Angelo Ortisi
VITAMINA B1 NELLA TERAPIA DELLE MALATTIE CARDIACHE.
29-07-2016
Quando l'organismo è carente di tiamina, il cuore ne soffre. L'insufficiente apporto di questa sostanza provoca aritmie, tendenza ad avere il fiato corto, gonfiore ai piedi e alle gambe, ipotensione, dolori addominali e toracici, insufficienza renale, insufficienza cardiaca e, in mancanza di opportune integrazioni che prevengono e fanno sparire questi sintomi, la morte. La tiamina si è rivelata particolarmente utile nel corso di un esperimento eseguito su alcuni cani per curare i soggetti colpiti da attacco cardiaco: l'iniezione endovenosa riduceva le contrazioni del muscolo cardiaco contenendo il fabbisogno di ossigeno. Alcuni ricercatori russi hanno osservato gli stessi benefici effetti anche in uomini colpiti da infarto. La vitamina B1 è certamente promettente da questo punto di vista e dovrebbe essere oggetto di ulteriori indagini. Non è improbabile che i fenomeni che provocano gli attacchi cardiaci creino deficienze localizzate di tiamina nel muscolo cardiaco come indicano le analisi eseguite su soggetti che, pur non presentando carenze di vitamina B1, soffrono di insufficienza cardiaca.
ACIDO FOLICO NELLA CURA DELL'ATEROSCLEROSI.
15-08-2016
Il maggior sostenitore di questa tesi è il dottor Kurt Oster. Egli osservò che la somministrazione di 80 mg di acido folico al giorno (200 volte la dose consigliata) preveniva il ripetersi di attacchi cardiaci in 25 pazienti affetti da aterosclerosi, alleviava l'angina pectoris e riduceva in 31 casi la necessità di somministrare nitroglicerina, un farmaco che dilata le coronarie ed agisce contro l'insufficienza coronarica acuta. Nel corso di un altro studio alcuni ricercatori presero in esame gli effetti dell'acido folico sulle malattie del sistema vascolare periferico: a 4 pazienti dell'età di 80 anni furono somministrati per via endovenosa 7,5 mg di questa sostanza e dopo solo 40 minuti la loro capacità visiva era migliorata; in due di loro il miglioramento durò solo qualche ora, mentre negli altri due durò più di 24 ore. Ad altre 7 persone la cui età media si aggirava intorno ai 62 anni fu somministrata la stessa dose di acido folico sempre per via endovenosa: costoro provarono poco dopo una piacevole sensazione di calore in varie parti del corpo, che durò due giorni. Infine a 6 pazienti diabetici la cui età si aggirava intorno ai 72 anni furono somministrati per via orale 5 mg di acido folico per quattro settimane: quattro di loro osservarono dei miglioramenti della capacità visiva e della temperatura cutanea. Da tutti questi esperimenti si desunse che l'acido folico apre i vasi sanguigni della circolazione collaterale.
8 MOTIVI PER ASSUMERE LATTOBACILLI E BIFIDOBATTERI.
30-12-2018
Tra i lattobacilli, Lactobacillus acidophilus è la specie maggiormente rappresentata nell’intestino umano ed è presente anche in altre parti del corpo (cavo orale, vagina). L. acidophilus interviene nell’assimilazione e nella produzione delle vitamine del gruppo B e potenzia l’attività dell’enzima beta-galattosidasi, fattore che favorisce il miglioramento della tolleranza al lattosio negli individui con deficit di lattasi. I bifidobatteri si trovano perlopiù nel colon e nella mucosa vaginale. Le loro proprietà salutistiche riguardano la prevenzione delle allergie alimentari, la riduzione della diarrea da virus e del viaggiatore, la stimolazione del sistema immunitario, la produzione di vitamine e l’azione antibatterica verso microrganismi indesiderati.
DIARREA/STIPSI
Il trattamento delle infezioni intestinali rappresenta l’indicazione clinica più tradizionale per i probiotici. Solide evidenze scientifiche riguardano l’azione preventiva e la rapida remissione delle infezioni intestinali, oltre a una minore durata degli episodi nei casi di: diarrea infantile, diarrea del viaggiatore e diarrea da antibiotici. Lattobacilli e bifidobatteri svolgono un ruolo importante nel controllo del pH intestinale offrendo protezione contro la stipsi e promuovendo la depurazione dell’organismo.
DISTURBI DIGESTIVI E DISPEPSIA
L’associazione sinergica di acidophilus e FOS (frutto oligosaccaridi) può risultare utile in caso di cattiva digestione associata a dispepsia, con efficacia su sintomi quali dolore e pirosi epigastrica, sensazione di pienezza post-prandiale, gonfiore addominale, eruttazioni, nausea.
PATOLOGIE VAGINALI E CANDIDIASI
La flora vaginale va incontro, anche in condizioni fisiologiche normali, a variazioni legate allo stile di vita (dieta, stress, ciclo mestruale) che possono provocare vaginosi e vaginiti. La somministrazione orale di probiotici a donne con vaginosi, vaginiti si è dimostrata efficace nel ridurre l’incidenza di questi di disturbi.
COLESTEROLO
La capacità di diminuire la concentrazione di colesterolo nel sangue, come quella di deconiugare e fermentare gli acidi biliari, è da tempo attribuita a bifidobatteri e L. acidophilus.
DERMATITE ATOPICA
I meccanismi ipotizzati alla base dell’efficacia dei probiotici nelle malattie allergiche sono differenti. Si valuta il ripristino della funzione di barriera intestinale, oppure la capacità da parte degli enzimi batterici di degradare le proteine allergizzanti. Un’altra ipotesi è che i probiotici siano in grado di modulare la risposta immunitaria in maniera differente nel soggetto sano e in quello con intolleranza alimentare. In ambito preventivo la somministrazione di probiotici ha mostrato numerosi risultati positivi, così come in ambito terapeutico.
INFEZIONI CRONICHE DELLE VIE URINARIE
Il rischio di cronicizzazione da infezioni urinarie è piuttosto elevato in pazienti affetti da stipsi, colite, diverticolosi. È stato dimostrato che i probiotici svolgono effetto inibente sia sulla crescita che sulla capacità di alcuni uropatogeni di aderire alle cellule dell’epitelio vaginale. La somministrazione di probiotici nella profilassi delle infezioni genito-urinarie è utilizzata con successo da molto tempo, fino ad arrivare alla risoluzione del 70-80% dei casi di cistite ricorrente. Nell’uomo queste infezioni presentano una stretta correlazione con le patologie prostatiche le quali, impedendo il completo svuotamento della vescica, possono favorire l’insorgenza di infezioni urogenitali.
MALATTIE INTESTINALI DI NATURA INFIAMMATORIA
La flora intestinale svolge un ruolo importante nella patogenesi di questi disturbi cronici, che includono morbo di Crohn e colite ulcerosa. La somministrazione di probiotici, in particolare acidophilus e bifidobatteri, è seguita dalla normalizzazione delle funzioni della mucosa intestinale, dalla riduzione delle citochine infiammatorie e dall’aumento di quelle ad attività antinfiammatoria. Effetti benefici sono stati osservati nella colite ulcerosa.
TUMORE DEL COLON
Sembra che lattobacilli e bifidobatteri siano in grado di aumentare il periodo di latenza dell’insorgenza del tumori del colon indotto sperimentalmente nel ratto, e questo suggerisce che i probiotici potrebbero inibire l’insorgenza di lesioni preneoplastiche e lo sviluppo di tumori in modelli animali. Sono in corso sperimentazioni sull’uomo.
LA FOSFATIDILSERINA MIGLIORA LA MEMORIA E COMBATTE L'INVECCHIAMENTO CEREBRALE.
09-08-2016
La fosfatidilserina (PS) è un fosfolipide naturalmente presente nelle membrane cellulari, dove svolge un rilevante ruolo morfo-funzionale. In particolare, è in grado di stimolare le attività cerebrali, soprattutto quelle attinenti alla sfera cognitiva. La fosfatidilserina promuove tutte le funzioni che dipendono dalla membrana cellulare e modula la produzione di acetilcolina e dopamina, neurotrasmettitori di fondamentale importanza per apprendimento e processi mnemonici. Inoltre, la PS ha mostrato di normalizzare la densità dei recettori neuronali e stimolare la sintesi di NGF (Nerve Growth Factor), fattore neurotrofico al quale è stato riconosciuto un ruolo non secondario nella risposta allo stress psichico, nella modulazione endocrino-immunitaria, nella crescita, nello sviluppo e in alcune alterazioni di determinate aree cerebrali. In esperimenti su animali la PS ha dimostrato di rallentare il declino della risposta immunitaria; inoltre, agendo sui recettori dell’interleuchina 2, sembra promuovere l’attivazione delle cellule T. Nell’anziano la sua somministrazione migliora le capacità mnemoniche, le interazioni sociali e il grado di attività, ma numerose ricerche indicano che la fosfatidilserina incrementa le funzioni cognitive e comportamentali anche in soggetti giovani.
DEFICIT DI MEMORIA E INVECCHIAMENTO CEREBRALE
Le ricerche scientifiche sul ruolo della fosfatidilserina nell’invecchiamento cerebrale risalgono agli anni ’70 e hanno permesso di raccogliere informazioni di notevole interesse. Dopo numerosi studi in vivo, sono state condotte ricerche cliniche sia sull’invecchiamento cerebrale generalizzato che su quello di pazienti affetti da Alzheimer. In uno studio multicentrico (Amaducci, 1988) la somministrazione di fosfatidilserina a 145 malati di Alzheimer ha migliorato abilità verbale, memorizzazione e capacità di gestire le attività quotidiane. In un altro studio (Crook, 1991) fu esaminato e confermato l’effetto salutare della fosfatidilserina in soggetti con deficit di memoria associato all’età. La somministrazione di fosfatidilserina a 247 pazienti (oltre i 65 anni) con deficit cognitivo da moderato a severo, ha indotto miglioramenti sia di tipo cognitivo che comportamentale.
Uno degli studi che ha coinvolto un numero maggiore di pazienti (425, età media 65-93 anni) è quello di Cenacchi (1993).Tutti i soggetti mostravano un declino cognitivo da moderato a grave. Per 6 mesi furono loro somministrati 300 mg/die di PS. Al termine del periodo di osservazione si riscontrò un miglioramento sia delle funzioni mentali e cognitive che della concentrazione. I maggiori risultati furono osservati nei soggetti che avevano associato l’assunzione di PS a dieta ed esercizio fisico. Nei numerosi trial condotti in Europa e USA negli ultimi anni è emerso che la PS è in grado di migliorare funzioni cognitive, memoria e richiamo, umore, partecipazione e interessi sociali.
SPORT: AUMENTO DELLA FORZA MUSCOLARE E RIDUZIONE DEL CORTISOLO
Recentemente si è diffuso l’utilizzo della fosfatidilserina tra gli atleti come agente ergogenico. Questo effetto sembra dovuto all’evidenza che la fosfatidilserina riduca il rilascio di cortisolo, un ormone la cui produzione è associata al catabolismo muscolare dopo esercizio fisico impegnativo. In uno studio in doppio cieco su 11 atleti sottoposti a intenso allenamento, è stata osservata la riduzione dei livelli di cortisolo del 20% nei soggetti che avevano assunto 800 mg/die di fosfatidilserina, rispetto al gruppo placebo. In un altro studio condotto su 9 atleti, il dosaggio di 400 e 800 mg/die ha prodotto la diminuzione del cortisolo rispettivamente del 16% e 30%. Si ipotizza che la PS sia in grado di ostacolare l’attivazione dell’asse pituitario-adrenergico indotto dallo stress. Un altro effetto evidenziato del cortisolo è stata la riduzione dei sintomi della sindrome da sovrallenamento.
STRESS
Studi recenti hanno dimostrato che la produzione eccessiva e prolungata di cortisolo, come avviene durante condizioni di stress cronico, può causare una riduzione dell’ippocampo, struttura indispensabile alla fissazione della traccia di memoria. L’assunzione di PS può avere effetti benefici in tutte le condizioni stressogene, migliorando sintomi comportamentali e cognitivi.
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/2027477
FIENO GRECO: UNO SCUDO CONTRO RAFFREDDORE E STANCHEZZA.
29-12-2018
I suoi semi ricchi di minerali, vitamine e amminoacidi sono ottimi ricostituenti contro la stanchezza e alzano le difese contro le “avvisaglie” invernali. Il fieno greco è una pianta che cresce spontanea in ambienti costieri e submontani ed è originaria dell’Asia occidentale. I costituenti del fieno greco si trovano nei semi, che hanno un elevato valore nutritivo e contengono glucidi, protidi, fosfatidilcolina e lecitina ma anche calcio, magnesio, fosforo, ferro, potassio, zolfo, sodio, cloruro, silice e vitamine del complesso B, A e C. I semi di fieno greco, reperibili in erboristeria, hanno spiccate proprietà ricostituenti e antianemiche. Tali proprietà lo rendono un buon coadiuvante nei periodi di stress. È stato inoltre dimostrato che i semi del fieno greco hanno la capacità di abbassare la glicemia, modulando l’assorbimento degli zuccheri nell’uomo sia sano che diabetico. Per la presenza di alcuni fattori (vitamina D, calcio, vitamina P), è interessante l’uso di fieno greco in alcune osteopatie, ad esempio nell’osteoporosi, o per aiutare il consolidamento delle fratture.
IMPORTANTE
È controindicato in gravidanza perché può provocare contrazioni uterine, mentre è consigliato dopo il parto, perché favorisce la montata lattea.
COME SFRUTTARE I BENEFICI DEL FIENO GRECO
- Grazie alla presenza di lecitina e colina, una tisana al giorno con un cucchiaino di semi di fieno greco protegge il fegato e rinforza le difese.
- Per depurare il sangue, è utile bere 30 gocce di tintura madre di fieno greco la mattina in un pò d’acqua.
- Per evitare riniti e sinusiti da cambio di stagione, basta assumere una capsula di estratto secco di fieno greco al giorno per un mese.
- I semi del fieno greco, assunti in tisana una volta al giorno, possiedono anche un’azione ipocolesterolemizzante: agendo favorevolmente sul metabolismo lipidico, regolano la concentrazione del colesterolo nel sangue e limitano l’assorbimento dei grassi ingeriti col cibo.
ALC: UN NEUROPROTETTIVO MOLTO EFFICACE.
18-08-2016
L'acetil-L-carnitina (ALC) è il derivato acetilato dell'amminoacido L-carnitina. E' il nutrimento più efficace per conservare un metabolismo cellulare ottimale. Infatti, l'ALC:
- migliora le capacità cognitive degli esseri umani in buona salute (attenzione, coordinazione visiva, riflessi, rapidità di esecuzione dei compiti intellettuali);
- migliora le funzioni cognitive, lo stato emotivo e il comportamento sociale di pazienti affetti da deficit della memoria combinato all'invecchiamento. Questi miglioramenti durano per lungo tempo dopo la sospensione dell'integrazione;
- riduce i sintomi della depressione e migliora la percezione della qualità di vita;
- ritarda il deterioramento cognitivo in pazienti affetti da malattia di Alzheimer (uno studio ha utilizzato una dose di 2,5 g al giorno per 3 mesi, risultato confermato da diversi altri studi);
- migliora i sintomi di senilità. 2 g d'ALC al giorno migliorano il comportamento, i test sulla memoria, l'attenzione e la verbalizzazione;
- migliora la circolazione cerebrale in pazienti affetti da insufficienza cerebro-vascolare;
- riduce la formazione di lipofuscina (il detrito cellulare che determina le macchie della vecchiaia) e diminuisce i depositi di lipofuscina esistenti;
- in combinazione con l'acido lipoico, secondo tre studi recentemente pubblicati dal dott. Ames e da un team di ricercatori dell'Università della California, l'ALC ringiovanisce alcuni topi anziani e potrebbe avere gli stessi effetti su esseri umani che invecchiano. Dopo un mese di integrazione, i topi anziani letargici erano diventati pieni di brio. Ciò equivale a fare in modo che una persona di 75-80 anni agisca come una persona con la metà degli anni;
- diversi studi indicano che dei risultati positivi a livello cognitivo apprezzabili si ottengono dopo qualche mese di integrazione, e mettono in evidenza il ruolo neuroprotettivo dell'ALC sul sistema colinergico. Coloro che cercano di ritardare l'invecchiamento cerebrale assumono delle dosi elevate di questo importante neuronutrimento.
GIOCHI AVVENTUROSI ALL’APERTO BENEFICI PER LA SALUTE E CREATIVITA’ DEI BAMBINI.
29-12-2018
Sicuramente per i bambini giocare in casa o stare davanti alla tv è più sicuro che giocare fuori all’aperto, all’avventura, magari interfacciandosi anche con qualche rischio, ma da più parti gli esperti ci dicono che non è salutare. Ora uno studio dimostra come il gioco all’aperto faccia bene non solo alla salute, ma anche allo sviluppo della creatività, della socialità e della capacità di far fronte alle difficoltà. La ricerca è stata realizzata dallo staff dell’University of British Columbia (UBC) e dal Child & Family Research Institute presso il BC Children’s Hospital ed è stata pubblicata sulla rivista International Journal of Environmental Research and Public Health. Si parla non solo di gioco all’aperto, ma proprio di gioco spericolato: arrampicarsi, saltare e anche capitombolare in luoghi aperti, con alberi, piante, dislivelli di altezza che danno la possibilità al bambino di scegliere cosa sperimentare permettono di conoscere cos’è il rischio e quali sono i propri limiti.
Lo sostiene la Dott.ssa Mariana Brussoni, principale autrice dello studio, assistente presso la School of Population and Public Health e il dipartimento di pediatria dell’UBC, oltre che scienziata presso la British Columbia Injury Research & Prevention Unit e il Child & Family Research Institute del BC Children’s Hospital. Brussoni ritiene che: “Questi risultati positivi riflettono l’importanza di sostenere opportunità anche rischiose, di gioco all’aperto per i bambini, come strumento di promozione della salute dei bambini e di stili di vita attivi”. I genitori dovrebbero quindi cercare di essere meno apprensivi e aggiunge: “Monitorare l’attività dei bambini può essere un approccio più appropriato rispetto a quello della sorveglianza attiva, in particolare per i bambini più grandi”. Insomma meglio il controllo da lontano ricordandosi di valutare il bilancio tra rischio e salute fisica e psichica.
http://www.mdpi.com/1660-4601/12/6/6475
http://news.ubc.ca/2015/06/09/risky-outdoor-play-positively-impacts-childrens-health-ubc-study/
COME SI PUO’ CURARE CON SUCCESSO LA TB SENZA FARMACI.
29-12-2018
In uno studio, scienziati indonesiani hanno confrontato l’effetto della vitamina D rispetto al placebo su quasi 70 pazienti tubercolotici per circa nove mesi. Curando i pazienti tubercolotici con 10.000 unità giornaliere di vitamina D rispetto alla dose molto più bassa (400 unità) utilizzata solitamente dalla medicina convenzionale, ha condotto ad una percentuale di guarigione del 100 per cento. Questi risultati potrebbero portare all’uso della vitamina come mezzo per prevenire e curare la malattia.
COMMENTO
Le funzioni terapeutiche della vitamina D continuano ad aumentare. Che la percentuale di risultati terapeutici sia il 100 per cento a dosi elevate è una testimonianza notevole a vantaggio delle terapie naturali. E’ triste che la medicina convenzionale abbia escluso questa importante opzione di trattamento e si basi su protocolli pluri-farmacologici per trattare la TB. Naturalmente non è raccomandabile utilizzare la vitamina D ad alte dosi senza aver valutato il suo livello ematico poiché è potenzialmente pericoloso un suo sovradosaggio. Tuttavia, ciò è valido soltanto se usate la vitamina D come supplemento orale. La vitamina D è anche soprannominata “la vitamina del sole” perché quando la cute viene esposta ad una quantità sufficiente di luce ultravioletta, ne produce abbondantemente. Per cui consiglio di stare il più possibile all’aria aperta per usufruire dell’esposizione al sole. In fondo, quando non c’erano i farmaci anti-tubercolari, l’unica terapia era proprio questa.
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/16479024
http://www.sciencemag.org/content/311/5768/1770.abstract
http://www.beinghealthynaturally.com/naturalcures/tbtuberculosis.php
LA VITAMINA C RIDUCE IL RISCHIO DI CATARATTA.
29-12-2018
Uno studio pubblicato dalla rivista Oftalmology suggerisce che la dieta e lo stile di vita, piuttosto che la genetica, possono avere un impatto più significativo sullo sviluppo della cataratta e la vitamina C potrebbe ridurre il rischio della malattia di un terzo. La cataratta causa una progressiva perdita di trasparenza del cristallino e comporta una diminuzione della vista. Può colpire uno o entrambi gli occhi. Si sviluppa lentamente e si verifica soprattutto con l’avanzare dell’età. Tra i sintomi: percezione sbiadita dei colori, visione offuscata, aloni intorno alle luci e difficoltà a vedere di notte. La cataratta è la causa di metà dei casi di cecità e del 33% delle disabilità visive in tutto il mondo. E’ causata più comunemente dall'invecchiamento, ma può verificarsi anche in seguito ad un trauma, esposizione eccessiva a radiazione infrarossa o ultravioletta, fenomeni infiammatori, può essere iatrogena in conseguenza ad una operazione chirurgica all'occhio per altri problemi o congenita. I fattori di rischio includono il diabete, il fumo di tabacco, l’esposizione prolungata a luce solare e l’alcolismo. La rimozione chirurgica della cataratta è oggi una procedura di routine.
I ricercatori provenienti dal King College di Londra, nel Regno Unito, hanno effettuato degli esami di Digital imaging per valutare la progressione della cataratta (misurando l’opacità del cristallino) su 324 coppie di gemelli di circa 60 anni di età. Gli esami sono stati ripetuti dopo circa 10 anni. Le prime indagini, collegate ad un elevato apporto di vitamina C, hanno dimostrato un rischio del 20% più basso di sviluppare la cataratta. La valutazione di 10 anni dopo ha rivelato un rischio del 33% più basso di progressione della cataratta nelle donne la cui dieta era ricca di alimenti contenenti vitamina C. I fattori genetici sono responsabili del 35% della differenza di progressione della cataratta, mentre i fattori ambientali, come la dieta, hanno rappresentato il 65%, il che suggerisce che l’impatto genetico sullo sviluppo della cataratta può essere meno significativo di quanto si credesse.
La potenzialità della vitamina C di inibire la progressione della cataratta potrebbe risiedere nella sua proprietà antiossidante. Il fluido all’interno dell’occhio è normalmente ad alto contenuto di vitamina C che impedisce l’ossidazione che offusca il cristallino. I ricercatori ipotizzano che mangiare cibi ricchi di vitamina C può aumentare i livelli di vitamina C nel fluido intorno al cristallino e offrire un’ulteriore protezione. Lo studio si è concentrato solo sul consumo di vitamina C attraverso gli alimenti e non attraverso integratori alimentari. L’autore dello studio, il Dr. Christopher Hammond, Professore di oftalmologia presso il King College di Londra, dice: “La scoperta più importante è che l’assunzione di vitamina C dal cibo sembra ridurre la progressione della cataratta. Anche se non possiamo assolutamente evitare lo sviluppo della cataratta, possiamo ritardarne l’insorgenza e tenere a bada il peggioramento con una dieta ricca di vitamina C”.
ALLA SCOPERTA DELLA BIOTINA.
08-04-2017
La biotina è una vitamina idrosolubile, comunemente utilizzata nell'industria cosmetica, prodotta nel nostro intestino dalla flora batterica, che svolge un ruolo eminente nella sintesi degli acidi grassi e nel metabolismo degli aminoacidi ramificati. Una dieta variata generalmente contiene un’adeguata quantità di biotina e in circostanze normali la carenza di tale nutriente è piuttosto rara. Una carenza spontanea può manifestarsi in caso di ingestione abbondante e ripetuta di albume d’uovo crudo: questo alimento è particolarmente ricco di avidina, una glicoproteina che impedisce l’assorbimento intestinale di questa vitamina. I sintomi da carenza di biotina nell'uomo sono caratterizzati da dermatite seborroica, intertrigine, caduta dei capelli, secchezza della cute e delle mucose, atrofia delle papille linguali e rash cutanei. L’assunzione di antibiotici ad ampio spettro e di anticonvulsivanti contribuisce ad alterare la microflora intestinale e, con essa, il pool di biotina. Recenti ricerche indicano che la biotina durante la gravidanza è eliminata più rapidamente e il suo stato declina in maniera consistente.
SALUTE DELLA CUTE E ANNESSI CUTANEI
- PELLE: Esistono molte evidenze scientifiche che correlano la carenza di biotina con le malattie cutanee, in quanto la cute è uno degli organi più ricchi di tale vitamina. Recenti studi sperimentali indicano la possibilità di deficit o di alterato metabolismo di biotina, piridossina e zinco nella patogenesi della dermatite seborroica e dell'acne, suggerendo la somministrazione di tali nutrienti per questi disturbi cutanei. L'utilizzo della biotina viene proposto, inoltre, nelle affezioni seborroiche del lattante generalizzate o localizzate, nella seborrea del cuoio capelluto (crosta lattea) e nell'eritema delle natiche.
- CAPELLI: Esperimenti effettuati su modelli animali hanno evidenziato che la carenza di biotina può provocare la perdita di pelo. Il trattamento con biotina nell'uomo può risultare particolarmente utile nei casi di alopecia e nelle anomalie degli annessi cutanei di cui non sia chiara l'eziologia. La biotina può, in modo non specifico, essere efficace senza che una sua carenza debba essere necessariamente chiamata in causa. L'utilizzo di biotina è indicato in particolare in caso di caduta precoce, ingrigimento e incanutimento prematuro dei capelli, associando tale nutriente all'acido pantotenico.
- UNGHIE: La supplementazione con biotina sembra migliorare la fragilità delle unghie. In uno studio 45 pazienti con unghie fragili hanno ricevuto 2,5 mg al giorno di biotina per 1-7 mesi. Il 91% dei partecipanti ha avuto un netto miglioramento, mostrando unghie più dure e forti dopo un trattamento medio di 2 mesi. In un altro studio controllato, alcune donne con unghie fragili che avevano assunto 2,5 mg al giorno per 6-15 mesi, hanno mostrato un aumento del 25% nello spessore delle unghie; è stato inoltre notata la riduzione della rottura delle unghie. In generale, l'assunzione di biotina può aumentare o migliorare lo spessore delle unghie.
DISLIPIDEMIA E DIABETE
Dati su modelli animali e sull'uomo suggeriscono che uno stato compromesso della biotina abbia un impatto negativo sui livelli dei lipidi plasmatici. In uno studio in doppio cieco, a volontari sani sono stati somministrati 900 mcg/die di biotina per 71 giorni. E’ risultato un modesto ma, a livello statistico, interessante cambiamento del profilo lipidico e un’associazione inversa tra livelli di biotina e lipidi plasmatici totali. In un altro studio la somministrazione di biotina ha portato a una significativa riduzione dei trigliceridi e delle VLDL sia nei soggetti diabetici che in quelli non diabetici, rispetto ai placebo. Si ipotizza che la biotina sia in grado di migliorare il metabolismo alterato del glucosio stimolando la secrezione di insulina glucosio-indotta nelle cellule pancreatiche beta e accelerando la glicolisi nel fegato e nel pancreas. La biotina, inoltre, aumenta la sensibilità muscolare all'insulina, aumentando l’attività della guanilato ciclasi. Dati preliminari suggeriscono che tale nutriente possa avere effetti benefici in pazienti con neuropatia diabetica periferica e, in combinazione con il cromo, rappresentare una terapia aggiuntiva per migliorare il controllo glicemico in pazienti con diabete di tipo 2.
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/11815321
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/8477615
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/2871749
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/958648
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/2895169
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/7011260
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/16677798
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/10540872