Angelo Ortisi

Angelo Ortisi

07-05-2015

Principio attivo di moltissimi analgesici, l’ibuprofene non è esattamente amico delle donne. Secondo quanto riportato dal Canadian Medical Association Journal, infatti, prenderlo durante la gravidanza potrebbe raddoppiare il rischio di aborto. Ora, posto che durante i nove mesi di attesa vige il divieto (più o meno assoluto) di ingerire qualsiasi tipo di farmaco, se proprio la gestante non ce la fa, una pillola a base di ibuprofene dovrebbe essere proprio l’ultima spiaggia e dovrebbe puntare, secondo gli esperti, sul paracetamolo (col quale pure non si scherza). Lo studio è stato fatto su un campione di 4.700 donne che avevano abortito e si è visto che una su 13 aveva preso un antinfiammatorio non-steroideo, come l’ibuprofene, mentre una su 38 aveva avuto una gravidanza normale. Il rischio più alto di aborti registrato si è verificato con il Diclofenac, un forte analgesico.

 

http://www.cmaj.ca/site/misc/pr/6sept11_pr.xhtml

http://www.theguardian.com/society/2011/sep/06/ibuprofen-warning-to-pregnant-women

07-05-2015

Probiotici e/o prebiotici possono contribuire ad alleviare la severità della malattia celiaca. Secondo uno studio di ricerca, i batteri intestinali dei pazienti celiaci hanno potuto influenzare l’infiammazione in vario modo. Ciò significa che ottimizzare la flora intestinale potrebbe migliorare la qualità di vita dei pazienti celiaci ed anche dei pazienti con malattie come il diabete di tipo 1 e altri disordini autoimmuni. Secondo Eurekalert: “per simulare l’ambiente intestinale della malattia celiaca, alcune colture cellulari sono state esposte a batteri gram-negativi isolati da pazienti celiaci e bifidobatteri. I bifidobatteri hanno regolato la produzione di citochine antinfiammatorie”.

 

http://www.eurekalert.org/pub_releases/2010-04/foas-gbo042910.php

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/20007908

Giovedì, 07 Maggio 2015 11:25

IL MIELE E’ UN POTENTE ANTICANCEROGENO.

07-05-2015

Il miele è un alimento straordinario. Sappiamo che ha oltre 69 benefici per la salute, come confermato dalla stessa letteratura scientifica. Ma lo sapevate che potrebbe darvi dei benefici in patologie apparentemente incurabili come il cancro? Infatti, un recente studio pubblicato sulla rivista Molecules ha scoperto l’impatto positivo del miele nello sviluppo e progressione dei tumori. Lo studio ha identificato nel miele la presenza di flavonoidi e acidi fenolici come i composti primari coinvolti nelle sue proprietà anticancro. Secondo lo studio, i flavonoidi contenuti nel miele sono:

- Crisina.
- Kaempeferolo.
- Quercetina.
- Pinobanksina.
- Pinocembrina.
- Luteolina.
- Apigenina.
- Esperidina.
- Naringenina
- Genisteina.

È interessante notare che molti di questi flavonoidi sono classificati come fitoestrogeni, strutturalmente simili agli estrogeni umani. Mentre molti di questi flavonoidi derivati dal miele hanno dimostrato di avere sia effetti inibitori che stimolanti, la stragrande maggioranza degli studi condotti sugli animali (in vivo) o su cellule (in vitro), hanno dimostrato che questi composti hanno proprietà antiestrogeniche utili per combattere alcuni tumori del seno, indicando che il miele ricco di flavonoidi è in grado di influenzare positivamente l'attività estrogenica dei tumori positivi per i recettori degli estrogeni. Inoltre, alcuni tipi di miele presentano citotossicità selettiva, inducendo le cellule tumorali a morte cellulare programmata, lasciando intatte le cellule non cancerose. Questo è un meccanismo d'azione diverso rispetto alle terapie convenzionali, come la chemioterapia e radioterapia, che colpiscono indiscriminatamente sia i tessuti sani che quelli cancerosi, offrendo alle cellule tumorali la possibilità di sopravvivere e formare nuove cellule staminali. A differenza della chemioterapia e radioterapia, i composti naturali non danneggiano i tessuti sani, e allo stesso tempo sono particolarmente efficaci nel colpire le cellule dannose.

IL MIELE E’ MEGLIO DELLA CHEMIOTERAPIA?

Un altro recente studio ha confrontato l'effetto del miele Tualang con quello del tamoxifene (un antagonista del recettore dell'estrogeno) in due linee di cellule di cancro della mammella (MCF-7 e MDA-MB-231). Lo studio ha trovato che l'effetto anticancro del miele Tualang sulle cellule del cancro al seno era paragonabile a quello del tamoxifene, pochi spiccioli rispetto ai milioni del farmaco. Ciò è tanto più notevole se si considera che il tamoxifene è classificato dall'Organizzazione Mondiale della Sanità e dall'American Cancer Society come cancerogeno per l'uomo, e xenobiotico, cioè una sostanza chimica con effetti tossici ed estranea alla fisiologia umana.

IL MIELE UCCIDE IL CANCRO NEGLI ANIMALI

Secondo lo studio, la ricerca sugli animali ha stabilito che il miele ha importanti proprietà anticancro, in particolare per quanto riguarda le metastasi (invasività): "Diversi studi hanno anche confermato gli effetti antimetastatici, antiproliferativi e antitumorali del miele sul tumore al seno nei roditori. In un modello di tumore murino (carcinoma mammario), è stata segnalato l'effetto antimetastatico del miele quando è stato assunto prima dell’inoculazione delle cellule tumorali. L'effetto antimetastatico del miele può essere dovuto ai suoi flavonoidi, come la crisina, che hanno dimostrato di inibire il potenziale metastatico delle cellule del cancro al seno umano. Allo stesso modo, uno studio ha esaminato l'effetto antitumorale di due campioni di miele con diversi tipi di contenuto fenolico contro l’ascite di Ehrlich e il carcinoma solido. Entrambi sono stati in grado di inibire notevolmente la crescita del carcinoma ascitico di Ehrlich, ma il miele con il più alto contenuto fenolico ha esercitato un effetto antitumorale maggiore. La ricerca effettuata da Tomasin e Gomes-Marcondes ha preso anche in esame gli effetti dell’aloe vera combinato con il miele sulla crescita tumorale e proliferazione cellulare del carcinoma Walker 256 impiantato nei ratti Wistar. Entrambi sono stati in grado di sopprimere la crescita tumorale e di inibire la proliferazione delle cellule".

IL MIELE UCCIDE UNA VASTA GAMMA DI TUMORI

La revisione è stata incentrata sulle potenzialità del miele nell’influenzare una varietà di tumori, tra cui:

- Cancro del fegato: E’ stato osservato che il miele è in grado di uccidere le cellule tumorali del fegato, attraverso la citotossicità selettiva. E’ anti-angiogenico, citotossico, e anti-proliferativo, sia per quanto riguarda le cellule in vitro che in vivo.

- Cancro colorettale: Il miele presenta proprietà anticancro in linee cellulari del colon-retto.

- Cancro alla prostata: Il miele (timo, pino e abete) ha dimostrato di avere proprietà antiproliferative.

- Altre forme di cancro: Ci sono stati una serie di studi sulle proprietà anticancro del miele, concentrati sulle seguenti tipologie: tumori della vescica, dell’endometrio, carcinoma delle cellule renali, cellule tumorali della cervice e della pelle, cancro del polmone non a piccole cellule, cancro della bocca, cancro delle ossa (osteosarcoma).

QUALI SONO I MECCANISMI ANTICANCRO DEL MIELE?

Il miele possiede una vasta gamma di meccanismi in grado di uccidere il cancro, tra cui:

- Arresto del ciclo cellulare: Il normale processo di replicazione delle cellule tumorali viene interrotto.

- Attivazione del Pathway mitocondriale: Alcuni composti del miele sono in grado di attivare vie mitocondriali e il rilascio di proteine come il citocromo C che ha un potenziale citotossico in grado di innescare la morte cellulare.

- Induzione della permeabilizzazione della membrana esterna mitocondriale: L'induzione della permeabilizzazione della membrana esterna mitocondriale (MOMP) porta alla perdita di proteine nello spazio intermembrana del citoplasma, causando di conseguenza la morte cellulare.

- Induzione della morte cellulare programmata (apoptosi): L'attivazione di un programma di "morte cellulare" progettato per proteggere contro il cancro.

- Modulazione dello stress ossidativo: Si ritiene che le proprietà antiossidanti del miele possono stroncare uno dei processi fondamentali della progressione del cancro – lo stress ossidativo - sul nascere.

- Miglioramento dell’infiammazione: L’infiammazione è alla radice di molti tumori, e poiché il miele è in grado di sopprimerla, è possibile un significativo impatto sulla carcinogenesi.

- Modulazione del segnale dell’insulina: Poiché il cancro è associato ad un aumento della resistenza all'insulina e il miele è in grado di ridurre questa resistenza, si ritiene di mitigare un importante fattore trainante nella carcinogenesi.

- Inibizione dell'angiogenesi: E’ stato osservato che il miele è in grado di inibire il processo fondamentale dell'espansione tumorale, la produzione di nuovi vasi sanguigni (angiogenesi).

Lo studio ha concluso: "Il miele è un prodotto naturale che mostra potenziali effetti nell’inibire o sopprimere lo sviluppo e la progressione del tumore. I suoi effetti antitumorali, antiproliferativi, e antimetastatici sono mediati attraverso diversi meccanismi, tra cui l'arresto del ciclo cellulare, l'attivazione della via mitocondriale, l’induzione della permeabilizzazione della membrana esterna mitocondriale, l’induzione dell’apoptosi, la modulazione dello stress ossidativo, il miglioramento dell'infiammazione, la modulazione del segnale dell'insulina, e l'inibizione dell’angiogenesi. 
Il miele è altamente selettivo nei confronti delle cellule tumorali, mentre non lo è nei confronti delle cellule normali. E’ in grado di inibire la carcinogenesi modulando o interferendo con i processi o gli eventi di iniziazione, promozione, e fasi di progressione molecolare. Pertanto, il miele può essere considerato un potenziale e promettente agente antitumorale che merita ulteriori ricerche, sia in studi sperimentali che clinici".

 

http://www.mdpi.com/1420-3049/19/2/2497

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3865795/

http://www.greenmedinfo.com/blog/honey-powerful-anti-cancer-agent

07-05-2015

Delle unghie colorate, scintillanti e luminose aggiungono di certo un tocco glamour al proprio look, ma occhio ai pericoli per la salute. Secondo uno studio del Department of Toxic Substances Control molti prodotti cosmetici per la cura delle unghie contengono sostanze potenzialmente tossiche che non vengono dichiarate sulle etichette delle confezioni che comunemente troviamo nelle profumerie. Dopo aver analizzato 25 diversi prodotti cosmetici per manicure, in rappresentanza di 6 categorie, come smalti o gel per manicure, tutti prelevati in alcuni saloni di bellezza dell'area della Baia di San Francisco, gli esperti hanno scoperto che in molti di loro erano presenti le sostanze definite come "toxic-trio": toluene, dibutil ftalato (DBP) e formaldeide. Questi ingredienti sono altamente inquinanti per l'ambiente, irritanti per le vie respiratorie, come il solvente toluene, tossici per il sistema endocrino e lo sviluppo fetale, come il plastificante DBP, e cancerogeni, come la formaldeide. Ciò che è peggio, è che il "toxic-trio" è stato rilevato, e con alti livelli, anche in ben 10 dei 12 prodotti che dichiaravano di essere "toxic free", senza sostanze tossiche, mostrando una dicitura fuorviante sulla loro composizione interna. 
Nonostante la legge imponga di riportare esattamente gli ingredienti contenuti nel flaconcino, spesso, quindi, l'etichetta non è fedele alla reale composizione del prodotto. A essere impiegato più frequentemente è il toluene, persino nei prodotti che riportano la dicitura "Toluene-Free", mettendo a rischio non solo chi ne fa uso, ma anche chi quotidianamente maneggia questi prodotti, vale a dire gli addetti dei saloni di bellezza, che solo in California sono 48 mila.  Questo è la situazione negli Usa. E in Italia? Carla Scesa, docente di chimica dei prodotti cosmetici all'Università Cattolica di Roma, spiega al Corriere della Sera "che un pò di attenzione e consapevolezza in più quando si acquista un cosmetico per unghie o per altro non guasterebbe. Molte aziende serie seguono le regole, ma il pericolo può arrivare dai prodotti di incerta provenienza che ormai invadono il mercato", venduti in luoghi che non danno garanzie anche sulla loro corretta conservazione o magari acquistati via internet da aziende estere che non si attengono alle norme europee. Ecco perché non bisogna mai abbassare la guardia e fare sempre i propri acquisti in maniera consapevole e accurata.

 

http://www.dtsc.ca.gov/PollutionPrevention/upload/NailSalon_Final.pdf

07-05-2015

Anche se le implicazioni del diabete sulla salute siano chiare, i ricercatori stanno ancora lottando per capire i molteplici aspetti della malattia. Una domanda che ci si pone è perchè la maggior parte delle persone con un diabete tipo 2 è in sovrappeso o obesa, quando molti individui in sovrappeso o obesi non sono diabetici? Le stesse cellule adipose possono offrire un indizio. Queste cellule rilasciano trigliceridi e acidi grassi liberi nel sangue, cosa che può fare diminuire la capacità di risposta all’insulina delle cellule, quindi aumentare la domanda corporea per l’ormone. Paradossalmente, le cellule adipose producono un altro ormone, l’adiponectina, che rende le cellule più sensibili a reagire all’insulina.
Secondo il Dott. C. Ronald Kahn, un ricercatore sul diabete e professore alla scuola di medicina di Harvard, più si è grassi e meno adiponectina viene prodotta dalle cellule adipose. Di conseguenza, l’obesità unidirezionale che potrebbe aumentare il rischio di sviluppare diabete deriva da un aumentato rilascio di acidi grassi, unito ad un declino dell’adiponectina, che condurrebbe a una maggior resistenza insulinica. Se le richieste corporee di insulina non possono essere soddisfatte, si sviluppa il diabete. Un’altra domanda che ci si pone nei circoli scientifici è perchè l’iperglicemia specificamente conduce ad altre complicazioni della malattia come:

- Cardiopatie e ictus.
- Danni ai nervi periferici.
- Danni renali.
- Lesioni dell’apparato visivo.

Teoricamente, se il sangue presenta livelli elevati di glucosio, ogni cellula del corpo umano dovrebbe esserne influenzata, tuttavia soltanto determinate cellule sembrano essere danneggiate, con conseguenti complicazioni. Gli scienziati hanno scoperto che le cellule immuni sono quelle capaci di mantenere all’esterno il glucosio in eccesso, riducendo il numero di pompe molecolari del glucosio che normalmente usano per trasportare il glucosio ematico all’interno della cellula. Le cellule danneggiate perdono questa capacità di compensare. Sono incluse le cellule parietali dei vasi sanguigni arteriosi, dei piccoli vasi sanguigni negli occhi e nel rene, le cellule nervose specie degli arti inferiori e le cellule pancreatiche, esattamente quelle coinvolte nelle complicazioni diabetiche.

COMMENTO

Le statistiche sul diabete stanno vacillando. Quasi 20 milioni di persone negli Stati Uniti ne sono affette ed altri 45 milioni hanno un pre-diabete. Il diabete tipo 2 (insulino-resistente) rappresenta più del 95 per cento dei casi di diabete, ma un numero crescente di malati con diabete di tipo 1 (insulino-dipendente) cominciano a soffrire anche di tipo 2. In caso di diabete e sovrappeso, le statistiche indicano un raddoppio del rischio di morire prematuramente. Fortunatamente, il diabete tipo 2 è completamente prevenibile ed è quasi sempre curabile, usando semplici modifiche di stile di vita e dietetiche - il peso in eccesso è il fattore di rischio più evitabile per il diabete tipo 2. I farmaci e i supplementi non sono la risposta per il diabete. Questa malattia può essere controllata recuperando la sensibilità per la leptina e l’insulina. Come? Eliminando cereali e zuccheri dalla dieta, ottenendo sufficientemente i grassi ideali, esercitandosi e dormendo bene.

ALIMENTAZIONE

È veramente sconcertante come quasi tutti gli endocrinologi che trattano il diabete, non conoscano minimamente il concetto dei carboidrati lenti e della classificazione nutrizionale metabolica. Tutti hanno bisogno di una determinata quantità di carboidrati, ma molti sono dipendenti dai cereali, patate e dolci e la maggior parte della gente sta consumando veramente troppi carboidrati pericolosi, che possono condurre a seri problemi cronici di salute come l’obesità ed il diabete.
Tutti i pasti o spuntini ricchi in carboidrati derivati da zucchero e cereali (in contrasto con i carboidrati delle verdure) generano tipicamente un veloce aumento della glicemia. Per compensare, il pancreas secerne insulina nella circolazione sanguigna, in modo da abbassare la glicemia stessa. L’insulina è essenzialmente un ormone di immagazzinaggio che aiuta a mettere in riserva le calorie in eccesso da carboidrati, sotto forma di grasso, in caso di carestia. Col tempo, il corpo diventerà “meno sensibile” all’insulina e ne richiederà di più per ottenere lo stesso risultato. Infine, si arriverà alla resistenza insulinica per cui potrà instaurarsi il diabete. Quando il livello di insulina aumenta per un eccesso di carboidrati, esso trasmette al vostro corpo un messaggio ormonale che dice di immagazzinare più grasso mantenendo intatto quello già presente. Così i carboidrati in eccesso non solo fanno diventare grassi, ma mantengono grassi.
I medici curano ancora il diabete come se fosse una malattia dello zucchero ematico (in quanto è un sintomo che può essere modificato con i farmaci). Peccato che il diabete sia una malattia del metabolismo insulinico e del signaling della leptina. La leptina è una molecola attraverso cui i depositi corporei di grasso parlano al cervello, permettendogli di conoscere quanta energia sia disponibile e che cosa farne. Gli studi hanno indicato che la leptina svolge un ruolo significativo, se non primario, nelle malattie cardiocircolatorie, nell’obesità, nel diabete, nell’osteoporosi, nelle malattie autoimmuni, nei disordini riproduttivi e forse sulla velocità di invecchiamento. L’unico modo conosciuto per ristabilire un adeguato signaling della leptina (e insulina) è l’alimentazione.

• Ridurre o eliminare zucchero e cereali.
• Mangiare alimenti basandosi sulla propria costituzione genetico-sanguigna.
• Evitare i grassi trans.
• Ottenere una buona quantità di grassi omega-3 dall’olio di pesce o da altri estratti.

Mentre quasi tutti i diabetici di tipo 2 devono abolire i cereali, diversi di loro trarranno beneficio usando in sostituzione proteine, mentre altri dovranno usare solo carboidrati ottenuti dalla verdura. Per cui, insieme alla riduzione dei cereali e degli zuccheri, determinare la tipologia nutrizionale permetterà di conoscere gli alimenti idonei per sostituire i cereali e gli zuccheri.

FITNESS

Vivere una vita sedentaria, aumenta il rischio di sviluppare diabete perché mancano gli effetti benefici dell’esercizio fisico. L’esercizio agisce incrementando la sensibilità dei recettori dell’insulina così l’insulina disponibile è molto più efficace e l’organismo non deve produrne in quantità.
Una nota speciale, tuttavia, per i diabetici con glicemia oltre i 170 mg/dl. Per esercitarsi è necessario un controllo medico perché la glicemia può aumentare ulteriormente con l’esercizio. La maggior parte dei diabetici trarranno beneficio da un’ora di esercizio intenso almeno cinque volte la settimana o più in caso di glicemia mal controllata.

SONNO E STRESS

Un sonno insufficiente può ridurre i livelli di leptina, provocando un aumento di peso e un rischio aumentato di diabete. La tecnica EFT ( Emotional Freedom Technique) può essere usata per convivere meglio con lo stress, anche per i desideri smodati verso alimenti come i cereali e gli zuccheri.

 

http://www.nytimes.com/2007/08/20/health/20diabetes.html?pagewanted=all

Giovedì, 07 Maggio 2015 11:19

PUBERTA’ A 8 ANNI.

07-05-2015

Le ragazze americane raggiungono la pubertà ad un’età sempre più precoce. Negli anni 90, lo sviluppo del seno, il primo segno di pubertà nelle ragazze, a 8 anni era considerato un evento anomalo che avrebbe dovuto essere valutato da un endocrinologo. Invece, dal 1999, dopo uno studio del 1997 in cui quasi la metà delle Afro-americane e il 15 per cento delle bianche iniziavano lo sviluppo del seno dagli 8 anni, la Lawson Wilkins Pediatric Endocrine Society ha suggerito di cambiare considerando questo fenomeno come “normale”. Essi hanno suggerito di cambiare la pubertà a 8 anni da anormale a normale e di abbassare l’età anormala per la pubertà a 7 per le ragazze bianche e a 6 per le ragazze afro-americane. Mentre alcuni esperti pensano che lo spostamento non sia nulla di che preoccuparsi, altri, compreso i genitori, sono allarmati. La pubertà precoce, che espone le ragazze agli estrogeni per un periodo maggiore della loro vita, è collegata al cancro mammario e ad altri rischi per la salute, ma gli scienziati non sanno come studiare le potenziali cause della pubertà precoce, che includono:

• Ormoni negli alimenti.
• Antiparassitari.
• Ftalati nella plastica e nei cosmetici.
• Obesità, che espone le ragazze a più estrogeni.
• Stress di vivere in una famiglia senza padre.

Intraprendere studi per verificare questi fattori è praticamente impossibile perché ci sono tantissimi prodotti chimici estrogenosimili nell’ambiente che non ci sono popolazioni di controllo per equilibrare lo studio. E mentre gli scienziati si confrontano su come analizzare ciò che sta inducendo le ragazze a svilupparsi a un’età più precoce, i genitori sono costretti ad avere conversazioni adulte con i loro bambini molto più presto di quanto previsto.

COMMENTO

Invece di riconoscere che il raggiungimento della pubertà a un’età sempre più precoce sia un segno che qualcosa non funziona, gli “esperti” cosa fanno? Cambiano la definizione di cosa deve essere considerato normale! Bene, sicuramente è un metodo per risolvere il problema. Se non gradite le circostanze, cambiate la definizione e le circostanze cambiano immediatamente. In realtà, c’è qualcosa che non funziona, pesantemente, se le bambine di 5 , 6 e 8 anni iniziano la pubertà. Alcuni studi hanno persino trovato bambine di 2 anni con un inizio di sviluppo sessuale. Questo è chiaramente un problema complesso. Poiché il numero di bambini che deve fare i conti col peso è costantemente in aumento, l’obesità e il sovrappeso potrebbe svolgere molto bene un ruolo in tutto ciò. I bambini in sovrappeso producono in eccesso insulina, hanno una capacità aumentata di convertire gli ormoni in estrogeni e una capacità aumentata di immagazzinare tossine ambientali, in grado di contribuire alla pubertà precoce. Inoltre, i bambini possono essere esposti a prodotti chimici ad azione simil-ormonale persino prima di nascere. “Grazie all’esposizione delle loro madri, persino i bambini ancora in utero presentano dosi misurabili di prodotti chimici di questo tipo”, ha detto Theo Colborn, autore del libro Our Stolen Future (Il nostro futuro rubato). Prodotti chimici in grado di produrre squilibri endocrini affliggono gli ormoni che controllano lo sviluppo e le varie funzioni del corpo umano. Ci sono prove crescenti che possono causare danni nello sviluppo dei feti e dei bambini, che sono particolarmente sensibili ai prodotti chimici perché ancora non hanno sviluppato i meccanismi protettivi presenti nell’adulto. 
Dove si trovano questi prodotti chimici artificiali?

• Ormoni della crescita bovina sono aggiunti comunemente ai latticini commerciali.
• Alimenti della soia, che sono ricchi di sostanze ormono-simili.
• Bisfenolo A, usato comunemente in prodotti di plastica, nei contenitori per immagazzinare gli alimenti e nei rivestimenti delle bibite in lattina.
• Ftalati, anch’essi usati comunemente nella plastica.
• Acido Perfluorooctanoico (PFOA) più conosciuto come Teflon.

Anche altri prodotti chimici ambientali come i PCB e il DDE (un prodotto della scomposizione dell’antiparassitario DDT) possono essere associati con lo sviluppo sessuale precoce. Sia il DDE che i PCB sono conosciuti per imitare, o interferire con gli ormoni sessuali. Alcune mamme malinformate alimentano i loro bambini indifesi con bevande a base di soia, che espone il loro bambino all’equivalente di cinque pillole anticoncezionali a base di estrogeni ogni giorno. Per questo stesso motivo, è inoltre importante per le donne in gravidanza evitare di mangiare la soia, poiché un ambiente uterino altamente estrogenico può aumentare successivamente il rischio di cancro al seno nel bambino.

 

http://articles.latimes.com/2008/jan/21/health/he-puberty21

http://articles.mercola.com/sites/articles/archive/2008/02/07/puberty-at-the-age-of-8.aspx

07-05-2015

I dati lasciano poco spazio alle interpretazioni: oltre il 10% delle persone che assumono regolarmente aspirina per prevenire ictus e attacchi cardiaci in realtà non ne avrebbero bisogno. Non solo, i rischi correlati supererebbero i benefici. Ad affermarlo è il Journal of the American College of Cardiology, l’organo ufficiale della più importante associazione di cardiologi statunitensi. L’acido acetilsalicilico, più comunemente noto con il nome di “aspirina”, è stato e continua ad essere un farmaco rivoluzionario. Agendo su alcuni particolari enzimi riesce ad evitare la formazione dei coaguli di sangue che spesso sono la causa di infarti ed ictus. Non solo, più recentemente - grazie alla scoperta della relazione tra infiammazione e cancro - l’aspirina viene utilizzata come molecola in grado di prevenire la formazione di alcuni tumori. Attenzione però a non scordare gli effetti collaterali. Se da un lato l’aspirina impedisce la formazione di trombi, dall’altro - rendendo il sangue più fluido - espone le persone ad un maggiore rischio di emorragie. In particolare le più pericolose sono quelle che avvengono a livello cerebrale. Ecco perché è necessario stabilire con precisione chi sono le persone che possono e devono assumerla. In tal senso le linee guida dei cardiologi statunitensi sono chiare: persone che hanno avuto un ictus o un attacco cardiaco sono i candidati ideali ad assumere l’acido acetilsalicilico. Non solo, l’assunzione è estesa anche, in chiave preventiva, a tutte quelle persone che nel giro di 10 anni potrebbero incorrere in un evento cardiovascolare compreso in un range di possibilità che va dal 6 al 10%.
Le indicazioni, pur essendo molto chiare, smentiscono però la realtà. Analizzando quasi 70 mila persone, uno degli studi più ampi mai realizzati in materia, i ricercatori statunitensi del Baylor College of Medicine di Houston hanno scoperto che ben 8 mila di queste, pari a circa il 12%, assume aspirina pur non avendone necessità. Un numero notevole frutto anche del mancato controllo da parte dei cardiologi. Per i pazienti fare di testa propria è facile poiché l’aspirina è un farmaco venduto liberamente senza prescrizione medica. Secondo gli autori dello studio l’assunzione della molecola, pur restando una straordinaria arma in chiave preventiva, dovrebbe avvenire in maniera più controllata. La classe medica è avvisata.

 

http://content.onlinejacc.org/article.aspx?articleid=2089094

Giovedì, 07 Maggio 2015 11:17

MANGIATE LEGNO SENZA SAPERLO.

07-05-2015

Cosa c’entra il legno con il cibo? Mi spiego subito, sapete cosa fanno le industrie alimentari con l’elemento principale del legno? La cellulosa. La nascondono dietro un nome fantasioso ed invitante e te la vendono come cibo! Proprio così. La cellulosa può essere utilizzata, nelle ricette delle grandi industrie alimentari, come sostituto economico dell’olio e della farina. Ecco le sigle con cui possiamo riconoscere la presenza di cellulosa e derivati tra gli ingredienti dei prodotti alimentari:

- Cellulosa (E460i)
- Metil-cellulosa (E461)
- Etilcellulosa (E462)
- Idrossi-propil-cellulosa (E463)
- Idrossi-propil-metilcellulosa (E464)
- Etilmetilcellulosa (E465)
- Carbossimetilcellulosa (E466)

Essi trovano impieghi come additivi nei biscotti e nei cereali “ricchi di fibre” e nei cibi più disparati: dessert, budini, salse, gelati, piatti pronti, insaccati, yogurt, prodotti gluten-free. La cellulosa e i suoi derivati non vengono digeriti. Queste caratteristiche insieme alla capacità di essere fermentate dalla flora batterica intestinale, ha permesso l’inclusione dei derivati della cellulosa nell’elenco delle fibre alimentari, in accordo con il documento “Statement of the Scientific Panel on Dietetic Products, Nutrition and Allergies on a request from the Commission related to dietary fibre”.

 

http://www.efsa.europa.eu/en/efsajournal/pub/1060.htm

06-05-2015

Uno degli studi più completi e definitivi su questo argomento, ha dimostrato che il frutto del kiwi coltivato biologicamente contiene più fattori salutari che la frutta coltivata convenzionalmente. Lo studio è stato realizzato con alta precisione confrontando dei kiwi prodotti nello stesso podere, nello stesso periodo di tempo, nelle stesse condizioni ambientali. E’ stato inoltre il primo studio ad esaminare i residui fenolici. I kiwi coltivati biologicamente avevano dei livelli più elevati di polifenoli, una maggior attività antiossidante e livelli elevati di vitamina C e minerali importanti. Gli scienziati, hanno attribuito le differenze nei frutti biologici al fatto che sopravvivono ai parassiti in assenza di antiparassitari. La maggior attività antiossidante, per esempio, si pensa sia una reazione naturale allo stress.
Si è scritto molto circa il valore degli alimenti biologici integrali per la salute paragonati agli alimenti coltivati convenzionalmente, ma alcuni di voi però non sono ancora convinti che ci sia una vera differenza. Bene, ora non ci sono più scuse. Gli alimenti coltivati biologicamente contengono più sostanze nutrienti e composti salutari. In media, i prodotti convenzionali hanno soltanto l’83 per cento delle sostanze nutrienti presenti nei prodotti biologici. Gli studi precedenti avevano già trovato nei raccolti biologici livelli significativamente elevati di sostanze nutrizionali quali vitamina C, ferro, magnesio e fosforo e significativamente meno nitrati (una tossina). Ma ancor più importante, l’alimento coltivato convenzionalmente è spesso alterato con residui chimici che possono essere nocivi per voi. L’ente per la salvaguardia dell’ambiente (EPA) considera il 60 per cento dei diserbanti, il 90 per cento dei fungicidi e il 30 per cento degli insetticidi cancerogeni. Gli antiparassitari possono avere molte influenze negative sulla salute, in particolare sono neurotossici, sregolano il sistema endocrino, sono carcinogeni e soppressori del sistema immunitario. L’esposizione agli antiparassitari può anche interessare la funzione riproduttiva maschile ed è causa d’aborto nelle donne.

 

http://www.eurekalert.org/pub_releases/2007-03/soci-oih032107.php

06-05-2015

I sostenitori delle statine hanno utilizzato uno strumento statistico chiamato riduzione del rischio relativo (RRR) per amplificare gli effetti benefici delle statine. Direttori di studi clinici hanno anche minimizzato l’importanza di numerosi effetti collaterali del trattamento con statine. Un nuovo studio conclude che l’uso di statine può stimolare l’aterosclerosi e l’insufficienza cardiaca.

 

http://www.thehealthsite.com/news/study-reveals-statins-not-very-effective-and-safe/

http://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1002/mds.26152/abstract

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25672965

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