Angelo Ortisi
L'ALGA SPIRULINA AIUTA A PREVENIRE LA SLA.
03-08-2016
Dalla natura potrebbe arrivare un aiuto contro la Sclerosi laterale amiotrofica, la temibile patologia autoimmune conosciuta anche come morbo di Gehrig e famosa per il fatto di colpire con percentuali superiori alla media calciatori e sportivi in genere. La sostanza su cui puntano alcuni ricercatori dell'University of South Florida è la spirulina, un'alga che sembra in grado di prevenire l'insorgenza della Sla grazie al suo effetto benefico sul sistema immunitario. Gli scienziati statunitensi, che hanno pubblicato le loro conclusioni su The Open Tissue Engineering and Regenerative Medicine Journal, hanno testato la sostanza su cavie da laboratorio scoprendo che l'alga rallenta la manifestazione e la progressione della malattia grazie a un'opera di riduzione dell'infiammazione e allontanando la morte del motoneurone. L'autrice dello studio, la dott.ssa Svitlana Garbuzova-Davis, spiega: “la Sla è una malattia degenerativa del motoneurone. In questo studio il supplemento dietetico è stato somministrato a dei topolini prima della comparsa dei sintomi della patologia: per dimostrare l'efficacia del trattamento negli stadi più avanzati della malattia dovranno essere effettuati ulteriori studi".
La spirulina è peraltro famosa perché esercita anche altri effetti benefici. I suoi nutrienti, infatti, sono in grado di normalizzare i livelli di colesterolo nel sangue e migliorare la funzionalità del sistema immunitario. La spirulina ha ottime proprietà antiossidanti, riuscendo a proteggere l'organismo dai danni provocati dai radicali liberi, come l'invecchiamento precoce e alcune forme di neoplasia. Un altro studio, stavolta giapponese, ha sottolineato la capacità della sostanza di proteggere da tumori e infezioni virali. L'Osaka Medical Center for Cancer and Cardiovascular Diseases ha deciso la somministrazione ad alcuni volontari per vedere se, effettivamente, ci fosse un'azione a livello del sistema immunitario. I risultati hanno dimostrato che una tisana concentrata di spirulina migliora il funzionamento del sistema immunitario in oltre il 50% dei volontari. L'alga rende più attive le cellule “killer” del sistema immunitario, particolarmente importanti nella difesa dai tumori. Aumenta anche la produzione di interferone gamma e di alcuni tipi di interleuchine, sostanze attive contro virus e microbi. Inoltre, la tisana accelera la maturazione di cellule “bambine” del sistema immunitario in macrofagi, un tipo di cellule che migra dove ci sono le infezioni per mangiare microbi e tessuti necrotici.
http://www.domainespiruline.com/en/news.cfm?id=23
http://www.lef.org/news/LefDailyNews.htm?NewsID=10592&Section=AGING
LA CLORELLA E’ UN POTENTE DEPURATIVO.
03-08-2016
La clorella è un’alga verde unicellulare eucariota, con un diametro compreso tra i 2 e gli 8 micron. E’ un’unica cellula autosufficiente, che racchiude in sé tutte le componenti necessarie per la sua esistenza e che presenta proprietà nutritive bilanciate. È tra i primi esseri viventi apparsi sulla terra ed è riuscita a sopravvivere grazie anche alla sua capacità di proliferazione, superiore a quella di molte piante terrestri. In condizioni favorevoli (forte irraggiamento solare, acqua pura e aria pulita) la clorella si moltiplica a una velocità incredibile: si è osservato, infatti, il quadruplicamento della popolazione in meno di 20 ore. Le pareti cellulari della clorella sono composte da tre strati, dei quali quello centrale è il più spesso e contiene microfibrille di cellulosa, mentre lo strato esterno contiene carotenoidi polimerizzati. Secondo alcuni studi, sarebbe questo materiale cellulare esterno a conferire alla clorella la sua attività detossicante.
La clorella presenta alte concentrazioni di acidi nucleici (RNA e DNA), incluso il complesso nucleotide-peptide, conosciuto come CGF (Chlorella Growth Factor - Fattore di Crescita della Clorella), scoperto nel 1950 dal dr. Fujimaki del Tokio Science Institute. Il ricercatore giapponese rilevò che il CGF viene prodotto durante la fotosintesi e stimola la crescita della clorella. Esperimenti in vitro e in vivo hanno mostrato che il CGF promuove la velocità di crescita degli organismi, aumentando la funzione degli acidi nucleici a livello cellulare, stimolando la riparazione dei tessuti e offrendo protezione contro le sostanze tossiche. La clorella contiene, inoltre, un vasto spettro di nutrienti, minerali e vitamine, aminoacidi, antiossidanti, enzimi, mucopolisaccaridi e fitonutrienti.
AZIONE DETOSSIFICANTE
La clorella è un vegetale ricco di clorofilla, essenza vitale delle piante che, insieme all’alto contenuto in carotenoidi e altri antiossidanti rapidamente assorbiti dall’organismo, riduce il livello dei radicali liberi, limitando i danni arrecati al DNA. Studi in vivo hanno dimostrato la capacità detossinante della clorella da sostanze tossiche quali uranio, mercurio, rame, cadmio e idrocarburi clorinati. In uno studio, la somministrazione di clorella ad animali esposti a dosi tossiche di clordecone (insetticida) ne ha aumentato il tasso di eliminazione, diminuendo l’emivita delle tossine da 40 a 19 giorni. L’alga assunta è passata indigerita attraverso il tratto gastrointestinale degli animali, interrompendo la ricircolazione enterica dell’insetticida, eliminando di conseguenza il clordecone con le feci. Le pareti cellulari dell’alga hanno conservato l’attività delle cellule, suggerendo che esse siano un sito chiave per la capacità disintossicante della clorella. Più recentemente, alcuni ricercatori giapponesi hanno sottoposto ratti a dosaggi tossici di PCB (diossine), associando alla dieta un quantitativo di clorella pari al 10% del quantitativo di alimenti assunto. Misurando la quantità di diossina escreta da ambedue i gruppi è risultato che il gruppo nutrito con clorella ha escreto molta più diossina del gruppo di controllo. I ricercatori hanno concluso che la somministrazione di clorella può essere utile nella prevenzione dell’assorbimento dal tratto gastrointestinale di questo agente chimico e nella promozione dell’escrezione della diossina assorbita nei tessuti.
AZIONE REGOLATRICE INTESTINALE
Le pareti cellulari di quest’alga sono molto resistenti all’attacco enzimatico, stimolano la crescita della flora intestinale e svolgono un’azione di aumento della massa fecale, velocizzando il tempo di evacuazione.
IPERLIPIDEMIA, IPERTENSIONE E ULCERE
La clorella ha ritardato o prevenuto la formazione di lesioni ateromatose in conigli e topi nutriti con una dieta ad alto contenuto in colesterolo. Sempre in esperimenti in vivo la somministrazione di clorella ad animali con ulcera peptica, ha dimostrato chiari effetti profilattici, prevenendo la formazione di ulcera e proteggendo la mucosa gastrica. Recenti studi clinici indicano possibili effetti sull’ipertensione. In uno studio su 24 adulti con ipertensione leggero-moderata l’effetto di 10 g di clorella per 2 mesi, ha mostrato la capacità di ridurre la necessità di farmaci antipertensivi.
PROTEZIONE DAL CANCRO CON LE CIPOLLE.
02-08-2016
Mangiate quello che vi pare, ma se state cercando di proteggervi dai tumori non lesinate sulle cipolle. E' probabile infatti che esse svolgano un ruolo fondamentale nella profilassi antitumorale, soprattutto per quanto riguarda i tumori dell'apparato digerente. Il flavonoide principale che si trova nelle cipolle, la quercetina, arresta lo sviluppo dei tumori del colon negli animali da esperimento. Questo significa che le cipolle hanno una duplice funzione nella prevenzione dei tumori, perchè l'effetto della quercetina va ad aggiungersi a quello dei composti solforati, che anch'essi combattono il cancro. In un grande studio olandese i ricercatori hanno esaminato la dieta di quasi 121.000 persone, uomini e donne. Maggiore la quantità di questi bulbi odorosi consumata giornalmente dai partecipanti allo studio, minore è risultato il rischio di tumore dello stomaco. Gli scienziati ritengono che le cipolle prevengano il cancro non solo rallentando lo sviluppo tumorale, ma anche eliminando i batteri nocivi da cui il tumore dello stomaco prende avvio.
ESPORSI AL SOLE OFFRE PIU' BENEFICI CHE RISCHI.
02-08-2016
Scienziati dell’Università di Edimburgo gettano benzina sul fuoco della sempre accesa questione se esporsi ai raggi solari faccia male o meno, con uno studio che farà ancora più discutere gli esperti. Come ormai tutti sappiamo, sono in molti infatti a mettere in guardia dal rischio di sviluppare una qualche forma di cancro della pelle, a causa dei raggi UVA. Se è chiaro che bisogna esporsi al Sole con un pò di buonsenso, ciò che stupisce e che qualcuno, oggi, affermi che l’esposizione della pelle ai raggi solari possa fare più bene di quanto si dica - superando di fatto i paventati rischi. Come detto, sono gli scienziati del Regno Unito ad affermare nel loro studio come vi siano tutta una serie di benefici derivanti dall’esposizione al Sole: solo per citarne uno, la pelle quando esposta al Sole rilascia un composto chimico nei vasi sanguigni che va ad abbassare la pressione sanguigna alta - riducendo così il rischio di essere vittime di infarto o ictus. Solo considerando questo, è evidente che il beneficio supera il rischio: dato che i morti per eventi cardiaci sono di gran lunga maggiori che non quelli per cancro della pelle, ricordano gli scienziati. Non solo dunque una benefica produzione di vitamina D, che consegue all’esposizione al Sole, ma anche la produzione di ossido nitrico, la sostanza che sarebbe responsabile dell’abbassamento della pressione arteriosa.
Gli scienziati hanno scoperto gli effetti benefici sulla pressione arteriosa su 24 volontari che si sono sottoposti a due diverse sessioni della durata di 20 minuti per mezzo di lampade abbronzanti a raggi UV. Durante la prima sessione, la lampada emetteva regolarmente i raggi UV, mentre durante la seconda sessione, soltanto calore - poiché i ricercatori avevano deliberatamente bloccato l’emissione dei raggi UV. Come paventato dal dermatologo, dottor Richard Weller, e colleghi, quando i volontari sono stati esposti ai raggi UV delle lampade, la pressione sanguigna è calata sensibilmente per un’ora. Al contrario, non ha subìto modifiche quando le lampade emettevano soltanto calore. I livelli di vitamina D, non hanno tuttavia registrato cambiamenti durante le due sessioni. «Abbiamo il sospetto che i benefici per la salute del cuore della luce solare supereranno il rischio di cancro della pelle - ha spiegato Weller. Lo studio che abbiamo condotto fornisce un procedimento che potrebbe spiegare tutto questo. E, inoltre, spiega anche perché una dieta con integratori di vitamina D da sola non sarà in grado di compensare la mancanza di luce solare». «Abbiamo ora in programma di esaminare i relativi rischi di malattie cardiache e il cancro della pelle in persone che hanno ricevuto diverse quantità di esposizione al sole - aggiunge Weller. Se questo conferma che la luce solare riduce il tasso di mortalità da tutte le cause, avremo bisogno di riconsiderare i nostri consigli sull’esposizione al sole».
LA SOIA E’ UN ALIMENTO SALUTARE O PERICOLOSO?
02-08-2016
In questi ultimi anni, la soia è sempre più emergente come alimento ideale per la salute, e i suoi sostenitori affermano che è in grado di apportare una fonte proteica ideale, abbassa il colesterolo, protegge contro cancro e malattie cardiocircolatorie, riduce i sintomi della menopausa e previene l’osteoporosi. Sembra strano che un alimento così valido derivi da un prodotto che nel 1913 l’U.S. Department of Agricolture (USDA) non lo considerava un alimento bensì un prodotto industriale. In accordo con la dottoressa Mary Enig, nutrizionista e specialista in lipidi di fama mondiale, si ritiene che il motivo derivi dalla forza dell’industria della soia che, vari anni fa, iniziò a piantare soia per estrarne il suo olio con cui hanno saturato il mercato. Piazzato l’olio, restava da piazzare una gran quantità di proteine residuate dalla sua produzione. Potendo sfruttare l’alimentazione animale in modo ridotto, bisognava trovare un altro mercato. Spendendo milioni di dollari in pubblicità e negli uffici della Food and Drugs Administration (FDA), l’industria della soia è riuscita a far credere al 74% dei consumatori americani che i prodotti della soia sono salutari. Se state pensando che le affermazioni salutistiche inerenti alla soia siano troppo buone, siete nel giusto. Anche la soia è diventato un alimento frainteso esattamente come si è verificato per l’olio di cocco, per i grassi saturi e per gli oli vegetali. Giusto per riordinare le idee, siete pregati di considerare che numerosi studi scientifici hanno dimostrato che la soia può:
• Incrementare il rischio di cancro mammario nelle donne, danno cerebrale in ambedue i sessi e difetti della riproduzione nei maschi.
• Contribuire a disfunzione tiroidea, specie nelle donne.
• Favorire i calcoli renali.
• Indebolire il sistema immunitario.
• Provocare gravi e potenzialmente fatali allergie alimentari.
I prodotti della soia contengono inoltre:
• Fitoestrogeni (isoflavoni) genisteina e daidzeina, che mimano e, a volte bloccano l’ormone estrogeno.
• Fitati che bloccano l’assimilazione corporea di vari minerali.
• Inibitori enzimatici, che impediscono la digestione proteica.
• Emoagglutinine, che provocano l’aggregazione dei globuli rossi inibendo il trasporto dell’ossigeno.
Per finire, la maggior parte della soia viene coltivata utilizzando ampiamente pesticidi ed erbicidi tossici e la maggior parte è soia OGM. Se consideriamo che i 2/3 di tutti gli alimenti industriali contengono una qualche forma di soia, è evidente che, particolarmente negli Stati Uniti, i consumatori mangiano prodotti OGM, i cui effetti a lungo termine sulla salute sono avvalorate da molte ricerche scientifiche. Gli effetti sulla salute della soia maggiormente disturbanti sono forse quelli provocati dai fitoestrogeni che possono mimare gli effetti degli estrogeni femminili. Si è visto che essi possono avere degli effetti negativi su vari tessuti umani e, bere giornalmente il quantitativo pari a due bicchieri di bevanda di soia per un mese apporta un numero sufficiente di sostanza da interferire col ciclo femminile. Tutti vietano i prodotti contenenti estrogeni, senza però prendere neanche in considerazione la soia. Due tossicologi dell’FDA (Daniel Sheehan e Daniel Doerge) affermano che il pubblico è messo potenzialmente a rischio dagli isoflavoni della soia presenti nelle sue proteine isolate perché non adeguatamente informato dei pericoli intrinseci. La soia è particolarmente problematica per i neonati e le bevande artificiali a base di soia devono essere evitati. È stato stimato che i neonati alimentati esclusivamente con bevanda artificiale di soia, ricevono un quantitativo giornaliero di estrogeni parificabile a 5 compresse di pillole anticoncezionali. Alcuni tipi di soia, praticamente quelli derivati dalla soia fermentata come il tempeh, miso, natto e i germogli di soia, sono invece da considerare salutari. Per ottenere alcuni benefici di salute, bisogna quindi limitarsi a questi prodotti scartando le bevande di soia industriali, gli hamburger di soia, i gelati di soia, i formaggi di soia e la miriade di altri alimenti spazzatura da essa derivati.
L’ALCOL CAUSA 7 TIPI DI CANCRO.
02-08-2016
Più si beve alcol, più aumentano i rischi di sviluppare uno dei 7 tipi di cancro individuati dai ricercatori dell’University of Otago, in Nuova Zelanda. Uno studio coordinato da Jennie Connor e pubblicato su Addiction conferma la pericolosità dell'alcol, messo in relazione con l'insorgenza di 7 tipi di tumori: bocca e gola, laringe, fegato, esofago, colon, mammella e stomaco. I ricercatori neozelandesi hanno realizzato una meta-analisi su dati pubblicati negli ultimi anni, dalla quale emergerebbe «una forte evidenza del fatto che l'alcol può causare il cancro in modo diretto», spiega Connor.
Le stime indicano in mezzo milione di morti in un anno l'incidenza del consumo di alcol sulle possibilità di insorgenza del cancro. Si tratta del 5,8 per cento di decessi per tumore a livello mondiale. La dott.ssa Connor spiega che non può essere stabilita una soglia minima di sicurezza nel consumo di alcol, aggiungendo che il rischio sale in maniera progressiva rispetto al numero di bicchieri consumati. I medici parlano in realtà di Unità Alcoliche, una delle quali corrisponde a circa 12 grammi di etanolo. Una quantità riscontrabile in un bicchiere da 125 ml di vino di media gradazione, in una lattina di birra da 330 ml o in 40 ml di superalcolico. Lo studio rivela che le donne che consumano regolarmente due unità di alcol al giorno mostrano un rischio di cancro al seno più alto del 16 per cento rispetto alla media. Chi beve 5 unità di alcol al giorno accresce il proprio rischio di cancro del 40 per cento.
http://www.otago.ac.nz/news/news/otago617874.html
http://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1111/add.13477/abstract
SISTEMA IMMUNITARIO E CERVELLO: SCIENZIATI SCOPRONO IL COLLEGAMENTO.
01-08-2016
Il nostro cervello è direttamente collegato al sistema immunitario, tramite vasi linfatici che, prima di questa interessantissima ricerca, si pensava non esistessero. Un risultato che potrebbe rivoluzionare l’approccio a diversi tipi di malattie, autismo e Alzheimer compresi. La scoperta è frutto del lavoro effettuato da un gruppo di ricercatori appartenenti all’University of Virginia School of Medicine, negli USA, e potrebbe ribaltare decenni di insegnamenti e di teorie. L’assunto di partenza è che “una delle caratteristiche del sistema nervoso centrale è la mancanza di un classico sistema di drenaggio linfatico. Ora, sappiamo che non è così“, scrivono gli autori. Al momento non è dato sapere quali siano i meccanismi che governano entrata e uscita di cellule immunitarie dal sistema nervoso centrale, ma la scoperta rimane comunque importantissima. Sembra che questi vasi siano rimasti celati fino ad oggi, a causa proprio della loro posizione unica. Questo ha contribuito a generare la credenza, protrattasi fino ad oggi, dell’assenza di una vascolarizzazione linfatica in questa parte del nostro corpo. “Questi vasi linfatici meningei riescono a scambiare cellule immunitarie tra il cervello e il liquido in cui esso galleggia e drenano verso i linfonodi cervicali“, hanno detto i ricercatori.
Secondo gli studiosi, questi vasi linfatici svolgerebbero un ruolo importante in diverse malattie neurologiche di natura immunologica, come ad esempio il morbo di Alzheimer, la sclerosi multipla, l’autismo. Questo potrebbe cambiare l’approccio della scienza a questo tipo di malattie, “gettando nuova luce sull’eziologia delle malattie neuroinfiammatorie e neurodegenerative associate a disfunzioni del sistema immunitario“, scrivono gli studiosi. Nell’Alzheimer, secondo gli studiosi, si verificano accumuli di grandi blocchi di proteine. Questi blocchi potrebbero essere causati proprio dalla difficoltà dei vasi sanguigni nel drenare le placche amiloidi. Vasi che cambierebbero il loro aspetto col variare dell’età degli individui e che confermerebbe anche il ruolo che giocano nella fase dell’invecchiamento. Come più volte ripetuto, questo cambio di prospettiva può rivoluzionare il modo di affrontare molte patologie cerebrali. La sclerosi multipla ad esempio, rimasta per anni senza una spiegazione plausibile che giustificasse l’attacco immunitario contro i neuroni cerebrali. “Invece di chiederci come studiare la risposta immunitaria del cervello o perché i pazienti hanno un attacco immunitario, ora possiamo avere un approccio meccanicistico, perché il cervello è come qualsiasi altro tessuto connesso al sistema immunitario attraverso i vasi linfatici delle meningi“, hanno spiegato i ricercatori.
http://www.nature.com/nature/journal/v523/n7560/full/nature14432.html
LA RELAZIONE TRA REGGISENO E CANCRO AL SENO.
01-08-2016
Se non lo avete già bruciato negli anni '60, potreste volervelo togliere ora. "Il reggiseno causa il cancro al seno. E’ lampante", afferma il ricercatore medico Syd Singer. I coniugi Singer si sono dedicati all’investigazione sul cancro al seno nel 1991. Il giorno in cui la moglie, Soma, scoprì un nodulo al proprio seno, il team di ricerca del marito stava esaminando gli effetti della medicina Occidentale fui figiana. Sotto la doccia, Syd aveva notato che le spalle e i seni di Soma erano segnati da scanalature rosso scuro. A Syd ricordò la domanda posta alla moglie da una figiana perplessa a proposito del suo reggiseno: "Non si sente stretta"? "Devi farci l’abitudine", aveva risposto Soma. Forse il reggiseno comprimeva il tessuto del seno, si chiese Syd, impedendo il drenaggio linfatico e provocando degenerazione? Soma decise di smettere di indossare il suo reggiseno. Ma quando Syd cercò nella letteratura medica non trovò nessuna causa nota per il cancro al seno, condizione che nelle donne appare raramente prima dei 35 anni, più frequentemente dopo i 40. I tassi di mortalità più elevati sono in Nord America ed Europa settentrionale, col resto del mondo che si sta adeguando velocemente. La World Health Organization (Organizzazione Mondiale della Sanità) invoca le tossine chimiche quale causa primaria di cancro. Ma i veleni che si accumulano nei tessuti del seno sono normalmente spazzati dal chiaro fluido linfatico verso i grandi gruppi di linfonodi posti nelle ascelle e nella parte alta del torace. I Singer scoprirono che "essendo i dotti linfatici molto sottili, essi sono estremamente sensibili alla pressione e si possono comprimere con facilità". Una minima pressione cronica sui seni può provocare la chiusura delle valvole e dei dotti linfatici. "Poco ossigeno e meno nutrienti sono trasportati alle cellule, mentre i prodotti di rifiuto non sono spazzati via", notarono i Singer. Dopo 15 o 20 anni di drenaggio linfatico ostacolato dal reggiseno, può apparire il cancro. Considerando altri paesi, Soma e Syd rimasero colpiti dalla bassa incidenza di cancro al seno nelle nazioni più povere, pur inondate dai pesticidi ivi scaricati dalle altre nazioni. Non trovarono contadine che indossassero reggiseni push-up. Scoprirono invece che tra i Maori della Nuova Zelanda integrati nella cultura bianca vi è la stessa incidenza di cancro al seno, mentre gli aborigeni australiani non integrati non hanno praticamente cancro al seno. Lo stesso trend si applica ai giapponesi occidentalizzati, ai Figiani e ad altre colture convertite al reggiseno.
Nel loro libro Dressed To Kill: The Link Between Breast Cancer and Bras, (Vestite Da Morire: La Relazione Tra Cancro Al Seno e Reggiseno) i due ricercatori hanno anche osservato che proprio prima che una donna inizi il suo ciclo, gli estrogeni si innalzano, provocando un rigonfiamento del seno. Se la donna continua a indossare un reggiseno della stessa misura, i vasi linfatici salva vita saranno compressi in maniera ancor maggiore. Hanno forse scoperto qual è il vero collegamento tra cancro al seno ed estrogeni? Le donne senza figli non sviluppano mai del tutto il proprio sistema linfatico pulisci-seno. E nemmeno donne che non abbiano mai allattato. Le donne che lavorano, che indossano il reggiseno quotidianamente e rimandano la gravidanza potrebbero essere quelle più a rischio, avvertono i Singer. Ancora peggio, il divenire donna per una giovane è spesso "marcato" dal suo primo reggiseno. Come l’anziana pratica cinese del bendaggio dei piedi, il "bendaggio del seno" puberale può in ultima istanza condurre a severe complicazioni mediche. Che il reggiseno sia l’anello mancante che spiega la crescente epidemia di cancro al seno? A cominciare dal maggio del 1991, Soma e Syd Singer hanno condotto uno studio di 30 mesi, Bra and Breast Cancer (Reggiseno e Cancro al Seno) intervistando circa 4.000 donne di cinque grandi città degli Stai Uniti. Erano tutte di tipo caucasico per lo più di "reddito medio" in età compresa tra i 30 e i 79 anni. Metà di loro erano state diagnosticate di cancro al seno. Quasi tutte le donne intervistate erano scontente della dimensione o della forma del proprio seno. Le donne che avevano scelto un reggiseno per l’aspetto, ignorando indolenzimenti e gonfiori, avevano il doppio di incidenza di cancro al seno di quelle che non l’avevano scelto per questo. Ma la statistica più sorprendente riguardava le donne che indossavano il reggiseno anche per dormire e che avevano sviluppato il cancro. Così come una donna su sette costretta in un reggiseno per più di 12 ore al giorno. Le donne senza reggiseno hanno solo una probabilità su 168 di subire una diagnosi di cancro al seno, dicono i Singer. La stessa di un uomo senza reggiseno. "Non dormite col reggiseno"! implora Syd Singer. "Le donne che intendono evitare il cancro al seno dovrebbero indossare un reggiseno per il periodo di tempo più limitato possibile - di sicuro per meno di 12 ore al giorno". Syd inoltre spiega che quasi l’80% di chi indossa il reggiseno e soffre di noduli, cisti e indolenzimento vede quei sintomi svanire, "entro un mese dopo essersi liberate del reggiseno". Non tutte sono pronte a liberarsi dal proprio capestro. Come una donna ha rivelato al team, "Le tette mi arriverebbero all’ombelico senza un reggiseno". Ma il chirurgo Christine Haycock del College of Medicine del New Jersey dice che sono le caratteristiche genetiche - non i legamenti o la dimensione del seno - la ragione per cui alcuni seni cedono alla gravità. Un petto che saltella aiuta a tener pulito il sistema linfatico. Ben consci che i loro risultati erano "esplosivi", i Singer hanno inviato i risultati della loro ricerca ai capi delle più prestigiose organizzazioni e istituti anti-cancro americani. Nessuna risposta. Alla pari del business del cancro, il giro d’affari dei reggiseno è enorme. Moltiplicate il numero delle donne che, in tutto il mondo, comprano qualche reggiseno da 25 dollari ogni anno e otterrete una cifra vicina ai 6 miliardi di dollari all’anno. Syd Singer afferma che la censura dell’establishment sulla relazione tra cancro al seno e reggiseno sta uccidendo le donne. Indicando la condizione maggiormente condivisa tra le pazienti di cancro al seno, egli enfatizza che si tratta di un sistema linfatico strizzato dal reggiseno. Andando sempre senza reggiseno, Soma iniziò a indossare vestiti che non enfatizzassero i seni. Cominciò anche a massaggiare i seni con regolarità e ad andare in bicicletta, a prendere integratori vitaminici ed erboristici e a bere solo acqua pura. Due mesi dopo, il suo nodulo era scomparso. Un grintoso Syd Singer dice che, al primo spaventevole segnale di un nodulo, “le donne dovrebbero togliersi il reggiseno prima di togliersi i seni". Cosa aspettare, se potete liberare il vostro sistema linfatico adesso?
RICORDATE: Una combinazione spettacolarmente controindicata è indossare un reggiseno e usare un telefono cellulare.
SE DOVETE INDOSSARE UN REGGISENO
Reggiseno push-up e quelli da sport sono da evitare. Scegliete reggiseno di cotone, non stretti. Assicuratevi di poter passare con due dita sotto le spalline e ai fianchi delle coppe. Quanto più sono alte le coppe, tanto più severa la compressione dei maggiori linfonodi. Non indossate assolutamente mai questo disastroso dispositivo per dormire. A casa toglietevelo. Massaggiate i vostri seni ogni volta che vi togliete il reggiseno.
Riportate in salute il vostro sistema linfatico, o almeno respirate a fondo liberamente.
CONSIGLI NATUROPATICI PER LE VENE VARICOSE.
01-08-2016
Un'alimentazione povera di fibre, ricca di cibi raffinati, contribuisce alla formazione delle vene varicose. Le persone che consumano poca fibra tendono a sforzarsi durante la defecazione, perchè le loro feci sono più piccole, più dure e più difficili da espellere. Lo sforzo aumenta la pressione nell'addome, che blocca il riflusso di sangue dalle gambe. Con il tempo l'aumento di pressione può indebolire gravemente le pareti venose, portando alla formazione di vene varicose (o emorroidi); oppure può indebolire le pareti dell'intestino tenue e produrre diverticoli (piccole tasche) nell'intestino crasso. Un'alimentazione che contenga fibra in abbondanza è l'elemento più importante nel trattamento e nella prevenzione delle vene varicose (e delle emorroidi). Una dieta ricca di verdure, frutta, leguminose e alcuni tipi di cereali consente una defecazione facile; molti componenti fibrosi attraggono acqua e formano una massa gelatinosa che mantiene le feci soffici, voluminose e facili da espellere. L'effetto complessivo di una dieta ad alto contenuto di fibra è uno sforzo molto minore durante la defecazione. Per aumentare il volume delle feci è possibile usare anche composti naturali. Queste sostanze, in particolare i gusci di semi di psillio e la crusca di avena, esercitano una moderata azione lassativa grazie alla loro capacità di attrarre acqua e di formare una massa gelatinosa. Questo mantiene morbido il contenuto intestinale e stimola la peristalsi, riducendo lo sforzo necessario durante la defecazione. In genere questo tipo di fibra è meno irritante della crusca di frumento e di altri prodotti fibrosi a base di cellulosa. Si può ridurre il rischio delle vene varicose anche rinforzando l'integrità delle pareti venose. I frutti ricchi di flavonoidi come ciliege e mirtilli possono essere utilissimi per prevenire e curare le vene varicose. Questi alimenti sono efficaci perchè riducono la fragilità dei capillari, mantengono l'integrità della parete venosa, inibiscono la rottura delle strutture che compongono la sostanza fondamentale e aumentano il tono muscolare delle vene. Anche altri frutti di bosco o i loro estratti sono indicati sia per chi soffre di vene varicose, sia per chi vuole prevenirle.
Chi soffre di vene varicose ha una minore capacità di metabolizzare la fibrina. Quando la fibrina si deposita nei tessuti vicini alle vene varicose la pelle diventa dura e nodosa per la presenza di fibrina e grassi. In più, l'incapacità di demolire la fibrina aumenta il rischio di formazione di trombi, che possono provocare una tromboflebite, un attacco di cuore, un embolo polmonare o un ictus. Sono quindi opportuni tutti gli alimenti che aumentano l'attività fibrinolitica del sangue. Pepe di Cayenna, peperoncino, aglio, cipolla e zenzero aumentano la fibrinolisi. Per chi soffre di vene varicose e di altri disturbi cardiovascolari è consigliabile aggiungere queste spezie in abbondanza. Anche la bromelina, presente nell'ananas fresco, promuove la metabolizzazione della fibrina. Associando a tutto questo anche attività fisiche come camminare, andare in bicicletta o fare jogging è particolarmente utile perchè la contrazione dei muscoli delle gambe favorisce il ritorno del sangue venoso dalle estremità.
GLI EFFETTI A LUNGO TERMINE DELLA CHEMIOTERAPIA POSSONO DURARE ANCHE PIU' DI UN DECENNIO.
31-07-2016
Uno studio dell’UCLA ha indicato che la chemioterapia può cambiare il flusso ematico e il metabolismo cerebrale in modi che possono durare per 10 anni o più dopo il trattamento. Ciò ha potuto contribuire a spiegare lo stato confusionale, a volte chiamato “cervello da chemio”, segnalato da molti pazienti in chemioterapia. La tomografia ad emissione di positroni (PET) è stata usata per analizzare il cervello di 21 donne che avevano subito un intervento chirurgico per cancro mammario da 5 a 10 anni prima. Sedici erano state trattate con cicli di chemioterapia. Inoltre sono stati analizzati tredici soggetti di controllo, che non hanno avuto mai cancro mammario o chemioterapia. Le valutazioni sono state fatte mentre le donne facevano esercizi di memoria a breve termine e mentre si stavano riposando. Le esplorazioni hanno indicato un salto rapido di attività nella corteccia frontale e nel cervelletto dei pazienti sottoposti a chemioterapia durante le prove di memoria, indicando un’attività più impegnativa rispetto ai pazienti di controllo per ricordare le stesse informazioni. Lo studio inoltre ha rivelato che le donne che hanno subìto la terapia ormonale in aggiunta alla chemioterapia hanno mostrato cambiamenti nei gangli della base, una parte del cervello necessaria a collegare il pensiero con l’azione.
COMMENTO
Il cancro è attualmente una delle cause principali di morte. Un rapporto pubblicato dall’American Cancer Society alcuni anni fa indicava che a 156 americani ogni ora veniva diagnosticato il cancro, ora probabilmente è salito ormai a 175 all’ora. In un altro rapporto, hanno valutato che 1.500 americani muoiono di cancro ogni giorno. Ora nessuno di noi desidererebbe combattere contro il cancro, ma la chemioterapia è raramente l’opzione migliore poiché semplicemente non elimina la causa e, questo studio lo dimostra, può dare gravi disturbi per più di una decade.
I motivi per l’aumento impressionante dei casi di cancro sono molti e vari. Molti studi su umani hanno trovato un collegamento fra l’esposizione fetale agli agenti inquinanti ambientali e il cancro nei bambini e in adulti giovani. Quelli che vivono vicino alle linee elettriche hanno un rischio aumentato di sviluppare la leucemia. La TAC e i raggi X tradizionali, emettono radiazioni potenzialmente pericolose e possono essere un’altra causa. Ma le cause principali sono chiaramente da attribuire alla dieta e allo stile di vita. Sono convinto che con alcuni cambiamenti semplici è possibile ridurre profondamente il rischio di cancro ed evitare i farmaci antitumorali, scandalosamente costosi, che probabilmente sono più dannosi che altro.
http://usatoday30.usatoday.com/news/health/2006-10-05-chemo-fog_x.htm