Angelo Ortisi

Angelo Ortisi

Mercoledì, 16 Maggio 2018 11:19

COLLEGAMENTO TRA DEFICIT DI ZINCO E ALOPECIA.

19-05-2018

Nelle persone con alopecia areata i livelli di zinco sono bassi e le concentrazioni di questo micronutriente sono inversamente correlate alla durata, alla gravità e alla resistenza alle terapie di questa condizione. Queste le conclusioni cui sono giunti alcuni ricercatori dell’università Ain Shams del Cairo e che si aggiungono a precedenti risultati similari. Per la realizzazione dello studio, 100 soggetti sono stati divisi in 2 gruppi: il primo, costituito da 25 pazienti con esordio recente dell’alopecia e da altri 25 farmaco-resistenti, il secondo gruppo con 50 soggetti sani di controllo. Misurando il livello di zinco nel sangue, ai partecipanti è stata riscontrata una correlazione tra basso livello di zinco e gravità dell’alopecia e della sua durata in tutti i pazienti del primo gruppo. Pertanto l’accertamento dei livelli di zinco in questi soggetti sembra rappresentare un utile marker della gravità e della durata della patologia e della sua resistenza alla terapia. Di conseguenza la supplementazione di zinco nelle persone con alopecia areata potrebbe ottenere benefici terapeutici, soprattutto in quelle che hanno scarsi risultati con le terapie farmacologiche di routine. Contrariamente ad altri microelementi, lo zinco non è altamente biodisponibile, con il risultato che le sue riserve mobili nell’organismo sono limitate. La carenza di zinco può provocare disturbi dell’accrescimento, cicatrizzazione difettosa delle ferite, cute ruvida e suscettibilità alle infezioni. Lo zinco è indicato in caso di ulcere, ritardo della cicatrizzazione, fragilità delle unghie, acne, acne rosacea, disturbi cutanei infiammatori, eruzioni eczematose e caduta dei capelli.

 

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/26147750

19-05-2018

Da che mondo è mondo si sa che una soddisfacente attività sessuale è sinonimo di felicità e che cedere alle tentazioni del sesso può far bene all’umore. Ma alcune persone, vuoi per motivazioni psicologiche, vuoi per problemi fisici, hanno bisogno di un “aiutino” per accendere la passione e il fuoco dell’eros. La lista infinita dei “rimedi” si allunga di volta in volta: ci sono i più conosciuti afrodisiaci, come cioccolato, peperoncino, ostriche, ma anche rimedi più improbabili, come il merluzzo o il veleno del ragno Phoneutria Nigriventer (ebbene si, anche questo!). Ma anche la fitoterapia può fare la sua parte. Così il fieno greco, pianta medicinale dai semi aromatici, sarebbe un rimedio eccellente per risolvere i problemi di erezione, aiutando gli uomini che ne soffrono a raggiungere la felicità. Il Centre for Integrative Clinical and Molecular Medicine di Brisbane, Australia, ha condotto uno studio su 60 uomini tra i 25 e i 52 anni a cui è stata prescritta l’assunzione due volte al giorno dell’estratto dell’erba per sei settimane. I ricercatori, diretti dal dottor Luis Vitetta, hanno scoperto, monitorando i cambiamenti della libido in questo periodo di tempo, che il fieno greco aveva migliorato del 28% in media le prestazioni sessuali. Le proprietà tonico-energizzanti e stimolanti dell’attività sessuale del fieno greco sono da ricondursi alla presenza di saponine steroidiche che grazie a una maggiore vasodilatazione permetterebbe di ottenere un'erezione più vigorosa. 
Il fieno greco era ampiamente utilizzato già da Romani, Egizi e Greci, soprattutto dalle donne che lo assumevano per aumentare le dimensioni del proprio seno. Attualmente i semi di fieno greco germogliati stanno avendo molto successo nei ristoranti vegetariani, dove vengono spesso aggiunti solitamente alle insalate. Ma questa pianta è famosa soprattutto in oriente: spezia dal sapore forte e piccante, è un ingrediente fondamentale nelle polveri di curry in India e nello Sri Lanka, Paesi che ne sono anche i maggiori produttori. Il curry, quindi, oltre ad essere un prezioso alleato della linea, del fegato e della lotta ai tumori, è in grado anche di “speziare” la vostra vita sessuale.

 

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/21312304

 

27-05-2015

Secondo uno studio, l’olio di krill ha effetti simili all’olio di pesce sui lipidi del siero, stress ossidativo e infiammazione ma, a differenza dell’olio di pesce, funziona anche con dosi inferiori di EPA e DHA. EPA e DHA forniscono una varietà di benefici per la salute specie per cuore, occhi, e malattie causate da infiammazione. Inoltre, nell’olio di pesce questi grassi omega-3 sono in forma di trigliceridi, mentre nell’olio di krill sono sotto forma di fosfolipidi. Secondo lo studio: “Un totale di 113 partecipanti sono stati randomizzati in tre gruppi. Trentasei hanno ricevuto 3g di olio di krill al giorno, con 543 mg di EPA e DHA; 40 persone 1,8 g di olio di pesce al giorno, con 864 mg di EPA e DHA, i restanti 37 non hanno ricevuto alcuna supplementazione. C’è stato un significativo aumento plasmatico di EPA, DHA e DPA sia per l’olio di krill che per l’olio di pesce e non sono state osservate significative differenze tra i gruppi dell’olio di pesce e di krill. La dose di EPA e DHA del krill era 38,2% inferiore a quella presente nell’olio di pesce“.

 

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3024511/

30-03-2015

Un nuovo studio suggerisce la vitamina E può aiutare a prevenire o ridurre i danni al cervello causati da ictus. L’ictus si verifica quando un vaso sanguigno o arteria, sono bloccati da coaguli o grassi accumulati, limitando il flusso di sangue al cervello. Questo priva il cervello di ossigeno e porta alla morte delle cellule cerebrali. Ogni anno, circa 15 milioni di persone in tutto il mondo sono vittime di ictus. Di questi, 5 milioni sono rimasti permanentemente disabili. Dopo un ictus, un paziente è di solito trattato con aspirina, un antiaggregante piastrinico che lavora per fermare la coagulazione del sangue. In circa il 4% dei casi di ictus, i pazienti sono trattati con attivatori del plasminogeno tissutale – l’unico farmaco specifico per l’ictus approvato dalla Food and Drug Administration – entro 3 ore dall’attacco. Questo farmaco funziona sciogliendo i coaguli di sangue e migliorando il flusso di sangue al cervello.
Il leader dello studio, il Dr. Cameron Rink, del The Medical Center dell’Ohio State University Wexner, dice che è “frustrante”, che dopo 25 anni di ricerca e sperimentazione di oltre 1.000 farmaci neuroprotettivi sperimentali, non esiste alcun trattamento disponibile per prevenire l’ictus, piuttosto che semplicemente trattare i sintomi in seguito. “In studi su animali, i ricercatori hanno scoperto che gli integratori di tocotrienolo – un tipo di vitamina E – offrono un “collaterale” afflusso di sangue durante l’ictus”. Ecco perché, nel corso degli ultimi 12 anni, il dottor Rink ha concentrato la sua ricerca su questo trattamento preventivo e il suo ultimo studio ha raggiunto risultati molto promettenti.
Per raggiungere i loro risultati, il dottor Rink e colleghi hanno condotto una serie di studi su animali, per esaminare gli effetti di integratori di tocotrienolo sui vasi sanguigni in caso di ictus. Dopo 10 settimane di supplementazione con vitamina E, il team ha trovato un’attivazione dell’arteriogenesi e un aumento del diametro delle arterie esistenti, in risposta alla richiesta di ossigeno. Questo processo può prevenire i danni cerebrali, in quanto offre effettivamente un “collaterale” afflusso di sangue. Per studiare esattamente come la vitamina E attiva l’arteriogenesi, il dottor Rink ha utilizzato un metodo di microdissezione laser per analizzare pezzi di tessuto cerebrale e dei vasi sanguigni, nelle aree esatte in cui si verifica l’arteriogenesi durante l’ictus. Utilizzando questa tecnica, il dottor Rink ha potuto anche analizzare l’attività dei micro-RNA, per avere una comprensione di come il tocotrienolo influenza i geni in caso di ictus. Il ricercatore conclude affermando “che un giorno, proprio come l’aspirina è raccomandata ai pazienti cardiopatici, la vitamina E potrà essere usata come un trattamento comune per la prevenzione dell’ictus”.

 

http://www.sciencedaily.com/releases/2014/04/140429085116.htm

https://ccts.osu.edu/news-and-events/news/vitamin-e-supplement-helps-redirect-blood-during-stroke-0

10-12-2015

Il resveratrolo può rallentare il declino neurologico associato all’Alzheimer? Sembrerebbe di sì, secondo un recente studio. Questo è quanto descritto dagli Autori in quello che ad oggi è considerato lo studio più lungo e più ampio condotto in persone con morbo d’Alzheimer. Il dr. Scott Turner, professore di neurologia e direttore del Memory Disorders Program all’università di Georgetown, insieme con il suo team ha pubblicato uno studio sul periodico scientifico Neurology, nel quale 119 uomini e donne con morbo d’Alzheimer leggero-moderato hanno ricevuto dosi crescenti da 500 a 1000 mg di resveratrolo al giorno o un placebo.
Dopo un anno sono stati confrontati i risultati dei punteggi dei test cognitivi e il grado di autonomia dei partecipanti rispetto all’inizio dello studio. Il gruppo che aveva assunto resveratrolo non ha evidenziato cambiamenti nell’accumulo della proteina beta-amiloide a livello cerebrale e nel liquido cerebrospinale, mostrando un effetto stabilizzatore del resveratrolo sul decorso di questa grave patologia. Il gruppo del resveratrolo ha anche mostrato un minore volume del cervello, che nel caso dell’Alzheimer è un segno positivo, in quanto la malattia causa infiammazione e gonfiore che può interferire con le connessioni nervose. Nonostante i promettenti risultati, sono necessari ulteriori studi che approfondiscano tale attività.
Il resveratrolo è un polifenolo ad azione antiossidante e antimicrobica al quale sono attribuite alcune importanti attività salutari. Le fonti maggiori di resveratrolo sono la radice di Polygonum cuspidatum, una pianta utilizzata nella medicina tradizionale asiatica, e i semi di uva rossa. La letteratura scientifica più recente ha individuato importanti attività del resveratrolo, in particolare l’effetto protettivo a livello cardiovascolare, il miglioramento dei marker cardiometabolici, del peso corporeo e azioni antinvecchiamento, antitumorale e antivirale.

 

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4626244/

18-07-2017

Magnesio e potassio sono minerali che svolgono un ruolo importante per il corretto svolgimento di attività biologiche fondamentali come i processi metabolici, l’omeostasi cellulare, la contrazione muscolare e la conduzione nervosa. Rivestono anche una funzione di protezione osteoarticolare, che svolgono aumentando la densità minerale ossea e prevenendo il rischio di fratture, osteopenia e osteoporosi. In un recente studio britannico è stato considerato un sottogruppo di 4.000 soggetti di oltre 25.000 partecipanti all’European Prospective Investigation into Cancer and Nutrition-Norfolk, con l’intento di verificare l’influenza del consumo di magnesio e di potassio sulla densità ossea e il rischio di frattura nella popolazione adulta nel Regno Unito. I risultati hanno evidenziato che questi due elementi sono fondamentali per la salute ossea della popolazione adulta per ridurre il rischio di sviluppare osteoporosi e le conseguenze debilitanti delle fratture in questa popolazione.
Il magnesio, conosciuto come “minerale antistress”, è richiesto per il metabolismo cellulare (glicolisi, metabolismo di lipidi e proteine), regola la stabilità di membrana e le funzioni neuromuscolare, cardiovascolare e immunitaria. Il potassio promuove l’ossigenazione cerebrale, normalizza la pressione arteriosa, il ritmo cardiaco e il bilancio idrico, favorisce l’eliminazione delle tossine e la formazione di riserve energetiche, svolgendo un'azione tonificante sull’organismo. Ambedue sono richiesti per i soggetti che praticano attività fisica intensa, per compensare l’aumento delle perdite di acqua e di sali minerali e preservare la capacità dell’organismo di resistere e adattarsi allo sforzo, per evitare la comparsa della cosiddetta “fatica acuta”. Magnesio e potassio sono inoltre fondamentali per la salute del muscolo cardiaco e la prevenzione delle malattie cardiovascolari. Un loro apporto adeguato con la dieta è associato alla riduzione del rischio di ictus, aritmie, malattie delle coronarie e ipertensione.

 

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/26135346

22-05-2015

Alcuni ricercatori hanno scoperto che l’integrazione con Haematococcus pluvialis (microalghe) ricco in astaxantina negli anziani porta miglioramenti della funzione cognitiva anche in individui con riduzione mnemonica correlata all’età. Gli scienziati ritengono che l’astaxantina potrebbe aiutare a prevenire la demenza senile, tra cui il morbo di Alzheimer, e la neurodegenerazione associata allo stress ossidativo. L’astaxantina possiede una delle attività antiossidanti più potenti attualmente note; la molecola si posiziona attraverso la membrana cellulare intera, legandosi sia esternamente che internamente all’intero strato lipidico, offrendo così una protezione globale a ciascuna cellula. A causa delle limitate fonti alimentari di astaxantina, può essere difficile ottenerne a sufficienza dalla sola dieta; i dosaggi raccomandati vanno da 2 a 12 mg/die, a seconda dello stato di salute.

 

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/22962526

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3432818/

http://www.greenmedinfo.com/article/astaxanthin-rich-haematococcus-pluvialis-extract-improves-cognitive-function

18-05-2016

Il tumore al colon è considerato tra le principali cause di morte subito dopo il cancro ai polmoni. Ecco dunque l'importanza della prevenzione e di uno stile di vita sano, a partire dall'alimentazione e dall'attività fisica regolare, per ridurre il rischio di andare incontro a malattie anche gravi. Alcune raccomandazioni per la prevenzione del tumore al colon invitano a consumare pesci come alici e merluzzo, per via della loro ricchezza di omega-3. Altri esperti ritengono che nei cibi vegetali, come olio di lino, semi di lino e noci, siano presenti fonti migliori di omega-3, maggiormente biodisponibili per il nostro organismo. La normale cottura del pesce, infatti, rischia di alterare gli omega-3 per via del calore. L'importanza dell'assunzione di olio di fegato di merluzzo è stata sottolineata in occasione della presentazione della campagna dell'Associazione italiana per la ricerca sul cancro (Airc). La nuova sperimentazione che ha al centro l'olio di fegato di merluzzo si svolge presso presso l'Università Sant'Orsola di Bologna e vede il coinvolgimento del gastroenterologo Luigi Ricciardiello. 
La sperimentazione ha messo in evidenza i benefici di un particolare omega-3 (contenuto in merluzzo, sardine, sgombri e salmone), capace di ridurre il fattore di rischio in chi soffre di poliposi familiare, una malattia che causa polipi al colon che possono evolvere in tumori se non vengono rimossi. Secondo l'esperto, la formazione di polipi intestinali potrebbe essere ridotta grazie all'assunzione di olio di fegato di merluzzo, per via della sua ricchezza di omega-3, con particolare riferimento all'acido eicosapentaenoico (EPA). L'EPA sarebbe in grado di contrastare la formazione di polipi intestinali e lo sviluppo del tumore al colon. Il consiglio dell'esperto è di assumere un integratore a base di olio di fegato di merluzzo. "Ho consultato i maggiori esperti in Italia e negli Stati Uniti" – ha spiegato Ricciardiello – "e ho saputo dello studio del Sant'Orsola sugli effetti di uno speciale Omega-3. Un integratore alimentare senza controindicazioni. E ho chiesto di far parte della sperimentazione". A proposito di un paziente affetto da polipi, Ricciardiello ha riferito che: "Dall'inizio dell'assunzione dell'integratore la formazione dei polipi si è fortemente rallentata e in questo intervallo è stato identificato e rimosso un solo polipo di tre millimetri. Oltre ogni più rosea aspettativa".

15-05-2018

I broccoli sono verdure interessantissime sotto il profilo salutistico, come d’altronde gli altri vegetali appartenenti alla famiglia delle crucifere o brassicacee (cavolo, verza, cavoletto di Bruxelles ecc.). Come già evidenziato da alcuni studi, i broccoli possono persino fornire un aiuto importante nella prevenzione di diversi tipi di cancro, compreso il tumore alla prostata, uno dei più diffusi nel sesso maschile. Infatti, una ricerca dell’Institute of Food Research del Norwich Research Park, i cui risultati sono stati pubblicati dalla rivista scientifica Molecular Cancer, ha scoperto che il sulforafano, una delle sostanze più significative sotto questo profilo contenute nei broccoli, è in grado di modulare l’attività di alcuni geni implicati nello sviluppo del tumore alla prostata, contrastando così l’insorgenza di tale tipo di cancro.
Per chi volesse sapere se deve incrementare le porzioni di broccoli nella propria dieta perché corre un rischio maggiore di cancro alla prostata, un altro studio avrebbe individuato un metodo molto semplice per scoprirlo: la lunghezza delle dita della mano. Una ricerca sudcoreana pubblicata sul British Journal of Urology ha preso in esame 366 uomini con più di 40 anni che mostravano sintomi correlabili al tumore alla prostata e ha evidenziato che i soggetti con l’anulare della mano destra più lungo dell’indice non solo avevano valori di PSA (l’antigene prostatico specifico, un marker utilizzato per scoprire il tumore alla prostata) doppi rispetto agli altri, ma presentavano realmente una diagnosi di cancro prostatico tre volte maggiore rispetto agli uomini con l’indice più lungo dell’anulare. Fantascienza? Parrebbe di no. L’anulare più lungo sembra dovuto a una maggiore esposizione del feto al testosterone, il principale ormone sessuale maschile, durante la gravidanza.

 

https://www.sciencedaily.com/releases/2010/07/100712191208.htm

http://www.eurekalert.org/pub_releases/2010-07/bc-aeo070910.php

http://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1111/j.1464-410X.2010.09490.x/abstract

15-05-2018

Bere acqua tiepida e limone è un modo per rimineralizzare l’organismo e disintossicarsi in maniera naturale. Tra i maggiori effetti positivi troviamo il miglioramento della digestione. Inoltre, il limone è un potente alcalinizzante, che può aiutare a compensare eventuali situazioni di acidosi. Per dare inizio alla vostra terapia disintossicante e rimineralizzante a base di acqua e limone dovrete seguire alcune indicazioni. Utilizzate acqua di ottima qualità a temperatura ambiente o leggermente tiepida. Scegliete sempre limoni freschi, se possibile biologici o coltivati da voi. Evitate il succo di limone confezionato. Spremete mezzo limone in un bicchiere e colmatelo con l'acqua. E' bene bere l'acqua e limone al mattino, a digiuno. Evitate l'acqua fredda per la preparazione dell'acqua e limone, poiché richiederebbe un maggior dispendio di energia da parte dell'organismo per l'assimilazione della bevanda. E' utile grattugiare la scorza dei limoni prima di spremerli, in modo da poterla conservare ed utilizzare per cucinare.

1. MIGLIORA LA DIGESTIONE

Il succo di limone stimola la produzione della bile da parte del fegato, necessaria nel coso della digestione. I limoni sono ricchi di vitamine e di sali minerali, che aiutano ad espellere le tossine accumulatesi nel tratto digerente. Le proprietà digestive del limone contribuiscono ad alleviare i sintomi della digestione, come bruciore di stomaco e gonfiore. L'American Cancer Society suggerisce di somministrare acqua e limone ai malati di cancro per stimolare i movimenti intestinali.

2. DEPURATIVA E DIURETICA

L'acqua e limone ha un effetto depurativo e diuretico. Bere acqua e limone aiuta l'organismo a liberarsi delle tossine, in gran parte poiché questa bevanda stimola la diuresi. Le tossine vengono espulse più rapidamente, garantendo la salute dell'apparato urinario. L'acido citrico presente nei limone contribuisce a massimizzare la funzione degli enzimi che stimolano il fegato e aiutano il corpo a disintossicarsi.

3. STIMOLA IL SISTEMA IMMUNITARIO

I limoni presentano un elevato contenuto di vitamina C, utile nel contrastare e nel prevenire l'influenza. Sono ricchi di potassio, che stimola la funzionalità dei nervi e del cervello. Il potassio aiuta inoltre a ridurre la pressione sanguigna. La vitamina C ha effetti antinfiammatori e viene utilizzata come aiuto contro l'asma ed altri sintomi respiratori. Inoltre, migliora l'assorbimento del ferro da parte dell'organismo. Il ferro è importante affinché il sistema immunitario funzioni in modo corretto. I limoni inoltre riducono la quantità di muco prodotta nel nostro corpo.

4. REGOLA IL pH

I limoni sono tra gli alimenti più alcalinizzanti. L'acido citrico in essi contenuto infatti non crea acidità nel corpo, una volta metabolizzato. Acido citrico e vitamina C contribuiscono a ridurre i livelli di acidità del sangue. Bere acqua e limone regolarmente aiuta ad evitare una situazione di acidosi nell'organismo. Ad esempio, la presenza di acido urico a livello delle articolazioni è una delle cause principali di infiammazione.

5. PURIFICA LA PELLE

La vitamina C e gli antiossidanti contenuti nel limone aiutano a contrastare i danni provocati dai radicali liberi e la formazione delle rughe. La vitamina C è fondamentale per avere una pelle splendente e la sua natura alcalina uccide alcune tipologie di batteri responsabili dell'acne. Essa ringiovanisce la pelle agendo dall'interno dell'organismo.

6. ENERGIA E BUONUMORE

L'energia che riceviamo dal cibo che mangiamo deriva dagli atomi e dalle molecole che lo compongono. Il limone ed il suo succo contengono ioni negativi che permettono di donare all'organismo maggiore energia durante la digestione. L'aroma di limone possiede inoltre la proprietà di stimolare il buonumore e di ridurre ansia e depressione.

7. GUARIGIONE

La vitamina C contenuta nel succo di limone stimola la guarigione delle ferite ed è un nutriente essenziale per mantenere la salute delle ossa, del tessuto connettivo e della cartilagine. Possiede inoltre proprietà antinfiammatorie. La vitamina C contribuisce al mantenimento di una buona salute e al suo recupero dopo la malattia o un infortunio.

8. RINFRESCA L'ALITO

I limoni rinfrescano l'alito, aiutano a liberarsi dal mal di denti e dalla gengivite. L'acido citrico contenuto nei limoni può erodere lo smalto. Per questo motivo si consiglia di attendere per un po' di tempo nel lavarsi i denti dopo aver bevuto acqua e limone, o di lavarli prima di berla. E' utile inoltre risciacquare la bocca con della semplice acqua dopo aver bevuto acqua e limone. Per proteggere lo smalto, si consiglia inoltre di assumere la bevanda con una cannuccia.

9. IDRATAZIONE

L'acqua e limone contribuisce all'idratazione dell'organismo e supporta il sistema linfatico. Se l'organismo non risulta idratato a sufficienza, possono insorgere alcuni sintomi, tra i quali troviamo stanchezza, scarse difese immunitarie, stress, mancanza di chiarezza mentale e di energia, pressione alta o troppo bassa, insonnia e stitichezza.

10. DIMAGRIRE

Bere acqua e limone può stimolare la perdita di peso. I limoni sono ricchi di pectina, una fibra che aiuta a contrastare la fame improvvisa. Alcuni studi hanno dimostrato che coloro che seguono una dieta alcalinizzante riescono a perdere peso più rapidamente.

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