Angelo Ortisi

Angelo Ortisi

Venerdì, 28 Settembre 2018 07:22

IL LATO LUMINOSO DELLA SCLEROSI MULTIPLA.

29-09-2018

Sebbene il rischio di sclerosi a placche (MS) spesso venga attribuito alla genetica, ci sono variazioni geografiche significative rispetto alla frequenza di SM, che suggeriscono come i fattori ambientali siano fortemente correlati. Un fattore di questo tipo è l’esposizione alla luce solare e la vitamina D. La SM è rara in Asia, ai tropici e nelle regioni sub-tropicali ed esistono forti correlazioni fra SM, posizione, durata ed intensità della luce solare. In breve, l’esposizione alla luce solare è stata collegata ad un rischio ridotto di SM e la mancanza di vitamina D (causata da una mancanza di esposizione al sole) è stata suggerita come causa di SM. 
Una revisione degli studi epidemiologici ha trovato un ruolo protettivo della vitamina D per la SM. Nel frattempo, studi su animali hanno trovato che un’iniezione di vitamina D3 può impedire l’encefalomielite autoimmune sperimentale (EAE), che è un modello animale di SM. La carenza di vitamina D ha accelerato l’inizio della EAE negli animali. I ricercatori hanno concluso che una supplementazione con vitamina D, a livelli superiori rispetto a quelli attualmente suggeriti dall’Institute of Medicine, può contribuire a ridurre il rischio di SM. Altri fattori ambientali che possono far aumentare il rischio di SM includono l’infezione da virus di Epstein-Barr e il tabagismo.

COMMENTO

E’ ampiamente risaputo che il rischio di SM aumenti man mano che ci si allontana dall’Equatore. Molto semplicemente, una delle cose migliori che si possano fare per la salute è ottenere una buona esposizione al sole sulla pelle scoperta in modo che il corpo possa produrre dei quantitativi ottimali di vitamina D così da ridurre notevolmente il rischio di sviluppare malattie autoimmuni gravi come la SM. Infatti, una mancanza di luce solare è stata identificata come fattore di rischio per la SM fin dal 1922. La vitamina D influenza positivamente la SM cambiando la regolazione di alcune sostanze chimiche denominate citochine, che modulano il sistema immunitario e possono combattere o aumentare l’infiammazione. Uno studio ha trovato che l’esposizione alla luce solare ha ridotto il tasso di mortalità da SM di circa il 76 per cento!
La prevenzione è l’opzione migliore per la SM, poichè non è una cosa semplice mantenere questa malattia in remissione. La probabilità di entrare in remissione con i trattamenti convenzionali è vicino allo zero, ma le probabilità aumentano considerevolmente quando si impiegano terapie naturali intelligenti come:

• Esporsi abbondantemente al sole e ottimizzare i livelli di vitamina D. In caso di SM, doserei il livello di vitamina D ematica ogni mese fino a quando non si raggiunga un valore ottimale.

• Assumere un grasso omega-3 di alta qualità, come l’olio di krill o gli omega 3 estratti dalle mele, e ridurre i grassi omega-6 da olio vegetale. Ciò contribuirà ad ottimizzare il rapporto omega-3:omega-6.

• Eliminare lo zucchero e seguire il programma di nutrizione secondo le caratteristiche genetico-sanguigne individuali, che contribuirà a normalizzare i livelli di insulina.

• Rimuovere i metalli pesanti, come il mercurio, dal corpo con la terapia chelante.

 

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/18256984

http://articles.mercola.com/sites/articles/archive/2008/02/26/the-light-side-of-ms.aspx

26-09-2018

La carenza di ferro risulta essere la principale deficienza nutrizionale al mondo, ma non è ancora ben chiarita la correlazione esistente tra questo problema e l’infertilità femminile. Studi osservazionali hanno già rilevato un alto tasso di infertilità in donne celiache (non diagnosticate) con anemia ferropriva. Un recente studio di controllo ha valutato la relazione tra l’utilizzo di integratori a base di ferro e l’assunzione di ferro con la dieta con l’incidenza di sterilità ovulatoria in donne sane. L’indagine, durata 8 anni, ha coinvolto 18.555 donne di età compresa tra i 24 e i 42 anni, che non presentavano familiarità per l’infertilità e che cercavano una gravidanza nel periodo di durata dello studio. Ogni due anni sono stati raccolti dati sulle abitudini alimentari delle signore mediante questionari che miravano a valutare con quale frequenza consumassero determinati cibi e bevande. Dai risultati si è visto che 438 di loro hanno riportato un’infertilità correlata a disordini nell'ovulazione. Le donne che consumavano integratori a base di ferro avevano un rischio significativamente inferiore di sterilità rispetto a quelle che non li utilizzavano.

 

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/17077236

Mercoledì, 26 Settembre 2018 17:41

I POLICOSANOLI PROTEGGONO IL CUORE.

26-01-2016

Policosanolo è un termine generico usato per descrivere una miscela di alcoli alifatici, i cui principali componenti sono octacosanolo, triaconsanolo e esacosanolo, associati ad altri alcoli reperibili in concentrazioni minori (eicosanolo, tetracosanolo, nonacosanolo, dotriacontanolo, tetriacontanolo e eptacosanolo). I policosanoli vengono estratti dalla canna da zucchero e da alcuni sottoprodotti della lavorazione dei cereali (germe del grano). Numerose evidenze significative dimostrano i benefici apportati dai policosanoli nei confronti delle malattie cardiovascolari. Inizialmente le ricerche riguardanti queste sostanze rilevarono la loro azione inibitoria sulla produzione delle cellule schiumose (foam cells), le quali contribuiscono alla formazione delle placche aterosclerotiche. Altri ricercatori indicarono nei policosanoli un effetto modulante sugli enzimi che regolano la biosintesi del colesterolo. I lavori più recenti suggeriscono l’ipotesi che i policosanoli siano in grado di inibire l’ossidazione del colesterolo. Oltre all’attività ipocolesterolemizzante e antiaggregante piastrinica, i policosanoli sono rimedi popolari ad azione energizzante e stimolante a livello sessuale.

IPERCOLESTEROLEMIA

In uno studio in doppio cieco a 89 pazienti furono somministrati policosanoli (10 mg al giorno) o placebo per 24 mesi. Nel gruppo che aveva assunto policosanoli venne riscontrata la riduzione del 18% del colesterolo totale e del 25% del colesterolo LDL. Inoltre, dopo 12 mesi, il colesterolo HDL aumentò del 21%. Un ulteriore studio fu condotto su 437 soggetti con le identiche modalità. Dopo 12 settimane di supplementazione il gruppo che aveva assunto policosanoli mostrò una riduzione del 25% del colesterolo LDL, del 17% del colesterolo totale e un aumento del 28% del colesterolo HDL. Nel gruppo placebo non venne evidenziato alcun miglioramento. I polifenoli sembrano agire positivamente sia nelle donne che negli uomini e in tutti i gruppi di età. In un altro studio, 179 soggetti anziani mostrarono la riduzione del colesterolo totale del 13% e di quello LDL del 16%. Fu notato un aumento del colesterolo HDL del 14% e una riduzione del 28% nel rapporto colesterolo totale/HDL. Un ulteriore studio, questa volta condotto su 224 donne in postmenopausa, ha evidenziato la riduzione del colesterolo totale (17%), del colesterolo LDL (25%) e un aumento significativo (29%) del colesterolo HDL.

COLESTEROLO E FARMACI IPOCOLESTEROLEMIZZANTI

Sono stati condotti numerosi studi con l’intento di comparare l’effetto dei policosanoli con quello di alcuni farmaci ipocolesterolemizzanti, con risultati sorprendenti. In un esperimento un gruppo fu trattato con policosanoli, mentre l’altro con pravastatin. Il gruppo che aveva assunto policosanoli mostrò la riduzione del 19,3% del colesterolo LDL e del 13,9% del colesterolo totale, contro rispettivamente il 15,6% e il 11,8 del gruppo che aveva assunto il farmaco. Inoltre, il gruppo a cui furono somministrati policosanoli mostrò l’aumento del colesterolo LDL, effetto non rilevato nel gruppo placebo.

MALATTIE CARDIOVASCOLARI

Iniziali studi condotti sugli animali hanno dimostrato che i policosanoli sono in grado di ridurre l'aggregazione piastrinica, inibendo la produzione dei mediatori infiammatori trombossano B2. Recenti studi sull'uomo hanno confermato gli stessi effetti positivi. Questa azione ha mostrato effetti benefici in soggetti affetti da claudicazione intermittente. Un esperimento di 6 settimane ha dimostrato che la supplementazione con policosanoli è in grado di ridurre i dolori agli arti inferiori, migliorando la capacità deambulatoria. Oltre ai risultati su pazienti con malattie cardiache, studi condotti sugli animali suggeriscono un possibile effetto terapeutico nei disturbi cerebrovascolari.

ATTIVITA’ SPORTIVA INTENSA

L’octacosanolo ha un effetto marcato sulla resistenza fisica, sullo stoccaggio del glicogeno muscolare, sull’utilizzo cellulare di ossigeno e sul tempo di reazione nervosa. Le proprietà ergogeniche dell’octacosanolo rendono questa sostanza un utile supporto di caso di esercizio fisico intenso e prolungato. Grazie alla riduzione del fabbisogno di ossigeno da parte dei tessuti, si ottiene un miglioramento del trofismo muscolare e un’ottimizzazione dell’ossidazione cellulare.

 

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/10223782

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/11253161

Mercoledì, 26 Settembre 2018 17:32

IL POTERE DEGLI AROMI.

26-09-2018

Prima di giungere ai polmoni e passare nel sangue, le molecole delle essenze stimolano le cellule olfattive che si trovano all'interno delle fosse nasali. Queste cellule in realtà sono neuroni che, attraverso il nervo olfattivo, inviano impulsi elettrici con il messaggio codificato. Il nervo olfattivo porta lo stimolo a diverse parti del cervello: all'amigdala e all'ippocampo del lobo temporale, sede della memoria, al talamo, sede delle emozioni, e soprattutto all'ipotalamo, sede di importanti funzioni vegetative e, tramite quest'ultimo, all'ipofisi, centro regolatore della produzione degli ormoni di tutto l'organismo. L'interazione fra il nervo olfattivo, il talamo, l'ipotalamo e l'ipofisi potrebbe fornire una spiegazione circa gli effetti di regolazione che gli aromi svolgono sul sistema neurormonale. 
L'aromaterapia, che letteralmente significa "cura delle malattie attraverso gli aromi", fa parte in realtà della fitoterapia (ovvero, "cura delle malattie mediante le piante"). Le proprietà curative degli oli essenziali erano già conosciute nell'antichità, sebbene in modo del tutto empirico. Oggi, invece, è nota la ragione per cui essi esercitano determinate azioni fisiologiche sull'organismo, anche se rimane ancora molto da scoprire riguardo il meccanismo con cui alcuni aromi riescono a influenzare lo stato d'animo e addirittura il comportamento. Per ottenere buoni risultati, le cure con gli oli essenziali devono durare da 1 a 3 settimane e prevedere una delle seguenti applicazioni:

1. Diffusione atmosferica;
2. Frizione sulla pelle;
3. Bagni con essenze;
4. Uso orale.

Martedì, 25 Settembre 2018 06:16

SINDROME PREMESTRUALE: UN AIUTO DAI BROCCOLI.

01-10-2018

Molte donne durante il mese si trovano a dover fare i conti con ansia, nervosismo, irrequietezza, malumore e, in alcuni casi, anche con sintomi fisici come mal di pancia o di testa. Sono gli effetti della cosiddetta tensione premestruale, o PMS, che si può presentare puntuale ogni mese prima del ciclo. Questa condizione, per alcune donne, può assumere valenze di vero e proprio tormento. Gli effetti sull’umore possono divenire fastidiosi e rendere difficile il quieto vivere quotidiano. Non sapendo spesso dare spiegazione, non è raro che si possa credere di avere problemi mentali e, magari, ricorrere all’uso – non giustificato – di psicofarmaci, con tutte le conseguenze del caso. Per tutte le donne che soffrono di questa condizione o che vogliono prevenirla, una buona notizia arriva dai ricercatori dell'Università del Massachusetts di Amherst e Harvard, i quali hanno condotto uno studio in cui si è scoperto come il mangiare alimenti che contengono ferro non-eme (tipico delle verdure) sia utile nel ridurre il rischio e prevenire la PMS. Nel caso poi già si soffra di questa sindrome, questi stessi alimenti possono aiutare a combatterla. La presenza di questo minerale in alimenti come i broccoli, o per esempio i semi di sesamo e le albicocche, promuoverebbe la produzione di serotonina da parte del cervello, che va a regolare l’umore.
Per arrivare a queste conclusioni, i ricercatori hanno coinvolto circa 3.000 infermiere donna, le quali sono state seguite per 10 anni. Le infermiere sono state selezionate tra coloro che avevano dichiarato di soffrire di tensione premestruale e, all’inizio dello studio, tutte quante presentavano questa sindrome. Al termine dello studio, 10 anni più tardi, a soltanto più un terzo di queste è stata diagnosticata la PMT, e due terzi delle partecipanti non la presentavano più. Per comprendere quali fossero i motivi per cui molte infermiere non soffrivano più di PMT, i ricercatori hanno analizzato la dieta seguita, trovando un legame tra l’assunzione di buone quantità di ferro non-eme e un minore sviluppo della tensione premestruale. Tra gli alimenti che contengono maggiore presenza di ferro non-eme ci sono proprio i broccoli, con 1 mg per 100 g di prodotto edibile; i semi di sesamo tostati invece ne contengono 14,8 mg per 100 g e le albicocche secche 6,3 mg, sempre per 100 g. I risultati dello studio, pubblicato sull’American Journal of Epidemiology, hanno mostrato che la correlazione tra l’apporto di ferro non-eme e la tensione premestruale era di 20 mg o più al giorno per vedere ridurre il rischio di soffrirne dal 30% al 40%, rispetto alle donne che assumevano minori quantitativi di questo minerale. Ecco pertanto come una dieta corretta, che preveda l’assunzione di cibi ricchi di ferro non-eme possa essere salutare e d’aiuto per le donne che soffrono di tensione, o sindrome premestruale.

 

http://www.bubblews.com/posts/broccoli-and-apricots-natural-remedies-against-premenstrual-syndrome

http://webcenters.netscape.compuserve.com/whatsnew/package.jsp?name=fte/ironandpms/ironandpms

http://www.medicaldaily.com/vegetables-high-iron-reduce-severe-pms-symptoms-244558

15-09-2015

L’uncaria tomentosa è una pianta tipica del sud America, in particolare del Perù, conosciuta con il nome di “unghia di gatto”, a causa delle spine ricurve che utilizza per sostenersi agli alberi, simili alle unghie di questo felino. La sua corteccia è ricca di principi attivi quali alcaloidi, polifenoli, flavonoidi, quercetina, tannini e mucillagini. I principi attivi maggiormente studiati per le attività immunomodulanti e antinfiammatorie dell’uncaria sono gli alcaloidi ossindolici, dei quali viene riportata in letteratura la capacità di indurre un fattore di regolazione immunitaria non ancora ben identificato. Studi in vitro mostrano che gli alcaloidi dell’uncaria aumentano la fagocitosi, svolgono proprietà immunomodulatorie, riducono l’infiammazione e possiedono attività antivirali. L’uncaria ha mostrato attività anticancro e risultati di laboratorio indicano effetti inibitori sulla crescita di cellule di glioma, neuroblastoma e leucemia promielocitica, oltre, proprietà antivirali contro l’HIV. Tuttavia non sono ancora stati condotti studi sull’uomo per valutarne l’efficacia. Il maggiore alcaloide, la rincofillina, mostra attività antipertensiva, rilassa le cellule endoteliali dei vasi sanguigni, dilatando i vasi periferici, inibisce le attività del SNS, diminuisce il battito cardiaco e riduce il colesterolo ematico.

AZIONE IMMUNOSTIMOLANTE E IMMUNOMODULANTE

La somministrazione dell'estratto secco di uncaria ha mostrato di aumentare le difese immunitarie dell'organismo. In particolare gli alcaloidi ossindolici evidenziano proprietà immunostimolanti in vitro, migliorando l'attività fagocitica, la sintesi di leucociti e la funzionalità delle cellule T-helper. 
Uno studio condotto da Lemarie nel 1999, ha portato alla conclusione che l'uncaria stimoli i macrofagi alla produzione di IL-1 e IL-6, mediatori solubili della risposta immunitaria. Questa attività è attribuita principalmente alla frazione alcaloidea della pianta, alla quale partecipano anche i polifenoli.

AZIONE ANTINFIAMMATORIA

Questa proprietà è la conferma di quanto la medicina tradizionale dell'America del sud ha per secoli tramandato. In pazienti affetti da artrite reumatoide, sono stati confrontati gli effetti della somministrazione di uncaria e di un placebo. I risultati ottenuti hanno evidenziato un netto miglioramento clinico nei soggetti che avevano assunto uncaria, rispetto al placebo, proponendo l'utilizzo di questa pianta nelle malattie reumatiche e infiammatorie. 
In uno studio clinico su 60 pazienti (30 con reumatismo extra-articolare e 30 con osteoartrosi) ad ogni gruppo è stata somministrata uncaria (300 mg al giorno prima dei pasti) o un antinfiammatorio non-steroideo. Nei pazienti che avevano assunto uncaria sono stati osservati miglioramenti simili a quelli rilevati nei pazienti che avevano assunto l'antinfiammatorio.
Altri studi più recenti hanno valutato l'efficacia dell'uncaria nelle malattie osteoarticolari. In un altro studio è stato evidenziato un beneficio superiore al placebo (53.2 contro 24.1) nella riduzione del numero di articolazioni dolenti in pazienti che assumevano sulfalazina e idrossiclorochina.

ATTIVITA’ ANTIVIRALE

In pazienti affetti da herpes virus la somministrazione di uncaria ha favorito la risoluzione della sintomatologia nell'85% dei soggetti entro la decima giornata. Nella varicella-zoster la risoluzione si è avuta nel 50% dei casi entro 7 giorni di terapia.

AZIONE ANTIMUTAGENA

La somministrazione di preparati a base di uncaria durante cicli chemioterapici e di irradiazione, ha evidenziato la capacità di ridurre l’incidenza di pancitopenie, mostrando una maggiore tollerabilità delle terapie e un più rapido recupero.

 

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/11950006

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/12065162

25-09-2018

La carenza di vitamina D è stata associata ad un aumentato rischio di asma, cancro e dolore cronico. Ora, un nuovo studio condotto da ricercatori dell’Università della Georgia, associa bassi livelli di vitamina D con maggior rischio di disturbo affettivo stagionale. ll team di ricerca – guidato da Alan Stewart del College of Education presso l’Università della Georgia – ha pubblicato i risultati della ricerca, sulla rivista Medical Hypotheses. Il disturbo affettivo stagionale (SAD) – una forma di depressione che di solito inizia in autunno e continua durante i mesi invernali – colpisce fino al 10% della popolazione degli Stati Uniti. I sintomi includono sensazione di tristezza o ansia, stanchezza, problemi di concentrazione, irritabilità e senso di colpa e disperazione. Anche se la causa esatta del disturbo non è ancora chiara, numerosi studi hanno suggerito che la condizione può essere innescato da mancanza di luce solare. Un’ipotesi è che dietro il disturbo affettivo stagionale ci sia una esposizione alla luce solare ridotta che interferisce con l’orologio biologico del corpo che regola l’umore, il sonno e gli ormoni. Un’altra teoria è che la mancanza di luce solare provoca uno squilibrio dei neurotrasmettitori - come la dopamina e la serotonina - che regolano l’umore. In questo ultimo studio, Stewart e colleghi presentano l’idea che la carenza di vitamina D può essere dietro tutte le teorie relative alla SAD. “Ipotizziamo che, piuttosto che funzionare principalmente come sub-meccanismo diretto nell’eziologia della SAD, la vitamina D abbia un ruolo fondamentale e regolativo nel potenziare i sotto-meccanismi associati con i fattori depressivi ” dicono i ricercatori. In primo luogo, i ricercatori osservano che i livelli di vitamina D nel corpo fluttuano con il variare delle stagioni, in risposta alla luce solare disponibile. “Per esempio”, dice Stewart, ”gli studi dimostrano che vi è un ritardo di circa 8 settimane tra il picco di intensità della luce ultravioletta (UV) e l’insorgenza di SAD e questo correla il tempo necessario all’organismo per elaborare la vitamina D, con la luce solare“.
Il co-autore Michael Kimlin, della Queensland University of Technology in Australia, sostiene che la vitamina D svolge un ruolo nella sintesi sia della dopamina che della serotonina, osservando che la ricerca passata ha associato bassi livelli di questi neurotrasmettitori con la depressione. “Pertanto”, aggiunge, “è logico che ci possa essere una relazione tra bassi livelli di vitamina D e sintomi depressivi. Gli studi hanno anche scoperto che i pazienti depressi spesso avevano livelli più bassi di vitamina D”. I ricercatori ritengono inoltre che vi è un legame tra la pigmentazione della pelle e livelli di vitamina D, che possono influenzare il rischio di un individuo di sviluppare la condizione. Gli studi hanno dimostrato che le persone con pigmentazione scura della pelle hanno un rischio più elevato di carenza di vitamina D. Commentando le loro teorie, Kimlin dice: “Quello che sappiamo ora è che ci sono forti indicazioni che il mantenimento di adeguati livelli di vitamina D sono importanti per una buona salute mentale. Pochi minuti di esposizione alla luce solare ogni giorno, dovrebbero essere sufficienti per la maggior parte delle persone, per mantenere un livello di vitamina D adeguato”.
Questo non è il primo studio ad associare la carenza di vitamina D con condizioni di salute mentale. Nel mese di luglio, un altro studio ha suggerito che bassi livelli di vitamina D, possono aumentare il rischio di schizofrenia. Ahmad Esmaillzadeh, dell’University of Medical Sciences Isfahan in Iran e colleghi, hanno scoperto che i partecipanti allo studio con deficit di vitamina D avevano 2,16 volte più probabilità di sviluppare la schizofrenia, rispetto ai partecipanti con normali livelli di vitamina D. “I nostri risultati supportano la teoria che la vitamina D può avere un impatto significativo sulla salute mentale”, dice Esmaillzadeh. “Sono necessarie ulteriori ricerche per determinare come il crescente problema della carenza di vitamina D, può interessare la nostra salute generale”.

 

http://news.uga.edu/releases/article/vitamin-d-deficiency-depression/

Giovedì, 20 Settembre 2018 10:02

ADDIO A RUGHE E ZAMPE DI GALLINA CON IL MSM.

20-09-2018

La supplementazione orale di un integratore alimentare contenente metil-sulfonil-metano (MSM) può migliorare la salute della pelle, in particolare riducendo linee sottili e rughe. Questi i risultati di uno studio pubblicato su Natural Medicine Journal che porta alla ribalta il successo clinico della somministrazione di un integratore contenente MSM. Per lo studio a 20 donne sono stati somministrati un integratore contenente 3 g di MSM al giorno o un placebo per 16 settimane. Lo stato della pelle è stato valutato con strumentazioni specifiche da operatori qualificati e mediante auto-valutazione dalle partecipanti all’ottava e sedicesima settimana. Il MSM ha mostrato un miglioramento cutaneo statisticamente significativo rispetto al placebo in termini di riduzione delle zampe di gallina e aumento di compattezza e tono della pelle. Secondo gli Autori dello studio, la spiegazione di questi risultati risiede nella capacità del MSM di influenzare l’idratazione, la funzione barriera, la produzione della matrice extracellulare e il controllo dell’infiammazione della pelle, con effetto di prevenzione dell’invecchiamento.
Il MSM in generale ha un ruolo chiave nella salute di capelli, pelle e unghie (annessi cutanei) in qualità di costituente chiave del collagene e della cheratina. Lo zolfo contenuto nel MSM è un componente degli aminoacidi solforati i quali, stabilizzando la cheratina, rendono il capello robusto, impedendone deformazione e rottura. Inoltre, è un minerale chiave per la salute dei tessuti connettivi, capace di favorire la funzionalità articolare e di controllare gli stati infiammatori delle giunture.

 

http://www.naturalmedicinejournal.com/journal/2015-11/effects-oral-supplementation-methylsulfonylmethane-skin-health-and-wrinkle-reduction

20-09-2018

Le crucifere come i cavoli e i broccoli hanno proprietà anticancro note e supportate da diversi studi ed evidenze. Se allora possono offrire una protezione contro diverse forme di tumore come quelli della prostata, del colon-retto e altri ancora, soltanto mangiandole, perché queste verdure non potrebbero offrire una protezione anche contro il cancro della pelle se utilizzate per via esterna? Questa è proprio la domanda che si è posta la dottoressa Sally Dickinson, del Dipartimento di Farmacologia presso l’Università dell’Arizona (UA) e membro dell’UA Cancer Center. Grazie dunque alla sostanza attiva contenuta in broccoli & Co., il sulforafano, che possiede note proprietà chemiopreventive, si potrebbe ridurre il rischio di sviluppare il cancro della pelle in modo più efficace e realmente attivo che non il solo proteggere dai raggi UV interponendo un filtro solare. «Anche se è aumentata la consapevolezza circa la necessità di una limitata esposizione al Sole e l’uso di creme solari, stiamo ancora assistendo a troppi casi di cancro alla pelle ogni anno – spiega Dickinson nel comunicato UA – Per cui siamo alla ricerca di metodi migliori per prevenire il cancro della pelle in forme che siano accessibili e gestibili per uso pubblico. Il sulforafano potrebbe essere un ottimo candidato per l’uso nella prevenzione del cancro della pelle causato dall’esposizione ai raggi ultravioletti».
La ricerca, condotta presso il laboratorio del professor Tim Bowden, uno dei più autorevoli ricercatori del UACC, mostra che il sulforafano è altamente adattabile, ed è un agente altamente efficace quando si tratta di inibire le vie di formazione e diffusione del cancro (come la proteina AP-1), e per contro attivare i geni chemioprotettivi come il gene Nrf2. Lo studio pilota che seguirà questa prima ricerca verrà condotto in collaborazione con la Johns Hopkins University per testare direttamente sulla pelle di volontari gli effetti di una crema a base di sulforafano. I precedenti studi che hanno confermato la sicurezza nella somministrazione del composto, sia per via orale che topica, fanno ben sperare nel successo dello studio e per una maggiore applicazione nell’uso di questo composto. «Il sulforafano è un tipo di composto che ha così tante incredibili applicazioni teoriche se il dosaggio è commisurato correttamente – sottolinea Dickinson – Sappiamo già che è molto efficace nel contenere le scottature, e abbiamo visto casi in cui può stimolare enzimi protettivi della pelle». Le buone prospettive fanno dunque ben sperare per una nuova generazione di creme solari che oltre a filtrare i raggi UV proteggono attivamente stimolando anche le naturali protezioni della pelle e del sistema immunitario.

 

http://medicalxpress.com/news/2013-07-vegetables-broccoli-key-skin-cancer.html

http://azcc.arizona.edu/news/wear-your-vegetables

20-09-2018

L’abbassamento delle temperature e delle difese immunitarie può rendere le persone maggiormente vulnerabili al mal di gola. Il mal di gola può essere associato a diverse cause: infezioni virali, infezioni batteriche, irritazioni, problemi di reflusso, tonsillite. È risalendo alla causa scatenante che possiamo comprendere quale rimedio sia più adatto al trattamento di questo disturbo. Esistono diversi rimedi naturali e ingredienti nelle nostre cucine che possono venire in nostro soccorso. Uno dei più efficaci è il succo di limone.
Il limone è un potente antibatterico naturale. Può essere adoperato in diversi modi: per effettuare gargarismi e disinfettare il cavo orale, o aggiunto alle bevande, meglio se fredde per conservare il suo contenuto di vitamina C. All’interno del limone esistono diverse sostanze che tornano utili per combattere il mal di gola: l’acido citrico, adatto soprattutto se il mal di gola viene dalla tonsillite, vitamina C, per sostenere la naturale attività del sistema immunitario e aiutare il corpo ad affrontare le infezioni, minerali essenziali e altre vitamine. Ma come adoperare il succo di limone per trattare il mal di gola? Come accennato, il limone può essere usato in vari modi. Vediamone alcuni.

1. ACQUA CALDA E LIMONE: Bere acqua calda e succo di limone ogni giorno vi aiuterà ad affrontare molti problemi di salute, tra cui mal di gola.

2. GARGARISMI: Mescolate il succo di limone con l’acqua: potete berlo o usare questo liquido per effettuare dei gargarismi e disinfettare la parte.

3. SUCCO DI LIMONE E MIELE: Aggiungete a mezzo bicchiere di succo di limone un cucchiaino di miele grezzo e un pò di acqua calda. Bevete 2-3 volte al giorno per alleviare i sintomi del mal di gola. In alternativa, potete prendere un cucchiaino di miele e spruzzargli sopra qualche goccia di succo di limone. Non dimenticate che il miele è un ottimo antibiotico naturale. Un gruppo di ricercatori svedesi ha scoperto, ad esempio, che i batteri contenuti nel miele potrebbero essere un buon sostituto degli antibiotici, specie quando questi non funzionano.

4. LIMONE E ACQUA SALATA: Mescolate il succo di un limone e un cucchiaino di sale in una tazza di acqua tiepida. Usate la soluzione per effettuare dei gargarismi per almeno un minuto. Ripetete più volte al giorno.

5. LIMONE, MIELE E ZENZERO: Sappiamo già che la tisana allo zenzero è un ottimo rimedio contro tosse e raffreddore. Aggiungete a questo il succo di un limone e del miele e otterrete un’efficace tisana contro il mal di gola, dalle proprietà antinfiammatorie e antibatteriche.

6. SUCCO DI LIMONE, MIELE E ACETO BIANCO: Mescolate 3 cucchiai di succo di limone con miele e aceto bianco ed effettuate dei gargarismi con questo liquido per almeno 3 giorni.

Il limone non è utile solamente per combattere il mal di gola. Secondo uno studio condotto dall’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri di Bergamo, mezzo bicchiere di succo di limone ogni giorno potrebbe aiutarvi a sconfiggere anche calcoli e coliche. Meglio di un farmaco e senza controindicazioni.

http://www.sciencedaily.com/releases/2014/09/140908093741.htm

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