Angelo Ortisi

Angelo Ortisi

10-04-2015

Le persone anziane che mangiano alimenti che contengono dei livelli elevati di acido folico, presente in natura in molte verdure a foglia verde e nella frutta, possono ridurre di più della metà il rischio di sviluppare il Morbo di Alzheimer. Uno studio durato dieci anni ha dimostrato che gli individui che consumano almeno 400 microgrammi di acido folico al giorno (la dose giornaliera raccomandata della vitamina) presentano un 55% di rischio in meno di sviluppare la malattia. L’acido folico, riduce i livelli ematici di omocisteina, una sostanza che può danneggiare le cellule cerebrali. Alimenti ricchi in folati sono anche: arance, broccoli, spinaci e banane.

COMMENTO

Sono già diversi anni che i ricercatori hanno notato che mangiare alimenti ricchi in folati previene l’insorgenza del Morbo di Alzheimer. Questo studio ancora una volta sottolinea l’evidenza di ciò. Verdure a foglia verde, fragole, fegato, rognone, noci e altri cibi ricchi in folati possono aiutare le cellule nervose a non essere danneggiate. Verdura fresca, specie a foglia verde scura, e fragole sono una delle fonti naturali più ricche in acido folico. Mangiare pasti ricchi in verdura fresca cruda è la via più semplice per ottenere una dose ideale giornaliera di acido folico. Tuttavia è altrettanto importante sapere che ognuno di noi necessita di quantitativi differenti di verdure per rimanere in salute. Alcune persone devono mangiare un quantitativo di verdura 300 volte superiore a quello degli altri. La quantità e la qualità dei vegetali che richiede il vostro organismo dipende dalla vostra specifica tipologia genetico-sanguigna.

 

http://consumer.healthday.com/cognitive-and-neurological-health-information-26/alzheimer-s-news-20/folate-may-reduce-alzheimer-s-risk-527402.html

31-05-2018

L'eczema, detto anche dermatite atopica, è una patologia infiammatoria della pelle molto diffusa, che colpisce il 5% circa della popolazione. Può essere descritto come una grave reazione allergica a livello cutaneo, che però non è causata dalle sostanze o dagli oggetti con cui entra in contatto la pelle (in tal caso si parla di dermatite da contatto). In altre parole si tratta di una reazione allergica che viene dall'interno. Anche per questa patologia, le cause sono simili a quelle dell'artrite reumatoide e dell'asma: allergie alimentari, deficit di acido cloridrico nello stomaco e squilibrio dei mediatori dell'infiammazione. Attualmente sappiamo che tale squilibrio è dovuto all'alterazione degli enzimi necessari per convertire gli acidi grassi alimentari nella forma necessaria per l'ulteriore conversione in prostaglandine antinfiammatorie. Già nel 1933 i ricercatori avevano dimostrato che i bambini che soffrono di eczema hanno livelli inferiori di acidi grassi essenziali nel sangue. In seguito è stato scoperto che l'enzima delta-6-desaturasi, necessario per la preparazione degli acidi grassi alla conversione in prostaglandine antinfiammatorie è carente nei pazienti che soffrono di eczema. Gli ultimi studi sui neonati hanno dimostrato che quelli che hanno livelli più bassi di acido diomogamma-linolenico nel sangue e nel cordone ombelicale hanno un rischio maggiore di sviluppare eczema durante l'infanzia. Queste osservazioni hanno dato lo spunto per numerosi studi clinici sull'integrazione a base di vari oli e sui loro effetti nell'infiammazione. Numerosi studi hanno dimostrato che l'integrazione con l'acido eicosapentenoico ricavato da oli di pesce o l'acido gamma-linolenico dell'olio di enotera (e, presumibilmente, dell'olio di borragine e di ribes nero) migliora notevolmente questa malattia. Naturalmente ci vogliono alcuni mesi prima che si manifestino gli effetti clinici. L'integrazione con oli di semi fa bene anche ai cani che hanno un'infiammazione cutanea. La somministrazione a questi animali di alimenti ricchi di acidi grassi infatti contribuisce a curare la dermatite atopica e seborroica. In genere nel cane occorrono da quattro a nove settimane di trattamento prima che i sintomi migliorino.

Lunedì, 28 Maggio 2018 16:08

IL MAGNESIO RIDUCE L’INFIAMMAZIONE.

05-05-2018

La proteina C-reattiva (CRP) è una citochina proinfiammatoria, ovvero una molecola-segnale legata a un aumento dei livelli di infiammazione. L’infiammazione cronica causata da una sovraespressione o da una mancanza di controllo dei normali meccanismi di protezione dell’organismo può determinare una serie di problematiche di tipo infiammatorio, in particolar modo a livello cardiovascolare. Studi precedenti avevano dimostrato che il magnesio assunto con il cibo poteva essere un componente chiave della relazione tra dieta e processo infiammatorio, tuttavia il ruolo dell’integrazione di magnesio non era ancora stato chiarito. Ricercatori americani hanno analizzato i dati ottenuti su 10.024 individui relativi ai loro livelli di CRP e alla quantità di magnesio assunto con la dieta o con gli integratori. Si è notato che nei soggetti che assumevano giornalmente una quantità complessiva (con la dieta o con gli integratori) di magnesio inferiore rispetto all'RDA (dose giornaliera raccomandata) la probabilità di avere dei livelli alti di CRP era maggiore del 40%. Le implicazioni di questa scoperta sono state che l’integrazione di magnesio potrebbe rappresentare una valida alternativa per ridurre le problematiche infiammatorie in quei soggetti che non ne assumono quantità sufficienti con la dieta (il 100% dell'RDA è pari a 300 mg/die). Gli scienziati hanno concluso che il magnesio è utile perché, essendo coinvolto in importanti vie metaboliche, un inadeguato apporto con la dieta o con gli integratori al di sotto dell'RDA potrebbe alterare il normale funzionamento di tali processi.

 

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/15930481

Lunedì, 28 Maggio 2018 16:00

GLUCOSAMINA PER COMBATTERE L'OSTEOARTRITE.

21-01-2017

L'osteoartrite è causata dallo squilibrio fra danno e rigenerazione. Le cure farmacologiche convenzionali per alleviare i sintomi della malattia in realtà ne accelerano la progressione. Le cure naturopatiche, invece, stimolano la rigenerazione della cartilagine attraverso rimedi naturali. La glucosamina solfato è particolarmente efficace contro l'osteoartrite e velocizza la rigenerazione della cartilagine. Viene facilmente assorbita dall'organismo: in uno studio il 90% della dose di glucosamina marcata è entrata in circolo, ha raggiunto un picco dopo otto-dieci ore e, avendo un'emivita di 70 ore, è rimasta nell'organismo a lungo, diventando parte dei tessuti normali e diffondendosi dal sangue nelle ossa e nel tessuto articolare. La funzione principale della glucosamina nell'osteoartrite è aumentare la capacità della cartilagine di sintetizzare proteine e mucopolisaccaridi solfati in modo da ristabilire l'equilibrio fra erosione e rigenerazione della cartilagine. Questi effetti metabolici si traducono in buoni risultati clinici. In uno studio clinico tipico sono state confrontate una terapia a base di 1,5 g di glucosamina solfato e 1,2 g di ibuprofene al giorno, somministrati secondo un protocollo in doppio cieco a 40 soggetti affetti da osteoartrite del ginocchio. Il dolore è diminuito più rapidamente nelle prime due settimane nel gruppo ibuprofene, ma all'ottava settimana erano i soggetti trattati con la glucosamina a riferire dolori di minore intensità. Altri studi hanno dimostrato che l'effetto analgesico continua anche dopo la sospensione della cura e che gli effetti collaterali sono rarissimi.

Lunedì, 28 Maggio 2018 15:56

ATTIVITA’ EPATOBILIARE DEL BOLDO.

03-02-2017

I preparati a base di boldo sono tradizionalmente impiegati come coleretici e colagoghi e per facilitare le funzioni di eliminazione renale e digestiva. Come tali rientrano in svariate specialità proposte nel trattamento sintomatico delle turbe dispeptiche e possono essere associati a piante colagoghe come il carciofo, oppure a piante come la senna, la cascara ecc., nel trattamento della stipsi. Al boldo son attribuite proprietà diuretiche, sedative del sistema nervoso e debolmente ipnotiche. La boldina, a dosi più elevate rispetto a quelle utilizzate per stimolare le funzioni digestive, determinerebbe infatti un’azione ipnotica in grado di provocare uno stato di sonno simile a quello fisiologico, cui segue un risveglio esente da sgradevoli sensazioni di malessere. Le foglie di boldo trovano da sempre impiego nelle affezioni epatiche come stimolanti della secrezione biliare e per le proprietà antiepatotossiche del fitocomplesso. La boldina esercita un’azione elettiva sulla secrezione biliare ed in particolare sulla fluidificazione della bile. Sarebbe in grado infatti di modificarne le caratteristiche chimico-fisiche, diminuendone la densità e la viscosità ed aumentando il contenuto acquoso. Ricerche e seguite su cavie hanno messo in evidenza un’azione colecistocinetica, azione che compare anche a bassi dosaggi, compatibili con quelli tradizionalmente impiegati in terapia, mentre l’effetto coleretico compare solo per posologie elevate. L’aumento della secrezione appare netto ma di breve durata. Il conseguente aumento dei sali biliari a livello intestinale determina anche un effetto lassativo. La boldina ha a livello del tubo gastroenterico un’azione antispasmodica. Lavori effettuati nel 1977 hanno dimostrato che dosi elevate di estratti idroalcolici inibiscono la perossidazione lipidica (epatociti di cavia in coltura) e proteggono il fegato contro gli effetti tossici del tetracloruro di carbonio.

28-05-2018

Una nuova ricerca ha identificato uno dei principali meccanismi di lotta del sulforafano, un composto presente principalmente nei broccoli, contro il cancro e suggerisce che potrebbe essere utilizzato per il trattamento del cancro avanzato della prostata. Una crescente comprensione di come il sulforafano è in grado di uccidere selettivamente le cellule tumorali, indica che esso può essere utilizzato con successo nel trattamento del cancro metastatico, al fianco di approcci esistenti. Le nuove scoperte sulle abilità del sulforafano sono state pubblicate sulla rivista Oncogenesis, dai ricercatori dell’Oregon State University e della Texas A&M Health Science Center. ”Ci sono prove significative sul valore delle crucifere nella prevenzione del cancro”, ha detto Emily Ho, Professore e Direttore del Moore Family Center della Whole Grain Fooods e autore principale della ricerca. ”Tuttavia, questo è il primo studio che dimostra come il sulforafano può influenzare una metilazione dell’istone e modificare l’espressione genica nelle cellule tumorali del cancro metastatico della prostata. Il sulforafano ha il potenziale di aiutare a ri-esprimere i soppressori tumorali, portando alla morte selettiva delle cellule tumorali e rallentando la progressione della malattia”. L’evidenza dimostra che il sulforafano potrebbe avere valore terapeutico contro alcune forme di cancro metastatico in fase avanzata. I suoi molteplici impatti sui processi metabolici potrebbero farne un complemento prezioso per le terapie esistenti, aiutandole ad essere più efficaci. Ad oggi, nessuno studio clinico è stato fatto, per verificare il valore del sulforafano nella terapia del cancro anche se è in corso una sperimentazione per l’utilizzo di integratori del composto negli uomini ad alto rischio di cancro alla prostata. I risultati di tale sperimentazione potranno valutare la sicurezza dei supplementi ad alto dosaggio di sulforafano e preparare il terreno per la sperimentazione terapeutica.
Decine di studi hanno esaminato i benefici delle verdure crocifere come broccoli, cavolfiori, cavoli e molti si sono concentrati, in ultima analisi, sul ruolo del sulforafano. Il nuovo studio ha identificato un particolare enzima nelle cellule tumorali della prostata, chiamato SUV39H1, che è influenzato dall’esposizione al composto e che può essere un nuovo bersaglio terapeutico per il cancro avanzato. Il cancro della prostata è il più diagnosticato tra i diversi tipi di cancro e le terapie esistenti comprendono la rimozione chirurgica della prostata, radioterapia, terapia con gli ormoni ed altri approcci. Anche se a lenta evoluzione, il cancro della prostata può essere molto più aggressivo se metastatizza in altre zone del corpo. In studi di laboratorio, il sulforafano ha dimostrato tossicità per un certo numero di linee cellulari tumorali umane, tra cui tumori della mammella, dell’ovaio, del colon, del pancreas, e in studi su animali, ha dimostrato di ridurre le metastasi nel cancro della prostata.

 

http://www.eurekalert.org/pub_releases/2015-01/osu-bps011215.php

http://oregonstate.edu/ua/ncs/archives/2015/jan/beyond-prevention-sulforaphane-may-find-possible-use-cancer-therapy

28-05-2018

I piedi sono una parte importantissima del corpo: ci sostengono per tutto il giorno, ma sono spesso colpiti da callosità, funghi, stanchezza, secchezza. Prenderci cura di loro può aiutarci a sentirci meglio, a rilassarci ed evitare tanti piccoli fastidi che possono tediare le nostre giornate. In tal senso, un aiuto importante può arrivarci dagli oli essenziali. Ecco quali sono i più adatti per la salute e la bellezza dei piedi.

PIEDE D’ATLETA

Se il vostro problema è il piede d’atleta, potete trattare la parte con l’olio essenziale di salvia o di lavanda. Migliore di tutti, però, è il tea tree oil, uno dei rimedi naturali più utilizzati per la cura del piede d’atleta. Questo perché il tea tree oil ha delle conosciute proprietà antifungine, molto utili per combattere le infezioni.

ALLUCE VALGO

L’alluce valgo è una deformazione comune del piede che può diventare una condizione veramente fastidiosa, soprattutto durante la giornata, quando la parte entra in attrito con le scarpe. Per avere un pò di sollievo potete effettuare dei pediluvi con l’aggiunta di olio essenziale di lavanda. Per alleviare l’infiammazione, invece sono indicati degli impacchi freddi, con l’aggiunta di olio essenziale di camomilla, rosmarino e lavanda. Lasciate agire per almeno 20 minuti.

CONTRO LA STANCHEZZA

Se a fine giornata sentite i piedi gonfi, stanchi, che bruciano potete alleviare questi fastidi facendo dei pediluvi con l’aggiunta di oli essenziali di lavanda e menta piperita. Per favorire la circolazione, invece, preferite dei massaggi con olio di mandorle con aggiunta di olio essenziale di geranio o limone. Va bene anche l’olio d’oliva da usare come vettore.
Massaggiate delicatamente dalle punte dei piedi fino alle caviglie. Anche in questo caso, dopo il massaggio, potete indossare dei calzini comodi e tenerli per tutta la notte, lasciando che il rimedio agisca.

CALLI E DURONI

Anche calli e duroni possono mettere a dura prova il nostro umore durante la giornata. Potete trattarli utilizzando l’olio essenziale di geranio, da applicare sulla pelle già ammorbidita, dopo un pediluvio.

23-09-2015

La carenza di selenio si associa a un aumento del rischio di mortalità, sia cardiovascolare e sia totale, nella popolazione anziana: è questo il risultato principale di uno studio osservazionale, durato 7 anni, condotto su una popolazione di uomini e donne svedesi di 70-80 anni al momento dell’ingresso nello studio. Il selenio è un elemento presente in tracce nell’organismo umano, essenziale per il corretto funzionamento di molte attività enzimatiche (selenoproteine). Presente nel terreno in quantità variabili, viene assorbito dai vegetali, che ne sono la principale fonte alimentare. I terreni coltivabili europei sono meno ricchi di selenio rispetto a quelli Nordamericani e, nello specifico, la minore presenza dell’elemento si rileva nei terreni del Nord Europa. Gli Autori di questo studio hanno quindi valutato se basse concentrazioni plasmatiche di selenio, conseguenti ad uno scarso apporto alimentare del selenio stesso, influenzassero la mortalità negli anni successivi. Nell’arco dei 7 anni del follow-up si è osservato che i soggetti con concentrazioni di selenio nel quartile inferiore (<57 µg/L), confrontati con i soggetti dei tre quartili superiori, mostravano un significativo incremento del rischio di mortalità sia totale, sia cardiovascolare, del 50% circa. Tale effetto potrebbe essere dovuto alla riduzione dell’attività antiossidante delle selenoproteine, dovuta alla scarsa disponibilità di selenio.

                                                                             

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/26105108

03-06-2018

La vitamina C è in grado di ridurre la broncocostrizione e i sintomi respiratori causati dall’esercizio fisico. Questo secondo una ricerca pubblicata sull’ultimo numero di Allergy, Asthma & Clinical Immunology. L’autore dello studio, il prof. Hemila dell’Università di Helsinki, Finlandia, ha condotto una metanalisi per valutare l’effetto della vitamina C nei soggetti con broncocostrizione che praticano sport. L’attività fisica aumenta lo stress ossidativo e quindi un antiossidante come la vitamina C potrebbe avere effetti salutari nelle persone che praticano esercizio intenso. Analizzando i dati di 9 studi è stato osservato che la somministrazione di vitamina C riduceva i marker dello stress ossidativo causato dall’attività fisica. È bene anche ricordare che la vitamina C è coinvolta nel metabolismo dell’istamina, prostaglandine e leucotrieni, mediatori della patogenesi della broncocostrizione.
In altri 3 studi è stato dimostrato che la vitamina C dimezzava lo sforzo polmonare (calcolato secondo test di funzione polmonare) nei partecipanti che soffrivano di broncocostrizione indotta dall’attività fisica. Altri 5 studi hanno esaminato alcuni soggetti sottoposti a pesante stress fisico a breve termine, evidenziando che la somministrazione di vitamina C dimezzava l’incidenza di sintomi respiratori, effetto riportato anche in adolescenti che praticavano nuoto agonistico. In soggetti asmatici di 26 anni di età media, che soffrivano di broncocostrizione indotta dall’esercizio, sono stati evidenziati effetti positivi sulle vie aeree periferiche. I risultati ottenuti suggeriscono che, grazie alla sicurezza e al costo contenuto, l’assunzione di vitamina C possa essere di beneficio per le persone fisicamente attive, in particolare in presenza di sintomi respiratori come tosse o mal di gola in seguito ad attività fisica.

 

http://www.jacionline.org/article/S0091-6749%2814%2901256-1/fulltext

30-05-2018

La causa di molti problemi di salute è legata a uno squilibrio della flora batterica intestinale, e questa base per una buona salute si costruisce ancora in utero. Una recente analisi di studi clinici disponibili ha trovato che le donne che assumono probiotici e fermenti durante la gravidanza riducono il rischio di sviluppare allergie al loro bambino. Fornire probiotici abbondanti sotto forma di alimenti fermentati è uno dei più potenti modi per ripristinare la flora intestinale benefica del bambino. Una recente ricerca ha dimostrato che i probiotici possono mettere in remissione individui affetti da psoriasi, colite ulcerosa e/o sindrome da stanchezza cronica, nonchè ridurre le possibilità di recidiva. Un altro studio ha dimostrato che un certo ceppo probiotico migliora l’efficacia del trattamento standard per la parodontite cronica del 53 per cento.

 

http://pediatrics.aappublications.org/content/early/2013/08/13/peds.2013-0246.abstract

http://www.reuters.com/article/2013/08/22/us-probiotics-linked-to-lower-risk-of-al-idUSBRE97L0UK20130822?feedType=RSS&feedName=healthNews

http://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1111/jcpe.12155/abstract

http://www.medicalnewstoday.com/releases/264965.php

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