Angelo Ortisi

Angelo Ortisi

25-01-2016

Che il latte faccia bene è un’idea che, col passare del tempo, è messa in dubbio da più parti. Tantissime persone notano che stanno meglio quando smettono di assumerlo e gli stessi scienziati sembrano trovare sempre più prove di questo. Una ricerca americana, ad esempio, dimostra che c’è una forte correlazione tra un’elevata quantità di latticini consumati e l’insorgere della malattia di Parkinson. Questo studio, pubblicato sull’American Journal of Epidemiology, ha seguito 130.000 persone per 9 anni. Il risultato è stato chiaro e netto: chi faceva un consumo elevato di latticini ha mostrato una tendenza superiore del 60% di contrarre il Parkinson rispetto a quelli che assumevano pochi latticini. Secondo chi conduceva lo studio il latte è più dannoso dello yogurt e dei formaggi nel causare il Parkinson. Infatti questi ultimi subendo un processo di fermentazione sono più digeribili e quindi producono meno tossine indigerite nel corpo.
Il Parkinson è una grave malattia neuro-degenerativa che colpisce i neuroni motori del cervello, una ristretta zona del sistema nervoso centrale, causando una serie di sintomi motori come tremori e difficoltà di movimento e altri meno visibili ma altrettanto invalidanti come insonnia e depressione. Quello menzionato non è l’unico studio a riguardo ma ce ne sono molti che giungono alla stessa conclusione. Di recente il Dr. Robert Abbott della Shiga University of Medical Science ha pubblicato uno studio sulla rivista Neurology,dove afferma di aver studiato 449 cervelli umani (di persone morte che hanno deciso di donare i propri organi alla ricerca scientifica) e ha scoperto che coloro che bevevano due bicchieri al giorno di latte avevano meno neuroni motori e più sottili rispetto a chi non lo consumava, mostrando quindi un danneggiamento dell’area cerebrale coinvolta nello sviluppo del morbo di Parkinson. Secondo il ricercatore vanno considerati anche i pesticidi presenti nel latte. Infatti i pesticidi, largamente usati nell’agricoltura, finiscono nei mangimi degli animali e quindi nel loro latte, e contengono metalli pesanti tossici per il cervello. Il legame tra pesticidi e Parkinson è noto già da tempo agli scienziati, per questo è importante mangiare cibo biologico.

25-01-2016

Uno studio condotto negli USA su settanta casi di morte in culla selezionati a caso ha evidenziato che ben il 66% dei bambini deceduti aveva ricevuto il vaccino DTP (difteria, tetania, pertosse) poco tempo prima della morte: 6,5% entro le 12 ore, 13% entro 24 ore, 26% entro 3 giorni, 37% entro una settimana, 61% entro due settimane e 70% entro 3 settimane. E' stato anche scoperto che i casi di morte in culla dei bambini non vaccinati si concentravano nel periodo invernale, le morti dei bambini vaccinati succedevano durante tutto l'arco dell'anno, ma comunque sempre nel periodo subito dopo la vaccinazione. Le registrazioni del respiro dei neonati prima e dopo le vaccinazioni hanno mostrato un respiro normale nei sei giorni precedenti, ed un respiro a tratti difficoltoso durante i 12 giorni seguenti. I periodi di respiro difficoltoso coincidevano con l'incidenza delle morti in culla a seguito della vaccinazione in 41 dei casi. Questa correlazione fu oggetto di uno studio separato.
Quando in Giappone, nel 1974, è stata innalzata l'età minima per ricevere la vaccinazione DTP a due anni, la morte in culla a seguito delle vaccinazioni è praticamente scomparsa ed il Giappone ha avuto, da quel periodo in poi, la mortalità infantile più bassa al mondo. Forse sarebbe il caso di valutare queste statistiche e di trarre le dovute conseguenze anche in Italia, invece di proporre, come fa il nostro ministro dalla sanità, sempre nuove forme di "protezione farmacologica". Oppure dobbiamo pensare che il nostro sistema sanitario, incluso lo stesso ministero, siano sotto l'influenza di una lobby farmaceutica così potente da considerare qualche morte "roba da poco"?

25-01-2016

Insieme ai benefici per la salute, la farina d’avena offre incredibili benefici per la pelle e i capelli. Ha proprietà antinfiammatorie e antiossidanti che possono aiutare a trattare una varietà di disturbi. I nutrienti presenti nella in farina d’avena, come proteine, vitamine del gruppo B, rame, zinco, selenio, tiamina, e acidi grassi omega-3 supportano anche la salute della pelle. Ecco alcuni vantaggi estetici sorprendenti della farina d’avena:

1. COMBATTE L’ACNE

La farina d’avena è un ottimo trattamento viso per le persone che hanno la pelle con tendenza acneica. Essa aiuta ad assorbire ed eliminare l’olio in eccesso che provoca l’acne. Inoltre, esfolia le cellule morte della pelle e aiuta a mantenere il livello di pH della pelle.

1. Mescolare 2 cucchiai di farina d’avena e miele, ½ cucchiaio di succo di limone e qualche goccia di olio di tea tree per fare una pasta.
2. Strofinare questa pasta delicatamente sulle zone colpite con un movimento circolare.
3. Attendere qualche minuto prima di risciacquare con acqua tiepida.
4. Utilizzare questa maschera viso una o due volte alla settimana.

2. TRATTA L’ECZEMA

Le proprietà antinfiammatorie e anti-irritanti e lenitive della farina d’avena aiutano ad alleviare i sintomi di eczema come l’infiammazione, arrossamento, dolore, prurito e pelle secca. Inoltre, essendo un detergente naturale, aiuta a rimuovere lo sporco e le cellule morte della pelle.

1. Mettere 1/3 di tazza di farina d’avena in una ciotola, versare ½ tazza di acqua calda e lasciare riposare per 5 minuti.
2. Mescolare con un 1 cucchiaio di miele e 2 cucchiai di yogurt bianco.
3. Applicare il composto sulla pelle colpita e lasciare in posa per 30 minuti.
4. Usare un panno umido per togliere la maschera, quindi lavare la pelle con acqua tiepida.
5. Asciugare e applicare una buona crema idratante.
6. Utilizzare questo rimedio un paio di volte a settimana per notare un miglioramento.

È inoltre possibile utilizzare la farina d’avena per trattare la dermatite.

3. LENISCE LA PELLE ARROSSATA DAL SOLE

È possibile utilizzare la farina d’avena per trattare la pelle arrossata a causa di eccessiva esposizione ai raggi ultravioletti (UV). La proprietà esfoliante della farina d’avena aiuta a rimuovere le cellule morte della pelle. Inoltre, aiuta a lenire il dolore causato dall’arrossamento.

1. Mescolare 1 tazza di farina d’avena in polvere (a seconda della quantità della pelle abbronzata) con abbastanza latte o latticello per formare una pasta liscia.
2. Facoltativamente, aggiungere un pò di succo di limone.
3. Strofinare questa pasta sulle zone colpite.
4. Attendere 15 minuti, poi lavare con acqua fredda.
5. Ripetere una o due volte a settimana.

4. CURA LE MANI RUVIDE

La farina d’avena è un “grande guaritore” delle mani secche e ruvide in quanto contribuisce ad ammorbidire ed idratare la pelle. Inoltre, le proteine presenti nella farina d’avena aiutano a prevenire la perdita di acqua ed aiutano a mantenere la pelle idratata a lungo.

1. Preparare un impasto con 2 cucchiai di farina d’avena, ½ cucchiaino di miele e olio d’oliva e un pò d’acqua.
2. Distribuire questa miscela sulle mani, attendere da 10-15 minuti e poi risciacquare con acqua tiepida.
3. Utilizzare questo rimedio una volta alla settimana.

5. ESFOLIANTE NATURALE

La farina d’avena funziona come agente esfoliante naturale per qualsiasi tipo di pelle, grazie alle saponine in essa presenti. Può aiutare a rimuovere le cellule morte della pelle, l’eccesso di sebo e altre impurità. In realtà, la farina d’avena è un ingrediente potente in molti scrub viso e detergenti.

1. Mescolare 1 cucchiaino di farina d’avena con il succo di limone e con 2 cucchiaini di yogurt bianco.
2. Applicare il composto sul viso e sul collo.
3. Lasciare asciugare, quindi strofinare delicatamente la maschera.
4. Lavare il viso con acqua tiepida, asciugare e applicare qualche crema idratante.
5. Utilizzare questo scrub una volta alla settimana.

6. TRATTA LA PELLE SECCA

Si può godere di un bagno di farina d’avena rilassante per mantenere la pelle idratata. Inoltre le sue proprietà idratanti aiutano anche a combattere i problemi della pelle come la psoriasi.

1. Versare una tazza di farina d’avena nella vasca con acqua tiepida.
2. Aggiungere qualche goccia di olio essenziale di lavanda.
3. Mettersi a bagno per 15-20 minuti.
4. Sciacquare il corpo con acqua tiepida, asciugare e generosamente applicare una buona crema idratante.
5. Godetevi questo bagno rilassante 1 o 2 volte a settimana.

7.GUARISCE I TALLONI DEI PIEDI SCREPOLATI

La farina d’avena è uno dei migliori trattamenti per talloni screpolati e secchi, grazie alle sue proprietà umettanti. Inoltre, la sua proprietà esfoliante aiuta a rimuovere le cellule morte dai vostri piedi.

1. Mescolare 1 cucchiaio di farina d’avena in polvere con un pò di olio di jojoba e miele per fare una pasta.
2. Applicare ai piedi, con particolare attenzione alle parti screpolate.
3. Lasciare agire per circa 30 minuti, quindi risciacquare con acqua fredda e asciugare.
4. Utilizzare questo rimedio a giorni alterni fino a quando i piedi sono morbidi e lisci.

8. FUNZIONA COME SHAMPOO SECCO

Se avete i capelli grassi e non avete tempo per lavarli, utilizzate la farina d’avena che funziona come uno shampoo secco. L’avena finemente macinata aiuta ad assorbire l’olio in eccesso dai capelli, lasciandoli puliti e profumati.

1. Utilizzare 1 tazza di farina d’avena.
2. Mescolare con ½ cucchiaino di bicarbonato di sodio.
3. Mettete questo composto in una vecchia bottiglia di borotalco.
4. Cospargere sui capelli unti e quindi spazzolare accuratamente.

25-01-2016

Una dieta equilibrata rappresenta il fattore più importante per la crescita e lo sviluppo dell’organismo umano. L’alimentazione, infatti, influisce sulla crescita fisica, la funzione immunitaria e mentale del bambino. Durante l’adolescenza, periodo caratterizzato da una rapida crescita e da intensi processi biosintetici, oltre che energetici, la richiesta vitaminico-minerale risulta rilevante. Talvolta, la sola alimentazione non basta, per questo è necessario l’utilizzo di un integratore per sopperire ad eventuali carenze.

ACCRESCIMENTO

Un apporto ottimale dei nutrienti fondamentali rappresenta uno strumento necessario alla crescita. Il rifiuto di determinati alimenti (come le verdure), tipico dell’età, può portare alla riduzione dell’introito di nutrienti essenziali. Un particolare deficit è osservato nei confronti delle vitamine del gruppo B: queste vitamine, che svolgono ruoli molteplici nel mantenimento della salute dell’organismo, stimolano la produzione di energia, l’ottimizzazione delle funzioni del sistema nervoso, l’appetito e le funzioni digestive. Altri importanti sostanze da considerare sono il ferro, la cui carenza è stata riscontrata in bambini (6 mesi-4 anni) e adolescenti (in particolare femmine), le vitamine A, D ed E, nutrienti liposolubili indispensabili per la crescita e lo sviluppo dei bambini e lo zinco, il cui insufficiente apporto è stato associato a problemi di crescita e ritardo della maturazione degli organi sessuali.

SVILUPPO INTELLETTIVO

Un crescente numero di studi in doppio cieco placebo-controllo negli ultimi 10 anni ha considerato l'influenza della supplementazione di vitamine e minerali sull'intelligenza dei bambini. In una recente review di 13 studi è stata riportata una risposta positiva in 10 di essi. In uno studio in doppio cieco è stato somministrato un multivitaminico o un placebo a 245 bambini tra i 6 e gli 11 anni. Dopo 3 mesi i bambini che avevano assunto il multivitaminico mostrarono una migliore performance scolastica, con un maggiore punteggio (+ 2,5 punti) del QI (quoziente di intelligenza). Il risultato, anche se modesto, evidenzia la relazione esistente tra apporto di microelementi e rendimento scolastico. La supplementazione di multivitaminici potrebbe rivestire un ruolo importante soprattutto in caso di diete squilibrate.
Il ferro è uno dei minerali più importanti per la crescita del bambino. La sua carenza, fenomeno assai diffuso, è associata a disturbi quali affaticamento e scarsa concentrazione. La maggior parte degli studi osservazionali ha osservato una relazione tra anemia da carenza di ferro nei bambini e ridotto sviluppo cognitivo, scarsi risultati scolastici e problemi comportamentali. In uno studio su ragazze adolescenti senza anemia da ferro, la somministrazione giornaliera di tale nutriente ha aumentato le sue concentrazioni, mostrando un significativo miglioramento nelle performance dell'apprendimento verbale e i test di memoria.

SISTEMA IMMUNITARIO

Vitamina A, vitamina D e zinco sono nutrienti indispensabili per incrementare le difese dell’organismo contro infezioni e malattie. La vitamina C, grazie alla sua attività antiossidante, migliora l’azione di difesa delle cellule immunitarie. La sua assunzione determina un aumento degli anticorpi, che potenzia le difese dell’organismo verso le infezioni.

 

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/12204869

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/11840835

24-01-2016

“Medicina assassina” è un saggio sulla malasanità, frutto del lavoro di un gruppo di ricercatori (Gary Nul, Carolyn Dean, Martin Feldman, Debora Rasio, Dorothy Smith) che, basandosi su prove evidenti, dimostrano come il sistema sanitario faccia più male che bene poiché sono circa 2,2 milioni le persone che ogni anno manifestano reazioni avverse ai vari farmaci prescritti. Parliamo di farmaci, esami o interventi prescritti ogni anno ma non necessari, come 20 milioni di antibiotici, 7,5 milioni di procedure mediche e chirurgiche, 8,9 milioni di pazienti sottoposti a ricovero ospedaliero e circa 800.000 decessi provocati dalla medicina tradizionale solo negli Stati Uniti. Naturalmente dietro a questi numeri vi sono una serie di concause che vanno dai lobbisti delle case farmaceutiche alla FDA (Food and Drug Administration) che si oppone all’uso di prodotti naturali. È in questo contesto che si inserisce il lavoro del Nutrition Institute of America. In una ricerca indipendente l’istituto, che tiene a precisare che gli unici dati che ha tenuto in considerazione provengono dagli studi scientifici pubblicati sulle riviste mediche (quindi a rigor di logica inattaccabili), sostiene che la medicina convenzionale sia la principale causa di morte. Ad aprire il vaso di Pandora sulla malasanità fu il dottor Lucian Leape, un ricercatore che nel suo lavoro del 1994, “Error in Medicine”, stimò che almeno 180.000 decessi (e solo negli Stati Uniti) ogni anno fossero dovuti a errori della medicina tradizionale. Leape si rese conto che questi numeri rappresentavano solo la punta dell’iceberg. Molti sostennero che la percentuale di fallimento della medicina ufficiale si aggirasse intorno all’1%. Il dottore rispose che un simile tasso di fallimento, se applicato al campo dell’aviazione civile, avrebbe significato due aerei di linea che falliscono ogni giorno l’atterraggio, presso il solo aeroporto della sua città, oppure 160.000 lettere perse ogni giorno da parte del sistema postale nazionale, o ancora, per fare un raffronto con il sistema bancario, il trasferimento di 32.000 assegni ogni giorno su un conto corrente sbagliato. A rincarare la dose arrivò il Journal of American Medical Association, il quale sostenne che: “Più di un milione di pazienti subiscono lesioni negli ospedali USA ogni anno, e circa 280.000 persone muoiono ogni anno in conseguenza dei danni riportati. Inoltre, la percentuale di morti iatrogene (ndr: cioè causate dai medici o dalla medicina) fa apparire ridicolo il tasso di mortalità annuale per incidenti automobilistici (45.000 vittime) e risulta responsabile di più decessi di tutti gli altri incidenti messi insieme”. Altro problema serio sono poi gli errori medici che non vengono denunciati, per proteggere il personale o per evitare procedimenti legali, come affermò il dottor Leape. Uno studio del 2002 mostra che il 20% delle medicine somministrate in ospedale aveva un dosaggio errato e di queste il 40% era potenzialmente dannoso per il paziente. E si calcola che ogni anno a subirne i danni siano circa 417.908 persone, mentre per il New England Journal of Medicine un paziente su quattro ha subìto effetti collaterali derivanti da oltre 3,34 miliardi di farmaci prescritti solo nel 2002. In questo contesto va anche ricordato l’immenso mercato che ha generato i vari “modificatori dell’umore”, come il Prozac, il Ritalin o lo Zoloft. 
Arrivati a questo punto possiamo iniziare a porci la prima domanda: i medici di base hanno un secondo lavoro come rappresentanti di compagnie farmaceutiche? Nei primi anni ’90 il dottor Leape scrisse che il 30% degli interventi chirurgici non erano necessari: si va dal taglio cesareo, alla tonsillectomia, l’appendicectomia, l’isterectomia, la gastroectomia e le protesi al seno. Di questi, il 17,6% degli interventi consigliati non veniva confermato da un secondo parere e su base nazionale gli interventi non necessari erano calcolati in 2,4 milioni con 11.900 decessi per una spesa complessiva di 3,9 miliardi di dollari. I miracoli della sanità privata tanto cara ai liberalizzatori compulsivi. E vogliamo parlare dei raggi X? Uno studio condotto su 700.000 bambini in 37 ospedali conclude che nei bambini nati da madri sottoposte a radiografie pelviche durante la gravidanza, la mortalità tumorale era del 40% più alta dei figli di donne non esposte a radiazioni. Il dottor John Gofman scrisse ben cinque libri scientificamente documentati fornendo prove esaurienti sul fatto che le attrezzature tecnologiche mediche, come raggi X e TAC, contribuiscano all’insorgere del 75% dei tumori. Naturalmente il dottore precisa a più riprese che a provocare il danno siano una serie di combinazioni, comprese, quindi, il fumo, l’aborto e l’uso di contraccettivi orali. Naturalmente non bisogna cadere nella tentazione di affermare che questi sono studi che riguardano solamente il sistema medico americano perché, come osservò il Journal of Healt Affairs, studi alla mano, le vittime di errori medici sono del 18% in Gran Bretagna, del 23% in Australia e in Nuova Zelanda, del 25% in Canada e, quindi, del 28% negli Stati Uniti. E ancora, a tutto questo va sommato, come sostiene il dottor Robert Epstein della Medco Healt Solutions Inc., il consumo di farmaci tra i 6,3 milioni di anziani che hanno ricevuto circa 160 milioni di prescrizioni con una media di circa 25 all’anno per ogni singolo paziente. Come se non bastasse, tutti questi studi sulla malasanità non tengono poi conto dei decessi causati dalla chemioterapia contro il cancro, poiché numerosi sono gli ostacoli da scavalcare per certificarli: non solo ci si trova davanti a un muro di gomma alzato dai lobbisti, ma anche - cosa forse ancora più grave - di fronte all’ostruzionismo dello Stato stesso, che ancora oggi non sottopone a verifiche imparziali tutte quelle terapie alternative che non producono un profitto per le case farmaceutiche.

24-01-2016

L’aglio uccide i lieviti. Infatti, uno spicchio d'aglio fresco può facilmente curare un’infezione da lieviti. Il trucco è quello di intervenire precocemente. Una donna che soffre di infezioni da lieviti frequenti conosce bene la sensazione. Il primo giorno, sentirà solo un pò di prurito che va e viene. Il giorno dopo, o a volte due o tre giorni dopo, le perdite vaginali cominciano ad essere bianche e grumose come minuscoli frammenti di ricotta. A questo punto, si ha un’infezione conclamata da lievito e le labbra della vagina sono spesso rosse e dolenti. Se una donna presta attenzione al primo segnale di prurito, può utilizzare il seguente trattamento. Prendete uno spicchio d’aglio fresco e staccate la pellicina che la ricopre. Al momento di coricarsi, mettete lo spicchio dentro la vagina. Al mattino, rimuovete lo spicchio d'aglio e gettatelo nella toilette. Questo trattamento per una notte può essere sufficiente per uccidere l'infezione, anche se in alcuni casi potrebbe essere necessario ripetere la notte successiva. Continuate uno o due giorni fino a quando il prurito sarà cessato. La ragione per cui il trattamento viene effettuato al momento di coricarsi è che c'è una connessione tra la bocca e la vagina. Nel momento in cui l'aglio viene inserito nella vagina, il sapore dell'aglio viaggia fino alla bocca. La maggior parte delle persone trovano questo forte sapore fastidioso durante il giorno, per questo il trattamento viene consigliato la sera prima di andare a dormire.
Se l'infezione è avanzata al punto che una donna ha grandi quantità di perdite e le labbra vaginali rosse e dolenti, può ancora trattare il problema con aglio aumentandone la dose. Utilizzate un tessuto asciutto per rimuovere le perdite, e prendete uno spicchio d'aglio tagliato a metà. Mettetelo nella vagina prima di coricarvi e ripetete questo procedimento per poche notti. Se non vi è alcun miglioramento, potreste prendere in considerazione un trattamento a base di erbe o convenzionale. Ricordate di non effettuare mai delle lavande o dei risciacqui durante un'infezione vaginale. Il lievito ama l'acqua e il contatto con essa lo farà crescere più velocemente. Qualsiasi taglio effettuato sullo spicchio renderà l'attività dell’aglio più forte. Così, più la parte tagliata è a contatto, maggiore sarà la dose. Uno spicchio d'aglio tagliato inserito in un vagina sana, può "bruciare" la pelle. Quando la donna è affetta da un’infezione avanzata da lievito, la pelle è già rossa e "bruciata", pertanto l'aglio avrà l’effetto di curare l'infezione uccidendo il lievito. Passata l’infezione, la pelle si rigenererà nuovamente. Tra l'altro, i veterinari hanno utilizzato per molti anni l'aglio per curare le infezioni del bestiame. Se le aziende farmaceutiche potessero brevettare l’aglio, farebbero soldi pubblicizzandolo ovunque. L'aglio ha dimostrato in vitro la capacità di uccidere molti tipi di batteri. In alcune importanti ricerche fatte in Cina, l'aglio ha dimostrato di inibire la crescita di tutti i seguenti microrganismi: Escherichia coli, Salmonella typhimurium, Vibrio, Pseudomonas aeruginosa, Proteus vulgaris, Staphylococcus aureus, Mycobacterium phlei, Streptococcus faecalis, Bacillus cereus e Micrococcus luteus.
I ricercatori hanno scoperto che l'aglio perde la sua attività antibatterica entro 20 minuti dalla bollitura a 100° C. Al Maxwell Finland Laboratory for Infectious Diseases Boston Medical Center, i ricercatori hanno esaminato l'uso dell’ aglio per le infezioni dell'orecchio. Essi hanno scoperto che l'aglio fresco è un potente battericida in grado di uccidere anche il batterio pericoloso Streptococcus agalactiae (comunemente noto come Streptococco beta emolitico di gruppo B), ma a contatto con il calore perde tutte le sue capacità battericide. Lo Streptococco beta emolitico di gruppo B (GBS) può uccidere i neonati, più comunemente quelli prematuri. I protocolli convenzionali prevedono il controllo delle donne verso la fine della gravidanza per vedere se sono portatori di GBS, dal momento che infezioni da streptococco neonatali si verificano più spesso, ma non esclusivamente, nei bambini di donne positive al test. I trattamenti convenzionali, come le lavande a base di clorexidina, sono poco efficaci. Al contrario, uno spicchio d'aglio fresco inserito nella vagina per una o due notti, ha dimostrato di ridurre nella vagina la colonizzazione di GBS, senza effetti collaterali. Purtroppo, nessuna azienda farmaceutica è interessata a portare avanti la ricerca, probabilmente perché un prodotto come l’aglio non può essere brevettato.

 

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/4064797

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/10577768

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/10449271

24-01-2016

La niacina, grazie alla sua capacità di attivare la circolazione sanguigna, rappresenta un sostegno per il bulbo pilifero, riducendo il rischio di caduta dei capelli.

Il ferro nutre e ossigena i bulbi tramite l'intermediazione del sangue contenuto nei vasi del cuoio capelluto. 

Lo iodio accresce la resistenza alle aggressioni esterne ed interne dirette contro il cuoio capelluto, migliora la circolazione del sangue, stimola il funzionamento della tiroide e riduce il rischio di alopecia endocrina.

La carenza di biotina provoca caduta dei peli, tanto che il suo impiego è proposto in tutti i tipi di alopecia. Viene largamente utilizzata nel trattamento delle affezioni dei capelli e del cuoio capelluto, inclusa la dermatite seborroica.

L'inositolo viene prescritto in caso di fragilità del capello o di caduta patologica di qualsiasi origine, nel caso in cui il cuoio capelluto manifesti segni di irritazione o di eczema.

Anche la carenza di vitamina B12 è associata alla caduta dei capelli.

Ricerche sperimentali effettuate sugli animali hanno evidenziato la caduta dei peli in caso di carenza di zinco.

Il manganese si usa in associazione al rame in caso di caduta di capelli che si manifesta durante periodi in cui l'organismo sia particolarmente debilitato.

A livello tricologico, l'apporto di omega-3 svolge un'azione antinfiammatoria rilevante, contribuendo alla salute del cuoio capelluto, rinforzando e fornendo luminosità a capelli fragili e opachi.

La vitamina C è strettamente collegata con il metabolismo del glutatione, con il quale protegge l'organismo contro i danni al sistema produttivo dei capelli.

Il capello è costituito per il 10-15% da L-cisteina, la cui integrazione risulta essenziale per il rinforzamento dei follicoli piliferi e per la composizione delle beta-cheratine, scleroproteine fondamentali per la costituzione del capello stesso.

La colina ha effetti positivi sui capelli a causa delle trasformazioni indotte da questa sostanza sui grassi alimentari nell'organismo.

La vitamina B6 è essenziale per la trasformazione degli aminoacidi solforati che sono alla base della struttura del capello.

L'aloe, grazie alla sua ricca composizione aminoacidica simile ai follicoli piliferi, li nutre e ne promuove la salute.

Domenica, 24 Gennaio 2016 07:27

ONDE PERICOLOSE.

24-01-2016

Durante i giorni precedenti il Natale 1997 Margaret Parker, un'assistente sociale in pensione del Surrey, in Gran Bretagna, si trovava con i compagni del coro nella sagrestia della chiesa locale, quando avvertì un terribile dolore all'orecchio. Va detto che Margaret soffre di sordità e porta un apparecchio acustico. Subito dopo quel dolore lancinante, la sua protesi cominciò a manifestare strane interferenze. Margaret si guardò intorno e vide che, a un metro dietro di lei, qualcuno stava usando un telefono cellulare. La chiamata terminò quasi subito, ma quel dolore durò circa due settimane: la seguì nelle vacanze natalizie nel sud della Francia e ancora nei primi giorni dell'anno nuovo. La cosa peggiore fu che in quel periodo Margaret fu colta da una profonda depressione che, come lei stessa ammette, la portò molto vicina al suicidio. La donna non ha dubbi: fu il telefono cellulare a scatenare quella dolorosa reazione. La cosa inquietante è che, stando alle segnalazioni che giungono da ogni parte del globo, sono migliaia le persone che oggi soffrono dei disturbi causati dalle radiazioni in entrata e in uscita dai telefoni cellulari. Il problema è divenuto così urgente che, sia in Gran Bretagna sia negli Stati Uniti, sono in corso diversi processi per costringere le società telefoniche a fornire, con i loro prodotti, un'adeguata informazione sui possibili rischi derivanti dal loro utilizzo. Comunque, i telefoni cellulari non sono i soli a dare problemi. Sta crescendo sempre più il numero di prove che indica come le persone che vivono o lavorano in prossimità di sorgenti elettriche presentino un'incidenza superiore alla media di diverse gravi malattie. Molti ricercatori ritengono che i campi elettromagnetici (CEM) generati da ogni tipo di utenza elettrica, dagli elettrodotti ad alto voltaggio ai personal computer sino ai forni a microonde e al televisore di casa, siano correlati con un inquietante aumento dei casi di cancro e di altre gravi malattie. Le preoccupazioni circa i CEM cominciarono a prendere corpo quando, nel 1979, una ricerca sull'incidenza del cancro condotta in Colorado tra i bambini in età scolare evidenziò che quelli tra loro che vivevano vicino agli elettrodotti avevano una probabilità doppia rispetto agli altri di ammalarsi di tumore. Tali risultati, tuttavia, sembrarono così improbabili che vennero considerati dalle compagnie elettriche come una stranezza statistica. Diligentemente, però, le stesse compagnie finanziarono una ricerca autonoma sullo stesso tema. Questa, nella sorpresa generale, diede risultati analoghi alla precedente. In uno studio condotto da Fred Hutchinson del Cancer Research Center di Seattle, USA, i ricercatori hanno rilevato che i lavoratori delle compagnie telefoniche, gli elettricisti e gli addetti alle centrali elettriche, sia uomini sia donne, si ammalavano di tumore mammario con una frequenza sei volte superiore alla media.
Negli Stati Uniti un rapporto del Consiglio nazionale per la protezione dalle radiazioni, trapelato nell'ottobre 1996, ha confermato che i campi magnetici colpiscono le cellule viventi in svariate maniere, la maggior parte delle quali potenzialmente pericolose. Esso ipotizza che anche l'esposizione a livelli oggettivamente bassi di radiazioni elettromagnetiche potrebbe avere a lungo termine effetti sulla salute, alterando la biochimica a livello cerebrale e squilibrando il sisterma immunitario. Si è anche rilevato che i CEM inibiscono la sintesi della melatonina, sostanza correlata con i ritmi sonno-veglia e, secondo molti, anche con i processi di invecchiamento. Si è pure dimostrato che la melatonina possa aiutare l'organismo a sopprimere l'insorgenza di neoplasie maligne. Robert Becker, medico e scrittore che si è occupato dell'argomento sin dagli anni Settanta, mette in guardia sulla possibilità che i CEM si possano rivelare un immane disastro ambientale, interessando un numero di persone di gran lunga maggiore di quello colpito dagli effetti dei rifiuti tossici o dall'avvelenamento da amianto. Per molti, specie per quelli che hanno in famiglia casi inspiegabili di tumore, l'enorme quantità di ricerche effettuate in questo campo è già una prova dell'esistenza di una relazione tra le radiazioni elettromagnetiche e il cancro. Ma qualcuno si spinge oltre e ipotizza una sorta di congiura del silenzio, finalizzata a proteggere gli interessi delle compagnie elettriche. Nocciolo della questione è un semplice principio fisico: quando la corrente elettrica attraversa un cavo, si genera un CEM che esercita una forza sugli oggetti circostanti. I campi elettrici vengono generati dalla forza di una carica elettrica, quelli magnetici invece sono il risultato del suo movimento. Diversamente dalle radiazioni ionizzanti, come i raggi X, che sono abbastanza potenti da attirare gli elettroni dalle molecole caricando elettricamente i tessuti viventi, i CEM non producono particelle aventi una carica. Per questo alcuni studiosi ritengono che essi non costituiscano una vera minaccia per la salute e la sicurezza della popolazione e, sulla scorta di tali considerazioni, nessun governo ha mai limitato l'esposizione dei propri cittadini a questa particolare fonte di inquinamento.
Si deve considerare anche che ogni forma di vita che oggi si trova sul nostro pianeta si è evoluta in presenza di un grandissimo CEM, quello della Terra stessa. Il campo gravitazionale terrestre ha 200 volte l'energia dei CEM ai quali molti di noi sono esposti ogni giorno, ma questo campo di energia è ancora decine di milioni di volte troppo piccolo per causare un danno molecolare ai tessuti. Per questo, i ricercatori non sono riusciti a trovare un meccanismo che consenta ai CEM di scatenare una reazione biologica negli esseri umani. Neppure i numerosi esperimenti condotti su ratti e topi esposti a forti campi magnetici per lunghi periodi hanno dimostrato che qualche animale si sia ammalato di tumore in questo modo. In generazioni di roditori cresciuti in presenza di forti campi magnetici non si è mai rilevata un'incidenza superiore alla norma di malformazioni congenite o di squilibri del sistema immunitario. La contraddizione tra l'evidente dato statistico a favore della relazione tra CEM e tumore e il totale fallimento dei ricercatori di riprodurre il fenomeno in laboratorio starebbe a indicare l'azione di un qualche altro fattore sconosciuto. Nel frattempo però le prove a carico della pericolosità dei CEM o di qualche altro aspetto relativo al trasporto dell'energia elettrica sono in aumento. In un articolo pubblicato da Lancet nel giugno 1996, alcuni ricercatori canadesi evidenziavano un'alta incidenza di leucemia tra i bambini nati da madri che, in gravidanza, avevano lavorato alla macchina da cucire. Nel corso di questa ricerca, gli studiosi avevano rilevato che quelle donne erano state esposte a una quantità di radiazioni elettromagnetiche superiore a quella cui sono sottoposti i lavoratori degli elettrodotti o delle centrali elettriche. Ricercatori svedesi hanno determinato quantitativamente nel lungo periodo l'esposizione delle persone che vivevano in prossimità di linee elettriche ad alto voltaggio misurando l'intensità del CEM all'interno delle loro case. Allo scopo di determinare il livello medio di esposizione ai CEM, questi dati vennero inviati a un computer insieme ad altri, relativi ai carichi di corrente immessi in quelle stesse linee, in un arco di tempo di venti anni. I ricercatori trovarono una chiara correlazione tra l'esposizione a CEM anche deboli e lo sviluppo di forme tumorali, specie di tipo leucemico. Maria Feychting, dell'Istituto svedese Karolinska, ha esaminato i casi relativi a 127.000 persone che avevano vissuto in prossimità di elettrodotti per più di 25 anni, riscontrando che in queste la leucemia aveva un'incidenza doppia rispetto alla media nazionale. Con la sua ragnatela di cavi elettrici, la civilizzazione del mondo occidentale ha creato ciò che molti ritengono sia un tipo di energia potenzialmente mortale. Se le lamentele dei gruppi di pressione che si occupano di CEM venissero accolte dai governi di tutto il mondo, le ripercussioni sarebbero catastrofiche. I costi per la riprogettazione e il riposizionamento dei sistemi di distribuzione dell'energia elettrica oltrepasserebbero le capacità finanziarie anche delle nazioni più ricche.

CEM: ULTERIORI CONSIDERAZIONI.

Le moderne teorie sulla cancerogenesi ipotizzano che la formazione di un tumore avvenga almeno in due fasi. Nella prima, detta "iniziazione", un agente esterno danneggia il materiale genetico della cellula. Poichè i campi elettromagnetici (CEM) non sono così forti da rompere i legami chimici e molecolari all'interno della cellula, i ricercatori stanno ora concentrandosi sulla seconda fase, detta "promozione", per chiarire i modi in cui i CEM potrebbero determinare una crescita e una replicazione cellulare alterata. Alcune ricerche sembrerebbero indicare che i CEM possano favorire il tumore interferendo con il passaggio del calcio attraverso le membrane cellulari. Questo minerale è indispensabile al normale svolgimento di funzioni biologiche quali la contrazione muscolare, la fecondazione degli ovuli, la divisione e la crescita cellulare. I CEM interferiscono anche con la capacità delle cellule di elaborare le informazioni provenienti da ormoni e da altri mediatori biochimici che regolano la normale crescita cellulare. Ricerche statunitensi hanno dimostrato che una cellula cancerosa di origine umana sottoposta a un campo di 60 Hz, la frequenza di un elettrodotto ad alto voltaggio, cresce 24 volte più rapidamente, dimostrando pure un'enorme resistenza all'azione del sistema di difesa dell'organismo. Negli USA ha destato molto scalpore una rassegna scientifica sui pericoli dei CEM redatta dall'Agenzia per la protezione ambientale. Il rapporto, intitolato "Valutazioni della potenziale cancerogenicità dei campi elettromagnetici", era lungo 367 pagine e venne portato a conoscenza del pubblico nel 1990, quando una sua stesura non definitiva arrivò nelle mani di Louis Slesin, redattore di un influente bollettino, il Microwave News. La conclusione più importante cui giungeva questo rapporto era che i CEM generati dagli elettrodotti erano classificabili come "probabili cancerogeni per la specie umana". William Farland, allora direttore dell'Ufficio valutazione sanitaria e ambientale, ordinò lo stralcio di tale conclusione dalla stesura finale del rapporto. Comunque, dopo che alcuni giornali e alcune reti televisive resero noti i tentativi dell'amministrazione Bush di insabbiare l'argomento, il rapporto venne pubblicato. Tuttavia, in allegato c'era un altro documento dove si asseriva la natura controversa e tutt'altro che certa dei risultati pubblicati nel rapporto, risultati che, inoltre, non dovevano essere intesi come rappresentativi della politica o della posizione dell'Agenzia.
Negli Stati Uniti l'interesse sulla pericolosità ambientale delle sottostazioni per la distribuzione della corrente elettrica balzò in primo piano con il caso di Kevin Larm di Omaha, New England. Poco tempo dopo che a Kevin venne diagnosticata una leucemia, sua madre Julie cominciò a notare che diversi bambini, frequentatori della locale piscina, presentavano delle cicatrici chirurgiche o avevano perso i capelli. Insospettita, la signora Larm parlò con i genitori di questi bambini. Tra gli altri, si mise in contatto con Dee Hendricks, il cui figlio si stava sottoponendo a una terapia antitumorale. Insieme, le due donne raccolsero i nominativi di 11 bambini affetti da tumore. Localizzando su una mappa le abitazioni di questi bambini, le donne rimasero sorprese nel vedere che, oltre ad abitare tutti nel raggio di un chilometro e mezzo, questi vivevano nei pressi di una sottostazione per la distribuzione della corrente elettrica. In un'intervista, Simon Best, esperto in materia sui rischi elettromagnetici, ha dichiarato: "La preoccupazione maggiore è data dalle radiazioni generate dai telefoni cellulari. Il telefono riceve microonde pulsate e le rinvia quando emette il segnale. L'utilizzatore, ma anche chiunque si trovi nelle vicinanze, potrebbe risentirne negativamente. I disturbi riferiti da chi fa un uso accanito del cellulare vanno dalla perdita della memoria a breve termine, ai mal di testa sino ad arrivare ai tumori cerebrali. In Gran Bretagna, le società telefoniche, tendono a nascondersi dietro il Consiglio nazionale per la protezione radiologica (CNPR), organismo che esercita un controllo capillare. Il problema, tuttavia, sta nel fatto che i parametri utilizzati dal CNPR si riferiscono agli effetti di riscaldamento termico delle radiazioni e cioè sulla capacità delle medesime di surriscaldare i tessuti. Mentre quasi tutti i più rischiosi effetti connessi ai telefoni cellulari, agli elettrodotti e alle altre fonti di radiazioni elettromagnetiche sono di tipo non-termico. Ed è da tale considerazione che deriva la necessità che il CNPR assuma un atteggiamento di controllo e cautela anche nei confronti di questi effetti di tipo non-termico".

Sabato, 23 Gennaio 2016 07:07

LE LAMPADINE POSSONO PROVOCARE IL CANCRO.

23-01-2016

Le nuove lampadine a risparmio energetico possono essere davvero pericolose. Diversi studi hanno messo in guardia sul loro uso quotidiano e il pericolo maggiore è se si rompono, tanto che la stessa Environmental Protection Agency ha creato un protocollo di emergenza da seguire in caso di rottura della lampadina proprio a causa del gas velenoso rilasciato. Vediamo cosa fare e perché sono così dannose. Le informazioni riportate riguardano le lampadine fluorescenti compatte (CFL) e non le lampadine a LED. E’ stata riscontrata una correlazione tra le lampadine a risparmio energetico e i seguenti disturbi:

- Vertigini.
- Cefalea a grappolo.
- Emicrania.
- Crisi epilettiche.
- Affaticamento.
- Difficoltà nella concentrazione.
- Ansia.
- Dermatite.
- Eczema.
- Autismo.
- Epilessia.
- Cancro.

Quindi queste lampadine in casa fanno male, ma ancora di più se si rompono. Secondo uno studio, condotto dai ricercatori del Fraunhofer Wilhelm Klauditz Institute per l’Autorità Federale Ambientale in Germania: se rotte, queste lampadine rilasciano 20 volte la concentrazione massima accettabile di mercurio nell’aria. Il mercurio, come ho trattato in molti miei articoli, è il metallo pesante più pericoloso per l’uomo e tossico a qualunque concentrazione. Diversi studi scientifici mostrano come esso danneggia irrimediabilmente il cervello e il sistema nervoso causando una miriade di malattie gravi, ed inoltre depositandosi negli organi e ghiandole danneggia tutto il sistema ormonale e linfatico.

Perché le lampadine a risparmio energetico sono pericolose per la nostra salute?

• Le lampadine a risparmio energetico contengono da 3 a 5 mg di mercurio: Il mercurio è una potente neurotossina particolarmente pericolosa per i bambini e le donne in gravidanza. Questa sostanza è particolarmente tossica per il cervello, il sistema nervoso, il fegato e i reni. Può anche danneggiare il sistema cardiovascolare, immunitario e riproduttivo. Intossicazioni di mercurio possono causare perdita di memoria, cancro e Alzheimer.

• Le lampadine a risparmio energetico possono causare il cancro: Un nuovo studio effettuato da Peter Braun presso il Germany’s Alab Laboratory ha evidenziato che questo tipo di lampadine contiene degli agenti cancerogeno-tossici in grado di causare il cancro:
- Naftalene, un composto cristallino bianco volatile, prodotto dalla distillazione di catrame di carbone, utilizzato in naftalina e come materia prima per la produzione chimica.
- Stirene, un idrocarburo insaturo liquido, ottenuto come sottoprodotto del petrolio.
- Fenolo, un acido tossico, ottenuto da catrame di carbone e utilizzato nella produzione chimica.

• Le lampadine a risparmio energetico emettono raggi UV superiori alla norma: La Health Protection Agency (HPA) ha condotto uno studio e osservato che aumentano il rischio di cancro alla pelle soprattutto per chi lavora ore e ore vicino alle fonti di luce. È ufficialmente riconosciuta la pericolosità dei raggi UV per la nostra pelle e per gli occhi. Le radiazioni di queste attaccano direttamente il nostro sistema immunitario e impedisce la formazione adeguata di vitamina D.

• Le lampadine a risparmio energetico generano potenti campi elettromagnetici a poca distanza dalla sorgente, fino ad un metro di distanza: Il centro indipendente di ricerche francese (CRIIREM) sconsiglia pertanto di utilizzare lampadine a basso consumo energetico a brevi distanze, come ad esempio per illuminare i comodini delle camere da letto o le scrivanie.

• Il campo elettromagnetico generato da queste lampadine va in risonanza nei cavi elettrici generando “elettricità sporca” in tutta l’abitazione: Uno studio pubblicato nel giugno del 2008 dall’American Journal of Industrial Medicine segnalava che questa elettricità sporca aumenta di 5 volte il rischio di contrarre il cancro.

• Danneggiano la ghiandola pineale: Lo studio pubblicato su Chronobiology International, a cura del professor Abraham Haim, afferma che lo spettro luminoso di queste lampadine, essendo simile alla luce del giorno, interrompe la produzione di melatonina da parte dell’organismo. Cosa che invece non facevano le vecchie lampade ad incandescenza. Gli effetti sono enormi dall’insonnia all’invecchiamento precoce, dalla depressione ad un aumento esponenziale del rischio di cancro, essendo la melatonina un potente antiossidante anticancro.

COSA FARE

• Per prima cosa evita di avere queste lampadine in casa cercando le vecchie lampadine ad incandescenza oppure quelle nuove a LED (che però alla lunga stancano gli occhi e possono danneggiare la retina). Sebbene siano state messe fuori produzione si possono ancora acquistare le vecchie lampadine online o nei negozi che hanno delle rimanenze di magazzino.

• Se avete a casa le lampadine a risparmio energetico e si rompono devi stare molto attento nella pulizia e seguire questa procedura messa a punto dall’Environmental Protection Agency.

PULIZIA DI UNA LAMPADINA ROTTA – PROTOCOLLO EPA

- Far evacuare la stanza se ci sono persone e animali domestici.
- Arieggiare la stanza per 5-10 minuti aprendo la finestra o la porta a contatto con l’ambiente all’aperto.
- Spegnere l’impianto di riscaldamento o di condizionamento dell’aria.
- Non utilizzare l’aspirapolvere. L’aspirazione non è raccomandata perché potrebbe diffondere le particelle di mercurio presenti nella polvere.
- Indossa i guanti, una mascherina e degli occhiali protettivi.
- Raccogli i pezzi più grandi con le mani e i frammenti più piccoli con l’aiuto del nastro adesivo.
- Riponi i frammenti della lampadina in contenitori ermetici, come vasi di vetro o sacchetti di plastica sigillabili.
- Pulisci le superfici con un panno umido. Poi getta tutto ciò che avete utilizzato per la pulizia, inclusi il panno e i guanti.
- Chiamate il centro locale per la raccolta differenziata se hai dei dubbi sul da farsi. Porta i rifiuti presso la Piattaforma Ecologica del tuo Comune, in modo che siano smaltiti in modo corretto.
- Come misura preventiva, sarebbe bene non utilizzare le lampadine al mercurio in aree a rischio di rottura e incidenti.
- Lavati subito le mani quando hai terminato.

Una vecchia lampada ad incandescenza ci da sicuramente una luce più calda e gradevole delle nuove e fredde luci a risparmio energetico.

 

http://www.epa.gov/sites/production/files/documents/cflcleanup20120329.pdf

http://www.dailymail.co.uk/health/article-1340938/Eco-bulbs-health-hazard-babies-pregnant-women-mercury-inside.html

http://www.telegraph.co.uk/news/health/8462626/Energy-saving-light-bulbs-contain-cancer-causing-chemicals.html

http://missionled.com/blog/cfls-cancer-recent-studies-link-two/

https://lowenergylampsinfo.wordpress.com/2009/03/14/factsheet-the-three-main-health-risks-associated-with-energy-saving-lamps-cfls/

http://www.telegraph.co.uk/news/health/news/8288982/Energy-saving-light-bulbs-could-trigger-breast-cancer.html

Sabato, 23 Gennaio 2016 07:05

PROPRIETA' BENEFICHE DEGLI ANACARDI.

23-01-2016

All’interno del tuo organismo, l’aminoacido essenziale L-triptofano, è composto dalla niacina in grado di ridurre l’ansia e indurre la sonnolenza. La cosa più importante è che il triptofano è il precursore della serotonina, uno dei più importanti neurotrasmettitori del nostro corpo. La serotonina dà una sensazione di relax e benessere, o come direbbero gli australiani: “liberi dalle preoccupazioni”. Questo è un effetto così profondo che il Prozac, il Paxil e altri antidepressivi simili solitamente non riescono neanche a imitare le potenzialità della serotonina o, se lo fanno, mantengono artificialmente i livelli di serotonina del corpo molto alti. Si può fare lo stesso discorso con una manciata di anacardi che forniscono 2.000 milligrammi di triptofano, che fungono da antidepressivi, ma non lo dite alle case farmaceutiche. Alcuni comunque sostengono che le lobby farmaceutiche ne siano già al corrente. Chi non conosce gli anacardi? Caju è come li chiamano in India. Solitamente si usano per fare i dolci, ma molti di noi amano mangiarli così come sono. Sono ricchi di antiossidanti, vitamine e minerali che sono necessari per il normale funzionamento del corpo. Essi in realtà provengono dal Brasile, ma un portoghese li portò in India nel 16° secolo. Questa straordinaria frutta secca a forma di rene o di fagiolo ha moltissimi benefici per la salute, alcuni dei quali vengono descritti qui di seguito:

1. PREVENGONO IL CANCRO

Le proantocianidine sono una classe di flavonoidi in grado di combattere contro le cellule tumorali fermando ulteriormente la loro suddivisione. Queste sostante polifenoliche hanno un alto contenuto di rame che aiutano a combattere le cellule cancerose aiutando l’organismo nella prevenzione del cancro al colon. Questo è uno dei vantaggi principali degli anacardi.

2. MANTENGONO IL CUORE SANO

Gli anacardi contengono un basso contenuto di grassi rispetto ad altra frutta secca. I grassi, nella forma di acido oleico, sono molto salutari per il cuore. Il colesterolo “buono” e gli antiossidanti tengono lontane le malattie cardiache.

3. ABBASSANO LA PRESSIONE SANGUIGNA

Gli anacardi abbassano la pressione sanguigna con l’aiuto del magnesio, un importante minerale presente al loro interno.

4. RINFORZANO I CAPELLI

Il rame è il minerale che aiuta i capelli a mantenere il loro colore. Quindi, se assumete quotidianamente anacardi, molto ricchi di rame, potrete mantenere il colore dei capelli che avete sempre desiderato.

5. AIUTANO A MANTENERE LE OSSA SANE

Come il calcio, anche il magnesio è importante per la salute delle ossa, che è poi il minerale principale presente negli anacardi.

6. RILASSANO I MUSCOLI E I VASI SANGUIGNI

Il magnesio impedisce al calcio di entrare nelle cellule nervose, quindi mantiene vasi sanguigni e muscoli rilassati. Una quantità insufficiente di magnesio può portare il calcio a entrare nei vasi sanguigni e indurre una contrazione. Questo può portare anche pressione alta, emicrania ecc.

7. IMPEDISCONO LA FORMAZIONE DI CALCOLI BILIARI

L’assunzione giornaliera di anacardi può ridurre il rischio di sviluppare calcoli biliari fino al 25%.

8. AIUTANO A PERDERE PESO

Anche se gli anacardi sono considerati dei grassi, contengono colesterolo “buono”. Quindi, contrariamente alla credenza popolare, quelli che mangiano anacardi almeno due volte a settimana hanno un aumento di peso inferiore rispetto a coloro che ne mangiano meno.

9. SONO RICCHI DI ANTIOSSIDANTI

Gli anacardi contengono selenio, rame, magnesio ecc., che agiscono come co-fattori per molti enzimi.

10. HANNO UN ALTO CONTENUTO DI VITAMINE

Gli anacardi sono ricchi di vitamine come la riboflavina, l’acido pantotenico, la tiamina, la niacina ecc. Queste vitamine ti mantengono al sicuro dall’anemia sideroblastica e dalla pellagra.

11. MANTENGONO I DENTI E LE GENGIVE SANE

Come accennato prima, il contenuto di magnesio presente negli anacardi è un grande aiuto per la salute delle ossa. Così questo inciderà positivamente anche sulla salute dei tuoi denti e renderà più forti le tue gengive.

12. PREVENGONO LA DEGENERAZIONE MACULARE

Gli anacardi hanno la capacità di filtrare i raggi UV del sole e proteggono dalla degenerazione maculare.

Bonus William Hill
Bonus Ladbrokes

Copyright © 2014-2024 Naturopata Angelo Ortisi - Tutti i diritti riservati.

Powered by Warp Theme Framework
Premium Templates