Angelo Ortisi

Angelo Ortisi

08-05-2015

Le preferenze nel modo di cucinare un uovo possono rivelare la nostra personalità. E' quanto risulta da un'indagine condotta in Gran Bretagna dai ricercatori del Mindlab International e pubblicata dal British Egg Weeks. Gli esperti hanno dimostrato che, a seconda di come si cucina l'uovo, si può capire chi siamo: dal carattere, al desiderio sessuale fino alla predisposizione per un certo tipo di lavoro. Lo studio ha coinvolto mille adulti, che sono stati sottoposti ad una serie di domande sul loro stile di vita e sulle preferenze in fatto di uova. In base alle risposte, i ricercatori hanno potuto creare 5 tipi di personalità associati al modo di cucinare l'uovo: in camicia, strapazzato, sodo, fritto e in frittata. Si ha così il profilo "in camicia", caratterizzato da individui di una certa età, socialmente attivi, estroversi, soddisfatti di sé, con due figli e, al massimo, un fratello ed una sorella. Solitamente amano indossare abiti eleganti o appariscenti. L'"uovo strapazzato" è invece rappresentato da individui più giovani - di età compresa tra i 20 e i 39 anni - che svolgono ruoli manageriali e sono proprietari della casa in cui vivono. In genere sono persone tranquille, prudenti e meno espansive. Abbiamo poi l'"uovo sodo", caratterizzato in prevalenza da donne, appartenenti alla classe media o operaia. Generalmente chi risponde a questo profilo è una persona disorganizzata, impulsiva e distratta. Si passa poi al tipo "uovo fritto", che viene associato ad individui giovani, di sesso maschile, appartenenti alla classe operaia e con fratelli e sorelle. Solitamente sono aperti a nuove esperienze, creativi e curiosi, sessualmente attivi e ben informati. Infine, abbiamo la personalità "frittata", cui appartengono persone ben organizzate, affidabili ed inquadrate. Tendono ad avere una casa ordinata ed hanno meno probabilità di divorziare.
L'indagine ha inoltre rilevato un collegamento tra il modo preferito di cottura delle uova e lo stato occupazionale, la professione svolta e persino il segno zodiacale di appartenenza. Per esempio, gli appartenenti al segno dell'Acquario, del Leone e del Toro tendono a scegliere le uova in camicia. I nati sotto il segno del Cancro, Capricorno e Bilancia preferiscono le uova fritte, mentre chi appartiene ad Ariete, Pesci, Gemelli, Sagittario, Scorpione e Vergine sceglie le uova strapazzate. Ma non finisce qui...Le persone senza figli preferiscono le uova strapazzate, mentre quelle con quattro o più figli le uova fritte. Genitori con due bambini, invece, mangiano uova in camicia. Anche la professione svolta può indicare la preferenza di un tipo di uovo rispetto ad un altro: persone con ruoli dirigenziali o impiegati preferiscono le uova strapazzate, i lavoratori manuali, occasionali e i disoccupati, invece, tendono a scegliere uova fritte. "Sembra che le persone abbiamo le idee chiare quando devono decidere il tipo di uovo che preferiscono e noi ci siamo sempre chiesti il perché - sostiene Andrew Joret, Presidente del British Egg Industry Council -. Incredibilmente, questa nuova ricerca mostra come il modo in cui mangi le uova possa spiegare molto di te: noi lo chiamiamo il "fattore uovo". Ciò indica non solo i tratti chiave del carattere e della personalità, ma anche la storia della famiglia e il segno zodiacale". E aggiunge: "E' incredibile pensare che, sapendo semplicemente come le persone preferiscono mangiare le uova, sia possibile misurare con precisione una grande quantità di informazioni su chi sono e dove vivono". Tuttavia, Joret ricorda che non è importante il modo in cui mangiamo le uova, perché "esse sono anche nutrienti, versatili ed economiche".

 

http://www.worldpoultry.net/Layers/Eggs/2012/10/Research-finds-egg-preference-reflects-personality-1079771W/

Venerdì, 08 Maggio 2015 18:56

13 MOTIVI VALIDI PER MANGIARE PIU’ NOCI.

05-05-2015

I ricercatori dell’University of California Davis dicono che il governo degli Stati Uniti non si tira indietro quando si tratta di demonizzare gli alimenti ad alto contenuto di grassi. In realtà, un nuovo studio mostra che mangiare molto grassi, come quelli contenuti nelle noci intere o olio di noci, può rallentare la crescita del cancro alla prostata. I ricercatori hanno cercato di capire quali sono le sostanze che danno alle noci il potere di combattere il cancro alla prostata. Nel loro studio pubblicato online sul Journal of Medicinal Food, i ricercatori hanno alimentato gli animali con noci, olio di noci, o una miscela di olio con lo stesso contenuto di acidi grassi. Dopo 18 settimane, le noci e l'olio di noci hanno rallentato la crescita del cancro alla prostata. Essi hanno inoltre ridotto il colesterolo e aumentato la sensibilità all'insulina. Hanno anche ridotto i livelli di ormone IGF-1 che è collegato sia al cancro al seno che alla prostata. La miscela di olio non ha avuto gli stessi benefici. In altre parole, non sono gli acidi grassi omega-3 delle noci ad avere gli effetti antitumorali. E' qualcosa di diverso, ma gli scienziati non riuscivano ad individuare la sostanza. Essi hanno escluso fibra, zinco, magnesio e selenio. E hanno notato che, come per molti alimenti, i benefici per la salute non possono essere affidati ad un composto. E' la combinazione di più componenti in un unico alimento naturale che produce benefici per la salute. Qui di seguito altri 12 motivi per aggiungere un paio di noci alla vostra routine quotidiana:

1. Riducono il rischio di morte

Lo studio umano PREDIMED, che ha valutato la dieta mediterranea, ha scoperto che mangiare le noci riduce la mortalità per cancro. Uno studio su 118.000 persone da parte della Harvard School of Public Health ha trovato che le persone che hanno mangiato una manciata di noci ogni giorno avevano il 20% in meno di probabilità di morire per qualsiasi causa nel corso di un periodo di 30 anni.

2. Riducono gli eventi cardiovascolari

In uno studio dell’Università del Wisconsin 36 persone hanno mangiato 30 grammi di noci al giorno per 30 giorni. I loro profili lipidici e la funzione endoteliale erano migliorate, e non hanno aumentato di peso. Altri studi mostrano che le noci possono ridurre in modo significativo il colesterolo totale ed LDL. In uno studio iraniano, 52 volontari sono stati suddivisi in 2 gruppi. Un gruppo ha mangiato 20 grammi di noci al giorno e l'altro gruppo non ne ha mangiato. Dopo otto settimane, il gruppo che ha consumato le noci ha diminuito i livelli di trigliceridi del 17,1% ed ha aumentato del 9% il colesterolo HDL (buono).

3. Mantengono il controllo del peso

In uno studio della Harvard Medical School, 20 uomini e donne con sindrome metabolica hanno partecipato a uno studio randomizzato, in doppio cieco, crossover con consumo di noci. Tutti erano alimentati con una dieta e stesso numero di calorie. Per alcuni soggetti la colazione comprendeva noci per altri un placebo. Dopo soli tre giorni, quelli che consumavano noci hanno riferito di sentirsi più soddisfatti e meno affamati.

4. Migliorano i parametri endocrini

In un altro studio condotto dall’UC Davis, 31 pazienti con sindrome dell'ovaio policistico (PCOS) hanno ricevuto in modo casuale sia noci o mandorle che contenevano 31 grammi di grassi totali al giorno per 6 settimane. La PCOS è comunemente associata con insulino-resistenza, dislipidemia e una maggiore infiammazione. Le noci hanno diminuito il colesterolo LDL del 6%. Essi hanno inoltre aumentato la risposta insulinica e le globuline leganti gli ormoni sessuali.

5. Aiutano il controllo dell’insulina nei diabetici

I ricercatori australiani hanno studiato 50 adulti diabetici in sovrappeso in un programma di un anno in cui i partecipanti hanno ricevuto consigli dietetici a basso contenuto di grassi. Ma la metà dei soggetti hanno anche mangiato 30 grammi di noci al giorno. Nei primi tre mesi il gruppo che ha mangiato noci ha abbassato significativamente i livelli di insulina a digiuno.

6. Aumentano la fertilità maschile

I ricercatori dell’UCLA hanno studiato 117 giovani che avevano una tipica dieta americana. A 59 uomini hanno dato 75 grammi di noci al giorno, mentre agli altri nulla. Dopo 12 settimane coloro che hanno consumato noci hanno migliorato significativamente la vitalità, la motilità e la qualità degli spermatozoi.

7. Migliorano la capacità di pensare

In uno studio crossover dei ricercatori hanno assegnato a 64 studenti universitari di mangiare noci o un placebo. Dopo otto settimane hanno scoperto che i mangiatori di noci avevano aumentato le loro capacità di ragionamento verbale e processi inferenziali dell’11,2%. Altri studi dimostrano che una maggiore assunzione di cibi ad alto contenuto di antiossidanti, come le noci, possono aumentare la salute e migliorare la funzione cognitiva e motoria.

8. Sopprimono i tumori del seno

Gli studi su animali dimostrano che il consumo di noci ha ridotto significativamente il numero e le dimensioni dei tumori al seno. I ricercatori hanno suggerito che gli acidi grassi omega-3, gli antiossidanti e i fitosteroli delle noci sono i responsabili di questi benefici.

9. Inibiscono la crescita del cancro colorettale

I ricercatori della Harvard Medical School hanno scoperto che topi nutriti con le noci hanno avuto un tasso di crescita del tumore più lento del 27% e tumori più piccoli del 33% rispetto ai topi nutriti con olio di mais. Le noci hanno anche ridotto significativamente l'angiogenesi.

10. Le noci sono il numero uno in antiossidanti

Le noci hanno quasi il doppio di molti antiossidanti salutari rispetto ad altri alimenti. Essi hanno anche antiossidanti più potenti e di altissima qualità. Uno studio ha dimostrato che gli antiossidanti delle noci sono da 2 a 15 volte più potenti della vitamina E.

11. Aiutano a costruire le ossa

Ricercatori greci hanno scoperto che l'estratto di noce ha una notevole attività a livello cellulare di ricostruzione dell’osso. Essi attribuiscono all’acido ellagico, uno dei principali polifenoli delle noci, i benefici ossei.

12. Aiutano a sconfiggere lo stress

Secondo i ricercatori della Penn State University, una dieta ricca di noci può preparare il corpo per affrontare meglio lo stress. In uno studio, condotto su 22 adulti sani con elevati livelli di colesterolo LDL, i partecipanti sono stati sottoposti a stress attraverso un discorso o immergendo un piede in acqua fredda. I risultati hanno mostrato che quando i partecipanti seguivano una dieta che comprendeva noci e olio di noci, le loro risposte di pressione sanguigna e di stress erano più bassi.

 

http://online.liebertpub.com/doi/abs/10.1089/jmf.2014.0061

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/21488754

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/16193197

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/21157477

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/19352378

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/22895856

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/21923981

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/19640963

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/21774594

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/21795022

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/22187094

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/17916277

Venerdì, 08 Maggio 2015 18:55

ULTERIORI FARMACI CHE UCCIDONO.

08-05-2015

Le persone che assumono farmaci ipotensivi come i betabloccanti sanno che prima o poi, in caso di interventi cardiaci non chirurgici, sono a maggior rischio di ictus o decesso. La chirurgia incrementa l’esigenza di ossigeno da parte del cuore e i betabloccanti sono somministrati comunemente per ridurre la pressione sanguigna e la frequenza cardiaca, quindi ridurre lo sforzo del cuore. Nello studio effettuato su oltre 8.300 pazienti, i partecipanti sono stati assegnati a caso per ricevere betabloccanti due - quattro ore prima della chirurgia, così come per 30 giorni dopo la procedura, o un placebo. Paragonati a quelli col placebo, coloro che hanno ricevuto i betabloccanti avevano un 27 per cento in meno di probabilità di avere un attacco di cuore. Tuttavia, avevano un 33 per cento in più di rischio di morire e un rischio doppio di ictus. Barattereste deliberatamente una modesta riduzione di rischio di attacco cardiaco con un aumento di rischio di morte o ictus? Io no di certo. Infatti, dubito che chiunque prima di subìre l’intervento sarebbe felice di questa chance. Naturalmente, se entrate in un ospedale per un intervento, sarebbe eccezionale trovare qualcuno che spiegasse i pro e i contro di ogni farmaco consigliato. Più realisticamente, sareste costretti ad assumere alcune pillole senza sapere a cosa andreste incontro.
In medicina convenzionale i vecchi trattamenti sono duri a morire. E i betabloccanti ne sono un grande esempio. I betabloccanti agiscono “bloccando” gli effetti di stimolazione che l’adrenalina normalmente esercita sul cuore. Inoltre rallentano la frequenza cardiaca e riducono l’esigenza di ossigeno del cuore durante uno sforzo, ovvero il cuore lavora con più facilità. Questi farmaci sono stati usati per più di 30 anni per trattare la pressione alta e sono raccomandati come prima linea terapeutica sia negli Stati Uniti che nella guida di riferimento internazionale della salute. Tuttavia, sempre più si sta capendo che i betabloccanti non sono una buona scelta per la pressione alta. Oltre ad essere spesso inefficaci, è risaputo che provocano un insieme di gravi effetti secondari fra cui:

• Ictus.
• Attacco cardiaco.
• Diabete Tipo 2.
• Affaticamento,vertigine e debolezza.
• Disfunzione sessuale.
• Riduzione del battito cardiaco e brevità del respiro.
• Difficoltà del sonno.

Una rassegna pubblicata nel 2007 sul Journal of the American College of Cardiology ha persino concluso che “c’è scarsità di dati o assenza di prove per sostenere l’uso dei betabloccanti come prima linea terapeutica farmacologica [per pressione alta]”. E continuano: “dato il rischio aumentato di ictus, la loro efficacia ”pseudo-ipotensiva“, e i numerosi effetti collaterali, il rapporto beneficio/rischio per i betabloccanti non è accettabile per questa indicazione”.

 

http://consumer.healthday.com/circulatory-system-information-7/blood-pressure-news-70/beta-blockers-raise-stroke-death-risk-after-surgery-615445.html

08-05-2015

Se pensate che allenamenti rigidi, abbonamenti annuali in palestra e attività fisica anche durante il fine settimana possano garantirvi il successo dei vostri buoni propositi, state sbagliando di grosso. E' il contrario. E' proprio chi adotta comportamenti rigidi e a lungo termine ad essere il meno motivato e dunque a gettare la spugna quanto prima. A rivelarlo l'indagine di David Conroy - del dipartimento di kinesiologia della Pennsylvania State University - sulle dinamiche delle intenzioni e sui comportamenti sportivi di una trentina di studenti universitari. Ricerca pubblicata sul Journal of Sport and Exercise Psychology. Non bastano le buone intenzioni per intraprendere e svolgere con regolarità un’attività fisica, così come non servono obiettivi più rigidi, allenamenti spalmati nel lungo periodo e addestramenti anche il sabato o la domenica. Un simile atteggiamento risulta controproducente perché è evidente che un piano così intenso non possa essere portato avanti a lungo. Ecco dunque che subentra la frustrazione e la delusione del fallimento. 
Come spiega Conroy "bisogna ascoltare se stessi invece che imporsi un comportamento che non è proprio e che magari è stato deciso da qualcun altro. La ricerca dimostra che i ragazzi che possiedono motivazioni più forti e si sforzano a fare più sport sono quelli che possiedono intenzioni più stabili e che pianificano l'attività fisica durante la settimana anche se hanno molti altri impegni, come andare a lezione o lavorare. Chi si allena di più nella settimana, inoltre, decide di riposarsi il weekend, periodo in cui si dedica alla socializzazione o anche solo a dormire di più". Dunque, al bando la solita scusa della mancanza di tempo. Il segreto per muoversi è uno solo: non fare mai progetti a lungo termine e decidere di giorno in giorno in base alle propria disponibilità, riposandosi ovviamente durante il fine settimana. Fare attività fisica è fondamentale per il benessere psico-fisico. Non dimentichiamo che la sedentarietà contribuisce allo sviluppo di diverse malattie croniche - in particolare quelle cardiovascolari -, al peggioramento del metabolismo del glucosio e alla comparsa del diabete di tipo 2, all'aumento della pressione sanguigna e all'accumulo del grasso corporeo. Inoltre, l'attività fisica riduce il rischio dello sviluppo dei tumori del colon e dell'osteoporosi.

 

http://www.sciencedaily.com/releases/2012/02/120208132709.htm

http://news.psu.edu/story/151896/2012/02/08/physical-activity-yields-feelings-excitement-enthusiasm

 

08-05-2015

I risultati degli esperimenti sugli animali annunciati alla riunione annuale dell’American Association for the Study of Liver Diseases hanno dimostrato che le bibite analcoliche zuccherate svolgono un ruolo nello sviluppo delle malattie epatiche. L’effetto dell’acqua zuccherata è stato esaminato sul fegato di ratto. Un altro gruppo è stato alimentato con acqua artificialmente zuccherata come confronto. L’esame dei fegati dei ratti ha mostrato un aumento dell’incidenza di malattia epatica steatosica, particolarmente nei ratti alimentati con un tipo di zucchero denominato fruttosio.
Il consumo elevato di fruttosio può essere direttamente tossico per il fegato, così come dannoso per le dosi eccessive. Negli Stati Uniti c’è un aumento della prevalenza di malattie epatiche ed il consumo aumentato di sciroppo di mais ricco in fruttosio in prodotti come le bibite analcoliche è una delle cause principali. Senza dubbio una delle cose migliori e più semplici che possiate fare per la vostra salute è quella di abolire le bibite analcoliche dalla vostra spesa, considerando particolarmente che l’americano medio (ma noi non siamo molto lontani) beve circa 60 galloni di soda ogni anno con un incremento di peso fino a 8 chili.
Le bibite analcoliche sono la fonte principale di calorie in America ed è una delle ragioni principali dell’epidemia di obesità. E visto quante malattie possono causare, potrebbero legittimamente essere chiamate osteoporosi, diabete o cancro in lattina. Non fidatevi dei dolcificanti artificiali presenti nelle bibite denominate “diet”. Non sono stati presi in considerazione nello studio, ma sono stati collegati ad una miriade di altri problemi. Una delle cose migliori che possiate fare per la vostra salute generale è utilizzare acqua pura e fresca.

 

http://articles.mercola.com/sites/articles/archive/2006/11/14/how-soft-drinks-damage-your-liver.aspx

08-05-2015

L’idea che il DNA di organismi geneticamente modificati (OGM) sia ripartito e digerito nel tratto digestivo per essere reso innocuo, è una pretesa industriale comune, ma è palesemente falsa. Un recente studio pubblicato sulla rivista scientifica PLoS ONE ha rilevato che la farina derivata da frammenti di DNA di OGM è in grado di trasferire i loro geni direttamente nel flusso sanguigno, facendo cadere il mito che gli alimenti transgenici agiscono sul corpo nello stesso modo come alimenti naturali. Un’analisi combinata di altri quattro studi indipendenti che coinvolgono più di 1.000 campioni umani e un team di ricercatori provenienti dall’università di Ungheria, Danimarca e Stati Uniti ha esaminato il processo di assimilazione degli OGM attualmente consumati in tutto il mondo. Questo include i derivati di colture GM con alto contenuto di fruttosio nello sciroppo di mais (HFCS) e da mais GM, le proteine di soia GM, così anche le carni ottenute da animali nutriti con una dieta a base di GM. Dopo aver esaminato i dati relativi su come il corpo umano elabora questi e ad altre tipi di OGM, il team ha scoperto che il DNA da OGM non è completamente scomposto (o frantumato) dal corpo durante il processo di digestione. Ciò che normalmente sarebbe degradata in componenti sempre più piccoli fino a divenire aminoacidi e acidi nucleici è stata scoperto che restano incomposti. Non solo, ma questi frammenti di DNA più grandi passano direttamente nel sistema circolatorio, talvolta ad un livello attuale superiore rispetto al DNA umano.
“In base all’analisi di oltre 1.000 campioni umani provenienti da quattro studi indipendenti, riportiamo prove che la farina derivata da frammenti di DNA è in grado di permettere a geni completi di sottrarsi al degrado e attraverso un meccanismo sconosciuto entrare nel sistema circolatorio umano “, hanno spiegato nel loro estratto gli autori dello studio. Si tratta di una scoperta sorprendente che dimostra false le affermazioni fatte da Monsanto e altri che affermano che gli OGM non sono diversi dai non-OGM per quanto riguarda la digestione nel corpo. Monsanto rivendica sulla sua pagina di “sicurezza alimentare” che gli OGM ed il DNA da OGM è “ampiamente digerito” e ”la sua presenza non comporta alcun pericolo”, invece, contrariamente a queste affermazioni, è stato dimostrato che sono solo falsità. Sulla base di questa ultima analisi viene mostrato come i geni alimentari sono trasferiti dal tratto digestivo nel flusso sanguigno, è ora evidente che i geni OGM passano interamente nel sangue. La loro presenza è anche associata con importanti condizioni infiammatorie come la malattia infiammatoria intestinale, adenoma e cancro colorettale. La presenza di geni transgenici nell’intestino tenue è stato scoperto che influenza la composizione dei batteri benefici, che sono responsabili di proteggere l’intestino contro invasori estranei e aiutano il corpo ad assorbire i nutrienti dal cibo. Gli individui con ileostomie o perforazioni nelle loro pareti addominali a seguito di un intervento chirurgico, sono state provate, essere dovute, all’ospitare sequenze di DNA interi di OGM nei loro tratti intestinali.
Tutto ciò non è sorprendente, visto che le attività biologiche degli OGM elaborate dal corpo umano non sono mai state legittimamente studiate. Aziende biotecnologiche hanno sempre e solo sostenuto che gli OGM sono uguali al cibo vero, senza alcuna prova a sostegno di questo, e questa affermazione è stata ritenuta sufficiente dal governo per tenerli sul mercato da quasi 20 anni. “Una piccola mutazione in un essere umano può determinare tanto, il punto è che quando si sposta un minuscolo gene da un organismo in uno diverso si cambia completamente il suo contesto “, ha detto David Suzuki, co-fondatore della David Suzuki Foundation. “Non c’è modo di prevedere come potrà comportarsi e quale sarà il risultato”.

 

http://journals.plos.org/plosone/article?id=10.1371/journal.pone.0069805

08-05-2015

I benefici che possiamo trarre da una corretta igiene dentale continuano a sbalordire. Lavarsi spesso e bene i denti e andare periodicamente dal dentista può giovare al cervello, aiutando a mantenere intatte le abilità mentali, e al cuore, prevenendo ictus e infarti. Secondo uno studio australiano, pubblicato su Obstetrics and Gynecology e presentato a Stoccolma in occasione del meeting della Società europeadella riproduzione umana e embriologia (Eshre), una bocca sana sarebbe anche il segreto della fertilità. Per avere maggiori probabilità di restare incinta, infatti, sarebbe necessario combattere le malattie gengivali, che allungano di oltre 2 mesi l'attesa per una gravidanza.
Il professor Roger Hart, coordinatore dello studio spiega che “i dati suggeriscono che la presenza di malattie parodontali è un fattore di rischio modificabile, che può aumentare il tempo per il concepimento, in particolare per le donne non caucasiche. Questo esercita un’influenza negativa sulla fertilità che è dello stesso ordine di grandezza dell’obesità”. Hart ha analizzato un gruppo di 3.737 donne incinte che stavano partecipando al programma "Smile" dell’University of Western Australia e le informazioni sulla pianificazione e gli esiti della gravidanza di 3.416 di loro, rilevando che le donne con malattie gengivali dovevano aspettare più di 7 mesi per avere una gravidanza, cioè 2 mesi in più rispetto alla media di 5 mesi delle donne con una bocca sana. “Fino ad ora, non ci sono stati studi pubblicati che indagano se la malattia gengivale possa influenzare le possibilità della donna di concepire, quindi questo è il primo a suggerire che l'igiene orale potrebbe essere uno dei diversi fattori su cui intervenire per migliorare le probabilità di una gravidanza”, ha aggiunto il Professor Hart. Le ricerche confermano, quindi, che prendersi cura della propria bocca è fondamentale, non solo per ragioni estetiche o per un alito più profumato, ma anche per le implicazioni che potrebbero esserci su tutto il nostro organismo.

 

http://www.medscape.com/viewarticle/746730

Venerdì, 08 Maggio 2015 18:29

I TRE FUNGHI CHE COMBATTONO IL CANCRO.

08-05-2015

Le proprietà curative dei funghi sono note da secoli. La medicina tradizionale cinese, per esempio, ha da tempo raccomandato il consumo di alcuni funghi commestibili per il trattamento di patologie gravi come il diabete e l'ipertensione arteriosa. Allo stesso modo, le civiltà europee hanno fatto tesoro dei funghi nativi del continente per le loro impressionanti capacità rigeneranti. Nonostante la loro reputazione millenaria per i vari effetti medicinali, i funghi commestibili vengono considerati principalmente per i loro benefici anticancro. Infatti, farete fatica a trovare uno che non contenga almeno alcune proprietà contro il cancro. Detto questo, non tutti i funghi sono uguali, e alcuni sono più efficaci a contrastare il cancro rispetto ad altri. Di seguito è riportato un elenco di tre funghi che, secondo la ricerca in corso, sono molto efficaci nell'inibire le crescite cancerose.

SHIITAKE

Lo shiitake è un fungo marrone commestibile che vive nei boschi dell'Asia orientale. E’ considerato in Giappone come simbolo di longevità, e non è difficile capire il perché: oltre ad essere estremamente ricco di nutrienti in tracce come rame, magnesio, vitamine del gruppo B, lo shiitake è anche pieno di antiossidanti contro il cancro, come il selenio. Inoltre, secondo lo Sloan-Kettering Cancer Center, lo shiitake contiene lentinano, un beta-glucano che stimola il sistema immunitario, e attiva determinate proteine e cellule (come macrofagi e cellule T) che combattono il cancro.

MAITAKE

Il Maitake è un fungo marrone che cresce alla base delle querce in Giappone e Nord America. A differenza dello shiitake, può crescere fino a più di 50 chili, una prodezza che ha fatto guadagnare loro il titolo di "re dei funghi".
Secondo una ricerca su pazienti affetti da cancro, una parte del maitake noto come "frazione MD" ha la capacità di sopprimere le escrescenze tumorali. Un rapporto giapponese sulla frazione MD dal titolo "Can Maitake MD-Fraction Aid Cancer Patients"? ha dimostrato che i pazienti che soffrono di cancro al fegato, seno e polmoni, hanno sperimentato miglioramenti tra il 58,3-68,8 per cento delle loro condizioni dopo essere stati alimentati con estratti di maitake per lunghi periodi, mentre i pazienti con cancro allo stomaco e al cervello hanno ottenuto miglioramenti del 10-20 per cento. La relazione conclude che il maitake merita la reputazione come fungo in grado di combattere il cancro.

REISHI

Dopo essere stato utilizzato dalla medicina cinese per più di 2.000 anni, il reishi è uno dei funghi più antichi coltivati per uso medicinale, e le loro capacità anticancro sono leggendarie. Infatti, il reishi in polvere è stato utilizzato come un popolare agente chemioterapico nella lontana Cina antica, e le aziende farmaceutiche contemporanee, come la MC-S, continuano ad aggiungere estratti di reishi in alcuni farmaci antitumorali.
Gli studi dimostrano che il consumo a lungo termine di reishi impedisce la crescita e la proliferazione tumorale, aumentando il livello di antiossidanti nel plasma sanguigno di un individuo, mentre migliora l'immunità di coloro che soffrono di cancro in fase avanzata. In uno studio condotto dal Laboratorio di Ricerca sul cancro presso il Methodist Research Institute di Indianapolis, il reishi ha mostrato di sopprimere la migrazione delle cellule invasive del cancro alla prostata e del seno nei pazienti oncologici. Gli autori hanno concluso che il reishi "dimostra chiaramente attività antitumorale in esperimenti con cellule tumorali e possiede il potenziale terapeutico, come integratore alimentare, per una terapia alternativa per il cancro al seno e alla prostata".

E’ bene sapere che a differenza dello shiitake e maitake, che sono facilmente digeribili a cottura ultimata, il Reishi è più difficile da digerire, pertanto, è meglio introdurlo sotto forma di estratto secco (integratore) per un’assimilazione ottimale.

 

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/21815423

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/14713328

http://www.naturalnews.com/042892_medicinal_mushrooms_healing_power_Reishi.html

08-05-2015

E’ risaputo che gli uccelli migratori usano i campi geomagnetici come fonte di informazioni per le loro rotte. Gli scienziati hanno dimostrato che i campi magnetici oscillanti alterano l’orientamento degli uccelli migratori. I ricercatori hanno visto che i pettirossi sono disorientati una volta esposti ad un campo a frequenza unica allineato verticalmente, a banda larga. Secondo Alasdair Philips di Powerwatch, “le frequenze ad onde corte e medie sono state usate dal 1930 con chiara evidenza di scarso effetto sul comportamento degli uccelli. Ma da quando le reti telefoniche mobili si sono sviluppate, stanno aumentando i rapporti inerenti a uccelli, particolarmente i piccioni viaggiatori, che hanno perso l’orientamento. La ricerca ora deve indagare gli effetti dei segnali delle stazioni di base, specialmente in considerazione degli effetti disorientanti del rumore di EMR segnalato in questo studio”. Sappiamo che gli uccelli migratori usano i campi geomagnetici della terra come fonte di informazioni per l’orientamento, ma sono state formulate due ipotesi competenti riguardo a quanto si verifica all’interno degli uccelli. Uno coinvolge la magnetite, l’altra una reazione chimica interna che è sensibile alla risonanza magnetica. Tuttavia, potrebbe anche essere un’interazione complessa di entrambe.
I ricercatori hanno trovato che i pettirossi si disorientano quando sono esposti ad un a banda larga verticalmente allineata di 0.1 - 10 megahertz, o ad una singola frequenza di una radiodiffusione di 7 megahertz angolata di 24 o 48 gradi rispetto al campo geomagnetico naturale. Anche il corpo umano dipende da reazioni chimiche appropriate, molte delle quali sono guidate da frequenze elettriche cerebrali, alcune delle quali sembrano oscillare alla stessa frequenza di quelle dei telefoni cellulari e dei network wireless. Perchè il danno da onde radio è una preoccupazione crescente? Le onde radio per l’informazione sono aumentate drammaticamente ed esponenzialmente nel corso degli ultimi anni. Pensate che sono occorsi 20 anni per raggiungere il primo miliardo di telefoni cellulari venduti, traguardo raggiunto nel 2004. Il successivo miliardo è stato raggiunto in appena 18 mesi. Il terzo miliardo è stato venduto ancora più velocemente in appena nove mesi e si raggiungerà il quarto miliardo per la fine di questo anno. Aggiungiamo a questo tutte le reti senza fili (network wireless) che stanno nascendo dappertutto, esponendoci a quantità massicce di onde radio sia realmente utilizzate che non. Siamo dentro un’esplosione geometrica d’uso dei telefoni cellulari, che causano i seguenti problemi fisici:

• Danneggiamento delle membrane delle cellule.
• Diminuzione della comunicazione intracellulare alterando i collegamenti microtubulari che permettono ai biofotoni di comunicare fra le cellule.
• Aumento dei depositi di metalli pesanti nelle cellule, che aumenta la produzione intracellulare di radicali liberi e può far diminuire radicalmente la produzione cellulare di energia, rendendo così incredibilmente affaticati.

Una volta che il sistema di comunicazione del corpo umano è danneggiato, è molto facile sviluppare tutte una serie di patologie connesse coi sistemi antiossidanti intracellulari alterati e con la tossicità dei metalli pesanti. Studi recenti inoltre hanno trovato che gli utenti del telefono cellulare sono il 240 per cento più inclini ai tumori cerebrali e uno studio del 2004 ha dimostrato che il rischio di sviluppare neurinoma acustico (un tumore del nervo uditivo) era quasi quattro volte maggiore dal lato della testa in cui si tiene il telefonino più frequentemente. C’è una prova molto solida che il numero di tumori cerebrali aumenterà a circa 500.000 all’anno e si raddoppierà a 1 milione ogni anno, nei prossimi anni, se le cause non saranno eliminate!

 

http://articles.mercola.com/sites/articles/archive/2008/01/15/how-cell-phones-are-killing-birds.aspx

08-05-2015

Molte donne si chiedono se lo stress possa influire negativamente sulla possibilità di concepire un bambino. La risposta è sì, ed è stato confermato da uno studio riportato sull'autorevole "Human Reproduction" (riproduzione umana). Allo studio riportato dalla rivista hanno preso parte 373 coppie e l'attenzione è stata concentrata sulle donne nella fascia d'età compresa tra i 18 ed i 40 anni che stavano cercando di concepire un figlio, seguendole per un anno (o meno, nel caso fossero rimaste incinta prima). Le coppie partecipanti alla ricerca non avevano nessun problema di fertilità acclamato in precedenza e stavano cercando di concepire un figlio da meno di due mesi dall'inizio dello studio. Alcuni campioni di saliva sono stati prelevati all'inizio dello studio e in una fase successiva, in modo da rilevarvi la presenza di due ormoni generalmente legati allo stress: il cortisolo e l'alfa-amilase. 
Le donne con i livelli più alti di alfa-amilase, un ormone dello stress associato al sistema nervoso simpatico, avevano una percentuale più bassa del 29% di rimanere incinte e un rischio crescente di infertilità al termine della durata dell'esperimento. Curiosamente però i ricercatori non hanno rilevato alcuna connessione tra il cortisolo, generalmente associato allo stress, e la gravidanza. Sfortunatamente i ricercatori non sono stati in grado di correlare specificatamente lo stress alla mancata possibilità di concepire, ma hanno comunque individuato due meccanismi comuni tra le donne analizzate nella ricerca.
Il primo principio emerso è che le donne stressate sono generalmente meno invogliate a fare sesso rispetto alle donne che conducono una vita serena e in secondo luogo è stato scoperto che alti livelli di stress influiscono negativamente sull'ovulazione. Chiaramente la ricerca necessita di ulteriori sviluppi per poter essere considerata affidabile e soprattutto per risolvere il problema delle donne stressate che non riescono a concepire, in quanto resta da comprendere realmente quale sia il processo che impedisce concretamente il concepimento. Come affermato da Courtney Lynch, direttore del dipartimento di epidemiologia riproduttiva all'Università statale dell'Ohio, non si può ancora affermare con certezza che attività rilassanti come lo yoga o la meditazione possano indurre ad un concepimento più semplice, ma queste attività si sono comunque dimostrate efficaci per la salute nel suo complesso e quindi presumibilmente anche per le possibilità di concepire. Anche se lo studio non verrà dimostrato, possiamo comunque affermare che ridurre le fonti di stress non può che far bene alla donna ed alla coppia in generale. Via libera quindi allo yoga, alla meditazione quotidiana o a qualunque attività, sportiva e non, in grado di ridurre lo stress della coppia.

 

http://humrep.oxfordjournals.org/content/early/2014/03/06/humrep.deu032

 

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