali insieme.

- Zenzero: Fate bollire, per 10 minuti, un pezzetto di radice di zenzero in 1/2 litro d’acqua. Addolcite con miele e bevete per 3 volte al giorno per 5 giorni. (Se siete influenzati aumentate il trattamento a 3 volte al giorno per 7 giorni).

- Finocchio: In questo caso avete due opzioni: utilizzare un finocchio intero; oppure 2 cucchiai di semi di finocchio (meglio questa soluzione). Fate bollire 1 litro d’acqua con il finocchio o i suoi semi, per circa 5 minuti. Filtrate e bevete 3 volte al giorno per 5 giorni.

- Limone contro la digestione bloccata: Tagliate la scorza di un limone a pezzetti, fate bollire due bicchieri d’acqua (per 1 persona), e buttateci dentro le scorze di limone, fate bollire qualche minuto e bevete caldo.

- Alloro: Fate bollire 1/2 litro d’acqua con 5 foglie d’alloro (tritate in precedenza). Lasciate bollire a fuoco basso per circa 10 minuti. Filtrate e bevete un bicchiere (zuccherando), dopo ogni pasto.

- Prezzemolo: Prendete 1/2 litro d’acqua e fate bollire, quando sta per bollire, mettete qualche foglia di prezzemolo. Lasciate bollire per circa 10 minuti a fuoco basso. Filtrate e bevete un bicchiere ogni 3/4 ore.

- Mele: Prendete una mela, tagliatela a fette (senza togliere la buccia), versate un pò di limone e mangiate un paio di pezzi dopo ogni pasto.

- Basilico: Fate Bollire, per 5 minuti, 2 cucchiaini di basilico tritato, in 1/2 litro d’acqua. Filtrate e bevete tiepido prima di andare a dormire o riposare.

- Liquirizia: Fate bollire, per 10 minuti, 2 bastoncini di liquirizia (tagliati a metà per il lungo), in 1 lt. d’acqua. Bevete ogni mattina un bicchiere per 5 giorni. Attenzione, per chi soffre di pressione alta, questa bevanda è sconsigliata.

08-04-2019

L'acido pantotenico è necessario anche per il normale funzionamento del tratto gastrointestinale. Durante un esperimento, alcuni cani vennero nutriti con una dieta priva di acido pantotenico: gli animali manifestarono difficoltà di distensione addominale, il che generalmente si deve a un'inibizione della motilità (capacità di movimento) dell'intestino. Tale stato è conosciuto in medicina come ileite. Gli esperimenti hanno dimostrato che quando veniva somministrato acido pantotenico dopo un intervento chirurgico, il periodo di disagio risultava assai più breve. L'ileite generalmente sopravviene dopo un intervento chirurgico sull'intestino. Nella sua forma più lieve, e forse più comune, essa causa una distensione post-operatoria con conseguenti formazioni dolorose di gas e dolori addominali che possono seguire la più semplice delle operazioni, magari neppure riguardante l'addome, come osserva un editoriale su British Medical Journal. Nella sua forma grave, fortunatamente rara, l'intestino diviene completamente paralizzato e cessa ogni funzione, tanto da mettere a grave repentaglio la vita del paziente. La scoperta che l'acido pantotenico diminuiva il pericolo di ileite nei cani, incoraggiò i chirurghi a valutare la possibilità di un analogo trattamento post-operatorio nell'uomo. Numerosi ricercatori osservarono 100 pazienti sofferenti di ileite paralitica e rilevarono che l'acido pantotenico produceva buoni risultati con un precoce passaggio di flatulenza intestinale. Il loro rapporto, pubblicato sull'American Journal of Surgery, rivelò che vi erano anche minore nausea post-operatoria e distensione intestinale. Quando venne condotto uno studio su due gruppi separati di pazienti ospedalizzati, i ricercatori rilevarono una significativa differenza tra il gruppo sperimentale e il gruppo di controllo. Secondo la loro relazione, coloro che avevano ricevuto acido pantotenico riuscivano a espellere i gas ristagnanti in una media di 10 ore, mentre coloro che non ne avevano ricevuto avevano sofferto di dolori dovuti ai gas per 77 ore. Inoltre, la durata della degenza clinica era stata di 14 giorni per i pazienti a cui non era stato somministrato acido pantotenico, e di 2 giorni per quelli a cui era stato somministrato. Non erano stati osservati effetti negativi. Perchè l'acido pantotenico ha una tale influenza sulla motilità intestinale?
Senza acido pantotenico, non può essere prodotta una sostanza importantissima, chiamata acetilcolina. L'acetilcolina, è una sostanza chimica che trasmette messaggi alle terminazioni nervose. Senza di essa, i nervi non possono controllare l'attività intestinale, motoria e secretoria. Infatti, in animali da esperimento si è osservato che dopo un periodo di stress la riserva di acetilcolina nell'organismo risulta diminuita. Tuttavia, se viene somministrato acido pantotenico, il livello di acetilcolina può elevarsi anche del 50%. Ciò è quanto fu determinato dai ricercatori che pubblicarono la relazione sul Journal of Applied Nutrition. E' probabile che molte persone che non sono state sottoposte a interventi chirurgici, ma soffrono abitualmente di flatulenza, possano ricevere un giovamento aumentando l'apporto di acido pantotenico. Carlton Fredericks riferisce nel suo Newsletter of Nutrition che "250 mg al giorno non solo, come è stato riferito, alleviano le sofferenze post-operatorie dovute ai gas, ma anche prevengono la formazione dei gas stessi". Sono del parere che coloro che sono disturbati da gas intestinali e distensione, di cui non se ne trova la causa fisica, reagiscono favorevolmente all'acido pantotenico, tanto che sono convinto che questi soggetti hanno un'elevata necessità di questa vitamina, difficile a soddisfarsi anche mediante un'oculata scelta di alimenti.

08-04-2019

Se anche tu pensi che l’anidride carbonica sia solo una sostanza di scarto del nostro respiro e perlopiù dannosa, seguimi perché probabilmente alla fine dell’articolo avrai cambiato idea. Straordinarie si stanno rivelando le intuizioni e gli studi di medici e scienziati russi sul ruolo di questa sostanza nella cura dell’asma. Le loro ricerche ci dicono che l’asma altro non è che un importante meccanismo di difesa che l’organismo mette in atto con la broncocostrizione. Restringe cioè le vie respiratorie nell’intento di trattenere negli alveoli polmonari la giusta quantità di anidride carbonica ed evitare che la fuoriuscita raggiunga un livello che metterebbe in serio pericolo la nostra vita. Sì hai letto bene, anidride carbonica e non ossigeno. C’è un perché, e questo è racchiuso sia nella natura chimica dell’aria, sia nel vitale, sacro percorso che questa compie all’interno di noi prima di uscire di nuovo, modificata. Ogni volta che inspiriamo, immettiamo:

• 20,9% di ossigeno;
• 0,04% di anidride carbonica;
• 0,75% di acqua;
• 78,4% di azoto;
• tracce infinitesimali di altri gas.

Quando invece espiriamo l’aria che fuoriesce risulta così modificata:

• 15,3% di ossigeno;
• 4,2% di anidride carbonica;
• 6,2% di acqua;
• 74,3% di azoto;
• tracce infinitesimali di altri gas.

Comparando i due dati relativi all’anidride carbonica è possibile già ad un primo sguardo, capire perché l’organismo è costretto a ricorrere alla broncocostrizione pur di trattenere questo gas inutile solo in apparenza. Il bilancio tra entrata ed uscita è fortemente squilibrato. Ad ogni respiro entra una quantità pari a 1 e ne esce una pari a 100! Per nostra fortuna è l’organismo stesso a sopperire a questo squilibrio producendo l’anidride carbonica di cui necessita attraverso il processo di produzione di energia messo in atto dalla trasformazione dei nutrienti. Più cibi “vivi”, ricchi di energia mangiamo, più anidride carbonica ci assicuriamo. In ogni modo studi affermano che è bene che il suo livello nelle nostre cellule non scenda mai sotto il 3%, altrimenti l’organismo va in allarme e parte la broncocostrizione. La restrizione provoca broncospasmi, contrazioni, ispessimento della mucosa nasale, produzione di muco dando origine a:

• attacchi d’asma;
• bronchiti asmatiche;
• sinusiti.

Tutte strategie difensive volte a far respirare di meno, a cercare di conservare e difendere non tanto la quantità di ossigeno nei polmoni, come erroneamente siamo portati a credere, quanto il livello di anidride carbonica. Ebbene sì, questa è un regolatore chimico e si è scoperto non essere dannosa, ma nel giusto equilibrio è di vitale importanza per tutti i processi dell’organismo, primo tra tutti, l’ossigenazione delle cellule e dei tessuti. Vediamo come.
La quantità di ossigeno che immettiamo nei polmoni ogni volta che respiriamo lascia gli alveoli polmonari ed arriva al sangue arterioso. Qui si lega ai globuli rossi diventando l’ossiemoglobina. È in questa forma che l’ossigeno viaggia per raggiunge tutti gli organi. Per lasciare il sangue però e poter penetrare ed irrorare in modo ottimale tessuti e cellule, è fondamentale il ruolo dell’anidride carbonica. È lei che si occupa di liberare l’ossigeno dal sangue, segnalare all’ossiemoglobina che i tessuti stanno richiedendo ossigeno. Quando il livello di anidride carbonica è inferiore al 6-6,5%, l’ossigeno resta nel sangue, non arriva fin dentro le cellule: attraverso il flusso venoso ritorna ai polmoni e fuoriesce senza aver ben ossigenato gli organi. I tessuti hanno fame di ossigeno, soffrono per questa carenza e mandano il segnale all’organismo di respirare di più. Si innesca il meccanismo dell’iperventilazione, si respira cioè più velocemente. Oltre all’ossigeno si elimina anche anidride carbonica il cui livello si abbassa in modo ulteriore (ipocapnia) innescando un circolo vizioso sempre più grave. Chi soffre d’asma è in un continuo stato di iperventilazione: la quantità di anidride presente negli alveoli polmonari non supera il 3,5-4,5%. Ha la sensazione che manchi l’aria, quando invece una persona asmatica, ne respira il triplo di un soggetto sano.

LA VERITA’ SUI BRONCODILATATORI

L’attacco d’asma si interrompe assumendo un broncodilatatore, questa è l’attuale risposta della medicina moderna. I broncodilatatori, riaprono quelle vie respiratorie che l’organismo per difendersi aveva ristretto. È la stessa medicina moderna però a dare inquietanti risposte in merito. I ricercatori delle Università americane di Cornell e Stanford, nel 2006 hanno pubblicato i risultati relative a loro dieci sperimentazioni cliniche che hanno coinvolto migliaia di pazienti asmatici. Hanno scoperto che tra quelli a cui erano stati somministrati broncodilatatori di lunga durata, i decessi sono stati superiori di oltre il triplo e le ospedalizzazioni di oltre il doppio rispetto ai pazienti trattati con un placebo. Ora la bella notizia è che l’anidride carbonica è un broncodilatatore naturale. Quando i suoi livelli nei polmoni sono mantenuti a un tasso giusto (6-6,5%), il corpo non ha bisogno di provocare le contrazioni delle vie respiratorie per ridurre la quantità d’aria inalata ed esalata. Purtroppo, non sono solo gli asmatici ad essere in iperventilazione costante, molti di noi lo siamo spesso senza rendercene conto. A causa dei ritmi di vita sempre più frenetici, il nostro respiro è sempre più corto. Ecco quali sono i segnali più comuni che ci dicono che stiamo respirando troppo, esaurendo la nostra riserva di anidride carbonica e ossigenando male i tessuti:

• Estremità fredde.
• Tremori.
• Crampi muscolari.
• Tremolìo della palpebra.
• Raffreddori e mal di gola frequenti.
• Nervosismo ed irritabilità.
• Stanchezza.
• Sospiri frequenti.
• Intolleranza verso sbalzi di temperatura.

Diverse le implicazioni nell’organismo se la diminuzione della concentrazione di anidride carbonica raggiunge livelli troppo bassi:

• Contrazione dei bronchi e dei vasi sanguigni.
• Aumento del livello di produzione di colesterolo.
• Diminuzione di ossigeno che arriva al cervello, cuore, reni.
• Aumento della propensione all’infiammazione.
• Scompenso ormonale.
• Vulnerabilità ad allergie.

CURARE L’ASMA CON IL RESPIRO

Straordinario è stato il contributo del medico e scienziato russo Konstantin Pavlovich Buteyko con le sue osservazioni ed intuizioni sin dal 1950. In quegli anni, ancora studente universitario, fu incaricato di studiare i ritmi respiratori di pazienti prossimi alla morte. Fu durante lunghe ore di osservazione che si accorse come la fine della vita fosse sempre anticipata da un aumento del ritmo respiratorio. Prese questo sintomo e ne fece la base di studio di tutta la sua vita. Studiò a fondo la fisiologia e la respirazione nelle persone malate, in quelle sane e, su richiesta del governo, anche negli astronauti russi impegnati nelle prime missioni spaziali. Ecco dalle sue stesse parole, la base teorica su cui si fonda il suo metodo: “L’iperventilazione causa un esaurimento delle riserve di anidride carbonica, e i livelli bassi di anidride carbonica nell’organismo provocano delle contrazioni dei vasi sanguigni e una mancanza di ossigeno nei tessuti. Ciò causa tutta una serie di meccanismi di difesa messi in azione dell’organismo; questi meccanismi di difesa vengono capiti male, etichettati come malattie e combattuti”. La prima malattia su cui si è concentrato il medico russo è l’asma, sostenendo addirittura come chi ne soffrisse fosse fortunato e di sana costituzione. Fortunati gli asmatici perché il loro organismo risponde subito ad un’eccessiva perdita di anidride carbonica, causata dal loro respiro troppo frequente, con la broncocostrizione. Buteyko fa notare come questo meccanismo difensivo non scatti in molte altre persone che pure respirano troppo e come, con il passare degli anni, questo porti ad altri gravi problemi. Ci sono studi che hanno messo in evidenza come in soggetti sofferenti di diverse malattie, vi sia un modo alterato di respirare. Manifestano cioè una sindrome da iperventilazione cronica. Ecco le malattie più comuni che sono state esaminate:

• Malattie cardiovascolari.
• Cancro.
• Diabete.
• Cirrosi epatica.
• Fibrosi cistica.
• Epilessia.
• Attacchi di panico.

Si è visto che tutte le persone esaminate e sofferenti di queste patologie, respiravano una quantità d’aria al minuto che era più del doppio di una persona sana.

QUANTA ARIA RESPIRARE?

Per mantenersi in salute ed avere una vita longeva, la quantità d’aria da respirare al minuto è pari a 6 litri. Ciò corrisponde ad un minimo di 8 ed un massimo di 16 atti respiratori al minuto.

CHIUDI LA BOCCA E RESPIRA DI MENO

Il metodo Buteyko insegna a riprogrammare il riflesso incondizionato dell’atto di respirare con semplici esercizi. La prima regola consiste nel chiudere la bocca e nel respirare solo dal naso. In questo modo:

• Si riduce la perdita di anidride carbonica necessaria per rilasciare l’ossigeno dal sangue a tutti gli organi e i tessuti.

• Si riduce la possibilità che si faccia iperventilazione, causa prima della carenza di ossigeno in tutto l’organismo e dell’innesco di molte patologie.

Il metodo Buteyko si è rivelato efficace oltre che nella cura dell’asma anche in molteplici malattie. Ne elenco solo alcune:

• Allergie.
• Anemia.
• Angina.
• Anoressia.
• Artrite reumatoide.
• Bronchite.
• Diabete.
• Depressione.
• Disturbi della digestione.
• Emicrania.
• Fibromialgia.
• Rinite.
• Vene varicose.
• Morbo di Parkinson.
• Ipertensione arteriosa.

Solo il 10% della popolazione respira in modo corretto. Una conclusione a cui sono arrivati medici russi che hanno seguito gli studi del Dott. Buteyko.

PERCHE’ RESPIRIAMO TROPPO?

Il nostro modo innato di respirare è stato purtroppo alterato da una serie di fattori, molti dei quali legati a cattive abitudini:

• Scarsa attività fisica.
• Stress.
• Affanno.
• Alimentazione eccessiva.
• Errate abitudini alimentari.
• Fumo.
• Alcool
• Inquinamento atmosferico.

RESPIRARE A PIENI POLMONI? NO, GRAZIE.

Ottimizzare il respiro significa per il Dott. Buteyko, non respirare a pieni polmoni, quanto indirizzare l’aria solo nella parte bassa. Gli alveoli polmonari qui sono molto più vascolarizzati rispetto a quella superiore che ha molti meno capillari. Questo permette all’ossigeno di entrare nel sangue in quantità maggiore, di legarsi ai globuli rossi e, se il livello di anidride è ottimale, ossigenare in modo corretto i tessuti.

BUTEYKO IN OCCIDENTE

Dal 1985 il suo metodo è stato accolto dal sistema sanitario pubblico dell’URSS. In Occidente, il metodo è arrivato tardi a causa della lingua. La documentazione sul metodo Buteyko, infatti, è soprattutto in russo. È stato in ogni modo scientificamente provato e sperimentato in doppio cieco. Nelle strutture pubbliche di Paesi quali l’Australia, la Gran Bretagna e dal 2012 anche negli USA, ai malati di asma si insegna a respirare correttamente secondo le sue semplici, rivoluzionarie tecniche. Il suo metodo è finalmente approdato anche in Italia grazie alla passione e al lavoro della Dottoressa Fiamma Ferraro. Lei cura per “Buteyko Italia” la formazione di istruttori specializzati e tiene corsi individuali e di gruppo inerenti l’insegnamento corretto del modo di respirare al fine di mantenere nell’organismo il livello ottimale di anidride carbonica.

 

https://www.buteyko.it/

08-04-2019

Avete messo su qualche chilo, ma non è cambiato niente nella vostra alimentazione e continuate a fare attività fisica? La colpa potrebbe essere della polvere che si accumula in casa e che ha un impatto negativo sul sistema endocrino. È la nuova ipotesi avanzata da uno studio presentato all’Assemblea annuale dell’Endocrine Society dalla Nicholas School of the Environment della Duke University, secondo cui alcune sostanze chimiche presenti nella polvere domestica promuovono lo sviluppo di cellule adipose. Le sostanze chimiche che alterano il sistema endocrino presenti nel pulviscolo di casa nostra, in pratica, portano alla formazione di cellule grasse e contribuirebbero al sovrappeso anche nei bambini. Il gruppo di scienziati è giunto a questa conclusione dopo aver esaminato l’effetto di miscele chimiche isolate di polvere domestica, sulla scia di una ricerca già effettuata nel 2017 dalla stessa Duke University, che aveva dimostrato come le esposizioni chimiche possono favorire l’accumulo di trigliceridi, un tipo di grasso presente nel sangue, e un aumento dell’obesità.
Dopo aver raccolto 194 campioni di polvere di alcune case nella Carolina del Nord centrale, gli studiosi hanno estratto ed esaminato le sostanze chimiche in essa contenute. Il risultato è stato sorprendente: concentrazioni anche molto basse di estratti in polvere potrebbero già favorire la proliferazione e lo sviluppo delle cellule adipose. “Abbiamo scoperto che due terzi degli estratti di polvere erano in grado di promuovere lo sviluppo delle cellule di grasso e per metà in grado di promuovere la proliferazione dei precursori delle cellule di grasso a 100 microgrammi, o circa 1.000 volte più bassi di quelli che i bambini consumano quotidianamente”, ha detto Christopher Kassotis, che ha guidato la ricerca.
Successivamente, di 100 sostanze chimiche della polvere è stata analizzata la relazione con il grado di sviluppo delle cellule di grasso. Circa 70 delle sostanze chimiche, tra cui gli ftalati, hanno avuto una relazione positiva con lo sviluppo di cellule adipose indotte dalla polvere e circa 40 erano correlate allo sviluppo di cellule adipose precursori. Il problema principale sta nel fatto che spesso si tratta di sostanze chimiche presenti ovunque, dalle vernici ai giocattoli ai detersivi. È per questo che, dicono gli esperti, il passo successivo è lo studio di questi prodotti chimici, tra cui detergenti per indumenti, detergenti, vernici e cosmetici, per determinare quali siano legati all’obesità. Lo studio non specifica se l’impatto di queste sostanze chimiche sia lo stesso negli adulti, ma contrastarle potrebbe essere un buon modo per prevenire l’obesità infantile. La soluzione? Continuare con la sana abitudine di passare l’aspirapolvere in casa almeno una volta al giorno per evitare che la polvere renda tutto più complicato!

 

https://www.endocrine.org/news-room/2019/endo-2019---chemicals-in-household-dust-may-promote-fat-cell-development

https://pubs.acs.org/doi/abs/10.1021/acs.est.7b01788

 

07-04-2019

Cinque prodotti più dannosi per la salute scoperti dagli scienziati che ne hanno divulgato l’elenco per indurre le persone a evitarne l’utilizzo e il consumo oppure ridurre il loro utilizzo al minimo possibile.

- Dadi per brodo: è incredibile come riescono a rendere gustoso ciò che è insapore. Questo perché sono saturi di glutammato di sodio, questa sostanza è altamente tossica e cancerogena.

- Wurstel: vengono prodotti con carni di bassissima qualità, ma al 90% vengono preparati con i liquidi biologici residuati e derivanti dalle carni macellate, con aggiunta di nitriti, nitrati ed altre sostanze chimiche cancerogene.

- Formaggi fusi (sottilette e formaggini): vengono prodotti con gli scarti dei formaggi, formaggi difettosi e avariati che è impossibile vendere. Questi formaggi vengono tutti cotti insieme, con aggiunta di polifosfati per ammorbidirli e citrato di sodio (E331), anche queste, sostanze cancerogene.

- Pane bianco: la farina viene ricavata dal frumento privato delle fibre e di altri nutrienti a causa dell'asportazione completa della crusca. La mollica di farina bianca si impasta e si attacca alle pareti dell’intestino, limitandone la sua funzione e l’assorbimento dei nutrienti.

- Zucchero bianco semolato: classificato dal Dr. William Coda come un veleno. Infatti non apporta alcuna sostanza utile e alla lunga porta ad un indebolimento delle difese dell’organismo e delle difese immunitarie.

07-04-2019

Per i milioni di persone che soffrono di lombaggini, la felicità è semplicemente avere una schiena che non fa più male. Solo un caso su venti è destinato prima o poi a un intervento operatorio, ma una rassicurazione del genere è di scarso conforto a chi si trova piegato in due dal dolore. Ci sono invece dei provvedimenti dietetici che chiunque può prendere per prevenire la lombaggine, o che possono comunque servire a chi ha un attacco per affrontarlo con buon senso, evitando che quel primo episodio sia l’inizio di una vita di tormenti. La vitamina C è uno degli elementi nutritivi che possono prevenire o alleviare la lombaggine, secondo il dottor James Greenwood del Baylor University College of Medicine di Houston (Texas), che prescrive un accresciuto apporto di vitamina C a tutti i pazienti con disturbi della schiena: “Abbiamo visto che forti dosi di vitamina C sono utili ai pazienti con dolori della schiena, del collo e delle gambe, dovuti a lesioni dei dischi cartilaginei spinali. Alcuni hanno potuto evitare l’intervento chirurgico, altri le ricadute, grazie a un forte aumento dell’apporto di vitamina C”.
Il rapporto fra vitamina C e formazione di ossa, vasi sanguigni, cartilagini e collagene, infatti, è accertato da tempo. Il dottor McCormick, che fu un grosso esperto dell’argomento, affermava che una delle più precise funzioni fisiologiche della vitamina C è contribuire alla formazione di collagene, per mantenere la stabilità e l’elasticità dei tessuti connettivi in generale: come egli scriveva su Archives of Pediatrica, ciò interessa i tessuti ossei, cartilaginei, muscolari e vascolari. E’ stato questo rapporto della vitamina C con la formazione del collagene a suggerire per la prima volta al dottor Greenwood di provare la vitamina C per il mal di schiena di cui soffriva ormai da dieci anni, con dolori sempre più violenti a ogni nuovo attacco. Dopo quattro mesi da quando aveva cominciato a prendere 100 mg di vitamina C tre volte al giorno, si accorse di star bene, non più impedito nell’esercizio fisico. Usando sempre se stesso come soggetto di controllo, il dottor Greenwood sospese il trattamento e si ritrovò immediatamente sui carboni ardenti: quando ricominciò a prendere la vitamina, la schiena migliorò di nuovo. Allora cominciò ad applicare i risultati della sua esperienza alla cura di oltre 500 pazienti con dolori alla schiena, ottenendo miglioramenti anche quando il dolore era causato da ernia del disco. Il dottor Greenwood prescrive una dose di 250 mg tra volte al giorno, da aumentare fino a 1.000-1.500 mg al giorno in caso di peggioramenti o in previsione di sforzi fisici. Alcuni pazienti, secondo la sua esperienza, hanno bisogno di una dose giornaliera di mantenimento di 1.500-2.000 mg. 
Una conferma del valore della vitamina C nella prevenzione della rigidità muscolare viene dal dottor Seyd, un medico londinese che in una lettera al British Medical Journal scrive: “La rigidità muscolare che insorge dopo uno sforzo o un’attività inconsueta si può prevenire o trattare con dosi massicce di acido ascorbico”. Il dottor Seyd ha trovato che 500 mg di vitamina C prima dello sforzo e 400 mg dopo, con grandi quantità di liquido, sono di solito sufficienti a prevenire l’insorgere della rigidità muscolare la mattina seguente: “Se dovesse insorgere ugualmente, è in genere molto lieve e si elimina facilmente con altri 400 mg di vitamina C e un supplemento di liquidi, o, se necessario, con dosi di 200 mg ogni ora”. Spiega il dottor Seyd: “La vitamina C protegge il rivestimento endoteliale dei capillari e può quindi impedire lesioni o rotture dei capillari nei muscoli durante lo sforzo fisico. Contribuisce anche alla detossificazione dei metaboliti e favorisce l’escrezione grazie al suo effetto diuretico”.
Secondo Ellen Lagerfwerff e Karen Perlroth, autrici di “Mensendieck Your Posture and Your Pains”, se il medico accerta che il mal di schiena è di origine muscolare, è importante che il paziente eviti la postura rigida così comune in chi soffre di lombaggini. Generalmente la reazione a una sensazione di malessere è quella di irrigidire il corpo, osservano le due autrici, ma la rigidità del corpo non fa altro che fomentare i dolori muscolari: “di regola, quando si avverte un malessere nei muscoli, bisogna muoversi. In genere ciò basta a portare immediatamente il sollievo desiderato”. Sulle prime, può essere un tormento sfondare la barriera del dolore, ma il movimento della zona interessata o delle aree circostanti alla fine scioglie la dolenzia muscolare: secondo le due autrici, qualunque movimento anche solo intermittente è sempre meglio dell’immobilità. 
C’è differenza fra alleviare i sintomi e affrontare il problema alla radice. Una buona alimentazione, abbondanza di vitamina C e un corretto allineamento del corpo (in piedi o a sedere, camminando o da fermi) possono fare molto più di quanto si pensi per eliminare le cause prime di quel dolore di cui si vorrebbe tanto sbarazzarsi. Molti pazienti che soffrono di dolori alla schiena o al collo cercano di ignorarli. Succede così che si spingono al di là dei loro limiti di resistenza fino a subìre un affaticamento generale. L’affaticamento a sua volta, invece di indurre il sonno, produce energia nervosa e tensione, che spingono il paziente a nuovi sforzi, da cui un maggiore affaticamento, in un circolo vizioso che ha come risultato un peggioramento dei dolori, scrivono William Ishmael e Howard Shorbe, due medici di Oklahoma City, nell’opuscolo Care of the Bach. “Le situazioni di vita che provocano dolore, risentimento, rabbia, sensi di colpa o altre reazioni emotive possono suscitare o aggravare questi stati di tensione nervosa e muscolare”, secondo i due medici di Oklahoma. Una tensione emotiva è una situazione di stress. Se è vero che la vitamina C aiuta l’organismo a far fronte agli stress, ciò facendo viene consumata e quindi le situazioni di stress possono causare un esaurimento di questa sostanza fondamentale, esponendo l’individuo a molti malanni fisici, non escluse le tormentose fitte alla schiena. La vitamina C è uno degli elementi nutritivi che entrano in gioco nella sindrome del mal di schiena: “una carenza di calcio, proteine, vitamine e altri fattori nutritivi essenziali può produrre affaticamento, rendendo la schiena vulnerabile alla tensione”, scrivono Ishmael e Shorbe. Ricerche condotte molti anni fa dal dottor Henry Gozan dimostrarono che l’alimentazione può determinare un mutamento nell’equilibrio ormonale; l’organismo, compresa la struttura ossea della schiena, è in grado di badare a se stesso, purchè goda di un’alimentazione adeguata, secondo un articolo pubblicato sul New York State Journal of Medicine.

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