Angelo Ortisi

Angelo Ortisi

Giovedì, 27 Dicembre 2018 11:30

PROPRIETA’ CURATIVE DEI FLAVONOIDI.

20-10-2016

I flavonoidi sono sostanze fenoliche presenti in verdura e frutta con attività antiossidante. Sotto questo nome sono raccolti 5000 composti classificati in sottoclassi, a seconda della loro struttura chimica. Gli effetti sulla salute dei flavonoidi sono stati analizzati dettagliatamente negli ultimi anni e riguardano le attività antiossidante, antinfiammatoria, antiallergica, antivirale e antitumorale. L’effetto dei flavonoidi sembra principalmente preventivo.

ANTIOSSIDANTE E ANTIRADICALICA

L’azione antiossidante, generalmente estesa a tutti i flavonoidi, è particolarmente spiccata nella quercetina, che possiamo considerare uno tra i più potenti antiossidanti presenti in natura. I flavonoidi chelano gli ioni metallici (come ferro e rame) che sono coinvolti nella formazione di radicali liberi.

PROTEZIONE CARDIOVASCOLARE

L’azione antiossidante esplicata dai flavonoidi, influenza positivamente i processi aterosclerotici. Esperimenti in vitro hanno mostrato che i flavonoidi inibiscono l’ossidazione delle LDL e proteggono l’alfa-tocoferolo. Inoltre la quercetina riduce gli effetti citotossici delle LDL ossidate. Alcuni studi epidemiologici hanno mostrato che il consumo di flavonoidi è inversamente proporzionale alla mortalità per malattie coronariche e all’incidenza infarto.

AZIONE VASOPROTETTRICE E ANTITROMBOTICA

L’attività antitrombotica dei bioflavonoidi è da attribuire all’inibizione dell’aggregazione piastrinica, che può ridurre la predisposizione all’insorgenza dei fenomeni trombotici. I flavonoidi, inoltre, incrementano la vasodilatazione, provocando il rilassamento della muscolatura liscia. Numerosi studi hanno fornito esiti positivi nel trattamento dell’insufficienza venosa (vene varicose, emorroidi, retinopatia diabetica e disturbi vascolari diabetici).

CONDIZIONI ALLERGICHE E INFIAMMATORIE

La quercetina favorisce l’inibizione sia della produzione che il rilascio di istamina e di altri mediatori allergico-infiammatori, stabilizzando le membrane cellulari dei mastociti. Anche gli altri bioflavonoidi da agrumi sono in grado di prevenire il rilascio e la sintesi di composti responsabili di infiammazione e allergie, trovando impiego in caso di asma, febbre da fieno e orticaria.

ATTIVITA’ ANTICARCINOGENA

Studi sulla chemioprevenzione hanno dimostrato che i flavonoidi inibiscono la carcinogenesi in vitro e altre evidenze indicano la stessa attività in vivo, influenzando gli eventi molecolari nell’iniziazione, promozione e negli stadi progressivi. Uno studio epidemiologico, condotto su 10.054 soggetti, ha riscontrato che l’alto consumo di flavonoidi, in particolare di quercetina, è associata a una scarsa incidenza di cancro ai polmoni e alla prostata. In test in vitro la quercetina ha mostrato di inibire la crescita di diverse cellule tumorali (seno, colon, prostata, polmoni).

PROTEZIONE NEUROLOGICA

La quercetina protegge le cellule cerebrali dallo stress ossidativo, mostrando in vivo la capacità di invertire i deficit cognitivi (Heo, et al., 2004). Sono in corso studi per approfondire il suo utilizzo in patologie neurologiche quali morbo di Alzheimer e Parkinson.

ANTIVIRALE E ANTIBATTERICA

La quercetina in vivo ha mostrato effetti antivirali contro herpes virus, adenovirus e virus respiratori sinciziali, mostrando capacità antinfettive e antireplicative. L’attività antibatterica è stata osservata contro ceppi responsabili di disturbi respiratori, gastrointestinali e urinari.

PROTEZIONE OCULARE

L’attività antiossidante contribuisce al controllo di alcuni disturbi oculari, quali cataratta e degenerazione senile della macula, in particolare per l’effetto protettivo sulle pareti vascolari.

 

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/10918203

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/10890034

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/2070483

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/8895742

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/9163681

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/9000563

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/12198000

28-12-2018

Una dieta ricca di magnesio può ridurre il rischio di diverse malattie, tra cui la malattia coronarica, ictus e diabete di tipo 2, secondo una nuova meta-analisi pubblicata sulla rivista BMC Medicine. Questa analisi delle prove sul magnesio nella dieta e benefici per la salute, è la più grande fino ad oggi realizzata ed ha analizzato i dati provenienti da più di un milione di persone in nove paesi. I ricercatori della Zhejiang University e dell’Università di Zhengzhou in Cina, hanno scoperto che le persone che hanno adottato una dieta ad alto contenuto di magnesio avevano un rischio inferiore del 10% di malattia coronarica, del 12% di ictus e un rischio inferiore del 26% di diabete di tipo 2, rispetto alle persone che hanno assunto più bassi livelli di magnesio. I risultati dello studio indicano anche che 100 mg in più al giorno di magnesio nella dieta, potrebbero ridurre il rischio di ictus del 7% e diabete di tipo 2 del 19%. Il Dr. Fudi Wang, autore principale della ricerca, della School of Public Health presso la Zhejiang University, ha detto: ”Bassi livelli di magnesio nel corpo sono stati associati ad una serie di malattie, ma nessuna prova conclusiva è stata ad oggi trovata sul rapporto nella dieta tra magnesio e benefici per la salute. La nostra meta-analisi fornisce la prova più aggiornata del collegamento tra il ruolo del magnesio presente negli alimenti e la sua relazione con alcune malattie”. Il Dr. Wang ha aggiunto: “Le attuali linee guida per la salute raccomandano un apporto di magnesio di circa 300 mg al giorno per gli uomini e 270 mg al giorno per le donne. Nonostante ciò, la carenza di magnesio è relativamente comune e colpisce tra il 2,5% e il 15% della popolazione generale“.
Il magnesio è di vitale importanza per la salute umana e per le funzioni biologiche normali, tra cui il metabolismo del glucosio, la produzione di proteine e la sintesi degli acidi nucleici. La dieta è la principale fonte di magnesio ed è presente in alimenti come spezie, noci, fagioli, cacao, cereali integrali e verdure a foglia verde. In questa analisi, i dati provenienti da 40 studi epidemiologici che coprono un periodo che va dal 1999 al 2016, sono stati usati per studiare le associazioni tra magnesio nella dieta e varie malattie. In tutti gli studi, i livelli di magnesio nella dieta sono stati determinati utilizzando un questionario di frequenza alimentare autoriferito o un richiamo dietetico di 24 ore. Questa meta-analisi coinvolge studi osservazionali, che significa che non è possibile escludere l’effetto di altri fattori biologici o di stile di vita che influenzano i risultati. Inoltre non è possibile determinare se il magnesio è direttamente responsabile della riduzione del rischio di malattia. Tuttavia, le grandi dimensioni di questa analisi fornisce dati consistenti che sono rimasti invariati anche dopo l’aggiustamento per sesso e localizzazione dello studio. Gli autori affermano che i loro risultati rafforzano l’idea che l’aumento del consumo di alimenti ricchi di magnesio è benefico per la salute generale.

 

http://bmcmedicine.biomedcentral.com/articles/10.1186/s12916-016-0742-z

Giovedì, 27 Dicembre 2018 11:12

VITAMINA D NELLA CURA DELLA PSORIASI.

28-12-2018

La psoriasi è un'affezione cutanea di tipo desquamativo dovuta all'eccessiva proliferazione di alcune cellule della cute che si manifesta con macchie rossastre e squamose in varie parti del corpo (gomiti e ginocchia in particolare). Un ricercatore della Facoltà di Medicina della Boston University ha sperimentato la forma attiva della vitamina D sui pazienti affetti da psoriasi con effetti benefici in alcuni di essi che, comunque, non presentavano carenze di questa sostanza.

Giovedì, 27 Dicembre 2018 11:10

PROBLEMI SESSUALI: LA MACA LI RISOLVE.

07-08-2016

La maca (Lepidium meyenii) è un pianta annuale appartenente alla famiglia delle Brassicacee, che cresce spontanea nei territori montuosi del Perù. Diffusamente consumata dalle popolazioni autoctone, la maca è uno dei due vegetali coltivati (l’altro è la patata) in grado di crescere alle incredibili altezze degli altopiani peruviani (oltre i 2500 m). La sua radice è tradizionalmente utilizzata per aumentare la fertilità e le prestazioni sessuali sia nell’uomo che nella donna, oltre che per alleviare i sintomi della menopausa. Sembra che la maca abbia effetto sulle performance sessuali senza influenzare i livelli ematici di ormoni quali luteinizzante, follicolo-stimolante, prolattina, testosterone ed estradiolo. Si presume quindi che la maca agisca sui recettori di questi ormoni. Si ipotizza che gli alcaloidi purificati delle radici della maca influenzino l’asse ipotalamo-pituitario, fattore che può spiegare la capacità di questa pianta di indurre effetti in ambedue i sessi. In studi recenti la maca ha dimostrato di aumentare il volume spermatico, il numero e la motilità degli spermatozoi nell’uomo, mentre nella donna sembra agire come trofico nella secchezza vaginale. Alla maca è anche attribuito l’aumento dell’attività dell’ossido nitrico.

CALO DELLA LIBIDO E DISFUNZIONI SESSUALI MASCHILI E FEMMINILI

In studi su modelli animali condotti per osservarne il comportamento sessuale, l’assunzione di maca ha mostrato di incrementare l’attività sessuale. Sempre in studi in vivo, la somministrazione di maca (25 o 100 mg/kg/die) aumentava significativamente l’attività sessuale, incrementando l’eiaculazione negli animali ma non l’ansia. E’ stato condotto uno studio clinico per verificare l’effetto della supplementazione di maca per 14 giorni sulle prestazioni sportive e sul desiderio sessuale di ciclisti maschi allenati. La somministrazione di estratto di maca ha migliorato in maniera significativa le performance del tempo di marcia (40 km) ed è stato osservato anche un aumento dei punteggi del tasso di desiderio sessuale. In un altro esperimento su 50 pazienti con insufficienza erettile, che avevano assunto 2.400 mg di estratto di maca o un placebo per 3 mesi, nel gruppo della maca è stato osservato un miglioramento della performance sessuale e del benessere psicosociale, valutato secondo i test International Index of Erectile Function (IIEF-5) e Satisfaction Profile (SAT-P).

PROBLEMI DI FERTILITA’

In studi su animali, la somministrazione di maca ha mostrato un rilevante incremento del tasso di gravidanze. Nell’uomo, in volontari maschi di età compresa tra i 24 e i 44 anni, l’estratto di maca (1.500 o 300 mg/die per 4 mesi) ha mostrato l’incremento del volume del liquido seminale, del numero di spermatozoi e della loro motilità. Sono in corso studi sperimentali sull’uomo per verificare l’effetto di questa pianta in coppie con problemi di fertilità.

MENOPAUSA

In modelli animali la supplementazione di maca ha mostrato la capacità di prevenire anomalie lipidiche e ossee postmenopausali, senza l’influenza degli estrogeni. In uno studio doppio cieco placebo, 14 donne in post-menopausa hanno ricevuto 3.5 g/die di polvere di maca per 12 settimane o un placebo. Non sono state evidenziate differenze nelle concentrazioni ematiche di estradiolo, ormone follicolo-stimolante, ormone luteinizzante e la globulina legante gli ormoni sessuali (SHBG). Il Green Climateric Scale (scala di valutazione dei sintomi psicologici, fisiologici e vasomotori) ha rivelato una significativa riduzione nel punteggio dell’area dei sintomi psicologici. Lo studio ha mostrato che la maca riduce i sintomi psicologici, incluse ansietà e depressione, e diminuisce la misura delle disfunzioni sessuali in donne postmenopausali, indipendentemente dall’attività estrogenica e androgenica.

ATTIVITA’ SPORTIVA

La maca è un fitocomplesso ideale per gli atleti, perché contiene concentrazioni ottimali dei nutrienti richiesti a soggetti sottoposti a intensa attività fisica. Tra le altre numerose sostanze, presenta una composizione aminoacidica quasi completa (manca solo il triptofano). Studi su animali hanno mostrato un’attività sulla glucogenesi, con un aumento della produzione di glucosio dalle riserve dell’organismo.

TONICO-STIMOLANTE

Come adattogeno la maca regola l’attività endocrina, in particolare la parte sotto controllo dell’asse ipotalamo-ipofisario. Lo stress psicofisico influenza l’attività dell’ipotalamo, provocando l’incremento della produzione di cortisolo dalle surrenali. Un aumento cronico di tale ormone è in grado di provocare abbassamento delle difese immunitarie, deterioramento dell’ippocampo e quindi dei processi mnemonici, ipertensione, obesità, debolezza muscolare, osteoporosi e calo della libido.

 

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/19781622

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/19260845

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/11753476

Sabato, 22 Dicembre 2018 13:36

4 VALIDI MOTIVI PER ASSUMERE VITAMINA B12.

13-05-2016

Con il nome di vitamina B12, o cobalamina, ci si riferisce a sostanze con una struttura chimica piuttosto complessa, tra le quali la più attiva è la cianocobalamina. La vitamina B12 è una molecola relativamente stabile all'ossigeno e al calore, ma estremamente sensibile all'azione della luce, da cui viene decomposta e inattivata. Il suo assorbimento richiede tempi più lunghi rispetto a quello delle altre vitamine idrosolubili, perché nell'uomo questo processo richiede la presenza di una sostanza chiamata ”fattore intrinseco” (FI), una glicoproteina secreta dalle cellule parietali dello stomaco, che ha la proprietà di legarsi alla vitamina per proteggerla dagli enzimi durante il suo passaggio nell'intestino. La formulazione orale in forma sublinguale permette un’assimilazione più rapida, perché la B12 passa dalla mucosa buccale direttamente nel plasma, bypassando il difficile assorbimento intestinale, garantendo un elevato grado di assorbimento.

OMOCISTEINA E SALUTE CARDIOVASCOLARE

A tutt'oggi, oltre 80 studi indicano che livelli anche moderatamente elevati di omocisteina ematici aumentano il rischio di malattie cardiovascolari. La quantità di omocisteina è regolata per lo meno da tre vitamine: folati, B12 e B6. Analisi effettuate sui risultati di 12 studi per la riduzione di omocisteina hanno mostrato che, benché la supplementazione di acido folico (0,5-5 mg/die) sia quella che fornisce il maggiore effetto riduttivo (25%), la co-supplementazione con vitamina B12 (500 mcg/die) permette un’ulteriore riduzione (7%). In un altro studio su 2.155 soggetti, lo stato nutrizionale della B12 è risultato il fattore con la maggiore incidenza per la riduzione dell'omocisteina. Forse perché, essendo la fortificazione degli alimenti con acido folico più diffusa, riesce a coprire maggiormente il suo fabbisogno. Altre osservazioni indicano che la carenza di B12 possa essere la maggiore causa di elevati livelli di omocisteina nei soggetti ultrasessantenni.

ANZIANI: ALZHEIMER, DEMENZE E DEPRESSIONE

Basse concentrazioni ematiche di B12 sono state osservate in pazienti affetti da Alzheimer (AD). Uno studio ha evidenziato livelli più bassi di B12 nel liquido cerebrospinale di pazienti con AD rispetto a quelli di soggetti affetti da altri tipi di demenza. Il deficit di B12, come quello di folati, può portare a una ridotta sintesi di metionina e S-adenosilmetionina, alterando le reazioni di metilazione, che sono essenziali per il metabolismo dei componenti della guaina mielinica delle cellule nervose e dei neurotrasmettitori. In alcuni studi è stata evidenziata in soggetti AD l’associazione tra elevati livelli ematici di omocisteina e basse concentrazioni di acido folico e B12. La supplementazione di cianocobalamina ha mostrato miglioramenti delle funzioni cognitive in soggetti anziani. Studi osservazionali hanno evidenziato che almeno il 30% dei pazienti ospedalizzati per depressione presenta deficit di vitamina B12. Da uno studio di prevalenza su 700 donne ultrasessantenni fisicamente disabili, è emerso che le donne con carenza di B12 avevano il doppio delle probabilità di soffrire di depressione rispetto alle donne non-carenti. Uno studio di popolazione su 3.884 anziani, donne e uomini con disturbi depressivi, ha evidenziato che quelli con carenza di cianocobalamina erano più predisposti (+70%) a sviluppare depressione, di quelli con uno stato vitaminico nella norma.

VITILIGINE

Secondo alcuni studi condotti recentemente, l’associazione vitamina B12-acido folico può indurre la repigmentazione della cute, ostacolando la progressione della vitiligine. In uno studio sono stati somministrati a 100 pazienti vitamina B12 (2000 mcg/die) e acido folico (1600 mcg 3 volte/die) ed è stato loro consigliato di esporsi alla luce solare. Il trattamento minimo suggerito fu di 6 mesi. Una buona repigmentazione è avvenuta in 52 pazienti, inclusi 37 che si erano esposti al sole in estate e 6 che avevano usato lampade UVB in inverno. La repigmentazione è stata più evidente nelle aree esposte al sole. La diffusione della vitiligine si è fermata nel 64% dei pazienti dopo il trattamento.

ASSUNZIONE PROLUNGATA DI FARMACI

Alcuni farmaci riducono l'assorbimento di cobalamina in maniera rilevante. L'assunzione prolungata di inibitori della pompa protonica (omeprazolo), ma anche gli antagonisti dei recettori H2 (Zantac), farmaci per l'ulcera peptica, hanno dimostrato di ridurre i livelli di B12. Colestiramina (farmaco anticolesterolo), antibiotici (neomicina e cloramfenicolo), colchicina (per la gotta) e metformina (antidiabetico) hanno mostrato il medesimo effetto.

 

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/11682586

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/11375297

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/9394983

Sabato, 22 Dicembre 2018 13:33

PROPRIETA’ CURATIVE DEL FIENO GRECO.

24-12-2018

Il fieno greco (Trigonella foenum graecum) è una pianta originaria del Medio Oriente e dell’Africa settentrionale, tradizionalmente utilizzata come ricostituente. Gli studi condotti negli ultimi decenni hanno evidenziato che i semi di fieno greco, per il contenuto di saponosidi steroidici, agiscono a livello del sistema endocrino e, di conseguenza, sugli organi da questo controllati. Studi condotti sull’uomo indicano che la loro assunzione è in grado di regolare la glicemia, riducendo l’indice glicemico degli alimenti consumati. I semi di fieno greco sono ricchi in galattomannani, una struttura lineare a base di mannosio con catene laterali di galattosio. I galattomannani sono molto viscosi e, una volta assunti, formano un gel nello stomaco che favorisce la riduzione dell’assorbimento glicemico post-prandiale. Il ritardato assorbimento di glucosio migliora anche la reazione dell’insulina ai pasti.

EEFFETTI SULLA RISPOSTA GLICEMICA

In uno studio clinico è stato testato l’effetto sulla risposta glicemica utilizzando un estratto di semi di fieno greco (1, 2, 4 o 8 g), polvere di cuticola di psillio all’85% (4 g) o concentrato di crusca di avena al 15% (8 g) in 50 g di soluzione di glucosio aromatizzata all’arancio in 10 soggetti sani. Fu loro eseguito il test per il controllo della glicemia a 15, 30, 45, 60, 90 e 120 minuti dopo il pasto. In questo esperimento, solo la somministrazione di 8 g di estratto di semi di fieno greco mostrò risultati significativi, ma il trend era visibile anche a dosaggi più bassi. L’estratto di semi di fieno greco mostrò inoltre una leggera curva sulla risposta dose-dipendente sul picco ematico di glucosio. Ai dosaggi citati sia lo psillio che la crusca di avena non mostrarono alcun effetto sulla risposta glicemica.

EFFETTI SUI LIVELLI DI GLUCOSIO NEL DIABETE DI TIPO II

In uno studio, 17 diabetici di tipo II furono divisi in due gruppi. Il gruppo A (n=12) mostrava livelli di glucosio ematico a digiuno di 120-200 mg/dl, mentre nel gruppo B (n=5) era superiore a 200 mg/ml. Il gruppo A fu suddiviso in due gruppi randomizzati di 6 persone (A1 e A2) per ricevere un trattamento diverso. Durante il periodo del test di 8 settimane e le 2 settimane precedenti, il gruppo A non assunse farmaci per il diabete, mentre il gruppo B continuò la terapia farmacologica. L’estratto di semi di fieno greco e il placebo furono somministrati in capsule di gelatina 30 minuti prima di ogni pasto. La glicemia a digiuno fu misurata all’inizio e dopo 4 e 8 settimane. Nei soggetti che avevano assunto l’estratto di fieno greco fu osservata la riduzione della glicemia. Una volta raggiunto il livello di glucosio desiderato, quest’ultimo rimase inalterato, anche diminuendo il dosaggio di fieno greco. Fu osservato, inoltre, un effetto complementare sulla riduzione dei livelli di glucosio nei soggetti che utilizzavano farmaci convenzionali antidiabete.

AZIONE DI RIDUZIONE DEL PESO CORPOREO

I galattomannani del fieno greco favoriscono la perdita di peso, perché nello stomaco formano un gel il quale, gonfiandosi, riduce lo stimolo della fame. Inoltre, queste sostanze rallentando il grado di assorbimento gastrico degli alimenti, aumentano la sensazione di sazietà.

EFFETTO PROTETTIVO DAL REFLUSSO GASTROESOFAGEO

In alcuni studi è stato osservato che l’estratto di glucomannani da fieno greco è in grado di alleviare il reflusso gastroesofageo. I galattomannani, infatti, formano uno strato mucino-simile sulla superficie della mucosa gastrica che funge da barriera sia contro l’acido cloridrico e la pepsina endogeni, che contro gli alimenti che possono provocare bruciore. È stata anche osservata un’azione inibitrice nei confronti dell’eccessiva produzione acida (Pandian 2002).

 

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/11868855

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/12127242

24-12-2018

Molti genitori si trovano di fronte al difficile problema di dover far mangiare frutta e verdura ai propri figli che invece proprio non ne vogliono sapere di consumare questi alimenti preferendo piuttosto altri cibi come pasta, pizza, pane nei casi migliori, merendine, patatine e snack confezionati in quelli peggiori. Ogni genitore trova una personale strategia per ottenere quello che vuole: c'è chi realizza piatti colorati, chi mischia le verdure ad altri alimenti quasi nascondendole, chi promette qualcosa in premio alla fine del pasto ecc. Ora una nuova ricerca suggerisce invece un sistema molto più semplice, quello di spiegare al bambino perché è bene mangiare frutta e verdura, naturalmente considerando la sua età e calibrando dunque la spiegazione in base a questo. 
Gli psicologi Sarah Gripshover ed Ellen Markman della Stanford University a questo proposito hanno ipotizzato che i bambini in età prescolare sarebbero in grado di comprendere alcuni fondamenti base di nutrizione nonostante la giovane età. Per questo hanno deciso di compiere un studio, i cui risultati sono stati pubblicati su Psychological Science, rivista dell’Association for Psychological Science.  "I bambini hanno una naturale curiosità, vogliono capire perché e come funzionano le cose - spiegano i ricercatori - naturalmente abbiamo bisogno di semplificare i materiali per i bambini piccoli". A questo scopo i due psicologi hanno sviluppato 5 libri di fumetti dedicati ai concetti chiave della nutrizione tra cui l'importanza di una dieta varia e ricca di cibi, le categorie di alimenti, i micronutrienti e le diverse funzioni che essi hanno per il corpo. Una volta alla settimana per circa 3 mesi i fumetti sono stati letti a due classi di una scuola materna mentre altre due classi fungevano da gruppo di controllo. Al termine del programma, nelle classi dove erano stati letti i fumetti si era consumato ben il doppio di frutta e verdura durante la ricreazione (momento in cui venivano letti i libri) rispetto alle altre classi. Un buon inizio anche se ulteriori ricerche saranno importanti per verificare se questo tipo di approccio possa promuovere sane abitudini alimentari anche al di fuori di una semplice ricreazione e soprattutto a lungo termine. "In futuro, i nostri materiali didattici potrebbero essere combinati con interventi di nutrizione comportamentale efficaci, con la speranza di stimolare una sana alimentazione più che una singola tecnica da sola" hanno concluso i ricercatori.

 

http://www.psychologicalscience.org/index.php/news/releases/getting-kids-to-eat-their-veggies-study-suggests-a-new-approach-to-an-age-old-problem.html

24-12-2018

Uno dei minerali più importanti e più spesso carenti è forse il magnesio, soprattutto nella popolazione maschile. Il magnesio è un cofattore in oltre 300 sistemi enzimatici, specie quelli legati alla produzione e all'impiego di energia, ma svolge un ruolo importante anche nel mantenimento del tono muscolare e neurologico. Sembra che oltre il 50% della popolazione ne sia carente. Poichè il magnesio è un elemento intracellulare, la misurazione dei livelli nel siero (il metodo più usato dai medici) non riflette la situazione in maniera realistica. I livelli sierici, infatti, non calano finchè la carenza non raggiunge livelli tali da portare a sintomi come aritmia cardiaca, crisi epilettiche, preeclampsia e ipertensione. Le donne che hanno avuto preeclampsia, eclampsia o ipertensione durante la gravidanza rischiano la carenza di magnesio. Si tratta di disturbi che migliorano sensibilmente con l'assunzione di integratori o, nei casi di particolare gravità, con iniezioni intramuscolari di magnesio. Il magnesio è particolarmente importante per gli uomini, specie quelli che hanno avuto un attacco cardiaco o ne hanno uno in corso. La carenza di magnesio è frequente negli operati al cuore ed è associata a una notevole morbilità post-chirurgica. Gli studi epidemiologici hanno evidenziato che l'incidenza di infarto è superiore nelle regioni in cui l'acqua e i cibi sono poveri di magnesio. La somministrazione di magnesio diminuisce nettamente la morbilità post-operatoria.

Sabato, 22 Dicembre 2018 13:23

IL CHITOSANO RIPARA IL MIDOLLO SPINALE.

22-08-2016

Il chitosano, un derivato della chetina, è in grado di riparare le cellule del midollo spinale danneggiate, secondo uno studio Usa. Finora la terapia farmacologica utilizzata dai ricercatori era basata su un glicole polietilenico (PEG) che presenta una forte controindicazione: i prodotti della degradazione del PEG sono potenzialmente tossici. I ricercatori hanno testato quindi alcuni composti non tossici, tra cui il chitosano (polisaccaride del guscio dei crostacei), con esito positivo.

23-12-2018

L’acetilcisteina, o N-acetilcisteina, è il derivato N-acetilato della L-cisteina, un aminoacido solforato non essenziale. Rispetto alla L-cisteina, la NAC risulta più stabile e maggiormente biodisponibile. Dagli anni ’60 è commercializzata anche come farmaco e viene utilizzata, per via inalatoria, nel trattamento di malattie respiratorie (come la bronchite acuta e cronica), associate alla iperproduzione di muco o a muco viscoso. Viene inoltre impiegata nel trattamento dell’intossicazione da paracetamolo (contenuto nella comune Tachipirina e in altri FANS) e come antidoto nell’avvelenamento da Amanita phalloides. Negli ultimi dieci anni sono stati pubblicati migliaia di articoli sulla N-acetilcisteina, molti dei quali riguardanti la sua attività antiossidante. L’efficacia della NAC nel trattamento dell’intossicazione da paracetamolo è attribuibile principalmente alla sua capacità di rigenerare le scorte di glutatione (GSH) a livello epatico: infatti la NAC è una forma di rilascio della L-cisteina, uno dei precursori fondamentali del glutatione (composto da cisteina, acido glutammico e glicina). La somministrazione di NAC in animali affetti da ischemia cardiaca ha migliorato la contrattilità del miocardio, ha favorito l’inibizione dell’aggregazione piastrinica e la riduzione dei livelli di lipoproteina A. Sempre su modelli animali si sono avuti risultati positivi nel diabete insulino-dipendente. La NAC ha ridotto moderatamente la glicemia, mantenendo la secrezione di insulina mediata dal glucosio. Inoltre sembra inibire l’apoptosi delle cellule beta-pancreatiche senza alterarne la proliferazione. Altri dati, in attesa di approfondimento, riguardano il suo ruolo positivo in alcune forme cancerose e disturbi immunitari.

PROTEZIONE APPARATO RESPIRATORIO

La NAC possiede una marcata attività mucolitica, dovuta probabilmente alla riduzione dei ponti disolfuro tipici delle mucoproteine, che causa una diminuzione della viscosità del muco bronchiale. Il suo impiego nelle malattie respiratorie è diffuso. Numerosi studi indicano il suo utilizzo nel trattamento della sindrome broncopolmonare ostruttiva (BCPO). In uno studio aperto multicentrico controllato, effettuato su 169 pazienti affetti da BCPO di grado moderato-grave, è stata osservata una riduzione delle ricadute nel 41% del gruppo trattato con NAC (in soggetti sottoposti a trattamento standard + 600 mg/die di NAC per sei mesi, contro pazienti trattati solo con terapia tradizionale). Sono disponibili anche dati positivi nel trattamento della fibrosi polmonare idiopatica (FPI): in uno studio clinico randomizzato in doppio cieco contro placebo, recentemente comparso su The New England Journal of Medicine, la somministrazione di NAC, unitamente alla terapia standard, ha indotto significativi miglioramenti nei parametri della funzione respiratoria. Secondo gli studiosi, i pazienti affetti da questa patologia presentano un grande stress ossidativo e una carenza di antiossidanti, come prova la riduzione dei livelli di glutatione intra e extracellulare. Da qui l’ipotesi che, inducendo un aumento della biosintesi di glutatione (grazie alla somministrazione di N-acetilcisteina), sia possibile migliorare il decorso clinico dei pazienti affetti da questa grave malattia.

ATTIVITA’ EPATOPROTETTRICE

Questa attività è dovuta alla funzione della NAC di precursore del glutatione. Uno dei ruoli fondamentali del GSH è il mantenimento dell’equilibrio redox a livello epatico, vitale per una normale funzionalità epatocitaria. Nel fegato la concentrazione di tale nutriente è rilevante, al punto che le funzioni detossicanti e antisteatosiche possono svolgersi correttamente grazie all’azione del glutatione.

ATTIVITA’ ANTIAPOPTOSICA

Alcune evidenze sperimentali indicano che la NAC, per la sua proprietà antiossidante, può esercitare attività antiapoptosica, in particolare a livello delle cellule beta-pancreatiche e dei neuroni. È in virtù del ruolo di precursore della L-cisteina e del glutatione che contribuisce alla protezione delle membrane cellulari dalla perossidazione lipidica e da quella proteica.

DIPENDENZA DA COCAINA

In uno studio pilota condotto su soggetti cocaino-dipendenti la somministrazione di acetilcisteina ha riportato una riduzione del desiderio alla droga.

 

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/9174521

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/12600912

http://www.nejm.org/doi/full/10.1056/NEJMoa042976

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