Angelo Ortisi
INIBITORI DI POMPA PROTONICA ASSOCIATI A DEMENZA.
06-03-2016
L'assunzione degli inibitori di pompa protonica (Ppi) è legata a un aumento del rischio di demenza. Lo ha stabilito uno studio pubblicato su Jama Neurology da un team del Centro per le malattie neurodegenerative di Bonn, in Germania. La dott.ssa Britta Haenisch e i suoi colleghi hanno analizzato le prescrizioni dei farmaci effettuate fra il 2004 e il 2011. Il campione era costituito da oltre 73mila persone, delle quali 2.950 sono state trattate con gli inibitori di pompa protonica, farmaci utilizzati per attenuare i sintomi del reflusso gastroesofageo. In questo sottogruppo il rischio di demenza è salito del 44 per cento rispetto al gruppo di controllo. Gli autori dello studio avvertono che vi sono alcuni limiti nell'analisi presentata, in particolare riguardo ai dati di fattori indipendenti in grado di aumentare il rischio di demenza. «In ogni caso, dato che il nostro studio dimostra solo un'associazione statistica tra uso di inibitori di pompa protonica e probabilità di sviluppare demenza, la presenza di un eventuale meccanismo biologico alla base di un possibile nesso causa-effetto dovrà essere esplorata da futuri studi prospettici e randomizzati svolti su casistiche sufficientemente ampie».
Lewis Kuller, ricercatore presso l'Università di Pittsburgh, in Pennsylvania, commenta: «Questi dati aprono una sfida interessante per valutare una possibile associazione tra inibitori di pompa protonica e rischio di demenza, argomento molto importante ai giorni nostri vista l'elevata prevalenza nell'uso di questi farmaci nelle popolazioni anziane a elevato rischio di demenza». Anche una ricerca del Kaiser Permanente ha affrontato l'argomento. Stando a questa analisi, l'uso prolungato di farmaci per ridurre l'acidità di stomaco può comportare l'abbassamento dei livelli di vitamina B12, sostanza fondamentale per il corretto equilibrio del nostro sistema nervoso. Un suo deficit può provocare demenza, declino cognitivo e anemia. I ricercatori hanno associato la mancanza della vitamina B12 con l'assunzione di medicinali per il bruciore di stomaco e per l'ulcera su un campione di quasi 26mila adulti, dei quali sono state analizzate le cartelle cliniche elettroniche. I dati sono stati poi messi a confronto con quelli di oltre 184mila pazienti che non avevano la stessa carenza di vitamina B12. Lo studio, pubblicato sul Journal of the American Medical Association, dimostra che fra i 25.956 pazienti con deficit di vitamina B12 il 12 per cento aveva assunto gli inibitori di pompa protonica per almeno due anni, contro una percentuale del 7,2 relativa al gruppo di controllo. Per quanto riguarda i farmaci antagonisti dei recettori H2 (H2RA), in qualsiasi dose giornaliera, le percentuali erano rispettivamente del 4,2 e del 3,2 nei due gruppi. «I pazienti che hanno assunto farmaci Ppi per più di due anni hanno avuto un aumento del 65% del rischio di carenza di vitamina B12, spiega il dott. Douglas A. Corley, gastroenterologo e ricercatore con il Kaiser Permanente Division of Research . Dosi più elevate sono state associate a un rischio maggiore rispetto a dosi più basse. Le cartelle cliniche elettroniche del Kaiser Permanente ci hanno permesso di osservare ciò che accade nella pratica quotidiana con l’uso comune di questi farmaci».
http://neurosciencenews.com/proton-pump-inhibitor-dementia-3663/
http://www.reuters.com/article/us-health-dementia-reflux-idUSKCN0VO27I
http://jama.jamanetwork.com/article.aspx?articleid=1788456
RIMEDI NATURALI PER LE MALATTIE AUTOIMMUNI.
06-03-2016
La causa esatta di questo problema è ancora sconosciuta. A volte, la malattia autoimmune insorge quando un microrganismo o farmaco altera il comportamento delle cellule immunitarie. Talvolta, la malattia si radica in un particolare organo. Per esempio, il sistema immunitario può attaccare la tiroide, causando la malattia di Graves, può attaccare il tratto gastrointestinale causando il morbo di Crohn o la colite ulcerosa. Altre volte, la malattia attacca una particolare proteina presente in tutto il corpo. Quando questo accade, si può sviluppare l’artrite reumatoide o la spondilite anchilosante. L’infiammazione è un enorme e spesso molto scomodo, effetto collaterale di queste malattie autoimmuni. Alcuni rimedi naturali, di seguito elencati, aiutano nella gestione di tali malattie autoimmuni:
CURCUMA
La curcuma contiene una sostanza chiamata curcumina che sopprime l’infiammazione amplificata nelle malattie autoimmuni come l’artrite, il morbo di Crohn e la colite ulcerosa. In uno studio pubblicato in Digestive Diseases and Sciences, vengono confermati i benefici della curcuma per il trattamento della malattia di Crohn e colite ulcerosa.
COME SI USA:
- Riscaldare 1 tazza di bevanda vegetale con ½ cucchiaino di curcuma in polvere. Lasciare riscaldare a fuoco lento per qualche minuto. Bere ogni sera, prima di coricarsi.
- In alternativa, assumere integratori di curcuma, consultando prima un esperto.
- Inoltre, aggiungere la curcuma ai pasti.
ZENZERO
Le proprietà antinfiammatorie dello zenzero possono anche aiutare a tenere a bada le malattie autoimmuni. Lo zenzero aiuta a ridurre l’infiammazione che è un problema comune nelle malattie autoimmuni.
COME SI USA:
- Riscaldare 1 tazza e ½ di acqua con un cucchiaino di zenzero grattugiato o zenzero a fette, fresco. Lasciar cuocere per 5-10 minuti. Scolare e aggiungere il succo di limone e un pò di miele per il gusto. Bere questo tè 2 o 3 volte al giorno.
- Inoltre, aggiungere zenzero ai pasti.
OLIO DI COCCO
Uno studio del 2010 pubblicato in Pharmaceutical Biology riporta che l’olio di cocco è particolarmente utile per alleviare il dolore, grazie alle sue proprietà antinfiammatorie e analgesiche. Questo lo rende un trattamento altamente efficace per le malattie autoimmuni infiammatorie come la colite ulcerosa, morbo di Crohn e spondilite. L’olio di cocco contiene acido laurico che combatte la malattia infiammatoria e la promozione dell’accumulo di batteri causato da queste malattie. Inoltre, l’olio di cocco contiene acidi grassi che favoriscono il metabolismo nei pazienti con problemi di tiroide come la malattia di Hashimoto.
COME SI USA:
- Consumare 2 o 3 cucchiai di olio di cocco al giorno per combattere l’infiammazione.
- Inoltre, per l’artrite e il dolore anchilosante, massaggiare localmente le zone colpite con olio di cocco caldo 2 o 3 volte al giorno per aumentare la lubrificazione e ridurre la rigidità. Applicare un panno caldo dopo il massaggio, per un ulteriore sollievo.
ALOE VERA
L’aloe vera contiene lupeolo e acido salicilico che hanno un effetto analgesico (alleviano il dolore), nonché alcuni composti chimici, come acidi grassi che hanno un effetto antinfiammatorio. Inoltre, aiuta a regolare il metabolismo. Quindi, può rivelarsi efficace nella malattia di Graves e Hashimoto.
COME SI USA:
- Assumere il succo d’aloe vera dopo aver consultato un esperto.
ANANAS
L’ananas contiene un enzima chiamato bromelina che ha proprietà antinfiammatorie formidabili e può fornire sollievo nelle malattie autoimmuni infiammatorie come l’artrite reumatoide e spondilite spinale.
COME SI SUA:
- Mettere 1 ananas fresco (sbucciato e tagliato a dadini) e 15 pezzi di radice di curcuma in una centrifuga. Bere questo succo 3 volte al giorno per ridurre l’infiammazione.
NOTA: Se si è affetti da ulcera allo stomaco e o si assumono anticoagulanti (aspirina, warfarin e altri), evitare il consumo di ananas che potrebbe interagire con questi farmaci.
OLIO DI PESCE
L’olio di pesce contiene acidi grassi essenziali con benefici antinfiammatori. Allevia i dolori articolari e riduce la rigidità in pazienti con artrite reumatoide. Pazienti affetti da spondilite spinale possono anche trarre beneficio dall’assunzione di olio di pesce. L’uso di olio di pesce ha anche benefici antinfiammatori in pazienti con colite ulcerosa e morbo di Crohn.
COME SI USA:
- Assumere integratori di olio di pesce dopo aver consultato un esperto.
PEPE DI CAYENNA
Il pepe di Cayenna contiene una sostanza antidolorifica chiamata capsaicina. Quando si consuma pepe di Cayenna o lo si applica per via topica, la capsaicina inibisce l’attività di una sostanza chimica nel corpo responsabile della trasmissione dei segnali di dolore al cervello. Per questo motivo, il pepe di Cayenna è efficace per trattare l’artrite reumatoide e la spondilite spinale. Inoltre, migliora la circolazione del sangue e riduce la rigidità delle articolazioni.
COME SI USA:
- Mescolare 1 cucchiaino di pepe di Cayenna e miele biologico. Consumarne piccole quantità 2-3 volte al giorno.
- In alternativa, mescolare ½ cucchiaino di pepe di Cayenna in un bicchiere d’acqua e bere piccoli sorsi ogni giorno.
- Inoltre, in caso di problemi come l’artrite reumatoide e il dolore anchilosante, mescolare 2 cucchiai di pepe di Cayenna in ½ tazza di olio di cocco. Applicare la miscela sulle articolazioni colpite 2 o 3 volte al giorno per il sollievo.
NOTA: Sebbene sia antinfiammatoria, la capsaicina aumenta la permeabilità intestinale e rende più facile per i batteri invadere l’intestino. Per questo, il suo consumo è nocivo per le persone con colite ulcerosa o morbo di Crohn.
ACETO DI MELE
L’aceto di mele è anche utile per le malattie autoimmuni. Contiene vitamina B5 (acido pantotenico), che aiuta a ridurre il gonfiore e l’infiammazione. Calcio, manganese, potassio e fosforo in esso contenuti, riducono ulteriormente i dolori articolari. L’aceto di mele accelera anche il metabolismo, dimostrandosi utile per le persone con malattia di Graves.
COME SI USA:
- Mescolare 1 cucchiaio di aceto di mele biologico in un bicchiere di acqua calda.
- Aggiungere 1 fetta di radice di zenzero e lasciare in infusione per 5 minuti.
- Aggiungere un cucchiaino di miele biologico.
- Consumare due volte al giorno.
CANNELLA
Anche se è comunemente usata come rimedio per il diabete e pressione alta, la cannella è utile per il trattamento di malattie autoimmuni. La cannella srilankese è una delle varietà più potenti ed è un rimedio antinfiammatorio efficace nel trattamento di malattie croniche come l’artrite reumatoide. Inoltre, la cannella ha potenti proprietà antibatteriche che sopprimono l’attività dei batteri in eccesso nell’intestino di pazienti con colite ulcerosa e morbo di Crohn.
COME SI USA:
- Mescolare 1 cucchiaino di cannella in polvere e un pò di miele biologico in un bicchiere di acqua tiepida e bere tutti i giorni. Inoltre, per il sollievo da artrite reumatoide e spondilite, mescolare 1 cucchiaino di cannella in polvere in 5 cucchiaini di miele. Applicare sulle zone colpite 2 o 3 volte al giorno.
OLIO ESSENZIALE DI ORIGANO
Le proprietà antinfiammatorie dell’olio di origano lo rendono un importante trattamento per le malattie autoimmuni come l’artrite reumatoide e la spondilite.
COME SI USA:
- Per l’artrite reumatoide e spondilite, mescolare 1 o 2 gocce di olio essenziale di origano in 1 cucchiaino di olio di cocco e applicare sulle parti del corpo doloranti.
AUMENTARE LA TEMPERATURA DEL CORPO E’ IL SEGRETO DEL BENESSERE.
06-03-2016
In questo interessantissimo articolo espongo la questione della temperatura corporea, davvero poco conosciuta sia in ambiente medico che in generale dalla popolazione. La maggior parte delle persone sembra in genere presupporre che 37 °C corrispondano a una leggera febbre e che una temperatura normale debba essere 35,5-36 °C. Tuttavia la verità è quasi all'opposto e quello che segue sono degli estratti del libro di Masashi Saito, famosissimo medico giapponese che cura politici e star di Hollywood.
COSA ACCADE SE LA TUA TEMPERATURA CORPOREA E’ BASSA
Avere una temperatura normale al di sotto dei 36,5 °C può portare a diverse malattie: da disturbi lievi come problemi della pelle, stitichezza e parodontosi fino a malattie serie come l’ulcera gastrica, il diabete, l’osteoporosi, la colite ulcerosa, il cancro, la polmonite interstiziale, il Parkinson e la demenza. A queste si aggiungono disturbi allergici come l’asma, la neurodermite e il raffreddore da fieno, che una volta comparsi sono difficili da eliminare completamente con le terapie. In presenza di bassa temperatura corporea si ha un aumento del rischio che queste malattie insorgano e si aggravino. Una bassa temperatura corporea porta anche all’acidosi e all’accelerazione del processo di invecchiamento. Inoltre il ricambio delle cellule sane subisce un deterioramento e le cellule cancerose si moltiplicano a notevole velocità. In breve: se con una bassa temperatura le difese immunitarie calano, questo porta all’insorgere e all’aggravarsi delle malattie. E se in questo modo le condizioni fisiche del soggetto peggiorano e la temperatura subìsce un ulteriore abbassamento, l’organismo scivola in una “spirale negativa”.
LA TEMPERATURA CORPOREA IDEALE
Il valore normale in un individuo sano è fra i 36,5 e i 37,0 °C. L’aumento di un grado della temperatura corporea (dai 35,5 o 36 gradi di cui solitamente si dispone) aumenta del 600% la potenza del sistema immunitario. Una temperatura elevata incrementa, per esempio, l’attività delle cellule natural killer, linfociti che sono incaricati della distruzione quotidiana delle cellule cancerose. Se la temperatura è più bassa di questi valori, il sistema immunitario ne risulta rallentato e si hanno anche disturbi ormonali. Con un temperatura corporea più alta di quella che spesso si ha, tutto l’organismo funziona meglio, si dorme bene, non si ingrassa, lo stress cala, il sistema neurovegetativo funziona correttamente, il sistema immunitario è forte, scompare l’ipertensione e i disturbi del metabolismo.
COME SCOPRIRE LA TUA TEMPERATURA CORPOREA
La temperatura corporea varia durante l’arco della giornata, si ha il minimo la mattina e il massimo la sera. Per conoscere la propria temperatura basale dobbiamo misurarci la temperatura il mattino appena ci svegliamo. Se è inferiore a 36,5 °C allora dobbiamo darci da fare per farla aumentare, tutto il nostro corpo funziona col freno e sbloccando questa situazione avremo innumerevoli benefici.
COME AUMENTARE LA PROPRIA TEMPERATURA
Il modo più efficace è l’allenamento muscolare. I muscoli infatti sono l’organo più grande ai fini della produzione di calore. Anche il fatto che le donne siano più freddolose rispetto agli uomini dipende dalla loro massa muscolare inferiore. A questo riguardo occorre considerare che il punto non è aumentare la massa muscolare, quanto piuttosto allenarla. È bene chiarire soprattutto alle donne, che nutrono avversione per una muscolatura particolarmente sviluppata, che allenamento muscolare e bodybuilding sono due cose completamente diverse. Se dico: «Allenate i vostri muscoli!», molte lettrici si domanderanno preoccupate se questo potrà far loro perdere una linea armoniosa. In realtà, se si desidera mantenerla il più a lungo possibile è assolutamente necessario allenare i muscoli. Purtroppo lo stress continuo a cui è sottoposto il corpo a opera della gravità fa sì che anche una linea perfetta negli anni si vada perdendo. Se però si tengono in allenamento i muscoli di determinati punti del corpo, il loro lavoro si oppone alla gravità e provvede al mantenimento della linea desiderata. Una bassa temperatura corporea provoca anche danni a livello cellulare. Invece un innalzamento costante della temperatura è la migliore strategia segreta anti-età, perché non solo ci rende più resistenti alle malattie, ma ci mantiene anche più giovani. Come naturopata posso affermare che se aumenterete la vostra temperatura corporea sarete più sani.
Fare un bagno caldo prima di coricarsi: Va fatto tutti i giorni, se non riuscite la sera l’importante è che lo facciate una volta al giorno. La temperatura corporea sale generalmente di 1 °C se si resta nella vasca per almeno 10 minuti, quindi non serve un bagno molto prolungato. Più importante della durata è però fare del bagno quotidiano un’abitudine fissa, così da alzare ogni giorno la temperatura di 1 °C.
Fare cena presto: Si dovrebbe andare a dormire almeno 4 ore dopo aver cenato perché se ci sono ancora resti nello stomaco viene rallentata la produzione ormonale e quindi anche la temperatura calerà.
LE ORRIBILI FOTO CHE MOSTRANO IL COSTO UMANO DELL’USO DI OGM E PESTICIDI.
06-03-2016
Non lasciano spazio a dubbi, o a parole, le foto di Pablo Ernesto Piovano, il fotografo che ha documentato le condizioni in cui versano gli argentini che lavorano o vivono nei pressi dei campi coltivati a soia OGM dove si usano dosi massicce di pesticidi, tra cui il glifosato. Argentino anche lui, in questa sequenza di scatti presentati anche durante il Festival della Fotografia Etica del 2015, Piovano ritrae tutta la brutalità e la pericolosità di un sistema di produzione che uccide silenziosamente, colpendo spesso le aree più povere della popolazione. La soia OGM fu approvata in Argentina nel lontano 1996. L’Argentina è stata tra i primi Paesi al mondo a utilizzare le colture geneticamente modificate in agricoltura, applicando le tecnologie OGM nella produzione di semi di soia, mais e cotone. Da allora, l’Argentina ha aumentato in maniera sfrenata la sua produzione di colture OGM tanto da diventare il terzo più grande produttore di colture biotech nel mondo, dopo gli Stati Uniti e Brasile. Ma a che prezzo? Il prezzo ce l’ha mostrato Piovano nelle sue foto che testimoniano un’emergenza che colpisce più di 12 milioni di persone. Dal lontano 1996, la terra coltivata a OGM è arrivata a coprire il 60 per cento del totale e, solo nel 2012, sono stati spruzzati 370 milioni di litri di pesticidi tossici su 21 milioni di ettari di terreno. Secondo TerraNuova, in Argentina, per far crescere i 48 milioni di tonnellate di soia vengono utilizzati 200.000 litri l’anno di glifosato. Secondo uno studio dell’Ospedale italiano “Giuseppe Garibaldi” di Rosario, nelle zone fumigate si sarebbe verificato un aumento di tre volte i casi di tumori gastrici e ai testicoli, di due volte per quelli al pancreas e ai polmoni e addirittura di dieci volte al fegato. Senza contare le malformazioni. Nel 2014, una mamma Argentina, Sofia Gatica, a seguito del decesso della figlia appena partorita per “un grave difetto congenito“, ha deciso di andare oltre la diagnosi dei medici e di condurre delle indagini personali.
Le sue ricerche le hanno permesso di scoprire che proprio nella provincia di Cordoba, da quando il governatore dello Stato ha approvato le disposizioni per una strategia di politica agricola votata alla coltivazione intensiva gestita dalla multinazionale Monsanto, la mortalità infantile è aumentata del 1750% in un solo decennio. Nel corso degli anni, a Sofia si sono unite altre madri dando vita al gruppo “Mothers of Ituzaingo“. Con l’aiuto anche di Raul Montenegro, un accademico che ha la cattedra di Biologia presso la Facoltà di Scienze dell’alimentazione, dell’università di Cordoba, il gruppo di madri ha denunciato la Monsanto per “genocidio”. L’8 gennaio 2014, è arrivata la sentenza che ha dichiarato “incostituzionale la costruzione degli impianti della Monsanto“. Il lavoro di Pablo Piovano ha lo scopo di rappresentare l’impotenza e la fragilità degli esseri umani di fronte al potere delle multinazionali e a una tragedia di incredibili proporzioni causata dall’uso massiccio di pesticidi. Per poterlo realizzare, il fotografo argentino ha viaggiato per più di 6.000 km in auto. Con una macchina fotografica ha immortalato la sofferenza di uomini e bambini. Come spiega lui stesso, in alcune porzioni di popolazione, i casi di cancro nei bambini sono triplicati in meno di 10 anni. Gli aborti spontanei e i difetti di nascita sono cresciuti del 400%. Ma nonostante tutto, ancora oggi, è difficile scardinare un sistema di autorizzazioni che porta a utilizzare questi prodotti anche in Europa. Tutto questo orrore convive con il silenzio della maggior parte dei mezzi di comunicazione. Il reportage ha vinto diversi premi come il Festival internacional de la imagen, in Messico, e si è piazzato al terzo posto del concorso POY Latam. Ritornando al glifosato, è di questi giorni la notizia del ritrovamento di questo erbicida in alcune note marche di birra tedesche, come Beck’s e Paulaner. Nei prossimi giorni, la Commissione UE discuterà con gli Stati Membri del rinnovo dell’autorizzazione per l’utilizzo in Europa del glifosato.
http://www.burnmagazine.org/essays/2015/08/pablo-piovano-the-human-cost-of-agrotoxins/
http://www.goldmanprize.org/recipient/sofia-gatica/
https://www.loc.gov/law/help/restrictions-on-gmos/argentina.php
GOMMA CANCEROGENA IN QUESTI PRODOTTI.
06-03-2016
Arriva dai quotidiani inglesi l’allerta per un tipo particolare di plastica utilizzata per svariati oggetti di utilizzo comune come gomma, guanti, ciucci per neonati, preservativi e molto altro. Si tratta dell’Mbt ovvero il Mercaptobenzothiazole, un granulato di gomma ottenuto attraverso il riciclo di vecchi pneumatici. Nonostante la “calma” della comunità scientifica, un ex dirigente della Sanità pubblica inglese (NHS), Nigel Maguire, il cui figlio Lewis soffre del linfoma di Hodgkin, ha attribuito a questa gomma il problema. Maguire attribuisce la causa della malattia ai campi in cui il figlio è solito giocare. “È la prima volta che un ente credibile (OMS) dice che c’è un rischio, in aperto contrasto con le autorità sportive e quelle del calcio. È un allarme da prendere sul serio. Devono smettere di dire che non ci sono prove di rischio perché ora non lo possono più fare. La polvere di gomma è dappertutto e va dappertutto. Mio figlio, che giocava da portiere, tornava a casa dagli allenamenti e diceva: ‘Papà, ce l’ho negli occhi, nelle orecchie, nella bocca’. Più ci penso più mi vengono i brividi”. La stretta connessione tra l’Mbt e malattie come il cancro, è nota da oltre 20 anni.
ECCO LA LISTA DEGLI OGGETTI CHE LA CONTEGONO
- Pneumatici dell’automobile.
- Suole delle scarpe.
- Elastici.
- Ciucci per bambini.
- Cuffie e occhialini da nuoto.
- Preservativi.
- Guanti.
LA SCONVOLGENTE VERITA’ SULLA CARTA D’ALLUMINIO.
05-03-2016
Tutti utilizzano in cucina la carta d’alluminio. Pochi però hanno letto l’avvertenza riportata sulla confezione! Guardate questo video.
https://www.youtube.com/watch?v=7ylsZwYvlRg
INFLUENZA: GLI INTEGRATORI RIDUCONO I SINTOMI.
05-03-2016
Gli integratori possono ridurre i sintomi e la durata di influenza e fornire l’immunità naturale da infezioni virali e batteriche. La ricerca ha dimostrato che gli integratori a base di vitamine e minerali, presi prima che un’influenza si sviluppi, possono costruire l’immunità e prevenire l’influenza. Assunte durante l’influenza, possono ridurre la durata e anche ridurre i sintomi e la sofferenza.
- ECGC O EPIGALLOCATECHINA GALLATO: L’ECGC si trova nel tè verde. È un composto noto antibatterico, antivirale e anche antitumorale. La ricerca nel 2002, ha dimostrato che ECGC potrebbe inibire la diffusione di infezioni virali.
- VITAMINA C: La ricerca ha dimostrato che la vitamina C, assunta giornalmente, è in grado di ridurre i sintomi dell’influenza e ridurne la durata. La vitamina C si trova in grande abbondanza negli agrumi, frutti di bosco e ciliegie, peperoni rossi, pomodori e broccoli. La ricerca ha dimostrato che l’assunzione di 1.000 mg di vitamina C ogni sei ore, ha effettivamente sollevato, o addirittura impedito, i sintomi influenzali. La vitamina C riduce anche il rischio di sentire freddo di circa il 50 per cento.
- NAC O N-ACETILCISTEINA: E' stato dimostrato che previene l’influenza del 50 per cento, in una ricerca del 1997. Il dosaggio utilizzato era di 600 mg due volte al giorno. NAC guarisce i polmoni e ripristina le cellule del liquido polmonare, il che la rende una sostanza nutritiva importante nel trattamento di asma cronica e infezioni respiratorie acute.
- ZINCO: Lo zinco fa miracoli su mal di gola virali. Utilizzando una pasticca di zinco ogni due o tre ore, si può ridurre la durata dei sintomi del raffreddore.
- PROBIOTICI: In uno studio su 326 bambini in Cina, i probiotici hanno dimostrato la capacità di ridurre l’incidenza di tosse, febbre e naso che cola e la durata della malattia è diminuita del 32 per cento.
- BETA-CAROTENE E VITAMINA A: Il beta-carotene è un precursore della vitamina A ed è usato per costruire le pareti cellulari e il rivestimento dei polmoni. La vitamina A è necessaria anche per contribuire ad aumentare la quantità di cellule necessarie per combattere le infezioni e neutralizzare i radicali liberi. La vitamina A aumenta l’immunità, aumentando i globuli bianchi che combattono le malattie.
- VITAMINA E: L’assunzione quotidiana di vitamina E stimola il sistema immunitario. La vitamina E è necessaria per produrre i linfociti B che poi producono gli anticorpi per combattere virus e batteri. Assunzione di vitamina E quotidiana, durante la stagione influenzale, può aiutare a prevenire l’influenza.
L’ARMA MIGLIORE CONTRO L’EMICRANIA? E’ RACCHIUSA IN QUESTE VITAMINE.
05-03-2016
Continui mal di testa o emicranie possono mettere a dura prova la nostra resistenza. Il mal di testa può avere diverse origini: conoscerle ci permette di curare alla base il problema, evitando di ricorrere a farmaci, spesso non solo inutili (perché il problema persiste), ma anche dannosi per la nostra salute. Una delle cause che possono portare a mal di testa persistenti è la carenza di nutrienti. Il mal di testa diventa in questo caso una spia che ci aiuta a comprendere che qualcosa non va nel nostro organismo. Può dipendere da una carenza di minerali, ma anche da una carenza di vitamine, come ad esempio quelle del gruppo B. Una carenza di cianocobalamina (vitamina B12) può scatenare irritabilità, mal di testa, depressione, deficit dell’attenzione, formicolii e alterata percezione del dolore e dell’equilibrio. Ma spendiamo qualche parola in più sulle vitamine di questo gruppo. Oltre infatti a essere una delle cause di mal di testa, in caso di mancanza, queste sostanze possono rivelarsi un ottimo alleato contro l’ emicrania. In particolare, vitamina B12 e B6, così come l’acido folico, possono portare a una diminuzione delle problematiche collegate al verificarsi di questi eventi dolorosi.
La conferma viene da uno studio effettuato dalla Griffith University di Queensland (Australia), che ha “testato” una nuova terapia anti-emicranie, a base di acido folico e vitamina B. Nel loro studio, gli scienziati sono partiti da un presupposto molto importante: il 19% di coloro che soffrono di emicrania presentano mutazioni del gene MTHFR (metilentetraidrofolatoreduttasi), che generalmente causano un incremento dei livelli di omocisteina, aminoacido considerato tra i più importanti fattori di rischio cardiovascolare. Così, i ricercatori hanno deciso di somministrare regolarmente a un campione di 52 pazienti che soffrivano di emicrania, dosi di vitamina B e acido folico. Dopo le varie analisi effettuate, gli studiosi hanno notato una diminuzione dei livelli di omocisteina, e di conseguenza della gravità e della frequenza dei sintomi legati all’ emicrania, nei soggetti che avevano assunto le vitamine. Nessun miglioramento è stato invece registrato nel gruppo di controllo che aveva assunto un placebo.
Come ho sottolineato più volte, l’acido folico, detto anche folato o vitamina B9, è essenziale per il nostro organismo: oltre a prevenire malformazioni neonatali, è di particolare importanza per la formazione di globuli rossi e sangue. Tra gli alimenti ad alto contenuto di folato ricordiamo che ci sono le verdure a foglia verde come lattuga, spinaci, prezzemolo, broccoli e cavolfiori, ma anche i legumi. La dose giornaliera consigliata per adulti è di 400 microgrammi al giorno. Gli alimenti ad alto contenuto di vitamine del gruppo B sono: lievito di birra, peperoncino, lenticchie, banane, patate, latte, avena, orzo, frutta a guscio ecc. Naturalmente, attenzione anche a possibili carenze di vitamina B12. Come abbiamo visto, anche questa vitamina è molto importante per il nostro organismo e il miglior metodo per integrarla è semplicemente attraverso l’alimentazione, anche attraverso gli alimenti fermentati. Il processo di fermentazione, infatti, aumenta il tenore di vitamina B12.
CUORE E ANIMA?
05-03-2016
Il trapianto cardiaco può rappresentare una rinascita per i pazienti ai quali viene praticato. Ci sono dei casi però in cui il ricevente sembra avere ereditato ben più di un organo da parte del donatore. Nell'Aprile del 1988 Claire Sylvia, 47 anni, era stesa sul tavolo operatorio presso l'ospedale di Yale-New Haven, nello stato del New England (USA). Le sue condizioni erano disperate. Poco dopo i quarant'anni era stata colpita da una patologia cardiaca rara, detta ipertensione primaria polmonare, che le aveva recato danni gravissimi e irreversibili al cuore e ai polmoni. La sua unica speranza era dunque un trapianto di cuore e polmoni, un'operazione chirurgica all'epoca relativamente nuova e comunque ad alto rischio, eseguita in America soltanto in pochi ospedali. Il suo intervento era il primo nel suo genere a essere tentato presso Yale. Anestetizzata la paziente, i chirurghi le aprirono il torace, asportarono cuore e polmoni malati e li sostituirono con quelli di un giovane di 18 anni che era morto alla guida della sua moto. Quando Claire, qualche ora dopo, tornò in sè, le fu detto che l'operazione era andata bene. Finalmente sollevata, rimase a letto in ospedale e non finiva di meravigliarsi per la nuova vita che l'operazione le aveva regalato. Si accorse poi che il suo nuovo cuore sembrava battere in modo più profondo e con un ritmo diverso rispetto a quello che aveva una volta. Lo riferì a un'infermiera, e questa le disse di non farci caso: "E' uno scherzo della sua immaginazione. Non è cambiato nulla". Però, dopo alcune settimane, Claire cominciò a sentirsi sempre più strana. Poichè l'intervento aveva fatto notizia, fu organizzata una conferenza stampa; un giornalista le chiese che cosa desiderasse di più, ora che aveva davanti a sè una nuova vita e Claire rispose: "Muoio dalla voglia di una birra fresca". La più sorpresa da questa risposta fu la stessa Claire, anche perchè non aveva mai bevuto birra. Ma questa fu soltanto una delle tante stranezze in fatto di gusto, che sarebbero venute fuori nelle settimane seguenti. Appena dimessa dall'ospedale, scoprì di avere un debole per i peperoni, per il burro di arachidi marca Reese e per le barrette di cioccolata Snickers. Quando poi le fu permesso di tornare a guidare l'auto, si sentì inspiegabilmente attratta dai ristoranti della catena specializzata in pollo fritto del Kentucky e di andar matta per i medaglioni di pollo fritto. Ma la cosa più sorprendente per Claire, da sempre rigorosamente eterosessuale, fu scoprire di essere attratta in modo intrigante da una bionda tutta curve la quale le propose un incontro lesbico, che Claire peraltro rifiutò. A questo punto Claire cominciò a chiedersi se insieme al cuore e ai polmoni non fossero entrati in lei anche alcuni aspetti della personalità di quel ragazzo, qualcosa della sua anima. Sei mesi dopo l'operazione un sogno sembrò confermare questo sospetto. Aveva sognato un ragazzo, di nome Tim, col cognome che cominciava con la lettera L; il giovane l'aveva baciata. Appena ci baciamo io lo aspiro dentro di me. E' il respiro più profondo che abbia mai sperimentato e ora sò che Tim sarà con me per sempre. Claire si svegliò da quel sogno con una sensazione di gioia, come se fosse entrato in lei il soffio di una vita nuova. "Sentivo che finalmente il nuovo cuore e i nuovi polmoni si erano integrati nel mio organismo ma, cosa ancora più importante, in qualche modo avevo capito che il ragazzo del sogno era proprio il mio donatore. Certo, non potevo dimostrarlo. Ma c'erano casi in cui il mio intuito non si sbagliava, e questo era uno di quelli". A questo punto, Claire era ansiosa di verificare la sua intuizione. La clinica di Yale, però, come tutti gli ospedali americani in cui si eseguono trapianti, osservava una segretezza rigorosa sull'identità del donatore. Claire telefonò a Gail Eddy, coordinatrice dei programmi di trapianti di Yale, e le chiese se il nome del ragazzo del sogno era esatto. Ci fu un momento di silenzio, poi la Eddy disse: "Non posso dirglielo. Non avrei mai immaginato di affrontare un discorso del genere con lei. Per favore, Claire, lasci perdere". Per quanto terribilmente contrariata da questa risposta, Claire si rassegnò e lasciò cadere l'argomento. Nelle settimane seguenti, però, fece altri sogni di quel tipo e si verificarono alcuni fatti che la indussero a tornare sulla sua decisione. Il fatto più importante fu l'incontro con un medium, nel corso di un ricevimento. Questo si interessò molto alla vicenda di Claire e il giorno dopo la chiamò per dirle che nella notte, in sogno, aveva visto il necrologio del suo donatore su un giornale del Maine. Poichè si era interessata a lungo di spiritismo, Claire prese molto sul serio il sogno del medium e andò subito alla biblioteca locale per cercare di rintracciare i giornali provinciali del Maine relativi alla settimana precedente l'intervento chirurgico. Quasi subito trovò il necrologio di un ragazzo diciottenne, che indico con lo pseudonimo Tim Laselle, il quale era morto in un incidente stradale, alla guida di una moto. Dopo questa scoperta Claire telefonò alla Eddy e le riferì tutto. Questa sospirò, e poi disse: "Claire, quando lei mi telefonò la prima volta, non sapevo bene che cosa dirle perchè il suo racconto mi aveva spaventato. Non potevo confermare il nome del donatore perchè si trattava soltanto di un sogno". Ora che le cose si presentavano su un piano decisamente più concreto, la Eddy, confermò il nome del ragazzo. Claire le chiese allora se fosse possibile che i medici avessero menzionato il nome di Tim durante l'intervento, così da far entrare quel nome nel proprio inconscio. La Eddy disse che questa spiegazione poteva giustificare il fatto che Claire conoscesse il nome del suo donatore. Ma i medici - precisò la Eddy - non conoscono mai il nome del donatore. Nonostante le fosse stato raccomandato di non mettersi in contatto con la famiglia di Tim, Claire la andò a trovare. Era convinta di doverlo fare: che cosa significavano quei sogni, quel manifestarsi di gusti e preferenze se non che Tim aveva fatto di tutto per spingerla nella direzione della casa dei suoi genitori?
Nel 1991, dopo un primo contatto telefonico con i genitori di Tim, Claire si recò in auto nel Maine verso la loro casa. Quattro delle cinque sorelle di Tim e due fratelli erano lì ad aspettarla. Superato un comprensibile imbarazzo iniziale, la famiglia di Tim accolse di buon grado Claire. Questa chiese se a Tim piacevano i peperoni e una delle sorelle le rispose: "Sta scherzando? Tim ne andava matto". E un'altra sorella aggiunse: "Ma più di ogni altra cosa gli piacevano i medaglioni dorati di polli". Venne fuori poi che a Tim piaceva la birra fresca e le bionde. Claire scoprì anche che Tim era un giovane molto attivo e questo particolare la colpì molto perchè, da quando aveva subìto l'operazione, aveva sentito dentro di sè una sensazione di inquietudine, un gran desiderio di muoversi al punto che fece una vacanza in Francia, andando in giro con lo zaino sulle spalle, come fanno i giovani. Claire mise assieme questi elementi e si convinse ancor più che qualcosa dello spirito o della memoria di Tim si era trasferito in lei. Sono state avanzate varie teorie per spiegare il caso di Claire. Una delle più diffuse attualmente è quella della cosiddetta "memoria cellulare", secondo la quale le cellule dell'organismo umano conterrebbero in qualche modo il ricordo della personalità dell'individuo, dei suoi gusti e delle sue vicende personali. Se questa teoria è esatta, ne consegue che, quando vengono trapiantati tessuti o organi da un corpo a un altro, questi portano con sè quei ricordi. Lo psicologo Paul Pearsall non ha dubbi sul fatto che il cuore ha una sua intelligenza innata. Egli afferma che il cuore possiede in sè una sottile conoscenza che ci mette in relazione con persone e cose che stanno attorno a noi. Questa conoscenza aggregata è la nostra anima. Il cuore è un organo capace di consapevolezza, in grado di pensare, di avere sentimenti e di comunicare. La scienza, peraltro, non accetta l'idea che il cuore abbia una sua intelligenza e che i suoi "ricordi" lo seguano quando esso viene trapiantato nel corpo di un altro. L'idea che il trapianto di organi trasferisca ricordi di esperienze della vita di un individuo nel corpo di un altro è inimmaginabile, dice John Schroeder, docente di cardiologia presso il Centro Medico di Stanford, in California, dove dal 1968 al 1999 sono stati eseguiti circa 900 trapianti di cuore. La maggior parte degli scienziati ritiene che le esperienze psicologiche siano immagazzinate nel cervello. La memoria cellulare, nell'ambito della medicina dei trapianti, non viene accettata. Schroeder e gli assistenti sociali che si occupano dei degenti dicono che l'intervento e le medicazioni possono alterare i gusti alimentari e che la sensazione di sollievo, derivante dal fatto di avere davanti a sè una nuova vita, spiega perchè alcuni pazienti cambino abitudini dopo il trapianto. Va detto comunque che alcune ricerche recenti sembrano contraddire la medicina ortodossa. Alcuni scienziati che lavorano nel campo rivoluzionario della neuro-gastroenterologia hanno scoperto che l'intestino contiene 100 milioni di neuroni e che sembrerebbe possedere una sua rudimentale intelligenza. Inoltre i messaggi che vanno e vengono fra questi neuroni costituiscono un circuito complesso che permette a questo "cervello intestinale" di apprendere, ricordare e generare "sensazioni intestinali". Secondo gli esperti di questa scienza medica, il cervello vero e proprio e quello intestinale sono collegati e possono perciò comunicare a vicenda. Ma la scoperta sconcertante della neuro-gastroenterologia è che il cervello intestinale può funzionare indipendentemente dal cervello vero e proprio. Ciò significa che anche il cuore e altri organi possono avere una loro vita segreta a noi ancora sconosciuta. Se le cose stanno davvero così, è vero che il cuore di Tim Laselle ha conservato i suoi ricordi anche dopo il trapianto. Quando, nel linguaggio comune, si allude al cuore come al centro dei sentimenti, si sottintende che esistano nel cuore una consapevolezza e un'intelligenza innate. Forse ci rendiamo conto per intuizione di qualcosa che soltanto adesso la scienza comincia a scoprire. Vedremo se la scienza ufficiale vorrà accettare o meno l'idea che gli organi del corpo umano siano qualcosa di più che dei pezzi di carne. Certo è che l'esperienza di Claire Sylvia e di altri come lei fa pensare che la chirurgia dei trapianti di organi penetra a fondo nella psiche oltre che nella carne, cambiando sia mentalmente, sia fisicamente la vita di colui che è stato operato.
LA SCIENZA CONFERMA: LA PILLOLA DEL GIORNO DOPO HA EFFETTI LETALI.
04-03-2016
Attualmente esiste una grande ignoranza e inconsapevolezza sugli effetti e le conseguenze che circondano la pillola del giorno dopo, intenzionalmente conosciuta come metodo contraccettivo d’emergenza. Per questo motivo, un gruppo di scienziati spagnoli ha voluto aprire il dibattito e ha pubblicato un’indagine che denuncia gli effetti letali e abortivi scatenati dall’assunzione della pillola del giorno dopo. Teoricamente, la pillola del giorno dopo non è uguale alla pillola abortiva, comunemente nota come “RU 486”. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), mentre la RU 486 è un’alternativa all’aborto chirurgico utilizzato fino alla 7º settimana di gravidanza, la pillola del giorno dopo è un contraccettivo d’emergenza che viene utilizzato fino a 72 ore dopo il rapporto sessuale. Tuttavia, ai fini pratici, entrambi i farmaci hanno lo stesso obiettivo, cioè, quello di porre fine alla vita dei non ancora nati. Così afferma uno studio condotto da un gruppo di scienziati spagnoli, guidati dal Dr. Jesús Alegre del Rey, che è stato pubblicato dall’European Journal of Clinical Pharmacy e che rivela che, nonostante sia stato sempre detto che la pillola del giorno dopo non causa l’aborto, questo produce però, effetti letali. “La vita non comincia con l’impianto dell’uovo, ma durante la fecondazione, ha dichiarato il dottor Emilio Alegre del Rey, specialista in Farmacia Ospedaliera all’Ospedale Universitario Puerto Real (Cadice), sul giornale Actuall. Coloro che sostengono che la pillola del giorno dopo non è un metodo abortivo perché non agisce una volta che l’embrione è stato impiantato, non capiscono che la vita umana comincia al momento della fecondazione. È questo è una manipolazione del linguaggio per mascherare la realtà”.
Il fatto che la pillola del giorno dopo sia venduta come metodo di contraccezione d’emergenza è stato massicciamente diffuso attraverso i media come la versione ufficiale e scientifica, che ha il sostegno di importanti organizzazioni come l’OMS e la Federazione Internazionale di Ginecologia e Ostetricia (FIGO). Tuttavia, questo fatto dimostra l’interesse dei laboratori farmaceutici per ottenere maggiori benefici economici e per le organizzazioni femministe come strumento ideologico. “La Bayer sta approfittando la commercializzazione di un prodotto che non serve nemmeno a ridurre le gravidanze indesiderate nella popolazione e ciò che produce sono aborti embrionali e reazioni avverse negli utenti”, ha detto Alegre del Rey. Il medico ha dichiarato che molte riviste scientifiche hanno rifiutato la pubblicazione della ricerca a causa della grande quantità di interessi che esistono nel nascondere la verità e far credere che questi farmaci siano un metodo contraccettivo. “Non mi aspetto che il rapporto sia diffuso perché ci sono molte pressioni per evitare che tali informazioni siano pubblicate e abbiano un impatto, ha aggiunto Alegre del Rey. Abbiamo affrontato numerose negative, ma è curioso che nella scienza quando si presentano dati contrari, si afferma che la questione è già risolta”.