08-10-2014
La celiachia è una patologia autoimmune sempre più diffusa tra la popolazione – con circa 135mila nuovi casi ogni anno – e che si manifesta in età sempre più giovane. E’ la cosiddetta intolleranza al glutine, una sostanza che si forma dall’unione di due proteine per mezzo dell’acqua. I celiaci in genere non possono consumare alimenti come i cereali che contengono questa sostanza: per esempio frumento, orzo e segale. Tra i più noti sintomi della celiachia vi sono i disturbi dell’apparato digerente in genere, gonfiore addominale, ma anche vomito e diarrea, disturbi dell’umore e spossatezza. In alcuni casi si può avere anemia, rachitismo e ritardo nella crescita nei bambini. A tutto questo, ora si aggiunge anche il rischio di sviluppare una forma di tumore del sangue nota con il nome di “linfoma”. A evidenziare il rischio di linfoma nei pazienti celiaci è uno studio pubblicato sulla rivista Annals of Internal Medicine e condotto da un team di scienziati del Celiac Disease Center presso il Columbia University Medical Center (CUMC) e del NewYork-Presbyterian/Columbia. Secondo quanto emerso dallo studio, i pazienti con malattia celiaca che presentavano l’atrofia ai villi – un danno intestinale persistente e identificato con biopsia – avevano un più alto rischio di linfoma rispetto ai pazienti il cui intestino era guarito. «Dopo che la diagnosi è stata fatta e il paziente inizia una dieta priva di glutine, ci aspettiamo di vedere il recupero dei villi – spiega il dottor Peter Green, Direttore del Celiac Disease Center e gastroenterologo –. I medici e i pazienti vedono la guarigione come un obiettivo, ma fino a ora non vi era alcun nesso tra guarigione confermata dalla biopsia intestinale e i fattori di rischio clinici».
Il linfoma è un tipo di tumore del sangue che si manifesta quando i globuli bianchi si dividono più velocemente del normale o superano la loro tipica aspettativa di vita. I globuli bianchi, chiamati anche linfociti, aiutano a proteggere il corpo dalle infezioni e dalle malattie, come parte del sistema immunitario. Il linfoma si può sviluppare nel sangue o nel midollo osseo, ma anche nei linfonodi, nella milza e altri organi. «Sappiamo da molti anni che i pazienti con malattia celiaca hanno un aumentato rischio di linfoma, sottolinea il prof. Benjamin Lebwohl, principale autore dello studio e gastroenterologo. Il nostro studio dimostra che i pazienti celiaci con atrofia persistente dei villi intestinali hanno un aumentato rischio di linfoma, mentre quelli con intestino guarito hanno un rischio significativamente inferiore, che si avvicina a quello della popolazione generale». In questo studio, i ricercatori hanno coinvolto 7.625 pazienti con malattia celiaca, che sono stati seguiti per una media di 8-9 anni, dopo la prima diagnosi di celiachia e la prima biopsia. Del numero totale di pazienti, 4.317 (il 57%) era guarito durante il periodo di follow-up dalla biopsia, mentre i restanti 3.308 pazienti (il 43%) hanno sofferto di una persistente atrofia dei villi. I dati acquisiti e lo studio dei casi ha permesso ai ricercatori di scoprire che, nel complesso, i pazienti con malattia celiaca avevano un rischio generale di linfoma annuo del 67,9 per 100.000, con un aumento di 2,81 volte rispetto al rischio nella popolazione generale che è del 24,2 per 100.000. Coloro che invece presentavano una persistente atrofia dei villi hanno mostrato un elevato rischio annuo, nell’ordine del 102,4 per 100.000, rispetto a quelli con l’intestino guarito, il cui rischio era 31,5 per 100.000. I risultati dello studio, secondo i ricercatori, suggeriscono che l’obiettivo dei pazienti celiaci deve essere la guarigione della mucosa intestinale, in modo da ridurre il rischio di linfoma. Tuttavia, ciò che ancora non è chiaro è il perché l’intestino di alcuni pazienti guarisce, mentre quello di altri, no. «Sappiamo da studi precedenti che la guarigione è più probabile tra i pazienti che riferiscono una stretta aderenza alla dieta priva di glutine, rispetto a coloro che ammettono di avere abitudini alimentari meno rigide, commenta il dottor Lebwohl. I nostri risultati che collegano l’esito della biopsia del follow-up al rischio di linfoma ci porteranno a raddoppiare i nostri sforzi per comprendere meglio la guarigione intestinale e come raggiungerla».
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23922062
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3788608/