Angelo Ortisi

Angelo Ortisi

Sabato, 11 Febbraio 2017 12:44

LA BATATA AIUTA A COMBATTERE L’OBESITA’.

11-02-2017

La batata appartiene a una famiglia botanica diversa da quella della patata, ma questi due tuberi hanno alcuni elementi in comune: la forma (la batata è un po’ più allungata), l’alto contenuto di amido e il sapore (la batata è un po’ più dolce). La batata si potrebbe definire in effetti una patata dolce. L’elemento predominante nella composizione del tubero sono i carboidrati (circa il 21,3% del peso), formati da amido e zuccheri (soprattutto saccarosio), in quantità variabile a seconda della varietà. Più alto è il contenuto di saccarosio, più il tubero è dolce. La batata contiene pochi sismi grassi e proteine, ancora meno della patata, mentre, specialmente la varietà di colore più giallo, è ricchissima di betacarotene (provitamina A). E’ un alimento che si digerisce con facilità, ma deve essere masticato bene a lungo. Contiene anche una discreta quantità di fibre vegetali di tipo cellulosico ma, a differenza di altri vegetali come la patata, la sua fibra è costituita da emicellulosa, e non da cellulosa. L’emicellulosa è più solubile e morbida della cellulosa, per questo la batata si digerisce più facilmente ed esercita un effetto emolliente sulle pareti dell’intestino. Le principali applicazioni dietoterapiche della batata sono tre:

1. OBESITA’: per quanto possa sembrare strano, la batata previene l’obesità. Pur essendo un alimento ricco di amido e piuttosto calorico, è molto utile in caso di obesità, perché dà una sensazione di sazietà. 100 g di batata, che apportano solo 105 calorie, tolgono la fame per alcune ore. Questo effetto è molto importante, perché una delle cause dell’obesità e il non sentirsi mai sazi anche dopo aver ingerito una quantità normale di alimenti. La batata, grazie alla sensazione di sazietà che offre, fa diminuire l’appetito e quindi aiuta chi ha problemi di obesità a ridurre il consumo di calorie. I grassi sono gli alimenti che producono la maggiore sensazione di sazietà. Le persone che accusano un senso di vuoto allo stomaco, tendono a cercare di annullare questa sensazione, consumando alimenti ricchi di grassi, causa principale dell’obesità. La batata ottiene lo stesso effetto di sazietà, ma apporta pochissimi grassi e quindi una quantità ridotta di calorie. Ovviamente la batata non deve costituire la base dell’alimentazione perché è povera di grassi e di proteine; bisognerebbe prenderla insieme ai legumi o frutta secca oleaginosa: in questo modo, oltre a saziare, diventa un alimento nutriente.

2. ARTERIOSCLEROSI E MALATTIE DELLA CIRCOLAZIONE: la batata è un alimento molto indicato in caso di arteriosclerosi, perché è ricchissima di betacarotene, che protegge i tessuti interni delle arterie: la loro degenerazione, dovuta ai depositi di colesterolo, provoca l’arteriosclerosi. Inoltre la batata è praticamente priva di grassi saturi e di sodio, i due principali nemici del sistema arterioso. Consumata regolarmente, agisce in modo positivo in caso di arteriosclerosi, scarsa irrorazione sanguigna e ipertensione arteriosa.

3. AUMENTO DEL FABBISOGNO ENERGETICO: in grandi quantità, la batata è molto indicata per le persone che compiono notevoli sforzi fisici, come gli sportivi, o durante la convalescenza da malattie debilitanti. In questi casi, la batata può costituire l’alimento principale del pranzo, due o tre volte alla settimana.

Devono evitare o moderare il consumo di batata:

- Le persone che soffrono di fermentazione intestinale con eccesso di gas, disturbo che può essere causato da un’insufficiente masticazione.

- I diabetici, per l’alto contenuto di carboidrati (amido e zuccheri) che vengono liberati e assorbiti piuttosto rapidamente.

PREPARAZIONE E USO

- Al forno: è il modo più comune di preparare la batata. Si può anche arrostire alla brace, intera e con la buccia.

- Purè dolce con latte: una volta arrostita o lessata, si deve mescolare bene con latte, fino a formare una pasta di consistenza omogenea. Essendo già abbastanza dolce non c’è bisogno di aggiungere zucchero. Per aumentarne ancora di più il valore nutritivo, si può aggiungere un tuorlo d’uovo.

- Pasticceria: con la batata si preparano squisiti prodotti di pasticceria, oltre a marmellate e confetture.

10-02-2017

Attenzione all’E171, il biossido di titanio, un additivo potenzialmente pericoloso per la salute e utilizzato dall’industria alimentare per la produzione di dolciumi molto noti e consumati anche dai bambini, come M&M’s, Mentos e chewing-gum. Da anni si parla di questa sostanza che potrebbe nuocere alla salute umana. E171 è, infatti, la sigla che indica il biossido di titanio, utilizzato come additivo nell’industria alimentare. A lungo è stato considerato innocuo sia per l’uomo che per gli animali, ma la realtà è ben diversa. Ricordate che un additivo alimentare è una sostanza impiegata nell'industria alimentare durante la preparazione, lo stoccaggio e la commercializzazione di prodotti destinati all'alimentazione.

E171: DOVE SI TROVA

Il biossido di titanio viene utilizzato nell’industria alimentare come colorante, soprattutto nei dolciumi, e viene impiegato anche dall’industria cosmetica in prodotti per la cura della persona, come i dentifrici. Si presenta sotto forma di polvere cristallina incolore, tendente al bianco. Oltre che come additivo alimentare e come ingrediente dei cosmetici viene utilizzato come colorante bianco per la produzione di vernici e come filtro solare. Van Gogh lo utilizzava per preparare il bianco di titanio. In passato vi avevo già parlato del problema degli additivi presenti in dolciumi come Mentos e M&M’s, senza neanche saperlo, infatti, stiamo già mangiando le nanoparticelle presenti nei prodotti alimentari, compreso il biossido di titanio. Negli Stati Uniti erano già stati analizzati differenti alimenti confezionati, tra cui M&M's, accompagnati dai chewing-gum e dalle caramelle Mentos, prodotti nei quali è stata individuata la presenza di nanoparticelle di biossido di titanio. A parere degli esperti, chi consuma alimenti confezionati assume ogni giorno a propria insaputa una certa quantità di nanoparticelle di biossido di titanio. I soggetti più a rischio sono i bambini, a cui vengono somministrati senza preoccupazione dolciumi industriali di vario genere e prodotti confezionati e surgelati. Nel caso dei bambini al di sotto dei 10 anni si può giungere ad un apporto di 1-2 mg di nanoparticelle di biossido di titanio per chilogrammo di peso al giorno. Il problema del biossido di titanio non riguarda dunque solo prodotti come il dentifricio, ma anche comunissimi prodotti alimentari che contengono additivi. Come, ad esempio, le caramelle alla liquirizia.

E171: E' CANCEROGENO?

L'International Agency for Research on Cancer ha classificato il biossido di titanio come possibile cancerogeno per gli umani, classe 2b, se inalato, dopo aver condotto uno studio specifico sull’inalazione di nanoparticelle di biossido di titanio. La sua innocuità come additivo alimentare non è stata ancora stabilita, eppure questo additivo viene utilizzato a livello industriale per la produzione di ciò che troviamo in vendita al supermercato e che mangiamo. Per questo motivo diventa ancora più importante fare attenzione agli ingredienti alimentari e leggere bene le etichette dei prodotti prima di acquistarli. Come colorante alimentare l’E171 è stato autorizzato in Europa per la prima volta nel 1966. Si tratta di una polvere che viene utilizzata come sbiancante e che è composta dal 5 al 45% da nanoparticelle.

E171: IL PARARE DELL'EFSA

L'EFSA il 14 settembre 2016 ha completato il riesame di tutti i coloranti alimentari autorizzati nell'Unione Europea prima del 2009. Nella valutazione gli esperti dell'EFSA hanno concluso che i dati disponibili sul biossido di titanio (E171) negli alimenti non indicano preoccupazioni per la salute dei consumatori. Tuttavia raccomandano di eseguire nuovi studi per colmare le lacune nei dati sui possibili effetti sul sistema riproduttivo, dati sui quali poter stabilire una dose giornaliera accettabile (DGA), ancora oggi non indicata nelle linee guida europee. Gli esperti del gruppo ANS non sono stati in grado di stabilire una DGA per il biossido di titanio a causa dei dati limitati, tuttavia hanno sottolineato la necessità di nuove ricerche per colmare le lacune nei dati sui potenziali effetti del biossido di titanio sul sistema riproduttivo.

E171: IL NUOVO STUDIO

Ora un nuovo studio sta facendo discutere sulla presenza di additivi pericolosi nel cibo industriale in vendita nei supermercati. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Scientific Reports. La notizia sta facendo il giro del web, ma purtroppo nessuno spiega che è stato realizzato sui topi, costretti a bere acqua contaminata per verificare il rischio cancro. Un sacrificio inutile, dal momento che gli studiosi non sono stati in grado di confermare la cancerogenicità sull'uomo. Nessuno, quindi, a oggi, ha ancora valutato i rischi sugli esseri umani legati all’ingestione dell’E171, ma si è scoperto il suo potenziale effetto cancerogeno sugli animali.

E171: COSA POSSIAMO FARE?

Non abbiamo nessun bisogno di consumare abitualmente prodotti che contengono additivi alimentari, non credete? Visti comunque gli allarmi al riguardo, non posso che consigliare di evitare i prodotti che contengano questo additivo potenzialmente cancerogeno, scegliendo alternative naturali in commercio o autoproducendo da sé i cosmetici e gli snack. Se è vero che non ci sono dati, né studi specifici che confermino o meno effetti dannosi sulla salute umana, ci auguriamo che le Istituzioni capiscano che è arrivato il momento di attuare il “principio di precauzione” come definito nel regolamento europeo 178/2002, sostituendo il colorante in questione e utilizzando ingredienti veramente naturali.

 

https://grist.files.wordpress.com/2012/12/nanofoods_chart_large.jpg

http://grist.org/food/nanoparticles-in-your-food-youre-already-eating-them/

http://presse.inra.fr/Communiques-de-presse/Additif-alimentaire-E171

http://www.nature.com/articles/srep40373

10-02-2017

Compiere delle scelte alimentari corrette a tavola e curare attentamente la propria dieta può costituire la prima arma di prevenzione nei confronti dello sviluppo di patologie gravi come il cancro. E' bene dunque provare ad arricchire la dieta con cibi vegetali considerati protettivi e benefici per la salute poiché ricchi di vitamine, antiossidanti e nutrienti essenziali e preziosi, come i sali minerali. Nutrirsi correttamente ogni giorno è il primo passo per godere a lungo di buona salute e per agevolare il buon funzionamento dell'organismo e la sua capacità di difenderci da alcune patologie. Ecco alcuni cibi che potreste scegliere allo scopo, per via delle loro straordinarie proprietà curative.

1. KIWI

I kiwi sono frutti ricchi di fibre alimentari e la loro assunzione è generalmente possibile anche da parte dei pazienti diabetici, in quanto essi sono considerati in grado di agire positivamente nell'abbassamento dei livelli di glucosio nel sangue. La loro assunzione è particolarmente consigliata in caso di raffreddore, per via dell'elevato contenuto di vitamina C. I kiwi potrebbero inoltre rivelarsi utili nella prevenzione del tumore al colon e dell'asma, oltre che nello svolgimento di un'attività protettiva nei confronti dei nostri occhi. Il kiwi, inoltre, è anche un potentissimo antiossidante contro l'invecchiamento.

2. CILIEGIE

Le ciliegie sono fonte di fibre e di vitamina C. Sono ricche di fitonutrienti e praticamente prive sia di sodio che di grassi. Secondo scoperte scientifiche recenti, la melatonina in esse contenuta avrebbe proprietà antinvecchiamento e contribuirebbe nel prevenire la perdita di memoria. In quanto ricche di antiossidanti, le ciliegie sarebbero in grado di ridurre il rischio di contrarre malattie cardiache e di contribuire a mitigare i dolori provocati dall'artrite e dalla gotta.

3. GUAVA

La guava è un frutto tropicale ritenuto in grado di agevolare la perdita di peso. Può essere d'aiuto in caso di stitichezza ed è considerato in grado di contribuire alla prevenzione dell'insorgere di malattie cardiache e tumorali. Si tratta di un frutto ricco di fibre alimentari, vitamina C e sali minerali. Nelle pratiche della medicina naturale tradizionale esso è considerato un efficace rimedio contro la febbre e la dissenteria.

4. BROCCOLI

I broccoli sono tra gli alimenti vegetali dal maggiore potere anticancro. La loro efficacia preventiva è stata comprovata da numerosi studi scientifici, con particolare riferimento a cancro al colon, al seno, alla cervice, ai polmoni, alla prostata ed all'esofago. I broccoli contengono sulforafano, sostanza in grado di stimolare le cellule nella produzione di enzimi anticancro, e betacarotene, altro elemento dal potere benefico contro i tumori. I broccoli rappresentano inoltre una delle più ricche fonti vegetali di calcio, ferro e magnesio.

5. CAROTE

Le carote svolgono un'azione positiva nel promuovere la corretta funzionalità del nostro sistema immunitario. Le carote sono prive di grassi e colesterolo e contengono sostanze antiossidanti in grado di contrastare la formazione di cellule pre-cancerogene. Sono considerate benefiche nella prevenzione di tumori ai polmoni, alla pelle ed alla cavità orale. Contengono vitamina C, K e B6, oltre a sostanze minerali essenziali al corretto funzionamento dell'organismo, come il rame.

6. SPINACI

Gli spinaci sono una fonte preziosa di vitamine. Contengono vitamina A, C, E, K e B6 oltre a manganese, calcio, selenio, ferro e zinco. Sono considerati in grado di prevenire tumori della pelle e al seno. Secondo recenti studi condotti da parte della Manchester's Faculty of Life Sciences, gli spinaci contribuirebbero a rallentare i naturali processi degenerativi degli occhi. Sono spesso raccomandati all'interno di regimi dietetici dimagranti, per via dell'assenza di colesterolo.

7. CAVOLO

Il cavolo è un vegetale altamente nutritivo, in grado di contribuire ai processi di disintossicazione dell'organismo. Previene il rischio di sviluppare il cancro e contribuisce all'abbassamento dei livelli del colesterolo. Contiene manganese, reme e calcio oltre che vitamina A, E e K. Nella medicina tradizionale cinese è ritenuto in grado di svolgere un'azione protettiva nei confronti dei polmoni.

Venerdì, 10 Febbraio 2017 11:05

LA MEDICINA UFFICIALE NON CURA LE MALATTIE.

10-02-2017

La testimonianza di un medico che, dopo vent’anni di professione, mette in discussione la medicina ufficiale, in quanto incapace di curare le malattie.

 

Sono un chirurgo ortopedico con circa vent’anni di professione (quindici in ospedale), svolti nella continua ricerca di terapie efficaci. Ho passato parecchio del mio tempo allo studio sulle strategie terapeutiche e dei nuovi farmaci, a volte provandoli su me stesso per saggiarne l’efficacia. Ho raggiunto degli obiettivi di rilievo, sapendo, alla fine, di poter ottenere ciò che volevo. Ma la conquista più importante ottenuta è l’aver capito che la “medicina ufficiale” è falsa ed è solo strumento di potere delle Multinazionali della Salute. Noi medici siamo plagiati, fin dall’inizio, dagli insegnamenti universitari che ci vengono propinati da un manipolo di “professori” che hanno il solo interesse di lasciarci nell’ignoranza sulla vera origine delle malattie. Alcuni di noi, alla fine, raggiungono la consapevolezza e mettono in moto delle grosse energie che provocano reazioni positive nel Tutto. Da molto tempo mettevo in discussione la “medicina ufficiale” in quanto incapace di curare le malattie, al massimo poteva lenire i sintomi apparenti spostandoli su altri organi. Ed è proprio su questo equivoco che si basa tutta la piramide della “medicina della malattia”. Se la malattia “A” ha come sintomi - x, y, z -, sopprimendoli si ritiene che il paziente sia guarito. Non interessa che, come conseguenza, si sia sviluppata la malattia “B” con i sintomi - j, k, w - in quanto avremo il farmaco per bloccare anche questi ultimi, e così via. Non si capisce, o non si vuole capire, che la malattia “B” è solo l’espressione del blocco della malattia “A”, cioè di un meccanismo di difesa dell’organismo che cerca una nuova via per disintossicarsi. In definitiva, come dice Tilden, le malattie non sono altro che sintomi di un’unica malattia: la tossiemia. Ho vissuto in prima persona il dramma di un bambino di undici anni, affetto da linfoma non-Hodgkin. La letteratura internazionale parla di sopravvivenza dell’80% con i nuovi protocolli chemioterapici, notizia molto confortante anche per me che vivevo per la prima volta da vicino questa esperienza. L’equivoco, questa volta, si gioca sul fatto che se il paziente muore anche dopo un mese per insufficienza renale o epatica, superinfezioni, ecc. provocati chiaramente dalla chemio, per la statistica non è morto di linfoma! Ritornando al bambino, questi fu sottoposto per diciotto mesi a dosi massive di chemioterapia ed irradiazioni total-body, per cui i periodi che non faceva terapia, rimaneva in ospedale per curare gli effetti devastanti della chemio. Il suo ultimo mese di vita lo ha passato paralizzato nel letto, intontito dagli stupefacenti e quasi cieco. A cosa è servito tutto ciò? Come si può pensare di eliminare i pidocchi da una persona dandole fuoco? Questa triste esperienza è stata per me fondamentale in quanto mi ha definitivamente risvegliato la consapevolezza e, grazie anche all’aiuto delle persone dell’ASSOCIAZIONE S.U.M. - Stati Uniti del Mondo - (di cui oggi sono membro), ho compreso che si deve agire sulle cause per risolvere ogni problema. Il concetto, quindi, di SALUTE non è, la non-malattia come ritiene la medicina ufficiale, ma è un perfetto equilibrio tra mente e corpo (mens sana in corpore sano). D’altronde non si spiega perché un farmaco non abbia la stessa azione in tutte le persone o una infezione non colpisca tutti i soggetti esposti. Ci deve essere una variante molto importante! Ultimamente ho sentito dire da alcuni autorevoli (!) colleghi che una terapia è efficace se dà almeno il 55-60% di risultati positivi, vale a dire all’incirca la stessa percentuale dell’astensione al trattamento! Se un’auto non frena le vengono sostituiti i freni e per tutte le auto che hanno lo stesso problema il rimedio è lo stesso. Se una persona ha mal di testa, non è detto che prendendo un antalgico possa passare il dolore! Quindi ci deve essere una seconda variante che interferisce sul processo di guarigione. È la Mente. Mentre il Corpo lo curiamo con una sana alimentazione, disintossicandolo e dandogli i supporti necessari per reagire alle aggressioni esterne (radiazioni, inquinamenti, ecc), la Mente la preserviamo stando in pace con noi stessi e con gli altri, amando Tutto e Tutti, senza fare differenze e mettendosi veramente al posto dell’altro. Solo dal perfetto equilibrio tra Mente e Corpo scaturisce la Salute.
Sono stato operato di lobectomia tiroidea per ipertiroidismo e condannato, come d’altronde è la regola, a prendere l’Eutirox a vita. Nonostante seguissi scrupolosamente le indicazioni datemi, continuavo a soffrire di dolori muscolari agli arti e di astenia (considerate che avevo smesso di fumare da oltre un anno proprio perché soffrivo di dolori agli arti). Cambiando dentro sono cambiato fuori, ho modificato completamente la mia alimentazione e ho eliminato completamente l’Eutirox e gli altri medicinali, rivolgendomi alle sostanze naturali. Il risultato è stato la scomparsa dei dolori muscolari e la normalizzazione dei valori ematici non solo tiroidei. Ho sempre sofferto di influenza e raffreddore frequenti specie nella stagione invernale, e mi è stato sempre obiettato che ero un soggetto “linfatico” perché nato pre-termine e quindi non avevo sviluppato bene il sistema immunitario! Oggi io non soffro più di raffreddore o influenza, anche stando a contatto con soggetti influenzati, io non prendo più niente (ma allora la teoria sui germi di Pasteur forse non è molto esatta!) e mi sento pieno di energia e vitalità. Soffrivo di “verruche piane” al volto che ho trattato con crioterapia ripetutamente senza grossi risultati. Dopo sei mesi di “giuste abitudini alimentari” non è più presente alcuna verruca. Perché nel popolo americano vi è una alta incidenza di infarto da ipercolesterolemia mentre nel popolo giapponese è bassissima? Perché nei paesi più industrializzati è in crescente aumento il diabete mentre nei cosiddetti paesi sottosviluppati è pressoché assente? È lampante che la variabile è l’alimentazione, ma i padroni della Sanità non lo dicono, raccontandoci la favola della genetica e della predisposizione familiare! Infatti si è visto con il fenomeno dell’emigrazione cambiare, nell’ambito della stessa razza, l’incidenza delle malattie. Penso che non ci siano dubbi sulla veridicità di queste mie dichiarazioni, che provengono da una mente estremamente razionale e che si è sempre mossa nei canoni della scienza e della ricerca. Tutto è ulteriormente avvalorato dal fatto che, tengo a sottolineare, ho parecchi anni di professione, svolti sempre attivamente ed ho raggiunto obiettivi ragguardevoli, almeno secondo i canoni della Medicina Ufficiale. C’è tanta gente che non vuole cambiare le proprie abitudini sbagliate; ma c’è tanta altra gente che è alla ricerca di qualcosa di concreto e di vero e noi gli daremo il nostro aiuto a percorrere la strada della sanità e della consapevolezza.

 

Dott. Giuseppe De Pace

Venerdì, 10 Febbraio 2017 11:03

SALE MARINO INTEGRALE: UN VERO FARMACO.

10-02-2017

Il sale marino non raffinato è molto più di un condimento: si tratta di un prezioso alleato che depura e protegge intestino, reni e circolazione. Lo chiamavano l’oro bianco e per più di 6.000 anni il mondo si è curato attraverso le sue proprietà davvero uniche. È il sale marino, forse la sostanza più preziosa a cui abbiamo rinunciato negli ultimi anni e che deve assolutamente rientrare nella nostra alimentazione, perché tiene lontano come nessuna altra sostanza i radicali liberi dal nostro organismo. Attenzione: qui non si parla né del comune sale da cucina e men che meno di quello raffinato: degli 82 elementi terapeutici che contiene l’oro bianco non ne rimane uno. Si parla del sale marino, che è grigiastro e se viene sbiancato ci riempie di sostanze chimiche tossiche, perdendo tutti i suoi poteri energizzanti e rivitalizzanti. Il primo che andrebbe consumato è soprattutto il “fiore del sale”, ricco in modo naturale di iodio e magnesio, senza additivi, che si forma solo quando c’è il sole e poco vento e compare sulla superficie delle saline sotto forma di cristalli, che vengono raccolti a mano. È un vero toccasana. Dobbiamo far entrare nella nostra mentalità l’idea che i cristalli di sale marino sono un principio terapeutico perché, grazie ai loro 82 elementi, sono in grado non solo di prevenire, ma di curare tantissimi disturbi. Tre sono i sali cristallini da scegliere:

1. integrale dell’Atlantico francese;
2. rosa himalayano;
3. il fiore di sale a cui ho accennato poco sopra.

Un consiglio in più: per un mese prendete un bicchiere di acqua tiepida con un cucchiaino di sale tutte le sere prima di dormire; rinforzerete le difese immunitarie e avrete un miglioramento netto della peristalsi intestinale e una digestione più facile. Volete i denti sani, senza carie? Fate degli sciacqui con la stessa soluzione idrosalina: evita l’impianto e l’insediamento dei batteri e disinfiamma le gengive. Questi sciacqui sono utili anche per chi soffre di alitosi o di infiammazioni della gola o di faringite. Volete evitare l’invecchiamento cutaneo? Determinante il bagno con il fiore di sale marino. Fate riscaldare l’acqua della vasca fino al punto più caldo e aggiungetevi 1 chilo e mezzo di sale: mischiate bene perché si sciolga completamente e poi immergetevi. Non solo questo bagno è fondamentale in caso di acne, ascessi, gonfiori, irritazioni, punture d’insetto; ma è utilissimo anche per i disturbi muscolari, le contratture, le distorsioni, il mal di schiena.
Gli impacchi di sale marino sono importantissimi dopo ogni trauma: evitano l’edema e l’infiammazione dei tessuti. Volete un potente antiage? Usate il guanto di sale. Si tratta di una cosa semplicissima: ci si mette un guanto di crine, dopo averlo immerso nella soluzione idrosalina, due cucchiai di sale in un litro d’acqua, si mescola e lo si massaggia dolcemente sul viso. È il più potente depurativo della pelle, determinante in città dove siamo immersi nello smog ed è una formula magica contro l’invecchiamento. I cristalli di sale sono una vera panacea non solo per il corpo. Più di una ricerca infatti ha messo in luce che un bicchiere d’acqua, in cui venga sciolto un cucchiaino di sale cristallino, ha una notevole azione antistress, antiansia e antidepressiva, soprattutto se associato all’esposizione alla luce solare. Naturalmente condiremo i cibi solo con questo sale che insaporisce gli alimenti e contemporaneamente ci cura.

10-02-2017

Avete mai pensato che alcuni alimenti potrebbero invecchiare la pelle? E’ proprio così, emerge da uno studio olandese dell’Università di Leiden: torte, caramelle e dolciumi appagano la golosità ma ci fanno sembrare più vecchi. Con maggiori quantità di zuccheri nel sangue la nostra pelle, infatti, invecchia prima e ci regala quasi fino a 2 anni in più. I ricercatori hanno suddiviso un gruppo di 569 volontari sani in tre sottogruppi, in base alle loro concentrazioni basse, medie o alte di glucosio nel sangue dopo un pasto. Parallelamente hanno esaminato 33 diabetici con valori di glucosio ancora più alti, dopo di che hanno chiesto a 60 persone esterne di vedere le foto dei volontari e quantificare quanti anni dimostrassero, il risultato è che alti livelli di glucosio nel sangue fanno sembrare più vecchi, anche quando ci sono altri fattori che possono influenzare, come l’età reale, il fumo e precedenti abbronzature. La differenza tra il gruppo con glucosio basso e i diabetici arrivava fino a 1 anno e 7 mesi, da una media di 59,6 anni a 61,2, ma anche tra i non diabetici con i livelli più alti e le persone con glucosio basso la differenza era di un anno. Complessivamente c’è una differenza di cinque mesi nell’età percepita per ogni 0,18 grammi di aumento di glucosio per litro di sangue, quindi ciò che succede nel corpo si legge dal volto!

 

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/22102339

Giovedì, 09 Febbraio 2017 06:43

ARNICA: GLI STUDI CONFERMANO I BENEFICI.

09-02-2017

Da sempre si sa che un uso a livello topico di arnica montana sia particolarmente indicato nei casi di traumi o se si soffre di dolori muscolari o articolari. Finora, però, si sapeva ben poco sul meccanismo d’azione a livello cellulare dell’arnica. A studiarlo è stato un team di ricercatori italiani coordinati da Paolo Bellavite del Dipartimento di Medicina dell’Università di Verona che, in uno studio pubblicato sulla rivista open-access PlosOne, hanno dimostrato l’efficacia dell’utilizzo dell’arnica montana in bassi dosaggi. Se, infatti, l’arnica ha già mostrato particolari doti antinfiammatorie e anche analgesiche, nello studio dal titolo “Arnica montana stimulates extracellular matrix gene expression in a macrophage cell line differentiated to wound-healing phenotype”, i ricercatori si sono concentrati sull’analisi dell’azione sull’espressione genica nei macrofagi umani dell’arnica montana. Cosa vuol dire? Che in presenza di arnica i macrofagi riparano più velocemente un danno sul nostro corpo. L’arnica montana è una pianta tradizionalmente utilizzata nella cura di traumi: per lo studio, i ricercatori hanno usato come modello una linea di cellule macrofagiche umane in coltura, differenziate con interleuchina-4 in modo da farle assomigliare a quelle che si trovano nelle ferite e nei traumi in via di guarigione. “In un primo lavoro avevamo dimostrato che in presenza di arnica i macrofagi aumentano l’espressione di geni coinvolti nella sintesi delle chemochine, sostanze importanti per richiamare le cellule nel luogo della lesione e per promuovere la ricrescita dei vasi - precisa Bellavite. Visto il promettente risultato del primo studio, si è proceduto all’analisi della totalità dei geni espressi dai macrofagi (migliaia), con una tecnica chiamata “Next-generation sequencing”. Poi si è evidenziato l’aumento statisticamente significativo di 7 geni di cui 3 collegati alla matrice extracellulare del tessuto connettivo, come la fibronectina. Un altro punto importante è che gli stessi geni la cui espressione è influenzata da dosi alte di arnica (2c, vale a dire la seconda diluizione centesimale) risentono egualmente delle diluizioni più alte (3c, 5c, 9c, 15c), che generano un’attività con intensità minore ma sempre statisticamente significativa e rilevabile. “In sintesi - conclude Bellavite - le più moderne tecniche confermano che le cellule sono dotate di un’altissima sensibilità a livello della regolazione dell’espressione genica tale da renderle capaci di rispondere agli stimoli di medicinali in alte diluizioni. È particolarmente suggestivo sapere che il DNA dei macrofagi umani è ultra-sensibile a tale tipo di regolazione da parte di una pianta conosciuta da secoli per le sue proprietà medicinali”. Un altro studio sull’arnica montana di un team di ricerca dell’Ospedale Fatebenefratelli e del Dipartimento di Scienze Biomediche e Cliniche “Luigi Sacco” di Milano, pubblicato sulla rivista scientifica “Journal of Intercultural Ethnopharmacology”, confermando i vantaggi dell’uso di arnica montana in diluzione 1000 K per contrastare la perdita di sangue dopo un’operazione e la produzione di sieroma in donne sottoposte a mastectomia totale.

COME SI USA L'ARNICA

Oltre al gel, con l'arnica montana vengono preparate delle tinture a base alcolica che possono essere utilizzate per il trattamento di contusioni e dolori muscolari e articolari (viene utilizzata sotto forma di tintura anche per il trattamento dell'acne). La tintura alcolica a base di arnica non deve essere utilizzata pura, ma diluita. Dato che l'arnica montana è ormai ritenuta una pianta rara e protetta, è preferibile acquistare i fiori essiccati in erboristeria e usarli per preparare a casa una tintura curativa, ottenuta lasciando macerare in un bicchiere contenente 100 ml di alcol, per 5 giorni, 10 grammi di fiori di arnica essiccati.

 

http://journals.plos.org/plosone/article?id=10.1371/journal.pone.0166340

09-02-2017

Le patate fecero la loro comparsa in Europa per la prima volta nel 1534, quando il conquistatore Francisco Pizarro sbarcò a Siviglia di ritorno dal Perù. Facilmente coltivabili, si diffusero ben presto in tutto il contenete europeo. In realtà, le patate vennero accolte piuttosto male: in Spagna vennero spregevolmente chiamate “pietre commestibili”, in Francia furono rifiutate per la diffusa convinzione che trasmettessero la peste; in Germania si usarono solo per il bestiame e in Inghilterra vennero ignorate perché la Bibbia non ne faceva menzione. Dovettero passare più di duecento anni prima che questo umile tubero si diffondesse grazie alla sua capacità di saziare la fame dei popoli e fu negli anni che precedettero la Rivoluzione francese che, a scopo alimentare, aumentò il suo impiego. Nel 1785, quattro anni prima della Rivoluzione, il farmacista francese Antoine-Auguste Parmentier porse un ramoscello di fiori di patata al re Luigi XVI e gli fece notare che quella pianta avrebbe potuto risolvere la necessità prima dei francesi, perché, coltivando intensivamente quel tubero, nelle campagne sarebbe scomparsa la fame.
Ma la patata non arrivò in tempo a calmare la fame delle folle e, in parte anche proprio a causa della carestia, nel 1789 scoppiò la Rivoluzione. Da allora la patata si è conquistata un posto sulla tavola degli europei e, successivamente, di tutta la popolazione mondiale. La patata conta più di 1.300 varietà ed è attualmente l’ortaggio più coltivato al mondo (circa 300 milioni di tonnellate all’anno). In Germania, per esempio, il consumo annuale medio pro capite è di circa 70 chili. Umili, disprezzate e molto economiche, ma sempre saporite e salutari, oggi le patate sono insostituibili nell’alimentazione umana. La patata è un alimento abbastanza completo che fornisce soprattutto carboidrati e proteine di buona qualità; è povero solo delle seguenti sostanze nutritive: grassi, provitamina A, vitamina E, calcio e vitamina B12, mentre contiene in buona misura tutte le altre.

- CARBOIDRATI: nella patata ve ne sono 16,4 g/100 g (16,4%) e la maggior parte (circa 16 g) è costituita da amido. Il resto (circa 0,4 g) è formato da glucosio, fruttosio e saccarosio. L’amido, o fecola di patate, si digerisce bene e non causa flatulenza. Per azione degli enzimi digestivi (soprattutto l’amilasi del pancreas) si trasforma in glucosio via via che attraversa l’intestino tenue. Il glucosio passa nel sangue e fornisce energia alle cellule. Bisogna ricordare che la digestione dell’amido comincia nella bocca per azione dell’enzima ptialina. Per favorire la digestione e l’assimilazione nell’intestino tenue della patata, si consiglia di masticare e inumidire bene con la saliva ogni boccone.

- PROTEINE: anche se il suo contenuto è apparentemente modesto (2,07%), la patata è invece una buona fonte di proteine, che possiedono le seguenti caratteristiche:

1. Sono di alto valore biologico, cioè forniscono tutti gli aminoacidi di cui il nostro organismo ha bisogno e in quantità adatta per favorire la crescita. Ne è prova concreta l’impiego, con buoni risultati, di questo tubero nella cura dei bambini malnutriti, grazie alla grande digeribilità e all’ottima qualità delle proteine, molto simili a quelle della caseina del latte.
2. Le proteine della patata sono ricche di lisina, l’aminoacido essenziale che scarseggia nei cereali. Si consiglia quindi di mangiare contemporaneamente patate e cereali perché, grazie al fenomeno dell’integrazione proteica, l’insieme di questi alimenti fornisce molte proteine e di alta qualità. 
3. Sebbene la quantità di proteine della patata sia relativamente bassa rispetto al suo peso (2,07%), esse costituiscono pur sempre il 10,3% del totale delle calorie.

- VITAMINE: le patate sono una buona fonte di vitamina C, che però in parte si perde durante la cottura. Cuocendole a vapore, se ne perde di meno, friggendole se ne perde di più. Praticamente non contengono provitamina A né vitamina E, mentre sono piuttosto ricche di vitamine B, specialmente la B1 e la B6.

- MINERALI: le patate sono ricchissime di potassio e povere di sodio, perciò sono molto indicate in caso di ipertensione e di malattie cardiovascolari. Sono povere di calcio, ma piuttosto ricche di ferro, fosforo e magnesio, oltre che di zinco, rame, manganese e altri oligoelementi.

- FIBRE VEGETALI: le patate contengono circa l’1,6% di fibre vegetali di tipo solubile. Due patate medie apportano quasi un quinto del fabbisogno giornaliero di fibre vegetali.

Le patate sono un alimento nutriente e piuttosto equilibrato perciò che riguarda la quantità di sostanze nutritive. Per preparare un pasto quasi completo, è consigliabile mescolarle con latte o aggiungervi un pò di olio vegetale (per compensare la mancanza di grassi) e una verdura ricca di provitamina A e di calcio, come gli spinaci; oppure broccoli o cavolo (ricchi di calcio) e carote (ricche di provitamina A).
La patata è un alimento capace di far migliorare molti disturbi e malattie, in particolare:

MALATTIE DELLO STOMACO

Si dice che la patata è il miglior amico dello stomaco perché, una volta mangiata, trasmette una sensazione di benessere. Questo effetto benefico della patata è da attribuirsi ad almeno tre fattori:

- Effetto antiacido: è un alimento relativamente alcalino, capace di neutralizzare l’eccesso di acido. Questa azione alcalinizzante avviene sia nello stomaco, che nel sangue e nell’urina.

- Consistenza fisica: la morbidezza della patata riduce il carico di lavoro dello stomaco e gli permette di “mettersi a riposo”.

- Contenuto di sostanze sedative: ricerche compiute nei laboratori Hoffman-La Roche di Basilea (Svizzera) e nell’Università di Gottinga (Germania) hanno rivelato che nella patata sono presenti piccole quantità di benzodiazepine, sostanze sedative molto usate in farmacologia. Una delle sostanze presenti nella patata è proprio il diazepam, lo stesso principio attivo che si trova nel famoso Valium. Questi sedativi naturali della patata potrebbero agire anche localmente sullo stomaco, contribuendo a farlo rilassare. Le patate quindi (specialmente sotto forma di purè) sono molto indicate in caso di iperacidità gastrica, gastrite, ulcera gastrica, ptosi gastrica (abbassamento dello stomaco), nevrosi gastrica e, in generale, in tutti i casi di cattiva digestione o di stomaco delicato. Ovviamente bisogna fare attenzione, perché il modo di cucinare le patate (fritte con molto olio o con condimenti) o i contorni (fritti, carne ecc.) può annullare gli effetti curativi di questo tubero sullo stomaco.

MALATTIE CARDIOVASCOLARI

Essendo molto povere di grassi e di sodio, le patate costituiscono un alimento ideale in caso di arteriosclerosi, insufficienza cardiaca, angina pectoris o infarto. Sono anche ricche di potassio (543 mg/100 g) e contribuiscono a ridurre l’ipertensione arteriosa.

MALATTIE DEI RENI

Questi organi devono eliminare con l’urina l’eccesso di sostanze acide tossiche prodotte dal nostro metabolismo. Un’alimentazione iperproteica aumenta notevolmente la produzione di acidi metabolici, che provoca decalcificazione (perdita di calcio con l’urina), artrite urica (gotta) e propensione a soffrire di malattie degenerative. Le patate alcalinizzano il sangue e l’urina, quindi favoriscono l’eliminazione delle sostanze acide e depurano il sangue, riducendo al tempo stesso il lavoro dei reni. Un’alimentazione ricca di patate o la cosiddetta “dieta di patate” sono molto utili in caso di acidosi metabolica, eccesso di acido urico, artrite urica e anche in caso di calcoli urinari. Le patate favoriscono la scomparsa degli edemi (ritenzione di liquidi nei tessuti) provocati da insufficienza cardiaca o renale, perché sono ricche di potassio e povere di sodio.

DIABETE

Le patate contengono carboidrati complessi (amido), che si trasformano lentamente in glucosio, durante la fase (tre o quattro ore) della digestione nell’intestino. In questo modo non provocano un aumento brusco del livello di glucosio nel sangue (a differenza dei carboidrati semplici o degli zuccheri) e sono tollerate piuttosto bene dai diabetici. Tuttavia, secondo alcuni studi, le patate sono tollerate meno bene dei fagioli, che costituiscono la miglior fonte di carboidrati per i diabetici. Un esperimento condotto nell’Ospedale di Danderyd (Svezia), ha dimostrato che uno spuntino a base di patate fritte non nuoce ai bambini diabetici, anche se sono più consigliate le patate lesse.

OBESITA’

Le patate da sole non favoriscono l’obesità ma, al contrario, sono utili per combatterla, per almeno due motivi:

- Saziano molto e quindi riducono il desiderio di continuare a mangiare. Per esempio, 350 g di patate (due patate medie) contengono le stesse calorie di un piccolo hamburger, ma saziano molto di più.

- Sono ricche di vitamine del gruppo B, che aiutano a metabolizzare i carboidrati, e di minerali, che combattono la ritenzione di liquidi nei tessuti, altro fattore di obesità.

Ovviamente stiamo considerando le patate lesse o arrostite e non quelle fritte o cotte con cibi grassi. Le patate fritte sono ipercaloriche (circa sette volte più di quelle crude) e il loro contenuto di olio e di sale favorisce l’obesità. Non sono infatti le patate in sé a far ingrassare, ma gli alimenti a cui fanno da contorno.

DENUTRIZIONE

I bambini possono essere nutriti in modo piuttosto completo con una dieta a base di patate, che fornisce fino all’80% del loro fabbisogno proteico, confermando la grande qualità delle proteine della patata, alimento indicato in caos di denutrizione sia dei bambini sia degli adulti.

PERDITA DI SOSTANZE NUTRITIVE DURANTE LA COTTURA

Le patate crude devono essere usate solo saltuariamente a scopo terapeutico. Esperimenti condotti su animali, e confermati sull’uomo, dimostrano che l’amido delle patate crude non è digeribile. Inoltre, le patate crude contengono inibitori della proteasi, sostanze tossiche che impediscono l’azione degli enzimi che assimilano le proteine nell’intestino. Cotte in acqua, i contenuto di vitamina C e di Sali minerali delle patate diminuisce del 25%. Questa perdita è maggiore se le patate sono state prima sbucciate, perché la buccia impedisce ad alcune sostanze nutritive di passare nell’acqua. Tuttavia, a causa dei pesticidi spesso presenti, è sempre meglio sbucciarle. Le patate arrosto o cotte a vapore sono quelle che conservano meglio le loro sostanze nutritive; ma più a lungo si cuociono, maggiore è la perdita di vitamina C.

SUCCO DI PATATA CRUDA

Il succo di patate crude è molto usato in Germania a scopo curativo, perché è ricco di sostanze alcaline. Qualche cucchiaio prima dei pasti è sufficiente a calmare l’acidità di stomaco. Ovviamente, consiglio di pelare le patate prima di ricavarne il succo.

PRESENZA DI SOLANINA

Le patate appartengono alla famiglia botanica delle Solanacee, come i pomodori, il peperone, la melanzana e il tabacco. La Batata, invece, appartiene alla famiglia delle Convolvolacee. Tutte le solanacee contengono l’alcaloide solanina, concentrato in alcune parti della pianta. Nella patata si trova nei frutti e nelle foglie.
I tuberi (parte commestibile della patata) contengono solo una piccola quantità di solanina, quando le patate sono acerbe o intorno ai germogli. La solanina è poco tossica e, ingerita, provoca disturbi non gravi, come bruciore alla bocca, fastidi allo stomaco e mal di testa. Per azione del calore, la solanina scompare quasi totalmente durante la cottura.

LA BUCCIA DELLA PATATA CONCENTRA LE VITAMINE MA ANCHE LE SOSTANZE TOSSICHE

Buona parte delle vitamine e dei Sali minerali delle patate si trova concentrata proprio sotto la buccia ma, se queste non provengono da colture biologiche, si consiglia di pelarle per i seguenti motivi:

- Le patate in commercio sono trattate con sostanze chimiche per evitare che germoglino.
- La buccia contiene parecchio cadmio, un metallo tossico simile al piombo che contamina l’aria e i terreni, specialmente in prossimità delle zone industriali.

PATATE FRITTE

Quando si friggono, le patate perdono acqua e assorbono olio. Contengono dal 15 al 20% di grassi. Le patate fritte forniscono da 500 a 600 kcal/100 g e contengono anche sale, perciò sono sconsigliate dal punto di vista dietetico. Per diminuire la quantità di grassi delle patate fritte, si possono far saltare in padella (con poco olio) e poi finire di cuocerle al forno. Se si vogliono friggere, si consiglia di usare l’olio d’oliva, che è quello più stabile alle alte temperature. Si consiglia comunque di non surriscaldare mai l’olio fino a farlo fumare.

PREPARAZIONE E USO

- A vapore: è il modo migliore di cuocerle, perché così conservano tutte le loro sostanze nutritive. Se non provengono da coltivazioni biologiche, è sempre meglio sbucciarle.
- Lessate, da sole o con verdure.
- Al forno, con o senza cipolle o peperoni
- Fritte: è il modo meno digeribile per mangiarle.
- Succo crudo: è un buon antiacido.

09-02-2017

Bufera su una pillola anti-malaria, il Lariam, in vendita anche in Italia, che tra i suoi effetti collaterali include anche effetti allucinogeni potenzialmente permanenti. Verrebbe proprio da dire una cura peggiore del male. ll farmaco a base di meflochina, studiato per proteggere coloro che si trovano in aree infestate dalla malattia trasportata dalla zanzara anofele, è pericoloso. Almeno secondo l'autore dell'articolo sul New York Times, David Stuart MacLean, che dopo aver assunto una pillola la sera prima di dormire si è svegliato a quattro chilometri di distanza dal suo albergo di Hyderabad, in India. Ritrovato da un poliziotto nella stazione ferroviaria, è stato ricoverato in un centro di salute mentale. Eppure si tratta di un problema conosciuto ai più, visto che il Lariam, approvato nel 1989, già in passato ha scatenato problemi come amnesia, allucinazioni, aggressività e paranoia. Secondo la casa produttrice del farmaco, la Roche, gli effetti collaterali peggiori hanno colpito solo una persona su 10.000. Eppure uno studio olandese del 2011 ha dimostrato che tali effetti negativi sono stati patiti a vario titolo dal 67 per cento dei pazienti e che per il 6 per cento di loro si è reso necessario un ricovero in ospedale. Negli Usa ci si è resi conto del problema tanto che la Food and Drug Administration, l’autorità che controlla la vendita e la distribuzione di farmaci ed alimenti nel Paese, ha riconosciuto la gravità degli effetti collaterali a livello neurologico e psichiatrico e ha richiesto che il farmaco abbia uno speciale avvertimento sui rischi, ma certo sembra che il provvedimento, per quanto necessario, sia arrivato troppo tardi. Preoccupa anche il fatto che gli effetti collaterali, ovvero vertigini, perdita dell’equilibrio, ronzio nelle orecchie, possono durare anni o diventare permanenti. Lo stesso autore, a dieci anni dall’ultima somministrazione, ogni tanto soffre di attacchi di panico, depressione, ansia, insonnia, tutte cose, per usare le sue parole, di cui prima non ha mai sofferto.

 

https://www.nytimes.com/2014/02/16/books/review/the-answer-to-the-riddle-is-me-and-i-forgot-to-remember.html

09-02-2017

L'osteoporosi, che letteralmente significa porosità delle ossa, è un problema serio per gli anziani, soprattutto di sesso femminile. Nel corso della propria vita, la donna in media perde dal 35 al 50% del tessuto osseo, un terzo in più rispetto all'uomo. Questo provoca l'indebolimento della colonna e, in Italia, oltre 500.000 fratture spontanee all'anno, soprattutto all'anca. L'osteoporosi si combatte con l'attività fisica, gli integratori alimentari e la scelta di opportuni alimenti.

ATTIVITA' FISICA

La forma fisica contribuisce a determinare la densità delle ossa. E' dimostrato che un'ora di attività fisica moderata tre volte alla settimana previene la perdita di tessuto osseo e aumenta la massa ossea nelle donne dopo la menopausa. Al contrario, l'immobilizzazione raddoppia l'escrezione urinaria e fecale di calcio, con conseguente grave deficit di questo minerale.

NUTRIZIONE

E' dimostrato che la somministrazione di calcio riduce la perdita di tessuto osseo legata all'età. Molti esperti raccomandano un apporto di calcio pari a 1.500 mg al giorno. Tuttavia, l'integratore più diffuso, il carbonato di calcio insolubile, richiede un buon apparato digerente e soprattutto un adeguata quantità di acido cloridrico nello stomaco per essere assorbito correttamente. Poichè molte donne anziane non hanno sufficienti acidi gastrici, questo integratore viene assorbito solo in piccola parte. Meglio assumere calcio in forma solubile e ionizzata, come calcio citrato, lattato, aspartato o gluconato. La ricerca dimostra che, mentre nei pazienti con bassa acidità gastrica viene assorbito circa il 45% di calcio contenuto nel citrato di calcio, quello del carbonato di calcio viene assorbito solo nella misura del 4%. E' dimostrato inoltre che negli individui normali il calcio è maggiormente biodisponibile sotto forma di citrato che di carbonato.
Il calcio non è l'unico nutriente di cui abbiamo bisogno. Un'integrazione di boro (3 mg al giorno), per esempio, migliora lo stato minerale delle ossa, così come un'integrazione di magnesio (400 mg al giorno) e di vitamina K. La vitamina K ha un'azione diversa rispetto ai minerali, poichè serve ad assicurare la qualità della matrice proteica su cui il calcio si deposita. La carenza di vitamina K può portare a una cattiva mineralizzazione ossea e nei pazienti con fratture dovute a osteoporosi i valori di vitamina K nel sangue sono molto bassi, in maniera proporzionale alla gravità della frattura. La carenza di vitamina K è comune negli individui con disturbi gastrointestinali cronici o problemi di scarso assorbimento dei grassi e in alcuni soggetti che hanno fatto largo uso di antibiotici. Calcio, boro, magnesio e vitamina K si trovano nelle verdure a foglia verde.

ABITUDINI DA EVITARE

Caffè, alcol e fumo provocano perdite di calcio e aumentano il rischio di osteoporosi. Siccome chi fuma tende anche a consumare più caffè e alcolici e a seguire una dieta ricca di carboidrati raffinati, è molto difficile stabilire i contribuiti di tutte queste variabili quando si tenta di capire perchè nei fumatori il contenuto di minerali nelle ossa è inferiore del 15-30% rispetto ai non fumatori. In relazione all'osteoporosi, il fumo va forse considerato più come un indicatore delle abitudini di vita che una causa diretta.

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