Angelo Ortisi

Angelo Ortisi

03-12-2018

Nel corso di una metanalisi condotta in America, è stato dimostrato che un’integrazione giornaliera di vitamina C può risultare utile per contrastare l’innalzamento dei livelli di LDL (colesterolo “cattivo”) e trigliceridi e di conseguenza potrebbe essere un supporto per il benessere cardiaco. Nello studio sono stati presi in considerazione 13 trials clinici che hanno coinvolto 405 soggetti, con un’età media di 58,9 anni, che presentavano elevati valori di colesterolo. Sono stati somministrati almeno 500 mg di vitamina C al giorno, per un periodo variabile dalle 4 alle 24 settimane. I risultati hanno evidenziato una diminuzione dei valori ematici di LDL (-7.9 mg/dl) e dei trigliceridi (-20.1 mg/dl), con un minimo aumento delle HDL (+1.1 mg/dl).
Secondo l’autore della ricerca, uno dei possibili meccanismi d’azione della vitamina C sarebbe quello di sequestrare le specie reattive dell’ossigeno (ROS) determinando una riduzione dello stress ossidativo delle LDL. In alternativa, la vitamina potrebbe aumentare il numero dei recettori di membrana per le LDL, favorendone la riduzione. Quindi un’integrazione giornaliera di almeno 500 mg di vitamina C per un minimo di un mese potrebbe ridurre i fattori di rischio a livello cardiovascolare, poiché in grado di favorire la diminuzione del colesterolo circolante.

 

03-12-2018

Ecco uno scandalo italiano di cui nessun media vi ha mai parlato ne ve ne parlerà mai. E’ stato raccontato da una tv svizzera e nascosto dalle nostre emittenti televisive! Un dettagliato estratto dall’inchiesta del settimanale di approfondimento “Falò” sulla RSI [radiotelevisione Svizzera in lingua italiana] svela i retroscena dello scandalo degli ormoni somministrati dai pediatri italiani per conto della casa farmaceutica elvetica Sandoz. E’ uno scandalo quasi senza precedenti in Italia, ma ancora non se ne conosce l’epilogo,grazie ai nostri media corrotti e disinformatori. Secondo l’inchiesta condotta dai Nas, coordinata dalle Procure di Bologna e Busto Arsizio e che avrebbe visto indagati 67 medici di ospedali pubblici e privati e 12 informatori scientifici, il gruppo farmaceutico svizzero Sandoz avrebbe pagato decine di pediatri italiani affinché prescrivessero alcuni farmaci di sua produzione.
In particolare tra i medicinali prescritti soprattutto ai bambini alcuni in sovradosaggio e abbastanza costosi, c’erano l’Omnitrope, un ormone della crescita che contiene il principio attivo della Somatropina, e il Binocrit, un farmaco che fa aumentare la produzione di globuli rossi. Entrambi sono utilizzati come anabolizzanti e considerati sostanze dopanti. I media italiani avevano vagamente parlato di un’indagine complessa da parte della magistratura italiana e della decisione di Sandoz di licenziare dodici dipendenti e dirigenti sospettati appunto di aver cercato di aumentare le vendite ricorrendo a pratiche illegali,ma senza entrare nello specifico,come al solito per non farci capire nulla. Dopo la vasta eco mediatica, in Italia il nulla, mentre la TV Svizzera si dimostra, come sempre, attenta alle esigenze informative dei consumatori raccontando i particolari di una vicenda che ha assunto non solo profili penalistici che sono sotto la lente d’ingrandimento della magistratura inquirente, ma soprattutto, risvolti umani drammatici, a partire dalle sofferenze dei ragazzi costretti ad assumere ormoni della crescita e incorrere nel rischio di pericolose conseguenze per la salute.

 

http://www.youtube.com/watch?v=CNvWusC1D3o#t=224

02-12-2018

Gli effetti della terapia orale di magnesio sulla spasticità è stato studiato in una donna di 35 anni con paraplegia spastica derivante dalla sclerosi multipla (MS). E' stato osservato un miglioramento significativo nella spasticità dopo solo 1 settimana dall'inizio del trattamento e un miglioramento del range di movimento della posizione degli arti inferiori a riposo. Non sono stati segnalati effetti collaterali e nessuna debolezza nelle braccia durante il trattamento.

05-04-2016

La colina è un composto organico naturale, costituente della fosfatidilcolina, uno dei fosfolipidi della colina. Partecipa al metabolismo dei lipidi, attività condivisa anche dall'inositolo. Essendo un componente essenziale per il normale funzionamento di tutte le cellule, la colina assicura l’integrità strutturale, le funzioni di trasmissione delle membrane cellulari e influenza direttamente la trasmissione dell’impulso nervoso. In particolare, la colina è un precursore del neurotrasmettitore acetilcolina, oltre ad essere un’importante fonte di gruppi metilici. Scoperta nel 1932, fu catalogata sostanza “similvitaminica”, in quanto l’organismo è in grado di sintetizzarla a partire dall'aminoacido metionina. Tuttavia nel 1998, la prestigiosa National Academy of Sciences statunitense, ha pubblicato un report nel quale segnala la colina quale nutriente necessario per l’uomo, fornendo di conseguenza un livello giornaliero di assunzione raccomandata (RDA) di questa sostanza. Infatti, un recente studio effettuato sull'uomo ha dimostrato che i soggetti nutriti con una dieta carente in colina, possono sviluppare l’infiltrazione grassa del fegato e altri sintomi relativi a disfunzioni epatiche. Una sua carenza è rara nell'uomo, ma la produzione di colina richiede numerosi prerequisiti: uno di questi è la presenza di una grande quantità di metionina, vitamina B-12 e folati. E’ sufficiente che anche solo uno di questi fattori sia carente, perché i livelli di colina nei tessuti diminuiscano. La colina modula importanti processi biologici di base all'interno delle cellule, essendo un elemento strutturale delle membrane fosfolipidiche vitali per lo sviluppo del cervello, in particolare per le attività mnemoniche. I soggetti più vulnerabili al deficit di colina sono bambini, gravide, nutrici, pazienti cirrotici (alcolisti e non).

STEATOSI E DISTURBI EPATICI

La colina è conosciuta come uno dei fattori lipotropi con la proprietà di prevenire l'infiltrazione e la degenerazione grassa del fegato. Questo è il risultato di uno studio recentemente condotto, secondo il quale la carenza di colina rappresenta un fattore nutrizionale per la manifestazione di questo disturbo. La colina, infatti, è una sostanza indispensabile per impedire l'accumulo di trigliceridi nel fegato. In esperimenti su animali, la carenza di colina è stata associata all'incremento dell'incidenza di tumore al fegato e ad una maggiore sensibilità ai carcinogeni.

POTENZIAMENTO DELLA MEMORIA

Secondo recenti studi condotti su animali, la gravidanza è una condizione fisiologica durante la quale le riserve di colina vengono depauperate. Allo stesso tempo, la disponibilità di colina per un normale sviluppo del cervello, è ritenuta fondamentale. Vi sono numerose evidenze, per il momento tratte da modelli sperimentali animali, che la disponibilità di colina durante il periodo prenatale influenzi lo sviluppo neurale e cognitivo. Secondo uno studio, tra i numerosi condotti, effettuato su cuccioli di ratti, la supplementazione di colina (in utero o durante la seconda settimana di vita), ha dato come risultato il potenziamento della memoria in maniera permanente. Questa azione sembra dovuta a modificazioni nello sviluppo dell’ippocampo. La somministrazione di colina alla madre durante il periodo critico per lo sviluppo del feto, sembra influenzare il tasso di nascita e di morte delle cellule nervose: più precisamente la carenza di colina sembrerebbe indurre l’apoptosi nelle cellule neuronali fetali. Altri studi indicano che la supplementazione di colina possa migliorare i disturbi della memoria associati al morbo di Alzheimer. Gli interessanti dati acquisiti ci forniscono un nuovo potenziale esempio di sviluppo della plasticità del sistema nervoso che può essere governato dalle riserve nell'organismo di un unico nutriente.

 

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/11023003

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/7816350

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/2010061

19-04-2016

Il biancospino, Crataegus oxyacantha, è un arbusto spinoso diffuso in Europa, Nord Africa e Nord America. I costituenti responsabili dei suoi effetti farmacologici includono flavonoidi e proantocianidine. Altri componenti attivi sono vitexina, rutina e iperoside. Le preparazioni ottenute dai frutti contengono una concentrazione più elevata di proantocianidine rispetto alle altre. Comunemente utilizzato come cardiotonico, è indicato anche nell'insonnia e negli stati ansiosi. In Germania il suo impiego terapeutico riconosciuto riguarda lo scompenso cardiaco (stadi 1° e 2° della NYHA - New York Heart Association), senso di costrizione in regione cardiaca, formi lievi di aritmie e cardiopatie senili non ancora trattate con digitale.

CARDIOPATIA, COADIUVANTE E COME PREVENZIONE

A livello cardiaco il biancospino svolge effetto inotropo positivo (aumento della forza di contrazione del cuore), cronotropo negativo (riduzione della frequenza cardiaca), dromotropo positivo (aumento della conduzione atrio-ventricolare), batmotropo negativo (riduzione dell'eccitabilità cardiaca). Alla vitexina (principio attivo), in particolare, è attribuita la capacità di aumentare la forza di contrazione del miocardio, con il miglioramento dell'irrorazione dei vasi coronarici e del cuore. Altri composti presenti nella pianta (OPC e flavonoidi) agiscono come vasodilatatori coronarici, aumentando il flusso ematico al miocardio e riducono la pressione arteriosa in soggetti ipertesi (minore è risultato l'effetto sui normotesi). La quercetina (altro principio attivo presente nella pianta) agisce sul muscolo cardiaco, causando rilassamento delle contrazioni. In alcuni studi il trattamento con un estratto secco standardizzato di biancospino in pazienti affetti da insufficienza cardiaca cronica ha portato ad un miglioramento dei sintomi, all'aumento della capacità di esercizio e della soglia anaerobica. In uno studio su pazienti affetti da malattie ischemiche del miocardio, la terapia con biancospino ha portato ad un miglioramento delle condizioni generali, dei sintomi soggettivi e della funzione cardiaca. Dispnea, palpitazioni, edema cardiaco e congestione polmonare sono diminuiti, come anche il carico di lavoro sul muscolo cardiaco.
In una recente rassegna (Cochrane 2008), sono stati considerati 14 studi clinici in doppio cieco controllato randomizzato. Nella maggior parte degli studi il biancospino è stato associato ai trattamenti farmacologici convenzionali. 10 studi comprendevano 855 pazienti con scompenso cardiaco cronico. I risultati della metanalisi hanno evidenziato che il biancospino è in grado di aumentare il carico di lavoro massimale sostenibile e la tolleranza all'esercizio fisico, riducendo il consumo di ossigeno da parte del cuore e la sensazione di affanno e fatica. Alcuni studi clinici in doppio cieco su pazienti con infarto, hanno mostrato miglioramenti nelle performance cardiache usando una cyclette ergometrica o la spiroergometria.
In un altro studio, il biancospino ha mostrato la stessa efficacia del captopril (un antipertensivo) nel migliorare la tolleranza all'esercizio fisico. Basandosi su parametri di performance ergometrica, la dose minima efficace è risultata 300 mg al giorno. Nella maggioranza dei trials il massimo beneficio è stato osservato dopo 6-8 settimane di terapia. Alcuni ricercatori hanno dimostrato un miglioramento nelle performance fisiche in 136 pazienti con infarto.

ANSIA E INSONNIA

L’azione blandamente sedativa del biancospino si manifesta a livello del sistema nervoso centrale, in caso di ansia cardiaca (palpitazioni) accompagnata da insonnia, irritabilità, emotività, attacchi improvvisi d’ansia. Il biancospino può essere utile anche in caso di cefalee, disturbi legati alla menopausa, stress e insonnia, dove non sia necessario l’ausilio dei farmaci. In uno studio clinico in la somministrazione di biancospino (in associazione ad altre piante) ha migliorato i disturbi ansiosi e dell’umore dei soggetti trattati.

 

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/18254076

02-12-2018

“Una capsula di olio di pesce (omega-3) quotidiana può evitare la malattia mentale in coloro che sono ad alto rischio: questo è ciò che suggeriscono recenti test. L'assunzione per 3 mesi di complementi nutrizionali sembra essere efficace quanto le medicine, riducendo di 1/4 il rischio di malattia psicotica come la schizofrenia. I ricercatori credono che sia l'omega-3 (olio di pesce), già noto per la sua efficacia cardiovascolare, ad essere benefico per il cervello. Un rimedio “naturale” sarebbe il benvenuto, riferiscono gli archivi della Psichiatria Generale. “La scoperta che una sostanza naturale possa prevenire, o almeno ritardare, l'insorgere di disturbi psicotici fa ben sperare sul fatto che ci possano essere alternative a farmaci antipsicotici”, riferiscono gli autori dello studio. I farmaci antipsicotici sono potenti e possono avere molti effetti collaterali, che mettono KO le persone che li assumono. I complementi nutrizionali di olio di pesce (omega-3) d'altro canto sono in genere ben tollerati e facili da prendere, dicono gli scienziati. Il team internazionale dall'Austria, Australia e Svizzera ha fatto il test su 81 persone ritenute particolarmente ad alto rischio per lo sviluppo di psicosi. Il loro alto rischio si riconduceva ad una forte storia famigliare di schizofrenia, o malattie simili, oppure al fatto che già mostravano leggeri sintomi di queste condizioni. Per il test, la metà delle persone ha preso l'olio di pesce (1,2 g di acidi grassi omega-3) per 12 settimane, mentre l'altra metà solo placebo. Nessuno dei due gruppi sapeva quale trattamento stesse facendo. Il Dr. Paul Amminger e il suo team hanno seguito i gruppi per un anno per vedere quanti, semmai ce ne fossero stati, continuassero a sviluppare la malattia. Due nel gruppo dell'omega-3 svilupparono una malattia psicotica in rapporto agli 11 del gruppo placebo. Sulla base di questi risultati, i ricercatori valutano che un adulto ad alto rischio su 4, tra quelli trattati durante l'anno, potrebbe essere protetto dallo sviluppare psicosi. Essi credono che gli acidi grassi omega-3 contenuti negli integratori possano alterare il segnale cerebrale con effetti benefici. Alison Cobb, della fondazione Mind sulla salute mentale, ha detto: “Se i giovani possono essere trattati con successo con l'olio di pesce, questo è enormemente meglio che trattarli con degli antipsicotici. Questi sono risultati promettenti ed è necessaria più ricerca per mostrare se gli omega-3 possano essere un'alternativa agli antipsicotici sul lungo termine”.

 

http://archpsyc.jamanetwork.com/article.aspx?articleid=210554

04-08-2016

La sindrome da affaticamento cronico è caratterizzata da uno stato di affaticamento e prostrazione psicofisica a cui spesso si accompagna, nei soggetti precedentemente colpiti da mononucleosi infettiva, la riattivazione del virus di Epstein-Barr (che appartiene alla famiglia dei virus dell'herpes). Poichè questa sindrome può essere causata da molti fattori, esiste perciò un lungo elenco di terapie, alcune delle quali a volte si rivelano efficaci. A esso si è aggiunta recentemente la terapia a base di Ge-132 (germanio organico) che in alcuni casi, probabilmente grazie alle proprietà immunostimolanti di questa sostanza, si è rivelata efficace.

02-12-2018

Un pesticida di uso comune, presente anche in prodotti per l'ambiente domestico, sarebbe in grado di triplicare il rischio di ADHD (Sindrome da deficit di attenzione) in bambini e ragazzi. I sintomi della malattia, in particolare iperattività e impulsività, sarebbero legati almeno in parte all'esposizione ai pesticidi piretroidi. Il problema riguarderebbe alcuni comuni insetticidi e repellenti per insetti. La correlazione, secondo gli esperti dell'ospedale pediatrico di Cincinnati, sarebbe più forte nei maschi che nelle femmine. Lo studio in questione è stato condotto dalla pediatra Tanya Froehlich, che è preoccupata per la diffusione dell'uso di pesticidi piretroidi con la percezione che siano sicuri per la salute. Negli Usa le autorità hanno vietato i due pesticidi organofosfati più comunemente impiegati ad uso residenziale nel 2002, dopo le preoccupazioni per le conseguenze negative sulla salute. Il divieto ha portato ad un maggior impiego di pesticidi piretroidi, che ora sono i più utilizzati negli Usa. I piretroidi sono stati prescelti perché non presentano tossicità acuta come gli organofosfati già vietati. Ma ora i ricercatori suggeriscono che possa esistere un'associazione tra l'aumento del rischio di iperattività e impulsività e l'esposizione ai piretroidi. I ricercatori hanno studiato i dati relativi a 687 bambini di età compresa tra gli 8 e i 15 anni all'interno dell'Health and Nutrition Examination Survey. L'esposizione ai pesticidi è stata rilevata nei campioni di urina dei soggetti valutati. I ragazzi con una presenza rilevante di piretroidi (3-PBA) nelle urine sono risultati tre volte più a rischio di ADHD rispetto a coloro che non presentavano tracce rilevabili dell'antiparassitario. Secondo la dottoressa Tanya Froehlich, saranno necessari ulteriori studi per confermare con certezza che l'uso di piretroidi come pesticidi e insetticidi possa avere delle conseguenze negative sulla salute pubblica, con particolare riferimento all'aumento del rischio di ADHD.

 

http://www.ehjournal.net/content/14/1/44/abstract

Sabato, 01 Dicembre 2018 08:55

CARENZA DI VITAMINA D E DIABETE.

02-12-2018

In uno studio pubblicato sull'American Journal of Clinical Nutrition, alcuni ricercatori hanno studiato il collegamento tra concentrazioni di vitamina D e sensibilità all'insulina su 126 soggetti sani. I risultati hanno evidenziato un elevato rischio di resistenza all'insulina e di sindrome metabolica nei soggetti che presentavano bassi livelli di vitamina D. Un recentissimo studio italiano, che conferma precedenti sperimentazioni, ha mostrato che la carenza di vitamina D è un fattore prevalente nei soggetti affetti da diabete di tipo 2. La percentuale osservata è di tre pazienti su cinque. Lo studio, condotto su 459 pazienti e un gruppo di pari numero costituito da soggetti sani, ha riscontrato la carenza di questo importante nutriente nel 61% dei diabetici, contro il 43% del controllo.

 

http://ajcn.nutrition.org/content/79/5/820.abstract

http://care.diabetesjournals.org/content/29/3/722.extract

01-11-2016

La vitamina E può migliorare la sintomatologia della steatoepatite non alcolica (Non Alcoholic Fatty Liver Disease, NAFLD), con particolari effetti benefici sulle transaminasi. Questi i risultati di uno studio presentato all’Annual Scientific Meeting and Postgraduate Course di Honolulu, in cui sono stati inclusi 106 soggetti con diagnosi di steatoepatite non alcolica. I partecipanti sono stati divisi in 2 gruppi: il primo gruppo ha assunto 400 U.I. di vitamina E 2 volte al giorno + pentoxifillina (400 mg 3 volte al giorno se non si osservavano miglioramenti dopo 6 mesi), il secondo nessuna terapia. I risultati dello studio hanno evidenziato che oltre i ⅔ dei pazienti del gruppo di trattamento hanno normalizzato i livelli di transaminasi (ALT) del 58.4% rispetto al 42.7% del gruppo senza trattamento. Inoltre, il 51% del gruppo di trattamento ha ottenuto questo miglioramento con la somministrazione di sola vitamina E.
L’esito positivo di questo studio si va ad aggiungere a precedenti esperimenti che hanno fornito similari effetti, come ad esempio uno studio del 2010, pubblicato sul New England Journal of Medicine, nel quale si descriveva come 800 u.i. di vitamina E avesse ottenuto risultati superiori al placebo (43% contro 19%), migliorando anche le transaminasi. Sebbene siano necessari ulteriori approfondimenti, il ruolo positivo della somministrazione di vitamina E nella steatoepatite non alcolica sembra essere appurato.
La steatoepatite non alcolica è una patologia causata da un sovraccarico del metabolismo delle cellule del fegato, alla prese con una quantità maggiore di grassi rispetto a quelli che riescono a smaltire. Spesso si associa a colesterolo e trigliceridi alti, diabete o prediabete ed è frequente nei pazienti in sovrappeso o obesi. La vitamina E è un nutriente essenziale liposolubile ad azione antiossidante che costituisce una linea di difesa dell’organismo assicurando la protezione delle membrane cellulari dai fenomeni ossidativi. Numerose evidenze indicano che l’assunzione di almeno 200 U.I. al giorno al pasto di alfa-tocoferolo naturale possa proteggere gli adulti da malattie cardiovascolari e neurodegenerative, ictus, alcuni tipi di cancro, dalla degenerazione della macula, dall’azione di mutageni e fattori ambientali dannosi.

 

http://www.medpagetoday.com/MeetingCoverage/ACG/54189

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