Angelo Ortisi

Angelo Ortisi

04-05-2015

Dal Brasile arriva una notizia veramente sconcertante, oltre che bizzarra ed inimmaginabile: attraverso la ginnastica possiamo scoprire quando moriremo. La notizia sensazionale, è riportata da una rivista scientifica americana specializzata su argomenti di natura cardiologica, nella fattispecie il “Journal of Cardiology”. Il test è stato messo a punto da un gruppo di medici, tra cui Claudio Gil Araujo della Gama Filho University di Rio de Janeiro (Brasile). Attraverso alcuni semplici esercizi fisici, possiamo riuscire a sapere quando tempo ci resta ancora da vivere. Gli esercizi fisici sono stati ideati e messi in pratica da alcuni medici brasiliani, i quali hanno sottoposto 2.002 adulti di età compresa tra 51 e 80 anni, ad un test di natura fisica, per verificare la fondatezza delle loro ipotesi. Il risultato è stato sorprendente: secondo l'equipe medica, chi, dopo l'effettuazione dell'esercizio ginnico, ottiene meno di 8 punti su un totale di 10, ha scarse possibilità di vivere oltre sei anni, dalla data di effettuazione del test. Insomma morirà prima di chi è riuscito a totalizzare 9 o 10 punti su 10.
Che l'esercizio fisico faccia sempre bene alla salute, questo è un dato acquisito e ben noto a tutti. Ma che poi attraverso di esso si possa capire e conoscere anche quante possibilità di morire, magari prima di quanto auspicato, questo è veramente sorprendente se non addirittura profetico. Ma quali sono gli esercizi “profetici”? Bastano poche e semplici azioni. Ad esempio attraverso la misurazione della propria forza e flessibilità. Sedendosi con le gambe incrociate e, successivamente, alzandosi senza sostegni, possiamo capire quanto ci resta da vivere. L'equipe medica brasiliana, difatti, riferisce che se non riusciamo a stare in piedi, dopo l'esercizio, abbiamo poche possibilità di diventare “centenari”. Non avendo forza, elasticità e capacità di stare in piedi, siamo condannati ad una morte prematura.

 

http://discovermagazine.com/2013/nov/05-sit-down

http://metro.co.uk/2014/12/03/how-you-do-in-this-exercise-will-predict-your-death-say-doctors-4972856/

04-05-2015

Un ricercatore esperto di nutrizione della Rutgers University e due biologi esperti di cancro del New York City Hunter College, hanno scoperto che un ingrediente presente nell’olio extravergine di oliva uccide una varietà di cellule tumorali umane senza danneggiare le cellule sane. L’ingrediente è l’oleocantale, un composto che rompe una parte della cellula cancerosa, rilasciando enzimi che causano la morte cellulare. Paul Breslin, professore di scienze della nutrizione presso la School of Environmental and Biological Sciences e David Foste dell’Onica Legendre dell’Hunter College, sono gli autori della ricerca.
Gli scienziati sapevano già che l’oleocantale uccide alcune cellule tumorali, ma non sapevano come questo si potesse verificare. Breslin credeva che questa sostanza agiva su una proteina chiave nelle cellule tumorali che innesca un programma di morte cellulare noto come apoptosi ed ha lavorato con Foste e Legendre dell’Hunter College e primo autore delllo studio, per verificare la sua ipotesi. ”Avevamo bisogno di verificare se l’oleocantale si indirizzava alle proteine che causano la morte cellulare”, ha detto Breslin. Dopo aver applicato oleocantale alle cellule tumorali, i ricercatori hanno potuto osservare che esse morivano molto rapidamente: da trenta minuti ad un’ora. Legendre che è un chimico, ha fornito la risposta a questo processo. Secondo il ricercatore le cellule tumorali vengono uccise dai loro stessi enzimi. In altre parole, l’oleocantale causa la rottura delle vescicole all’interno delle cellule tumorali che ” memorizzano i rifiuti della cellula”, le cellule “cassonetto”, come le chiamava Breslin o “centro di riciclaggio” come riferisce Forest. Tali vescicole, note come lisosomi, sono più grandi nelle cellule tumorali rispetto alle cellule sane e contengono molti rifiuti. ”Una volta che si aprono, si scatena l’inferno che causa la morte delle cellule tumorali”, ha detto Breslin. L’oleocantale non danneggia le cellule sane. I ricercatori hanno trovato che esso si limita a bloccare temporaneamente il loro ciclo vitale. ”Vengono messe a dormire e si svegliano dopo un giorno”, ha spiegato Breslin. Il prossimo passo sarà quello di andare al di là delle condizioni di laboratorio e dimostrare che l’oleocantale può uccidere le cellule tumorali in esperimenti in vivo.

 

http://news.rutgers.edu/research-news/ingredient-olive-oil-looks-promising-fight-against-cancer/20150211#.VUdax0hmyis

http://www.medicaldaily.com/olive-oil-compound-kills-cancer-cells-less-hour-all-powerful-oleocanthal-322904

04-05-2014

I centri Disease Control and Prevention americani hanno pubblicato gli ultimi dati sui prodotti chimici che la popolazione statunitense ha depositati all’interno dei loro corpi. Lo studio è il più completo nel mondo, misurando 212 prodotti chimici nel sangue e nelle urine di 8.000 Americani. Il CDC ha evidenziato alcuni prodotti chimici perché sono sia diffusi (trovati in tutti o nella maggior parte delle persone esaminate) che potenzialmente nocivi. Ecco uno sguardo a quali sono e a come poter provare ad evitarli:

ETERI DIFENILICI POLIBROMINATI

Meglio conosciuti come ”ritardanti di fiamma”, i PBDE sono usati ampiamente in tutte le specie di merci per ridurre il rischio di incendio. Inoltre si accumulano nel grasso corporeo e alcuni studi suggeriscono che possono nuocere a fegato e reni così come al sistema nervoso. Alcuni stati americani hanno limitato l’uso di determinati PBDE ma, a parte tali divieti, evitarli è difficile perché i prodotti chimici sono integrati in tanti prodotti.

BISFENOLO A

Il BPA, che è presente in molta plastica, nel rivestimento dei prodotti in scatola ed anche nel rivestimento di molti contenitori alimentari, è stato trovato in più del 90 per cento degli Americani esaminati. Le correlazioni fra BPA e problemi di salute sono molte e crescenti. Anche se sono disponibili prodotti liberi da BPA, può essere difficile trovarli a meno di una lunga ricerca.

PFOA

Gli PFOA ed altri prodotti chimici perfluorati sono usati per produrre i rivestimenti di prodotti per cucinare termoresistenti e antiaderenti, così come per gli imballaggi per alimenti resistenti all’unto e per i vestiti resistenti alle macchie. Gli studi hanno collegato questi prodotti chimici ad una gamma di problemi di salute, che va dalla sterilità femminile ai problemi inerenti allo sviluppo e riproduzione negli animali da laboratorio. Evitare i prodotti che li contengono è il primo passo per non esserne esposti.

ACRILAMIDE

Si forma quando i carboidrati sono cucinati ad alta temperatura. L’acrilamide e i relativi metaboliti sono estremamente comuni nei prodotti americani (ma anche qui). Un’esposizione importante ha provocato cancro e problemi neurologici negli animali di laboratorio e nei lavoratori esposti. Evitarla dipende dalla scelta degli alimenti, dal loro immagazzinaggio e dalla preparazione.

MERCURIO

La fonte principale di mercurio (una potente neurotossina che può provocare danni permanenti al cervello nei bambini in giovane età o nei feti se esposti) continua ad essere il pesce contaminato. Non bisogna mangiare la maggior parte dei pesci proprio per questo motivo.

MTBE

Questo additivo della benzina è stato eliminato negli Stati Uniti a favore dell’etanolo, ma ancora può essere rilevato ampiamente nei corpi degli americani; ha contaminato molte fonti d’acqua potabile. Gli studi lo hanno collegato ad una varietà di problemi potenziali, compreso danni neurologici e riproduttivi.

 

http://articles.mercola.com/sites/articles/archive/2010/01/07/six-risky-chemicals-youre-carrying-in-your-body.aspx

Lunedì, 04 Maggio 2015 19:44

DONNE: MA QUANTO VI PIACE CHIACCHIERARE…

04-05-2015

Che alle donne piacesse parlare più che agli uomini, non è certo una novità e qualunque rappresentante di sesso maschile sarebbe pronto a giurarlo. Che le chiacchiere, però, inducessero anche una sorta di stato di euforia simile a quella indotta dall’assunzione di eroina, è il risultato di uno studio più recente. La psicologa americana, Luan Brizendine, responsabile di una clinica a San Francisco, ha dimostrato che le donne parlano tre volte più degli uomini con una media di 20 mila parole al giorno, contro le 7 mila dei maschi.
Perché questa differenza? La soluzione risiederebbe nel cervello e nella sessualità, anzi, nella combinazione di questi due fattori di diversità. L’uomo, al contrario del “sesso debole”, sarebbe più parco di parole a causa della produzione di testosterone, l´ormone sessuale maschile, che finisce per inibire le aeree del cervello deputate al linguaggio. E per chiarire meglio il concetto, la psicologa ha spiegato così questa differenza tra i sessi: “Le donne hanno un´autostrada ad otto corsie per dare libero sfogo alle proprie emozioni, mentre gli uomini possono contare su una piccola stradina di campagna”.

 

http://www.scientificamerican.com/article/women-talk-more-than-men/

http://abcnews.go.com/Technology/story?id=3348076

Lunedì, 04 Maggio 2015 19:41

I FRATELLI MINORI CRESCONO MENO.

04-05-2015

Uno studio condotto in Gran Bretagna su 14 mila famiglie ha rivelato che i fratelli minori crescono meno rispetto ai fratelli maggiori. Non solo: i figli unici sono in media 2 centimetri e mezzo più alti dei bimbi della stessa età con fratelli (maggiori o minori), a parità di condizione socio economica della famiglia. Il lavoro è stato condotto a partire dal 1990 dall´equipe di David Lawson, antropologo all’University College di Londra. Le cause di questo fenomeno potrebbero essere una maggiore ristrettezza nelle finanze della famiglia più numerosa e la competizione dei fratelli e delle sorelle maggiori. I ricercatori hanno registrato ogni anno l´altezza e altri dati di crescita dei bambini che avevano aderito a un’estesa indagine di salute pubblica del Regno Unito. In base ai risultati, sembra che la presenza di fratelli maggiori influisca in maniera negativa sulla crescita dei più piccoli più di quanto non faccia la presenza di sorelle. I maschi richiederebbero, infatti, una maggiore quantità di cibo contribuendo di più all´impoverimento della famiglia. Anche la crescita dei primogeniti risente della nascita di fratelli minori, ma in misura minore. Inoltre, superati i dieci anni di età l´effetto tende a scomparire.

 

http://news.bbc.co.uk/2/hi/health/6992852.stm

http://www.theguardian.com/science/2007/sep/13/genetics

04-05-2015

Secondo uno studio pubblicato sull’International Journal of Andrology, livelli elevati di due prodotti chimici presenti nelle urine di donne gravide sono stati collegati a comportamento meno maschile nel gioco dei loro figli diversi anni dopo la nascita. Gli ftalati, che sono usati per qualsiasi cosa di plastica, dai pavimenti in vinile alle tubazioni, saponi e lozioni, sono dominanti nell’ambiente e sempre più sono stati collegati con cambiamenti del cervello maschile in fase di sviluppo così come con difetti genitali, anomalie metaboliche e riduzione del testosterone in bambini e in adulti. Una squadra di ricercatori americani e britannici hanno proposto un questionario standard per il gioco ai genitori di 145 bambini in età prescolare. Essi hanno catalogato i tipi di giochi secondo una scala da più maschile (quali giochi di lotta ecc.) a più femminile. E’ stato identificato un dato fra i figli delle donne con le concentrazioni più elevate nella loro urina prenatale di (2-etilexil) ftalato (DEHP) e di ftalato dibutilico (DBP). In media, questi bambini presentavano un 8 per cento più lontano dall’estremità maschile della scala rispetto agli altri bambini.

 

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC2874619/

04-05-2015

Tenere un animale in casa fa bene al corpo e alla mente. E per godere in pieno di questi benefici, meglio ancora un cane di un gatto. Lo sostiene uno studio della British Psychological Society, condotto dalla dottoressa Deborah Wells del Canine Behaviour Centre presso la Queens University di Belfast. Secondo la ricercatrice, i proprietari di cani hanno più bassi livelli di colesterolo e pressione sanguigna, soffrono meno di piccoli malanni fisici e hanno minori probabilità di sviluppare seri problemi di salute. Lo studio, pubblicato sulla rivista scientifica “Health Psychology Journal”, aggiunge inoltre un dato molto importante: i cani possono in certi casi fungere da “sistemi di allarme preventivo” per patologie particolarmente gravi come cancro o epilessia.

 

http://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1348/135910706X103284/abstract

http://www.independent.co.uk/life-style/health-and-families/health-news/how-a-dogs-life-can-make-you-happier-433184.html

04-05-2015

Lo sbadiglio contagioso può essere un segno di empatia e di socialità e può rivelare molto di più che la sola soglia di noia degli esseri umani. Lo sostiene uno studio dell’Università di Leeds, condotto dalla ricercatrice in psicologia Catriona Morrison e presentato al festival della scienza dell’Associazione britannica a York. La ragione sarebbe psicologica: molti animali, infatti, sbadigliano, ma solo negli uomini e forse in qualche specie prossima all’uomo lo sbadiglio è “contagioso”. “Lo sbadiglio contagioso è un comportamento interessante”, ha sostenuto la Morrison, “perché non hai bisogno di vedere o sentire altra gente sbadigliare, ti basta leggere di uno sbadiglio e ti viene da imitarlo. Noi riteniamo che l’atto di sbadigliare implichi apprezzamento del comportamento e dello stato fisiologico dei nostri simili”, ha concluso la Morrison.
Dagli studi della ricercatrice è emerso che, sbadigliando, si attivano le stesse zone della corteccia cerebrale che entrano in funzione quando valutiamo gli altri. Dieci volontari sono stati messi in dieci stanze diverse in compagnia di un ricercatore ciascuno. Questi ultimi hanno sbadigliato dieci volte, registrando quanto contagioso fosse il loro gesto per i soggetti in sperimentazione. Poi, le “cavie” sono state sottoposte a un test per valutarne le capacità simpatetiche: il risultato ha confermato che i soggetti dotati di maggiore empatia erano anche quelli che avevano sbadigliato di più.

 

http://news.bbc.co.uk/2/hi/6988155.stm

http://www.telegraph.co.uk/news/science/science-news/3306225/Contagious-yawning-shows-more-empathy-with-other-peoples-feelings.html

04-05-2015

Le donne che vogliono avere gemelli farebbero bene a includere carne, latticini e altri prodotti animali nella loro dieta. Perché chi esclude carne e latticini dalla propria alimentazione, ha un quinto delle probabilità di poter condurre una gravidanza multipla. Lo sostiene uno studio americano realizzato dal Long Island Jewish Medical Center di New Hyde Park, nello stato di New York, e pubblicato sul Journal of Reproductive Medicine.
L’autore della ricerca, il dottor Gary Steinman, ha messo a confronto un gruppo di donne “vegan” (che escludono cioè tutti gli alimenti di origine animale dalla loro dieta) con un campione abituato a un’alimentazione a base vegetale e animale. Queste ultime, in particolare quelle che mangiano latticini, hanno fatto registrare un tasso di gravidanze gemellari cinque volte superiori alle altre. All’origine di questa differenza vi sarebbe la proteina IGF: rilasciata dal fegato degli animali in risposta all’ormone della crescita e presente nel latte, aumenta la sensibilità delle ovaie stimolando così l’ovulazione. Secondo altri studi, la stessa IGF aiuterebbe l’embrione a sopravvivere durante le prime fasi del suo sviluppo. La concentrazione di IGF nel sangue dei “vegan” è del 13% più bassa rispetto alle donne che assumono latte e derivati.

 

http://www.sciencedaily.com/releases/2006/05/060521103211.htm

http://www.eurekalert.org/pub_releases/2006-05/nsij-sft051606.php

04-05-2015

Secondo recenti valutazioni, il numero totale di americani affetti da diabete quasi si raddoppierà nei prossimi 20 anni, dai 23.7 milioni attuali ai 44.1 milioni del 2034. I costi annuali per la cura di quei pazienti si pensa salgano, quasi triplicandosi, dai 113 miliardi di dollari correnti a circa 336 miliardi. Questi dati sono approssimati per difetto, poiché sono basati sulla nozione che i livelli di obesità raggiungeranno un plateau e perfino un declino, entro il 2033. Se la realtà supererà queste valutazioni, i casi di diabete e i costi risultanti, potrebbero essere ancora più alti. Le valutazioni del passato hanno spesso sottovalutato la drammatica rapidità di sviluppo del problema. Dati del 1991 davano una proiezione di circa 11.6 milioni di americani diabetici entro il 2030. Infatti, ovvero meno della metà del numero totale di americani diabetici attuali.

 

http://care.diabetesjournals.org/content/32/12/2225

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