Angelo Ortisi

Angelo Ortisi

Lunedì, 21 Maggio 2018 12:59

EFFETTI DEL RESVERATROLO SULLA GLICEMIA.

30-05-2018

Una ricerca pubblicata su Molecular Nutrition & Food Research suggerisce che il resveratrolo, polifenolo ad attività antiossidante, potrebbe essere utile nel controllo del diabete di tipo 2. Sono stati raccolti i dati di 196 persone con diabete mellito di tipo 2 e i risultati forniti indicano la capacità del resveratrolo di effetti benefici su pressione sanguigna sistolica, emoglobina A1c (marker affidabile di gravità del diabete 2) e creatinina. Considerando il miglioramento registrato in questi parametri metabolici e l’eccellente profilo di sicurezza, gli Autori hanno concluso che il resveratrolo potrebbe essere un agente di supporto alle terapie farmacologiche per il controllo del diabete. In un precedente studio del 2013, l’assunzione di 1000 milligrammi al giorno di resveratrolo per 45 giorni ha diminuito significativamente nei partecipanti non solo pressione sanguigna sistolica ed emoglobina A1c, ma anche glicemia a digiuno, insulina e insulino-resistenza. Il resveratrolo è una fitoalessina ad azione antiossidante e antimicrobica prodotta da alcuni vegetali in risposta al danno o all’infezione da microrganismi patogeni. Alla forma trans, l’unica bioattiva, sono attribuite alcune importanti attività salutari e le relative applicazioni terapeutiche: miglioramento dei marker cardiometabolici e attività antivirale, antiossidante e antitumorale.

 

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25138371

25-09-2017

Sulle oltre 180.000 infermiere seguite per 22-30 anni nell’ambito dei Nurses’ Health Study, è stata valutata l’associazione tra assunzione di potassio, magnesio e calcio, con gli alimenti o con integratori, e il rischio di ictus, sia ischemico e sia emorragico. Gli studi indicano che apporti elevati dei 3 minerali si associano ad una riduzione del rischio di ictus ischemico del 18% circa; un risultato confermato da una metanalisi dei dati della letteratura condotta dagli autori. L’analisi del contributo individuale dei 3 minerali ha permesso di concludere che l’apporto di magnesio correla significativamente con la riduzione del rischio di ictus totale, ischemico ed emorragico, che è risultata del 19% tra le donne con il consumo più elevato; anche le infermiere che assumevano più potassio, sono risultate maggiormente protette dal rischio di ictus totale (-11%) rispetto a coloro che ne assumevano meno. Livelli di assunzione anche elevati di calcio non sembrano invece influenzare il rischio di eventi vascolari cerebrali. In conclusione, per ogni aumento dell’assunzione di 1 g/die di potassio la riduzione complessiva del rischio è del 9%, mentre per ogni 100 mg/die in più di magnesio il rischio diminuirebbe del 13%. L’analisi ha anche permesso di escludere che ai benefici associati al magnesio contribuiscano gli integratori dello stesso minerale, per i quali non è stata rilevata alcuna associazione col rischio di ictus.

 

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25948665

10-06-2015

Il carotenoide antiossidante astaxantina ha proprietà anti-obesità ed effetti sulla sensibilità insulinica, ma i meccanismi molecolari specifici delle sue azioni non sono ancora ben stabiliti. Uno studio recente ha esaminato come l’astaxantina incide positivamente sulla sensibilità all’insulina. Un gruppo di topi maschi svizzeri albini sono stati alimentati con una dieta ricca di fruttosio, e quindi trattati con astaxantina in olio d’oliva o olio di oliva da solo. Al termine di 60 giorni sono stati valutati, glucosio, insulina e citochine pro-infiammatorie nel plasma, lipidi e marker per lo stress ossidativo nel muscolo scheletrico e nel tessuto adiposo. Sul sito di Green Med Info si legge: “Questo studio dimostra per la prima volta che la somministrazione prolungata di astaxantina migliora la sensibilità all’insulina attivando il recettore post-segnalazione dell’insulina e riducendo lo stress ossidativo, l’accumulo lipidico e di citochine proinfiammatorie nei topi obesi”.

 

http://www.greenmedinfo.com/article/astaxanthin-prevents-fructose-induced-adverse-changes-insulin-signaling-and

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/22089895

10-04-2015

L’antiossidante vitamina E, è utile a ridurre il livello delle proteine proinfiammatorie, Proteina C (CRP) e IL-6, che possono contribuire alle patologie cardiache. I livelli ematici sia della CRP che dell’IL-6 spesso sono elevati nei pazienti con patologie cardiache, indicando un incremento di rischio di attacco cardiaco. Sebbene i ricercatori abbiano studiato gli effetti della vitamina E su pazienti diabetici, essi hanno stabilito che sia i diabetici che le persone normali beneficiano della supplementazione con questa vitamina. L’uso di vitamina E riduce i livelli di CRP del 30% e di IL-6 più del 50% in tutti e tre i gruppi, in accordo con i dati ottenuti dall’University of Texas Southwestern Medical Center a Dallas. I ricercatori hanno diviso i partecipanti in tre gruppi:

• Un gruppo formato da persone con diabete e malattie cardiache.
• Un altro gruppo affetto solo da diabete di tipo 2.
• Un altro gruppo composto da adulti sani.

Tutti i partecipanti hanno eseguito gli esami sanguigni all’inizio dello studio, dopo tre mesi dall’inizio della supplementazione con vitamina E (1.200 UI), e ancora dopo due mesi dalla sospensione della supplementazione. “Questo studio ha dimostrato che la vitamina E riduce significativamente i livelli di CRP sia nei diabetici che nei non diabetici. La ricerca suggerisce che la vitamina E potrebbe essere un ulteriore trattamento per ridurre le cardiopatie”, è quanto afferma il Dr. Sridevi Devaraj, co-autore dello studio.

 

https://www.sciencenews.org/blog/food-thought/vitamin-e-targets-dangerous-inflammation

http://www.annualreviews.org/doi/abs/10.1146/annurev.nutr.24.012003.132446

05-05-2015

Le vene varicose, possono essere anche attribuibili ad una mancanza di vitamina K, secondo uno studio del ”Journal of Vascular Research.” Livelli inadeguati di vitamina K possono ridurre l’attività della proteina matrix GLA (MGP), che a sua volta è stata identificata come punto chiave nello sviluppo delle varici. Poiché la vitamina K è richiesta per attivare la MGP, si pensa che un’adeguata assunzione dietetica di vitamina K sia un requisito preliminare per la prevenzione delle vene varicose. Ci sono due forme principali di vitamina K:

1. K1 (fillochinone o fitomenadione).
2. K2 (menachinone).

La vitamina K3 è una variante sintetica della vitamina, che non è suggerita per il consumo umano. La vitamina K1 si trova nella verdura a foglia verde, compreso lattuga, broccoli e spinaci e costituisce circa il 90 per cento della vitamina K presente nella dieta Occidentale. Le vitamine K2 includono parecchi menachinoni (MK-n, con la n determinata dal numero di catene laterali di prenili), quali MK-4 trovato nella carne; MK-7, MK-8 e MK-9 trovati in prodotti alimentari fermentati come il formaggio ed il natto. Le vene varicose - quei rigonfiamenti sgradevoli e dolorosi che compaiono specie sulle gambe - affliggono il 5-30 per cento della popolazione adulta, con le donne che hanno tre volte più probabilità di svilupparle. Come impedire le vene varicose? I fattori di rischio di sviluppo delle vene varicose includono:

• Età.
• Obesità e/o gravidanze multiple.
• Mancanza di attività fisica.
• Lavoro in piedi.
• Predisposizione genetica e anomalie del tessuto connettivo.

La vostra dieta è la fonte fondamentale di prevenzione. Gli alimenti fermentati, come il natto, hanno tipicamente la più alta concentrazione di vitamina K trovata nella dieta umana e possono fornire parecchi milligrammi di vitamina K2. Questo livello eccede di gran lunga quello trovato nella verdura verde. La vitamina K2 è sintetizzata dai batteri intestinali ed è assorbita dalla parte distale dell’intestino tenue. Ricordatevi che l’uso di antibiotici blocca l’assorbimento di vitamina K2. La vitamina K1 si trova tipicamente negli ortaggi freschi verde scuro. La seguente tabella vi propone alcune fonti di vitamina K che dovreste aggiungere alla vostra dieta:

- Cavolo riccio 440 mcg/100 g
- Spinacio 380 mcg/100 g
- Insalata verde 315 mcg/100 g
- Broccolo 180 mcg/100 g
- Cavolini di Bruxelles 177 mcg/100 g
- Cavolo 145 mcg/100 g
- Asparago 60 mcg/100 g
- Olio d’oliva 55 mcg/100 g
- Fagiolini 33 mcg/100 g
- Lenticchie 22 mcg/100 g

La vitamina K è una vitamina liposolubile ben nota per il ruolo importante che svolge nella coagulazione sanguigna. Tuttavia, la vitamina K è anche assolutamente essenziale per le ossa, in quanto serve da “colla” biologica per saldare il calcio alla matrice ossea. Alcuni studi recenti hanno indicato che la vitamina K presenta un’azione equivalente ai farmaci per l’osteoporosi tipo Fosamax (è inutile dire senza effetti collaterali!). La vitamina K è vitale per la prevenzione delle malattie cardiocircolatorie, perché contribuisce ad impedire l’indurimento delle arterie - un fattore di rischio comune in queste patologie. Altri effetti benefici della vitamina K includono:

• Utile contro il Morbo di Alzheimer.
• Topicamente la vitamina K può contribuire a ridurre le contusioni.
• Una carenza di vitamina K può interferire col rilascio dell’insulina e la regolazione della glicemia in un modo simile al diabete.
• Può avere proprietà antiossidanti.
• Utile nel trattamento del cancro, incluso quello del fegato e del polmone.

Le seguenti condizioni possono favorire una carenza di vitamina K:

• Consumare una dieta scarsa o limitata.
• Malattia di Crohn, colite ulcerativa, malattia celiaca ed altre circostanze che interferiscono con l’assorbimento del nutriente.
• Affezioni epatiche che interferiscono con l’immagazzinamento della vitamina K.
• Farmaci come antibiotici ad ampio spettro, farmaci anticolesterolo ed aspirina.

Si suggeriscono 3.000 mcg di vitamina K al giorno. In caso di gravidanza o allattamento, evitare dosaggi superiori all’RDA (65 mcg) a meno che specificamente suggerito e controllato dal vostro medico. In caso di pregresso ictus, infarto o disturbi della coagulazione, non prendete la vitamina K senza consultare il vostro medico.

 

http://www.karger.com/Article/Abstract/106189

http://articles.mercola.com/sites/articles/archive/2007/09/13/vitamin-k-linked-to-fewer-varicose-veins-better-vascular-health.aspx

Lunedì, 21 Maggio 2018 12:24

OLIO DI FEGATO DI MERLUZZO CONTRO L’ASMA.

19-11-2015

Il detestato olio di fegato di merluzzo, generosamente somministrato alle generazioni passate di bambini, li ha probabilmente aiutati a combattere i sintomi dell’asma, di cui oggi soffrono milioni di persone, due milioni nella sola Australia. Uno studio dell’Istituto per la prevenzione dell’asma infantile, ha concluso che gli acidi grassi omega-3, che si trovano nel tonno e nell'olio di fegato di merluzzo, possono ridurre significativamente sintomi come tosse e respiro affannoso, nei bambini di genitori che soffrono di asma. I risultati, presentati alla Conferenza australiana per l’asma, svoltasi a Melbourne, sono basati su un programma che ha seguito 6.161 bambini sin dalla nascita. Lo studio indica che la riduzione degli acari della polvere in lenzuola e coperte e l’eliminazione dei giocattoli di peluche produce risultati positivi in termini di allergie, ma i supplementi omega-3 sono ancora più efficaci contro tosse e respiro affannoso.

 

http://homemade-herbs-and-recipes.blogspot.it/2009_08_01_archive.html

http://www.theage.com.au/articles/2004/02/23/1077497502024.html?from=storyrhs

12-06-2015

La passiflora è una pianta appartenente alla famiglia Passifloraceae. Ci sono circa 500 specie di Passiflora. Ciò che rende la pianta interessante è che essa è ricca di flavonoidi, glicosidi, acidi organici (ad esempio acido formico, butirrico, linoleico, linolenico, malico, miristico, oleico e acido palmitico), composti fenolici e aminoacidi. Per questo motivo, non è sorprendente che la passiflora sia stata usata per secoli per il trattamento di molte condizioni di salute. L’industria alimentare e delle bevande, utilizza l’estratto della pianta come aromatizzante.
Dal punto di vista della salute, la Passiflora è nota per le sue proprietà antibatteriche, antimicotiche e proprietà analgesiche. Dispone inoltre di proprietà sedative, ansiolitiche e di attività antispasmodica ed è per questo che è stata tradizionalmente usata per il trattamento di ansia, nervosismo, agitazione, disturbi del sonno (insonnia) e convulsioni. Recenti studi suggeriscono inoltre che la passiflora può essere usata per il trattamento di condizioni come l’Attention Deficit Hyperactivity Disorder (ADHD), l’isteria, l’asma, ipertensione, disturbi gastrointestinali, menopausa, sintomi di depressione post-partum, fibromialgia, spasmi muscolari, emorroidi, ustioni e infiammazione. La pianta è stata anche utilizzata per alleviare i sintomi causati da astinenza da stupefacenti o astinenza da alcol.

USI DELLA PASSIFLORA

ANSIA

La passiflora è ben nota per la sua attività calmante. Essa contiene alcaloidi beta-carbolinici che aiutano a ridurre la quantità di MAO (monoamino ossidasi). Questo a sua volta aiuta a trattare l’ansia e la depressione, così come l’agitazione nervosa. Pertanto, bere una tazza di tè fatto con 1 cucchiaino di foglie fresche o essiccate di passiflora può aiutare a ridurre i sintomi da ansia, nervosismo, agitazione, epilessia e convulsioni. Basta aggiungere un cucchiaio di foglie fresche o essiccate di passiflora in una tazza di acqua bollente e lasciare in infusione per 7-10 minuti. Lasciare raffreddare e bere.

DISTURBI DEL SONNO

La passiflora è stata utilizzata per trattare disturbi del sonno, per secoli. Gli scienziati ritengono che la pianta aiuta ad aumentare i livelli di un aminoacido chiamato GABA (acido gamma-amino butirrico) nel cervello che agisce come neurotrasmettitore. La ricerca indica che un aumento dei livelli di GABA nel cervello ci fanno sentire più tranquilli e rilassati, riducendo la produzione di neurotrasmettitori eccitatori che portano a disturbi del sonno e ansia indotta. Pertanto, bere una tazza di tè alla passiflora circa un’ora prima di coricarsi, può migliorare la qualità del sonno.

INFIAMMAZIONI E DOLORE

La passiflora è nota per le sue proprietà analgesiche e antinfiammatorie. Pertanto l’applicazione di una bustina di tè di passiflora su una zona del corpo, riduce l’infiammazione e il dolore. Basta immergere un sacchetto di passiflora in una piccola quantità di acqua tiepida e lasciare che la bustina di tè assorba l’acqua, per circa cinque minuti. Applicare la bustina imbevuta sulla zona interessata, per 10-15 minuti 2-3 volte al giorno.

DISAGIO GASTROINTESTINALE

Il tè di passiflora è un efficace rimedio naturale per problemi di stomaco come indigestione o mal di stomaco. Basta bere una tazza di tè di passiflora al momento della comparsa dei disturbi gastrointestinali, due volte al giorno. Se il fastidio allo stomaco non scompare in due o tre giorni, è meglio consultare un esperto per assicurarsi che non ci sia qualche problema più serio.

PRESSIONE ALTA

Bere una tazza di tè alla passiflora al giorno ha dimostrato di essere utile nel regolare i livelli di pressione sanguigna. Si noti che le persone che assumono farmaci per la pressione alta dovrebbero evitare questo rimedio in quanto la passiflora può ridurre la pressione sanguigna a livelli pericolosamente bassi.

EFFETTI COLLATERALI DELLA PASSIFLORA

La passiflora è generalmente sicura se assunta con moderazione e per un periodo di tempo di non più di due mesi. Alcuni effetti collaterali della pianta includono vertigini, confusione, alterazione della coscienza, azione muscolare irregolare, nausea, vomito, sonnolenza, se consumata in grandi quantità o per cicli prolungati. Se si notano questi sintomi, interrompere l’uso e rivolgersi ad un esperto. La passiflora non è raccomandata alle donne in gravidanza, in quanto contiene sostanze chimiche che possono causare contrazioni dell’utero. Inoltre, non deve essere utilizzata se si sta allattando poiché non c’è abbastanza ricerca per determinare quanto sia sicura per i bambini. Se si assumono farmaci per la pressione alta o se si stanno assumendo antidepressivi o se dovete fare l’anestesia per un intervento chirurgico, non usare la passiflora in quanto può alterare gli effetti di questi farmaci. L’uso della passiflora dovrebbe essere evitato da persone che hanno la pressione sanguigna bassa, dal momento che l’attività anti-ipertensiva di questa pianta può ridurre la pressione arteriosa a livelli pericolosamente bassi.

10-08-2015

Il selenio è stato utilizzato nella medicina tradizionale come trattamento per la forfora, ma la nostra comprensione del minerale ha percorso una lunga strada da allora. Oggi, la ricerca mostra che il selenio, soprattutto quando usato in combinazione con la vitamina C, vitamina E e beta-carotene, lavora per bloccare le reazioni chimiche che generano radicali liberi nel corpo (che può danneggiare il DNA e causare cambiamenti degenerativi nelle cellule, come tumori). Il selenio aiuta anche a impedire alle molecole di DNA danneggiate, di riprodursi. In altre parole, il selenio agisce per impedire lo sviluppo di tumori. “E contribuisce alla morte delle cellule cancerose e pre-cancro. La loro morte sembra verificarsi prima di replicare, contribuendo in tal modo a fermare il cancro prima che venga avviato,” dice il Dott. James Howenstine in Guida del medico ai prodotti naturali che funzionano per la salute. Oltre a prevenire l’insorgenza della malattia, il selenio ha anche dimostrato di aiutare a rallentare la progressione del cancro in pazienti che già hanno sviluppato questa condizione. Secondo la Life Extension Foundation, l’uso di selenio durante la chemioterapia in combinazione con la vitamina A e la vitamina E, può ridurre la tossicità dei farmaci chemioterapici. Il minerale aiuta anche a “migliorare l’efficacia della chemio, radioterapia, ipertermia e riducendo al minimo i danni alle cellule normali del paziente.
Uno studio del 1996 dal Dr. Larry Clark, dell’University of Arizona ha dimostrato quanto sia efficace il selenio nella protezione contro il cancro. Nello studio di 1.300 anziani, l’insorgenza del cancro tra coloro che hanno preso 200 microgrammi di selenio al giorno per circa sette anni è stata ridotta del 42 per cento rispetto alle persone trattate con un placebo. I decessi per cancro per coloro che assumono il selenio sono stati ridotti quasi a metà, secondo lo studio che è stato pubblicato sul Journal of American Medical Association. Lo studio ha concluso che il minerale ha contribuito a proteggere contro tutti i tipi di cancro e può avere ripercussioni particolarmente potenti sulla prostata, colon-retto e polmone.

 

http://www.cypressingredients.com/matrix/Studies_JAMA_selenoexcell.pdf

28-05-2018

In un recente studio in doppio cieco controllato con placebo, è stato rilevato che 1,8 g di EPA al giorno portavano a miglioramenti significativi nei pazienti affetti da psoriasi. Inoltre, nel corso dell'indagine, questi ultimi continuarono a far uso dei medicinali topici utilizzati in precedenza e, sia alla fine del primo periodo di verifica, ossia dopo otto settimane, sia al termine del secondo periodo, vale a dire dopo dodici settimane, si registrò un sostanziale miglioramento nei pazienti curati con l'olio di pesce rispetto ai soggetti di controllo, in cui non si notò alcun progresso. Secondo i risultati di un'indagine svolta su un unico paziente, gli oli di pesce possono servire a contenere la forma di psoriasi più rara e anche più grave, vale a dire la psoriasi pustolosa. A questo proposito, a seguito di uno studio realizzato con i dovuti controlli è emerso che gli oli di pesce svolgono un'azione benefica nella terapia della dermatite atopica.

27-05-2018

La ricerca ha recentemente scoperto che la vitamina D ha un effetto protettivo contro la rigidità arteriosa e insufficienza di rilassamento dei vasi sanguigni. I partecipanti allo studio con livelli ridotti di vitamina D avevano aumentata la rigidità arteriosa e alterazione della funzionalità vascolare. Tuttavia, coloro i cui livelli di vitamina D sono stati normalizzati in un periodo di sei mesi, hanno avuto un miglioramento della salute vascolare e misurazioni della pressione sanguigna diminuiti. Scienza Newsline Report: “I risultati vanno ad aggiungersi alle numerose prove che la mancanza di vitamina D può portare alla compromissione della salute vascolare, contribuendo alla pressione alta e rischio di malattie cardiovascolari”.
Nelle notizie correlate, i ricercatori hanno anche scoperto che un livello elevato di vitamina D potrebbe essere protettivo contro lo sviluppo della degenerazione maculare legata all’età (AMD), una delle principali cause di perdita della vista negli adulti. Nelle donne di età inferiore ai 75 anni, quelli che avevano concentrazioni di 25-idrossivitamina D inferiori a 38 nanomoli per litro, avevano più probabilità di avere, con l’invecchiamento, degenerazione maculare senile rispetto alle donne con concentrazioni superiori a 38 nanomoli per litro.

 

http://archopht.jamanetwork.com/article.aspx?articleid=427167

http://www.sciencenewsline.com/articles/2011040413000045.html

http://healthimpactnews.com/2011/vitamin-d-lowers-blood-pressure/

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