Angelo Ortisi

Angelo Ortisi

03-05-2015

Ci sarebbe un nesso fra l'insorgenza del glioma, un cancro del cervello, e l'utilizzo della pillola anticoncezionale. Secondo uno studio condotto dai ricercatori dell'Odense University Hospital e dell’University of Southern Denmark e pubblicato sul British Journal of Clinical Pharmacology, l'uso del contraccettivo ormonale esporrebbe le donne a un aumento del rischio di cancro cerebrale. I ricercatori hanno analizzato i dati relativi a 319 donne che hanno ricevuto una diagnosi di glioma, confrontandoli con quelli di altre 2.126 donne sane. Tutte avevano fra i 15 e i 19 anni. Fra quelle che avevano fatto uso della pillola anticoncezionale si registrava un aumento del 50 per cento delle probabilità di ammalarsi di cancro rispetto alle altre. Il rischio era maggiore del 90 per cento se l'assunzione si prolungava per almeno 5 anni. I maggiori indiziati sono i contraccettivi a base di progesterone, che aumenterebbero il rischio di 3 volte. Il pericolo più frequente è quello di insorgenza del glioblastoma multiforme, il tipo di tumore cerebrale primario più aggressivo. Il progesterone è noto per aumentare la proliferazione delle cellule del glioma ad alto grado, chiamati in laboratorio astrocitomi. Secondo le ipotesi, l'ormone aumenta i livelli dei fattori di crescita, sostanze naturali che stimolano la riproduzione cellulare. Gli scienziati, tuttavia, sostengono che c'è ancora molto da capire riguardo i meccanismi che vengono innescati dall'assunzione dei progestinici. E in ogni caso, ricordano, si tratta di un aumento delle probabilità rispetto a un evento di per sé molto improbabile com'è il caso dello sviluppo del glioma.

 

http://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1111/bcp.12535/abstract

http://consumer.healthday.com/women-s-health-information-34/birth-control-news-62/use-of-the-pill-tied-to-higher-risk-for-rare-brain-cancer-695691.html

http://www.eurekalert.org/pub_releases/2015-01/w-luo012015.php

http://www.telegraph.co.uk/news/science/science-news/11361250/Taking-contraceptive-pill-for-five-year-doubles-risk-of-brain-tumour-warn-scientists.html

03-05-2015

Prove storiche indicano che la troppa aspirina ha contribuito agli alti tributi di morte durante la pandemia influenzale del 1918-1919. Attualmente la maggior parte delle cause di morte per influenza sono dovute a polmonite. I decessi da influenza nel 1918 erano attribuibili alle complicazioni polmonari, potenzialmente causate da un’assunzione esagerata di aspirina. L’aspirina è stata ampiamente prescritta durante la “spagnola” del 1918, ma un’assunzione esagerata avrebbe condotto a patologie da tossicità all’aspirina. Il risultato è un accumulo di liquido ed emorragia nei polmoni che possono condurre a morte per complicazioni respiratorie.

 

http://www.emaxhealth.com/1020/39/33991/warning-too-much-aspirin-caused-1918-flu-deaths.html

http://articles.mercola.com/sites/articles/archive/2009/10/24/too-much-aspirin-caused-1918-flu-deaths.aspx

Domenica, 03 Maggio 2015 19:03

I MIRTILLI ABBASSANO LA PRESSIONE SANGUIGNA.

03-05-2015

Solo una tazza di mirtilli al giorno potrebbe essere la chiave per ridurre la pressione sanguigna e rigidità arteriosa, condizioni associate alle malattie cardiovascolari. “I nostri risultati suggeriscono che il consumo regolare di mirtilli potrebbe potenzialmente rallentare il decorso della preipertensione verso l’ipertensione, riducendo quindi il rischio di malattie cardiovascolari”, ha detto Sarah A. Johnson, direttore del Center for Advancing Exercise and Nutrition Research on Aging (CAENRA) e postdottoranda presso il Department of Nutrition, Food and Exercise Sciences at Florida State University. Johnson ed il suo team sono autori dell’articolo “Il consumo quotidiano di mirtilli migliora la pressione sanguigna e la rigidità arteriosa nelle donne in postmenopausa con pre-ipertensione”. Lo studio è stato pubblicato nel Journal of the Academy of Nutrition and Dietetics.
Johnson, nella sua ricerca, si è interessata allo studio degli alimenti funzionali – alimenti che hanno un impatto positivo sulla salute al di là della nutrizione di base – per verificare come essi possono prevenire e invertire i risultati negativi per la salute, in particolare nelle donne in postmenopausa. “Le malattie cardiovascolari sono la principale causa di morte negli Stati Uniti,” ha spiegato la ricercatrice. ”La menopausa aumenta il rischio di malattie cardiovascolari. I nostri risultati suggeriscono che l’aggiunta d mirtilli alla dieta, può attenuare gli effetti cardiovascolari negativi che spesso si verificano a seguito della menopausa”.
Nel corso di un periodo di otto settimane, 48 donne in postmenopausa con pre-ipertensione, sono state assegnate in modo casuale a ricevere 22 grammi di mirtilli liofilizzati o l’equivalente di una tazza di mirtilli freschi o 22 grammi di un placebo in polvere.Le partecipanti, nel frattempo, hanno continuato la loro normale routine di dieta ed esercizio fisico. All’inizio dello studio, il team ha misurato la pressione sanguigna delle partecipanti e la loro rigidità arteriosa e selezionato i biomarcatori nel sangue. Alla fine delle otto settimane, le partecipanti che hanno ricevuto mirtilli liofilizzati hanno dimostrato una riduzione di 7 mmHg (5,1 per cento) della pressione sistolica e una riduzione di 5 mmHg della pressione diastolica (6,3 per cento). Inoltre, le partecipanti hanno avuto anche una riduzione media del 6,5 per cento di rigidità arteriosa.
I ricercatori hanno scoperto che l’ossido nitrico, un biomarker del sangue noto per essere coinvolto nella dilatazione dei vasi sanguigni, è aumentato del 68,5 per cento, nel gruppo delle partecipanti trattate con mirtilli. “Questo risultato è molto importante”, ha detto Johnson,” perché la rigidità arteriosa e il restringimento dei vasi sanguigni sono un parte dell’ ipertensione. Inoltre, l’ aumento di ossido nitrico aiuta a spiegare la riduzione della pressione sanguigna”. Precedenti studi sui mirtilli hanno mostrato effetti positivi dei mirtilli,sui fattori di rischio cardiovascolare, tra cui la pressione arteriosa, ma tutti hanno incluso grandi quantità di consumo di mirtillo in polvere, da 50 grammi a 250 grammi. Circa 250 gr di mirtilli liofilizzati si traducono in 11 tazze di mirtilli che sicuramente non sarebbe realistico consumare in maniera regolare.

 

http://www.eurekalert.org/pub_releases/2015-01/fsu-bs010815.php

 

03-05-2015

L’infiammazione cronica è associata con la sindrome metabolica. La curcumina, l’ingrediente attivo nella spezia curcuma, è uno dei più potenti antinfiammatori in natura. Dopo aver assunto curcumina per otto settimane, le persone con sindrome metabolica avevano livelli minori di infiammazione e di zucchero nel sangue.

 

http://www.clinicalnutritionjournal.com/article/S0261-5614%2815%2900002-3/abstract

http://www.reuters.com/article/2015/01/28/us-health-inflammation-curcumin-idUSKBN0L12LX20150128?feedType=RSS&feedName=healthNews

03-05-2015

Studi recenti confermano che le calorie non sono tutte uguali. Gli zuccheri aggiunti, e il fruttosio industriale, sono molto più dannosi di altri carboidrati. Il fruttosio peggiora i livelli di insulina e riduce la tolleranza al glucosio, che è una causa di pre-diabete. Essa provoca anche il deposito di grasso nocivo e promuove condizioni nocive alla salute in generale, come l’infiammazione e l’ipertensione. Una volta raggiunto il 18 per cento delle calorie giornaliere con lo zucchero, si instaura un aumento di due volte del danno metabolico che favorisce il pre-diabete e il diabete: le attuali linee guida dietetiche sono un disastro e favoriscono le malattie croniche.

 

http://time.com/3687808/this-is-the-number-1-driver-of-diabetes-and-obesity/#3687808/this-is-the-number-1-driver-of-diabetes-and-obesity/

http://jn.nutrition.org/content/early/2014/12/10/jn.114.202531.abstract?sid=85182fd2-bab1-41aa-a3ed-17c8aaf6a01a

http://unews.utah.edu/news_releases/fructose-more-toxic-than-table-sugar-in-mice/

http://www.reuters.com/article/2015/01/06/us-usa-health-cornsyrup-idUSKBN0KF03820150106?feedType=RSS&feedName=healthNews

03-05-2015

D’inverno è senz’altro piacevole tornare a casa e trovare l’ambiente bello caldo. Ma avete mai pensato che i termosifoni se regolati su temperature troppo alte e utilizzati in maniera sconsiderata possono in realtà danneggiarci? Se notate che in inverno la vostra pelle è secca, opaca o giallastra e i vostri capelli sfibrati potrebbe essere colpa proprio dei riscaldamenti, soprattutto se la temperatura supera i 23 gradi (c’è chi arriva ad accendere il termostato addirittura a 30 gradi, ovvero la temperatura che si registra in un giorno d’estate).
Anche le labbra risentono di temperature troppo alte e per questo (visto anche lo sbalzo termico che c’è tra l'interno e l'esterno di case, negozi e uffici) si screpolano e rompono ai lati. In questo caso bisogna resistere alla tentazione di passarci sopra la lingua per avere sollievo perché in questo modo si va a peggiorare la situazione. Consigliabile invece procurarsi un buon burro di cacao o autoprodurselo in casa. Ma probabilmente a soffrire di più durante l’inverno gli sbalzi di temperatura sono le mani molto esposte rispetto ad altre parti del corpo. Non fate l’errore di mettere le mani gelide sui termosifoni caldi (anche se la cosa è davvero allettante a volte!). Riscaldare la pelle troppo in fretta è una delle cause principali della comparsa di geloni o dolori alle mani. Anche la pelle del viso risente di temperature troppo alte e bassa umidità seccandosi facilmente e andando incontro a piccole infezioni. Come spiega la dermatologa Emma Wedgeworth: “Pensate alla pelle come a un muro di mattoni, una barriera contro l'ambiente. Quando la pelle è secca, si sviluppano crepe in questo muro. Agenti irritanti possono entrare e fuoriesce l’acqua”.
Non sono esenti da questi problemi neppure gli occhi che possono iniziare a lacrimare facilmente, prudere o arrossarsi proprio a causa della secchezza degli ambienti. L’utilizzo di lenti a contatto poi aggrava la situazione. Anche in questo caso si possono utilizzare dei semplici rimedi naturali come ad esempio gli impacchi di camomilla da ripetere anche più volte nel corso della giornata. Ottima anche l’eufrasia, una pianta specifica per i problemi oculari con la quale si realizzano anche dei colliri naturali che si trovano facilmente in farmacia ed erboristeria. Il consiglio generale comunque, se volete evitare questi inconvenienti, è di regolare il termostato del vostro riscaldamento ad una temperatura di 20° (se lo avete centralizzato dovrete ovviamente sentire il parere degli altri condomini). Molto importante poi posizionare l’acqua negli appositi contenitori da mettere sui termosifoni in modo che l’aria non sia troppo secca.

 

http://www.dailymail.co.uk/femail/article-2896482/Are-radiators-ruining-looks-reason-hair-lifeless-skin-dull-sallow-winter.html

03-05-2015

Precedenti ricerche hanno dimostrato che mangiare noci può favorire la funzione cognitiva, aumentare la capacità di elaborazione delle informazioni e favorire la memoria. Ora, uno studio condotto da David Geffen e Lenor Arab, autore principale, presso la School of Medicine dell’Università della California, conferma: ”La funzione cognitiva di adulti che hanno partecipato allo studio e consumato noci, è di gran lunga superiore a quella di persone che non hanno consumato noci, indipendentemente dall’età, sesso o etnia”.
Questo studio rappresenta la prima grande analisi sull’associazione tra il consumo di noci e la funzione cognitiva ed è anche l’unico studio che include tutti i dati conoscitivi disponibili, provenienti dalle indagini del National Health and Nutrizional Examination ( NHANES). Le indagini NHANES attingono da un grande campione di popolazione degli Stati Uniti. Lo studio ha incluso partecipanti di 20/50/60 anni ed oltre. Il team di ricerca ha scoperto che i partecipanti allo studio che hanno consumato noci, hanno prodotto migliori risultati nella soluzione di sei test cognitivi. Il Dr.Arab dice: ”E’ emozionante toccare con mano la forza dell’evidenza che conferma i risultati di studi precedenti sugli animali, sui benefici neuroprotettivi derivanti dal consumo di noci. Si tratta di un beneficio reale: basta meno di una manciata di noci al giorno, circa 13 g”.
Lo studio aggiunge nuove prove alle ricerche precedenti, sull’associazione tra consumo di noci e riduzione del deficit cognitivo e salute generale del cervello che comprende l’estensione dei possibili effetti benefici alla riduzione o prevenzione della progressione della malattia di Alzheimer. Le condizioni che influenzano la memoria e la demenza, come l’Alzheimer, rappresentano una crescente preoccupazione. Secondo i dati dell’OMS, il numero di nuovi casi di Alzheimer ogni anno è di circa 7,7 milioni in tutto il mondo ed il numero di persone affette da demenza è stimato intorno ai 35,6 milioni in tutto il mondo. Si prevede che questo numero possa raddoppiare entro il 2030 e triplicare nel 2050.
Ci sono numerosi principi attivi nelle noci che contribuiscono alla protezione delle funzioni cognitive, come l’elevato contenuto di antiossidanti, la combinazione di numerose vitamine e minerali. Inoltre, le noci rappresentano l’unico frutto a guscio ricco di una quantità significativa di alfa-linoleico (ALA), un acido grasso omega-3 di origine vegetale che offre benefici per la salute del cuore e del cervello. ”Non capita tutti i giorni di poter tradurre una ricerca in un semplice consiglio: aggiungete una mangiata di noci al giorno alla vostra dieta se volete migliorare significativamente la vostra salute cognitiva” ha concluso il Dr. Arab.

 

http://www.eurekalert.org/pub_releases/2015-01/es-nur012115.php

03-05-2015

Siete tra coloro che avvertono un formicolio alla mano quando rifanno il letto? Attenzione, potrebbe essere la "paralisi della casalinga" o, meglio, la "paralisi da lenzuolo". Si tratta di una patologia scoperta recentemente da un gruppo di neurologi del Wake Forest Baptist Medical Center del North Carolina, che colpisce le persone che compiono gesti ripetitivi con gli arti, come appunto le casalinghe, che dedicano molto tempo alla cura della casa. Il nome deriva da un caso clinico che ha suscitato l'attenzione dei ricercatori per uno studio più approfondito, pubblicato sul Journal of Clinical Neuromuscular Disease: una casalinga di 73 anni si era lamentata con il suo medico per alcuni dolori che avvertiva quando tirava il lenzuolo per rifare il letto. Inizialmente sentiva delle punture di spillo e un certo formicolio, che passavano scuotendo la mano, fino a quando un giorno si è ritrovata con l'impossibilità di muovere il pollice, perché completamente privo di sensibilità. Visti i sintomi, in un primo momento, il medico che aveva in cura la signora, la dottoressa Mary Lyles, ha pensato al tunnel carpale, ma poi, vedendo che la paziente aveva difficoltà persino ad allacciare le scarpe e i bottoni, le ha prescritto un esame neurologico ed un'ecografia alla mano.
"L'ecocolordoppler ad alta risoluzione ha mostrato la presenza di un'arteria mediana persistente in cui il sangue scorreva a livello dell'avambraccio ma non al polso, dove si trovava vicino al nervo mediano rigonfio e traumatizzato – ha spiegato il dottor Francis Walker, il neurologo che l'ha visitata. L'arteria di solito scompare dopo la nascita, ma persiste in un 5 per cento circa della popolazione". E un movimento ripetitivo, come i piegamenti del polso, provoca un insolito trauma all'arteria, una sorta di piccolo "ictus", che causa debolezza e formicolio perché il nervo mediano viene danneggiato. Dopo essere stata sottoposta ad un intervento chirurgico per ridurre la pressione sul nervo, la donna ha impiegato circa un anno per riacquistare la completa sensibilità del pollice. La paralisi da lenzuolo è, dunque, una forma più complessa di tunnel carpale che colpisce i soggetti con arteria mediana persistente. Tuttavia, non riguarda soltanto le casalinghe, ma anche le cameriere d'hotel, che passano molto tempo a rifare i letti, e persino i giocatori di basket, che eseguono movimenti ripetitivi del polso, e chi solleva i pesi.

 

http://www.sciencedaily.com/releases/2012/11/121108181919.htm

http://www.wakehealth.edu/News-Releases/2012/Is_Housework_a_Health_Hazard__Sheet-Fitting_Palsy_Described_by_Wake_Forest_Baptist_Physicians.htm

03-05-2015

I bambini le cui madri hanno utilizzato frequentemente i telefoni cellulari durante la gravidanza sono più facilmente affetti da problemi di comportamento, specie se i bambini stessi li utilizzano. Un gruppo di scienziati ha valutato un gruppo di più di 13.000 bambini, compresa la loro fase gestazionale. Quando i bambini hanno raggiunto i 7 anni, è stato chiesto alle madri di compilare un questionario circa l’uso del telefono cellulare in gravidanza e l’uso da parte dei bambini, così come sul comportamento e salute dei loro figli. I bambini con esposizione prenatale e postnatale al telefono cellulare avevano un 80% di probabilità in più di avere problemi emotivi, problemi di comportamento, iperattività, o problemi con gli altri bambini. I bambini esposti soltanto prenatalmente avevano una maggiore probabilità di problemi di comportamento confrontati a quelli esposti solo dopo la nascita, ma minore rispetto a quelli con esposizione pre e post natale. Questo studio è allarmante. Un aumento dell’80% nei problemi di comportamento è molto pesante e le madri che utilizzano i telefoni cellulari non sono da ritenere genitori molto attenti. Il fatto che i feti “in utero” presentino un aumento significativo dei problemi di comportamento, suggerisce che ci possa essere qualcosa di più da scoprire.
Il National Research Council degli Stati Uniti ha raccomandato a numerosi ricercatori di studiare i bambini e le donne gravide per determinare se i telefoni cellulari o altri dispositivi senza fili potessero causare danni alla salute. La maggior parte degli studi sui telefoni cellulari finora ha osservato soltanto gli effetti a breve termine su adulti in buona salute ed il Consiglio ha notato che, “anche se non si sa se i bambini siano più suscettibili all’esposizione alle RF, possono essere a maggior rischio a causa dei loro organi in fase di sviluppo”. Ciò che preoccupa di più, inoltre, è che questa generazione di bambini è la prima nella storia ad essere esposta alle onde radio sin dal loro concepimento. E non ci sono solo i telefoni. Queste onde radio sono letteralmente dappertutto, trasmettendo segnali a tutte le apparecchiature della tecnologia wireless! Ciò significa un’esposizione senza precedenti e purtroppo i nostri bambini sono le cavie. Le radiazioni elettromagnetiche dei telefoni cellulari sono un rischio unico per un feto in sviluppo. Gli studi animali hanno indicato che i campi elettromagnetici di quella gamma di frequenza, possono interessare gli enzimi epatici, le ghiandole, i muscoli, l’equilibrio ormonale, midollo osseo e cuore. Lo stress cellulare causato dalle onde radio è in grado di alterare la struttura del DNA nell’adulto che nel bambino. Il Dott. Dietrich Klinghardt, esperto di sistema nervoso autonomo, ha notato che questa radiazione può colpire facilmente determinati geni nei mitocondri. Se una donna gravida danneggia la sequenza del gene, può passare al bambino dei mitocondri danneggiati per cui potranno svilupparsi delle patologie mitocondriali, inclusa atrofia muscolare e severi problemi di sviluppo. Anche l’autismo è stato associato all’uso del telefono cellulare.

 

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/18467962

http://journals.lww.com/epidem/Fulltext/2008/07000/Prenatal_and_Postnatal_Exposure_to_Cell_Phone_Use.1.aspx

Domenica, 03 Maggio 2015 18:45

IL CIBO SPAZZATURA ROVINA L’OLFATTO.

03-05-2015

Cibo spazzatura dannoso per l’olfatto oltre che per la linea. Stando a quanto affermato da alcuni ricercatori della Florida State University mangiare alimenti poco salutari altererebbe il sistema ricettivo degli odori limitandone la comprensione da parte dell’organismo. In base a quanto contenuto nello studio, pubblicato su Neuroscience e finanziato dal National Institutes of Health (NIH), il cibo spazzatura produrrebbe effetti sulla regione del cervello deputata all’analisi delle informazioni relative agli odori. La perdita può arrivare, stimano i ricercatori, fino al 50% del potenziale originario.
Basandosi sullo studio semestrale da loro condotto sui topi i ricercatori hanno per la prima volta stabilito un collegamento tra il cibo spazzatura e la ridotta capacità di questi di percepire e analizzare le stimolazioni generate dagli odori. Come spiega uno dei ricercatori, la Prof.ssa Debra Ann Fadool, tale limitazione può avere una eccezionale durata nel tempo: “Anche quando i topi alimentati in precedenza con una dieta ricca di grassi sono stati sottoposti a dieta di controllo, durante la quale il loro peso e i loro valori del sangue sono tornati nella norma, questi presentavano ancora una facoltà olfattiva ridotta”. A tale studio seguiranno, come riferiscono i ricercatori, ulteriori indagini per verificare se e come sia possibile ripristinare la facoltà olfattiva perduta e se tale perdita si possa verificare anche in seguito a diete ad alto contenuto di zuccheri.

 

http://news.fsu.edu/More-FSU-News/24-7-News-Archive/2014/July/New-research-links-bad-diet-to-loss-of-smell

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