Angelo Ortisi

Angelo Ortisi

30-08-2016

Il lievito di birra, o Saccharomyces cerevisiae, è costituito da colonie di un fungo unicellulare che si trova allo stato naturale sulla buccia di alcuni frutti e nel mosto della birra ottenuto da fermentazione. I processi di produzione a cui viene sottoposto, tra i quali la fermentazione e la centrifugazione, ottengono il cosiddetto lievito pressato, che può essere messo in commercio in masse compresse, conservando intatti i valori nutrizionali, mentre vengono inattivati gli enzimi e quindi la capacità fermentativa dell’alimento. Essendo ricco di vitamine (in particolare di quelle del gruppo B), aminoacidi essenziali e oligoelementi (fosforo, selenio e cromo), il lievito di birra possiede un elevato potere nutrizionale. Grazie allo scarso contenuto di grassi, carboidrati e calorie, rappresenta un alimento che può essere consigliato a vegetariani, diabetici e ipoglicemici. Inoltre, contiene sostanze antibiotiche, attive soprattutto contro alcuni stafilococchi. La ricca concentrazione di cromo presente nel lievito, promuove il corretto funzionamento dei meccanismi di regolazione di tolleranza al glucosio, risultando utile nel controllo dei livelli di zuccheri nel sangue. La presenza di acidi nucleici, incluso l’RNA, componente cellulare che governa molti processi vitali nell’organismo, attribuisce al lievito la funzione di favorire i processi di rinnovamento cellulare. La ricca composizione di nutrienti antiossidanti potenzia questo effetto protettivo contro il deterioramento cellulare. Il lievito può consentire un corretto riequilibrio nutrizionale durante un programma dietologico dimagrante, evitando stanchezza e disidratazione cutanea. La ricchezza di vitamine del gruppo B contenute nel lievito contribuisce al mantenimento dell’apparato intestinale e della flora in esso presente.

CONVALESCENZE, INAPPETENZA E AFFATICAMENTO

Il lievito di birra viene utilizzato in associazione al ginseng o la vitamina C per alleviare le sintomatologie da affaticamento, dovute a convalescenze, a intensa attività lavorativa o sportiva. Alimento neuroprotettivo per la presenza delle vitamine del gruppo B (B1 e B6), può essere utilizzato per alleviare i sintomi da cambio di stagione e da stress. Inoltre, secondo alcune ricerche, il lievito di birra possiede proprietà immunostimolanti che, aumentando la produzione di anticorpi, sono in grado di rinforzare le difese immunitarie. Altri studi effettuati, indicano che l’integrazione di lievito nella dieta sembra favorire lo sviluppo dell’apparato scheletrico e la crescita. Il consistente apporto di vitamine del gruppo B promuove l’appetito e la digestione.

SALUTE DEGLI ANNESSI CUTANEI

Il lievito agisce come vulnerario, in quanto favorisce l’ossigenazione dei fibroblasti (cellule del tessuto connettivo responsabili del processo di cicatrizzazione), l’epitelizzazione, la formazione di fibre collagene e l’angiogenesi (la formazione di nuovi vasi sanguigni), grazie al ricco contenuto di vitamina B2. Spesso, in caso di acne o di foruncoli, il lievito di birra rappresenta un valido coadiuvante. E’ anche considerato un depurativo del fegato, azione che si riflette a livello cutaneo, grazie alle concentrazioni di inositolo. Nel lievito di birra sono contenute sostanze indispensabili per la salute del cuoio capelluto e dei capelli (aminoacidi, vitamine del gruppo B, zinco, rame).

 

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC414885/

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/7979165

02-05-2016

La vitamina B1, o tiamina, fu identificata negli anni ’30 quale agente associato al beriberi, una malattia un tempo frequente, caratterizzata da gravi polinevriti che possono sfociare in paralisi. La tiamina è una delle vitamine più importanti poiché, oltre ad essere scarsamente sintetizzata, l’organismo non è in grado di immagazzinarla. Pertanto, anche periodi relativamente brevi di assunzione insufficiente possono comportare un elevato rischio di carenza. Tra i sintomi di deficit di vitamina B1 troviamo astenia, irritabilità, depressione, scarsa concentrazione e ridotto rendimento muscolare. La tiamina promuove la crescita, l’appetito e la digestione ed è fondamentale per la salute mentale e per il corretto funzionamento di nervi, muscoli e cuore. È anche responsabile della produzione di energia nelle cellule, migliora l’attività dei linfociti T e agisce da antiossidante inibendo la produzione di radicali liberi.

SCOMPENSO CARDIACO CONGESTIZIO

La carenza grave di tiamina può causare disturbi della funzionalità cardiaca e, alla lunga, scompenso cardiaco congestizio (CHF), disturbo comune, specialmente negli anziani. I diuretici utilizzati per questa condizione, come il furosemide, incrementano l’escrezione di tiamina, che può portare alla sua carenza marginale. Numerosi studi hanno evidenziato uno stato nutrizionale deficitario di tiamina nei pazienti CHF. In uno studio su 25 pazienti, l’utilizzo di furosemide fu associato al 98% di carenza di tiamina. La somministrazione di 200 mg/die di tiamina per almeno 6 settimane ha mostrato di ripristinare lo stato di B1.

MORBO DI ALZHEIMER E INVECCHIAMENTO

In uno studio caso-controllo su 38 donne anziane con il morbo di Alzheimer (AD), furono osservati bassi livelli plasmatici di tiamina, sia pirofosfato che monofosfato. Un modesto effetto benefico è seguito alla somministrazione di 100 mg/die di tiamina per 12 settimane a pazienti AD. Un altro studio ha evidenziato una ridotta attività degli enzimi tiamina pirofosfato-dipendenti nel cervello di pazienti affetti da morbo di Alzheimer deceduti. In uno studio la carenza di tiamina è stata osservata nel 40% di anziani ospedalizzati con depressione, morbo d’Alzheimer e insufficienza cardiaca. In un piccolo studio su 14 anziani affetti da depressione che assumevano nortriptilina (un antidepressivo), la somministrazione contemporanea al farmaco di B1, B2 e B6, ha mostrato un miglioramento della funzionalità cognitiva e la riduzione della depressione. In un altro studio in doppio cieco, la somministrazione di 10 mg di tiamina per 6 settimane a 80 donne anziane ha mostrato l’incremento dell’appetito, del peso, del benessere e la riduzione dell’affaticamento nel gruppo che aveva assunto tiamina.

ABUSO DI ALCOLICI

Negli alcolisti si verifica la carenza di tiamina a causa dell'interazione tra una dieta povera e l'inibizione del meccanismo di captazione della tiamina ad opera dell'etanolo. La somministrazione di 100 mg al giorno a tali soggetti può migliorare alcuni sintomi quali modificazioni sensoriali e motorie.

SBALZI D’UMORE E FUNZIONI MENTALI

La tiamina è essenziale per il breakdown del glucosio, la maggiore fonte di energia per il cervello. Uno studio inglese ha osservato adulti sani che assumevano 10 volte l’RDA di 9 vitamine o un placebo per 1 anno. Dopo tre mesi di assunzione il miglioramento dell’umore fu associato al miglioramento dello stato di tiamina. In uno studio in doppio cieco su 120 studentesse universitarie con uno stato nutrizionale di tiamina nella norma, la somministrazione di 50 mg/die di tiamina per 2 mesi ha mostrato un miglioramento dello stato della tiamina e maggiore concentrazione ed energia rispetto ai soggetti placebo.

RECUPERO DALL’ESERCIZIO FISICO

La tiamina è un importante coenzima nel metabolismo energetico e per la funzione delle cellule nervose. Si ritiene che possa recuperare la stanchezza indotta dall'esercizio fisico, diminuendone la percezione mentale e sensoria. In uno studio con due gruppi di atleti, uno con concentrazioni nella norma di tiamina e un altro con basse concentrazioni, furono somministrati 100 mg/die di tiamina o un placebo 3 giorni prima della gara. La supplementazione di tiamina ha mostrato di annullare l’innalzamento del glucosio ematico nel gruppo che aveva assunto tiamina, il quale accusò anche minore stanchezza fisica.

DOLORI MESTRUALI

In uno studio in doppio cieco condotto su 556 ragazze (12-21 anni) con dismenorrea, quelle che hanno assunto 100 mg/die di tiamina per 90 giorni hanno mostrato un rilevante miglioramento (95%, con 87% guarite). Due mesi dopo la cessazione della supplementazione, il miglioramento è rimasto invariato.

 

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/11405995

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/10672278

21-12-2018

La concentrazione di vitamina C nel sangue di molti diabetici è piuttosto bassa. Nel corso di un recente studio su alcuni animali si è osservato che dosi equivalenti a circa 3 grammi di acido ascorbico al giorno possono aiutare i diabetici a superare molti disturbi cui vanno soggetti, quali malattie delle gengive, difficile rimarginazione delle ferite, precoce invecchiamento della pelle.

31-08-2016

Sperimentazioni di laboratorio hanno dimostrato l’attività epatoprotettrice della pianta. Si è così potuto appurare che in ratti pretrattati con estratti della pianta, somministrati per os (orale), erano minori gli effetti epatotossici in seguito a trattamento con tetracloruro di carbonio ed etanolo. L’attività antiedematosa e angioprotettrice è sostenuta dalla presenza dei flavonoidi che, favorendo la microcircolazione, contribuiscono in parte all’azione epatoprotettrice. La pianta può essere pertanto prescritta in caso di insufficienza della secrezione biliare (azione coleretica moderata ma prolungata), nelle epatopatie (non utilizzare preparati a base di alcol) e come preventivo negli stati pre-cirrotici da alcolismo. I flavonoidi della pianta hanno dimostrato in vitro proprietà antiradicaliche, antiperossidanti e antiossidanti. Importanti sembrano essere le proprietà attribuite alla pianta nel dismetabolismo ipoproteico. Sulla base di osservazioni tratte dall’attività ambulatoriale, risulta che la pianta agisce come ipolipidemizzante contribuendo notevolmente all’abbassamento della colesterolemia e della trigliceridemia. In diversi studi è stata dimostrata la sua grande efficacia nella litiasi: microcalcoli renali, biliari e salivari scompaiono, mentre per i calcoli più grandi si assiste ad una diminuzione del volume oppure ad una stabilizzazione. E’ stato pubblicato da poco, a questo proposito, uno studio effettuato su una piccola casistica nel quale viene segnalata l’efficacia della pianta in alcuni casi di litiasi renale. Il trattamento con crisantello è apparso efficace in un caso di litiasi cistinica e in un caso di litiasi urica. L’analisi ecografica ha dimostrato, dopo un trattamento di 90 giorni, un effetto non trascurabile sulla diminuzione di dimensione dei calcoli di qualunque natura essi siano. Lo studio ecografico inoltre ha obiettivato una diminuzione significativa (qualche millimetro) della grandezza in 6 casi su 16 (37,5%). Tenuto conto della perfetta tollerabilità, dell’assenza di effetti secondari e di rischio tossicologico anche a dosaggi elevati, la pianta può essere considerata utile come trattamento coadiuvante e come profilassi della litiasi renale.

22-05-2016

In uno studio, due scienziati hanno esaminato gli effetti della fosfatidilcolina assunta per via orale nella composizione della bile del gerbillo (topo corridore). E' ben noto che il rapporto tra fosfatidilcolina e colesterolo presente nella bile gioca un ruolo fondamentale nel mantenimento della solubilità biliare. Quando il rapporto raggiunge livelli troppo bassi, vale a dire quando la quantità di colesterolo aumenta o quella di fosfatidilcolina diminuisce, è possibile che il colesterolo precipiti provocando la formazione di calcoli. Anche i sali biliari impediscono la precipitazione del colesterolo. Gli scienziati di cui sopra riscontrarono che, somministrando fosfatidilcolina ai gerbilli, si sviluppava una bile molto più solubile, vale a dire molto meno predisposta alla formazione di calcoli. Tale effetto si deve principalmente alla riduzione di sali biliari a maggior potenziale solubilizzante e all'aumento della fosfatidilcolina presente nella bile.

Mercoledì, 19 Dicembre 2018 16:54

VITAMINA E PER PREVENIRE DISTURBI NEUROLOGICI.

11-07-2017

La vitamina E svolge un ruolo fondamentale nel sistema nervoso umano e in quello di molte specie animali: l'insufficiente apporto di questa sostanza provoca infatti varie neuropatie che guariscono o regrediscono con la sua somministrazione. Gli individui più soggetti alle carenze di tocoferolo sono coloro che hanno problemi cronici di assorbimento dei grassi, che soffrono di epatopatie croniche e di mucoviscidosi. Sempre più spesso ai soggetti che potrebbero essere colpiti da neuropatie si somministrano a scopo preventivo dosi a volte molto elevate di questa vitamina. Le malattie che provocano problemi di malassorbimento a livello intestinale e quindi possibili carenze di vitamina E sono: l'atresia biliare, le sindromi da colestasi intraepatica, la cirrosi biliare primaria, l'abetalipoproteinemia, la sindrome da intestino corto, la proliferazione di alcuni batteri nell'intestino, la mucoviscidosi, la lipodistrofia intestinale, la sclerodermia intestinale, la pancreatite cronica e le enteropatie causate dall'intolleranza al glutine. In tutti questi casi può essere utile una terapia a base di vitamina E che, comunque, varierà a seconda del disturbo. Più giovane è il soggetto a cui la si somministra, migliori sono i risultati che se ne possono ottenere. Tra i sintomi di queste malattie, quelli di origine neuromotoria sono: la debolezza muscolare, i movimenti anomali degli occhi, la perdita dei riflessi, il restringimento del campo visivo, la difficoltà di deambulazione e la riduzione della massa muscolare. Il tocoferolo sarebbe inoltre in grado di bloccare il progredire del morbo di Parkinson che attualmente affligge milioni di persone nel mondo.
Alcuni ricercatori stanno conducendo uno studio a lungo termine per verificare se la vitamina E, associata al farmaco Deprenyl, possa alleviare i sintomi di questa malattia. Si sta indagando anche sul possibile ruolo di questa sostanza nella terapia dell'epilessia: nel corso di parecchi studi si è constatato infatti che i bambini epilettici presentano livelli molto bassi di vitamina E e che la sua somministrazione consente di ridurre il numero delle crisi convulsive. Il tocoferolo si è rivelato inoltre utile in un'altra neuropatia, la discinesia tardiva, provocata dall'uso prolungato di farmaci neurolettici (tranquillanti usati per limitare i comportamenti psicotici): nel corso di uno studio pilota la somministrazione di 400 - 1.200 U.I. di vitamina E al giorno provocò una riduzione del 43% dei movimenti involontari dei partecipanti.

Mercoledì, 19 Dicembre 2018 16:50

TUTTI I BENEFICI DELLA QUERCETINA.

19-05-2016

La quercetina appartiene a un gruppo di pigmenti vegetali chiamati flavonoidi che danno a molti frutti, fiori e ortaggi il loro colore. I flavonoidi, come la quercetina, sono antiossidanti che eliminano particelle dannose nel corpo note come radicali liberi che danneggiano le membrane cellulari manomettendo il DNA e possono causare la morte delle cellule. La quercetina è utile nelle seguenti condizioni:

- Allergie, asma, febbre da fieno e orticaria: In provetta, la quercetina impedisce alle cellule immunitarie di rilasciare istamine, le sostanze chimiche che causano reazioni allergiche. Su questa base, i ricercatori ritengono che la quercetina può aiutare a ridurre i sintomi delle allergie, tra cui rinite, lacrimazione, orticaria e gonfiore del viso e labbra.

- Malattie cardiache: Alcuni studi basati sulla popolazione suggeriscono che la quercetina può aiutare a ridurre il rischio di aterosclerosi (accumulo di placca nelle arterie che può portare ad attacchi di cuore o ictus). Questo nutriente sembra proteggere contro i danni causati da LDL o colesterolo cattivo.

- Colesterolo alto: Alcuni studi dimostrano che la quercetina previene i danni da colesterolo LDL, e studi di popolazione mostrano che le persone che consumano diete ricche di flavonoidi hanno il colesterolo più basso. Uno studio ha trovato che le persone che hanno assunto la quercetina con un estratto di uva rossa senza alcool (che contiene quercetina), hanno avuto meno danni dal colesterolo LDL. Un altro studio ha trovato che la quercetina ha ridotto le concentrazioni di LDL in soggetti in sovrappeso che erano ad alto rischio di malattie cardiache.

- Ipertensione: Gli studi dimostrano che la supplementazione di quercetina riduce la pressione sanguigna nelle persone che hanno l’ipertensione.

- Cistite interstiziale: Due piccoli studi hanno suggerito che le persone con cistite interstiziale possono beneficiare dei flavonoidi. Le persone con questa condizione hanno dolore alla vescica, simile ad una infezione della vescica e spesso sperimentano il bisogno urgente di urinare. In entrambi gli studi, le persone che hanno assunto un integratore che contiene quercetina, hanno mostrato un minor numero di sintomi.

- Prostatite: Alcune evidenze preliminari indicano che la quercetina potrebbe ridurre i sintomi della prostatite (infiammazione della prostata). Un piccolo studio ha trovato che gli uomini che hanno assunto la quercetina, hanno avuto una riduzione dei sintomi rispetto agli uomini che hanno assunto un placebo.

- Artrite reumatoide (AR): Ci sono segnalazioni di persone con AR che hanno avuto un minor numero di sintomi quando sono passati da una tipica dieta occidentale ad una dieta vegana, contenente molte bacche crude, frutta, verdura, noci, radici, semi e germogli che sono ricchi di antiossidanti, tra cui la quercetina.

- Cancro: Gli scienziati hanno a lungo considerato la quercetina e altri flavonoidi contenuti in frutta e verdura, importanti nella prevenzione del cancro. Le persone che mangiano più frutta e verdura tendono ad avere un minor rischio di alcuni tipi di cancro. E studi in provetta su animali suggeriscono che i flavonoidi hanno davvero proprietà anticancro. Quercetina e altri flavonoidi hanno dimostrato in questi studi di inibire la crescita di cellule tumorali nella mammella, colon, prostata, ovaio, endometrio e tumori polmonari. Uno studio suggerisce anche che la quercetina è più efficace del resveratrolo in termini di inibizione della crescita tumorale.

Frutta e verdura – in particolare agrumi, mele, cipolle, prezzemolo, salvia, tè e vino rosso – sono le fonti alimentari primarie di quercetina. Olio d’oliva, uva, ciliegie e bacche scure - come more e mirtilli - sono anche ricchi di flavonoidi, tra cui la quercetina. Integratori di quercetina sono disponibili come pillole o capsule. Essi sono spesso confezionati con bromelina (un enzima presente nell’ananas), perché entrambi sono antinfiammatori. Altri estratti ricchi di flavonoidi includono semi d’uva, mirtillo, ginkgo biloba e tè verde.

Come assumere la quercetina:

ADULTI

I dosaggi raccomandati di quercetina variano a seconda delle condizioni da trattare.

Precauzioni: La quercetina è generalmente considerata sicura. Gli effetti collaterali possono includere mal di testa e mal di stomaco. Alte dosi di quercetina possono danneggiare i reni. Le persone con malattie renali e le donne in gravidanza e durante l’allattamento dovrebbero evitare l’assunzione di quercetina. A dosi elevate (superiori a 1 g al giorno), ci sono alcune segnalazioni di danni ai reni.

POSSIBILI INTERAZIONI

• Anticoagulanti (fluidificanti del sangue): la quercetina può aumentare l’effetto di questi farmaci, aumentando il rischio di sanguinamento: 
- Warfarin (Coumadin);
- Clopidogrel (Plavix);
- Aspirina.

• Chemioterapia: studi su animali suggeriscono che la quercetina può potenziare gli effetti della doxorubicina e cisplatino, due farmaci usati per trattare il cancro. Inoltre, alcuni medici ritengono che l’assunzione di antiossidanti in combinazione con la chemioterapia può essere dannosa.

• Corticosteroidi: la quercetina può aumentare la permanenza di questi farmaci nel corpo.

• Ciclosporina: la quercetina può interferire con l’assorbimento di questo farmaco, che viene utilizzato per sopprimere il sistema immunitario.

Martedì, 18 Dicembre 2018 19:11

IL RESVERATROLO E’ UN POTENTE ANTIOSSIDANTE.

19-12-2018

Il resveratrolo è un composto ad azione antiossidante e antimicrobica (si comporta cioè come la fitoalessina) implicato nei processi di resistenza alle malattie delle piante in cui è contenuto e in natura si può trovare nelle forme isomeriche cis e trans, anche se il trans-resveratrolo è l’unico isomero bioattivo. A questo sono attribuite alcune importanti attività salutari e le relative applicazioni terapeutiche. Il resveratrolo si trova in numerosi alimenti di origine vegetale normalmente presenti nella nostra dieta quotidiana come uva e arachidi. Numerosi studi epidemiologici, in vitro e in vivo indicano un’associazione inversa tra consumo di resveratrolo con la dieta e incidenza di malattie cardiovascolari e tumori. È stato osservato anche un effetto estrogenico e, più recentemente, attività contro il virus herpes simplex di tipo I e II e i virus influenzali, che necessitano di essere approfondite.

PROTEZIONE CARDIOVASCOLARE

Dai numerosi studi condotti negli ultimi anni è emerso che un’alimentazione ricca di fitoestrogeni sembra effettivamente ridurre l’incidenza di malattie cardiovascolari. Nel caso del resveratrolo questa attività protettiva si realizza con differenti azioni:

- Riduzione LDL e trigliceridi: In virtù della sua natura antiossidante, il resveratrolo protegge le LDL dall’ossidazione, promuove la riduzione del colesterolo totale e dei lipidi circolanti, in particolare delle VLDL, lipoproteine ricche di trigliceridi. Più recentemente è stato osservato che il resveratrolo è in grado di ridurre del 70-90% la proliferazione delle cellule muscolari lisce, considerata uno dei fattori responsabili dello sviluppo dell’aterosclerosi.

- Diminuzione pressione sanguigna: Il resveratrolo, promuovendo il meccanismo fisiologico mediato dall’ossido nitrico, provoca vasodilatazione e, conseguentemente, riduzione della pressione sanguigna.

- Inibizione aggregazione piastrine: Ulteriore attività che concorre agli effetti protettivi a livello cardiovascolare è l’inibizione dell’aggregazione piastrinica, che si verifica attraverso la riduzione della sintesi degli eicosanoidi proinfiammatori e la modulazione del metabolismo dell’acido arachidonico, che permette di contrastare la formazione delle placche aterosclerotiche.

AZIONE FITOESTROGENICA

I fitoestrogeni, sostanze non steroidee contenute nelle piante, hanno un’azione simile a quella degli estrogeni e possono esercitare un effetto protettivo sul nostro corpo. Il resveratrolo presenta una struttura simile a quella del dietilstilbestrolo (DES), un ormone sintetico utilizzato nelle terapie ormonali sostitutive. Grazie alla proprietà sia di simulare l’azione degli estrogeni endogeni che di competere con i recettori cellulari di questi ormoni, svolge un effetto protettivo nelle donne contro le malattie cardiovascolari conseguenti agli squilibri ormonali della menopausa.

ATTIVITA’ ANTITUMORALE

Studi condotti in vitro hanno mostrato che il resveratrolo riduce la proliferazione di linee cellulari umane di cancro incluse quelle del cancro al seno, prostata, stomaco, colon, pancreas e tiroide. L’attività antitumorale si esplica mediante l’inibizione di eventi cellulari fondamentali nel processo di cancerogenesi quali iniziazione, promozione e progressione del tumore. Ulteriore fattore protettivo consiste nell’inibizione dell’attività della COX (ciclossigenasi).

ATTIVITA’ ANTIVIRALE

Recentemente il resveratrolo ha mostrato la capacità di potenziare le risposte immunitarie dell’organismo. Numerosi studi hanno documentato l’efficacia antivirale di tale composto nei confronti di ceppi virali quali Herpes virus, Citomegalovirus e virus dell’influenza. La sua azione protettiva si esplica impedendo al virus di replicarsi all’interno delle cellule dell’epitelio respiratorio.

 

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/11895924

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/15311151

Martedì, 18 Dicembre 2018 19:07

MAGNESIO: IL MINERALE CHE CURA TUTTO (O QUASI).

19-12-2018

E’ lo scarto del sale, ma è indispensabile per l’attività di oltre 300 enzimi e svolge un ruolo fondamentale praticamente su quasi tutti gli apparati del corpo umano. Non a caso, da chi ne conosce le potenzialità, è considerato la panacea di molti mali. E’ facilmente assimilabile ed economico. Ma soprattutto funziona. Il cloruro di magnesio aiuta a curare “epilessie, distrofie, sclerosi, poliomielite, tumori, asma, bronchite cronica, broncopolmonite, enfisema polmonare, influenza, pertosse, raucedine, affezioni dell’apparato gastrointestinale, malattie cervicali, tensioni neuro muscolari, artriti, sciatiche, dolori ai muscoli, calcificazioni, osteoporosi, depressioni, ansie, paure, mali di testa, febbri, fuoco di sant’Antonio, orticarie, tetano (anche quando il paziente è già rigido), morsi di vipera (lavare anche la ferita), rabbia, parotite, scarlattina, rosolia, morbillo e le altre malattie dell’infanzia”. Come ogni scoperta, anche questa parte da un evento pressoché fortuito: nel 1915 il professor Pierre Delbet, utilizzando una soluzione di cloruro di magnesio per il lavaggio delle ferite, si rese conto di come questa non solo non danneggiasse i tessuti, cosa che - invece - accadeva con gli altri antisettici, ma addirittura facilitasse la guarigione della ferita stessa. Delbet scoprì inoltre come l’uso del cloruro di magnesio scongiurasse pericolose complicazioni, come le infezioni batteriche frequenti all’epoca, grazie all’azione di stimolo sull’attività dei globuli bianchi. Il successivo e importantissimo passo fu scoprire che l’azione di stimolo non era limitata ai globuli bianchi, bensì agisse su tutte le cellule dell’organismo, allargando lo spettro oltre i meccanismi di difesa. La sperimentazione proseguì somministrando la soluzione anche per via orale, riscontrando - nella maggior parte dei pazienti - il manifestarsi di una sensazione di benessere generale, energia, una maggiore resistenza alla fatica e una maggior stabilità emotiva. All’epoca, le molte persone che cominciarono ad assumere la soluzione di cloruro di magnesio in qualità di “tonico”, con conseguenze inaspettate sull’organismo, informarono prontamente il professore. In poco tempo, grazie alle testimonianze dei pazienti, Delbet si ritrovò tra le mani gli effetti della sua “scoperta”. Il cloruro di magnesio aveva fatto scomparire completamente disturbi dell’apparato digerente come coliti, colecistiti e angiocoliti, aveva migliorato in modo esponenziale affezioni del sistema nervoso quali il tremore senile, il morbo di Parkinson, i crampi muscolari. Ancora, effetti sorprendenti erano stati riscontrati nella cura della pelle: acne giovanile, eczema, psoriasi, verruche, geloni, prurito. Infine, Delbet fu in grado di dimostrare come il cloruro di magnesio potesse migliorare lo stato di unghie e capelli, di diverse patologie legate allo stato allergico come il raffreddore da fieno, l’orticaria, i pruriti di vario genere fino ad arrivare alle emorroidi e all’edema di Quincke. La sua sperimentazione si allargò a tal punto da testare il cloruro di magnesio localmente, sotto forma di pomata: l’effetto non raggiunse il 100% voluto, ma l’applicazione permise di far inscurire buona parte di capelli e barbe sbiancate da anni, o di scolorire le macchie cutanee della “vecchiaia”.
Nelle sue ricerche, Pierre Delbet fu coadiuvato dal Dottor Neveu, ma i benefici del cloruro di magnesio hanno interessato parecchi medici e ricercatori, tra cui l’italiano Raul Vergini. Se gli alchimisti assegnavano la denominazione di Panacea Universale al chermes, minerale ritenuto capace, oltre che di guarire ogni male, anche di prolungare indefinitamente la vita, a questo punto anche il cloruro di magnesio potrebbe arrogarsi, senza tema di smentita, lo stesso titolo. La cosa incredibile è come la carenza di magnesio sia sempre stata ignorata dai medici come possibile causa di almeno una buona parte dei disturbi che affliggono l’essere umano. Il magnesio è un elemento essenziale presente in tutti gli organismi, indispensabile per lo svolgimento di numerose reazioni enzimatiche. L’organismo umano ne contiene circa 25 grammi, localizzati per lo più nelle ossa, nei muscoli, nel cervello e in altri organi come fegato, reni e testicoli. Il magnesio ha la capacità di produrre l’equilibrio minerale necessario agli organi per l’espletamento delle loro funzioni, come per esempio i reni, alimenta l’acido urico nelle artrosi, ha potere decalcificante fino alle più sottili membrane nelle articolazioni, nelle sclerosi e nelle sclerosi calcificate, quindi è un valido aiuto per prevenire gli infarti poiché purifica il sangue. Rinvigorisce anche il cervello: diversi studi attestano la sua validità nel mantenerne la gioventù, fino alla vecchiaia. Malgrado tutto ciò, Il magnesio è - tra tutti gli elementi - il meno somministrato. La sua importanza è stata, e ancora oggi continua a essere dai più, sottovalutata. Se è stato dimostrato come, con l’uso del magnesio, aumenti anche la conta dei globuli bianchi perché questo effetto, che porta il nome di citofilassi, continua a essere ufficialmente trascurato? Come dire che per l’essere umano non sia importante avere la possibilità di aumentare il proprio tono immunitario. E’ del 1932 la ricerca di Schrunipf-Pierron: la dieta abituale delle popolazioni rurali dell’Egitto forniva quasi due grammi di magnesio al giorno. Risultato? Tra i contadini egiziani l’incidenza del cancro era 10 volte inferiore a quella delle popolazioni di Europa e USA, mentre quella del cancro allo stomaco addirittura 50 volte minore. Non a caso, anche Delbet orientò la sua ricerca anche in quest’ambito. Nel quotidiano, Schrunipf-Pierron osservò come i contadini egiziani non soffrissero di raffreddori, influenze, polmoniti e pleuriti. Le loro donne partorivano con estrema facilità, mentre gli anziani conservavano un’andatura elegante e armoniosa anche in età molto avanzata. Sia chiaro, il cloruro di magnesio non è una medicina, bensì un alimento che non ha controindicazioni ma soprattutto è compatibile con qualsiasi cura farmacologica in corso. Ha comunque una peculiarità non indifferente: prenderne una dose per un dolore soltanto fa sì che eventuali altri dolori guariscano comunque, perché il sale mette in ordine tutto il corpo. Dove trovare il magnesio? Presto detto: nei cereali integrali, i fagioli, i vegetali in genere (se coltivati con metodo biologico), i frutti di mare, cioccolata e cacao. Essendo un prodotto di scarto del sale, va da sé che anche il sale marino sia ricco di magnesio. Peccato però che l’impiego di concimazioni minerali e il raffinamento dei cibi portino alla quasi totale perdita di magnesio. La stessa cottura può portare a un impoverimento dello stesso fino al 70%. Come scoprire se si è carenti di magnesio? Molto spesso i sintomi passano per ansia, ipereccitabilità muscolare, cefalea, vertigini, insonnia, asma, alterazioni del ritmo cardiaco, stanchezza eccessiva, disturbi del ciclo mestruale. Dire che si sarà immuni da tutte le malattie è impossibile, ma sapere che c’è la possibilità di attenuare i dolori e il decadimento del corpo, è già una ragione importante per cominciare ad assumerlo. Anche perché il corpo, nella sua grande intelligenza fisiologica, elimina l’eventuale eccesso da solo. Al massimo, pulirete l’intestino. Che male non fa.

19-12-2018

Mangiare molta frutta a guscio durante la gravidanza aumenta del 50% il rischio di asma per il neonato. Anche se è ancora presto per cancellare noci o noccioline dalla dieta dei nove mesi, secondo i ricercatori dell’università di Utrecht, in Olanda, la relazione tra patologia e consumo è evidente. La differenza la farebbe la quantità: razioni modeste non sono pericolose, anzi, in alcuni casi fanno bene allo sviluppo del feto, apportando nutrienti e grassi sani. Lo studio pubblicato sull’American Journal of Respiratory Critical Care and Medicine è stato molto lungo e complesso perché ha preso in esame la dieta delle mamme in dolce attesa, ricostruendo il percorso clinico di circa 4.000 bambini nel corso dei primi otto anni di vita per isolare i casi di asma. Durante la gestazione sono stati somministrati migliaia di questionari in cui si chiedeva quali fossero i cibi più consumati tra verdure, frutta fresca, pesce, uova, latte, formaggi e, appunto, frutta a guscio e la frequenza con cui gli alimenti venivano mangiati dalla future neo-mamme.
Secondo il team olandese, l’incidenza dell’asma nei bambini era più alta tra i nati da donne che avevano “abusato” di noccioline e simili durante la gravidanza. Una responsabilità, quella della frutta a guscio, così come dei frutti di mare, quali fonte di allergie alimentari che è nota da tempo, tanto da aver prodotto numerose restrizioni nel loro utilizzo per l’industria alimentare. Tuttavia è la prima volta che un monitoraggio scientifico segue l’andamento per un periodo così lungo. I risultati per Saskia Willers, epidemiologo dell’Università di Utrecht che ha condotto la ricerca, è che ci sono “forti effetti sui sintomi dell’asma”, ma si tratta in ogni caso di “studi da replicare” per approfondire il legame tra sostanze e malattia. I meccanismi biologici alla base dell’asma, infatti, sono ancora ignoti, ma secondo Willers in questo caso gli allergeni potrebbero passare al bambino attraverso la placenta tanto da rendere sensibile il suo sistema immunitario, accentuando la risposta allergica. Alcuni scienziati ritengono infatti che l’asma abbia uno stretto rapporto con le intolleranze alimentari. Tosse, respiro affannoso e una sensazione di forte costrizione toracica sono i sintomi più comuni di questa malattia infiammatoria che provoca un restringimento dei bronchi e letteralmente fa “mancare l’aria”, producendo una acuta “fame di ossigeno”. Nel mondo sono più di 100 milioni le persone affette da asma bronchiale, un dato in continua crescita. Secondo le stime dell’Organizzazione mondiale della sanità in alcune nazioni quasi un individuo su tre si trova in condizioni tali da sviluppare facilmente la patologia, mentre i casi accertati in Italia variano tra il 5 e l’8% della popolazione.

 

http://www.nhs.uk/news/2008/07July/Pages/Nutproductsandasthma.aspx

http://www.atsjournals.org/doi/abs/10.1164/rccm.200710-1544OC#.VdLQpDZmxYo

http://phys.org/news/2008-07-consumption-nut-products-pregnancy-linked.html

http://consumer.healthday.com/respitory-and-allergy-information-2/food-allergy-news-16/just-say-no-to-nuts-during-pregnancy-617477.html

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