Angelo Ortisi
6 ALTERNATIVE VERDI (E LIGHT) ALLE PATATINE FRITTE.
27-03-2019
Le patatine fritte sono il piatto più gustoso e amato dai bambini e…non solo loro. Ma non sono propriamente leggere né particolarmente sane. Esistono però delle alternative verdi che consentono di non rinunciare al gusto di un piatto così sfizioso, eliminando gli aspetti non nutrienti. Ecco alcune ricette.
- Chips di broccoli: passare i gambi dei broccoli tagliati a pezzetti prima nel mix di uovo (1 uovo grosso, 1/2 tazza di latte) e poi nella panatura (1/2 tazza di fiocchi d’avena tritati grossolanamente, 1 tazza di pangrattato e una spolverata di sale, pepe di cayenna e a piacere cipolla in polvere) e metterli a cuocere in forno a 180° per 10 minuti. Usare la carta da forno per non farli attaccare alla teglia.
- Carote al forno: tagliare le carote a listarelle sottili, dopo averle pelate. In una ciotola condirle con olio, sale e pepe. Disporle in una teglia, e cuocere in forno a 230° per circa 25-30 minuti girandole un paio di volte con la paletta. In alternativa, un mix di olio, miele in parti uguali e una spolverata di sale.
- Chips di ravanello: scegliere tra quelli più grossi e tagliare con la mandolina i ravanelli a fettine sottili (si restringono molto). In una ciotola condirli con olio, sale e pepe oppure con paprika o curry a scelta. Coprirli con un foglio di carta da forno e infornare a 180° per 10 minuti. Togliere la carta e girarli, cuocendo per altri 10-15 minuti finché sono croccanti e arricciati ai bordi.
- Chips di barbabietola: pelare le barbabietole e tagliarle a fettine sottili con la mandolina e condirle con olio e sale. Metterle tra due fogli di carta da forno e cuocere per 20 minuti in forno a 200°. Voltare poi la carta da forno e cuocere per altri 10 minuti.
- Chips di zucchine: Scaldare il forno a circa 110°. Affettare le zucchine a rondelle sottili – meglio se con la mandolina – e condirle in una ciotola con olio e sale. Cuocere in forno per 45 minuti girando ogni tanto.
- Chips di cavoli: lavare e asciugare bene le foglie di cavolo riccio o nero. In una ciotola condirle con olio di oliva e salarle bene. Cuocere in una teglia a 200° per 15 minuti o quando i bordi saranno marroni e scuotendo la teglia farà un rumore di foglie secche.
Potete sgranocchiare queste patatine tranquillamente, senza pensare al colesterolo e potete darle ai bambini per merenda o come snack decisamente più salutare delle care vecchie patatine fritte!
RIMEDI CASALINGHI: 8 MITI DA SFATARE.
27-03-2019
I rimedi casalinghi dell'ultimo minuto e i rimedi naturali o "della nonna" rappresentano spesso una vera a propria ancora di salvezza in diverse situazioni della nostra vita quotidiana, dalla pulizia della casa alla cura di piccoli disturbi. Non tutti i rimedi casalinghi in circolazione si rivelano però realmente efficaci ed alcuni potrebbero essere addirittura controproducenti e contribuire a peggiorare la situazione. Fate attenzione dunque a non cadere vittime di alcuni dei falsi miti più diffusi e rivolgetevi ad alternative più efficaci, ma pur sempre naturali. Ecco dunque 8 miti da sfatare in merito ai rimedi casalinghi.
1. UTILIZZARE IL BURRO SULLE SCOTTATURE
Applicare del burro sulla pelle dopo essersi scottati potrebbe non essere una buona idea, come, a torto, spesso si ritiene. L'applicazione del burro sulla pelle bruciata potrebbe contribuire a veicolare infezioni. Molto meglio agire subito passando la pelle sotto l'acqua fredda ed applicare una pomata più specifica, anche a base di ingredienti naturali, o del gel d'aloe, soprattutto nel caso di scottature lievi. Un buon rimedio casalingo potrebbe essere invece la patata cruda, antinfiammatoria e lenitiva, per 15-20 minuti.
2. APPLICARE ACQUA OSSIGENATA SU TAGLI E FERITE
L'acqua ossigenata potrebbe non essere il rimedio più adatto da applicare in caso di tagli o ferite, in quanto si ritiene che essa possa uccidere quelle cellule in grado di aiutare l'organismo nel processo di eliminazione dei batteri. Andrebbe dunque utilizzata con cautela. Tra i rimedi naturali efficaci per disinfettare piccoli tagli o ferite, si consiglia la preparazione di un infuso d'aglio, lasciando sobbollire alcuni spicchi d'aglio in acqua bollente per una decina di minuti.
3. PER PULIRE L'ALLUMINIO SERVE IL BICARBONATO
Preparare una pasta abrasiva con acqua e bicarbonato di sodio potrebbe apparire il rimedio più semplice per eliminare incrostazioni dalle pentole di alluminio. Il bicarbonato però potrebbe agire privando le vostre stoviglie della loro lucentezza. Per quanto riguarda l'alluminio, è consigliabile utilizzare aceto diluito in acqua tiepida. Esso si rivelerà inoltre adatto a disciogliere eventuali depositi di calcare sul fondo delle pentole. A tale scopo, dovrà essere versato sul fondo delle stesse e lasciato agire per alcune ore. I residui scompariranno come per magia.
4. MIELE E LIMONE SONO IL RIMEDIO IDEALE PER CURARE LA RAUCEDINE
Il miele è spesso considerato come uno dei migliori rimedi contro la raucedine, ma nel suo impiego solitamente non viene preso in considerazione il fatto di come esso possa rivelarsi eccessivamente acidificante per l'organismo, ancora di più se abbinato al limone, al tè o ad entrambi. Le corde vocali sono costituite da tessuti molto delicati e l'eccessiva acidità potrebbe essere causa di sgraditi reflussi a livello dell'apparato digerente. Per curare la raucedine, le nonne consigliano di avvolgere attorno alla gola, durante la notte, delle vecchie calze di nylon. Un rimedio che certamente non potrà nuocere.
5. RESTARE CON I CAPELLI BAGNATI PROVOCA IL RAFFREDDORE
Il raffreddore non è causato da condizioni climatiche avverse o dall'aver inavvertitamente preso freddo, bensì dall'azione di microrganismi a cui il nostro sistema immunitario non riesce a far fronte immediatamente. L'abitudine di rimanere con i capelli bagnati per alcune ore per lasciarli asciugare naturalmente non può dunque essere considerata tra le cause scatenanti del raffreddore e potrà giovare alla chioma. A chi soffre di dolori cervicali, invece, viene solitamente consigliato, a ragione, di non rimanere con i capelli bagnati per evitare sbalzi di temperature e colpi d'aria che potrebbero causare nuovi sintomi dolorosi.
6. GRAPPA E LATTE CALDO CALMANO LA FEBBRE
Mescolare grappa e latte caldo nel tentativo di permettere alla febbre di abbassarsi potrebbe non essere una buona idea. La somministrazione di alcol potrebbe contribuire ad alterare la temperatura corporea in misura ancora maggiore, provocando inoltre brividi improvvisi. Un simile rimedio della nonna, proprio per il contenuto di alcol, non deve mai essere somministrato ai bambini. Se la febbre non è altissima, meglio permettere al corpo di lasciarle compiere il proprio corso, in modo che l'organismo possa riuscire a contrastare i microrganismi responsabili di infezioni.
7. L'ACETO È IL RIMEDIO IDEALE IN CASO DI SCOTTATURE SOLARI
I fastidi provocati dalle scottature solari, tra cui prurito, bruciore e rossore, possono essere combattuti grazia all'impiego di rimedi naturali. I più noti prevedono l'applicazione sulle parti scottate di bucce o fette di patate, polpa d'anguria o gel d'aloe vera. C'è anche chi consiglia di utilizzare garze impregnate di aceto da applicare sulla pelle, ma tale pratica non contribuirebbe ad altro se non all'incremento della sensazione di bruciore, senza apportare alcun beneficio.
8. IL CAFFE' ALLEVIA IL MAL DI TESTA
Quando ci si sente stanchi e si avverte un leggero cerchio alla testa, soprattutto nel caso in cui si trascorrano molte ore al computer, si spera di poter alleviare tali sensazioni fastidiose grazie ad una tazza di caffè. Il sollievo è però solamente momentaneo. Il mal di testa causato dall'uso frequente del pc potrebbe essere causato da un eccessivo sforzo della vista, contro il quale il caffè non può nulla. Esso potrà rivelarsi efficace saltuariamente, ma rivelarsi inadatto se consumato abitualmente. Se il mal di testa è causato da stress e tensione, provate a sostituire il caffè serale con una tisana rilassante.
MANGIAMO TUTTI I GIORNI CIBI IRRADIATI SENZA SAPERLO.
26-03-2019
L’irraggiamento o irradiazione alimentare è una tecnica usata per prolungare la conservazione dei cibi, ad esempio impedendo la germogliazione come nel caso delle patate o dello zenzero, e consiste nell’irradiare gli alimenti con dosi controllate di radiazioni ionizzanti quali: raggi gamma, raggi X, fasci di elettroni. Questa tecnica nacque negli Stati Uniti nel 1943 dove, inizialmente, era usata per esigenze militari di conservazione e sterilizzazione dei cibi, prevalentemente della carne, ma poi si diffuse a livello industriale ed ebbe il suo boom intorno agli anni ’70, durante i quali furono irradiate grandi quantità di grano destinato alla produzione di farine alimentari ed ancora oggi negli Stati Uniti è legale irradiare la grande maggioranza degli alimenti, mentre in Italia è consentita solo l’irradiazione di patate, cipolle e aglio. Il processo di irraggiamento elimina i microrganismi presenti sull’alimento (alterando il loro DNA) che potrebbero favorire la crescita di funghi e quant’altro danneggiando l’alimento e favorendo il naturale processo di deterioramento, aumentando così i tempi di conservazione dell’alimento stesso e riducendo anche l’uso di pesticidi chimici, il prezzo da pagare, però, può essere davvero alto.
Un pò di tempo fa la rivista internazionale Nexsus, Ed. italiana n. 35, pubblicò un interessante studio riguardo a quelli che potrebbero essere definiti gli effetti collaterali di questa tecnica, ne riporto un piccolo abstract: ”L’irradiazione del cibo è una tecnologia che utilizza isotopi radioattivi (scorie nucleari) per creare una quantità di radiazioni equivalente a qualcosa oscillante fra i 10 milioni e i 70 milioni di raggi-X al torace. Quando l’alimento viene colpito, le radiazioni iniziano una complessa sequenza di reazioni che fanno letteralmente a pezzi la struttura molecolare dell’alimento, le vitamine e gli enzimi vengono distrutti e il cibo fresco diventa cibo morto. Il cibo irradiato è stato descritto come "il cibo che durerà per sempre", poiché il processo viene utilizzato per prolungare la data di scadenza nei supermarket o per uccidere batteri ed insetti. Nel processo di irradiazione vengono usate due fra le più letali e tossiche sostanze note all’umanità. Esse sono il cobalto-60 (quella maggiormente utilizzata) ed il cesio-137“.
Questa tecnica favorisce le produzioni agro-alimentari intensive nei paesi in via di sviluppo e permette di conservare i cibi per un tempo confacente alle esigenze dei grandi supermercati, a costo ovviamente, della salute del consumatore e a vantaggio di quella catena lugubre che è la grande industria alimentare. Il processo di irradiazione, dunque, renderebbe non salutari anche alimenti che, non trattati, potrebbero essere preziosi per la nostra salute. I rischi sono stati valutati anche dall’Istituto Nazionale di Sanità che infine ha autorizzato, in Italia, l’irradiazione dei soli tre alimenti di cui sopra: cipolla, aglio e patate (per ulteriori approfondimenti: Istituto Superiore di Sanità. Il trattamento degli alimenti con radiazioni ionizzanti. A cura di Concetta Boniglia, Sandro Onori e Orazio Sapora, 2004, 112 p. Rapporti ISTISAN 04/21).
Ogni volta che mi trovo a parlare di queste cose ho il timore che la prima reazione, giustificata, di chi legge, sia quella di pensare che non c’è praticamente modo per scampare ai danni della grande produzione alimentare, ma credo che il punto sia proprio qui, se il consumatore cede alla stanchezza fa il gioco delle lobby dell’agro-alimentare, se invece continuiamo nella nostra continua ricerca verso ciò che riteniamo sia giusto e sano per noi allora rivendichiamo il nostro potere di consumatori e i risultati, inevitabilmente, arriveranno. I cibi irradiati devono essere dichiarati con la dicitura di alimento irradiato o trattato con irradiazioni ionizzanti, in modo tale da essere facilitati nella scelta del prodotto.
UNA DIETA A BASE DI PESCE PROTEGGE LA TIROIDE.
26-03-2019
La tiroide è una ghiandola endocrina a forma di farfalla, posizionata nel collo e costituita da due lobi, destro e sinistro, uniti da uno stretto ponte che prende il nome di istmo. Ricopre un ruolo molto importante a livello ormonale e mangiare pesce sembra sia una buona protezione. L’antidoto per la tiroide sarebbe una dieta composta da Crostacei, alghe, molluschi, frutti di mare e pesci ma anche broccoli, spinaci, rapa e salsa di soia. Questi alimenti, contengono iodio che a detta degli esperti ci protegge moltissimo. Nonostante abbiamo quasi 8.000 chilometri di coste, nel nostro Paese, si continuano a registrare infatti più di 40.000 interventi per asportazione della Tiroide a dimostrazione che pur avendo cibo genuino e buono per la salute a disposizione non ne facciamo uso costante.
Il segreto per proteggere la tiroide sarebbe una dieta a base di pesce. Non a caso le persone che vivono nelle zone costiere e mangiano pesce fresco regolarmente sono le meno esposte ai problemi della tiroide tipo, noduli, gozzi e neoplasie. Il chirurgo endocrino dell’Università Cattolica di Roma Luca Revelli ha spiegato: “È l’alimentazione, la fonte principale di questo elemento. “Respirare l’aria di mare” è una leggenda metropolitana: le quantità di iodio che possono essere inalate sono meno che omeopatiche. Il cibo, dal pesce fresco ai prodotti locali coltivati su terreni costieri ricchi di iodio, invece ne sono ricchi”.
CONSIGLI NATUROPATICI PER COMBATTERE L'IMMUNODEFICIENZA.
26-03-2019
È la diminuzione delle funzioni del sistema immunitario. Le funzioni del sistema immunitario sono due e sono fondamentali per la sopravvivenza di ogni essere vivente:
- Riconoscimento di tutti i tipi di microrganismi e delle sostanze estranee potenzialmente pericolose (prodotti chimici, pulviscolo, cellule di altri esseri viventi, cellule proprie deteriorate da mutazioni genetiche che, continuando a svilupparsi, potrebbero provocare un tumore).
- Distruzione di questi microrganismi e delle sostanze o cellule estranee.
Il consumo degli alimenti qui di seguito consigliati contribuiscono a migliorare la funzionalità del sistema immunitario. Le cause dell'immunodeficienza sono varie e in alcuni casi sconosciute. Le più comuni sono:
1) Denutrizione o malnutrizione: la carenza di qualsiasi sostanza nutritiva essenziale, specialmente delle vitamine e degli oligoelementi, può ridurre l'attività immunitaria dell'organismo.
2) Stress di tipo fisico o psichico.
3) Chemioterapia.
4) Malattie infettive.
5) Vari disturbi congeniti o ereditari.
Le manifestazioni dell'immunodeficienza portano a una maggiore sensibilità alle infezioni, specialmente virali, e al cancro.
ALIMENTI DA PREFERIRE
- ANTIOSSIDANTI: il nostro organismo ne ha bisogno per neutralizzare i radicali liberi, che diminuiscono le difese dell'organismo e sono prodotti da infezioni, stress, inquinamento e dalla nostra stessa attività metabolica. Gli antiossidanti più potenti sono la provitamina A, le vitamine C ed E e i flavonoidi: gli alimenti vegetali sono le uniche fonti di queste sostanze nutritive, indispensabili per il buon funzionamento del sistema immunitario.
- PROTEINE: gli anticorpi che il nostro organismo produce per combattere i batteri e le sostanze estranee sono formati da proteine. Un'alimentazione povera di proteine diminuisce le difese, ma non è vero che solo le proteine animali sono utili a questo scopo: combinati bene, anche i vegetali forniscono aminoacidi nella quantità e nella proporzione necessaria per sintetizzare anticorpi e altre proteine.
- OLIGOELEMENTI: lo zinco, il ferro, il selenio, il rame e altri oligoelementi sono necessari per l'attività degli enzimi che sintetizzano gli anticorpi. La melassa, il sesamo e il germe di grano sono buone fonti di oligoelementi.
- AGRUMI: forniscono vitamina C ed elementi fitochimici di tipo flavonoide, che aumentano la capacità difensiva dei leucociti (globuli bianchi) del sangue.
- OLI: gli oli di semi contengono acido linoleico, necessario per la formazione di anticorpi. Inoltre forniscono vitamina E, che favorisce l'immunità.
- PROPOLI: è una sostanza antibiotica prodotta dalle api, che al tempo stesso rafforza il sistema immunitario dell'organismo.
- PAPPA REALE: tonifica tutte le funzioni organiche, compresa quella immunitaria.
- AGLIO: è un antibiotico naturale e uno stimolante delle difese dell'organismo.
- YOGURT: gli yogurt biologici (con batteri lattici vivi), proteggono la mucosa intestinale e ne aumentano la resistenza contro le infezioni. Inoltre, migliorano la funzionalità del sistema immunitario di tutto l'organismo.
- ACEROLA: l'acerola americana è il frutto più ricco di vitamina C (fino a 50 volte più del limone). Relativamente ricca di questa vitamina è anche l'acerola mediterranea, che appartiene a un'altra specie. La vitamina C favorisce la funzionalità del sistema immunitario aumentando la capacità dei leucociti del sangue e stimolando la produzione di interferone (una proteina antivirale).
- KIWI: ricco di vitamina C e oligoelementi, stimola le difese dell'organismo.
- POMODORO: è ricco di carotenoidi (provitamina A), antiossidanti e di minerali, che esercitano un'azione immunostimolante.
- ERBA MEDICA: i suoi germogli teneri sono ricchi di minerali e oligoelementi che favoriscono la sintesi di anticorpi.
ALIMENTI DA ELIMINARE
- BEVANDE ALCOLICHE: l'alcol riduce molte funzioni organiche, tra cui quella immunitaria. Prese regolarmente, diminuiscono la capacità di difesa dell'organismo.
- ZUCCHERO RAFFINATO: un'alimentazione ricca di zucchero raffinato o di prodotti preparati con questo zucchero riduce la capacità dell'organismo di reagire alle infezioni.
- FRUTTI DI MARE: contengono tossine, batteri e virus, che costituiscono una minaccia per il sistema immunitario dell'organismo. Quando si registra un abbassamento delle difese, è molto rischioso mangiarli, perchè possono causare gravi infezioni. Forniscono zinco e altri oligoelementi, ma è meglio ricorrere a fonti più sicure, come la melassa, il sesamo, i semi di zucca e la frutta secca.
- CAFFE': si pensa che possa ridurre la risposta immunitaria dell'organismo in caso di infezione. Si sconsiglia di prenderlo quando si registra un abbassamento delle difese.
SALE: I 6 ALIMENTI INSOSPETTABILI DA EVITARE CON LA PRESSIONE ALTA.
25-03-2019
Quanto sale consumiamo ogni giorno durante i pasti? È quasi impossibile calcolarlo, in quanto una parte del sale presente nella nostra alimentazione è già naturalmente contenuto negli alimenti che consumiamo. Il principale problema per arginare il consumo di sale in eccesso riguarda però la sua presenza nascosta negli alimenti confezionati. Secondo le linee guide dell'Inran (Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione), il consumo di sale in aggiunta agli alimenti dovrebbe essere limitato. La maggior parte del sale che consumiamo quando ci troviamo a tavola avviene a nostra insaputa, poiché il suo contenuto in molti alimenti confezionati di uso comune è molto superiore rispetto a quanto possiamo immaginare. Si tratta di un aspetto sul quale i medici americani hanno voluto indagare in maniera più approfondita, in particolare riguardo alla questione del quantitativo di sale contenuto in alimenti industriali e confezionati, stilando una lista dei 6 alimenti maggiormente incriminati per via della presenza occulta di sale. Ecco a quali cibi secondo gli esperti dovremmo fare più attenzione:
1. Pane e prodotti da forno: una fetta di pane non casereccio potrebbe contenere di per sé già il 15% dell'apporto di sale che non andrebbe giornalmente superato. Bisognerebbe fare attenzione anche a crackers e grissini confezionati e ad altri snack salati.
2. Affettati e carne di tacchino o roast-beaf venduta a fette e pronta al consumo rappresentano il secondo gruppo di alimenti a maggior rischio per l'eccessivo contenuto di sale, che viene utilizzato per esaltare il sapore e per migliorare la conservazione delle carni.
3. Pizza: anche in questo caso ci si riferisce ai prodotti non caserecci, alla pizza confezionata, surgelata o comunque di produzione industriale. Due tranci di pizza abbondanti potrebbero già contenere il quantitativo di sale complessivo da assumere in una sola giornata.
4. Pollo arrosto: ci si riferisce al pollo arrosto confezionato acquistabile nei supermercati.
5. Zuppe pronte in scatola: si tratterebbe di alimenti salutari solamente in apparenza, in quanto il loro contenuto di sale è stato giudicato elevato e da tenere sotto controllo da parte degli esperti. Meglio sostituirle con zuppe di verdura fresche da preparare in casa.
6. I panini farciti rappresentano l'ultima categoria di alimenti da cui gli esperti desiderano porre in guardia i consumatori. Sotto accusa sono soprattutto i condimenti eccessivi e l'aggiunta di salse confezionate ad alto contenuto di sale come ketchup e maionese, magari abbinate agli affettati di cui sopra.
Per limitare il consumo di comune sale da cucina, è bene sostituire tali alimenti con la loro versione casalinga, nei quali venga utilizzato del sale marino integrale, che alla presenza di cloruro di sodio affianca la presenza di minerali importanti come ferro, calcio, potassio e magnesio, che sono in grado di controbilanciarla. Un ulteriore consiglio per diminuire il consumo di sale, utile soprattutto a chi è affetto da ipertensione, consiste nell'abituarsi gradualmente a consumare pietanze meno salate e a sostituire il sale con condimenti differenti, che possono essere rappresentati dalle spezie e dalle erbe aromatiche.
Un condimento saporito a base di sale marino integrale è il gomasio, composto da sale grosso e da semi di sesamo tostati, che può essere facilmente preparato in casa oppure acquistato nei negozi di prodotti biologici. Il sale marino integrale si trova comunemente in vendita nei supermercati e nei negozi di alimentari.
NUTRIENTI ANTINFIAMMATORI.
25-03-2019
VITAMINA C
L’integrazione a base di vitamina C è sempre stata uno dei principi di base della scienza dell’alimentazione. L’utilità della vitamina C per controllare le infiammazioni deriva dalla sua attività antiossidante di neutralizzazione diretta dei radicali liberi, dalla capacità di potenziare la superossido dismutasi (un enzima che elimina i radicali liberi) e dagli effetti antistaminici. Come è facile immaginare, la concentrazione di vitamina C nel plasma e nei globuli bianchi risulta significativamente ridotta nei pazienti con patologie infiammatorie croniche, come per esempio l’artrite reumatoide. L’attività antistaminica della vitamina C è ben documentata, anche nelle persone sane. Uno studio ha analizzato l’impatto dell’integrazione con vitamina C per sei settimane in cinque donne e quattro uomini che non fumavano né prendevano medicine. Inizialmente le porzioni di alimenti contenenti vitamina C da essi consumate sono state ridotte a una o meno al giorno. Con un protocollo in doppio cieco controllato con placebo, ai soggetti sono stati poi somministrati una sola capsula di placebo durante la prima settimana e 500 mg di vitamina C al giorno in un’unica dose durante la seconda e la terza settimana. Durante la quarta e la quinta settimana la dose giornaliera è stata portata a 2.000 mg in dosi frazionate, mentre durante la sesta e ultima settimana dello studio i partecipanti hanno ricevuto due capsule di placebo al giorno. La concentrazione plasmatica di vitamina C è aumentata del 46% rispetto al livello iniziale dopo due settimane di integrazione con 500 mg di vitamina C al giorno e non è risultata molto diversa da quella rilevata durante la somministrazione della dose di 2.000 mg o durante la settimana di sospensione (questo significa che i valori dell’istamina nel sangue non son risultati alterati in modo significativo dalla dose di 500 mg di vitamina C). tuttavia, dopo le due settimane in cui veniva somministrata la dose di 2.000 mg, il livello di istamina nel sangue è diminuito del 40%. Sembra inoltre che questo effetto perduri, dato che la concentrazione plasmatica di istamina non è salita in modo significativo durante la settimana di sospensione controllata con placebo.
VITAMINA E
La vitamina E, altro pilastro della scienza dell’alimentazione, comprende otto tipi di nutrienti liposolubili naturali detti tocoferoli. La sua azione antinfiammatoria deriva essenzialmente dalle sue proprietà antiossidanti. La vitamina E neutralizza efficacemente molti tipi di radicali liberi e inibisce la produzione di sostanze pro infiammatorie a partire dall’acido arachidonico. Viene somministrata da sola, con un moderato successo, nelle malattie infiammatorie gravi come l’osteoartrite, l’artrite reumatoide (soprattutto abbinata al selenio), le patologie parodontali, la gotta e la psoriasi, e contribuisce a prevenire malattie come il cancro, l’aterosclerosi e gli attacchi cardiaci. Tuttavia, come nel caso della vitamina C, si rivela più efficace insieme ad altri nutrienti antinfiammatori. L’integrazione a base di vitamina E è particolarmente importante, quando si assumono oli di pesce e di semi, perché ne previene l’ossidazione e l’irrancidimento. La vitamina E può anche essere applicata localmente per curare le infiammazioni cutanee. Nel corso di alcun esperimenti, a topo glabri è stata provocata un’ustione con irradiazione UV. L’applicazione della vitamina E alla scottatura ha diminuito l’arrossamento del 40-55% e ha prevenuto l’edema e l’ispessimento della cute che in genere si osserva una settimana dopo una scottatura causata dal sole.
QUERCETINA
La quercetina e numerosi altri flavonoidi sono molto efficaci nella regolazione di vari aspetti della risposta infiammatoria. La quercetina neutralizza i mediatori dell’infiammazione, inibisce il rilascio di istamina da parte dei mastociti e dei basofili e riduce i neutrofili attivati. Tutto questo è dovuto alla sua capacità di stabilizzazione della membrana cellulare, di neutralizzazione dei radicali liberi e di inibizione di alcuni degli enzimi che producono sostanze infiammatorie. La quercetina inoltre inibisce l’infiammazione diminuendo la secrezione da parte dei globuli bianchi degli enzimi che digeriscono i tessuti circostanti la zona dell’infiammazione. La quercetina, presente in quantità elevata nelle cipolle, inibisce anche numerose fasi della produzione delle prostaglandine proinfiammatorie e dei leucotrieni, nonché gli enzimi fosfolipasi A2 e lipossigenasi. Il risultato dell’integrazione con quercetina è una netta riduzione della formazione di queste potenti sostanze infiammatorie, il cui eccesso è stato correlato a patologie infiammatorie come l’asma, la psoriasi, l’eczema, la gotta e le patologie intestinali infiammatorie. Di fondamentale importanza è anche la riduzione dei leucotrieni, mille volte più potenti dell’istamina nel promuovere l’infiammazione.
OLIO DI SEMI DI LINO, DI BORRAGINE, DI RIBES NERO E DI ENOTERA.
Gli acidi grassi più efficaci per il controllo delle infiammazioni sono quelli in grado di bypassare le fasi iniziali di preparazione alla conversione in prostaglandine, cioè le fasi in cui intervengono gli enzimi di desaturazione. Fra questi acidi grassi ricordiamo l’acido eicosapentenoico (EPA) e l’acido docoesaenoico (DHA) contenuti negli oli di pesce e l’acido gammalinolenico (GLA) contenuto negli oli vegetali come l’olio di enotera (enagra), di borragine e di ribes nero. L’integrazione a base di acido gamma linolenico, per esempio, è molto efficace per diminuire il dolore e l’infiammazione nei pazienti che soffrono di artrite reumatoide. In uno studio in doppio cieco controllato con placebo su 37 pazienti, l’integrazione per un periodo di sei mesi con 1,4 g al giorno di acido gammalinolenico sotto forma di olio di semi di borragine ha ridotto del 36% il numero di articolazioni infiammate, del 45% il dolore articolare, del 28% il numero delle articolazioni gonfie e del 41% la gravità del gonfiore articolare senza indurre nessun effetto collaterale.
Tuttavia a dosi più basse (da 480 a 540 mg al giorno) non si ottengono risultati altrettanto buoni. Con la somministrazione di 1,4 g di acido gammalinolenico sotto forma di olio di semi di ribes nero e olio di enotera ai ottengono effetti notevoli sull’artrite reumatoide. L’integrazione con acido gamma linolenico si è dimostrata utile anche per numerose patologie infiammatorie, fra cui l’asma, le allergie, la dermatite, l’eczema, la colite ulcerosa, la dermatite seborroica, altre forme di artrite, e anche per l’ipertensione.
OLI DI PESCE
Un altro modo efficace per ridurre la risposta infiammatoria consiste nel consumare pesci pescati in acque fredde come per esempio lo sgombro, le aringhe, le sardine e il salmone. Questi pesci sono ricchi di acido eicosapentenoico (EPA), che sottrae enzimi all’acido arachidonico e fornisce i precursori delle prostaglandine antinfiammatorie. L’effetto finale del consumo di questo tipo di pesce è una riduzione significativa della risposta infiammatoria/allergica. La somministrazione di 3,2 e 4 g di acido eicosapentenoico a volontari sani ha aumentato il contenuto cellulare di EPA di oltre sette volte. Questo determina un significativo effetto antinfiammatorio dal momento che l’EPA riduce il rilascio di acido arachidonico da parte delle membrane cellulari, diminuendo così la cosiddetta cascata di sostanze infiammatorie causata dall’acido arachidonico; forma leucotrieni e altri eicosanoidi meno potenti (il leucotriene formato dall’EPA è un mediatore dell’infiammazione molto meno potente del leucotriene derivato dall’acido arachidonico) e diminuisce del 48% la sintesi dei l eucotrieni (inibendo la 5-lipossigenasi) e di quasi 100 volte la potenza dei leucotrieni. L’EPA viene utilizzato dagli stessi enzimi dell’acido arachidonico, ma invece di produrre sostanze altamente infiammatorie, viene convertito in sostanze antinfiammatorie che consumano tutti gli enzimi che normalmente l’acido arachidonico trasformerebbe in sostanze infiammatorie. L’integrazione con oli di pesce risulta molto efficace nel trattamento delle malattie infiammatorie e in particolare dell’artrite reumatoide. Per esempio, uno studio in doppio cieco su pazienti con artrite reumatoide ha dimostrato che una dieta ricca di grassi polinsaturi e povera di grassi saturi, con un’integrazione quotidiana di 1,8 g di acido eicosapentenoico, ha prodotto un miglioramento significativo.
Ulteriori ricerche hanno confermato gli effetti benefici degli oli di pesce; uno studio in doppio cieco controllato con placebo di 24 settimane ha evidenziato una risposta dose-dipendente. In altri termini, maggiore apporto di pesce e di integratori a base di oli di pesce, migliori erano i risultati. Uno studio condotto quasi 60 anni fa aveva già dimostrato che l’integrazione con olio di fegato di merluzzo portava a un miglioramento clinico significativo. L’olio di fegato di merluzzo è peraltro molto meno costoso di altri oli di pesce.
SELENIO
Il selenio è un oligoelemento in grado di ridurre l’infiammazione e si è dimostrato utile nel trattamento dell’artrite reumatoide nei pazienti con bassi livelli di selenio. Sembra che moduli la risposta infiammatoria attraverso tre meccanismi: stimolando l’attività della glutatione perossidasi (un enzima che neutralizza i radicali liberi), migliorando l’attività fagocitaria dei globuli bianchi e diminuendo la produzione di prostaglandine proinfiammatorie. I radicali liberi dell’ossigeno costituiscono un problema grave per chi soffre di infiammazioni articolari perché danneggiano i tessuti sinoviali (i tessuti che circondano l’articolazione) e distruggono l’acido ialuronico che lubrifica l’articolazione. I radicali dell’ossigeno vengono rilasciati dai globuli bianchi nello spazio articolare ogni volta che questi vengono chiamati a riparare un danno. Numerosi studi hanno dimostrato che l’artrite reumatoide si accompagna spesso a bassi livelli di selenio. In un piccolo studio di quattro mesi, l’integrazione con selenito di sodio (160 mcg al giorno), selenometionina (100 mcg al giorno) o lievito arricchito di selenio (200 mcg al giorno) ha indotto un miglioramento nel 40% circa di un gruppo di pazienti che soffrivano di artrite reumatoide.
PILLOLE ALIMENTARI 9.
25-03-2019
- Applicato localmente sulla pelle, nelle fosse nasali o nella gola e anche sulla congiuntiva oculare, il limone agisce come un potente antisettico e antibiotico. Usato come collirio, due gocce di limone, due o tre volte al giorno, possono essere un rimedio efficace in caso di congiuntivite.
- L’ananas è uno degli alimenti più ricchi di manganese, oligoelemento che interviene attivamente nella formazione delle cellule riproduttrici, sia maschili sia femminili. È particolarmente consigliato a chi soffre di sterilità dovuta a scarsa produzione di cellule germinali (spermatozoi nell’uomo e ovuli nella donna).
- I cavoli sono benefici in caso di diabete per la presenza di sostanze che esercitano un’azione simile all’insulina e al fatto che diminuiscono il livello di glucosio nel sangue.
- Ricerche compiute in Giappone su cavie hanno dimostrato che la pectina della mela impedisce lo sviluppo dei tumori cancerogeni nel colon. In base a questa azione preventiva, si consiglia a chi rischia di ammalarsi di cancro del colon, ma anche a chi ne è già affetto o ha addirittura già subìto un intervento di mangiare molte mele.
- Il mais esercita un leggero effetto inibitore sulla tiroide e in generale sul metabolismo, perciò è indicato in caso di ipertiroidismo, caratterizzato da molti sintomi, fra cui in particolare magrezza e nervosismo.
- Il sedano esercita un effetto ipotensivo dovuto al potere vasodilatatore del suo olio essenziale, per una sostanza chiamata 3-butilptalida e per la sua notevole azione diuretica.
GASTRITE? LA CAMOMILLA PUO' COMBATTERLA.
24-03-2019
Bruciori di stomaco, pesantezza, cattiva digestione, senso di acidità. Nella stragrande maggioranza dei casi, sono i sintomi principali di disturbi all’apparato gastrointestinale, quando non addirittura di vera e propria gastrite. Un problema che affligge centinaia di migliaia di italiani, che tendono quasi sempre a ricorrere ai farmaci. Prima di mettere mano alle medicine, però, una soluzione più naturale esiste. Ed è molto più familiare di quanto pensiamo: la camomilla.
Conosciuta come formidabile strumento per conciliare il sonno e combattere l’insonnia, la camomilla può contare su principi attivi capaci anche di contrastare la cattiva digestione, il peso e l’acidità di stomaco, i dolori collegati a questi disturbi gastrointestinali. Non solo: i flavonoidi che contiene sono gastroprotettivi, proteggono cioè le mucose dello stomaco da problemi causati da farmaci o alcol. Insomma: per lo stomaco la camomilla è un autentico toccasana.
Una o più tazze al giorno di infuso di camomilla, meglio se tiepido, è il modo più naturale per proteggere lo stomaco, alleviare i dolori della gastrite o anche dei suoi semplici primi segnali. In alternativa all’infuso, si può preparare una tisana: un cucchiaio da minestra di capolini di camomilla (si trovano in erboristeria) nell’acqua fredda, portare a ebollizione per un minuto, poi in infusione a fuoco spento, con il coperchio, per circa 30 minuti. Controindicazioni? Soltanto una, peraltro molto rara: un’allergia acclarata nei confronti della camomilla.
LO CONFERMANO CENTINAIA DI STUDI CLINICI: LA CIPOLLA PREVIENE L'ARTERIOSCLEROSI E LE MALATTIE CORONARICHE.
24-03-2019
È sempre più evidente che il consumo di cipolla previene l'arteriosclerosi, combatte la trombosi (formazione di trombi o coaguli nelle arterie e nelle vene) e migliora la circolazione del sangue nelle coronarie. Uno studio compiuto nell'Università di Limburg (Maastricht, Olanda), ha portato alla conclusione che l'azione benefica della cipolla sul sistema cardiovascolare non era sufficientemente dimostrata; tuttavia, centinaia di ricerche hanno provato che chi consuma più cipolle e più mele (due degli alimenti più ricchi del flavonoide quercetina) è esposto a un rischio minore di infarto del miocardio. Il consumo regolare di cipolla cruda, previene l'arteriosclerosi, fluidifica il sangue nelle arterie e riduce il rischio di gravi complicazioni, come l'infarto del miocardio.