Angelo Ortisi
UN ALTRO EPICO FALLIMENTO PER IL VACCINO ANTINFLUENZALE.
30-04-2015
Nelle ultime tre stagioni influenzali, la CDC ha valutato l’efficacia complessiva del vaccino contro l’influenza tra il 47 e il 62 per cento; alcuni esperti hanno invece valutato che è dallo 0 al 7 per cento. Quando i bambini ricevono un vaccino antinfluenzale ogni anno, esso può interferire con le risposte immunitarie normali e renderli più proni a sviluppare l’influenza in certe stagioni influenzali. Il vaccino antinfluenzale di quest’anno, non protegge dall’influenza dal comune sottotipo A bensì rende le persone malate.
http://www.cdc.gov/media/releases/2014/t1204-flu-season.html
COME I DOLCIFICANTI ARTIFICIALI CONFONDONO IL CORPO UMANO A IMMAGAZZINARE GRASSO E INDURRE DIABETE.
30-04-2015
Una recente ricerca mostra che l’aspartame peggiora la sensibilità all’insulina in misura maggiore dello zucchero. I dolcificanti artificiali promuovono l’aumento di peso, ingannando il corpo a pensare che riceverà zucchero (calorie); quando lo zucchero non arriverà, si svilupperà una necessità di assumere carboidrati. I dolcificanti artificiali possono anche causare aumento di peso alterando la microflora intestinale, aumentando così il rischio di obesità e diabete.
http://rt.com/usa/165860-vermont-gmo-labeling-lawsuit/
http://download.cell.com/images/edimages/Trends/EndoMetabolism/tem_888.pdf
http://www.nature.com/nature/journal/v514/n7521/full/nature13793.html
http://journals.plos.org/plosone/article?id=10.1371%2Fjournal.pone.0109841
DAL PESCE IN GRAVIDANZA NESSUN RISCHIO MERCURIO.
30-04-2015
Quello che il pesce che portiamo in tavola possa contenere del mercurio, ed essere quindi nocivo per la salute, è un dubbio molto diffuso in Italia e non solo. Quando poi si tratta della dieta delle donne in gravidanza, i dubbi sono ancora più legittimi. Vale la pena quindi fare chiarezza una volta per tutte. Ci viene in aiuto uno studio molto recente sull'argomento, che si pronuncia decisamente a favore del mantenimento del pesce nell'alimentazione della donna in dolce attesa. Non solo non provoca alcun rischio collegato al mercurio, ma può avere effetti benefici: mangiarlo giova al quoziente intellettivo del bambino e alla sua vista, a causa di un effetto positivo degli omega-3 e dello iodio. Sono i risultati di un'indagine condotta dagli esperti dell'Università di Bristol, in Gran Bretagna, e pubblicata sulla rivista scientifica "Environmental health perspectives".
Gli studiosi nel condurre la loro analisi su 4.484 donne sono partiti da un consiglio che viene in alcuni casi dato in gravidanza, cioè quello di evitare il pesce e i frutti di mare a causa di presunti livelli alti di mercurio che potrebbero danneggiare il feto, per scoprire che invece questo alimento (insieme ad altri che sono stati considerati, come la birra, il vino e le tisane) contribuiva solo per il 7% al livello totale di mercurio nel corpo delle mamme e l'allarme quindi era del tutto infondato. "Siamo rimasti piacevolmente sorpresi nello scoprire che il pesce contribuisce solo a una piccola quantità (il 7%) dei livelli di mercurio nel sangue", ha spiegato la professoressa Jean Golding. "Abbiamo già scoperto che mangiare pesce durante la gravidanza ha molti benefici per la salute sia per la madre che per il bambino e ci auguriamo che molte più donne prenderanno in considerazione la possibilità di mangiare maggiori quantitativi di pesce durante la gravidanza. È importante sottolineare, tuttavia, che durante la gestazione le donne hanno bisogno di una dieta equilibrata mista e dovrebbero includere nella dieta anche altri componenti benefici come frutta e verdura".
CREDERE DI MANGIARE PORZIONI ABBONDANTI RENDE PIU’ SAZI.
30-04-2015
Il senso di sazietà è qualcosa che chiunque sia in lotta con i chili di troppo e il sovrappeso in genere conosce fin troppo bene, ma come obiettivo difficilissimo da raggiungere. Ora si annuncia una novità che potrebbe rappresentare una svolta per tutti coloro che sono a dieta e che vogliono perdere peso: dimagrire è questione di inganni che vengono fatti al nostro cervello. Credere di mangiare porzioni abbondanti, infatti, rende sazi più a lungo: lo ha dimostrato uno studio condotto da Jeff Brunstrom dell’Università di Bristol (Regno Unito) e presentato all’Annual Meeting of the Society for the Study of Ingestive Behavior (SSIB). La mente, insomma, può ingannare il corpo, aiutandoci a dimagrire. La ricerca suggerisce che il controllo delle porzioni è tutta una questione di percezione: “Quanto un alimento possa essere saziante non dipende solo da quanto sia grande la porzione e dal contenuto energetico”, spiega Brunstrom, “molto dipende dalle precedenti esperienze con quel cibo e dalle nostre credenze e aspettative di sazietà, che hanno un effetto immediato sulle dimensioni delle porzioni che selezioniamo e sul senso di sazietà o appetito che percepiamo dopo aver mangiato”.
Nel primo esperimento due gruppi di volontari sono stati invitati a consumare lo stesso frullato di frutta: a un gruppo è stata presentata la metà della quantità di frutta con cui il frullato sarebbe stato preparato, mentre all´altro gruppo ne è stata presentata una quantità maggiore di quella che sarebbe poi stata usata per la preparazione. I volontari sono quindi stati invitati a valutare il senso di sazietà prima del consumo e tre ore dopo: e coloro ai quali era stata mostrata la maggiore quantità di frutta hanno fatto registrare un senso di pienezza "significativamente maggiore". Una sorta di "effetto placebo": tanto più si è convinti che quel cibo sazierà, tanto più ci si sentirà di essere effettivamente sazi. In un secondo esperimento i ricercatori hanno manipolato la reale quantità di zuppa consumata, gonfiandola con dell´aria secondo le esigenze del test: e anche in questo caso è risultato che tre ore dopo il pasto è stata la percezione della quantità di zuppa e non la quantità effettiva consumata a stabilire il senso di "pienezza" delle pance dei volontari. La scoperta potrebbe portare a nuovi metodi, suggerisce Brunstrom, per accentuare gli effetti della sazietà e contrastare l´aumento di sovrappeso e obesità: "Per aumentare gli effetti della sazietà, ad esempio, si potrebbero evidenziare le proprietà degli alimenti utilizzando sulle confezioni etichette che riportano la scritta ‘allevia la fame’".
http://www.sciencedaily.com/releases/2010/07/100713011039.htm
ARSENICO NEL RISO: QUALI I RISCHI E COME ELIMINARLO DURANTE LA COTTURA.
30-04-2015
Una nuova analisi condotta da Consumer Reports, la rivista americana che pubblica relazioni e confronti sui prodotti di consumo sulla base di test di laboratorio condotti dai propri centri di ricerca e indagine, spiega quanto sia facile per i bambini consumare quantità pericolose di arsenico attraverso il riso. La rivista aveva già trattato l’argomento in un’indagine condotta nel 2012, durante la quale, attraverso l’analisi di una serie di prodotti, aveva rilevato la presenza di “livelli significativi” di arsenico inorganico nel riso. L’arsenico si presenta sotto due forme: una inorganica e l’altra organica. La prima è potenzialmente pericolosa per l’uomo, la seconda è parte naturale della crosta terreste. L’arsenico inorganico, per intenderci, può essere rilasciato nell’ambiente anche attraverso l’uso di pesticidi e fertilizzanti. Il riso, a differenza di altri cereali, è naturalmente soggetto ad assorbire l’arsenico presente nell’ambiente, per le particolari condizioni nelle quali è coltivato: sott’acqua, in assenza di ossigeno. Naturalmente, più è alto il quantitativo di arsenico presente nell’ambiente, maggiore è il rischio che il riso ne risulti contaminato. Una cosa da non sottovalutare, visto che la regolare esposizione a piccole quantità di arsenico inorganico può aumentare il rischio di incidenza di cancro alla vescica, al polmone e di cancro alla pelle. Così come malattie cardiache e diabete di tipo 2. Sembra, inoltre, che l’esposizione dei feti a questa sostanza possa avere effetto anche sul sistema immunitario del futuro nascituro.
Secondo la Federazione USA Rice l’introduzione nella dieta di riso bianco o integrale prevede dei benefici per la salute che superano i potenziali rischi associati all’eventuale esposizione a tracce di arsenico presenti nei prodotti. Secondo Consumer Reports non sarebbe esattamente così. I test e le analisi condotti più recentemente, si legge sul sito della rivista, hanno dato alcune nuove informazioni sul rischio di esposizione all’arsenico nei neonati e nei bambini attraverso il riso e altri prodotti derivati. Consumer Reports afferma infatti di aver esaminato i dati diffusi dalla Food and Drug Administration nel 2013, sul contenuto di arsenico inorganico di 656 prodotti di riso. Si è così scoperto che il riso e la pasta di riso possono contenere molto più arsenico inorganico, e quindi potenzialmente cancerogeno, di quanto non dimostrato nei dati raccolti nel 2012. Secondo i risultati dei nuovi test, prosegue la rivista, una porzione di entrambi i prodotti potrebbe esporre i bambini al di sopra dei limiti massimi consentiti in una settimana. Secondo il rapporto, inoltre, anche le bevande di riso possono contenere valori elevati in arsenico. La rivista raccomanda quindi di evitarle nei bambini al di sotto dei cinque anni. Per Consumer Reports, inoltre, il contenuto di arsenico inorganico varia in base ai tipi di prodotti considerati e ai luoghi in cui vengono coltivati. Il riso Basmati di California, India e Pakistan, ad esempio, è risultato contenere circa la metà della quantità di arsenico inorganico posseduta dagli altri prodotti. Non solo. Dai test effettuati risulta che il riso integrale, in genere considerato più sicuro della sua controparte bianca, contiene l’80% in più di arsenico rispetto al riso bianco. Come riso integrale rimane comunque più sicuro il riso Basmati proveniente dalla California, dall’India o dal Pakistan. Il riso integrale risulta maggiormente “contaminato” perché l’arsenico tende ad accumularsi soprattutto negli strati esterni del chicco, che vengono rimossi quando viene creato il riso bianco. La rivista suggerisce di completare l’apporto settimanale di cereali consumando altre tipologie che hanno livelli trascurabili di arsenico inorganico, come ad esempio l’amaranto, il grano saraceno, il miglio l’orzo e il farro. Questi dati si riferiscono comunque a marche e tipologie di riso diffuse in America. Senza creare inutili allarmismi, comunque, è utile sapere che esistono alcune pratiche di cottura utili ad abbassare i livelli di arsenico presenti nel riso. Soprattutto se abbiamo deciso di consumare riso integrale visto che, come abbiamo avuto modo di vedere, il riso bianco ha i suoi scheletri nell’armadio. Si può ridurre la quantità di arsenico inorganico da qualsiasi tipo di riso sciacquandolo prima della cottura in abbondante acqua. Il rapporto dovrebbe essere di 6 tazze di acqua per ogni tazza di riso, eliminando poi il liquido utilizzato durante la procedura. Anche nella cottura, bisogna utilizzare quanta più acqua possibile, in un rapporto di 10:1. Queste procedure rimuovono circa il 30% del contenuto di arsenico inorganico nel riso.
http://www.consumerreports.org/cro/magazine/2015/01/how-much-arsenic-is-in-your-rice/index.htm
http://consumerreports.org/cro/magazine/2012/11/arsenic-in-your-food/index.htm
INSONNIA: AUMENTA CON GLI EBOOK E LA LUCE BLU DEI TABLET.
30-04-2015
Un'abitudine che, a causa della luce blu, potrebbe influenzare i ritmi circadiani del sonno. Uno studio precedente aveva sottolineato che la luce bluastra di tablet e dispositivi per la lettura potrebbe sconvolgere le nostre abitudini legate al sonno. Ora arriva un nuovo studio in proposito, condotto dai ricercatori del Brigham and Women's Hospital e appena pubblicato sulla rivista scientifica Proceedings of the National Academy of Sciences. Gli esperti hanno messo a confronto gli effetti della lettura da un eBook rispetto al libro stampato. I partecipanti sono stati suddivisi in due gruppi. Il primo gruppo aveva il compito di leggere un eBook da un tablet per quattro ore nel corso di cinque sere consecutive. Il secondo gruppo avrebbe letto un libro cartaceo, per lo stesso periodo di tempo e per la medesima durata. Gli esperti hanno evidenziato che gli effetti della luce blu dei tablet utilizzati interrompono i ritmi circadiani. Di conseguenza, i partecipanti che hanno letto libri in formato eBook hanno impiegato più tempo ad addormentarsi. Sono stati inoltre registrati livelli inferiori di melatonina e una minore capacità di attenzione la mattina, subito dopo il risveglio.
"Negli ultimi 50 anni, vi è stata una riduzione della durata media del sonno e della sua qualità", - ha dichiarato Charles Czeisler -. "Dal momento che sempre più persone stanno scegliendo dispositivi elettronici per la lettura, la comunicazione e l'intrattenimento (in particolare i bambini e gli adolescenti, che già soffrono di una significativa carenza di sonno), è urgente per la ricerca epidemiologica valutare le conseguenze a lungo termine di questi dispositivi sulla salute e la loro sicurezza". La nuova ricerca dunque confermerebbe gli studi precedenti legate a questo fenomeno. Dunque, chi fatica ad addormentarsi dovrebbe abbandonare il tablet – se questo è il suo caso – e ritornare al caro vecchio libro, grazie a cui la lettura concilia davvero il sonno, senza alcun tipo di interferenza tecnologica.
LA CONFESSIONE DI UN DIPENDENTE: QUELLO CHE NON DOVETE MAI ORDINARE AL MC DONALD’S.
30-04-2015
Se proprio siete costretti ad andare al Mc Donald’s ci sarebbe qualcosa che non dovreste ordinare, parola di un dipendente dell’azienda. Si tratterebbe di tutto ciò che viene venduto al Mc Cafè, come riportato dall’Huffington Post, che ha ripreso una conversazione pubblicata su Reddit: “Lavoro al Mc Donald’s e mi assicuro che tutte le persone a me care non ordinino mai tutto ciò che esce dalle macchinette Mc Cafè, dato che queste sono regolarmente trascurate, praticamente in tutti i Mc Donald’s. Non solo lo staff non riceve formazione per la pulizia e la manutenzione delle macchinette, ma quasi in ogni ristorante Mc Donald’s in cui sono stato, anche ai manager che si occupavano della formazione non fregava un cazzo. Tutte le bevande del Mc Cafè passano attraverso una macchinetta talmente sporca da far paura. Stiamo parlando di più di 10 centimetri di merda sporca e liquida che si trova nelle sue parti interne“.
http://www.huffingtonpost.com/foodbeast/14-fast-food-and-restaura_b_4921256.html
I RISCHI DI CANCRO MAMMARIO AUMENTANO CON LE DIETE RICCHE IN CARBOIDRATI.
30-04-2015
Le donne in menopausa che hanno fatto uso di terapia ormonale sostitutiva (HRT) dovrebbero eliminare dalle loro diete alimenti ricchi in carboidrati con un alto indice glicemico. Perché? Perché possono aumentare il rischio di cancro al seno. Le diete ad alto indice glicemico incorporano tipicamente un gran quantitativo di zuccheri, amidi e carboidrati raffinati, che sono responsabili di incrementare i livelli di glucosio ematico. I cornflakes, i cheerios e il frumento soffiato sono alcuni esempi di alimenti ad alto indice glicemico. Per esaminare il rischio di cancro mammario in relazione all’indice glicemico e all’assunzione dietetica di zucchero e carboidrati, i ricercatori hanno usato i dati ottenuti da un grande gruppo di circa 50.000 donne. Sono state esaminate le loro abitudini dietetiche e altre informazioni rilevanti: dal 1980 al 1985. Durante un periodo di 16 anni di follow-up, i ricercatori hanno trovato che:
• Circa 1.500 donne hanno sviluppato cancro al seno.
• Il rischio di cancro mammario è stato associato all’indice glicemico, allo zucchero e alla quantità totale di carboidrati assunti dalla popolazione generale.
• Nelle donne in post-menopausa, il rischio di cancro mammario è aumentato dell’87 per cento con diete ricche in carboidrati mentre si è ridotto del 22 per cento nelle donne in pre-menopausa.
Inoltre, i ricercatori hanno scoperto che il collegamento fra indice glicemico e rischio di cancro mammario nelle donne in post-menopausa è più marcato negli individui dal comportamento sedentario, che hanno utilizzato terapia sostitutitva (HRT) e dal peso normale. Il rapporto fra consumo di carboidrati e cancro non è un segreto. Ogni volta che valutiamo la possibilità di migliorare la dieta - particolarmente con l’obiettivo di prevenire cancro e altre forme di malattie croniche - uno dei punti più importanti da prendere in considerazione è limitare l’assunzione di zucchero e cereali.
Questo studio è importante, poiché documenta ulteriormente il rapporto fra l’eccesso di carboidrati e cancro. Tuttavia, non sono d’accordo sul considerare l’indice glicemico un buon indicatore per determinare gli alimenti da evitare e, in alternativa, quelli GIUSTI da consumare. L’indice glicemico (GI) indica quanto rapidamente 50 grammi di un particolare alimento vengono convertiti in glucosio (glicemia) dopo averlo ingerito, rispetto al pane bianco (GI 100). I valori di GI non sono molto utili, poiché contengono troppe eccezioni per esserlo. Un esempio classico è il fruttosio, che ha un indice glicemico molto basso e ciononostante sappiamo chiaramente che è la ragione più importante per cui molta gente è sovrappeso. In termini di insulina e prevenzione delle malattie croniche, bisogna considerare molte altre cose oltre all’indice glicemico. Molti alimenti come cioccolato, ciliegie e succo di mela hanno indici glicemici bassi, ma sono carboidrati molto concentrati in grado di sbilanciare i livelli di insulina.
REGOLE PER EVITARE IL CANCRO
Eliminare cereali e zuccheri dalla dieta è un grande passo avanti per prevenire il cancro, ma ci sono molte altre cose che si possono mettere in atto per migliorare le probabilità di rimanere liberi da questa patologia. Ecco i miei consigli principali:
1. Controllare i livelli di insulina limitando l’assunzione di alimenti industriali e degli zuccheri il più possibile.
2. Assumere sufficienti quantità di grassi omega-3 di origine animale e assicurarsi di prendere olio di fegato di merluzzo in caso di scarsa esposizione solare.
3. Fare esercizio fisico. Uno dei motivi principali per cui è importante l’attività fisica è che abbassa i livelli di insulina.
4. Normalizzare i livelli di vitamina D con una corretta esposizione al sole. In caso di accesso normale all’esposizione solare bisognerebbe usare l’olio di pesce al posto dell’olio di fegato di merluzzo, come fonte primaria di grassi omega-3. Nel migliore dei casi, sarebbe meglio controllare i livelli ematici di vitamin D.
5. Mangiare secondo la tipologia genetico-sanguigna. I potenti effetti anticancro di questa alimentazione sono troppo scarsamente apprezzati.
6. Soltanto il 25 per cento della gente mangia abbastanza verdure, quindi bisogna mangiare verdure il più possibile. Nel migliore dei casi, dovrebbero essere fresche e biologiche.
7. Assicurarsi di non essere nei due terzi di popolazione con eccesso ponderale e mantenere un peso corporeo ideale.
8. Dormire sufficientemente.
9. Ridurre l’esposizione alle tossine ambientali come antiparassitari, prodotti per la pulizia domestica, deodoranti spray e inquinamento atmosferico.
10. Bollire o cuocere a vapore i cibi, piuttosto che friggerli o grigliarli.
http://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1002/ijc.20796/abstract
L’AGLIO PUO’ AIUTARE A COMBATTERE LA FIBROSI CISTICA.
30-04-2015
Sembra che l'ajoene, un derivato dell'aglio, possa aiutare a combattere la fibrosi cistica. Lo avrebbero scoperto i ricercatori dell’Università di Copenhagen, coordinati dal dottor Tim Holm Jakobsen e il dottor Michael Givskov, secondo i quali l'aglio è in grado di combattere i batteri resistenti agli antibiotici che aggravano la rara malattia. Pare infatti che questo composto derivante dall'aglio (al quale da sempre sono attribuite proprietà antibatteriche e curative) sia in grado di attaccare i batteri prima che questi sviluppino la farmaco-resistenza. In particolare i batteri Pseudomonas aeruginosa sono in grado di creare un biofilm che li avvolge, proteggendoli dall'attacco di farmaci e antibiotici. Pare però che il biofilm nulla possa contro i benefici naturali dell'aglio.
I risultati dello studio sono stati pubblicati su Antimicrobial Agents and Chemotherapy e mostrano come il composto ajoene sia attivo non solo contro le infezioni batteriche causate dal Pseudomonas aeruginosa, un batterio che si può contrarre dall’ambiente e che è causa dei principali disturbi nei pazienti affetti da Fibrosi cistica. Il team di ricerca ha scoperto che l'ajoene è in grado di ridurre la produzione di rhamnolipidi, un composto che protegge il biofilm dei batteri dai globuli bianchi che altrimenti distruggerebbero i batteri, e che combinando l’ajoene con l’antibiotico tobramicina, è stato possibile uccidere il 90 percento dei batteri che vivono nel biofilm protettivo. Questo tipo di approccio non tradizionale potrebbe essere di grande aiuto per rinviare o ridurre al minimo lo sviluppo della resistenza dei batteri agli antibiotici. "Nei pazienti affetti da fibrosi cistica, l’infezione da P. aeruginosa porta a bronchiectasia, fibrosi polmonare, insufficienza respiratoria e la morte – sottolinea Jakobsen –. Nonostante i trattamenti intensivi con antibiotico, i pazienti con fibrosi cistica hanno un’aspettativa di vita di circa 40 anni, e la principale causa di morte rimangono le complicazioni associate".
http://www.sciencedaily.com/releases/2012/05/120527115543.htm
UN ALTRO ANTIBIOTICO PUO’ ESSERE LETALE.
30-04-2015
Il Tequin, antibiotico prodotto da Bristol-Myers Squibb, può causare fluttuazioni potenzialmente mortali della glicemia. Un nuovo studio indica che i rischi del farmaco sono ben maggiori rispetto a quel che si pensasse. La FDA già ha avvertito i medici di non prescrivere l’antibiotico a pazienti diabetici. Tuttavia, le oscillazioni glicemiche sono state osservate anche in pazienti senza diabete. Un’analisi dei dati medici di quasi 1.5 milioni di persone con più di 65 anni ha indicato che quelli che hanno assunto il Tequin hanno avuto quattro volte maggior rischio di ipoglicemia e quasi 17 volte il rischio di iperglicemia. Chi ha utilizzato il Tequin ha avuto ben più probabilità di essere ospedalizzato per problemi glicemici e un certo numero di loro sono morti.
COMMENTO
Un altro caso tipico “di cura” farmacologica nociva piuttosto che salutare e di cui sono stati dati gli avvertimenti giusti. Il New England Journal of Medicine (NEJM) ha pubblicato velocemente questo studio nel relativo sito Web per offrire un avvertimento il più immediato possibile per quanto riguarda gli effetti spaventosi e nocivi del Tequin (gatifloxacin). Più di 1.200 anziani che sono stati analizzati nello studio biennale, ha richiesto l’attenzione medica e 69 pazienti sono morti dopo la somministrazione di Tequin. Questi risultati hanno provocato richieste di divieto da parte di alcuni esperti sebbene la Bristol-Myers fosse già informata dei problemi e l’FDA avesse chiesto la descrizione in etichetta dei nuovi risultati.
Tutto questo non è sorprendente, visto che l’uso degli antibiotici è stato collegato al cancro. Ovviamente gli antibiotici sono necessari, il guaio è che per il 95% dei casi sono prescritti in modo inadeguato e se ne fa un ampio abuso. Ad esempio, due bambini su tre ricevono antibiotici prima del loro primo compleanno. Ciò è ridicolo perché molte patologie dell’infanzia possono essere trattate senza l’utilizzo di farmaci pericolosi.
http://www.nejm.org/doi/full/10.1056/NEJMoa055191
http://articles.latimes.com/2006/mar/02/science/sci-antibiotic2
http://www.bloomberg.com/apps/news?pid=newsarchive&sid=aIYqshBT69po&refer=canada