Angelo Ortisi

Angelo Ortisi

Venerdì, 08 Maggio 2015 18:15

IL GELATO? CREA DIPENDENZA COME LA DROGA.

08-05-2015

In estate come in inverno, il gelato è il peccato di gola preferito dagli italiani. Ma sapevate che esso può creare dipendenza al pari di qualsiasi droga? Sembrerebbe infatti che il gelato sia capace di attivare i meccanismi di consumo-gratificazione-consumo crescente, tipici degli stupefacenti tradizionali. A rivelarlo uno studio condotto dai ricercatori dell'Oregon Research Institute (ORI) e pubblicato sulla versione online dell'American Journal of Clinical Nutrition. Gli scienziati - coordinati dal dottor Kyle Burger - hanno osservato 150 volontari, tra maschi e femmine, di età compresa tra i 14 e i 16 anni. In una prima fase, ai ragazzi sono state fatte domande sulle loro abitudini e preferenze alimentari, nonché test medici per valutare peso e forma. Successivamente, a metà di loro è stato dato da mangiare della crema di gelato al cioccolato di una nota marca. Una settimana dopo, invece, a tutti i volontari, monitorati mediante una Risonanza Magnetica Funzionale, è stata mostrata una foto che ritraeva la crema di gelato. Il risultato? Gli effetti cerebrali osservati hanno dimostrato come tutti i ragazzi, di fronte alla possibilità di mangiare davvero il gelato visto in foto, reagivano in maniera positiva con l'accensione dei centri cerebrali del piacere. Ma per la metà che aveva mangiato il gelato qualche giorno prima il livello di piacere era inferiore. 
Alla luce di tali risultati, i ricercatori dell'ORI hanno delineato tutto il meccanismo cerebrale che si sviluppa in simili situazioni: il gelato contiene grassi e zuccheri che, una volta entrati nell'organismo, danno alla persona una sensazione di piacere e la spingono a volerne ancora. Ma se il consumo è frequente subentra l'assuefazione, con la conseguente riduzione della soddisfazione percepita. Perciò si è costretti ad aumentare le dosi fino alla prossima assuefazione e così via. Da qui al paragone gelato-droga il passo è breve. La reazione che s'innesca, infatti, è la stessa che si nota in chi fa uso frequente di cocaina: nonostante l'aumento del desiderio, il piacere che viene inviato al cervello risulta attenuato. Dunque, occhio al gelato. Potreste finire nel tunnel della dipendenza o ben che vada con qualche chilo in più!

 

http://ajcn.nutrition.org/content/early/2012/02/14/ajcn.111.027003.abstract

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3302359/

http://ajcn.nutrition.org/content/early/2012/02/14/ajcn.111.027003.abstract

Venerdì, 08 Maggio 2015 18:09

COSA LA LINGUA CI DICE SULLA NOSTRA SALUTE.

08-05-2015

Per anni lo studio della lingua ha rappresentato un metodo diagnostico importante all’interno della medicina tradizionale cinese e dell’antica medicina Ayurvedica. Colore, consistenza, umidità della lingua possono essere dei segni rivelatori che ci raccontano ciò che sta succedendo all’interno del nostro corpo. Ogni parte della lingua, infatti, è collegata a un’area diversa dell’organismo. Generalmente, si tende a considerare la parte centrale collegata a tutto l’apparato gastrointestinale (faringe, esofago, stomaco, duodeno, colon e retto), ma anche milza, pancreas e fegato; la radice è collegata a vescica, reni e apparato riproduttivo; la punta al cuore e il margine esteso di tutta la lingua ci da informazioni sul fegato. È soprattutto nella medicina cinese che la lingua rappresenta una sorta di mappa in cui verificare lo stato di salute di organi specifici del nostro corpo. Così, si può scoprire se si è anemici, cianotici, o se si soffre di altre patologie. La lingua di una persona sana è di colore rosato, si muove liberamente ed è leggermente umida. Se cambia colore o struttura, un erborista o un naturopata potrebbero essere capaci di fare una prima diagnosi per rilevare carenze vitaminiche, cattiva circolazione, problemi digestivi o al fegato. Il DailyMail ha riportato alcuni dei segnali principali che la lingua ci invia sullo stato della nostra salute. Vediamo quali sono.

COLORE

• Pallida. Se la lingua o le mucose delle membrane appaiono pallide, potrebbe esserci una carenza di ferro, una condizione che provoca spesso stanchezza e letargia. Il colore bianco, invece, sembra riferirsi ai polmoni e al colon e potrebbe indicare un problema a questi due organi. La medicina cinese, in questo caso, consiglia di effettuare dei trattamenti con erbe “riscaldanti”, come ad esempio aglio, zenzero e cannella. Molti associano invece un colore bianco-pallido a una malattia infettiva in atto, a gastrite o ulcere gastriche.

• Rosso brillante. È il sintomo di una lingua infiammata, conseguenza della mancanza di alcuni nutrienti importanti, come ad esempio il ferro e le vitamine del gruppo B. Nella medicina tradizionale cinese, se è la radice della lingua a essere rossa, potrebbe esserci un problema all’intestino, da trattare con alimenti “freddi” come cetrioli, anguria e tè verde.

• Un colore molto scuro potrebbe indicare la presenza di colesterolo alto, una condizione che comporta anche altri rischi di salute. Una lingua viola, invece, può anche indicare bronchite cronica. Per la medicina cinese, un colore così scuro potrebbe essere il sintomo della presenza di problemi di circolazione o di troppo zucchero nel corpo. Anche in questo caso, il trattamento prevede una correzione della dieta e l’introduzione di ingredienti “riscaldanti” come aglio, zenzero e coriandolo.

STRUTTURA

• Macchie rosse rialzate. Avere delle macchie in rilievo sulla lingua può essere spesso la conseguenza dell’assunzione di bevande calde. Tuttavia, le macchie sulla lingua, combinate con delle gengive sanguinanti, potrebbero essere il sintomo della carenza di bioflavonoidi e vitamina C, che aiutano a rafforzare i piccoli capillari sanguigni. Qui le soluzioni sono due: evitare le bevande troppo calde o integrare nella propria dieta più vitamina C. Un erborista cinese vi leggerebbe invece una condizione allergica, come eczema e asma, prescrivendo una miscela di erbe, come l’artiglio del diavolo, il trifoglio rosso e l’aglio per l’eczema e liquirizia o ginkgo per l’asma.

• Lingua secca. È una condizione che può essere causata da gonfiore delle ghiandole salivari, prodotto spesso da un eccesso di stress. Rilassarsi potrebbe essere una prima soluzione, accompagnata dall’assunzione di aceto di mele diluito in acqua. Una secchezza persistente potrebbe essere invece causata dalla sindrome di Sjorgren, un disturbo immunologico. Per la medicina cinese è sintomo della presenza eccessiva di muco nell’organismo, una cosa causata da un eccesso di latticini o di zuccheri.

SUPERFICIE

• Patina bianca. La presenza di una leggera patina sulla lingua può essere normale. La stessa cosa non si può dire, invece, se la patina è spessa, una condizione che può indicare la presenza di funghi e infezioni nelle parti umide del corpo, come ad esempio la candida o il mughetto orale. Potrebbe essere causato da un eccesso di antibiotici o da altre cause. Secondo la medicina cinese, significa che gli enzimi dello stomaco non funzionano correttamente.

Oltre a queste informazioni, ce ne sono altre che possono tornarci utili:

• lingua giallastra: problemi al fegato, alla cistifellea o alla milza;
• chiazze bianche: presenza di un eccesso di tossine nel corpo e in particolare nel tratto digerente;
• parte inferiore gialla: congestione del fegato;
• gonfiore: orticaria o reazione allergica in atto;
• lingua liscia: stato di deperimento;
• lingua plicata (fessurata): stato allergico (sindrome atopica).

Come abbiamo avuto modo di vedere, la lingua è un pò una cartina tornasole dello stato di salute del nostro corpo. Ovviamente, le prime diagnosi che si ottengono osservandola devono essere sempre confermate, ma a volte, per stare meglio, basta anche semplicemente correggere l’alimentazione o dedicarsi qualche giorno di disintossicazione.

 

http://www.dailymail.co.uk/health/article-37340/How-colour-tongue-reveals-health.html#ixzz3XMSkZ6Qj

08-05-2015

Se prendete una minestra in scatola e trovate che i livelli di sodio sono più bassi del previsto, o che la pubblicità di un prodotto alimentare dice “meno zucchero” o “privo di MSG”…allora bisogna allarmarsi. Un’azienda relativamente giovane, la Senomyx, può essere la responsabile del calo di sodio e dello zucchero in vari articoli alimentari. Attualmente, essi possono mettere dei prodotti chimici negli alimenti, senza dire nulla e senza che voi persino ve ne rendiate conto. Secondo la legge, non lo devono fare.
La Senomyx ha contratti con Kraft, Nestlè, Coca-cola e Campbell per inserire un prodotto chimico negli alimenti, per mascherare i sapori amari, in grado di bloccare i recettori per il sapore amaro sulla lingua. Le aziende possono allora ridurre i livelli di sodio e zucchero approssimativamente della metà, senza alterare il sapore. Tutte le aziende si sono rifiutate di rendere noto in quali alimenti e bevande sono stati o saranno aggiunti gli additivi chimici. Questi composti chimici non hanno l’obbligo di essere elencati sulle etichette alimentari; sono raggruppati nella categoria generale di “sapori artificiali”. La Senomyx ha ottenuto l’approvazione della FDA e una classificazione come “riconosciuti generalmente sicuri” dalla Flavor and Extract Manufacturers Association in meno di un anno e mezzo, basandosi su uno studio di sicurezza sui ratti condotto per appena 3 mesi. 
I prodotti alimentari che più probabilmente contengono questi nuovi prodotti chimici includono le minestre, le spremute (frutta e verdura), gelati e salse. Forse un giorno potremo tutti mangiare semplicemente lattine di spazzatura e non ci importerà perché conterranno tutta una serie di prodotti chimici per bloccare e alterare tutti i nostri recettori del gusto! Gli alimenti trasformati industrialmente, di per sè, non hanno un buon sapore a meno che non abbiano un sacco di coloranti artificiali, aromatizzanti, sale, zucchero e spesso MSG aggiunti per risanare i sapori. Infatti, se non fossero riequilibrati chimicamente, la maggior parte degli alimenti trasformati avrebbero un sapore incredibilmente amaro a causa di cose come i processi di cottura estremamente caldi e l’aggiunta di caffeina (nelle bibite analcoliche). 
Quindi che cosa fanno le industrie alimentari come Nestlè, Cadbury Schweppes, Campbell e Coca-Cola? Assumono la Senomyx, un’azienda biotech che può maneggiare abilmente i nostri recettori del gusto con prodotti chimici sintetici specifici. Uno dei prodotti chimici della Senomyx provoca persino un gusto “di soddisfazione” ed abbiamo appena cominciato a sentire parlare “delle innovazioni” che vengono da questa azienda. La Senomyx ha già 113 brevetti e più di 371 in corso, negli Stati Uniti, Europa ed altrove nel mondo.

UNA BREVE LEZIONE SUI RECETTORI DEL GUSTO

A scuola, probabilmente avete appreso che determinate zone della lingua riconoscono sapori differenti. I recettori per il “dolce”, per esempio, sono ubicati sulla punta della lingua e quelli per “l’amaro” nella parte posteriore. Questa mappa della lingua per i recettori del gusto si sta studiando ancora oggi, ma per decenni abbiamo conosciuto una mappa sbagliata. In realtà, ogni papilla gustativa contiene 50 - 100 recettori per ogni tipo di gusto. Ciò significa che potete riconoscere ogni sapore in qualsiasi papilla gustativa. E, insieme con i classici gusti dolce, acido, salato ed amaro che tutti conoscono, la vostra lingua può anche riconoscere un quinto gusto di base: l’umami (il gusto del glutammato, che si trova in molti alimenti giapponesi, pancetta affumicata ed anche MSG). Inoltre si sta dibattendo se non ci sia un sesto recettore del gusto per il grasso. Naturalmente, le papille gustative non sono lì soltanto per scopi piacevoli. Esse aiutano a determinare se un alimento è guasto, non maturo o pericoloso da mangiare. Ecco perchè sarebbe bene che le papille e i recettori venissero lasciati in pace come natura li ha fatti. Le papille gustative possono anche ingannarvi. La Nestlè vende già prodotti che contengono uno degli “attivatori di sapore” della Senomyx. Ma nessuno lo sa perché i composti chimici sono inseriti definendoli col nome generico di “sapori artificiali”. 
Dopo una piccola ricerca, è stato trovato che il primo prodotto venduto dalla Nestlè che include questi “attivatori di sapore” è un brodo usato come base per fare minestre e stufati. Quindi, se state usando un prodotto che contiene “sapori artificiali”, è facile che si venga a contatto, senza saperlo, con queste “novità”, facendo da cavia per possibili effetti collaterali nel tempo. Per quanto riguarda la sicurezza, non preoccupatevi, c’è sempre uno studio di tre mesi sui ratti. Uno studio di tre mesi è apparentemente sufficiente affinchè importanti industrie alimentari decidano che un prodotto chimico mai usato prima sia sicuro da mangiare per voi e per la vostra famiglia. Purtroppo, per ora, sembra che vedremo questi prodotti chimici per un lungo periodo, infatti Coca-Cola e Nestlè hanno esteso i loro accordi di ricerca con la Senomyx. Boicottate gente, boicottate!

 

http://www.naturalnews.com/022982.html

Venerdì, 08 Maggio 2015 18:06

I PESTICIDI RENDONO STERILI.

08-05-2015

Uno studio condotto dagli scienziati dell'Harvard University ha scoperto che consumare frutta e verdura con residui di pesticidi elevati riduce la qualità dello sperma, compromettendo la capacità di mettere al mondo un bambino. Notoriamente dannose per la salute e ultimamente considerate anche cancerogene, queste sostanze hanno effetti negativi anche sulla fertilità. In particolare, la ricerca ha rivelato che gli uomini che mangiano frutta e verdura caratterizzati da alti livelli di residui di pesticidi avevano un più basso numero e una percentuale inferiore di spermatozoi normali rispetto a coloro che invece erano soliti consumare prodotti caratterizzati da livelli più bassi di pesticidi. Gli alimenti più “rischiosi” secondo l'analisi americana sono ad esempio fragole, spinaci e peperoni. E gli uomini che li preferivano ne mostravano i segni. Quello condotto dai ricercatori dell’Harvard TH Chan School of PublicHealth è il primo studio a esaminare il legame tra l'esposizione a residui di pesticidi da frutta e verdura e la qualità dello sperma. I ricercatori hanno utilizzato i dati di 155 uomini usando ben 338 campioni di seme forniti nel periodo compreso tra il 2007 e il 2012, insieme alle informazioni sulla dieta condotta dai partecipanti. I ricercatori hanno classificato frutta e verdura in base alla quantità elevata di residui di pesticidi (come peperoni, spinaci, fragole, mele, pere) o bassa (come piselli, fagioli, pompelmo, e cipolle), sulla base dei dati del Dipartimento dell'Agricoltura degli Stati Uniti. Hanno poi tenuto conto di altri fattori, come fumo e massa corporea noti per influenzare la qualità dello sperma. Hanno poi cercato di evidenziare le connessioni tra l'assunzione da parte degli uomini di prodotti contenenti pesticidi e la qualità del loro sperma. 
I risultati hanno mostrato che gli uomini che consumavano maggiori quantità di frutta e verdura con alti livelli di pesticidi residui (più di 1,5 porzioni quotidiane), avevano il 49% di spermatozoi in meno al giorno e il 32% in meno di spermatozoi normali rispetto agli uomini che invece ne consumavano una minor quantità (meno di mezza porzione al giorno). Presentavano inoltre un tasso inferiore di sperma. “Questa è la prima relazione che collega il consumo di residui di pesticidi nella frutta e verdura, la via dell'esposizione primaria per la maggior parte delle persone, all'effetto nocivo sulla salute riproduttiva degli esseri umani”, ha detto Jorge Chavarro, professore di nutrizione ed epidemiologia e autore della ricerca. Diversi studi hanno dimostrato che il consumo di frutta e verdura si traduce in livelli di pesticidi misurabili nelle urine. Altri hanno scoperto associazioni tra l'esposizione professionale e ambientale a pesticidi e una minore qualità del seme. Ma pochi avevano messo in relazione il consumo di residui di pesticidi negli alimenti agli effetti sulla salute, e nessuno aveva esaminato gli effetti sulla qualità dello sperma. "Questi risultati non dovrebbero scoraggiare il consumo di frutta e verdura in generale”, ha precisato però Chavarro. “In realtà, abbiamo scoperto che consumare più frutta e verdura con residui di pesticidi basso o nullo è risultato benefico. Ciò suggerisce che l'attuazione di strategie mirate a evitare residui di pesticidi come ad esempio consumare prodotti da agricoltura biologica o evitare i prodotti che notoriamente hanno grandi quantità di residui, può essere la strada da percorrere”. Una recente analisi ha rivelato che mangiare biologico per una settimana riduce i livelli di pesticidi nel corpo del 90%.

 

http://www.hsph.harvard.edu/news/press-releases/eating-fruits-and-vegetables-with-high-pesticide-residues-linked-with-poor-semen-quality/

08-05-2015

Se appartenete a quelle migliaia di persone che soffrono di ulcera allo stomaco, o anche solo occasionalmente di mal di stomaco dopo aver mangiato, non c'è speranza assumendo antiacidi o altri farmaci, i quali affrontano solo i sintomi del problema piuttosto che le cause. Invece, vi consiglio di provare ad assumere nella vostra dieta uno o più di questi alimenti o erbe che danno sollievo al vostro stomaco senza effetti collaterali.

SUCCO DI CAVOLO CRUDO

Uno studio risalente al 1949 ha dimostrato che i pazienti con ulcera che assumono il succo di cavolo crudo, può guarire (nel vero senso della parola) nell’arco di dieci giorni. E numerosi studi condotti successivamente (tra cui uno studio Californiano in doppio cieco che ha coinvolto i detenuti con ulcera duodenale), hanno confermato questi risultati. Il succo di cavolo crudo contiene un composto poco conosciuto chiamato S-metilmetionina, che a volte è indicato come "vitamina U", che è particolarmente potente a guarire le ulcere gastrointestinali. Invece di trattare i sintomi delle ulcere, la vitamina U, nonché molti altri enzimi e probiotici curativi presenti nel cavolo, contribuisce a riparare il rivestimento danneggiato dello stomaco e a ripristinare la corretta funzione digestiva.

ALOE VERA

Anche se comunemente utilizzato per aiutare a guarire scottature e altri problemi della pelle, l'aloe vera è un aiuto digestivo molto potente che può anche aiutare, se viene assunto regolarmente, a guarire le disfunzioni gastrointestinali di vario tipo. I pazienti con sindrome dell'intestino irritabile (IBS), per esempio, una condizione che porta a scarso assorbimento di minerali e nutrienti dal cibo, possono trarre grandi vantaggi da un'integrazione con succo di aloe vera. La miscela sinergica di vitamine, minerali, enzimi, lignani, aminoacidi, antrachinoni, saponine, acidi grassi e altre sostanze nutritive trovati nell’aloe vera, ha dimostrato di curare efficacemente il tessuto intestinale danneggiato. Bere pochi cucchiai di succo di aloe vera concentrato prima o durante i pasti, per esempio, può contribuire a stimolare il rilascio di pepsina, un enzima responsabile della digestione del cibo nello stomaco.

ERBE AMARE

Il consumo di erbe "amare" appena prima di un pasto può aiutare a promuovere le secrezioni digestive, che, ovviamente, saranno di aiuto per una corretta digestione. Secondo The Herb Companion, erbe come la genziana (Gentiana lutea), radice di crespino (Berberis vulgaris), tarassaco (Taraxacum officinale), e carciofo (Cynara scolymus) sono utili per aiutare a ridurre il gas, il gonfiore, e altri disturbi digestivi associati con l’indigestione. Per continuare, anche finocchio (Foeniculum vulgare), cardamomo (Elettaria cardamomum), aneto (Anethum graveolens), cumino (Cuminum cyminum), carvi (Carum carvi), e melissa (Melissa officinalis) facilitano la digestione e il passaggio del cibo attraverso il tratto digerente.

FICO D’INDIA

Uno studio del 2011 pubblicato sulla rivista Environmental Toxicology and Pharmacology ha scoperto che gli estratti dal fiore di cactus, noto anche come fico d'India, contengono composti che proteggono contro le ulcere dello stomaco. Bere succo di fico d’India può anche guarire le ulcere esistenti, grazie alla presenza di mucillagine che lenisce il rivestimento dello stomaco e combatte le infiammazioni. Dal momento che è ricco di fibre, il frutto di fico d'india assorbe le tossine a livello intestinale, e aiuta l'eliminazione dei rifiuti dal colon.

 

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC1643665/

http://www.naturalnews.com/027454_cabbage_ulcers.html

http://www.herbwisdom.com/herb-aloe-vera.html

http://www.motherearthliving.com/health-and-wellness/digestive-herbs-zm0z12amzdeb.aspx

http://www.raysahelian.com/ulcer.html

http://www.naturalnews.com/035911_upset_stomach_ulcer_food_remedies.html

Venerdì, 08 Maggio 2015 18:03

TROPPO SOLE PROVOCA REALMENTE IL MELANOMA?

08-05-2015

Sam Shuster, un dermatologo consulente alla Norfolk and Norwich University Hospital, sostiene che l’esposizione al sole non è la causa principale del melanoma maligno. Attualmente il melanoma diminuisce con un’esposizione maggiore al sole e può essere incrementato dall’uso delle creme contro le scottature. Ci sono inoltre precise prove che indicano che l’aumento dell’incidenza del melanoma è causato da una classificazione errata di nevi benigni diagnosticati come melanomi maligni. Purtroppo, in molti paesi occidentali, il sole è stato ingiustamente demonizzato. Molta gente è stata convinta che è necessario evitare il sole per diminuire il rischio di cancro cutaneo, quando invece è vero l’inverso. Infatti, vari studi hanno confermato che i benefici di una moderata esposizione al sole superano di molto i relativi rischi. Per esempio, gli individui che vivono in latitudini più soleggiate del sud e presentano livelli elevati di vitamina D come conseguenza del loro aumento di esposizione al sole, hanno meno probabilità di morire per qualunque tipo di cancro rispetto a chi vive nelle latitudini nordiche. L’ottimizzazione dei livelli di vitamina D può aiutare ad impedire 16 tipi differenti di cancro compreso quello pancreatico, polmonare, mammario, ovarico, prostatico e intestinale. La vitamina D non solo riduce il rischio di cancro ma può eliminarlo fino al 60 per cento! Il suo effetto protettivo contro il cancro agisce in vari modi, fra cui:

• Aumento dell’autodistruzione delle cellule mutate.
• Riduzione della diffusione e della riproduzione delle cellule tumorali. 
• Riduzione dello sviluppo di nuovi vasi sanguigni, che è il punto fondamentale nella transizione dei tumori verso le metastasi.

Studi precedenti hanno dimostrato che più di un milione di persone muoiono ogni anno per mancanza di esposizione al sole e conseguente mancanza di vitamina D. Qual è il maggior fattore di rischio per il melanoma? Nel 2001, la National Academy of Sciences ha pubblicato una rassegna completa che dimostrava come il rapporto omega-3/omega-6 era la chiave per impedire lo sviluppo del cancro cutaneo. L’uomo medio dei paesi sviluppati, consuma troppi grassi omega-6 e pochi omega-3. Se desiderate ridurre o virtualmente eliminare il rischio di tumori cutanei, sarà vitale ridurre radicalmente il consumo della maggior parte degli oli vegetali, poichè sono ricchi in grassi omega-6. Appena 100 anni fa, l’americano medio consumava meno di una libbra di questi oli all’anno mentre oggi quell’importo è esploso a 75 libbre all’anno. Un altro studio australiano ha mostrato una riduzione del 40 per cento del melanoma in coloro che mangiano pesce, che è ricco in omega-3. Oggi suggerisco di supplementarsi con olio di krill o olio di pesce, considerando che la maggior parte del pesce ora è contaminato pesantemente da mercurio.
Per prevenire i danni cutanei bisogna anche proteggersi dai raggi più offensivi. La luce ultravioletta solare è fatta di due lunghezze d’onda principali, UVA e UVB. E’ importante conoscere la differenza. Gli UVB sono il tipo “buono” che aiuta a produrre la vitamina D dalla pelle. Gli UVA sono considerati quelli negativi perché penetrano nella pelle più profondamente e causano danni da radicali liberi. Non solo, i raggi UVA sono abbastanza costanti durante tutte le ore di luce del giorno, durante l’intero anno, mentre gli UVB sono scarsi la mattina e la sera ed elevati a mezzogiorno. Poiché gli UVA sono dannosi e persistentemente elevati durante tutte le ore di luce del giorno, utilizzare creme protettive che non proteggono dagli UVA non da virtualmente beneficio alla salute in generale, mentre aumenta il rischio di melanoma poiché probabilmente si tende a rimanere al sole più a lungo e subire danni più profondi. Assicuratevi che nelle creme protettive ci siano due ingredienti non tossici che bloccano sia gli UVB che i raggi più dannosi UVA: sono il diossido di titanio e l’ossido di zinco usati dappertutto per oltre 75 anni come sostanze protettive sicure.

 

http://articles.mercola.com/sites/articles/archive/2008/08/05/does-too-much-sun-really-cause-melanoma.aspx

Venerdì, 08 Maggio 2015 18:02

I LED DANNEGGIANO LA RETINA.

08-05-2015

Le lampade a LED sono diventate famose per essere il miglior modo di risparmiare energia elettrica e costituiscono anche i monitor di smartphone, tablet e pc. Ma sono davvero sicure le luci a LED? Ci sono diverse ricerche che spiegherebbero il perché di tanti disturbi a seguito di un’esposizione prolungata a queste luci moderne. Una ricerca sulla vista della Complutense University di Madrid segnala che l’esposizione alle luci LED può causare danni irreparabili alla retina dell’occhio. L’allarme è stato lanciato anche dall’Agenzia francese per gli alimenti, l’ambiente e la sicurezza, è stata diffusa anche in Italia dall’Aduc, l’Associazione per i diritti dei consumatori e degli utenti: “Le lampade a led compromettono la vista degli adulti ma soprattutto quella dei bambini. Il sistema di illuminazione che fa uso dei diodi luminosi, LED appunto, potrebbe danneggiare in modo irreversibile la retina dell’infante e, comunque, sembra essere nociva anche per la salute dei grandi”. Rispetto alle normali lampadine, infatti, questo sistema luminoso è di 1000 volte superiore e la luce blu è di tipo direzionale, non diffusa, quindi più critica per la salute degli occhi. Lo studio condotto dall’agenzia d’oltralpe, l’AFSSA, sconsiglia dunque l’utilizzo di luci a led nelle camerette dei più piccoli ma anche negli ambienti domestici, lavorativi e in quelli pubblici dove si trascorrono numerose ore.
Alcuni studi dimostrano che questi luci a led disturbano anche il sonno e provocano uno stato di tensione e stress biologico. Un’esposizione prolungata e continua a questo tipo di luce (dai monitor dei computer, cellulari, schermi televisivi, luci interne ed esterne) può essere sufficiente a danneggiare le retine. “Questo problema va progressivamente peggiorando, perché gli esseri umani vivono più a lungo e i bambini utilizzano dispositivi elettronici fin dalla più tenera età anche per i compiti scolastici” evidenzia la dott.ssa Sánchez-Ramos. Le sue osservazioni partono da uno studio del 2012 a cui lei ha partecipato come coautrice, pubblicato sul giornale “Photochemistry and Photobiology”. Tale studio ha riscontrato che le radiazioni da LED possono causare danni significativi alle cellule dell’epitelio pigmentato retinico ottenute in vitro.
Questa non è la prima volta che le fonti di luce a risparmio energetico sono state poste sotto osservazioni per ragioni di sicurezza. Le lampade CFL (compatte fluorescenti, per capirci sono quelle a risparmio energetico), ad esempio, sono state criticate per il contenuto di mercurio e per gli alti livelli di raggi ultravioletti emessi dalle stesse. La Sánchez-Ramos sottolinea che gli uomini di oggi hanno gli occhi spalancati per 6.000 ore all’anno e sono esposti a luci artificiali per la maggior parte del tempo: questo nel lungo termine porta dei danni enormi soprattutto nei soggetti più sensibili come bambini e anziani. Come sempre le ricerche arrivano dopo che i prodotti sono messi sul mercato. Dopo la grande campagna d’informazione sull’efficacia energetica delle lampadine a led e gli incentivi alle amministrazioni per passare al nuovo sistema d’illuminazione. Fra qualche anno accadrà come successo per l’amianto e le amalgame in mercurio: chi si doveva arricchire si è arricchito a scapito della salute dei cittadini, e ci faranno pagare per rimuovere i dispositivi dannosi (facendo così arricchire qualcun’altro).

 

http://www.upi.com/Science_News/2013/05/11/LED-lights-ruin-retinas-researchers-say/UPI-52041368287606/

Venerdì, 08 Maggio 2015 18:01

MENTIRE FA MALE ALLA SALUTE.

08-05-2015

Secondo un vecchio detto, "la verità fa male" ma, in realtà, è vero il contrario: mentire spesso causa stress e danneggia la salute, mentre la sincerità fa stare meglio. Lo dimostra uno studio americano condotto dall'Università di Notre Dame (Indiana), secondo il quale dire bugie può causare disturbi come mal di testa e raffreddore, ma anche malinconia e depressione. Il team di studiosi, coordinato dalla dottoressa Anita Kelly, ha monitorato per due mesi e mezzo un campione di circa 100 volontari di entrambi i sessi, di età media tra i 18 e i 71 anni. Divisi in due gruppi, sono stati invitati a rispondere, una volta alla settimana, ad una serie di quesiti sulle loro abitudini quotidiane, monitorati dalla macchina della verità. Ai partecipanti del primo gruppo è stato chiesto di dire sempre la verità o, anziché mentire, non rispondere alla domanda in questione e chiedere di passare a quella successiva. All'altro gruppo, invece, non è stata fatta alcuna raccomandazione. 
Dai risultati, presentati nel corso dell'ultima conferenza dell'American Psychological Association, è emerso che più si mente, peggio si sta, sia mentalmente che fisicamente. Infatti, i partecipanti del primo gruppo, quelli che avevano potuto non rispondere ad alcune domande, godevano di un maggior benessere psico-fisico. I volontari dell'altro gruppo, invece, hanno mostrato segni di tensione e malessere psicologico, in particolare quelli che avevano detto almeno tre bugie a settimana. Questo perchè mentire causa nervosismo e tensione. «C'era un nesso molto forte fra il miglioramento del proprio stato di salute e della qualità delle proprie relazioni e la riduzione del numero delle bugie quotidiane - ha spiegato la dottoressa Kelly. Si evitavano problemi psicologici come la malinconia o le tensioni, e anche fisici come il mal di testa e il mal di gola». Quante volte abbiamo detto bugie, nonostante da piccoli ci abbiano insegnato a non mentire? Le mamme hanno sempre ragione e, quel che è certo, è che le menzogne possono avere ripercussioni serie sulla nostra salute psico-fisica. Meglio dire sempre la verità!

 

http://healthland.time.com/2012/08/06/can-telling-the-truth-make-you-healthier/

08-05-2015

Un caffè per ricaricarsi? Secondo i ricercatori dell’University of East London non serve. Quello che si avverte è solo un effetto placebo e gli studiosi lo hanno dimostrato con 88 volontari, dai 18 ai 46 anni e tutti bevitori di caffè. Dopo non aver assunto caffeina per più di 12 ore, il gruppo è stato diviso in due: al primo è stato offerto un vero caffè, ma gli è stato detto che era decaffeinato, al secondo è stato invece dato un decaffeinato, ma è stato detto che era un caffè normale. Ad analisi fatte, è emerso che chi aveva bevuto il caffè normale non mostrava alcun livello di allerta maggiore rispetto a che aveva bevuto il decaffeinato. “Lo studio dimostra che non c'é nessun effetto positivo nel consumo di caffeina”, conclude uno degli autori.

 

http://www.huffingtonpost.com/2011/09/02/decaf-coffee-buzz-caffeine_n_946746.html?ir=Food

08-05-2015

Sono emerse ulteriori evidenze per quanto riguarda i pericoli dell’acido perflurooctanoico (PFOA), che è usato nella produzione delle pentole antiaderenti e nel packaging per gli snack. Il PFOA attualmente è presente nella circolazione sanguigna del 95 per cento degli uomini, delle donne e dei bambini americani. Ora, uno studio ha indicato una correlazione fra PFOA e sottopeso dei neonati. Uno dei capi ricercatori dello studio, il Dott. Lynn Goldman, dice che sembra esserci una correlazione fra un livello elevato di esposizione e lo scarso peso alla nascita, così come la circonferenza della testa”. Un altro studio recente ha indicato che lo PFOA causa un’iperreattività agli allergeni nei topi di laboratorio. Il PFOA è già stato implicato per l’incremento di casi di cancro al pancreas, fegato, testicoli e ghiandole mammarie, così come per gli aborti, problemi alla tiroide, indebolimento del sistema immunitario e basso peso degli organi. Un crescendo di scienziati crede che le più grandi quantità di PFOA derivino dai telomeri usati per produrre rivestimenti repellenti a macchie e unto per i fast food, abiti e tappeti.

COMMENTO

Sono più di 70 anni che il teflon è stato utilizzato per la prima volta ed ora stiamo raccogliendo ciò che è stato seminato: la maggior parte degli americani sono positivi a livello ematico per il PFOA, che l’EPA ha recentemente definito come probabile agente cancerogeno umano. Dal momento della sua creazione nel 1938 dalla DuPont Company, oltre alle solite pentole antiaderenti, è stato aggiunto a innumerevoli prodotti ad uso famigliare e ai prodotti per l’igiene personale come:

• Abbigliamento.
• Detergenti dello smalto.
• Occhiali. 
• Contenitori per pizza, per popcorn da microonde e altri involucri per alimenti. 
• Spray protettivi per cuoio, scarpe e vestiti.
• Vernice.
• Prodotti per pulizia.

Come prodotto chimico non sottoposto a regole e non provato, il teflon ha guadagnato una larga distribuzione prima che gli scienziati cominciassero ad esaminare il relativo effetto sulla salute umana. Ora sappiamo che semplici azioni come ad esempio “impermeabilizzare un capo d’abbigliamento” scaricheranno una gran quantità di questo prodotto chimico nell’aria disseminandolo in casa.
In un altro esempio spaventoso, la Food and Drug Administration (FDA) ha scoperto che nei contenitori per microwave per popcorn non solo il PFOA è presente nel rivestimento interno del sacchetto, ma anche che migra dall’imballaggio nell’olio durante la cottura. A questo punto il PFOA è così prevalente che persino molte fonti di acqua potabile sono state contaminate. Perchè le pentole in teflon sono così dannose per la salute? Le pentole antiaderenti sono diventate enormemente popolari per la loro convenienza: gli alimenti non si attaccano sulla superficie. Tuttavia, ora sappiamo che una volta riscaldate le pentole raggiungeranno rapidamente temperature che libereranno vapori tossici. Il rivestimento comincia a rompersi e scaricare tossine nell’aria ad una temperatura di soli 230 gradi. Dopo circa tre - cinque minuti di riscaldamento, quando le pentole raggiungono i 360 gradi, si liberano almeno cinque gas tossici, fra cui:

• Due agenti cancerogeni.
• Due sostanze inquinanti globali.
• MFA, un prodotto chimico mortale a basse dosi per gli esseri umani.

Ora, se la pentola raggiunge i 540°, il rivestimento si trasforma in un agente da guerra chimica conosciuto come PFIB, un analogo chimico del gas nervino fosgene utilizzato durante la Seconda guerra mondiale. Come detossicarsi dallo PFOA? Questa è una delle parti più sgradevoli da descrivere: non è possibile, almeno in tempi rapidi. Sappiamo che una volta che il PFOA è scaricato nell’ambiente, non si degrada e distrugge rapidamente. Secondo Tim Kropp, un tossicologo dell’Environmental Working Group, anche se una persona esposta allo PFOA eliminasse qualsiasi esposizione futura, avrebbe ancora bisogno di 20 anni affinchè il corpo elimini quella contaminazione iniziale. Un’altra ricerca ha indicato che quattro anni dopo un’esposizione, i livelli ematici di PFOA si sono ridotti soltanto della metà.

 

https://www.organicconsumers.org/news/chemical-used-non-stick-cookware-continues-prove-its-toxicity

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