Angelo Ortisi

Angelo Ortisi

Giovedì, 14 Dicembre 2017 13:06

VARIANTE A1 O A2

Per i gruppi A e AB esiste una variante supplementare che può avere qualche implicazione per le strategie alimentari e di comportamento. Per determinare se il sangue è di gruppo A1 o A2 (e conseguentemente A1B o A2B), lo si tratta con una soluzione contenente una lectina della pianta Dolichos biflorus, che reagisce più attivamente con le cellule dei globuli rossi A1 che con quelle A2. Il reagente è prodotto da molte aziende chimiche e il test può essere effettuato presso numerosi laboratori diagnostici. La distinzione tra A1 e A2 sta diventando importante soprattutto perchè certe lectine microbiche sembrano mostrare preferenza verso uno dei gruppi A. Del gruppo A1 esistono altre variazioni minori, ma le loro connessioni con le lectine, le malattie o l’alimentazione non sono ancora state studiate.

Giovedì, 14 Dicembre 2017 13:02

IL SISTEMA MN

Il sistema del gruppo sanguigno MN è praticamente sconosciuto, dato che non è importante nè per le trasfusioni né per i trapianti. Esistono però delle prove che dimostrano che questo sistema svolge un ruolo di un certo rilievo in alcune malattie cardiovascolari e nel cancro. In questo sistema si viene classificati nei gruppi MM, NN, o MN a seconda che nelle proprie cellule sia presente esclusivamente l’antigene M (gruppo MM), esclusivamente l’antigene N (gruppo NN), oppure entrambi (gruppo MN). Circa il 28% della popolazione appartiene al gruppo MM, il 22% a quello NN e il restante 50% a quello MN. La maggior parte dei problemi di salute sono correlati con l’appartenenza ai due gruppi puri, mentre quello misto sembra essere più difeso: questa particolarità genetica è nota con il nome di “vigore degli ibridi”. 
Sembra che il sistema MN abbia una certa importanza nello sviluppo del cancro al seno. Per esempio, se una persona ha il gruppo sanguigno A/MM e nella sua famiglia si sono verificati casi di cancro, sarebbe di fondamentale importanza consigliare di adottare uno stile di vita con spiccate caratteristiche preventive nei confronti di quella malattia. Il sistema MN mostra anche una certa correlazione con le malattie cardiovascolari. Uno studio apparso nel 1983 sulla rivista Clinical Genetics, indicava che le persone di gruppo NN presentavano livelli di colesterolo e trigliceridi molto più alti delle altre dopo aver consumato un certo pasto standard. I ricercatori concludevano che le persone che possiedono almeno un gene M (gruppi sanguigni MM e MN) sembrano essere muniti di difese più efficaci contro le conseguenze di alti livelli ematici di trigliceridi e colesterolo.

Lunedì, 11 Dicembre 2017 17:53

RIMEDI NATURALI PER LA CURA DEL PANCREAS.

12-12-2017

Il pancreas è situato dietro lo stomaco e la sua funzione principale è quella di produrre succhi pancreatici per digerire meglio il cibo che consumiamo tutti i giorni. Oggi vi darò una serie di rimedi che potete includere nella vostra dieta quotidiana per migliorare la funzionalità di questo organo.

ZENZERO

Grattugiate un cucchiaino di zenzero dopo aver riscaldato una tazza d’acqua. Se lo si desidera si può dolcificare con miele. Lo zenzero, oltre ad essere un potente antiossidante, vi aiuterà a pulire il pancreas.

SUCCO DI LIMONI E ARANCIA

Questo succo di frutta bevuto a stomaco vuoto aiuta a pulire meglio il pancreas. In aggiunta vi darà l'energia necessaria per iniziare la giornata. Avrete bisogno di due limoni biologici e un bicchiere di succo d'arancia fresco. Spremete i limoni e mescolate con succo d'arancia. Dopo mezz’ora potrete fare colazione normalmente.

CANNELLA

La cannella è una spezia molto comune e si trova in tutte le case. Con essa si può fare un infuso che vi aiuterà ad avere una migliore digestione se bevuto dopo i pasti, inoltre, abbassa i livelli di zucchero nel sangue. E quindi aiuta il pancreas a funzionare meglio.

AGLIO

Il nostro amico aglio ha un immenso numero di proprietà benefiche per il nostro organismo. Tra le tante, rimuove il glucosio nel nostro sangue e aiuta il pancreas a lavorare meglio.

PIANTAGGINE E LIQUIRIZIA

Sapevate dei grandi benefici dell’unire queste due eccellenti piante medicinali? Vi sbalordirà bere questo infuso dopo il pasto principale. Alcune radici di liquirizia e un cucchiaio di piantaggine in una tazza di acqua calda è un rimedio molto efficace per depurare il pancreas e prendersene cura. Dovete sapere che la radice di liquirizia contiene una molecola che controlla il glucosio e che sfiamma e cura il pancreas. Combinandola con la piantaggine diventa la soluzione perfetta per evitare la comparsa di alcune condizioni prediabete, come ad esempio la resistenza all’insulina. Non lasciatevi scappare questo infuso.

ROSMARINO E SALVIA

Si tratta di uno splendido rimedio il cui sapore vi ammalierà. È molto adatto da bere dopo cena, per esempio, dato che, oltre a prendersi cura del pancreas, funge da eccellente rilassante muscolare che aiuta a sedare, rilassare e a conciliare il sonno. Ciò che in pratica il rosmarino fa è, ad esempio, sfiammare e disintossicare il pancreas. Per questo l’ideale è bere questo infuso una volta al giorno. È sufficiente mettere un rametto di rosmarino e cinque foglie di salvia in acqua fino a che non arrivi ad ebollizione. Dunque lasciate riposare per 5 minuti e poi bevete aggiungendo un pò di miele.

CARDO MARIANO

Questa pianta medicinale contiene silimarina, un flavonoide ideale per curare e riparare fegato e pancreas. È perfetto ad esempio per persone che soffrono di fegato grasso o che hanno un’infiammazione al pancreas. Inoltre, le proprietà antiossidanti e antinfiammatorie della silimarina possono anche favorire e stimolare la crescita delle cellule epatiche. Di solito viene incluso in tutti i trattamenti disintossicanti per pulire fegato e pancreas. Per prepararlo non dovete far altro che mettere un cucchiaio dei suoi semi in una tazza di acqua bollente. Lasciate riposare e bevetelo dopo i pasti.

27-06-2015

Una nuova ricerca ha rivelato che gli acidi grassi omega-3 che si trovano nell‘olio di pesce possono essere efficaci per ridurre il rischio di psicosi. Lo studio è stato pubblicato in Nature Communications e dimostra come un trattamento di 12 settimane con integratori omega-3 riduce sostanzialmente il rischio a lungo termine, di sviluppare disturbi psicotici. L’olio di pesce contiene acidi grassi omega-3 eicosapentaenoico (EPA), docosaesaenoico (DHA) e alfa-linolenico (ALA) che sono componenti essenziali delle membrane cellulari del nostro corpo che forniscono una base per la produzione di ormoni. Questo studio fa seguito ad un precedente lavoro del gruppo di ricerca del 2010. L’autore dello studio, Prof. Paul Amminger, dell’Università di Melbourne in Australia e colleghi, hanno analizzato partecipanti di età compresa tra 13-25 anni, ritenuti a rischio di sviluppare psicosi e schizofrenia. Un totale di 81 persone hanno partecipato alla studio randomizzato e in doppio cieco; 41 sono stati assegnati a seguire un trattamento quotidiano di 3 mesi, a base di olio di pesce, mentre il restante gruppo è stato trattato con un placebo. Dopo il periodo di intervento di 3 mesi, tutti i partecipanti sono stati monitorati per altri 12 mesi. A questo punto, 76 degli 81 partecipanti avevano completato con successo lo studio e solo due delle 41 persone nel gruppo che assumeva olio di pesce avevano sviluppato un disturbo psicotico. In contrasto, 11 dei 40 partecipanti del gruppo placebo avevano sviluppato un disturbo psicotico.
Ora a 7 anni dello studio originale, i risultati hanno rivelato che la maggior parte delle persone che hanno assunto l’olio di pesce ancora non ha mostrato segni di un disturbo psicotico. Solo quattro dei 41 del gruppo che aveva assunto l’olio di pesce per 3 mesi, avevano sviluppato un disturbo psicotico da allora. Ancora una volta, la cifra era molto più alta per il gruppo placebo, dove 16 dei 40 partecipanti avevano sviluppato un disturbo psicotico. Parlando al The Guardian, il Prof. Amminger ha dichiarato che lo studio può offrire un trattamento alternativo per i disturbi psicotici. Lui dice: “La schizofrenia è una delle principali cause di disabilità, ma il trattamento precoce è collegato a risultati migliori. Il nostro studio fa sperare che ci possono essere alternative ai farmaci antipsicotici”. Una possibile limitazione dello studio è determinata dal relativamente piccolo campione utilizzato dai ricercatori. Nonostante il forte aumento del consumo di olio di pesce in tempi recenti, l’uso del supplemento attira ancora molta polemica poichè molti operatori sanitari sono scettici sui suoi benefici medici. Tuttavia, un ulteriore studio ha recentemente riportato che l’olio di pesce può ridurre la frequenza delle crisi in pazienti epilettici. Lo studio conclude affermando che l’olio di pesce “può offrire una strategia di prevenzione praticabile a lungo termine, con il minimo rischio associato, ai giovani ad alto rischio di psicosi”.

 

http://www.nature.com/ncomms/2015/150811/ncomms8934/full/ncomms8934.html#affil-auth

20-01-2015

Secondo uno studio condotto presso l’ospedale Maggiore policlinico di Milano e pubblicato sulla rivista Endocrine Society's Journal of Clinical Endocrinology & Metabolism bassi livelli ematici di vitamina D possono contribuire alla sterilità femminile: nello studio in questione, infatti, le donne con livelli ottimali di vitamina D che si sono sottoposte a fertilizzazione in vitro per avere un bambino, hanno avuto il doppio delle probabilità che il trattamento a cui si sono sottoposte andasse a buon fine, rispetto alle donne carenti in vitamina D. 
Gli autori dello studio hanno analizzato i dati di 154 donne con livelli sufficienti di vitamina D (almeno 20 ng/ml) e 181 donne carenti in vitamina D, che nel 2012 si sono sottoposte a fertilizzazione in vitro. Le donne con livelli sufficienti di vitamina D hanno avuto maggiori probabilità di poter disporre di embrioni di elevata qualità e quindi, sono riuscite a concepire più facilmente rispetto alle donne carenti in vitamina D. Secondo gli autori dello studio la vitamina D è probabilmente coinvolta nell’ovulazione e nel corretto impianto del prodotto della fecondazione nell’utero. Servono studi clinici randomizzati sull’argomento, ma probabilmente bassi livelli di vitamina D contribuiscono alla sterilità.

 

http://www.sciencedaily.com/releases/2014/08/140814191530.htm

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/?term=Alessio+Paffoni%2C+Stefania+Ferrari%2C+Paola+Vigano

04-05-2015

La perdita di capelli può essere devastante per i milioni di uomini e donne che ne soffrono. Un nuovo studio ha dimostrato che la propoli, una sostanza prodotta dalle api, potrebbe essere utilizzata per lo sviluppo di una nuova potenziale terapia per la crescita dei capelli. I ricercatori hanno scoperto che la sostanza incoraggia la crescita dei peli nei topi. Lo studio, che appare in ACS ‘Journal of Agricultural and Food Chemistry, è stato condotto dal Prof. Kenneth Kobayashi della Division of Dermatology in Kitchener, Ontario. La propoli è simile ad una resina e le api la usano per sigillare i loro alveari. Non solo funziona come una barriera fisica, ma contiene anche composti attivi che combattono funghi e invasioni batteriche. In passato, la propoli è stata utilizzata per il trattamento di infiammazioni e ferite. Più recentemente, la ricerca ha dimostrato che la sostanza promuove la crescita di alcune cellule coinvolte nella crescita dei capelli. Quando i ricercatori hanno testato la propoli sui topi che erano stati rasati, hanno notato che il loro pelo ricresceva più velocemente rispetto a quelli che non erano stati trattati. Gli scienziati hanno anche notato che dopo l’applicazione topica, il numero di cellule speciali coinvolte nel processo di crescita dei capelli, era aumentato. I ricercatori osservano che le condizioni di perdita di capelli spesso sono il risultato di infiammazione anormale. La propoli contiene composti antinfiammatori, quindi si aspettano che essa possa aiutare a trattare le condizioni di calvizie. I ricercatori aggiungono che ulteriori prove sono necessarie per verificare se la propoli agisce ugualmente, sui follicoli piliferi umani.

 

http://pubs.acs.org/doi/abs/10.1021/jf503184s

http://www.sciencedaily.com/releases/2014/12/141210114352.htm

http://www.acs.org/content/acs/en/pressroom/presspacs/2014/acs-presspac-december-10-2014/honeybee-hive-sealant-promotes-hair-growth-in-mice.html

Lunedì, 11 Dicembre 2017 11:17

LA CISTEINA ALLUNGA LA VITA.

12-07-2016

Qualche anno fa per verificare gli effetti della somministrazione di cisteina sui porcellini d'India e sui topi alcuni ricercatori ne iniettarono loro una certa quantità a giorni alterni per un mese e constatarono che vivevano tutti più a lungo. Anche un altro studioso notò gli stessi risultati somministrando la cisteina ai topi. Altri hanno invece constatato che, con l'avanzare dell'età, diminuiscono le sostanze solforate che preverrebbero le patologie degenerative tipiche dell'invecchiamento svolgendo un'efficace azione antiossidante. Secondo alcuni la cisteina prenderebbe parte agli interventi del DNA, intesi a inibire le mutazioni e, quindi, i processi degenerativi.

Lunedì, 11 Dicembre 2017 11:07

DAL POMPELMO UN AIUTO PER I DIABETICI.

29-09-2015

Una sostanza presente all'interno dei pompelmi e di altri agrumi potrebbe costituire un aiuto per le persone affette da diabete. A scoprire le proprietà della naringenina, questo il nome della sostanza, è un gruppo di ricercatori dell'Università di Gerusalemme e del Massachusetts General Hospital, negli Stati Uniti, finanziati dall'Unione Europea nell'ambito del Settimo programma quadro. Gli scienziati hanno scoperto che la naringenina attiva una famiglia di piccole proteine, chiamate recettori nucleari, che fanno in modo che il fegato scomponga gli acidi grassi imitando apparentemente l'azione di farmaci come il Fenofibrato, un antilipidico, e il Rosigliatazone, un antidiabetico. I ricercatori sono consapevoli che i risultati dello studio devono essere estesi a pazienti umani, ma sono convinti che, una volta confermati tali risultati, la naringenina, come supplemento alimentare, potrebbe diventare un ingrediente base nella cura dell'iperlipidemia, del diabete di tipo 2 e forse della sindrome metabolica.
"È una scoperta affascinante," ha detto il dott. Yaakov Nahmias dell'Università ebraica e autore senior dell'articolo. "Mostriamo il meccanismo attraverso il quale la naringenina aumenta due importanti obiettivi farmaceutici, il PPAR-alfa e il PPAR-gamma, e ne blocca un terzo, LXR-alfa. Ha poi aggiunto che "i risultati sono simili a quelli indotti da lunghi periodi di digiuno". Il fegato è il principale organo responsabile della regolazione dei livelli di carboidrati e di lipidi nel sangue. Dopo un pasto, il sangue è inondato di zuccheri che attivano l'LXR-alfa, causando la produzione da parte del fegato di acidi grassi che vengono accumulati a lungo termine. Durante il digiuno, il processo viene invertito; gli acidi grassi vengono rilasciati da cellule grasse, attivando il PPAR-alfa nel fegato e sono poi scomposti in chetoni (composti solubili). Un processo simile, che coinvolge il PPAR-gamma, aumenta la sensibilità all'insulina. "È un processo simile alla dieta Atkins (regime alimentare a basso contenuto di carboidrati), senza molti degli effetti collaterali", ha spiegato il dott. Martin L. Yarmush, direttore del Center for Engineering in Medicine del MGH, uno degli autori dell'articolo. "La naringenina è un supplemento alimentare sicuro. Gli studi suggeriscono che potrebbe persino proteggere il fegato". La scoperta è particolarmente interessante visti i costi crescenti associati con disturbi metabolici come la resistenza all'insulina che potrebbero essere in parte attribuibili all'alimentazione di tipo occidentale. Secondo i ricercatori, tali malattie sono associate a spese mediche e perdite di produzione che arrivano a un totale di oltre 103 miliardi di euro negli Stati Uniti, mentre la American Heart Association (AHA) stima che le cure cardiovascolari oltrepasseranno i 395 miliardi di euro quest'anno.
I costi sono simili anche in Europa. La British Heart Foundation, per esempio, stima che la malattia cardiaca coronarica, una delle principali componenti della malattia cardiovascolare, costa al sistema sanitario del Regno Unito circa 3 miliardi di euro l'anno e costa all'economia altri 7,1 miliardi di euro per i giorni persi a causa della morte, della malattia e delle cure occasionali di persone che soffrono di tali disturbi. I supplementi alimentari che potrebbero ridurre la dipendenza dall'insulina e regolare la dislipidemia potrebbero quindi avere un effetto enorme sulle spese sanitarie e sulla salute pubblica. "Il potenziale dell'uso di un supplemento presente in natura per regolare il metabolismo dei lipidi è interessante visto che questo sottoprodotto del succo di pompelmo non è tossico, è economico e ha proprietà antinfiammatorie dimostrate", concludono i ricercatori.

 

http://journals.plos.org/plosone/article?id=10.1371/journal.pone.0012399

http://ec.europa.eu/research/infocentre/article_en.cfm?id=/research/headlines/news/article_10_09_10_en.html&item=&artid=

15-05-2015

I bambini in età prescolare che assumono in media da uno a due confezioni di succo di frutta al giorno, possono avere un rischio aumentato di diventare obesi. La maggior parte di questi prodotti, oltre al succo contiene una buona quantità di zucchero. I nutrizionisti e le autorità sanitarie, concordano che è molto meglio assumere spremute di frutta fresca piuttosto che i succhi di frutta industriali, anche biologici. La ricerca ha dimostrato che i bambini di 2-3 anni in sovrappeso, che assumono da uno a due succhi al giorno, presentano un rischio doppio di diventare seriamente sovrappeso nell’arco di un anno. Per studiare gli effetti delle bevande, i ricercatori hanno seguito più di 10.000 bambini del Missouri che sono stati divisi in tre gruppi: normali e sottopeso, quelli a rischio di diventare sovrappeso e quelli già sovrappeso. Lo studio ha evidenziato un legame fra l’utilizzo di bevande dolcificate e la possibilità di diventare sovrappeso in tutte e tre le categorie di partecipanti, sebbene statisticamente meno significativo per i bambini normali o sottopeso. Altri fattori come l’etnìa, il peso alla nascita e diete ricche in grassi non hanno cambiato per nulla gli effetti prodotti dalle bevande dolcificate.
I nutrizionisti pensano che la ragione per cui i succhi dolcificati causino un aumento di peso derivi dall’elevato contenuto calorico e scarso contenuto in fibra di questi succhi: ciò potrebbe stimolare un’eccessiva assunzione di cibo. Essi aggiungono inoltre che questo tipo di alimenti sono consumati velocemente senza dare il senso di sazietà che danno i cibi ricchi in fibra. Il Vice Presidente dell’American Beverage Association è scettico riguardo ai risultati dello studio in quanto non sono stati presi in considerazione altri fattori come la televisione, i genitori sovrappeso e i livelli di attività dei bambini.

COMMENTO

Ciò che la maggior parte dei genitori non realizza è che un succo di frutta industriale contiene un quantitativo di circa otto cucchiai di zucchero. Questo è uno zucchero particolare chiamato fruttosio che però può essere dannoso esattamente come lo zucchero normale poiché anch’esso in grado di incrementare i livelli di insulina. 
Nota: quanto detto sinora, non significa che la frutta debba essere eliminata. Quando il frutto è intero, la sua fibra modera in un certo qual modo il rilascio di fruttosio. Quindi mangiare piccole quantità di frutta NON provoca un sovraccarico di fruttosio e quindi non è un problema per la maggior parte della gente. L’obesità nei bambini aumenta costantemente. La World Health Organization afferma che più di 22 milioni di bambini sono obesi o sovrappeso prima dei 5 anni. Analizzando tali cifre sembra che l’astensione dai succhi sia un modo semplice e potente per ridurre le possibilità che diventino obesi. Altre raccomandazioni che si possono associare a quanto detto sono:

• Determinare la tipologia genetico-sanguigna dei bambini in modo da adeguare l’alimentazione alle proprie caratteristiche.

• Incoraggiare il bambino a fare esercizio fisico almeno 30 minuti al giorno.

• Chiudere il televisore, non solo per favorire l’attività fisica ma anche per ridurre l’esposizione del bambino a pubblicità inerenti a cibi spazzatura.

• Eliminare le bevande tipo soda e altre bevande dolcificate convertendosi ad acqua minerale mescolata a spremute di agrumi o altro. Ogni lattina di bevanda al giorno, incrementa il rischio di obesità del 60%.

 

http://pediatrics.aappublications.org/content/115/2/e223.full

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/15687430

Martedì, 05 Dicembre 2017 13:44

LE MERAVIGLIOSE PROPRIETA’ DEL KARKADE’.

05-12-2017

Dal meraviglioso fiore di Ibisco nasce una tisana molto profumata e dal gusto particolare, che prende il nome di Karkadè. Conosciuto anche con il nome di tè rosso d’Abissinia o tè Nubiano, il karkadè ha un colore intenso, rosso, e vanta numerose proprietà, grazie soprattutto ai principi attivi che lo compongono. All’interno di questo fiore, infatti, sono contenuti antociani e pigmenti naturali, tannini, flavonoidi, acido ascorbico, fitosteroli. È una bevanda molto antica, dal sapore acidulo e dall’incredibile potere antiossidante. Ecco alcune delle sue proprietà più conosciute.

CONTRASTA LA PRESSIONE ALTA

L’infuso di karkadè ha riconosciute proprietà antipertensive pari, secondo una ricerca condotta qualche anno fa dalla Tuft University di Boston, agli ACE (Angiotensin Converting Enzyme), i farmaci contro i disturbi cardiaci cronicizzati. I ricercatori hanno condotto uno studio, effettuando dei test su un gruppo di volontari di età compresa tra i 30 e i 70 anni e con livelli di ipertensione lievi o moderati. I partecipanti hanno bevuto 3 tazze al giorno di infuso di ibisco per 6 settimane: rispetto al gruppo di controllo è stata riscontrata una riduzione della pressione sistolica media del 7,2%. In particolare, nei soggetti con alti valori di ipertensione la riduzione è arrivata al 13,2%. Un’ottima notizia, visto che è stato calcolato che la diminuzione della pressione sistolica, anche di soli 3 mm di Hg, è associata alla diminuzione del rischio di mortalità per ictus dell’8% e per patologie coronariche del 5%.

FAVORISCE LA DIGESTIONE

Bere una tazza di karkadè dopo i pasti favorisce la digestione e il transito intestinale. Ha inoltre delle proprietà diuretiche e leggermente lassative.

COMBATTE LE INFEZIONI ALLE VIE URINARIE

Grazie alle sue proprietà diuretiche e antisettiche, il karkadè è considerato un rimedio utile a trattare le infezioni del tratto urinario. Indicato in caso di cistite.

DA SOLLIEVO ALLA PELLE IRRITATA

In caso di pelle arrossata o irritata dal sole, questa bevanda viene utilizzata sotto forma di impacco, per ristabilire velocemente l’equilibrio della cute, placare il rossore e lenire i disturbi.

DEPURA L’ORGANISMO

Il karkadè è un alleato della circolazione: fluidifica il sangue e aiuta l’organismo a liberarsi delle scorie in eccesso. Questo anche grazie alle sue proprietà diuretiche e lassative, quest’ultime attribuite alla presenza di mucillagini che aiutano l’espulsione delle scorie.

COME SI PREPARA?

Il karkadè si prepara come un normale tè o una normale tisana. Dovete versare in circa 250 ml di acqua bollente una bustina di infuso o due cucchiaini di preparato essiccato. Lasciate riposare per circa 10 minuti, filtrate e dolcificate. Questa bevanda è ottima sia calda che fredda. All’inizio dicevo che il karkadè ha un sapore molto particolare, leggermente acidulo, per questo molti, per “ammorbidirne” il sapore, aggiungono del miele.
Non presenta controindicazioni particolari. Tuttavia, essendo un blando lassativo, si consiglia di non abusarne, evitando di berne più di due tazze al giorno. Da prestare attenzione se si soffre di pressione bassa e durante gravidanza e allattamento. In questi casi, prima di consumare il karkadè, chiedete il parere di un esperto.

 

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/20018807

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