Angelo Ortisi

Angelo Ortisi

25-02-2016

Chi è diabetico lo sa bene. Il controllo costante dei livelli glicemici è un punto imprescindibile per ogni terapia. Per questo, la scoperta di un team di ricercatori della Società italiana di diabetologia è tanto importante. Gli scienziati, che hanno pubblicato su Diabetes Care i dettagli dell'analisi, hanno evidenziato la capacità dell'olio di oliva di mantenere costanti i livelli di glicemia dopo i pasti nei soggetti colpiti da diabete di tipo 1. Lo studio ha coinvolto 13 pazienti affetti dalla malattia (8 uomini e 5 donne), trattati con una pompa da insulina e sottoposti a monitoraggio costante della glicemia grazie a un sensore portatile. I partecipanti hanno consumato pasti con la stessa quantità di carboidrati, ma dalla composizione diversa: in alcuni casi il menù prevedeva pasta e lenticchie, pane integrale e mela oppure riso, pane bianco e banana. I pasti sono stati presentati in tre differenti varietà rispetto al contenuto di grassi: poveri di grassi, ricchi di grassi saturi (grazie all'uso del burro) e ricco di grassi monoinsaturi (grazie all'utilizzo dell'olio extravergine di oliva). I pasti ad alto indice glicemico hanno causato un aumento della glicemia maggiore rispetto a quelli a basso indice glicemico, a parità di calorie ingerite. Tuttavia, nei pasti ad alto indice glicemico, l'aggiunta di olio extravergine di oliva ha consentito di ridurre il picco glicemico post-prandiale. Gabriele Riccardi, past president della Sid, commenta: «Uno o due cucchiai di olio extravergine di oliva ai pasti possono aiutare a moderare la glicemia senza dover limitare eccessivamente gli alimenti che contengono carboidrati, anche quelli come pane, riso, polenta e patate che hanno un indice glicemico più elevato». 
In ogni caso, l'olio d'oliva sembra essere il condimento ideale anche per il nostro cuore. Lo dice una ricerca della Glasgow University pubblicata sull'American Journal of Clinical Nutrition. Secondo gli scienziati britannici, consumare olio d'oliva per sole sei settimane produce già una riduzione del rischio di infarto. Per dimostrarlo i ricercatori hanno analizzato un campione di 69 uomini e donne che non lo usano di norma. I soggetti sono stati divisi in due gruppi, uno dei quali ha consumato 20 ml d'olio d'oliva ogni giorno per 6 settimane. Grazie a una nuova tecnica diagnostica i ricercatori hanno esaminato la presenza nell'urina di una serie di peptidi prodotti dalla scomposizione delle proteine. La tecnica, nota come proteomica, consente l'osservazione di eventuali alterazioni a carico di alcune proteine, che rappresentano i segni precoci della malattia in atto prima della comparsa dei sintomi. Dai risultati è emerso che il consumo di olio aveva ridotto il rischio di insorgenza di una malattia coronarica. È la prima volta che questa tecnica è stata applicata dal punto di vista nutrizionale per cercare di capire quale alimento o quali ingredienti siano veramente responsabili dei benefici per la salute.
Anche uno studio americano decanta le qualità del più mediterraneo dei prodotti. Un gruppo di ricercatori dell'Università dell'Illinois ha pubblicato su Circulation una ricerca sugli effetti prodotti dall'acido oleico - sostanza contenuta nell'olio extravergine di oliva - sulle funzionalità cardiache. Douglas Lewandowski, coordinatore dello studio realizzato su un gruppo di topi affetti da insufficienza cardiaca, spiega: “il consumo di grassi sani come l'olio d'oliva può avere un effetto significativamente positivo sulla salute cardiaca". Il team guidato dal prof. Lewandowski ha verificato l'efficacia dell'acido oleico nel conseguire “un miglioramento immediato nel modo in cui i cuori si sono contratti e hanno pompato sangue". La sostanza ha non soltanto bilanciato il metabolismo dei grassi e ridotto i metaboliti grassi tossici nei cuori ipertrofici, ma ha anche ripristinato l'attivazione di diversi geni per gli enzimi che metabolizzano i grassi. Uno studio dell'Università di Milano ha dimostrato peraltro la capacità dei fenoli dell'olio di oliva di inibire la formazione dei trombi e di indurre un effetto vasodilatatore. Consumato nelle giuste dosi, l'olio extravergine di oliva si dimostra in grado anche di evitare o ritardare l'assunzione di farmaci per curare l'ipertensione, come dimostrato da un altro studio dell'Università Federico II di Napoli. Senza dimenticare, infine, le proprietà antiossidanti e preventive nei confronti di varie forme tumorali grazie alla presenza dei polifenoli.

 

http://care.diabetesjournals.org/content/early/2016/01/29/dc15-2189.abstract?sid=1f585f8f-706b-4c68-a64c-d0c3ce4e799a

Giovedì, 25 Febbraio 2016 06:30

ALIMENTI PER DIFENDERE IL CUORE.

25-02-2016

- MELE E PERE: Contengono pectina, una fibra naturale che può aiutare a ridurre il rischio di incidenti cardiaci come l'infarto perchè può ridurre il colesterolo cattivo in circolazione nel sangue. Anche prugne, albicocche, banane contengono molta pectina.

- FAGIOLI: Possono salvare il cuore dall'infarto. Uno studio della Tulane University ha dimostrato che chi mangia fagioli quattro volte la settimana riduce del 19% il rischio di ammalarsi di disturbi cardiovascolari, rispetto a chi invece ne mangia meno di una volta la settimana. Inoltre, anche il rischio di ictus si abbassa del 9%. Mangiare fagioli fa comunque bene al cuore per giovani, anziani, ma anche per i fumatori e per chi ha il colesterolo e la pressione alta. Un'altra importante conferma all'azione benefica per il cuore svolta da fagioli e legumi arriva da Israele. Uno studio sulle donne, svolto presso il prestigioso Cedar-Sinai Medical Center dimostra infatti che se nel sangue aumenta il livello di fitoestrogeni, ormoni naturali presenti nei legumi, si abbassa, di converso, il tasso di trigliceridi e cala anche il colesterolo. Quest'ultimo oltretutto migliora la propria composizione: cresce la quota di colesterolo buono (HDL) e diminuisce quello cattivo (LDL). Altro vantaggio: i mangiatori di legumi hanno arterie più elastiche e facilmente dilatabili. Proprio grazie alla genisteina, un fitormone di cui sono ricchi fagioli, soia e lenticchie.

- MORE E LAMPONI: Il loro segreto è nei semini che ci restano nei denti: sono ricchissimi di fibre. Studi dell'Harvard School of Public Health dimostrano che le fibre insolubili possono proteggere dalle malattie cardiache: può bastare un aumento di 10 g nella dieta per tagliare del 20% il rischio di infarto.

- MELONI, CAROTE E PATATE DOLCI: Contengono elevate quantità di beta-carotene. Se il nostro sangue è ricco di questa provitamina, il rischio di infarto cala drasticamente. Studi effettuati a Harvard dimostrano che 5 porzioni settimanali di questi vegetali possono far calare il rischio cardiaco di circa il 70%.

- SEDANO: E' composto quasi esclusivamente da fibre e acqua. Ma contiene anche una sostanza importante, la 3-n-butilftalide, che può aiutare a tenere la pressione sotto controllo perchè sembra ridurre nel sangue gli ormoni dello stress, che invece possono elevarla. Mangiarne 4 gambi al giorno può ridurre del 14% il livello di colesterolo nel sangue.

- UVA: Gli acini contengono flavonoidi, antiossidanti che possono prevenire la formazione di coaguli sanguigni. Ricerche cardiologiche hanno appurato che i flavonoidi nel succo di uva nera e nel vino rosso sono efficaci come l'aspirina perchè, come questo farmaco, contribuiscono a fluidificare il sangue.

24-02-2016

Tra i sintomi più comuni della febbre vi sono i brividi di freddo. Ma perchè proprio quando la nostra temperatura corporea si alza iniziamo ad avvertire freddo? Pare proprio che l’ipotalamo, la parte del cervello che regola la nostra temperatura, quando siamo in perfetta forma fisica tende a mantenerla intorno ai 36-37°C. Accade però, che proprio quando arriva l’influenza il nostro sistema immunitario entra in azione e prova a sconfiggere l’infezione aumentando la temperatura. Il calore, infatti, è un’ottima arma per uccidere virus e batteri. Tra le conseguenze della febbre troviamo i brividi di freddo, degli spasmi involontari dei muscoli. Infatti, fin quando non raggiungiamo i gradi stabiliti dall’ipotalamo, per combattere i batteri sentiremo freddo. Per produrre maggiore calore, i nostri muscoli si contraggono producendo i brividi così da far salire il più possibile la febbre. Infatti, appena raggiunta la temperatura prevista, la sensazione di freddo passa. Tra gli altri trucchi e misteri del nostro organismo troviamo un altro sintomo della febbre. Infatti, capita che quando si è ammalati si è stanchi, spossati e senza appetito. L’obiettivo di queste sensazioni è quello di farci sentire stanchi così da farci riposare e non farci perdere energia.

Mercoledì, 24 Febbraio 2016 07:09

IL CIOCCOLATO FA BENE IN GRAVIDANZA.

24-02-2016

Le donne in attesa di un bambino saranno felici di sapere che la cioccolata non è affatto da evitare in gravidanza. I ricercatori dell’Université Laval Québec City, in Canada, hanno scoperto che il cioccolato riesce a stimolare la crescita fetale e rende la placenta più efficiente, soprattutto grazie al suo alto contenuto di flavonoli. Lo studio, segnala inoltre la capacità del cioccolato di ridurre il rischio di insorgenza della preeclampsia, una complicanza molto pericolosa per la gestante. Gli scienziati canadesi hanno coinvolto nello studio 129 donne fra l'undicesima e la quattordicesima settimana di gravidanza. A ogni donna è stato chiesto di consumare circa 30 grammi di cioccolato al giorno per 12 settimane. Sono stati monitorati diversi fattori, come l'indice di pulsatilità, doppler dell'arteria uterina, la preeclampsia, l'ipertensione gestazionale, il peso della placenta e quello del bambino alla nascita. I risultati indicano che il cioccolato ha prodotto un miglioramento significativo delle attività e delle funzioni dell'arteria uterina, che svolge un compito fondamentale nella fornitura di sangue alla placenta e al feto. Emmanuel Bujold, co-autore della ricerca, spiega: «Questo studio indica che il cioccolato potrebbe avere un impatto positivo sulla placenta e sulla crescita e sullo sviluppo fetale».

 

https://www.sciencedaily.com/releases/2016/02/160201214629.htm

http://www.smfmnewsroom.org/2016/02/the-benefits-of-chocolate-during-pregnancy/

http://consumer.healthday.com/vitamins-and-nutrition-information-27/food-and-nutrition-news-316/small-square-of-chocolate-each-day-during-pregnancy-may-help-mom-and-baby-707736.html

http://www.dailymail.co.uk/health/article-3427212/Chocolate-GOOD-pregnant-women-Doctors-say-positive-impact-placenta-fetal-growth.html

24-02-2016

Gli alimenti ricchi di carboidrati semplici (quelli, cioè, che contengono zuccheri semplici o zuccheri aggiunti durante la conservazione e la preparazione), sono ricchi di calorie e non apportano sostanze nutritive alla nostra dieta. Inoltre ci fanno sentire sazi sul momento scatenando poi degli improvvisi attacchi di fame. Ma sapete cosa succede al nostro corpo se limitiamo il consumo di riso bianco, pasta bianca, pane bianco, dessert e dolci, sciroppi artificiali, bibite gassate e caramelle? Leggete i 6 cambiamenti che questo consumo limitato apporterebbe nel nostro corpo.

1. INIZIERAI A BRUCIARE I GRASSI

Riducendo il consumo di carboidrati, si ridurranno anche le calorie assunte giornalmente. Infatti, quando il corpo è costretto a non attingere dai carboidrati, per produrre energia brucia il grasso immagazzinato. Il consiglio è quello di fare un pò di esercizio fisico al mattino, prima della colazione. In questo modo il corpo brucerà i grassi depositati invece di quelli contenuti nel cibo.

2. TI SENTIRAI MENO AFFAMATO

Non sono le calorie che saziano la tua fame, ma sono le sostanze nutrienti, come le proteine, le fibre o i grassi sani. Queste componenti sono assenti nei carboidrati raffinati, che finiscono, dunque, per riempire il nostro corpo solo di calorie “inutili”. Per questo, dopo averne fatto una scorpacciata possiamo sentirci ancora affamati: il corpo, assumendo carboidrati, sarà sempre in cerca di altro cibo. Diminuendo il consumo, invece, diminuirà anche il senso di fame. Il consiglio è quello di iniziare la giornata mangiando qualcosa di molto proteico e salutare come le uova o lo yogurt greco.

3. AVRAI LA PANCIA PIU’ PIATTA

È uno dei cambiamenti più lampanti: quando i carboidrati vengono rimpiazzati da cibi ricchi di fibre, il ventre può sembrare più piatto. Questo perché le fibre, di cui ogni dieta dovrebbe essere ricca, aiutano a sgonfiare la pancia. Molti zuccheri invece fermentano nell’intestino facendoci sentire più gonfi e facendo apparire la pancia più grande di quello che in realtà è. Il consiglio è quello di iniziare a sostituire alcuni alimenti con altri più salutari. E di mangiare noci, fonti di fibre e alleate nella digestione.

4. DIMINUIRA’ IL RISCHIO DI SOFFRIRE DI DIABETE

Gli zuccheri semplici possono essere dannosi, alla lunga, per la salute. Più ne digeriamo, più insulina produce il pancreas: questo può portare ad aumentare il rischio di sviluppare il diabete di tipo 2. Il consiglio è quello di preferire carboidrati complessi, ricchi di fibre, più difficili da digerire per il corpo: in questo modo si impedirà il rilascio facile di insulina.

5. I TUOI MUSCOLI SARANNO PIU’ FORTI

Secondo molti ricercatori assumere solo carboidrati semplici non farebbe bene alla crescita dei muscoli: È preferibile mangiare qualsiasi altro tipo di alimento, dalla carne allo yogurt. In parte, questo si deve al fatto che ai carboidrati mancano le proteine, che sono veri e propri mattoncini nella costruzione dei muscoli e contribuiscono alla salute della pelle, dei capelli e delle unghie. Aumentare il consumo di proteine e di altre sostanze nutritive, può apportare benefici al nostro corpo, senza il bisogno di assumere ulteriori calorie. Il consiglio è quello di preferire snack proteici rispetto a quelli delle macchinette automatiche.

6. TI SENTIRAI PIU’ ENERGICO

È bene ricordare che all’interno di una dieta equilibrata non devono mancare i carboidrati: il corpo ne ha bisogno per funzionare correttamente, sono indispensabili per la salute del cervello e per il funzionamento degli organi. Alcuni, però, hanno un effetto “carburante” molto più di altri: frutta, verdura, quinoa, amaranto sono solo alcuni di questi. Assicurano a chi ne mangia energia per lungo tempo ed evitano i tipici “sbalzi” causati da altri carboidrati semplici.

 

24-02-2016

Nuove ricerche e vecchie polemiche: un autorevole lavoro, pubblicato su Neurology, ha consentito di seguire le persone vaccinate contro l'epatite B per un tempo sufficientemente lungo, e di rilevare un aumento notevole (3 volte) dei casi di malattia demielinizzante (sclerosi multipla) tra i soggetti vaccinati rispetto a quelli che non lo sono. La ricerca è stata pubblicata su Neurology, vale a dire una delle più autorevoli riviste internazionali di neurologia, e rende assolutamente necessarie alcune riflessioni su questo dato. Se è vero, come sembra dai dati ufficiali (tutti controllati dallo Stato), che la vaccinazione antiepatite B riduce il rischio di ammalarsi di questa malattia, tuttavia il fatto che le malattie demielinizzanti possano avere un incremento numerico deve essere tenuto in seria considerazione. A dispetto dei numerosi lavori che affermano costantemente il contrario, il vaccino non è totalmente innocuo. Questo dato non comporta di per sé che sia utile o non utile, polemica che in questo momento è fuori luogo, ma semplicemente che non può essere passato sotto silenzio il fatto che possa dare dei danni, e che quindi ogni individuo deve essere chiamato a una scelta consapevole per decidere se optare per i rischi di una epatite B oppure per quelli di una forma patologica di demielinizzazione. Questo dovrebbe valere sia per vaccini facoltativi come quelli antinfluenzali sia, a maggior ragione, per quelli che in Italia sono invece obbligatori, come l'antiepatite B (ed è opportuno ricordare qui che l'Italia è uno dei pochissimi Paesi d'Europa e del mondo ad aver reso obbligatorio questa forma di profilassi).
Quando nel 1996 in Francia la vaccinazione antiepatite B venne sospesa per la frequente comparsa di forme di malattia demielinizzante con oltre 200 casi di Sclerosi multipla insorti negli adolescenti e preadolescenti vaccinati contro l'epatite B, ci fu una levata di scudi contro questa decisione, che trovò una conferma “scientifica” in due articoli pubblicati sul New England Journal of Medicine. I lavori, finanziati e sostenuti dalle ditte farmaceutiche che producono il vaccino, studiarono solo i due mesi successivi alla vaccinazione, e i risultati vennero pesantemente discussi in sede scientifica nelle settimane seguenti come non corretti e pretestuosi; i media per altro segnalarono solo che finalmente si era posta una pietra sulla problematica del vaccino antiepatite B che era definitivamente innocuo. Poiché anche sui foglietti illustrativi del vaccino viene segnalata la possibile (ma rara) evenienza di una forma demielinizzante, è bene che la presenza di forme simili in famiglia sia davvero considerata una pesante controindicazione, e che si cessi il furore da Santa Inquisizione che spesso viene adottato per vaccinare anche chi, magari, ha parenti stretti che soffrono di queste forme, quindi accettando che la vaccinazione antiepatite B possa essere non fatta. Le polemiche sulla verità in medicina sono costantemente elevate. Tuttavia oggi viviamo in tempi che rendono preferibile costruire il proprio benessere con comportamenti sani e con un'alimentazione corretta piuttosto che sull'esclusiva dipendenza da farmaci o da procedure che entrano, come dice il filosofo Gadamer, in un territorio di confine tra scienza ed economia, nel quale spesso le giuste ragioni delle due parti si confondono. Per concludere, è utile segnalare che questo lavoro, come altri, potrebbe essere contrastato e rifiutato in sede scientifica. Ad esempio, lo studio non è stato in grado di dire se il vaccino acceleri la comparsa della malattia in soggetti già destinati a svilupparla, o se determini nuovi casi di malattia in soggetti suscettibili. Tuttavia ci auguriamo che aiuti a far crescere il diritto ad una informazione più chiara su questi temi, perché ognuno possa esprimere con pieno diritto (come negli USA) la propria scelta, soprattutto nei confronti di forme di trattamento che suscitano polemiche in così vasti strati del mondo scientifico ed accademico, oltre che tra i cittadini che ne usufruiscono.

 

http://www.webmd.com/multiple-sclerosis/news/20040913/hepatitis-b-vaccine-may-be-linked-to-ms

http://www.neurology.org/content/63/5/772

23-02-2016

Il caffè è una bevanda molto controversa. Accanto a ricerche che sostengono che faccia male alla salute, ce ne sono altrettante che invece smentiscono questa teoria. Eccedere nelle cose, comunque, è sempre sbagliato. Bere troppo caffè, ad esempio, può causare disturbi del sonno, irritabilità, ansia, bruciori di stomaco. Per diverse ragioni potremmo essere portati a dover ridurre o addirittura eliminare questa bevanda dalla nostra dieta. Ma come trovare un sostituto che ci aiuti a non apparire zombie quando andiamo a lavoro o portiamo i bambini a scuola la mattina? A questa domanda ha cercato di rispondere l’Huffington Post che ha proposto alcuni metodi efficaci per sostituire il caffè la mattina appena svegli. Ne ho scelti 5. Vediamoli insieme.

MASSAGGIARE I PUNTI DI PRESSIONE

Grazie a uno studio dell’University of Michigan, sono stati scoperti dei punti di pressione tipici delle tecniche di agopuntura che possono aiutare a diminuire il senso di fatica, donandoci nuovo vigore. I punti sono cinque e vanno stimolati per tre minuti ciascuno: la parte superiore della testa, il punto tra il pollice e l’indice, appena sotto la parte centrale della rotula, sotto la pianta del piede, e alla base del collo.

ACQUA FREDDA

L’acqua fredda può aiutarci a svegliare il corpo. Pensiamo ad esempio quando la mattina ci sciacquiamo abbondantemente il viso con dell’acqua ghiacciata, o quando in estate facciamo una bella doccia fredda. Secondo l’Huffington Post, a tal proposito, potrebbe tornare utile una pratica ayurvedica chiamata Ishnan. Si tratta di una sorta di idroterapia: sotto l’acqua fredda, per energizzare il corpo, si devono strofinare braccia, gambe e piedi per due minuti.

MUOVERSI

Iniziare la giornata con una passeggiata aiuta la circolazione, consentendo al corpo di eliminare le tossine in esso presenti. Lo psicologo Thomas Plante addirittura afferma che potrebbe essere efficace come un espresso. Al limite, potete dedicarvi qualche minuto per effettuare dei semplici esercizi, utili ad attivare il metabolismo.

CONCEDERSI LA GIUSTA COLAZIONE

È la colazione che determina l’andamento della vostra giornata. Fare una colazione nutriente aiuta ad attivare il metabolismo, darvi la corretta energia per ripartire e fornirvi la concentrazione necessaria. Saltare la colazione, inoltre, aumenta le probabilità di cedere a spuntini malsani.

BERE LIMONE E ACQUA TIEPIDA AL MATTINO

I benefici di bere al mattino acqua tiepida e limone sono veramente tanti. Uno di questi è il fatto che, dopo un pò di tempo, potrete anche eliminare il caffè. Questo perché, innanzitutto, sembra che ne elimini il desiderio e in secondo luogo perché vi fornisce una buona carica di energia. Se vi piace, potete aumentare i benefici e la carica, aggiungendo anche un pezzetto di zenzero.

 

http://www.huffingtonpost.com/2013/12/16/energy-tips_n_4413095.html?utm_hp_ref=natural-health

http://www.yogajournal.com/article/health/better-caffeine/

http://www.nbcnews.com/id/27704531/#.VsTMjbThDct

23-02-2016

L'olio di girasole e di mais? Meglio non usarli per friggere. Parola di esperto, secondo cui l'utilizzo di questi due tipi di olio potrebbe aumentare le possibilità di incorrere in un cancro. A detta dei ricercatori dell'Università De Montfort di Leicester, infatti, i due tipi di olio, se utilizzati per la frittura sprigionano elementi tossici, aldeidi, fino a duecento volte più dei limiti indicati dall’OMS. Tali molecole intervengono sul vostro organismo, provocando disturbi cardiologici, demenza e anche tumori. Se non si è mai saputo prima è semplicemente perché la loro pericolosità è stata sostanzialmente ignorata e dunque sottovalutata. Sarebbe, dunque, molto più sano friggere in burro, lardo od olio d'oliva . “Per tanti anni - ha spiegato il professor Grootveld - ci è stato detto che burro e lardo facevano male. Ma ora scopriamo che per friggere sono una delle soluzioni migliori. Ci è stato detto che i grassi polinsaturi erano salutari e che per questo bisognava cucinare con l'olio di semi di girasole e l'olio di mais. Peccato che essi, quando vengono riscaldati, subiscono una serie di reazioni chimiche che producono elementi tossici”. Ma cosa bisogna utilizzare per friggere? Burro, lardo e olio d'oliva, in sostituzione degli oli vegetali. L’olio ritenuto migliore sarebbe comunque quello di cocco, che a temperatura di frittura rilascia pochi aldeidi.

 

http://www.telegraph.co.uk/food-and-drink/healthy-eating/everything-you-know-about-cooking-with-oil-is-wrong/

23-02-2016

A molte persone vieni fatta una diagnosi di asma, bronchite e disturbi da malattie polmonari, talvolta anche croniche. Queste sono alcune delle condizioni più comuni al giorno d’oggi. Smog, fumo, infezioni e allergie possono causare un certo tipo di disturbo o malattia polmonare. In questo articolo spiegherò la ricetta di un antico rimedio popolare che vi aiuterà a trattare ogni problema legato all’apparato respiratorio, per prevenire e curare le malattie legate ai polmoni, in particolare asma, bronchite e malattie cardiache. In passato, le nostre nonne hanno preparato questo rimedio naturale per il trattamento di condizioni di salute di questo tipo, e coloro che hanno già provato confermano che le nostre nonne avevano ragione riguardo al grande potere di guarigione di questo rimedio.

INGREDIENTI

• ½ kg di cipolla rossa.
• 2 tazze di sciroppo d’acero puro o ½ kg di zucchero grezzo di canna.
• 2 limoni naturali di medie dimensioni.
• 1,5 l (6 tazze) di acqua.
• 7 cucchiai di miele grezzo.

PREPARAZIONE

Metti lo sciroppo d’acero puro in una padella larga e preriscaldalo a fuoco medio (se decidi di utilizzare lo zucchero di canna, prendi una padella grande e preriscalda lo zucchero a fuoco basso. Mescola costantemente fino a quando non ottieni un bel colore dorato). Quindi, aggiungi le cipolle precedentemente pulite e affettate. Cuoci per un paio di minuti, e aggiungi l’acqua. Fai bollire il composto a fuoco medio fino a quando l’acqua è ridotta di un terzo. Lascia raffreddare per un pò. Durante il tempo in cui il composto raffredda, spremi i limoni, e conserva il succo a parte. Aggiungi il miele e il succo di limone alla miscela, e mescola bene. Sia durante la notte che la mattina successiva filtra il liquido e conservarlo in una bottiglia di vetro. Prendi 1 cucchiaio di questo rimedio ogni giorno dopo ogni pasto principale.

Coloro che hanno già provato questo rimedio confermano che le nostre nonne avevano ragione riguardo al potere di guarigione di questo efficace composto.

Martedì, 23 Febbraio 2016 06:44

DOPO IL FITNESS UN PO’ DI ZENZERO.

23-02-2016

Avete esagerato con l'attività fisica per recuperare qualche stravizio alimentare? Nessun problema, ci pensa lo zenzero. Almeno è ciò che sostengono alcuni ricercatori statunitensi della Georgia State University che hanno pubblicato gli esiti di una ricerca a tal proposito sulle pagine della rivista Journal of Pain. La radice della pianta di zenzero è nota da sempre per la sua capacità di lenire i sintomi di crampi addominali e nausea, ma secondo i ricercatori vanterebbe anche un'altra proprietà, quella di ridurre i risentimenti e i dolori muscolari dopo uno sforzo fisico intenso. Per dimostrarlo, gli scienziati americani hanno messo alla prova 74 adulti, sottoponendoli a una serie di faticose attività fisiche e dividendoli in due gruppi. Al primo hanno offerto un'integrazione dietetica a base di zenzero crudo o cotto per un totale di 2 grammi al giorno, al secondo solo un placebo. Sia cotto che crudo, lo zenzero si è rivelato in grado di ridurre il dolore muscolare del 25 per cento. Secondo Christopher D. Black, responsabile del Dipartimento di Kinesiologia della Georgia State University, “il consumo quotidiano della radice comporta una riduzione dei dolori acuti dopo attività che possono provocare traumi muscolari”. Lo stesso gruppo di ricercatori è intenzionato a proseguire lo studio sulle proprietà dello zenzero per verificarne l'efficacia anche come antinfiammatorio per l'intero organismo e non solo a livello muscolare.

 

http://www.jpain.org/article/S1526-5900(09)00915-8/abstract

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/20418184

https://www.sciencedaily.com/releases/2010/05/100519131130.htm

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