Angelo Ortisi

Angelo Ortisi

03-05-2015

Secondo un’email interna, la ditta AstraZeneca “ha sepolto” vari studi sfavorevoli inerenti al suo farmaco antipsicotico Seroquel. L’e-mail è stata resa pubblica a causa delle controversie sulla medicina. L’industria farmaceutica non ha divulgato i risultati di almeno tre prove cliniche sul Seroquel e ha utilizzato solo parte dei dati di uno di quegli studi per utilizzarli in una presentazione. L’azienda ha in corso circa 9.000 cause dove si sostiene che gli utenti non sono stati avvertiti correttamente che il Seroquel può causare diabete ed altri problemi di salute. Il Seroquel, che ha generato vendite per 4,45 miliardi di dollari nel 2008, è il secondo prodotto più venduto dell’azienda dopo il Nexium per il trattamento dell’ulcera.

 

http://www.bloomberg.com/apps/news?pid=newsarchive&sid=aS_.NqzMArG8

01-05-2015

Secondo una ricerca, le persone sottoposte a diete scarse in carboidrati perde peso in parte perché usa meno fruttosio, un tipo di zucchero che può essere trasformato rapidamente in grasso nel corpo. Lo studio indica che il tipo di carboidrati che viene mangiato può essere importante quanto la quantità. Anche se il fruttosio si trovato naturalmente a livelli elevati nella frutta, è aggiunto anche a molti alimenti elaborati industrialmente, particolarmente sotto forma di sciroppo d’amido ad alta percentuale di fruttosio. Per lo studio, sei individui in buona salute hanno effettuato tre differenti prove bevendo varie miscele di glucosio e di fruttosio. I ricercatori hanno trovato che il fruttosio si è trasformato molto più rapidamente in grasso corporeo e che essendo utilizzato principalmente per la prima colazione, cambia il modo di metabolizzare i grassi a pranzo.
È notevole trovare uno studio come questo che porta una certa attenzione sui pericoli di utilizzare fruttosio. Molto spesso è invece identificato erroneamente come una forma “sana” di zucchero. Se dovete perdere peso, il fruttosio è il tipo di zucchero da evitare, specialmente sotto forma di sciroppo d’amido ad alta percentuale di fruttosio (HFCS). In ogni caso, anche se non dovete perdere peso, sarebbe meglio evitare il fruttosio se desiderate rimanere in buona salute.

Mangiare + Fruttosio = Grasso

Il motivo per cui l’HFCS non è un prodotto sano è che, nel corpo umano, è metabolizzato a grasso molto più velocemente di qualunque altro zucchero. Come succede tutto ciò? Bene, la maggior parte dei grassi si formano nel fegato e quando lo zucchero entra nel fegato, esso decide se immagazzinarlo, bruciarlo o trasformarlo in grasso. Il fruttosio, bypassa questo processo e si trasforma a tutta velocità in grasso contribuendo fortemente alla sintesi di nuovi trigliceridi. Ironicamente, i prodotti stessi che la maggior parte della gente decide di utilizzare per perdere peso (alimenti a bassa percentuale di grassi dietetici) sono spesso quelli che contengono la maggior quantità di fruttosio! Anche gli alimenti “naturali” dietetici contengono spesso fruttosio come dolcificante. Oltre all’aumento di peso, mangiare troppo fruttosio provoca un aumento dei livelli di trigliceridi. In uno studio, in cui si utilizzava fruttosio i trigliceridi sono aumentati del 32%!
Un eccesso di trigliceridi non è cosa desiderabile. La ricerca degli ultimi 40 anni, ha confermato che livelli elevati di trigliceridi ematici, conosciuta come ipertrigliceridemia, incrementa il rischio di malattie cardiocircolatorie. Nel frattempo, la maggior parte delle analisi scientifiche pubblicate fin qui su questo soggetto ha trovato che il consumo di fruttosio conduce “ad un diminuito signaling al sistema nervoso centrale di 2 ormoni (leptina e insulina)”. La leptina è responsabile per il controllo dell’appetito e l’immagazzinamento dei grassi, ovvero come mandare informazioni al fegato su cosa fare col glucosio immagazzinato. Quando il corpo non sente più i segnali della leptina, l’aumento di peso, il diabete e una miriade di circostanze relative possono prendere il sopravvento.
Le più grandi contribuenti all’aumento del consumo di fruttosio sono facilmente le bibite a base di soda (la fonte numero uno delle calorie in America!), per le quali l’HFCS è il dolcificante primario. Ma l’HFCS non si trova soltanto nelle bevande zuccherate. È presente nella maggior parte degli alimenti trasformati industrialmente, persino quelli che non hanno granchè a che fare con il dolce come ketchup, minestre, condimenti per insalate, pane e cracker. Così anche se non si bevono bibite con la soda, mangiando alimenti trasformati industrialmente molto probabilmente si incrementa notevolmente il consumo di fruttosio. I dolcificanti più sicuri? Idealmente suggerisco di evitate lo zucchero, in tutte le sue forme. Ciò particolarmente per le persone in sovrappeso o affetti da diabete, ipercolesterolemia o ipertensione sanguigna. Ma se ogni tanto volete utilizzarlo, vi consiglio di sostituirlo con la stevia, una pianta che ha un potere dolcificante 300 volte superiore a quello dello zucchero.

 

http://jn.nutrition.org/content/138/6/1039          

http://articles.mercola.com/sites/articles/archive/2008/08/14/some-carbs-turn-to-fat-fast-in-your-body.aspx

http://www.sciencedaily.com/releases/2008/07/080724064824.htm

http://www.utsouthwestern.edu/newsroom/news-releases/year-2008/limiting-fructose-may-boost-weight-loss-researcher-reports.html

01-05-2015

La ricerca scientifica ha deciso di approfondire i benefici della scrittura espressiva. Scrivere di se stessi e di esperienze personali può aiutare a migliorare i disturbi dell'umore, aiutare a sopportare meglio i sintomi di malattie anche gravi, migliorare la salute dopo un attacco di cuore, ridurre la necessità di visite mediche e persino aumentare la capacità di memoria. Ora i ricercatori stanno studiando se il potere della scrittura - e della riscrittura – della propria storia personale può portare a cambiamenti comportamentali e migliorare la felicità. Il concetto si basa sull'idea che tutti noi abbiamo una narrazione personale che plasma la nostra visione del mondo e di noi stessi. Secondo gli esperti, però, la nostra voce interiore non avrebbe sempre ragione. Alcuni ricercatori ritengono che scrivendo e modificando le nostre storie possiamo cambiare la percezione di noi stessi e identificare gli ostacoli che si frappongono tra noi ed uno stato di salute e benessere migliore.
In uno studio condotto dai ricercatori di Stanford, ad esempio, agli studenti del college è stato chiesto di creare un saggio o un video in cui parlassero della propria vita universitaria e che sarebbe stato visto dagli studenti futuri. Gli studenti che hanno partecipato al progetto in seguito hanno ricevuto voti migliori rispetto a quelli di un gruppo di controllo. Un altro studio dedicato alla scrittura ha richiesto a un gruppo di coppie sposate di scrivere riguardo ai propri conflitti mettendosi nei panni di un osservatore esterno e neutrale. Tra le 120 coppie partecipanti, coloro che avevano esplorato i propri problemi grazie alla scrittura hanno mostrato un maggior miglioramento della felicità coniugale rispetto a coloro a cui non era stato richiesto di scrivere dei propri problemi.
Timothy D. Wilson, professore di psicologia dell'Università della Virginia, crede che, anche se la scrittura non può risolvere tutti i problemi, di certo scrivere può aiutare le persone ad affrontarli. Scrivere ci costringe a ricostruire tutto ciò che ci preoccupa e a trovare nuovi significati al riguardo. Così possiamo affrontare i problemi in modo più obiettivo e capire quali sono le preoccupazioni inutili e che ci fanno perdere tempo prezioso, sul sentiero di una vita più felice e rilassata.

 

http://well.blogs.nytimes.com/2015/01/19/writing-your-way-to-happiness/?nytmobile=0&_r=2

http://www-new.stanford.edu/dept/psychology/cgi-bin/drupalm/system/files/QuestionOfBelonging-1.pdf

http://web.stanford.edu/~gwalton/home/Welcome_files/FinkelSlotterLuchiesWaltonGross_PSci.pdf

 

Venerdì, 01 Maggio 2015 19:36

LA RED BULL PUO’ PROVOCARE ICTUS.

01-05-2015

Solo una lattina della popolare bevanda energetica Red Bull può aumentare il rischio di attacco cardiaco o ictus. L’effetto è stato visto anche nei giovani. La bevanda ricca in caffeina induce il sangue a diventare più viscoso, condizione che precede i problemi cardiovascolari come l’ictus. Un’ora dopo avere bevuto Red Bull, si verificano le anomalie del sangue analoghe a quelle previste per un paziente con una malattia cardiovascolare. Red Bull è vietato in Norvegia, Uruguay e Danimarca a causa dei rischi per la salute. Le bevande energetiche negli ultimi anni stanno incrementando notevolmente le vendite e hanno sorpassato l’acqua in bottiglia come categoria maggiormente in crescita nel commercio delle bevande. Non meno di 3.5 miliardi di lattine di Red Bull sono state vendute l’anno scorso in 143 paesi del mondo. Tuttavia ad intervalli saltuari si ripresentano domande sulla sicurezza di Red Bull, come pure per le altre bevande energetiche. Quando si analizza il contenuto di una di queste lattine, notiamo che gli ingredienti principali sono caffeina e zucchero (sotto forma di glucuronolattone, saccarosio e glucosio). E’ evidente che la bevanda energetica vi fornirà un picco rapido di energia. Tuttavia, non essendo un effetto duraturo si tende a berne varie di seguito. L’effetto è paragonabile a quello di una tazza di caffè o ad una bibita tipo soda e quando l’azione del contenuto comincia a calare inizia a subentrare una sensazione di letargia che spinge l’individuo a ricercare un’altra lattina per “ricaricare le pile”. Questo diventa un circolo vizioso che piace molto ai produttori.
Nei bar sta diventando sempre più popolare mescolare le bevande energetiche con alcool, ovvero unire uno stimolante con un depressivante. L’effetto di questo mix è sconosciuto, ma i ricercatori dicono che sovraccaricando l’organismo con stimolanti e depressivanti pesanti si potrebbe sviluppare uno scompenso cardiaco e secondo le notizie precedenti circa i risultati mortali di questa miscela, sappiamo che non è solo una teoria. Paesi come la Francia e la Danimarca hanno vietato le vendite di Red Bull dopo una serie di decessi capitati a persone che avevano assunto il prodotto mescolato con alcol. La marca Red Bull è persino entrata nella letteratura scientifica. Il giornale Medicine, Science, and Law ha pubblicato un articolo nel 2001 sugli effetti dell’alcool e di Red Bull mescolati anche ad un altro stimolante: l’efedra. Risultato? Psicosi acuta. E sul Journal of the Clinical Autonomic Research Society, un’inchiesta italiana ha analizzato un caso di ”sindrome da tachicardia posturale (POTS) connessa con una reazione vasovagale”, registrato in un giovane giocatore di pallavolo dopo un’eccessiva assunzione di Red Bull. Anche per l’alcool, non suggerisco affatto di berlo. Si sa che l’alcool è una neurotossina, ovvero è in grado di avvelenare il vostro cervello e un quantitativo elevato anche di vino aumenta i livelli dell’insulina accelerando il rischio di diabete e di altre malattie croniche.

 

http://www.reuters.com/article/2008/08/15/us-australia-redbull-idUSSYD5846120080815

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/11693229?ordinalpos=3&itool=EntrezSystem2.PEntrez.Pubmed.Pubmed_ResultsPanel.Pubmed_RVDocSum

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/18682891?ordinalpos=1&itool=EntrezSystem2.PEntrez.Pubmed.Pubmed_ResultsPanel.Pubmed_RVDocSum

01-05-2015

Che mangiare nei fast food non faccia bene alla salute non è una novità: i pasti serviti contengono cibo di scarsa qualità e spesso gli ingredienti con cui vengono preparati hanno poco a che fare con il vero cibo di cui il nostro organismo ha bisogno. Anche le pietanze che all’apparenza possono sembrare più “sicure” nascondono segreti culinari a dir poco raccapriccianti. Ad esempio le patatine fritte di McDonald’s non contengono solo patate e olio di cottura, ma altri 14 ingredienti artificiali! Grazie ad un’inchiesta condotta da Grant Imahara – giornalista televisivo e conduttore di MythBuster – l’America ha recentemente scoperto la “salata” verità! L’aspetto curioso di questa vicenda è che Grant Imahara ha realizzato questo reportage non per denuncia, ma in una sorta di operazione trasparenza voluta dalla stessa McDonald’s per sfatare dicerie e leggende metropolitane circa la qualità del cibo servito nei locali della catena!
Grant Imahara non ha fatto altro che recarsi con una troupe in uno degli stabilimenti che servono il marchio per seguire la preparazione delle patatine fritte, il piatto più venduto al mondo da McDonald’s. Ha così scoperto che le patatine, dopo essere state raccolte, pulite, affettate e scottate, vengono immesse in un macchinario, che ha il compito di renderle tutte della stessa dimensione dando loro la classica forma a bastoncino. Nel passaggio successivo vengono irrorate con una miscela di oli vegetali (colza, soia e soia idrogenata) e con i seguenti aromi: sapore di manzo (quindi non sono un piatto per vegetariani), grano idrolizzato (perciò contengono anche glutine), latte idrolizzato, acido citrico e polidimetilsilossano (sostanza appartenente alla famiglia del silicone) che serve per proteggere le patatine dalle alte temperature ed evitare quindi che brucino; vengono aggiunti inoltre terz-butil-idrochinone (composto chimico che serve da conservante), destrosio (uno zucchero che farà mantenere alle patate il tipico colore dorato) e – ovviamente - sale. Una volta terminata tale operazione, le patatine vengono sottoposte a rapido congelamento e impacchettate per essere spedite nei vari fast food, dove verranno fritte una seconda volta prima di essere servite.
Attenzione: in Europa (fortunatamente?) la situazione è leggermente diversa. Grazie ad una regolamentazione più rigida del settore alimentare, da noi gli ingredienti si riducono a 7: gli oli di frittura non idrogenati sono 2 (colza e girasole) e ad essi viene aggiunto l’E900 (un antischiumante); nelle french fries europee troviamo poi destrosio, difosfato disodico (che le mantiene dorate) e sale. Come tiene a precisare Tommaso Valle, direttore di comunicazione McDonald’s Italia, da noi non vengono aggiunti derivati animali (il sapore di manzo) e ingredienti contenenti glutine. Una consolazione magra per uno dei piatti più grassi che si possano ordinare. Una porzione media contiene infatti 340 kcal, 4 gr di proteine, 41 gr di carboidrati, 0,8 gr di sale e ben 17 gr di lipidi (pari al 25% della quantità giornaliera che un adulto dovrebbe assumere).

 

https://www.youtube.com/watch?v=el0EDgyO39w

01-05-2015

Più dei chili di troppo è la quantità di zuccheri e i relativi picchi di insulina a determinare un aumento del rischio di insorgenza del tumore al seno. A dirlo è uno studio dell'Albert Einstein College of Medicine di New York pubblicato su Cancer Research. Howard Strickler, epidemiologo che ha curato lo studio, spiega: “lo squilibrio metabolico è alla base di un aumentato rischio dell’84% di sviluppare il tumore al seno, nelle donne già in menopausa”. A confermare la maggiore importanza della concentrazione di zuccheri piuttosto dei chili in eccesso è il fatto che la stessa evidenza è stata riscontrata anche nelle donne magre. Sulla stessa rivista, un team dell'Imperial College di Londra guidato da Marc Gunter ha analizzato i dati tratti da 3.327 donne non diabetiche iscritte nel registro del Women Health Initiative, uno studio a lungo termine che mira a studiare le cause più comuni di morte, invalidità e scarsa qualità di vita nelle donne (50-79 anni) già entrate in menopausa. All'interno del campione, 497 persone hanno ricevuto una diagnosi di tumore al seno nel corso di circa 8 anni di follow up. I ricercatori hanno scoperto che le donne in sovrappeso e non in grado di rispondere al segnale innescato dall'ormone mostravano un rischio più alto di sviluppare il cancro al seno rispetto alle coetanee in sovrappeso, ma rispondenti all'insulina.
Sempre più spesso la resistenza all'insulina viene riscontrata in persone apparentemente in forma, ma che sono in realtà affette da sindrome metabolica. “Si tratta di una patologia caratterizzata dall’aumento della circonferenza addominale (più di 88 nelle donne, più di 96 nell’uomo), dall’ipertensione arteriosa, dall’elevata concentrazione di trigliceridi nel sangue (più di 150 milligrammi per decilitro), da bassi livelli di colesterolo 'buono' HDL (45 e 50 i valori 'soglia', per uomo e donna) e dall’aumento della glicemia a digiuno (oltre 100). Si fa una diagnosi quando sono presenti almeno tre di queste caratteristiche. La sindrome metabolica aumenta il rischio di cancro: più alta è la circonferenza addominale, più probabilità ci sono che le cellule dei muscoli e del fegato non 'rispondano' all’insulina. In queste condizioni un tumore trova terreno fertile per proliferare”, spiega Antonio Moschetta, docente di medicina interna all’Università degli Studi di Bari.

 

http://www3.imperial.ac.uk/newsandeventspggrp/imperialcollege/newssummary/news_16-1-2015-15-18-44

http://oncozine.com/profiles/blogs/postmenopausal-breast-cancer-risk-may-increase-in-metabolically-u

 

01-05-2015

Non si è soliti ammetterlo, ma uno dei principali effetti dell’esplosione dei servizi online nella vita di tutti giorni è stato il moltiplicarsi dell’offerta per adulti. Venuti meno i paletti dovuti alla vergogna di doversi recare in edicola per acquistare una rivista hard, la fruizione dei contenuti porno è diventata a portata di click, lontana da giudizi e sguardi indiscreti. Stando a uno studio condotto in Germania, però, l’aumentato ricorso degli ultimi anni avrebbe degli effetti negativi sulle normali attività del cervello. La ricerca, pubblicata su JAMA Psychiatry e per la verità limitata a un campione piccolo di soggetti, ha voluto verificare se vi fosse un collegamento tra consumo di materiali pornografici, dimensioni e funzionalità del cervello. E i risultati sembrano essere, per quanto preliminari, del tutto preoccupanti: un abuso di materiali per adulti potrebbe essere d’intralcio al normale mantenimento dell’area dell’encefalo deputata alla soddisfazione.
I ricercatori hanno analizzato 64 uomini dai 21 ai 45 anni, i quali – tramite questionario – hanno confermato di ricorrere a media pornografici per diverse ore alla settimana. Con l’aiuto della risonanza magnetica, si è quindi verificata la reazione del cervello all’esposizione a immagini per adulti, per capire quale area fosse coinvolta. Dall’indagine è emersa una significativa associazione negativa tra il consumo di pornografia e la materia grigia del caudato destro, così come della funzionale connettività della corteccia dorsolaterale prefrontale sinistra. Si tratterebbe di regioni particolarmente attive quando le persone vengono esposte al normale stimolo erotico, perché legate alla soddisfazione. Negli uomini che usufruiscono di troppi contenuti per adulti, tuttavia, tale attivazione è inferiore, si ipotizza per una sorta di assuefazione allo stesso stimolo.
Al momento, però, non vi sono indicazioni sufficienti per elaborare delle linee guida precise sul consumo di certe forme di intrattenimento privato, anche perché ulteriori studi si renderanno necessari. Oltre al bisogno di verificare queste scoperte su un campione decisamente più ampio, interessante sarà vagliare se si tratti di una condizione reversibile: rimuovendo l’abuso, il cervello ripristina le sue normali funzionalità? Nel frattempo, vale sempre il principio cautelativo: meglio non esagerare.

 

http://archpsyc.jamanetwork.com/article.aspx?articleid=1874574

01-05-2015

Il Triclosano è una sostanza chimica antibatterica utilizzata in una vasta gamma di prodotti di consumo. Nonostante l’uso diffuso di questa sostanza chimica, è importante soffermarsi su domande inquietanti inerenti ai suoi potenziali effetti dannosi, soprattutto per i bambini. La struttura chimica del triclosano è simile agli ormoni tiroidei e ai bifenili policlorurati (PCB), consentendogli di legarsi ai recettori degli ormoni tiroidei. La ricerca ha dimostrato che il triclosano può alterare la regolazione ormonale e può interferire con lo sviluppo fetale. E’stato suggerito anche un aumentato di rischio di cancro. I batteri esposti al triclosano possono diventare resistenti agli antibiotici. In uno studio recente, tracce di triclosano, triclocarbano, e butil-paraben sono state trovate nelle urine di donne in gravidanza e nel sangue del cordone ombelicale dei neonati.

 

http://www.scientificamerican.com/article/disinfectant-causes-reproductive-problems-in-mice/

http://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0890623814001920

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/24971846

http://journals.plos.org/plosmedicine/article?id=10.1371/journal.pmed.1001700

Venerdì, 01 Maggio 2015 19:25

SE CORRI AL FREDDO DIMAGRISCI DI PIU’.

01-05-2015

Correre in strada o in mezzo alla natura sembrerebbe un’attività da relegare al periodo estivo. Non è così e a dirlo ci pensa uno studio inglese pubblicato sulla rivista Obesity Reviews che parla di come fare running in inverno e in generale nei mesi più freddi faccia dimagrire molto di più che correre in estate. Ma perché questo? D’estate la termogenesi, il processo metabolico che ci porta a bruciare calorie per darci energia, è più lento. Ad alte temperature insomma il metabolismo sarà più lento. Se si corre nel parco con il freddo, al contrario, l’effetto che si ottiene è quello di costringere il corpo a riscaldarsi durante la corsa dovendo sconfiggere temperature più basse. Il risultato quindi è una spinta del metabolismo che brucerà più calorie e quindi porterà ad un maggior dimagrimento.
Questa la notizia che arriva da oltre Manica. La quantità di sudore che produciamo, quindi, a dispetto di quello che la maggior parte delle persone pensa, non è indicativa delle calorie bruciate. Insomma, non è vero che più sudiamo più bruciamo. A parlarne è il dott. Michelangelo Giampietro, docente di scienza dell’alimentazione applicata alle discipline sportive alle Università di Roma, La Sapienza, Modena e Reggio Emilia: “Molti, sbagliando, sono convinti che sia vero l’esatto contrario e sposano la seguente equazione: più fa caldo più sudo, e più sudo più smaltisco i chili di troppo. Se fosse vero potresti startene in poltrona con il riscaldamento al massimo in inverno – seguita il professore – o con le finestre chiuse d’estate. Sudare sette camicie, sì, ti fa perdere peso, ma questo calo è legato solo a una sottrazione di liquidi dovuta alla sudorazione, per cui il tuo fisico riprenderà in breve quello che ha perso”.
A conferma del ragionamento sopra esposto arriva quindi anche questo studio che dimostra come correre nel parco in inverno pieno, al freddo, aiuti a perdere molto più peso rispetto a compiere la stessa operazione in estate. Una raccomandazione però è di dovere: fare jogging al freddo è pur sempre un rischio per la salute. Se decidiamo quindi di andare a fare una bella corsetta nel parco quando il termometro segna una temperatura vicina allo zero, ricordiamoci di vestirci adeguatamente e coprirci bene per evitare di beccarci un malanno!

 

http://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1111/j.1467-789X.2010.00851.x/abstract

01-05-2015

Solo pochi pediatri valutano i bambini per autismo e disordini simili (ASD), possibilmente dovuto a mancanza di familiarità con le giuste metodiche di screening. Uno studio su più di 250 pediatri del Maryland e Delaware ha trovato che, mentre l’82 per cento testa i loro pazienti per problematiche inerenti in generale a ritardi di sviluppo, soltanto l’8 per cento regolarmente esegue test per ASD. La maggior parte di questi medici non conosceva le metodiche valutative. Lo screening è importante perché un ritardo nella diagnosi e nel trattamento conduce spesso a risultati più scarsi per i bambini con disordini inerenti allo sviluppo. Un pò più di cinque su 1.000 bambini sono affetti da autismo, secondo il CDC, anche se è quattro volte più probabile che i ragazzi siano autistici rispetto alle ragazze.
Purtroppo l’evidenza che la maggior parte dei pediatri che esercitano la professione medica convenzionale semplicemente non conoscono l’autismo, è abbastanza evidente. Oltre a non sapere della presenza e degli effetti devastanti del thimerosal (prodotto a base di mercurio) nei vaccini, molti non sanno neppure diagnosticare la malattia. Fortunatamente, i tassi di autismo stanno diminuendo grazie alla rimozione del thimerosal da molti vaccini dell’infanzia. Non lo dirò mai abbastanza: se siete un genitore, impedite in tutti i modi che il vostro bambino assuma un vaccino contenente thimerosal, comprese le inutili vaccinazioni antinfluenzali, ancora addizionate con mercurio. Il collegamento fra autismo e vaccini non è certamente nuovo. Infatti, testimonianze di questo collegamento le abbiamo da almeno quindici anni. Pochi anni fa, uno studio che ha rivisto i dati dei Centers for Disease Control (CDC) e la Prevention’s Vaccine Data Link ha concluso che i bambini che subiscono vaccini contenenti thimerosal sono 27 volte più predisposti a sviluppare autismo rispetto ai bambini non vaccinati. Ciò significa un aumento del 2.700%. I numeri non sbagliano. Ci sono molte ragioni per cui un veleno tossico come il mercurio causerebbe questo tipo di danni neurologici. L’esposizione al mercurio può causare problemi devastanti di salute, fra cui:

• Sclerosi Multipla.
• Disordini Del Sistema Nervoso Centrale.
• Autismo.
• Morbo di Alzheimer.

Naturalmente i vaccini non sono l’unico fattore che causa l’autismo. Sono solo il più importante. Qualunque sia la causa però, ci sono molte semplici strategie da applicare che possono fornire un miglioramento enorme in questi bambini. La prima da applicare è un miglioramento radicale della dieta. Molti genitori informati impostano una dieta senza glutine e caseina (GF/CF) per il loro bambino notando subito un miglioramento. Tuttavia, la maggioranza nota profondi cambiamenti nei bambini quando vengono rimossi dalla loro dieta cereali come grano, riso e mais nonché le patate.

 

http://journals.lww.com/jrnldbp/pages/articleviewer.aspx?year=2006&issue=04002&article=00006&type=abstract

http://www.cdc.gov/mmwr/preview/mmwrhtml/mm5517a3.htm

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