Angelo Ortisi
GINKGO BILOBA NELLE DISFUNZIONI SESSUALI.
08-01-2019
Con l'avanzare dell'età per l'uomo diventa sempre più difficile raggiungere l'erezione. Spesso i problemi di erezione sono dovuti a un insufficiente afflusso di sangue al pene. L'aterosclerosi dell'arteria peniena è la causa principale di impotenza nel 50% degli uomini sopra i 50 anni con problemi di erezione. Inoltre molte delle altre cause hanno a che fare con l'inibizione dell'afflusso di sangue. Si può fare molto per prevenire o curare questi problemi, prima di tutto trattare l'aterosclerosi e migliorare l'irrorazione sanguigna con rimedi naturali. Come aumenta l'afflusso di sangue al cervello degli anziani, il ginkgo biloba aumenta anche l'afflusso di sangue al pene. In uno studio, cinquanta uomini con dimostrata impotenza erettile di origine aterosclerotica sono stati trattati con 240 mg al giorno di estratto di ginkgo biloba per nove mesi. Sono stati quindi divisi in due gruppi: quelli che riuscivano ad avere un'erezione con un'iniezione nel pene di papaverina e fentolamina e quelli che non rispondevano all'iniezione. Dopo sei mesi tutti i pazienti del primo gruppo riuscivano a raggiungere un'erezione sufficiente e spontanea. Ciò che rende particolarmente interessante questo studio è il fatto che raccoglie dati soggettivi e oggettivi. I pazienti del primo gruppo riuscirono non soltanto a recuperare le normali funzioni sessuali, ma sperimentarono anche un aumento obiettivo dell'afflusso di sangue al pene, indice di un miglioramento della patologia arteriosa che era all'origine del disturbo. Nel secondo gruppo la funzione erettile è stata recuperata da due terzi dei pazienti quando all'estratto di ginkgo biloba è stata associata un'iniezione nel pene di prostaglandina PGE1 (la cui formazione nell'organismo è dovuta principalmente agli acidi grassi). Non vennero riferiti effetti collaterali.
Risultati positivi sono stati ottenuti anche da uomini con dimostrate disfunzioni erettili di natura vascolare che non reagivano alle iniezioni di papaverina. In questo studio, il 50% di 60 uomini ha ritrovato l'erezione dopo una terapia di sei mesi a base di 60 mg al giorno di estratto di ginkgo biloba e i primi segni di ripresa si sono manifestati dopo 6-8 settimane. Se la stampa ha magnificato le virtù della yohimbina e della muira puama, il ginkgo è più efficace contro le disfunzioni erettili e ha molti effetti collaterali in meno. La yohimbina per esempio può provocare ansia, attacchi di panico, ipertensione, tachicardia e cefalee. E' particolarmente controindicata per chi soffre di malattie renali o di disturbi psicologici. La muira puama è stata poco studiata, per cui i suoi effetti collaterali sono ancora sconosciuti.
PABA: LA VITAMINA IMPORTANTE PER LA SALUTE DEI CAPELLI.
07-06-2016
Il PABA (acido para-amino benzoico), è una pseudo-vitamina idrosolubile, originariamente considerata una delle vitamine del gruppo B. Il PABA è un componente della molecola dell’acido folico ed è implicato nell'assimilazione dell’acido pantotenico, di cui rende più efficace l’azione. Questa sostanza è importante per l’utilizzazione delle proteine, in quanto agisce come un coenzima e viene sintetizzata direttamente dall'organismo, del quale promuove la crescita, interviene nella formazione dei globuli rossi e nell'attività batterica intestinale. Il PABA è largamente utilizzato in cosmetica per la sua attività, dimostrata da diversi studi, di prevenzione e riduzione delle rughe, mantenendo la pelle sana e liscia.Viene inoltre utilizzato come costituente base delle creme filtro adatte all'abbronzatura. Il PABA è un nutriente presente in natura in verdure verdi, melassa, fegato, lievito, rognone, cereali integrali, latte e carne. Fino ad ora sono state poche le ricerche cliniche che hanno sperimentato il PABA e a tutt'oggi non è stato ancora individuato il suo fabbisogno giornaliero e il reale effetto di questa sostanza nell'uomo. Tuttavia in seguito a un suo scarso apporto sono stati osservati i seguenti sintomi: incanutimento, costipazione, depressione, disturbi digestivi, cefalea, irritabilità, affaticamento, anemia. I principali antagonisti del PABA sono sulfamidici, caffeina, alcol ed estrogeni, mentre lavora in sinergia con le vitamine del complesso B, con la vitamina C e l’acido folico.
Principali attività del PABA nell'organismo:
• agisce sui batteri intestinali stimolando la produzione di acido folico, nutriente fondamentale per la sintesi dell’acido pantotenico;
• interviene nella formazione dei globuli rossi.
SALUTE DEI CAPELLI
Secondo alcuni autori, la somministrazione di PABA in associazione con l’acido folico e la biotina, può svolgere un'azione benefica sui capelli. Un'interessante applicazione del PABA, infatti, è quella di essere in grado di ripristinare il colore naturale dei capelli. In alcuni studi la supplementazione di questo nutriente (200 mg – 6 g/die) ha mostrato la capacità di ridurre del 10-15% l'incanutimento dei capelli.
PROTEZIONE ANTIOSSIDANTE
Il PABA ha mostrato di essere un potente neutralizzatore dell'ossigeno singoletto, fornendo una rilevante protezione antiossidante che può essere utile contro ozono, fumo di sigaretta e altri inquinanti ambientali che possono danneggiare la cellula.
AZIONE ANTIFIBROTICA
Secondo la teoria di Bjorksten (Cross-linking Theory of Aging), tra le cause del processo di invecchiamento c'è la formazione di doppi legami indotti dall'eccessiva produzione di radicali liberi. Il PABA sembra essere in grado di rallentare il corso di questo processo nelle strutture proteiche del tessuto connettivo, come il collagene. In alcune ricerche l'acido para-amino benzoico ha mostrato attvità antifibrotica, anche se il possibile meccanismo d'azione di questa attività non è stato identificata. Sono stati condotti studi sperimentali per verificare gli effetti della supplementazione di PABA in disturbi fibrotici quali malattia di Peyronie, sclerodermia e morfea, ma non sono disponibili dati conclusivi.
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/2115005
LA VITAMINA B12 ATTENUA I DISTURBI NEUROPSICHIATRICI E PREVIENE IL DECLINO DELLE FACOLTA' INTELLETTIVE.
07-08-2016
E' risaputo che la carenza di questa vitamina provoca il deterioramento delle facoltà intellettive, danni al sistema nervoso e una serie di disturbi neuropsichiatrici. Lo dimostra il 10% circa degli anziani che ne soffrono e che presentano i suddetti sintomi. I nuovi tipi di analisi, più sensibili di quelle tradizionali, hanno rivelato in gran parte della popolazione lievi carenze che non sono accompagnate dai sintomi ritenuti rivelatori di un apporto deficitario di questa sostanza (come, per esempio, l'anemia). Dei trentanove pazienti che presentavano disturbi neurologici quali andatura anomala, perdita della memoria, riflessi lenti, debolezza, stato di affaticamento, disorientamento, alterazione della percezione del dolore e delle sensazioni tattili e disturbi psichiatrici curati con vitamina B12, tutti presentarono qualche miglioramento e alcuni fecero grandi progressi.
PROPRIETA' CURATIVE DELL’ORTICA.
01-09-2016
Numerose piante tenute in grande considerazione sino dai tempi più remoti per le loro proprietà medicinali, dopo una serie alterna di tentativi di recupero terapeutico, agli inizi del secolo scorso, sono cadute inesorabilmente nel dimenticatoio per quanto riguarda la medicina ufficiale. Fra queste piante rientra senza dubbio l’ortica il cui uso è rimasto come patrimonio della medicina popolare ed omeopatica. Le indicazioni terapeutiche attribuite all’ortica sono innumerevoli e si possono così riassumere: attivazione delle funzioni digestive, azione tonificante, ricostituente e depurante, azione diuretica, antidiarroica, emostatica, ipoglicemizzante, galattogoga ed emmenagoga. Esternamente era consigliata come astringente, tonico del cuoio capelluto e revulsiva. Anche ai semi venivano riconosciute proprietà terapeutiche: sarebbero, infatti, diuretici, purgativi e febbrifughi. L’olio da essi ricavato (con spremitura a freddo) viene segnalato, infatti, anche se mancano studi che ne confermino l’attività, come biostimolante atto ad incrementare i processi organici. Nonostante questo ampio uso terapeutico, gli studi clinico-farmacologici sulla pianta sono stati assai scarsi. Solo abbastanza recentemente, uno studio condotto su cane con iperplasia prostatica ha dimostrato che la radice di ortica può ridurre del 70% il volume della ghiandola. Alcune frazioni presenti nel fitocomplesso della pianta (lectine? sitosteroli?) sembra siano in grado di inibire, con un meccanismo che non è stato ancora chiarito, la crescita delle cellule prostatiche umane. Alcuni autori ritengono che si verifichi un’interazione tra questi principi e le proteine seriche deputate a legare gli androgeni e come conseguenza vi sarebbe una variazione della concentrazione di androgeni liberi. Studi eseguiti in Germania tendono a dimostrare che il sitosterolo esercita effetti benefici sull’ipertrofia prostatica benigna grazie ad una diminuzione della sintesi delle prostaglandine a livello prostatico. Occorre inoltre segnalare che la frazione polisaccaridica (radici) manifesta azione antinfiammatoria, proprietà dimostrata sperimentalmente nell’edema indotto con carragenina sulla zampa del ratto. L’azione antiedemigena può avere infatti un ruolo importante nella riduzione dell’ostruzione cervicoprostatica contribuendo a migliorare il quadro funzionale.
Uno studio clinico condotto su un piccolo numero di pazienti ha rilevato, in seguito a somministrazione per due mesi di ortica (estratto alcolico), una riduzione del residuo urinario post-minzionale, una netta diminuzione della nicturia e una modica diminuzione del volume prostatico (ecografia). L’ortica, per la sua attività diuretica, può essere inserita con vantaggio nella terapia delle forme ipertensive, unitamente ad altri presidi terapeutici. La pianta può essere associata, per il trattamento dell’ipertrofia prostatica, alla Serenoa repens, Pygeum africanum e al gemmo derivato Sequoia gigantea. Si ricorda che, sempre in ambito urologico, trova impiego negli stati infiammatori delle vie urinarie e nella prevenzione e trattamento della litiasi renale e renella. Le foglie, per la ricchezza in minerali (ferro e silicio) e clorofilla sono reputate un ottimo rimineralizzante, ricostituente ed antianemico, valido in tutte le fasi della vita. La clorofilla possiede una formula chimica simile all’emoglobina umana da cui differisce soltanto per la presenza dell’atomo di magnesio al posto di quello del ferro. L’organismo umano sarebbe in grado di utilizzare i gruppi pirrolici della molecola di clorofilla e l’azione emopoietica della pianta scaturirebbe dall’elevata presenza di clorofilla. Per quanto riguarda l’azione della pianta a livello intestinale, oltre all’azione astringente, sarebbe presente un’attività normalizzatrice della flora batterica intestinale, attribuibile, almeno in parte, alla secretina (uno dei principi attivi). Tale sostanza, sarebbe analoga alla secretina umana, ormone prodotto dalla mucosa dell’intestino tenue che sollecita la secrezione biliare, la produzione di succo pancreatico, povero di enzimi, ma ricco di acqua e bicarbonati, e di succo intestinale. Le forme reumatiche, gli stati iperuricemici e la gotta traggono giovamento dalla terapia con estratti di ortica in quanto accanto alla nota azione diuretica determinano una marcata eliminazione di sali, in particolare urati. Per l’attività depurativa rientra nelle formulazioni atte al trattamento delle eruzioni cutanee, in particolare dell’acne. La pianta fresca (succo, tintura madre) trova impiego da sempre come tonificante e stimolante del cuoio capelluto. Si usa quindi come tonico del cuoio capelluto, contro la seborrea e la caduta dei capelli.
DALL’ALGA SPIRULINA UNA SUPER MOLECOLA PER COMBATTERE L’IPERTENSIONE.
07-01-2019
Combattere l’ipertensione grazie a una molecola dell’alga spirulina che avrebbe importanti proprietà vasodilatatrici. Da qui, si potrebbe pensare a nuove terapie farmacologiche naturali per scongiurare la pressione alta. È il risultato cui è giunto un team di ricerca italiano guidato dagli scienziati dell’IRCCS Neuromed di Pozzilli, in provincia di Isernia, che in uno studio si concentrano su un estratto dell'alga spirulina che avrebbe la capacità di contrastare l’ipertensione arteriosa attraverso la dilatazione dei vasi sanguigni. Tutto merito di una molecola con spiccate proprietà vasodilatatrici della cosiddetta "alga azzurra", un peptide chiamato SP6.
In collaborazione con il Dipartimento di Medicina e Chirurgia dell’Università di Salerno e dell’Università Sapienza di Roma, gli scienziati, coordinati dai professori Carmine Vecchione e Albino Carrizzo, si sono concentrati proprio su quel batterio capace di fotosintesi. Dopo aver isolato dal microrganismo diversi peptidi, composti chimici normalmente più piccoli delle proteine, i ricercatori ne hanno identificato uno completamente nuovo che hanno chiamato appunto SP6. Dopo alcuni test, è emersa la sua efficacia come vasodilatatore (cioè composto in grado di ampliare il lume di vene e arterie): il peptide isolato nell'estratto di spirulina agisce positivamente sul meccanismo difettoso legato all'ossido nitrico nei pazienti ipertesi.
“Abbiamo iniziato la nostra ricerca simulando una digestione gastrointestinale dell'estratto grezzo di spirulina: in altre parole, abbiamo riprodotto ciò che accade nell'intestino umano dopo aver ingerito la sostanza, per isolare i peptidi che verrebbero assorbiti dal nostro organismo”, ha dichiarato il professor Albino Carrizzo. Gli esami in laboratorio hanno dato esiti positivi, ma sarà comunque necessario confermare l'efficacia vasodilatatrice di SP6 in studi più approfonditi e nei test clinici.
https://www.ahajournals.org/doi/10.1161/HYPERTENSIONAHA.118.11801
LE 12 MIGLIORI TISANE PER RAFFREDDORE E INFLUENZA.
07-01-2019
Le tisane a base di erbe sono un ottimo aiuto per prevenire e curare i malanni di stagione, come influenza e raffreddore. Le erbe e le spezie utilizzate per la preparazione delle tisane rappresentano rimedi officinali dall'elevato potere curativo. In alcuni casi, nell'utilizzo delle preparazioni erboristiche, vi possono essere delle controindicazioni. Per questo, in caso di dubbio, è bene consultare sempre un esperto, che saprà darvi i suggerimenti migliori riguardo alle tisane e alle cure a base di erbe.
1. TISANA ALLO ZENZERO
Una buona tisana allo zenzero, sotto forma di infuso, utile per prevenire il raffreddore si prepara con 2 cucchiaini di tè bancha, 2 chiodi di garofano, 1 pezzetto di cannella ed una grattugiatina di zenzero essiccato. Bisogna versare il tutto in una tazza d'acqua bollente. L'infusione dura dai 3 ai 5 minuti. Per preparare una tisana allo zenzero sotto forma di decotto, lasciate sobbollire per 10 minuti una fettina di zenzero fresco in 350 millilitri d'acqua. Lasciate intiepidire, filtrate e aggiungete due cucchiai di succo di limone.
2. TISANA ALLA CANNELLA
La tisana alla cannella è ottima per ridurre le infiammazioni della gola e contro i malanni invernali. Portate ad ebollizione la quantità d'acqua contenuta in una normale tazza insieme a 2 cucchiaini di miele, 2 o 3 cucchiaini di cannella in polvere e 1 pizzico di pepe. Bevendola ancora calda avrà un effetto magico sulle vie respiratorie.
3. TISANA ALL’ECHINACEA
La tisana all'echinacea è un ottimo rimedio per rafforzare le difese immunitarie, prevenire e combattere il raffreddore, l'influenza e i tipici malanni invernali. Bevete una o due tazze di questo infuso ogni giorno per prepararvi all'inverno. In ogni tazza di acqua bollente versate 1 cucchiaino di echinacea essiccata, o riponete una bustina di tisana all'echinacea acquistata in erboristeria. Lasciate riposare la tisana all'echinacea per 5 minuti prima di berla.
4. TISANA ALLA MELISSA
La melissa è una pianta dalle ottime proprietà calmanti e sedative, utile in caso di raffreddore. Stimola la sudorazione, un aspetto importante che può contribuire ad abbassare la febbre e ad eliminare le tossine intrappolate nell'organismo. Per la preparazione di una tisana, versate 1 cucchiaino di melissa essiccata in ogni tazza di acqua bollente, lasciate riposare 5 minuti e filtrate. Trovate la melissa sfusa o in bustine in erboristeria. La melissa è facile da coltivare in vaso o in giardino, dunque potrete raccogliere le foglie ed essiccarle per utilizzarle al momento del bisogno.
5. TISANA ALLA ROSA CANINA
La rosa canina viene utilizzata per la preparazione di tisane adatte a prevenire e alleviare i malanni invernali, come influenza o raffreddore. Se non avete una piantina di rosa canina a disposizione, magari coltivata da voi, potrete acquistarla in erboristeria in bustine. Lasciate in infusione ogni bustina per 5-7 minuti in ogni tazza di acqua bollente prima di bere la tisana, che potrete arricchire con del succo di limone. La rosa canina è ricca di vitamina C, che ci aiuta a rafforzare il sistema immunitario.
6. TISANA ALLA SANTOREGGIA
Con la santoreggia si prepara una tisana utile in caso di influenza, mal di gola e affezioni respiratorie. Dovrete utilizzare 4 grammi di santoreggia essiccata ogni 100 millilitri d'acqua. Si dice che la tisana alla santoreggia sia molto utile contro il mal di gola, dopo averla lasciata raffreddare, per effettuare dei gargarismi.
7. TISANA AL TIGLIO
Potrete acquistare in erboristeria le erbe adatte alla preparazione di questa tisana, ottima in caso di affezioni alle vie respiratorie e di stati febbrili. Il tiglio stimola la sudorazione e può aiutare ad abbassare la febbre. In una tazza da 200-250 millilitri d'acqua versate un cucchiaino di tiglio essiccato (o riponete una bustina di tisana al tiglio). Lasciate riposare per 5-7 minuti, filtrate e bevete.
8. TISANA ALL’EUCALIPTO E SALVIA
La tisana all'eucalipto libera le vie respiratorie ed è utile in caso di raffreddore. L'eucalipto può essere abbinato ad altre erbe utili in questo caso, come la salvia. Versate un cucchiaino di salvia essiccata e uno di eucalipto essiccato in una tazza d'acqua bollente, lasciate riposare fino a 10 minuti, filtrate e bevete. La tisana alla salvia è controindicata in gravidanza e allattamento, e in caso di ipertensione ed epilessia.
9. TISANA AL CORBEZZOLO
In caso di influenza accompagnata da stati febbrili, può essere utile assumere una tisana a base di fiori di corbezzolo. Come suggerisce il manuale "Tisane, il gusto della salute" (Giunti Demetra 2010), la tisana al corbezzolo si prepara mettendo in infusione 5 grammi di fiori di corbezzolo in 250 millilitri d'acqua. Si lascia riposare il tutto per 15 minuti prima di filtrare e bere. Assumere la tisana al corbezzolo una o due volte al giorno a seconda delle necessità.
10. TISANA ALLA CAMOMILLA E LIMONE
L'enciclopedia "La salute senza medicine" (Librex 1992) suggerisce la camomilla e il limone come rimedi utili contro il raffreddore. Potrete dunque provare ad arricchire la vostra normale tisana alla camomilla, preparata a partire dai fiori secchi o dalle bustine, con del succo di limone o con un cucchiaino di scorza di limone grattugiata.
11. TISANA ALLA CURCUMA
La tisana alla curcuma è ottima anche in caso di influenza e raffreddore, le proprietà di questa spezia sono infatti molto numerose e tra queste vi è la capacità di sostenere le difese immunitarie e alleviare eventualmente tosse e mal di gola. Si può preparare sia a partire dalla spezia fresca che da quella in polvere.
12. TISANA ALLA MALVA
La malva è conosciuta soprattutto per le sue doti lenitive nei confronti dell'intestino, per il leggero effetto lassativo e le potenzialità antinfiammatorie. In realtà una tisana realizzata con questa pianta è ottima anche per trattare le malattie da raffreddamento e l'influenza, aiuta infatti a sciogliere ed espellere meglio il muco e a contrastare le irritazioni della gola.
OLIO ESSENZIALE DI MIRRA: MEGLIO DEI FARMACI PER GUARIRE LE FERITE.
07-01-2019
Profumo ambrato, caldo, delicatamente speziato, in molti conoscono l’olio essenziale di mirra come un potente aromatico utile a donare vigore ed energia, ma in pochi sanno che può essere utilizzato anche come un trattamento medicinale naturale. Un nuovo studio ha in effetti dimostrato che l’olio essenziale di mirra ha anche notevoli benefici curativi, tra cui la guarigione più rapida dalle ferite e la protezione dalle infezioni batteriche. Ciò che la maggior parte delle persone riconosce come mirra è in realtà la resina indurita della pianta di mirra (la Commiphora myrrha), che viene usata come profumo e incenso. È usata nella medicina etiope tradizionale e sin dai tempi antichi, tanto che nella Bibbia si racconta sia stato uno dei doni fatti a Gesù dai tre saggi d’Oriente. Proprio nella medicina tradizionale etiopica l’olio essenziale di mirra viene impiegato per curare le ferite. Ora uno studio pubblicato sull’Ethiopian Pharmaceutical Journal ha esaminato i vantaggi di questa applicazione, concentrandosi non solo sulla resina, ma anche sull’olio essenziale, arrivando a una conclusione: sia l’olio essenziale di mirra che la resina possono migliorare la guarigione delle ferite grazie ad effetti antibatterici. Per giungere a questo risultato, i ricercatori hanno utilizzato due unguenti: uno aveva il 4% di olio essenziale e l’altro aveva il 5% di resina. Entrambi li hanno poi applicati per via topica a una serie di partecipanti, ne hanno esaminato la tossicità e testato gli unguenti per l’attività antimicrobica nelle colture batteriche.
Ebbene, secondo gli autori, le concentrazioni utilizzate nello studio sono risultate non tossiche e non irritanti e gli unguenti hanno accelerato la guarigione delle ferite. Inoltre, entrambi hanno aumentato il tasso di contrazione della ferita e la resistenza alla rottura della pelle, diminuendo il tempo di epitelizzazione. Sia la resina che l’olio essenziale avevano effetti antibatterici paragonabili a quelli degli antibiotici comunemente usati contro i batteri Gram-negativi sebbene non avessero un forte impatto contro i patogeni fungini. La mirra, quindi, non è solo un validissimo cicatrizzante e rigenerante cellulare, che trova applicazione nella cura delle lesioni cutanee (come ulcerazioni, screpolature, irritazioni, lacerazioni, infiammazioni, scottature e condizioni di arrossamento), ma può essere utile anche a rimarginare le ferite.
QUALI SONO GLI ALTRI BENEFICI DELL’OLIO ESSENZIALE DI MIRRA?
La mirra ha in generale grandi effetti per la salute, come:
• Ha potenti antiossidanti. Gli antiossidanti sono sostanze chimiche che aiutano a prevenire il danno ossidativo alle cellule e la mirra può proteggere il fegato dai danni indotti dalla tossicità del piombo migliorando al tempo stesso i meccanismi naturali antiossidanti e di difesa immunitaria del corpo.
• Può proteggere contro il cancro. Uno studio condotto in Cina ha scoperto che gli estratti e i composti derivati dalla resina di mirra possono dimostrarsi efficaci contro le cellule tumorali negli organi riproduttivi umani.
• Può alleviare il dolore neuropatico. La neuropatia è caratterizzata da sensazioni dolorose in diverse parti del corpo anche senza stimoli esterni ed è causata da danni ai nervi. Una ricerca ha suggerito che gli estratti acquosi di mirra e incenso possono essere usati per trattare il dolore neuropatico.
• Può alleviare l'artrite reumatoide. Si è infatti scoperto che la mirra può aiutare a ridurre il dolore da artrite reumatoide, grazie alle sue potenti proprietà antinfiammatorie.
ECCO PERCHE’ NON BISOGNA MAI FAR BACIARE I NEONATI.
07-01-2019
A sole due settimane di vita è morta dopo aver contratto il virus dell’herpes simplex a causa di un bacio. La piccola Kiara si è ammalata in pochissimo tempo e per lei non c’è stato nulla da fare: dopo quattro giorni in ospedale, l’herpes neonatale ha avuto la meglio. Lo annunciano i genitori, Kelly Ineson, 30 anni, e Thomas Cummins, 26 anni, di Dewsbury, nel West Yorkshire, che ricordano quanto possano essere pericolosi i baci soprattutto di persone estranee su neonati il cui sistema immunitario è praticamente nullo.
“Nemmeno nei miei incubi peggiori avevo pensato che un bacio potesse uccidere mia figlia - ha raccontato la madre Kelly. I medici ci hanno detto che Kiara probabilmente ha contratto il virus attraverso il bacio di qualcuno. Siamo sempre stati attenti e non abbiamo permesso a nessuno che sembrava malato o che non avesse lavato le mani di avvicinarsi a lei”.
La bimba è stata ricoverata dopo 10 giorni dalla nascita a causa di una anomala perdita di peso. Dopo quattro giorni in cui lo staff medico non è riuscito a diagnosticare il virus, la neonata è andata in blocco renale e in sepsi, al punto che i dottori hanno optato per il coma indotto. Diagnosticato l’herpes neonatale, non c’era più nulla da fare e tenerla in vita avrebbe provocato danni al cervello irreversibili. Così, si è deciso di spegnere le macchine.
Purtroppo quello di Kiara non è il primo caso: l’infezione neonatale da HSV (herpes simplex virus) ha un’alta mortalità e una significativa morbilità (si stima da 1-3mila a 1-20mila nascite). Di solito è trasmesso durante il parto attraverso il tratto genitale materno infetto, ma può capitare anche portatori del virus non sanno di essere contagiosi e di essere in stretto contatto con un neonato. È per questo i pediatri raccomandano di non baciare i bimbi così piccoli: un neonato non ha ancora sviluppato un profilo immunologico ed è così più esposto a tutte le forme di infezioni e batteri.
LA BACOPA MONNIERI MIGLIORA LA FUNZIONE DEL CERVELLO E PREVIENE LE MALATTIE MENTALI.
17-09-2016
La Bacopa monnieri, chiamata anche Brahmi, è una pianta a foglie spesse che vive in ambienti umidi e fangosi dell’Asia orientale, Sud-Est asiatico e nella parte meridionale degli Stati Uniti. Si caratterizza per le sue foglie verdi e fiori bianchi, ed è stata utilizzata nella medicina ayurvedica per secoli, grazie alle sue notevoli proprietà curative, soprattutto in relazione alla salute mentale. E' relativamente poco costosa e di solito è consumata in forma di compresse o capsule. Di seguito è riportato un elenco dei benefici da parte di questa pianta.
MIGLIORA LE FUNZIONI CEREBRALI
Secondo numerosi studi, può migliorare sensibilmente le funzioni cognitive e le prestazioni mentali. Uno studio presentato nel 1996 presso l’International Brain Research Conference, ad esempio, ha dimostrato che un consumo regolare di bacopa monnieri ha ridotto il tempo necessario per imparare nuovi compiti, di quasi il 50 per cento! Un altro studio condotto da ricercatori presso l’Università di Wollongong in Australia, ha dimostrato che migliora la capacità di memoria e di attenzione, mentre un analogo studio - condotto nel 2012 da ricercatori della Università di Khon Kaen in Thailandia - ha dimostrato che i partecipanti che hanno consumato bacopa per un periodo di 12 settimane, hanno ottenuto di gran lunga migliori risultati nei test di elaborazione mentale di coloro che hanno consumato il placebo. Secondo l’University of Michigan Health System, il motivo per cui la bacopa monnieri è benefico per il cervello è perché contiene bacosidi, che sono composti chimici in grado di riparare i neuroni danneggiati, migliorando così la trasmissione degli impulsi nervosi.
PREVIENE LE MALATTIE MENTALI
Secondo uno studio pubblicato sulla rivista Journal of Alternative and Complementary Medicine, volontari anziani che hanno assunto 300 milligrammi di bacopa monnieri, hanno dimostrato ogni giorno un miglioramento maggiore nelle aree di attenzione e di elaborazione delle informazioni verbali, rispetto a coloro che hanno assunto il placebo. Per questo motivo, gli autori dello studio hanno concluso che un consumo regolare di bacopa è un’ottima protezione contro il deterioramento cognitivo legato all’età, così come le malattie mentali come il morbo di Alzheimer e la demenza.
MIGLIORA L’UMORE
Produce anche un miglioramento dell’umore (sollievo da depressione, ansia, stress e nervosismo), in quanto le sue proprietà chimiche supportano gli effetti di regolazione dei neurotrasmettitori come la serotonina e acetilcolina. Questo lo rende un ottimo antidepressivo naturale che non provoca gli orribili effetti collaterali dei farmaci antidepressivi.
MIGLIORA LA DIGESTIONE
Anche se è più noto per i suoi benefìci cognitivi, supporta anche la produzione di muco benefico nel tratto gastrointestinale, ci preserva così da ulcere allo stomaco, secchezza intestinale e costipazione. Inoltre, dal momento che protegge i villi nell’intestino (che sono responsabili dell’assorbimento di sostanze nutritive), ci aiuta anche ad assorbire le più importanti vitamine e minerali dal cibo che consumiamo. Per questo motivo molte persone prendono la bacopa prima o durante un pasto.
MIGLIORA LA SALUTE RESPIRATORIA
E' stato indicato per rilassare i bronchioli, che spesso diventano irritati o infiammati da patologie respiratorie come l’asma. Rilassa anche i muscoli dei vasi sanguigni intorno ai passaggi delle vie aeree, migliorando la qualità della respirazione. Si ricorda che, come molte altre erbe che avvantaggiano la nostra salute mentale (come l'erba di San Giovanni (iperico) o ginkgo biloba), sviluppa i suoi benefici effetti in tempi abbastanza prolungati. L’assunzione di 150 milligrammi tre volte al giorno per un periodo di due o tre mesi, fornirà risultati migliori che l’assunzione della stessa quantità nel corso di un periodo di un mese: le erbe medicinali ricompensano la pazienza.
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/12093601
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23320031
http://digitalcommons.pcom.edu/cgi/viewcontent.cgi?article=1018&context=pa_systematic_reviews
POST-INFARTO: GLI OMEGA-3 MIGLIORANO LA FUNZIONE CARDIACA.
06-01-2019
Uno studio appena apparso su Circulation dimostra che un trattamento ad alte dosi di omega-3 aiuta la funzione cardiaca dopo un infarto. Stando alle conclusioni dello studio della Harvard Medical School di Boston, l'assunzione quotidiana di omega-3 ha effetti positivi sul cuore, ridimensionando in particolare il fenomeno del rimodellamento del ventricolo sinistro, eventualità che può portare a insufficienza cardiaca. Inoltre, vengono ridotte la fibrosi del miocardio non infartuato e la concentrazione sierica dei biomarcatori di infiammazione sistemica. Raymond Y. Kwong, direttore della Sezione di Imaging cardiaco in risonanza magnetica e principale autore dello studio, spiega: «Il ruolo degli omega-3 nel modificare le strutture cardiache e le caratteristiche tissutali mentre la stessa popolazione riceveva la terapia basata sulle linee guida era finora sconosciuto». Lo studio, randomizzato e in doppio cieco, ha coinvolto 180 soggetti trattati con placebo e altri 180 con 4 grammi di acidi grassi omega-3 (acido eicosapentaenoico e docosaesaenoico) al giorno per 6 mesi. All'inizio e alla fine dello studio è stata effettuata una risonanza magnetica cardiaca. L'endpoint primario era la modificazione dell'indice del volume telesistolico ventricolare sinistro (marcatore clinico predittivo di outcome post-Ima) mentre gli endpoint secondari includevano la fibrosi del miocardio non infartuato, la frazione d'eiezione del ventricolo sinistro e la dimensione dell'infarto. È emerso che, rispetto ai pazienti del gruppo di controllo, quelli che hanno assunto gli acidi grassi omega-3 hanno mostrato una riduzione del 5,8 per cento dell'indice del volume telesistolico del ventricolo sinistro e una riduzione del 5,6% della formazione di fibrosi nel tessuto miocardico non infartuato. «I nostri risultati dimostrano come gli acidi grassi omega-3 siano un trattamento sicuro ed efficace nel migliorare il rimodellamento cardiaco e potrebbero essere promettenti nel ridurre l'incidenza dell'insufficienza cardiaca o di decesso, i quali rappresentano tuttora i maggiori oneri di assistenza sanitaria per i pazienti che soffrono di un attacco di cuore», conclude Kwong.
Anche uno studio Real life dimostra i benefici degli acidi grassi omega-3 dopo un infarto. La ricerca, pubblicata sull'American Journal of Cardiology, si è concentrata sui Pufa n-3 con un contenuto in EPA e DHA non inferiore all’85%. L’assunzione di Pufa n-3 (Esteri Etilici di Acidi Grassi Polinsaturi, ovvero gli Omega-3) insieme alla terapia di riferimento utilizzata in dimissione ospedaliera riduce significativamente il rischio di re-infarto e di mortalità, migliorando la qualità di vita del paziente e non ultimo garantendo un sostegno al Sistema Sanitario Nazionale grazie alla riduzione dei costi legati alla re-ospedalizzazione del paziente. L’efficacia del trattamento farmacologico con Pufa n-3 è nuovamente confermata dalle evidenze su oltre 11.000 pazienti colpiti da Sindrome Coronarica Acuta. Per la prima volta è stato condotto in Italia uno studio con dati del “mondo reale” su un numero elevatissimo di pazienti. Nei pazienti post-infartuati, il trattamento con Pufa n-3 riduce del 34,7% il rischio di re-infarto ad un anno e del 24,5% il rischio di decesso ad un anno. I Pufa n-3 rappresentano un trattamento raccomandato per la riduzione del rischio di mortalità nei pazienti post-infartuati, più di 100.000 all’anno in Italia, e per la riduzione dei trigliceridi nei pazienti dislipidemici. “Lo studio dimostra che, in un’epoca in cui crediamo di fare il meglio per il paziente nella prevenzione secondaria dopo Sindrome Coronarica Acuta, abbiamo ancora ampi margini di miglioramento. Nei pazienti che hanno assunto 1 g di Pufa n-3, in associazione ai trattamenti raccomandati nel paziente post-SCA, la mortalità si è ridotta del 24,5%, un dato sovrapponibile a quello del lontano GISSI-Prevenzione del 1999. Inoltre il re-infarto non fatale è stato ridotto in maniera altamente significativa del 34,7%”, spiega il dott. Temporelli, che lavora presso la Divisione di Cardiologia Riabilitativa della Fondazione Salvatore Maugeri IRRCS Istituto Scientifico di Veruno, in provincia di Novara. Lo studio in questione, condotto nei pazienti post-infartuati, osserva solo l’esposizione al trattamento a base di Pufa n-3 con un contenuto in EPA e DHA non inferiore all’85%.